2
essere talvolta così turpe da violare proprio chi è più debole ed indifeso, proprio
chi ama di più l’adulto ed in lui ripone una sconfinata fiducia. Di pagina in
pagina, l’impotenza ha lasciato spazio a molte conoscenze e competenze
fondamentali, non solo per gestire adeguatamente la relazione con un alunno
abusato, ma anche per allestire un’efficace azione preventiva all’interno della
quotidianità scolastica.
Nel primo capitolo viene affrontata la tematica dell’abuso intra ed extra
familiare, dal punto di vista non solo del pensiero dell’abusante, ma anche dei
meccanismi del suo agire, delle dinamiche interne alla famiglia incestuosa e
delle conseguenze psicologiche della violenza nel bambino, normale o
diversabile che sia.
Si parla di uomo, ma anche di donna pedofilia; perché purtroppo, per quanto
possa esserne difficile la mentalizzazione, quella dell’abuso al femminile è una
realtà esistente e diffusa.
Nel secondo capitolo vengono presentati gli indicatori fisici, cognitivi e
comportamentali che un minore abusato può manifestare entro il contesto
scolastico per esprimere il suo disagio. L’accento è posto sulle competenze che
ciascun insegnante dovrebbe possedere per riconoscere, accettare e quindi
gestire adeguatamente un’azione efficace di intervento. Vengono fornite inoltre
alcune indicazioni pratiche che possono risultare utili nella relazione con
l’alunno prima e dopo la rivelazione dell’abuso; ma anche suggerimenti per
l’allestimento di un intervento in rete e consigli pratici su come effettuare
un’adeguata segnalazione all’Autorità Giudiziaria.
Nel terzo capitolo viene infine affrontata la delicata tematica della prevenzione a
scuola: argomento oggetto, ancora oggi, di profonde resistenze non solo da
parte del personale scolastico, ma anche dei genitori degli alunni.
Partendo dal riconoscimento di una dimensione sessuale nel bambino, vengono
proposti alcuni spunti operativi per educare alla sessualità nella scuola
dell’infanzia e primaria e per introdurre, entro tale dimensione quotidiana di
ascolto ed accoglienza del minore nella sua interezza, utili elementi di
prevenzione all’abuso sessuale.
3
Capitolo Primo
L’ABUSO SESSUALE,
GLI ABUSANTI, GLI ABUSATI
1. MALTRATTAMENTO, PATOLOGIA DELLE CURE, ABUSO
SESSUALE
“Noi esseri umani siamo le più complesse e contorte creature viventi.
Possiamo amare, proteggere, istruire ed arricchire,
ma ugualmente degradiamo, umiliamo,
asserviamo, odiamo, distruggiamo
ed uccidiamo”
2
.
Con il termine abuso si indicano "gli atti e le carenze che turbano gravemente il
bambino, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, intellettivo
e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine
fisico e/o sessuale, da parte di un familiare o di altri che ne hanno cura”
3
.
Si realizza un abuso nei confronti dell’infanzia tutte le volte che un minore non
viene considerato nella pienezza della sua realtà psicologico-esistenziale e dei
suoi diritti. È considerato abuso qualunque comportamento o atteggiamento, da
parte degli adulti, che impedisca, ritardi o distorca il percorso evolutivo del
bambino, impedendo ad esso di esprimere le sue potenzialità
4
. Si abusa di un
minore quando
5
:
2
Foti C., Percepire, pensare ed ascoltare il maltrattamento, in Roccia C. (a cura di), Riconoscere ed ascoltare il
trauma. Maltrattamento e abuso sessuale sui minori: prevenzione e terapia, Franco Angeli, Milano, 2001, p. 7.
3
Cfr. Rizza V., Abuso all’infanzia, Telefono Arcobaleno Onlus, Regione Sicilia, 2002, in
http://www.telefonoarcobaleno.com/Paper_abuso.zip, 2/09/2005.
4
Ibidem
5
Cfr. Petrone L., Troiano M., E se l’orco fosse lei? Strumenti per l’analisi, la valutazione e la prevenzione
dell’abuso al femminile, Franco Angeli, Milano, 2005.
