4
per individuare i fattori che hanno influito sul comportamento dei diversi soggetti
coinvolti e da cui è scaturito il ricorso a molteplici linee di fido. La disamina del
passato consente inoltre di interpretare le presenti caratteristiche del rapporto
banca-impresa e le possibili evoluzioni future. Nel secondo capitolo si presenta
l’attività di merchant banking (che rappresenta una novità nel nostro sistema
finanziario) nelle diverse fasi in cui si articola. Nel terzo capitolo si approfondisce
il tema del Lbo che rappresenta una delle modalità in cui può essere realizzata
l’uscita dalla partecipazione al capitale di rischio di un’impresa, con particolare
attenzione alla nuova disciplina introdotta dal d.lgs. 17 gennaio 2003 n.6 con cui il
legislatore ha voluto stabilire la liceità di tale operazione. Nel quarto capitolo si
analizza il mercato del merchant banking in Italia con particolare riferimento alle
perplessità degli imprenditori italiani circa al ricorso a tali tipi di operazioni di
finanziamento.
5
Capitolo 1: Evoluzione in Italia del
rapporto banca-impresa.
1.1 L’assetto del sistema finanziario italiano per le
pmi: le caratteristiche degli operatori.
L’analisi del sistema finanziario per le pmi, con riferimento al contesto
economico italiano, deve basarsi su una attenta valutazione del percorso evolutivo
che ha interessato il sistema finanziario nel suo complesso, e gli ambiti di
specializzazione relativi alle aziende di minori dimensioni. Questo consente di
valutare l’effettivo grado di differenziazione del sistema nel suo complesso, con
riferimento ai fabbisogni particolari delle pmi, sotto il profilo delle strategie di
intervento dei policy maker, e di rappresentare l’assetto del sistema in termini di
relazioni fra operatori del sistema finanziario. Successivamente si può procedere
all’analisi delle strategie di offerta che gli operatori del sistema possono mettere in
atto per soddisfare la struttura dei bisogni segnalati dalle pmi.
L’analisi dell’evoluzione storica del rapporto fra il sistema finanziario e
quello imprenditoriale è indispensabile per comprendere le dinamiche attuali e le
prospettive future del rapporto nonché le scelte strategiche compiute dagli
operatori del sistema.
Il comparto industriale italiano ha subito, dal dopoguerra ad oggi, diverse
fasi di sviluppo caratterizzate da diverse scelte di gestione del management
aziendale, da diversi riflessi sull’economia nel suo complesso e da mirate
politiche intraprese dai policy maker. Questo percorso evolutivo ha modificato
oltre che l’industria italiana anche la natura e le modalità di scambio fra
intermediari finanziari e imprese, da semplici rapporti creditizi a forme di scambio
più complesse e interagenti con i circuiti di mercato.
6
Nel corso degli anni ’60 le imprese italiane erano protagoniste di un
processo di crescita dimensionale finanziato prevalentemente attraverso il credito
bancario data la scarsa propensione all’autofinanziamento e lo scarso sviluppo dei
mercati mobiliari. Il bilancio di un’impresa era caratterizzato dalla presenza di
immobilizzazioni nell’attivo e debiti verso la banca nel passivo. Il processo di
crescita è stato incentivato dalle scelte di politica economica del governo italiano
attraverso agevolazioni alle imprese, consistenti in contributi in conto interessi
erogati sotto forma di finanziamenti a tasso agevolato da istituti di credito
speciale, e una sostanziale neutralità dei criteri di destinazione dei fondi rispetto a
qualsiasi parametro di efficienza e di performance dell’impresa richiedente.
Questo modello di sviluppo scelto dallo Stato, fondato sui finanziamenti
agevolati, trova giustificazione anche nel quadro normativo tracciato dalla legge
Bancaria del 1936-38 che ha introdotto un vincolo di specializzazione funzionale
alle aziende di credito attraverso gli istituti di credito speciale (Ics) e di
specializzazione settoriale e territoriale. Ciò con la creazione di sezioni degli Ics
destinate al finanziamento di diversi comparti economici e con l’istituzione dei
Mediocrediti regionali destinati al sostegno finanziario delle imprese della regione
di appartenenza. Attraverso questa politica
1
denominata “via finanziaria allo
sviluppo”, il credito a medio lungo termine agevolato è diventato il surrogato dei
mezzi propri per le imprese, consentendo al sistema produttivo italiano di
innescare un processo di crescita dimensionale, di penetrazione in nuovi mercati
e di acquisizione di nuove tecnologie riducendo in modo significativo il peso degli
oneri finanziari per le imprese.
