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esponenti delle varie classi sociali che creavano e tenevano il collegamento fra i vari strati della
realtà calabrese. Accomunati dalla passione per la banda si riunivano maggiormente presso locali
improvvisati e si sottoponevano a lunghe ore di prove soprattutto durante la sera, sacrificando il
loro tempo libero, la famiglia e il lavoro. Ma questi sacrifici hanno permesso la formazione di
complessi musicali, i quali hanno avuto un ruolo determinante nella diffusione della musica nei
grandi e nei piccoli centri e forse solo grazie ad essa che si è sviluppata una grande tradizione
bandistica, derivante dagli artisti girovaghi che hanno acquisito prestigio dilettando con la loro
arte i vari paesi e facendo conoscere alla gente i famosi brani musicali che venivano suonati dalle
orchestre. Purtroppo, la banda nel passato ha dovuto subire anche forme di sfruttamento: le ore
d’esibizione durante i concerti erano troppe rispetto al tornaconto in denaro, durante le
processioni i musicanti percorrevano a piedi tanti chilometri accollandosi per di più il peso degli
strumenti, per le trasferte in altri paesi pressoché distanti il maestro o l’amministratore pagava
l’unico mezzo di trasporto possibile, il treno, anche se questo non era sempre possibile. Difatti,
più volte, si sono dovute raggiungere le province distanti di Cosenza, Catanzaro e Reggio
Calabria a piedi. In questi casi erano chiamati esterni per trasportare gli strumenti più pesanti. Le
prime testimonianze della banda di Nicastro risalgono a fine Settecento, ma è possibile che anche
prima ci sia stata una pratica musicale soprattutto in ambito ecclesiastico vista la presenza di
conventi e chiese, anche se l’impiego degli strumenti nel servizio liturgico era limitato, ad
eccezione dell’organo nelle cappelle vescovili e in poche chiese poste nei domini di prìncipi
ricchi e potenti. La partecipazione di complessi strumentali aveva luogo in occasione di festività
religiose importanti come processioni o eventi solenni che talvolta si tenevano all’aperto, non è
da escludere anche l’esistenza di brani strumentali impiegati per accompagnare i movimenti di
danza.
Anche per Sambiase le notizie pervenuteci sono molto scarse visto che la pratica musicale era
legata fondamentalmente ad un’attività paesana che non si è evoluta. Tuttavia nel corso degli
anni l’unica banda formatasi di cui si è a conoscenza, non ha svolto un’attività continuativa, data
anche la vicinanza con il comune di Nicastro che godeva di un’attività musicale prolifica.
Sant’Eufemia non presenta testimonianze, né fonti che possano ricondurre ad una tradizione
musicale, data la sua origine prettamente agricola che non ha permesso lo sviluppo di tale
settore.
La banda musicale da parte di esperti, di cultori, appassionati è stata fregiata di magnifiche
etichette tipo: società embrionale, bene socio-economico, strumento di coesione sociale, rapporto
tra realtà civiche, supporto alle pubbliche manifestazioni ecc. Sicuramente rappresenta un valido
tramite di cultura, soprattutto a livello popolare, perché avvia il pubblico all’ascolto musicale e
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affina il suo palato verso la ricerca di altra musica; insegna a suonare uno strumento, abitua gli
esecutori all’analisi di brani scelti attraverso discussioni con i propri maestri direttori, e
all’esame critico della tendenza attuale che privilegia la musica consumistica, ascoltata ogni
giorno, magari comodamente e a buon mercato, convinti di averla scelta ma in realtà
psicologicamente costretti dai condizionamenti dei mass-media dei persuasori occulti. È proprio
questa funzione formativo-culturale della banda che va ascritto il merito di aver concorso ad
affollare i conservatori costretti oggi a fare severe selezioni per contenere l’immissione degli
allievi.