4
non gli si permette di sviluppare le sue competenze;
non gli si permette di usufruire dei suoi diritti naturali;
non gli si permette di svilupparsi all’interno delle relazioni in cui è
naturalmente inserito;
non gli si permette di essere una persona;
viene usato per scopi che non gli appartengono. In questo caso ci si
riferisce a tutte quelle situazioni in cui il bambino è oggetto di interessi,
voglie e desideri dell’adulto (relazioni incestuose e pedofilia);
L’abuso ha le seguenti caratteristiche
6
:
▪ è sommerso: tende a richiamare attenzione soltanto quando assume un
livello di gravità tale da causare danni spesso irrimediabili;
▪ è connesso ad un alto indice di occultamento;
▪ è pericoloso e richiede, pertanto, l’attivazione di adeguati interventi di
protezione e tutela;
▪ è difficilmente rilevabile con sufficiente certezza;
▪ tende a cronicizzarsi piuttosto che risolversi spontaneamente;
▪ viene spesso negato;
▪ si tratta spesso di una patologia familiare;
▪ tende a perpetuarsi: un bambino che subisce abusi e maltrattamenti ha
maggiori probabilità di diventare a sua volta genitore maltrattante e/o a
sviluppare una patologia psichiatrica.
Gli abusi vengono comunemente classificati in maltrattamento (fisico o
psicologico), patologia di fornitura delle cure (incuria, discuria, ipercura) ed
abuso sessuale
7
.
Per maltrattamento fisico si intende ogni azione fisicamente dannosa diretta
contro il bambino che provochi lesioni fisiche (ferite cutanee e delle mucose,
fratture, danni a carico di organi e apparati interni, ecc)
8
.
6
Ibidem
7
Ibidem
8
Cfr. Damilano G., Macario P., Il bambino negato: teoria ed esperienze di pratica educativa nelle condizioni di
abuso all’infanzia, Elle Di Ci Leumann, Torino, 1995.
5
Si ha un maltrattamento di tipo psicologico quando la relazione tra adulto e
bambino è caratterizzata da ingiurie e prevaricazioni del primo sul secondo ed è
intenzionalmente tesa a mantenere uno stato di dipendenza affettiva e
cognitiva. Sono riconducibili alla cornice di tale abuso non solo i comportamenti
attivi negativi (il plagio, la squalifica, la disconferma, le punizioni, ecc), ma
anche l’assenza di comportamenti che non sono meno fondamentali della cura
fisica, ovvero: l’incapacità di contenimento delle angosce, la carenza di
controllo, l’assenza di gratificazioni, la mancata offerta di stimoli
9
.
L’abuso psicologico può affiancarsi ad altri episodi di violenza più complessi,
comprensivi anche di abuso fisico e/o sessuale.
Si definisce incuria o “violenza per omissione” una forma di condotta passiva in
seguito alla quale il bambino soffre per il disimpegno dei genitori o tutori.
La trascuratezza fisica consiste in una serie di mancanze nel provvedere ai
bisogni di base del bambino (alimentari, abitativi, di abbigliamento, di salute), e
nel garantirgli la protezione necessaria ad evitare che possa incorrere in
incidenti. Tale comportamento, che nega la risposta alle esigenze fisiche più
semplici, può arrivare all’abbandono
10
.
Si parla di discuria quando le cure, se pur fornite, sono distorte ed inadeguate
se rapportate al momento evolutivo del minore. Rientrano in questa forma
d'abuso i casi di anacronismo delle cure (in cui l’adulto non favorisce e sostiene
le conquiste evolutive del bambino, trattandolo come se fosse più piccolo della
sua età) o, al contrario, i casi di imposizione di ritmi di acquisizione precoci (in
cui gli vengono fatte richieste di prestazioni eccessive rispetto all'età o alle sue
capacità, ad esempio una precoce autonomia nel controllo sfinterico,
nell’alimentazione, nella motricità)
11
.
Si assiste a fenomeni di ipercura in tutti quei casi in cui l’adulto offre al minore
cure eccessive o sproporzionate ai suoi bisogni.
La forma clinica più emblematica dell’ipercura è la sindrome di Münchausen per
procura, inserita nell’area clinica delle psicosi
12
.
9
Ibidem
10
Ibidem
11
Cfr. Petrone L., Troiano M., E se l’orco fosse lei? Strumenti per l’analisi, la valutazione e la prevenzione
dell’abuso al femminile, op. cit.
