2
un aumento della variabilità genetica in risposta alle variazioni ambientali esterne)
ed infine la produzione di enzimi idrolitici e di antibiotici. Si ritiene che in natura
B. subtilis sia soprattutto presente sotto forma di spora o come cellula in fase
stazionaria quiescente ed a bassa attività metabolica.
E’ possibile analizzare tutte queste caratteristiche alla fine della crescita
esponenziale e durante la fase stazionaria della vita del batterio (Dubnau, 1993).
Il B. subtilis è utilizzato come modello per lo studio sia dal punto di vista
genetico che biochimico dei batteri Gram
+
ed è il batterio meglio caratterizzato
dopo E. coli.
3
1.2 Competenza naturale e trasformazione
La competenza è uno stato fisiologico che conferisce alle cellule batteriche
la capacità di importare attivamente DNA esogeno e quindi di aumentare la
propria variabilità attraverso processi di ricombinazione.
In B. subtilis tale processo si sviluppa tardivamente nella fase di crescita
esponenziale all’inizio della fase stazionaria ed interessa una sottopopolazione di
cellule (1-10%).
Sono stati individuati 40 geni coinvolti nelle fasi iniziali della competenza
e alcuni di essi giocano un ruolo importante anche nelle fasi iniziali del processo
di sporificazione (geni spo0). Diverse funzioni e strategie regolative che sono
richieste per il processo di sporificazione sono anche richieste per lo sviluppo
della competenza (Spo0A, Spo0B, Spo0F, Spo0H, Spo0K), ma sembra che i due
processi si escludano vicendevolmente, in quanto l’instaurarsi dell’uno inibisce il
progredire dell’altro (i geni sinI e abrB inibiscono la competenza e sono regolati
dalla sporificazione, rapA blocca la sporificazione ed è importante per la
competenza) (Grossman, 1995).
L’instaurarsi della competenza avviene grazie all’integrazione di alcuni
segnali fisiologici captati da un sistema a due componenti ComP/ComA,
composto da una cinasi (ComP) in grado, in seguito ad interazione con un segnale
esterno, di autofosforilare un residuo aminoacidico istidina (altamente conservato,
tra le proteine appartenenti a questa famiglia) mediante ATP (figura 1). L’altro
elemento (ComA) è spesso rappresentato da un fattore di trascrizione, che agisce
da effettore, cui la cinasi trasferisce il gruppo fosforico ad un residuo di aspartato.
ComA agisce attivando il gene comS (situato all’interno dell’operone srfA) che
codifica per una proteina (ComS) che porta all’attivazione di ComK, fattore di
4
trascrizione che promuove la sua stessa espressione e quella dei geni tardivi com
(presenti in elevata concentrazione solo nella cellula in fase di competenza)
(Grossman, 1995).
Per il differenziamento dello stato di competenza sono importanti due
fattori extracellulari: ComX (un ferormone) e CSF (Competence Stimulating
Factor). L’interazione fra questi due fattori ed il sistema a due componenti
precedentemente illustrato determina l’insorgere di una serie di eventi a cascata
che portano all’attivazione di ComK. Quest’ultimo fattore di trascrizione sembra
subire una regolazione negativa operata dai prodotti dei geni mecA e mecB in
quanto mutazioni a carico di questi due geni portano ad un incremento
dell’espressione di ComK e dei geni tardivi com. MecA, inseguito all’interazione
con MecB, agisce bloccando ComK mentre ComS attiva ComK interagendo con
le proteine Mec. ComK si trova anche sotto il controllo dei prodotti di altri geni
quali abrB, sinR, degU, poiché mutazioni a carico di questi geni comportano
difetti nello sviluppo della competenza, difetti che sono eliminati da mutazioni a
carico dei geni mec. Non è ancora chiaro con quale meccanismo essi agiscano
(Grossman, 1995).
ComX (prodotto come precursore successivamente processato da ComQ e
poi esportato) interagisce con il complesso ComP/ComA, CSF viene portato
all’interno della cellula ad opera di una permeasi ATP dipendente (SpoOK) dove
determina un accumulo di ComA fosforilata. Di CSF non si conosce con esattezza
l’origine, ma si è osservato che in mutanti spo0A
-
, spo0B
-
, spo0F
-
, spo0H
-
si ha
una produzione ridotta di CSF e che è sotto controllo negativo da parte di AbrB.
