3
Dustin Hoffman nel ’95
1
hanno dato a questa commedia ulteriore vitalità.
Ci proponiamo di esaminare una caratteristica di questa commedia che è
significativa dell’esperienza e della poetica dell’autore: l’assenza della donna. Tre
uomini, tre potenziali piccoli criminali, tengono la scena: parlano – spesso a ruota
libera – senza veramente comunicare, imprecano, progettano senza concretizzare. La
donna, e le donne, sono oggetto frequente dei loro pensieri e delle loro
considerazioni, molto più di quanto una lettura o un ascolto superficiale lascino
immaginare.
Si vedrà come la donna assente abbia un’importanza fondamentale sul
comportamento e sul linguaggio degli uomini in scena, come ne condizioni il
rapporto con gli altri uomini e con la realtà. Molte altre commedie di Mamet, come
The Duck Variations, A Life in the Theater, Lakeboat, Glengarry Glen Ross non
accolgono donne tra i personaggi. Lungi dall’essere un limite, tale situazione di
assenza condiziona e caratterizza i dialoghi tra uomini e l’evolversi delle rispettive
trame in modo da conferire a questi testi una originalità innegabile. American
Buffalo, con la sua struttura claustrofobica e minimalista, limitata a tre individui in
un retrobottega, esaspera questa situazione e la carica di significati.
1
Al Pacino portò in scena American Buffalo per più stagioni teatrali dal 1980 al 1984; si segnala in par-
ticolare la stagione ’83-’84, presso il Kennedy Center for Performing Arts a Washington, in cui la com-
media raggiunse le 102 rappresentazioni. La versione cinematografica con Dustin Hoffman è del 1995,
per la regia di Michael Corrente, coprotagonisti Dennis Franz e Sean Nelson.
4
Mamet è stato inevitabilmente accusato di misoginia: si è spesso giustificato
sostenendo di voler descrivere solamente gli ambienti di cui ha una perfetta
conoscenza, e negando di nutrire per le donne un’avversione particolare (un fatto che
la sua vita privata, di marito di due attrici e padre affettuoso di quattro figli, sembra
confermare).
Negli anni Settanta e Ottanta le reazioni critiche all’aggressività del linguaggio e
alle situazioni delle commedie di Mamet erano improntate allo sconcerto e
all’ostilità. Negli anni ’90 si è imposta una seconda fase critica, che tende, se non
proprio a respingere l’accusa di disprezzo verso le donne, quantomeno a suggerire
un’analisi dei testi di Mamet che vada più in profondità. Esempio di questa nuova
temperie è l’uscita della raccolta di saggi in Gender and Genre nel 2001
2
. Molti di
questi saggi sono scritti da donne e tutti esortano ad una interpretazione “tra le righe”
dell’apparente misoginia dell’autore. Questa rilettura offre una spiegazione
convincente, riconoscendo nel turpiloquio più aggressivo nei confronti della figura
femminile l’atteggiamento autentico di paura, che da sempre è caratteristico del
maschio americano. La produzione teatrale successiva di Mamet, segnatamente
Glengarry Glen Ross e Oleanna, non farà che elaborare questa paura, già
interamente presente in American Buffalo.
Inoltre, la spietata descrizione del mondo “tra uomini” si risolve in una denuncia
2
Christopher C. Hudgins and Kane Leslie, ed. Gender and Genre: Essays on David Mamet, New York,
Palgrave, 2001.
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dell’immoralità e amoralità alle quali si riduce una società quando rinuncia ai valori
portati dalle donne.
American Buffalo inizia come storia di un progetto di rapina nel sottobosco dei
rigattieri di Chicago – ambiente che Mamet ha conosciuto bene, avendo appunto
lavorato in un negozietto di questo tipo e avendo condiviso le confidenze dei clienti
3
.
Ma ben presto la sua struttura diverge in uno studio dei contrasti caratteriali ed
esistenziali tra i tre protagonisti, fino ad assumere, come vedremo, il valore di
“commedia familiare”.