12
Ibidem
6
Nella sindrome di Münchausen per procura l’adulto attribuisce al bambino
sintomi e malattie di cui non soffre realmente e pertanto lo sottopone a continue
cure e ricoveri nella convinzione delirante che sia affetto da qualche patologia
fisica. Altro comportamento collegato è l’abuso chimico di sostanze, ovvero
all’anomala somministrazione di farmaci al minore
13
.
Siamo in presenza di un abuso sessuale quando si ha “un coinvolgimento di
soggetti immaturi e dipendenti in attività sessuali con assenza di completa
consapevolezza e/o possibilità di scegliere, in violazione dei tabù sociali sui
ruoli familiari e sulle differenze generazionali”
14
.
L’interazione tra un adulto e un minore è un abuso sessuale quando
15
:
▪ il bambino non conosce ciò che gli viene proposto;
▪ esiste tra le due parti in causa una diversa conoscenza dei limiti impliciti
in certi comportamenti;
▪ esiste tra le due parti in causa una diversa conoscenza delle
conseguenze potenzialmente derivabili da un dato comportamento;
▪ per una delle due parti non esiste la capacità di scegliere liberamente
senza subire ripercussioni;
▪ sono evidenti differenze di età, dimensioni corporee, capacità
intellettuale e senso di responsabilità;
▪ una delle due parti ha una funzione che prevede potere e controllo
sull’altra, (genitore, baby-sitter, insegnante, ecc);
▪ vi sono differenze di potere, popolarità, percezione pubblica del valore di
una delle due parti;
▪ vi sono differenze legate al ruolo sociale, ad esempio una delle due parti
è riconosciuta come leader o è responsabile del lavoro o delle azioni
dell’altro;
▪ si evidenziano atteggiamenti di manipolazione, imbroglio, pressione,
ricatto;
13
Ibidem
14
Montecchi F., Dal bambino minaccioso al bambino minacciato. Gli abusi sui bambini e la violenza in famiglia:
prevenzione, rilevamento e trattamento, Franco Angeli, Milano, 2005, p. 91.
15
Cfr. Pellai A., Le parole non dette: come insegnanti e genitori possono aiutare i bambini a prevenire l’abuso
sessuale, Franco Angeli, Milano, 2000.
7
▪ si evidenziano minacce di interruzione di relazione (“non saremo più
amici”, “non ti vorrò più bene”) oppure si promette il potenziamento di
relazione (“sarai per sempre il mio preferito”);
▪ si evidenziano minacce con intervento di forza fisica e intimidazioni;
▪ si costringe “corporalmente” l’abusato anche con il ricorso ad armi,
violenza e azioni di forza.
Esistono varie tipologie di abuso sessuale su minori
16
:
▪ abuso che non prevede contatto tra le parti in causa (conversazioni
sessualmente esplicite, esibizionismo, voyeurismo
17
);
▪ contatti sessuali basati sul semplice toccare le parti intime del corpo della
vittima o masturbazione reciproca;
▪ rapporti oro-genitali in cui il bambino subisce o è costretto a praticare
rapporti orali su adulti;
▪ rapporti sessuali che prevedono penetrazione anche con dita ed oggetti,
rapporti anali;
▪ sfruttamento sessuale. In questo caso la persona responsabile
dell’abuso potrebbe anche non avere contatti sessuali diretti con il
minore, ma utilizzarlo per ottenerne guadagni economici, attraverso il
suo coinvolgimento in azioni di pornografia o prostituzione.
L’abuso sessuale viene definito:
▪ Intrafamiliare quando è attuato da membri della famiglia nucleare
(genitori, compresi quelli adottivi ed affidatari, patrigni, conviventi, fratelli
o sorelle) o da membri della famiglia allargata (nonni, zii, cugini, amici
stretti, ecc…). Tale forma di abuso non comprende solo quello
comunemente considerato tra padri o conviventi e figlie femmine, ma
anche quello tra madri o padri e figli maschi, nonché forme mascherate
in inconsuete pratiche igieniche;
16
Ibidem
17
Con il termine “voyeurismo” si intendono tutti quegli atti attraverso i quali gli adulti spiano i bambini allo scopo di
ricavarne una gratificazione sessuale.