All’inizio degli anni ’70 questo modello di sviluppo, basato sulla
concessione di credito bancario a basso costo, entra in crisi a seguito dello shock
petrolifero e della conseguente contrazione della domanda. L’aumento dei costi di
produzione influenza la capacità delle imprese di generare margini di reddito
sufficienti a sostenere il carico di interessi passivi dei debiti contratti con le
banche. Molte imprese entrano in crisi danneggiando conseguentemente le
1
Gli strumenti adottati dalle autorità governative per intervenire a sostegno delle imprese nel
periodo considerato fra il secondo dopoguerra e gli anni Ottanta possono essere essenzialmente
riferiti alla legge n.949 del 1952, alla legge n.1329 del 1965 ( nota come legge Sabatini), al dpr.
n.902 del 1976 e alla legge n.227 del 1977.
7
banche finanziatrici. Le uniche imprese che hanno saputo affrontare la crisi
controllando i costi sono quelle medio-piccole, più flessibili rispetto a quelle di
grandi dimensioni.
La crisi degli anni ’70 si manifesta prevalentemente con squilibri di ordine
finanziario ma è strettamente legata all’evoluzione dell’economia reale perché è
determinata dall’aumento dei costi degli input produttivi dovuto al fenomeno
inflattivo. Per uscire dalla crisi si rendeva quindi necessario una ristrutturazione
produttiva che riducesse la funzione di costo, e una ristrutturazione finanziaria che
svincolasse il sistema produttivo italiano dall’unico canale di raccolta di risorse
finanziarie rappresentato dalla banca.
Negli anni successivi alla crisi infatti l’attività delle imprese è stata rivolta
a riorganizzare i processi produttivi sostituendo le immobilizzazioni tecniche e
introducendo la tecnologia per ridurre l’onere dei fattori produttivi e rendersi più
competitive sul mercato internazionale cercando anche di aumentare i margini di
autofinanziamento. Nel sistema produttivo si applica la politica della qualità e di
controllo dei costi e attraverso l’aumento di produttività e il conseguente aumento
dei redditi si sono generate risorse finanziarie destinate all’autofinanziamento. Per
diversificare la raccolta di risorse finanziarie invece si è fatto maggiore ricorso ai
mercati attraverso emissioni azionarie e obbligazionarie
2
e grazie all’aumento
dell’autofinanziamento sono stati pagati parte dei debiti contratti negli anni
precedenti.
A questo processo di ristrutturazione non hanno preso parte le piccole e
medie aziende perché queste hanno trovato difficoltà sia nel reperire capitale
diverso dai debiti, a causa della condizione di debolezza nei confronti dei circuiti
finanziari, sia nella creazione del know how necessario alla gestione della
tecnologia e della qualità.
A sostegno del processo di ristrutturazione è intervenuta anche la politica
economica che ha coordinato l’erogazione delle risorse a condizioni agevolate
nella selezione dell’investimento abbandonando la logica tradizionale del
2
Banca Commerciale Italiana, “ La strategia finanziaria delle imprese industriali negli anni ’80”,
Tendenze reali, n. 28, luglio 1985.
8
finanziamento indifferenziato alle imprese privilegiando criteri di efficienza
allocativa.
3
Alla fine degli anni Ottanta si verifica un’inversione di tendenza dovuta
alla diminuzione dei margini di autofinanziamento che, senza una conseguente
riduzione degli investimenti ha determinato un aumento del fabbisogno
finanziario coperto prevalentemente attraverso il debito bancario.