5
Durante il processo di trasformazione il DNA esogeno, a doppio filamento,
viene portato attivamente all’interno della cellula e trasformato in DNA a singolo
filamento a seguito di un taglio operato da una endonuclesi specifica cui segue
una degradazione esonucleolitica. La maggior parte dei tratti a singolo filamento
si integrano sul cromosoma batterico sostituendosi cosi’ ai frammenti di DNA
omologhi della cellula ricevente mediante processi di ricombinazione RecA
dipendenti (Claverys, Lacks, 1986).
Il sistema di trasformazione naturale permette di effettuare sia l’analisi
genetica fine di una regione cromosomica, sia la manipolazione genica
(introduzione di geni di interesse in punti specifici del cromosoma). Per analogia
con quanto osservato in Streptococcus pneumoniae si ritiene che al processo di
trasformazione possano partecipare anche i geni coinvolti nel mismatch repair
(MMR) contrastando la ricombinazione e quindi la possibilità di integrazione nel
genoma ricevente di sequenze non omologhe, costituendo uno degli elementi della
barriera interspecifica.
6
1.3 Sporificazione
Le spore batteriche sono strutture cellulari specializzate per la
sopravvivenza anche in condizioni ambientali sfavorevoli. Tali strutture sono
prodotte attivamente all’interno della cellula vegetativa e vengono denominate
endospore.
Il B. subtilis è caratterizzato dalla formazione di spore ovoidali. In una
coltura di laboratorio è possibile osservare la comparsa di spore alcune ore dopo la
fine della fase di crescita logaritmica, stadio caratterizzato dall’esaurimento della
maggior parte delle sostanze nutritive.
Le spore sono cellule metabolicamente inattive e si trovano in uno stadio
di vita latente detto criptobiosi. La spora è in grado di resistere all’attacco di molti
fattori esterni quali temperatura, agenti chimici, antibiotici, radiazioni ionizzanti e
ultraviolette e possono sopravvivere per un lungo periodo di tempo.
Le caratteristiche della spora possono essere analizzate sia attraverso
l’utilizzo del microscopio elettronico sia attraverso l’analisi chimica dei vari
componenti. Tali studi hanno permesso di ricavare il seguente quadro:
ξ al centro si trova il citoplasma in quantità ridotta , in cui si riscontra la
presenza di ribosomi, DNA e acido fosfoglicerico usato come riserva energetica
ξ tale citoplasma è a sua volta delimitato da una membrana derivante dalla
membrana endoplasmatica della cellula madre
ξ la membrana è poi circondata dalla corteccia, uno spesso strato costituito da
un peptidoglicano modificato (che conferisce alla spora resistenza al lisozima ed
elasticità)
ξ all’esterno della corteccia si trova una membrana con polarità opposta rispetto
alla membrana citoplasmatica
7
ξ esternamente si ha la tunica, un rivestimento proteico costituito da diversi
strati di catene polipeptidiche simili alla cheratina che conferisce resistenza agli
agenti chimici.
La resistenza della spora è quindi determinata da tutti questi componenti.
Ad esempio l’acido dipicolinico contenuto all’interno del citoplasma contribuisce
alla resistenza al calore riducendo il contenuto d’acqua. La tunica e la corteccia
fungono da barriera all’ingresso di sostanze esterne. L’endospora è caratterizzata
da un efficace meccanismo di riparazione dei danni provocati al DNA, in seguito
ad esposizione a radiazioni ultraviolette, che entra in funzione nella primissima
fase della germinazione costituito da una fotoliasi specifica per il particolare
fotoprodotto SP (timidinil timidina) della spora. Infine la presenza di proteine a
basso peso molecolare, denominate SASP (Small Acid Soluble Proteins) fornisce
un’ulteriore protezione del DNA ed un’ulteriore riserva di aminoacidi e energia
per la germinazione.