8
▪ Extrafamiliare quando è messo in atto da persone conosciute dal minore
(vicini di casa, conoscenti ecc…). Anche questa forma di abuso interessa
indifferentemente maschi e femmine e riconosce spesso una condizione
di trascuratezza intrafamiliare che porta il bambino ad aderire alle
attenzioni affettive che trova al di fuori della famiglia;
▪ Istituzionale quando gli autori sono maestri, bidelli, educatori, assistenti
di comunità, allenatori, medici, infermieri, religiosi, ecc; cioè tutti coloro
ai quali i minori vengono affidati per ragioni di cura, custodia,
educazione, gestione del tempo libero, all’interno delle diverse istituzioni
e organizzazioni;
▪ Di strada quando è perpetrato da parte di persone sconosciute al
bambino;
▪ Sfruttamento a fini di lucro quando avviene ad opera di singoli o di gruppi
criminali organizzati (quali le organizzazioni per la produzione di
materiale pornografico, per lo sfruttamento della prostituzione, agenzie
per il turismo sessuale);
▪ Abuso da parte di gruppi organizzati quando a metterlo in atto sono sette
religiose, gruppi di pedofili, ecc…
18
.
Nell’ambiente intrafamiliare l’abuso sessuale può presentarsi in forme meno
manifeste, mediante la messa in atto di pratiche igieniche incongrue o di forme
di abuso assistito. In entrambi i casi si parla di abuso sessuale “mascherato”
19
.
Nelle pratiche genitali incongrue rientrano tutti quelli atteggiamenti di forte
intrusività sessuale che danneggiano gravemente la coscienza corporea del
bambino (lavaggi eccessivi, ispezioni vaginali ed anali ripetute, l’ applicazione
continua di creme, ecc). Mascherate da cure igieniche, queste manipolazioni
provocano nell’abusante una sorta di eccitazione
20
.
Siamo in presenza di un abuso assistito quando i bambini vengono fatti
assistere all’attività sessuale dei genitori non come fatto occasionale, ma in
18
Cfr. . Petrone L., Troiano M., E se l’orco fosse lei? Strumenti per l’analisi, la valutazione e la prevenzione
dell’abuso al femminile, op. cit.
19
Cfr. Montecchi F., Dal bambino minaccioso al bambino minacciato. Gli abusi sui bambini e la violenza in
famiglia: prevenzione, rilevamento e trattamento, op. cit.
20
Ibidem
9
seguito ad una precisa richiesta da parte di questi ultimi. In altre situazioni più
complesse e perverse, il bambino viene fatto assistere all’abuso sessuale che
un genitore agisce su di un fratello o una sorella. Questa forma di abuso
sessuale non viene riconosciuta dal punto di vista legale come abuso sessuale,
ma eventualmente come “corruzione di minori”, mentre altri la considerano un
abuso psicologico. Il clima perverso in cui questi soggetti sono immersi altera
comunque la loro visione della sessualità; benché essi non subiscano
direttamente un abuso sessuale, vivono infatti in una condizione così
perversamente sessualizzata da configurarsi come un vero e proprio abuso
sessuale, sia pure privo di un’esperienza fisica diretta
21
.
Frequenti nei casi di separazioni coniugali sono infine gli abusi inventati da uno
dei figli della coppia nei confronti di un genitore o da un coniuge nei confronti
dell’altro. Pur essendo espressioni di situazioni conflittuali e malessere da parte
del minore, queste dichiarazioni non veritiere vengono definite pseudo-abusi.
La violenza è intrinseca agli atti di abuso sessuale, e consiste nell’impatto
traumatico che la sessualità adulta (anche quando è mascherata dall’approccio
“gentile”) ha sul minore, e nella sua natura di per sé coercitiva di tali atti
sessuali.
Bambini e bambine, a causa dell’immaturità psichica ed emotiva e dello
svantaggio di strumenti, potere ed autorità rispetto all’adulto, sono sempre
impossibilitati di dare un consenso libero ed informato.
L’abuso sessuale viene sempre attuato, anche quando non c’è apparente uso
di forza, sfruttando questa disparità di potere e la dipendenza materiale ed
affettiva del minore nei confronti dell’adulto, ed è mantenuto utilizzando lo stato
di confusione, disperazione, paura, vergogna e impropria sessualizzazione
causati dalla violenza
22
.