Oggi per suonare in banda si esigono studio, applicazione, esercizio di volontà. Sono tramontati i
tempi degli «orecchianti» soprannominati «musicanti», nulla è lasciato all’improvvisazione, un
ragazzo entra in banda solo dopo aver percorso almeno un triennio preparatorio, il famoso corso
triennale di orientamento musicale. Poiché lo studio implica impegno e volontà, chi non li
possiede, o si tempra in nome della propria passione musicale o abbandona. Quindi il fenomeno
bandistico s’inquadra nel vasto ambito della cultura permanente e ricorrente, in quanto far
musica significa produrre cultura. La banda musicale è anche società di fatto, un organismo
vivente, un sodalizio di persone e di interessi, autonomia decisionale profondamente sentita e
rivendicata. Posta al centro dell’attenzione politica e sociologica nacque l’idea dell’associazione,
proprio davanti al pericolo insorgente e dilagante di crisi e sfaldamenti delle bande, soprattutto
dopo la seconda guerra mondiale. L’ANBIMA (Associazione Nazionale delle Bande Italiane
Musicali Autonome) sorta nel 1955 ha assunto il coordinamento delle bande esistenti
associandole e creando nel contempo le premesse per la ricostruzione la fondazione laddove non
esistevano. Da allora questa associazione le ha ‘dirette’, qualificandole, arricchendole di
contenuti, portandole e spingendole in ogni città d’Italia. Da qui la costituzione di tante bande,
oggi quasi tutte in associazioni musicali per reperire finanziamenti comunali, provinciali e
regionali poiché il successo non basta per coprire le grandi spese cui fa fronte un grande
complesso bandistico. Gli strumentisti che oggi costituiscono le bande sono quasi sempre dei
professionisti provenienti da studi di conservatorio. L’interesse dei giovani alla banda è anche
dovuto dal fatto che i diplomati di conservatorio, non avendo trovato possibilità d’impiego come
docente d’educazione musicale a causa della saturazione che ormai caratterizza anche questo
insegnamento, per evitare di trasferirsi altrove ha pensato di recuperare e rilanciare un’attività
che è culturalmente stimolata e anche redditizia, anche se è molto difficile reperire dei
finanziamenti se da parte delle istituzioni non c’è interesse a mantenere attiva la banda e questo
dipende innanzitutto dal comune che deve provvedere a dare determinate provvigioni in modo da
garantire nell’arco dell’anno una viva attività.
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Capitolo primo
La Banda di Nicastro (dal 1960 Lamezia Terme)
1.1. Cenni storici
Secondo alcune testimonianze l’esistenza della banda lametina precisamente a Nicastro risale
alla fine del 1700, in occasione della conclusione della battaglia di S. Eufemia in base alla quale
gli Inglesi abbandonarono il campo di battaglia contrastati dalle truppe del generale Massena che
riconquistavano le posizioni perdute, le schiere francesi al loro arrivo a Nicastro furono accolte
dal popolo rifugiatosi sulle colline che agitava bandiere bianche in segno di pace insieme alla
banda musicale. Dell’esistenza di una banda a Nicastro si fa cenno anche in occasione della
visita di Giuseppe Bonaparte, che precedette di qualche mese la predetta battaglia e
successivamente di Gioacchino Murat. Durante il decennio francese la banda venne sorretta e
potenziata dal governo, che stimolò ogni iniziativa giovanile, tanto che nel 1814 un gruppo di
giovani diede vita al Teatro Comunale nei locali dell’ex chiesa della Sanità. Inoltre anche i
Borboni guardarono con occhio benevolo le attività musicali che cercarono di fare incrementare,
infatti, una fanfara militare molto probabilmente composta da nicastresi suonava tutte le
domeniche in piazza. La musica iniziò ad essere studiata anche privatamente tanto che nacquero
fra amici piccoli complessi costituiti da quattro o cinque elementi. Il 28 agosto del 1860 al
passaggio di Garibaldi da Maida verso Tiriolo il Comune di Nicastro organizzò una
manifestazione in onore dell’eroe inviando la banda musicale composta da un gruppo di uomini
in divisa con sciabola lunga che dava fastidio ai suonatori nei loro movimenti, giubba chiusa al
collo e ornata sul petto con molti bottoni luccicanti, galloni dorati e pantaloni chiari con bande
rosse, molto probabilmente si trattava di una fanfara militare. La banda fu diretta da D. Gabriele
Rettura in collaborazione con il capobanda Agostino Guerrise, si presume fino al 1872 anno in
cui venne nominato direttore della banda Salvatore Miccio. Nel 1890 l’amministrazione
comunale di Nicastro chiamò alla direzione della Banda Municipale il M° Amendola da Napoli.
