6
narrata, si intreccia al mondo della féerie, ad una tradizione e a un
folclore non solo francese ma europeo. Infatti non manca la componente
fantastica e meravigliosa, ad esempio la presenza di una ghiandaia,
allevata da Virgilio, che possiede, oltre ad una spiccata eloquenza,
straordinarie doti magiche che le permettono di compiere eccezionali
prodigi, primo fra tutti restituire la vita alla principessa grazie ad un'erba
cercata in giro per il mondo. Lo stesso Virgilio, il poeta più conosciuto
della classicità latina, è qui presentato nella sua caratterizzazione
medievale di mago onnipotente
3
. Sarà proprio lui ad insegnare al
principe Frayre de Joy l'incantesimo per espugnare la torre dove riposa
Sor de Plaser.
Per quanto riguarda l'appartenenza ad un genere letterario definito,
Martí de Riquer lo ascrive a quello del lai narrativo, che ebbe nella
letteratura catalana una certa diffusione, anche se più tardiva rispetto
all'epoca della sua fioritura in Francia, poiché i modelli che ci restano
appartengono alla seconda metà del secolo XIV e all'inizio del XV
secolo
4
.
A differenza di altri poemi cortesi amorosi, come il Salut d'amor o
Una ventura, che lo studioso catalano esamina, in Frayre de Joy e Sor
de Plaser non troviamo l'allegoria, ma prevale il meraviglioso proprio
3
Si ricorda il libro fondamentale in cui si parla di Virgilio nelle vesti di mago di D. Comparetti,
Virgilio nel Medio Evo, Firenze, 1943.
4
Cfr. M. de Riquer, Il racconto cortese in Catalogna, in Il racconto a cura di M. Picone, Bologna, Il
Mulino, 1985, p. 275.
7
dei lais
5
, dove realtà e magia non solo confinano ma si sovrappongono.
Le altre costanti compositive del lai, così come sono state fissate
dall'iniziatrice del genere Marie de France, sono: lo stile alto, la
collocazione temporale in un passato spesso favoloso, la presenza di
personaggi aristocratici che affrontano avventure straordinarie dove non
mancano elementi fantastici, l'introspezione psicologica, il riferimento al
codice dell'amore cortese.
In Frayre de Joy si trovano tutte queste componenti, ma con un
significato nuovo, dettato anche dal diverso contesto culturale in cui
sono inserite. Analizzando il testo da un punto di vista strutturale si
potrebbe così dividerlo: prologo, inizio della narrazione, morte della
principessa, arrivo del principe nella torre, guarigione della fanciulla
grazie alla ghiandaia, nozze tra Frayre de Joy e Sor de Plaser, epilogo.
Il prologo, che consiste nell'affermazione di orgoglio da parte
dell'anonimo autore, occupa i primi 17 versi, dopodiché sono presentati
l'imperatore di Gint Senay e sua figlia Sor de Plaser. Una sezione
piuttosto ampia è quella della descrizione del locus amoenus dove si
trova la torre incantata in cui riposa la principessa, insieme al lungo
monologo, circa 182 versi, che Frayre de Joy pronuncia inginocchiato al
5
L'etimologia del termine «lais» è legata all'irlandese laid e al tedesco Lied, «canto» e indicava sia il
testo che l'accompagnamento musicale.
8
letto di Sor de Plaser
6
. La schematizzazione mette in evidenza l'intento
dell'autore-narratore di ricalcare la struttura propria della fiaba popolare,
dove nel tessuto della narrazione si intrecciano: avventura, sentimenti,
magia, mondo cavalleresco.
Pur non avendo la stessa profondità psicologica dei protagonisti
dei lais di Marie de France, i personaggi possiedono un certo spessore in
quanto esprimono opinioni e manifestano sentimenti. Accanto a figure
marginali quali l'imperatore e l'imperatrice o le dame e i cavalieri che
popolano lo scenario in cui si svolge la narrazione, i due protagonisti,
insieme alla ghiandaia, dimostrano una propria volontà di agire. Sor de
Plaser, ad esempio, mostra dapprima un certo disappunto per il
comportamento del principe che le ha sottratto la sua purezza senza
chiederle il permesso, argomentando la difesa dei propri diritti con tale
animosità da fare di lei una femminista ante litteram.
Per concludere, uno sguardo al contenuto dei capitoli che
seguiranno: nel primo si ricostruisce il background in cui si colloca
Frayre de Joy e Sor de Plaser, con una panoramica sulla narratio brevis
nel contesto medievale romanzo; il secondo è incentrato sulle fonti e le
influenze che hanno contribuito alla caratterizzazione del testo; infine il
terzo comprende un'analisi letteraria dei temi più importanti.
6
È grazie al ms. E che possiamo conoscere il contenuto del discorso fatto dal principe poiché quello
F
a
, a causa di una lacuna, non riporta che l'inizio.
9
L'ultima parte è occupata dalla Nota al testo, in cui si forniscono
brevi cenni storici sul manoscritto che ha tramandato il testo utilizzato e
i criteri di edizione. Il testo originale, le trascrizioni paleografica e
interpretativa e la traduzione chiudono lo studio. Le note che
accompagnano quest'edizione mostrano il lavoro svolto in modo attento,
segnalando anche le possibilità offerte da altre edizioni e le spiegazioni
pertinenti completano e arricchiscono il lavoro.