1.3.1 Il processo di sporificazione
Il processo che porta alla formazione delle spore può essere diviso dal
punto di vista morfologico in sette stadi alcuni dei quali funzionalmente definiti
dall’esistenza di specifici mutanti (figura 2)
(Errington, 1993).
ξ stadio 0 è uno stadio preparatorio. La cellula si trova nello stadio
vegetativo alla fine della fase di crescita esponenziale
ξ stadio I si ha la condensazione del cromosoma con la formazione di un
filamento assiale
ξ stadio II si ha la formazione di un setto derivante dalla invaginazione della
membrana citoplasmatica che genera due compartimenti all’interno della cellula
in cui quello di dimensioni minori, detto prespora, è destinato a diventare la spora,
8
mentre quello di dimensioni maggiori è la cellula madre. Insieme formano lo
sporangio
ξ stadio III la membrana citoplasmatica del compartimento maggiore si
estende ed avvolge la prespora che sarà così avvolta da due membrane una interna
e l’altra esterna, con polarità inverse
ξ stadio IV si forma la corteccia
ξ stadio V contemporaneamente alla formazione della corteccia inizia la
formazione della tunica esternamente alla seconda membrana
ξ stadio VI la spora raggiunge la completa maturazione
ξ stadio VII la spora viene liberata dalla cellula madre che si disgrega per
azione di enzimi litici
Lavorando in condizioni sperimentali controllate B. subtilis completa il
processo in circa 6/8 ore (Doi, 1989).
Durante questo processo si osserva un’elevata attività biosintetica con
comparsa di nuove attività enzimatiche coinvolte nella sintesi delle strutture della
spora.
La sintesi del DNA cessa precocemente, all’incirca durante lo stadio 0, con
il completamento della replicazione dei cromosomi. Durante la sporificazione
vengono sintetizzati nuovi mRNA e si osserva la secrezione da parte delle cellule
di numerosi enzimi (quali proteasi, nucleasi e amilasi) e di sostanze dotate di
attività antibiotica. Nel caso del B. subtilis si producono micobacillina, subtilina e
surfattina.
Gli esoenzimi prodotti contemporaneamente alle fasi iniziali del processo
di sporificazione, sono enzimi idrolitici la cui funzione potrebbe essere quella di
degradare le macromolecole, consentendo di riutilizzare i monomeri quali
amminoacidi, basi e zuccheri per la sintesi di macromolecole specifiche della
9
spora. Tuttavia queste funzioni probabilmente non sono essenziali per il processo
di sporificazione in quanto sono stati trovati mutanti incapaci di produrre un
enzima attivo e ancora capace di sporificare.
Allo stesso modo durante gli altri stadi si possono osservare attività
enzimatiche specifiche o comunque difficilmente osservabili durante la crescita
vegetativa che si susseguono in una determinata sequenza. Un evento morfo-
funzionale che si realizza tardivamente durante la sporificazione non può avvenire
se prima non hanno avuto luogo tutti gli altri eventi che lo precedono in tale
sequenza. Si è osservato che se nelle prime fasi di tale processo si aggiunge
glucosio, una fonte ricca di carbonio, al terreno di coltura si ritarda la
sporificazione. Esiste però un punto di non ritorno, oltrepassato il quale il
fenomeno non è più reversibile e quindi anche dopo l’aggiunta di un inibitore
della sporificazione quale il glucosio il processo procede.
1.3.2 Meccanismi che regolano la sporificazione.
Sono stati individuati mutanti batterici (soprattutto nel B. subtilis) incapaci
di sporificare detti spo
-
che possono essere bloccati in diversi stadi della
sporificazione (spo0, spoII, etc.). I geni responsabili della sporificazione sono
circa un centinaio distribuiti su tutta la mappa, non raggruppati in clusters: infatti
non esiste una relazione tra la posizione del gene nella spora e lo stadio della
sporificazione da esso controllato. Non si conosce con esattezza il segnale che
induce tale processo, ma esistono delle indicazioni che uno dei segnali chimici è
rappresentato dall’abbassamento della concentrazione intracellulare del GTP (i
dati sono stati ottenuti da studi condotti su mutanti e dal fatto che inibendo la
sintesi di GTP si induce sporificazione).