Qualsiasi tipo di abuso lede profondamente i diritti fondamentali della persona: il
diritto di essere considerato un uomo degno di rispetto, il diritto di essere
tutelato per la sua integrità fisica, il diritto ad essere titolare dei propri
sentimenti, emozioni, bisogni.
21
Ibidem
22
Cfr. Luberti R., Abuso sessuale intrafamiliare su minori, in Bianchi D., Luberti R. (a cura di), “…e poi disse che
avevo sognato”. Violenza sessuale intrafamiliare su minori: caratteristiche del fenomeno e modalità di intervento,
Edizioni Cultura della Pace, Firenze, 1997.
10
2. LA PEDOFILIA
2.1. DEFINIZIONE
“Pedofilia è una di quelle parole che suscitano infinite diatribe nei media e
scatenano violente emozioni, incredulità, raccapriccio,
curiosità, supponenza, negazione.
Una parola che mette le persone “contro”,
perché tocca le corde più profonde del nostro essere.
Ma, soprattutto, pedofilia è una realtà sulla quale non si può chiudere gli occhi”
23
.
La parola “Pedofilo” deriva dal greco paidóphilos, parola composta da paidós
(fanciullo) e phílos (amico, amante).
Il DSM IV classifica la pedofilia entro il gruppo delle parafilie, insieme
all’esibizionismo, al feticismo, al frotteurismo, al sadismo, al masochismo, al
voyeurismo ed al feticismo di travestimento.
Le caratteristiche essenziali di una parafilia sono fantasie, impulsi sessuali o
comportamenti ricorrenti ed intensamente eccitanti sessualmente, che in
genere riguardano oggetti inanimati, la sofferenza o l’umiliazione di se stessi o
del partner e bambini o altre persone non consenzienti
24
. Per alcuni soggetti,
fantasie o stimoli parafilici sono indispensabili per l’eccitazione sessuale e sono
sempre inclusi nell’attività sessuale. In altri casi, le preferenze parafiliche si
manifestano solo episodicamente (per esempio, durante periodi di stress)
mentre altre volte il soggetto riesce a funzionare sessualmente senza fantasie o
stimoli parafilici
25
. Perché possa essere effettuata una diagnosi di Pedofilia
secondo i criteri proposti dal DSM IV occorre che:
▪ per un periodo di almeno sei mesi la persona abbia fantasie, impulsi
sessuali o comportamenti ricorrenti ed intensamente eccitanti
sessualmente, che comportino attività sessuale con uno o più bambini
prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli);
23
Parsi M.R., Più furbi di Cappuccetto Rosso: suggerimenti a bambini, genitori, educatori su come affrontare la
pedofilia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2000, p. 67.
24
Cfr American Psychiatric Association, DSM-IV, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson,
Milano, 1996.
25
Ibidem
11
▪ che la persona abbia agito sulla base di questi impulsi sessuali o gli
impulsi o le fantasie abbiano causato considerevole disagio o difficoltà
interpersonali;
▪ che il soggetto abbia 16 anni o più e sia di almeno cinque anni maggiore
del bambino e dei bambini che abusa
26
.
2.2. TIPOLOGIE DI PEDOFILO
“Chi è il pedofilo? Non è una creatura notturna che attende
nel buio le proprie vittime, pronto ad assalirle magari a pugni e calci.
Non è tradito da balenii di pugnali o coltelli che brillano alla luna.
Non ha le sembianze del lupo cattivo o dell’orco delle fiabe.
È distinto, elegante, sa farsi amare e sa amare.
Non vive in un mondo del male
nettamente separato dal mondo del bene
in cui vogliamo tenere i nostri figli”
27
.
Dallo studio dei casi riportati in letteratura, emerge che la personalità dei
pedofili è polimorfa, tanto che alcuni psichiatri sostengono che “la tendenza ad
avere un contatto sessuale con i bambini può essere considerata un continuum
che va dall’individuo per il quale il bambino rappresenta l’oggetto sessuale
scelto (la pedofilia) a quello (l’altro estremo) per il quale la scelta dell’oggetto
sessuale immaturo è essenzialmente una questione di opportunità o
coincidenza”
28
. Gli approcci e i comportamenti possono essere molto diversi tra
loro, cosicché è difficile tracciare il profilo psicologico del pedofilo-tipo. Molti
sono solleciti, amano i bambini, pensano di proteggerli e di aiutarli e non hanno
intenzione di far loro del male. Altri, invece, li considerano semplicemente dei
corpi, delle prede tenere ed ingenue e possono quindi essere più o meno
aggressivi a seconda dei casi, delle circostanze, delle reazioni delle vittime
29
.