I primi anni ’90 sono caratterizzati da un’ulteriore fase inflattiva che ha
danneggiato soprattutto le imprese minori che si sono trovate in condizioni
finanziarie più deboli perché dipendenti dal credito bancario, soprattutto a breve
termine, avendo queste, a differenza delle imprese di grandi dimensioni, una
minore diversificazione delle fonti di finanziamento.
Nel biennio 1995-1996 si assiste a una ripresa economica che consente il
superamento del periodo di caduta di inizio decennio, e nel biennio successivo
1997-1998 si ha una successiva fase di rallentamento.
In particolare i tratti comuni dell’ultima parte degli anni Novanta sono
sintetizzabili in questi elementi:
- la riduzione strutturale dei tassi di interesse agevola il ricorso al finanziamento
bancario e stimola lo sviluppo dell’autofinanziamento per effetto della riduzione
del peso degli oneri finanziari;
- la produzione tende a crescere per effetto della svalutazione della lira rispetto
alle altre monete europee avvenuta nel ’92 e per effetto della crescita dei
consumi;
- l’attenzione ai costi di produzione come leva per incrementare l’efficienza
produttiva genera una progressiva perdita di forza lavoro a livello di sistema
industriale complessivo;
4
L’assetto complessivo del sistema italiano sebbene sia contraddistinto da
“basso orientamento al mercato-alto orientamento al debito bancario” potrebbe
3
Sul cambiamento della strategia di intervento nell’ambito della finanza agevolata cfr.S.Caselli ,
‘Le tendenze evolutive della finanza agevolata nell’ambito delle relazioni fra banca e pmi’ , in
Lettera Newfin, n. 2, aprile-giugno 1996.
4
Caselli S., Corporate banking per le piccole e medie imprese, Bancaria Editrice, Roma, 2001.
9
evolvere verso un progressivo riequilibrio fra le alternative “debito-capitale di
rischio e mercato-banche”.
5
Questo processo può essere determinato sia dalle scelte dei policy maker,
ma anche dall’evoluzione del sistema industriale e finanziario.
L’attore pubblico ha abbandonato la logica della finanza agevolata e ha
introdotto l’azione incisiva e continuativa della leva fiscale quale fattore di
stimolo e incentivo alla crescita dei mezzi propri delle imprese e un conseguente
rafforzamento della loro struttura finanziaria.
6
I principali provvedimenti adottati dai policy maker italiani per risolvere il
problema della sottocapitalizzazione delle imprese sono in successione temporale
i seguenti:
- legge n. 466 del 1994 ( legge “Tremonti”) che concede nel periodo 1994-1996
un vantaggio fiscale alle imprese che reinvestono gli utili nell’attività aziendale e
a quelle che si quotano in borsa;
- d.l. n.357 del 20 giugno 1996 (legge “Prodi”) che, ponendo una tassazione
addizionale del 20% sulle attività finanziarie depositate in garanzia presso le
banche, tende a colpire le operazioni “ triangolari” di finanziamento dell’impresa;
- d.l. n.466 del 18 dicembre 1997 che introduce l’Irap( Imposta regionale sulle
attività produttive) e la Dit (Dual Incom Taxation) con l’obiettivo di ridurre il
vantaggio fiscale generato dall’indebitamento, attraverso l’eliminazione dell’Ilor,
e creare gli incentivi per il ricorso al capitale di rischio ;
- decreto legge n. 63 del 23 marzo 1999 ( legge “Visco”) che potenzia nel biennio
1999-2000, l’azione della Dit e che premia la raccolta dei mezzi propri destinata
all’investimento in attività materiali e immateriali.
L’azione dei policy maker è inoltre rivolta allo sviluppo dei circuiti di
mercato attraverso il processo di privatizzazione della Borsa Valori e al
riposizionamento delle strategie di intervento di finanza agevolata. Da una logica
di erogazione indiscriminata di finanziamento alle imprese si passa a una logica di
concessione che tenga conto della qualità del progetto imprenditoriale e del
5
Caselli S.,La domanda di servizi finanziari delle imprese in Italia, in Forestieri G., Corporate &
Investment Banking, Egea, Milano, 2001.
