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tutti i ceti sociali e di conseguenza diviene rilevante dal punto di vista
dell’analisi sociologica. Precedentemente, nel 1700 e nel 1800, esso era un
fenomeno esclusivamente aristocratico e borghese, quindi molto limitato in
termini di flusso quantitativo, anche se già abbastanza consistente dal punto
di vista economico.
Dagli anni Cinquanta in poi si verificherà nei paesi occidentali una vera e
propria esplosione dei consumi turistici, che sarà facilitata da una serie di
condizioni favorevoli, tra cui la stabilità politica internazionale, gli elevati
livelli di crescita economica, i progressi nel settore dei trasporti, la
conquista sociale del tempo libero collegata al diritto alle ferie retribuite, la
diffusione dello stile di vita urbano. Tutto ciò ha contribuito alla gigantesca
espansione del settore alla diffusione di diverse forme di vacanza nella
società di massa. Il turismo in essa diverrà un nuovo bisogno sociale e più
aumenterà l’opulenza più esso si presenterà come una sorta di obbligo
sociale.
Sul fronte dell’offerta, si è assistito a un vero e proprio boom dell’edilizia,
con costruzione di un gran numero di strutture ricettive (alberghi, pensioni,
villaggi, appartamenti, campeggi, ostelli), di ristorazione e di svago. Ciò ha
avuto considerevoli effetti in termini di reddito e occupazione nelle aree
coinvolte. Molto attive sono state le grandi imprese turistiche, i cosiddetti
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tour operator, che hanno diffuso il modello di vacanza tutto compreso (volo
+ trasferimento + soggiorno).
Negli ultimi anni siamo entrati nella fase del turismo globale. Grazie al
considerevole aumento del traffico aereo e grazie allo sviluppo dei mezzi
informatici la diffusione del turismo ha subito un’ accelerazione senza
precedenti, per cui le opportunità di consumo sono diventate innumerevoli.
La diffusione del fenomeno turistico, avendo avuto importanti conseguenze
economiche, sociali, politiche, ambientali, ha sollecitato, soprattutto negli
ultimi anni, una consistente quantità di studi in diversi ambiti disciplinari,
diretti ad analizzare le sue caratteristiche, le sue dinamiche, i suoi impatti.
Da essi ho avuto l’onore, nonché il vantaggio, di attingere e beneficiare per
la creazione di questa “opera”. Di fondamentalissima importanza è stato
l’utilizzo di Internet, con la sua inesauribile messe di dati e informazioni.
Questa tesi si propone di analizzare l’evoluzione del fenomeno turistico,
dall’avvento del turismo di massa nel secondo dopoguerra all’attuale fase
del turismo globale. Il taglio è decisamente di carattere storico, con
particolare attenzione agli aspetti sociali, culturali ed economici.
La disposizione dei capitoli segue l’evoluzione cronologica. Il primo
capitolo è dedicato all’esplosione del turismo di massa: un turismo che per
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la prima volta nella storia, grazie alla concatenazione di condizioni
favorevoli, coinvolge tutti i ceti sociali.
Il secondo capitolo analizza i diversi tipi di turismo, la composizione
dell’offerta e il ruolo dello stato e dell’associazionismo nello sviluppo del
settore.
Il terzo capitolo è imperniato sulle forme di organizzazione turistica e
sull’evoluzione dei tour operator. Un’ ampia parte di esso è dedicata alla
critica sociologica al turismo di massa e alle sue forme organizzate.
Il quarto capitolo si concentra sugli effetti sul turismo del passaggio dalla
società industriale alla società post-industriale.
Il quinto capitolo studia l’impatto socio-culturale del turismo con
particolare attenzione ai paesi in via di sviluppo, dove esso ha provocato
maggiori conseguenze.
L’ultimo capitolo si incentra sulle tendenze in atto derivanti dal diffuso
processo di globalizzazione, che tanto rivoluzionario è stato per la società,
l’economia e, nello specifico, per il settore turistico.