Possiamo individuare differenti tipologie di persone affette da pedofilia in base
alle caratteristiche di personalità ed alla frequenza del loro comportamento:
26
Ibidem
27
Piazza V., Caro papà, chi sono gli orchi? Come insegnare ai bambini a difendersi dai pedofili, Mursia, Milano,
2001, p. 4.
28
Oliverio Ferraris A., Graziosi B., Il volto e la maschera: il fenomeno della pedofilia e l'intervento educativo,
Valore Scuola, Roma, 1999, p. 48.
29
Cfr. Oliverio Ferraris A., Graziosi B., Il volto e la maschera: il fenomeno della pedofilia e l'intervento educativo,
op. cit.
12
▪ Il pedofilo latente. E’ colui che, pur manifestando una morbosa
attenzione nei confronti dei bambini, accompagnata da fantasie erotiche,
non giunge mai a manifestazioni aperte, comprendendo l’inaccettabilità
sociale delle proprie pulsioni e seguendo sempre rigide norme morali
30
;
▪ Il pedofilo occasionale. È colui che non manifesta gravi distorsioni
psicologiche, ma che si abbandona ad esperienze sessuali con minori in
particolari occasioni, approfittando di vacanze in paesi che offrono una
grossa offerta di turismo sessuale (Thailandia, Sri Lanka, Medio Oriente).
L’atmosfera esotica, il clima di rilassatezza ed i prezzi modici favoriscono
la trasgressione di quelle norme morali che vengono scrupolosamente
osservate nel paese origine
31
.Il turista del sesso cerca nel rapporto
sessuale con il minore una dimensione di docilità e sottomissione che,
nella società odierna, raramente trova nella partner femminile.
L’esperienza sessuale gli serve momentaneamente per rivivere la
propria mascolinità perduta, per affermarsi, rassicurarsi, rivitalizzarsi
32
.
Alla base della sua patologia c’è un bisogno di sperimentazione che
guarda al rapporto con il bambino solo come ad una esperienza nuova e
sconosciuta
33
.
▪ Il pedofilo della personalità immatura. È colui che non è riuscito a
sviluppare un rapporto interpersonale adeguato con gli adulti; di
conseguenza si sente a suo agio solo in compagnia di persone più
giovani, che non lo minacciano e non possono competere con lui. Manca
di un sufficiente sviluppo nella sfera affettiva ed emotiva e dunque rivolge
le sue attenzioni al bambino per sentirsi padrone della situazione
34
. Non
ha o non può avere rapporti sessuali con coetanei. Il fatto che riesca ad
30
Cfr Giommi R., Perrotta M. (a cura di), Pedofilia. Gli abusi, gli abusati, gli abusanti, Edizioni Del Cerro, Pisa,
1998.
31
Cfr. Persico G., Segati D., Il giardino segreto della sessualità infantile: una guida per aiutare genitori, insegnanti
ed educatori a comprendere e accompagnare la crescita affettiva e sessuale del bambino, Newton & Compton,
Roma, 2000.
32
Cfr. Petrone L., Rialti S., Chi ha paura del lupo cattivo? Manuale di prevenzione degli abusi sessuali per genitori,
insegnanti, operatori, Franco Angeli, Milano, 2000.
33
Cfr. Maggi M., Picozzi M., Pedofilia: inquadramento clinico e analisi del fenomeno in Italia, in Maggi M., Picozzi
M., (a cura di), Pedofilia: non chiamatelo amore, Edizioni Guerini e Associati, Milano, 2003.
34
Cfr. Petrone L., Rialti S., Chi ha paura del lupo cattivo? Manuale di prevenzione degli abusi sessuali per genitori,
insegnanti, operatori, op. cit.
13
eccitarsi soltanto con un partner bambino è indicativo di una forma di
immaturità, del bisogno di sottomettere, cosa che diventa più difficile in
un rapporto alla pari, con una persona adulta
35
. Si definisce un “amante
dei bambini” ed idealizza le sue relazioni fino a sostenere che sono
l’espressione di un amore genuino. Usa un approccio seduttivo e precise
tattiche di conquista. Quando l’oggetto d’amore perde le caratteristiche
infantili, è condizionato a dover cambiare amante, mostrando una
personalità vulnerabile e volubile
36
.