Questo tipo di teatro in America ha una sua ben precisa tradizione, che va da
Eugene O’Neill e Thornton Wilder ad Arthur Miller e Tennessee Williams
4
. La
grande abilità di Mamet in American Buffalo consiste nell’aver saputo suggerire una
struttura familiare pur nell’assenza di donne; nell’aver creato un legame tra i tre
personaggi che risulta alla fine umanissimo e perfino commovente. Parte di questa
umanità nasce dalla presenza fuori scena - dunque fantasmatica - di due figure di
donne, che in ultima analisi si rivelano fondamentali nella struttura della commedia e
nell’evolversi dei comportamenti dei personaggi.
Nel 1995 Mamet è stato unico sceneggiatore del film American Buffalo, con
3
Samuel G. Freedman, “ The Gritty Eloquence of D. M.”, The New York Times, April 21, 1985, p. 12.
4
Ci riferiamo a titoli come: Long Days Journey (Eugene O’Neill), The Skin of our Teeth (Thornton Wilder),
Death of a Salesman (Arthur Miller), Cat on a Hot Tin Roof (Tennessee Williams), in cui il dramma nasce da
tensioni all’interno della struttura familiare tradizionale.
6
protagonista Dustin Hoffman. L’esistenza del film permette di esaminare alcune
varianti piccole ma interessanti rispetto al testo teatrale e offre brevi ma utili aperture
visuali sulle intenzioni dell’autore.
7
Al Pacino in una scena di American Buffalo per la stagione teatrale 1983-1984
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I - Misoginia e solitudine
I, 1 – David Mamet: una vita per il teatro
David Alan Mamet è nato nel 1947 in un sobborgo di Chicago da genitori ebrei di
origine polacca. Il padre Bernard, un avvocato sindacale appassionato di semantica,
ha dato al bambino e all’altra figlia Lyn un’accurata preparazione linguistica e da
entrambi pretendeva un uso corretto e articolato dell’inglese. La sorella ha riferito
che al figlio maschio il padre accordava la preferenza in uso nelle famiglie ebraiche
ortodosse; ha riferito anche diversi episodi di violenza come parte integrante del
sistema con il quale David e Lyn Mamet sono stati educati. Anche lo studio del
pianoforte ha fatto parte dell’istruzione del nostro autore. Quando aveva dieci anni i
genitori si sono separati; dapprima il ragazzo ha vissuto con la madre e la sorella in
condizioni economiche modeste, rifiutando a scuola le materie tradizionali e
appassionandosi allo sport e al teatro. Anche il secondo marito della madre picchiava
regolarmente i due ragazzi.
Nel ’63 David è andato a vivere con il padre, ciò che gli ha permesso di
frequentare una scuola privata di buon livello, che incoraggiava ogni tipo di par-
tecipazione a recite teatrali. L’adolescente Mamet è stato così attrezzista, corista e
comparsa. Con il riluttante consenso del padre si è quindi iscritto in letteratura ingle-
9
se al Goddard College nel Vermont. Nel curriculum era incluso un anno di studio
della recitazione alla Neighborhood Playhouse di New York, dove si insegnava il
metodo derivato da Stanislavsky
2
.
Nel 1969 la sua tesi di laurea è stata la composizione e la messa in scena di una
rivista teatrale, Camel. Nel 1970 ha aggiunto l’insegnamento della recitazione al
Marlboro College nel Vermont all’attività di attore in una compagnia teatrale
semiprofessionale. Per mantenersi agli studi Mamet ha accettato di svolgere diverse
professioni: ballerino di fila a Montreal nella compagnia di Maurice Chevalier,
autista di taxi, venditore telefonico di tappeti e impiegato in una compagnia
immobiliare a Chicago, tra le altre; contemporaneamente iniziando a scrivere testi
teatrali di breve respiro, come Lakeboat (1970) e il monologo Litko (’72). Nel ’71 le
prime stesure di Sexual Perversity in Chicago and The Duck Variations, messe in
scena al Goddard College, hanno procurato al loro autore il premio ‘artist in
residence’, primo segnale di quell’entusiasmo degli “addetti ai lavori” dello
spettacolo che a Mamet non è mai mancato. Pur continuando a esercitare professioni
di ogni genere, aveva ormai scelto il teatro in tutte le sue forme – attività di regista,
2
Konstantin Sergyeyevic Stanislavsky (1863-1938), regista e teorico teatrale di Mosca, elaborò – principal-
mente nelle messe in scena dei testi di Cechov - un metodo di recitazione basato sul realismo psicologico
e sullo stretto rapporto tra l’interprete e il suo personaggio; è possibile ritrovare queste teorie nella trilogia
composta da: An Actor Prepares, Building a Character e Creating a Role (New York, Theatre Arts Books,
1936, 1949 e 1961). Diversi attori russi emigrati negli Stati Uniti ne divulgarono, con alcune modificazioni, i
principi fondamentali, che sono tuttora alla base delle scuole teatrali americane. Negli ultimi anni, tuttavia,
Mamet ha sconfessato questo “Metodo”.