6
Sulla descrizione degli strumenti di finanza agevolata e per una valutazione delle strategie di
intervento dello Stato si vedano le valutazioni di Caselli S., Le tendenze evolutive della finanza
nell’ambito delle relazioni fra banca e pmi, in “Lettera Newfin”, n.2, aprile-giugno, 1996.
10
profilo dei fabbisogni dell’impresa richiedente. Il cambiamento delle strategie di
finanza agevolata è influenzato dalle direttive definite a livello comunitario e
consiste nel privilegiare criteri di efficienza allocativa rispetto alla logica
tradizionale di finanziamento indifferenziato alle imprese.
L’ effetto sul settore industriale sarà fondamentalmente un cambiamento
della struttura finanziaria delle imprese, che diventerà più equilibrata grazie alla
diversificazione delle fonti di finanziamento offerta dallo sviluppo dei circuiti di
mercato svincolandola dal credito bancario. Il processo di capitalizzazione
conferisce, sia alle grandi che alle piccole e medie imprese, maggiore solidità
finanziaria, elemento strategico per la crescita dimensionale e per affrontare
l’internazionalizzazione.
L’evoluzione del sistema finanziario comporta invece la progressiva
caduta di attrattività dell’intermediazione creditizia tradizionale con il
completamento tecnico e legislativo dei circuiti di mercato e l’introduzione di
figure di intermediari finanziari specializzati ( le Sim nel 1991 e le Sgr nel 1997, i
fondi chiusi nel 1994). Le banche devono quindi riorganizzare il proprio modello
competitivo per gestire in maniera più efficiente la componente del rendimento e
del rischio. L’attività di concessione di finanziamento in senso stretto viene
progressivamente sostituita, o comunque affiancata, da un’area di business più
ampia incentrata sul corporate banking che, diversificando l’offerta di servizi
finanziari alle imprese amplia i margini di profitto e consente lo sviluppo di
processi di gestione per il controllo del rischio di credito.
Tuttavia, l’attività creditizia rappresenta tuttora il core business per la
banca ed è destinata a restare tale anche nel prevedibile futuro pur se
necessariamente riveduta ed adeguata alle mutevoli esigenze del mercato.
7
Nella storia recente della nostra realtà bancaria possiamo individuare tre
periodi fondamentali in riferimento alla centralità dell’attività di prestito:
- il primo, parte con la specializzazione funzionale degli intermediari, culmina con
la pratica del multi-affidamento e termina con l’introduzione della nuova legge
bancaria; in questo periodo il rapporto banca-impresa è connotato da sostanziale
7
Corigliano R., La cultura aziendale della banca e l’attività di prestito, in Carretta A., Il governo
del cambiamento culturale in banca, Bancaria Editrice, Roma, 2003.
11
debolezza: al perseguimento della struttura finanziaria ottimale per l’impresa si
frappone l’insufficiente sviluppo della funzione finanziaria e la scarsa trasparenza
delle condizioni sul mercato dei finanziamenti; all’efficienza allocativa della
banca si frappone invece l’incompletezza delle informazioni, le limitate
dimensioni delle banche, la bassa capitalizzazione delle imprese. Da questo
contesto sono derivati comportamenti opportunistici da entrambe le parti e il
perseguimento di una logica assicurativa da parte delle banche tipica del rapporto
transazionale;
- il secondo, prende l’avvio da questa, si caratterizza per la nuova tipologia di
banca(universale), sviluppa il credito di relazione e integra l’attività creditizia con
quella mobiliare della banca arricchendo il pacchetto di servizi destinati alle
imprese;
- il terzo, appena avviato, esalta il peso dei rischi collegati all’attività creditizia e
introduce la necessità di gestione degli stessi con il conseguente sviluppo della
securitization e dei derivati creditizi;
Per il futuro quindi si apre la possibilità per la banca di procedere alla
copertura dei fabbisogni finanziari dell’impresa giudicate meritevoli anche con la
sottoscrizione di capitale di rischio costituendo o rafforzando le unità di merchant
banking. L’evoluzione del mercato rende necessario l’ampliamento del ventaglio
di servizi destinati all’impresa, integrando attività creditizia e quella mobiliare.