Otto anni dopo l’amministrazione dovette assegnare una pensione al M° Miccio che, nonostante
ciò, continuò a dirigere in un momento in cui l’amministrazione era incerta su chi nominare
responsabile della banda. Finalmente il M° Eugenio Parlati direttore della banda di Feroleto,
venne nominato. Nello stesso anno in occasione della morte del Re Umberto I, il M° Giuseppe
Guzzi che non faceva parte della banda cittadina compose la marcia funebre Una lacrima sentita
sulla tomba del più buono dei re, Umberto I° di Savoia, che venne eseguita dal complesso
bandistico durante il funerale a distanza celebrato in Cattedrale il 14 agosto 1900. Il M°
Francesco De Santo diresse dal 1900 al 1902. Dal 1902 fino al 1909 portò avanti la banda il M°
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Niero o Nero di origine napoletana. Nel 1910 la direzione passò al M° Edoardo Caputo, noto
clarinettista che riportò la banda ad un ottimo livello; purtroppo la prima guerra mondiale
provocò lo scioglimento della medesima che venne riorganizzata subito dopo dallo stesso
maestro. La guerra, però, aveva provocato uno stato di povertà non indifferente al punto che tutti
i componenti della banda che erano lavoratori non guadagnavano nulla dalle esibizioni così nel
1920 si sciolse. Ma la mancanza di una banda che aveva caratterizzato da anni la vita dei
nicastresi, abituati ad ascoltare musica in teatro o in piazza, spinse il consigliere comunale dr.
Eugenio Greco alla proposta nel corso di una seduta, di comporre una banda musicale dipendente
e sussidiata dal comune, ma il consiglio si limitò a prendere atto del progetto. La decisione
dell’amministrazione avvenne nel 1925, quando fu istituita una scuola di musica, poteva essere
frequentata gratuitamente dai nicastresi e a pagamento dai forestieri (le tasse erano fissate dalla
Giunta Municipale); potevano essere ammessi i giovani compresi fra l’ottavo e il
venticinquesimo anno e dovevano dimostrare di avere ottenuto l’idoneità alla IV classe
elementare, di non avere riportato condanne penali di alcun genere ed essere di sana e robusta
costituzione. Ogni allievo doveva acquistare a proprio carico lo strumento che il maestro avrebbe
reputato opportuno affidargli, la carta degli esercizi e il metodo d’insegnamento. Gli allievi non
potevano superare il numero di cinquanta, i corsi vennero tenuti dal M° Sebastiano Guzzi. In
tutto si tenevano sei corsi, che erano conformi ai programmi dei conservatori e che prevedevano
l’obbligo dello studio del pianoforte, dell’armonia e di altre materie musicali. A conclusione dei
corsi fu possibile costruire una banda composta da sessantadue elementi diretta dallo stesso M°
Guzzi che si avvalse della collaborazione del vice direttore M° Caputo. Il nuovo complesso si
esibì la prima domenica del mese di giugno del 1926 in occasione della festa dello statuto, e fu
subito un grande successo, naturalmente le prove erano state intensificate dal M° Guzzi per
raggiungere un determinato livello di perfezionamento, in più ogni sabato sera o qualche volta la
domenica il complesso teneva un concerto sul Corso Numistrano dove era allestito un apposito
palco. La gente accorreva numerosa, soprattutto per ascoltare la prima tromba, Salvatore
Caterisano, e un giovane suonatore di flicornino, Tommaso Colloca, che con i sui acuti
sbalordiva il pubblico, i concerti diretti dal M° Guzzi e la «Sbumba», settimanale satirico
avidamente letto dai nicastresi, creavano un clima d’amalgma della vita quotidiana. Basti