▪ Il pedofilo regressivo. E’ colui che, nonostante sia riuscito a stabilire, con
grosse difficoltà, sani legami affettivi con persone adulte a un certo punto
inizia ad avvertire un senso di inadeguatezza e difficoltà a convivere con
gli stress quotidiani. A causa della propria inefficacia a controllare gli
stimoli stressogeni, inizia a rivolgere il proprio interesse sessuale verso i
bambini. Tale interesse diviene un atto impulsivo, improvviso ed
irrefrenabile, rivolto soprattutto a soggetti sconosciuti
37
.
▪ Il pedofilo aggressivo. E’ colui che manifesta spesso un comportamento
antisociale e misogino, trae piacere nell’assalire la sua vittima e farle
male, fino a procurarne la morte
38
. Alla base della propria violenza c’è
sempre un background di frustrazione e impotenza, un sentimento di
svalutazione di sé e degli altri. Violando un bambino, non fa altro che
aggredire la parte vulnerabile di se stesso, sperando di esorcizzare il
fantasma delle sue debolezze e soggezioni interiori.
▪ Il pedofilo omosex. E’ colui che vede nel bambino se stesso da piccolo.
Lo ama così come avrebbe voluto essere amato dalla propria madre
39
.
Mediante l’abuso sopperisce le carenze affettive subite È spinto ad agire
35
Cfr. Oliverio Ferraris A., Graziosi B., Il volto e la maschera: il fenomeno della pedofilia e l'intervento educativo,
op. cit.
36
Cfr. Persico G., Segati D., Il giardino segreto della sessualità infantile: una guida per aiutare genitori, insegnanti
ed educatori a comprendere e accompagnare la crescita affettiva e sessuale del bambino, op. cit.
37
Cfr. Petrone L., Rialti S., Chi ha paura del lupo cattivo? Manuale di prevenzione degli abusi sessuali per genitori,
insegnanti, operatori, op. cit.
38
Ibidem
39
Cfr. Persico G., Segati D., Il giardino segreto della sessualità infantile: una guida per aiutare genitori, insegnanti
ed educatori a comprendere e accompagnare la crescita affettiva e sessuale del bambino, op. cit.
14
più per interesse personale che per un’autentica attenzione per il
minore
40
.
Il DSM IV definisce i soggetti affetti da pedofilia attratti sessualmente solo da
bambini “Pedofili Esclusivi”; mentre quelli attratti anche da adulti “Pedofili non
esclusivi”
41
. Nel secondo caso, si tratterebbe di soggetti adattabili, che non si
pongono molti problemi e prendono ciò che capita o che viene loro offerto,
seguendo l’occasionalità delle situazioni.
2.3. L’AZIONE DEL PEDOFILO
Decalogo del perfetto pedofilo
Trascorrere più tempo possibile con il bambino. Insinuarsi in casa o portarlo in un
luogo sicuro. Fargli trovare, casualmente, del materiale pornografico. Parlargli di
sesso. Osservare le sue reazioni.
Fare capolino dalla porta quando si sveste. Essere gentile e simpatico. Fargli
complimenti. Toccarlo accidentalmente. Trovare una scusa per toccarlo. Procedere per
gradi.
Essere simpatico, aperto. Prendere di mira quelli poco seguiti dai genitori, con
problemi in famiglia o già abusati. Individuare i loro punti deboli.
L’ideale è un bambino proveniente da una famiglia disgregata perché è alla ricerca
disperata di appoggio: anche i bambini taciturni e isolati sono alla ricerca di qualcuno
che si accorga di loro.
Meglio un bambino senza amici. Digli che vuoi diventare suo amico. Comportarsi in
modo che possa fidarsi completamente.
Cercare di diventare amico di un uomo dedito all’alcool e alla droga, che considera i
figli un peso e li maltratta. Questi bambini soffrono, se gli si dà un po’ di attenzione
sarà facile raggirarli. Quando un genitore ha fiducia in te offriti come babysitter. A
questo punto sei solo con lui: il piccolo che teme i genitori è contento di stare con te.