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scrittura di commedie per bambini e di brevi testi di argomento contemporaneo -
come fulcro della sua vita.
All’inizio dell’introduzione ad una recente raccolta di saggi ha affermato "I do not
know how I escaped becoming a criminal”
3
; invece il nostro autore ha trovato “a life
in the theatre” come viene sottolineato in una recensione
4
.
Nel 1974 ha fondato la propria compagnia, The St.Nicholas Players, con cui ha
presentato, in quello stesso anno, testi propri, come Sexual Perversity in Chicago e
Squirrels.
Il novembre ’75 ha visto il successo di American Buffalo a Chicago: “one of the
most significant dates in the history of American Theater”, ha affermato il critico
Richard Christiansen sette anni dopo.
5
L’energia del tono descrittivo e la
scoppiettante vitalità dei dialoghi colpivano critica e pubblico anche un mese dopo,
alla prima newyorkese di Sexual Perversity. In entrambi i casi si tratta di commedie
“energetically yet practically ‘actionless’ ”
6
, nelle quali l’interazione tra i personaggi
porta in scena scontri spesso assai violenti, ma al calare del sipario ci si accorge
3
Jafsie and John Henry. Essays on Hollywood, Bad Boys and Six Hours of Perfect Poker, New York,
Free Press, 1999, p. 7.
4
Lachlan Mackintosh, “Jafsie and John Henry. Essays on Hollywood”, rev. of Jafsie and John Henry.
Essays on Hollywood, Bad Boys and Six Hours of Perfect Poker, by David Mamet, Calgary’s News &
Entertainment Weekly, 1999 <http://www.greatwest.ca/ffwd/Issues/1999/1104/book1.html>
5
Richard Christiansen, “The Young Lion of Chicago Theater”, Chicago Tribune Magazine, July 11, 1982, p. 9.
6
Dennis Carroll, David Mamet, Macmillan, London, Basingstoke & Hamshire, 1987, p. 10.
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che poco o nulla è accaduto, e nulla è cambiato.
Non sorprende che gran parte della critica abbia espresso forti perplessità alla
violenza del linguaggio dei testi teatrali mametiani, protestando per l’uso frequente,
quasi a raffica, di “four letter words”. Proteste che sarebbe troppo lungo riferire qui,
e che hanno segnato, come si vedrà, l’accoglienza iniziale ad American Buffalo.
Mamet scrive in realtà “ a brilliant, heightened distillation of blue-collar Chicago
talk, tuned through an ear acutely sensitive to the idiom and rhytm of that talk as it
exists in actuality”
7
. Non solo il linguaggio osceno, ma le esitazioni, gli anacoluti, le
ripetizioni, le interruzioni, le sovrapposizioni di due o più parlanti, tutte le
imperfezioni della conversazione corrente quale si svolge nella realtà sono registrate
da Mamet. Il risultato, letto sulla carta, può ricordare le trascrizioni effettuate dal
nastro dagli studiosi di linguistica; in scena lo scambio di battute è elettrizzante,
“ricreate” per ottenere il singolare effetto teatrale della spontanea, fluida
conversazione quotidiana in ambienti prevalentemente maschili. Questa accanita
ricerca sul linguaggio era già presente fin da allora.
Nel 1976 Mamet, ventinovenne, ha vinto l’Obie (off-Broadway) Award come
“best new American playwright of the year”. Abbandonata la direzione artistica dei
St. Nicholas Players, si è trasferito a New York, dove le sue commedie hanno avuto
riconoscimenti e una lunga serie di successi teatrali, allo stesso tempo insegnando
7
D. Carroll, David Mamet, op. cit., p. 24.