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Capitolo primo
Il turismo di massa
1. L’esplosione del turismo di massa
Fino al secondo dopoguerra il turismo era stato un fenomeno
prevalentemente elitario, appannaggio delle classi aristocratiche e borghesi.
Solo nel periodo tra le due guerre esso si allargò alle classi medie.
Nel corso del secondo dopoguerra con il coinvolgimento di tutti i ceti
sociali nella pratica delle vacanze, le società occidentali conobbero lo
sviluppo del turismo di massa. Con la definizione “turismo di massa” si
indica la partecipazione al turismo di un numero elevato di individui in una
popolazione, in contrasto con la partecipazione limitata dei decenni
precedenti.
Infatti, dagli anni Cinquanta in poi, con esclusione degli Stati Uniti dove il
fenomeno era già avvenuto negli anni Venti, si verificò nei paesi occidentali
una vera e propria esplosione dei consumi turistici con conseguenze
economiche, sociali, territoriali di notevole portata.
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I fattori che hanno determinato tale crescita sono molteplici. Innanzitutto
bisogna sottolineare il clima politico ed economico internazionale assai
favorevole; nel secondo dopoguerra fra gli stati europei venne organizzata
una forma di convivenza, che permise una generale stabilità internazionale:
le guerre che pure scoppiarono in varie parti del mondo restarono sempre
confinate a una dimensione locale. Inoltre in questi anni, i livelli di crescita
economica dei maggiori paesi industrializzati, Stati Uniti, Europa e
Giappone, aumentarono in misura tale da far parlare di periodo d’oro per
l’economia o boom economico. L’incremento del reddito nazionale favorì la
spesa turistica; infatti le statistiche sui consumi confermano che tale spesa
diviene consistente solo quando il reddito di una popolazione supera una
certa soglia, cosicché gli individui possono destinare una parte delle proprie
entrate all’acquisto di vacanze. In questi anni avvenne che si ampliarono le
fasce sociali in grado di raggiungere tale soglia. Di conseguenza, il turismo
noto come bene di lusso, si trasformò in un bene normale potenzialmente
accessibile a tutti; così i servizi dedicati ai turisti si ingrandirono e
diversificarono in base alle diverse capacità di spesa e ai differenti gusti.
Altro fattore determinante per lo sviluppo del fenomeno fu la definitiva
conquista del tempo libero. In effetti il processo che ha portato al turismo di
massa potrebbe essere descritto come una lenta conquista del diritto al
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tempo libero da parte del ceto medio prima e della classe operaia poi. Già
dopo la prima guerra mondiale, molti paesi adottarono una legislazione che
rendeva obbligatorie le ferie per certe categorie di salariati. Nel secondo
dopoguerra tale diritto venne generalizzato e se ne aumentò
progressivamente la durata. Per molte categorie la pausa settimanale si
allungò da una giornata festiva a due; alla settimana lavorativa corta si
aggiunse il fenomeno dei ponti. Decisivo fu l’operare dei sindacati che
molto si impegnarono anche per la riduzione dell’orario di lavoro e per
l’aumento delle remunerazioni; ciò fece diminuire il fenomeno della
pluriattività, legato alla necessità di compensare salari insufficienti al
mantenimento delle famiglie. Da questo momento in poi si pose nella
società il problema del tempo libero e della sua utilizzazione e
organizzazione. Una parte di questo tempo fu dedicata al consumo dei
servizi turistici.
La diffusione dello stile di vita urbano in Occidente, collegato alla crescita
industriale del dopoguerra, è stato un altro importante fattore
dell’espansione del turismo di massa . Infatti le popolazioni urbane
presentano una spesa turistica molto più elevata rispetto alle popolazioni
rurali. Ciò perché la realtà urbana tende a promuovere e diffondere modelli
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e valori rivolti al consumo, all’autodeterminazione, all’impiego attivo del
tempo libero, all’edonismo, tutti elementi presenti nella pratica turistica.