Usare l’amore come esca. Evitare le minacce finché è possibile. Dagli l’impressione di
essere libera di scegliere, di fare o non fare. Digli che per te lei è speciale. Meglio le
bambine che hanno già subito abusi e che sono abituate a certe cose.
Mostrarsi interessati al suo benessere. Se non ha un amichetto, chiedere il motivo.
Precedere lentamente e per non destare sospetti.
Quando si fida completamente incominciare a toccarla. Osservare le sue reazioni.
Assicurarsi che non ci sia nessuno intorno. Accarezzarla pesantemente. Il passo
successivo consiste nel convincerla che tutto va bene e che non c’è nulla da temere, che
non è il caso di scappare.
Dire che quello che state facendo è lecito. Se non si riesce a convincere usare le
minacce e se necessario la coercizione
42
.
40
Cfr. Petrone L., Rialti S., Chi ha paura del lupo cattivo? Manuale di prevenzione degli abusi sessuali per genitori,
insegnanti, operatori, op. cit.
41
Cfr. American Psychiatric Association, DSM-IV, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, op. cit.
42
Oliverio Ferraris A., Graziosi B., Il volto e la maschera: il fenomeno della pedofilia e l'intervento educativo, op.
cit., pp. 51-52.
15
Le modalità di approccio messe in atto per avvicinare le vittime variano a
seconda della tipologia di pedofilo. Alcuni rivolgono la loro attenzione verso i
bambini sconosciuti, con cui il rischio di una scoperta (e quindi di una possibile
denuncia) è più basso. Preferiscono coloro che sono scappati di casa o che non
sono del luogo, stabiliscono relazioni fugaci
43
. Frequentano quei luoghi che
offrono maggiori opportunità di incontro con i minori: parchi, aree attrezzate,
campi sportivi, campeggi, spiagge e tutte quelle manifestazioni che, per diversi
motivi, attirano un gran numero di potenziali vittime (eventi sportivi, religiosi,
musicali); ovunque insomma ci siano bambini che, in un contesto pubblico,
possano essere avvicinati senza che questo desti sospetti in chi ne ha cura
44
.
Ingannano i soggetti che adescano facendogli credere di trovarsi là per caso,
benché tutto sia assolutamente intenzionale.
Tale tipo di pedofilo è il signore con la bella automobile, lo sfaccendato nel
parco, la persona che non riesce a trovare la strada, l’anziano che ha perso il
suo gatto, la persona in difficoltà che chiede aiuto, il ragazzo tranquillo che ha
bellissimi giochi elettronici o una gatta che ha appena avuto dei piccoli.
È il più pericoloso di tutti gli aggressori: bracca i bambini come il gatto sadico dà
la caccia al topo e può commettere gesti estremi, irreparabili, quando si sente
minacciato
45
. Agisce in modo molto istintuale, lasciandosi condurre dagli eventi
e sfruttando le occasioni che si presentano
46
.
Altri pedofili, al contrario, pianificano nel dettaglio le proprie azioni, mettendo in
atto un lungo corteggiamento allo scopo di conquistarsi la fiducia della vittima e
della sua famiglia. C’è chi corteggia o sposa una mamma separata, divorziata
o vedova per arrivare ai figli, chi diventa amico dei genitori o si avvale della
parentela per esercitare il suo dominio, chi scambia i propri figli con altri pedofili
e, in qualche raro caso, chi adotta minori di paesi sottosviluppati per poterne
abusare
47
. In tutti questi casi, il rapporto sessuale non è dettato da un impulso
incontrollabile: il bambino viene al contrario conquistato con storie, giochi,
43
Cfr. De Virgiliis G., Merlini L., L’abuso sessuale sulle bambine, Franco Angeli, Milano, 2002.
44
Cfr. Maggi M., Picozzi M., Pedofilia: inquadramento clinico e analisi del fenomeno in Italia, in Maggi M., Picozzi
M., Pedofilia: non chiamatelo amore, op. cit.
45
Cfr. Robert J., Non fatemi del male: gli abusi sessuali spiegati ai bambini, Elle Di Ci Leumann, Torino, 2001.
46
Cfr. Oliverio Ferraris A., Graziosi B., Il volto e la maschera: il fenomeno della pedofilia e l'intervento educativo,
op. cit.
47
Cfr. American Psychiatric Association, DSM-IV, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, op. cit.