10
CAPITOLO I
LA NARRATIVA BREVE NELLA
TRADIZIONE MANOSCRITTA
I.1 La «narratio brevis» medievale
dalla Provenza alla Catalogna
Sul finire del XII secolo, tra le esperienze narrative romanze, dove
la produzione era di ispirazione cortese o borghese, si fa strada un nuovo
modo di raccontare contraddistinto dalla brevità e da un'eccezionale
diversità di temi. In grandi ed unici collettori vengono raggruppati
componimenti molto diversi tra loro: exempla
7
, fabliaux
8
, lais
9
, vite di
santi, fables, dits senza che si operi una classificazione in base al
contenuto o alla forma.
La sola caratteristica che tutti questi testi hanno in comune è la
brevitas che comporta una maggiore concisione e autosufficienza
interna, per cui anche la comprensione del testo risulta più immediata.
Gli elementi che distinguono questo tipo di narrativa sono, inoltre,
la linearità, la delectatio, la vanitas. In base a questi tratti, che spesso
non si trovano applicati sistematicamente in tutte le tipologie di racconti
brevi, l'azione narrativa ha un finale che non lascia niente di irrisolto
7
Dal latino exemplum (esempio), è un breve racconto a scopo moraleggiante che raccoglie alcuni
momenti della vita di un santo utili per trarre uno specifico insegnamento di vita. I primi ad utilizzare
questi brevi racconti sono stati i Padri della Chiesa e, primo fra tutti, Gregorio Magno.
8
Il fabliau è un breve racconto in distici di ottosillabi a rima baciata che si contrappone al lai per
l'immagine deformata che dà della società cortese. È perciò un racconto con uno sfondo comico e
burlesco.
9
Dal celtico laid (canto, melodia), è la prima realizzazione profana della narrativa breve in lingua
d'oïl, composto in distici di ottosillabi a rima baciata.
11
(linearità), aspira a divertire il pubblico (delectatio), trasmette un unico
significato facilmente desumibile dal testo (vanitas).
Sin dal suo primo apparire il racconto breve fu considerato un
genere minore rispetto ad altre forme narrative ben più consolidate in
letteratura, come la chanson de geste o il roman. Ciò è dovuto
soprattutto alla tradizione manoscritta, il più delle volte giuntaci in
maniera frammentaria, e al modo in cui questa letteratura veniva
trasmessa, ovvero quello orale.
È solo grazie agli innumerevoli adattamenti, cui la narrativa breve
ha dato luogo, che si è riusciti a tracciare il percorso di questo genere,
dalla genesi allo sviluppo, che ha portato ad un grande successo nel
corso dei secoli.
La narrativa breve si afferma in Francia in risposta a forme
letterarie di un certo rilievo, come l'epica e il romanzo cortese. Il motivo
di questo mutamento risiede nel passaggio da una società feudale ad una
urbana, quindi borghese, e da un cambiamento di pubblico cui il
prodotto letterario si indirizzava.
Dal 1150 si realizza una rielaborazione scritta e orale di temi e
storie appartenenti alla cultura folclorica, e attraverso l'esecuzione orale
dei giullari o dei cantastorie anche il popolo non colto si avvicina alla
cultura cortese. Accanto ai grandi romanzi di Chrétien de Troyes e dei
12
suoi continuatori vengono elaborati altri componimenti per un pubblico
poco avvezzo alle finezze letterarie
10
.
Verso il 1175 cominciano a consolidarsi le prime forme narrative
brevi derivanti dalla tradizione precedente, come le vite di santi e i
volgarizzamenti; poi prendono forma i fabliaux e i lais, con caratteri già
ben definiti, il che fa pensare ad una tradizione orale o scritta a noi
sconosciuta ma preesistente.
Tra il 1175 e il 1225 circa si colloca il periodo classico del
racconto breve antico-francese, il cui esempio più rappresentativo è dato
dai Lais di Marie de France
11
, vero e proprio capolavoro nel suo genere.
Nata come un esperimento letterario, è la stessa autrice a scriverlo nel
lungo Prologo all'opera
12
, la raccolta si compone di dodici racconti
brevi
13
, tutti di argomento amoroso, o meglio come variazione sul tema
del rapporto tra amore e fedeltà.
Pur utilizzando canovacci narrativi tradizionali, Marie de France li
sottopone ad un processo di rielaborazione ottenendo un'incredibile
raffinatezza stilistica anche con i topoi più diffusi della letteratura
10
Cfr. Blandin di Cornovaglia, edizione a cura di S. Galano, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2004, p.
8.
11
A questa autrice, di cui sappiamo pochissimo, si deve l'invenzione del lai nel quale fonde temi
celtici e cortesi provenienti dai coevi romanzi bretoni. Col suo nome ha firmato tre opere: i Lais,
l'Esope e l'Espurgatoire Saint Patrice.
12
Riporto i versi da C. Donà, Il racconto, in M. Mancini (a cura di), La letteratura francese
medievale, Bologna, Il Mulino,1997, p. 299: «(...) cominciai a pensare di far qualche bella storia
traducendola dal latino in volgare (...) Pensai allora ai lais, che avevo ascoltato», vv. 28 ss.
13
Sono, secondo l'ordine del solo manoscritto che ha trasmesso l'intera collezione: Guigemar,
Equitan, Fresne, Bisclavret, Lanval, Deus Amanz, Yonec, Laüstic, Milun, Chaitivel, Chievrefoil,
Eliduc.