Infine, alla diffusione del turismo di massa ha sicuramente contribuito la
trasformazione del settore dei trasporti che fu stimolata dalla crescente
domanda di spostamenti. Come il treno era stato l’emblema del turismo
ottocentesco d’elite, così l’automobile e l’aereo diventarono i simboli del
turismo di massa. L’automobile è stata indubbiamente la protagonista
assoluta dello sviluppo del turismo nazionale negli Stati Uniti, come nei
paesi europei. In effetti, nell’America degli anni Venti, fu la crescita della
motorizzazione civile a diffondere la vacanza presso il ceto medio. L’auto
da bene di lusso si trasformò in pochi anni in bene normale (nel 1930 se ne
contavano ben 23 milioni), per cui i parchi naturali, i siti storici, le località
balneari e sciistiche divennero luoghi facilmente accessibili attraverso
l’autostrada. Quindi sembra che la causa del primato cronologico dello
sviluppo del turismo di massa statunitense stia nella diffusione preventiva
delle auto, unitamente a consistenti investimenti di grandi società private nel
settore. In seguito, anche in Europa Occidentale si manifestò quella che
Baudrillard definì “la civiltà dell’automobile”. Secondo questo
filosofo:<<L’uomo della società industriale avverte la possibilità di sfuggire
alla totale estraniazione tecnologica e tenta di tornar padrone della
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macchina, assumendo il controllo delle sue prestazioni. Per questo ha
bisogno di uscire dalle strade urbane, monotone e poco adatte al traffico, per
affrontare autostrade, curve paraboliche, percorsi differenziati. E la
sensazione di dominio che la macchina rende possibile si volge in
sensazione di dominio su se stesso, costituendo per lui motivo di ricreazione
>> (1). Tutto ciò ha contribuito a stimolare e promuovere l’assunzione del
ruolo di turista.
Successivamente la crescita del trasporto aereo ha reso possibile soprattutto
il turismo internazionale. Nacquero le principali compagnie di bandiera. Il
viaggio in aereo da bene di lusso negli anni Cinquanta divenne via via
sempre più accessibile. Il suo utilizzo subì un’ accelerazione con
l’affermazione dei voli charter. Alcune società iniziarono a noleggiare
questi aerei, cercando di farli partire pieni, cioè con quasi tutti i posti
occupati. La comparsa dei primi charter avvenne nell’immediato
dopoguerra con rotte verso il Mediterraneo, quando in Gran Bretagna e nei
paesi scandinavi delle imprese avviarono l’attività utilizzando velivoli di
origine militare e impiegando gli ex piloti di guerra. I rapidi mutamenti
nella tecnologia del settore resero ben presto disponibili aerei concepiti per
usi civili, che erano di qualità decisamente superiore. Il successo dei voli
charter fu facilitato dal fatto che le compagnie aeree di linea avevano regole
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rigidissime per l’emissione dei biglietti, il cui prezzo risultava molto
elevato, mentre un aereo noleggiato era libero da tali restrizioni e poteva
vendere a prezzi più bassi, purché trovasse il modo di realizzare comunque
dei profitti. La forte crescita dei charter è testimoniata dal fatto che già negli
anni Settanta essi avevano superato i voli di linea nel traffico intraeuropeo.
Tutti questi progressi del settore dei trasporti determinarono un numero
sempre più elevato numero di partenze e viaggi per persona e l’aumento dei
viaggi senza soggiorno in località turistiche (escursionismo). Knebel definì
tutto ciò mobilità territoriale “a tempo determinato”, prodotta dalla cultura
di una società nella fase di industrializzazione, in cui il senso della vita e
l’immagine di sé sono legati inscindibilmente con la dinamica e in cui la
mobilità ha sostituito la stabilità in tutti i campi dell’esistenza (2).
Riassumendo, in pochi anni, beneficiando di condizioni favorevoli, un
fenomeno da elitario si è trasformato in un fenomeno di massa e un settore
ristretto dell’economia è diventato un’ industria che muove ingenti capitali e
che crea una grande quantità di occupazione.