pensare che fu costituito un Comitato Cittadino presieduto dal cav. Giacinto Montesanti, allo
scopo di raccogliere offerte volontarie per venire incontro ai bisogni della banda. Furono
acquistate delle divise nuove, e degli strumenti molto costosi presso la Casa W. Stowasser Sonne
di Boemia. La banda iniziò a prendere parte a feste patronali e a manifestazioni varie di alto
livello artistico riscuotendo grande successo in Calabria e in altre regioni. Furono gli anni in cui
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accresceva sempre di più la sua fama e proprio per questa capacità musicale che Nicastro
divenne sempre più famosa e strinse rapporti musicali e non con altri paesi. Verso la fine degli
anni trenta il M° Guzzi per dissidi con l’amministrazione comunale lasciò la direzione della
banda e si trasferì a S. Pietro a Maida dove costituì un organico di cinquantacinque elementi.
L’allontanamento del M° Guzzi provocò lo sbandamento della banda che si riprese grazie agli
sforzi di un certo Mascaro di Zangarona che cercò di mantenerla in vita. Ma in questo periodo,
negli anni Trenta, mentre si diffondeva il fascismo che cercava giovani reclute per prepararsi
adeguatamente a servire la patria, la banda cittadina ormai era in una situazione abbastanza
instabile e per questo motivo si sciolse. Ma a Nicastro si continuò a suonare ugualmente anche se
i protagonisti non erano gli stessi. Infatti si formò la «Fanfara dei Balilla» che ebbe origine tra gli
studenti della scuola professionale di avviamento l’unica ad avere la disciplina musicale come
materia d’insegnamento (infatti dopo le scuole elementari c’erano solo il Ginnasio e
l’Avviamento). I giovani fin dai primi giorni di scuola venivano inquadrati tra le diverse
organizzazioni: dai sei agli otto anni «Figli della lupa», da otto a quattordici «Balilla», da
quattordici a diciotto «Avanguardisti», dai diciotto ai ventuno «Giovani Fascisti», oltre i ventuno
«Fascisti». Idem per le ragazze, gli studenti universitari invece erano «Giovani Universitari
Fascisti». Ad ogni tappa appena elencata si celebrava una cerimonia chiamata «Leva Fascista» e
già in questa occasione era presente la fanfara. Questa si formò grazie all’insegnamento della
musica, per opera degli amministratori di allora che sicuramente avevano pensato di elevare
ancora di più il regime fascista dotando la scuola di strumenti musicali. La formazione
comprendeva ben dodici tamburi e quindici ottoni tra cui due bombardini, fino agli anni
Quaranta la fanfara era guidata da Peppino Reda il loro caposquadra. Quando entrò in vigore la
«Riforma Gentile» si costituirono le scuole medie e tra le tante discipline si prevedeva anche
l’insegnamento della musica, così la fanfara aumentò di numero. Chi se ne occupava era
Pasquale Gaetano abile strumentista che conosceva bene la musica, il suo compito era quello di
insegnare a suonare e perfezionare la fanfara, infatti, chi accompagnava i ragazzi nelle varie
manifestazioni era un caposquadra. Naturalmente tutte le occasioni riguardavano il fascismo e
non trascorreva una settima che la fanfara non espletasse il proprio dovere anche perché ogni
sabato pomeriggio c’era la celebrazione del sabato fascista. In questo vasto arco di tempo, nella
scomoda situazione venutasi a creare tra le due guerre mondiali, le due figure emergenti del
panorama musicale nicastrese e non solo in quanto ebbero grandi riconoscimenti da tante parti
d’Italia furono il Maestro S. Guzzi e il Maestro T. Colloca.