8
La banca dovrebbe perciò puntare a instaurare relazioni sempre più durature ed
esclusive cambiando la sua funzione produttiva: da semplice vendita di prodotto a
gestione di processo e cioè ricerca della soluzione dei problemi finanziari di
un’impresa cliente realizzando la cosiddetta concentrazione del rapporto di
clientela
9
( da Transation lending a Relationship lending).
10
Un passo preliminare
8
Forestieri G.(1995),Banche e finanza mobiliare: verso la modernizzazione del sistema
finanziario italiano?, Newfin Università Bocconi, Milano.
9
La concentrazione del rapporto di clientela è un fenomeno già in atto. Facendo riferimento ai
dati della Base informativa pubblica (Bip) della Banca d’Italia riferiti al periodo 31 marzo 1998-31
marzo 2003 risulta che: 1)per le imprese più piccole alla fine del primo trimestre 2003 il numero
medio di banche affidanti è pari a 2,64 (5 anni prima era pari a 3,57) e la quota di fido accordato
dalla banca principale è pari al 64%( 5 anni prima era 57%). 2) per le imprese più grandi, alla
stessa data il numero medio di banche affidanti è pari a 10,47 (5 anni prima era pari a 13,35) e la
quota della banca principale è pari al 47%( 5 anni prima era 35%). In entrambi i casi si osserva un
aumento della quota della prima banca e una riduzione del numero di banche affidanti. Per le
piccole imprese la riduzione del numero medio di banche affidanti può essere interpretata come
12
per affrontare questo cambiamento è la divisionalizzazione della struttura
organizzativa attraverso la costituzione di una rete commerciale e di una funzione
produttiva dedicate e separate rispetto a quelle che operano nel retail/private
banking.
11
Anche le politiche di diversificazione e di segmentazione della
clientela vanno riviste, nonché quelle distributive e di contatto con l’impresa: la
figura del direttore d’agenzia andrebbe sostituita da un addetto specializzato ( key
account) nel ruolo di consulente gestore che sia in grado di interpretare le reali
esigenze dell’impresa e indirizzare l’intervento della banca nei differenti servizi
offerti. Anche l’analisi dell’affidabiltà sta subendo un processo di cambiamento,
dalla logica assicurativa basata sulle garanzie accessorie si da maggior peso alle
analisi di settore e quelle previsionali.
12
effetto di una maggiore consapevolezza dei costi e dei rischi del multiaffidamento. Per le grandi
imprese la percentuale dell’accordato totale riferibile alla prima banca è nettamente aumentata ma
la dipendenza dell’impresa dal credito della prima banca andrebbe più correttamente calcolata
sulla base di dati (non disponibili) sul credito utilizzato. Cesarini F. il rapporto banca impresa tra
relationshiop lending e ricorso al mercato finanziario, Bancaria n.12/2003.
10
Il relationship lending può essere definito come un rapporto molto stretto e di lunga durata tra
banca e impresa caratterizzato da un forte interscambio informativo grazie al quale la banca
dovrebbe essere in grado di conoscere approfonditamente l’impresa, le sue aree di attività e le sue
potenzialità sulla base delle conoscenze e delle informazioni man mano acquisite nelle operazioni
di affidamento e nell’espletamento dei servizi richiesti dall’impresa.
11
Ruozi R.,Zara C., Il rapporto tra banca e pmi: caratteristiche strutturali e tendenze
evolutive.Bancaria n.10/2001.
12
Il peso indicativo dell’importanza dei diversi fattori di decisione sulla affidabilità delle aziende
clienti si può ricavare dalla tabella seguente, che raccoglie i dati (espressi in percentuali) ricavati
da indagini effettuate da De Laurentis in ambito Sda-Bocconi..
Indagine
del 1993
Indagine
del 1996
Indagine
del 2001
Garanzie e patrimonio aziendale 25 24 19
Trend degli indicatori di bilancio degli ultimi anni 23 16 16
Confronto sistematico degli indicatori di bilancio 3 6 8
Conoscenza personale dell’affidato 10 13 10
Informazioni esterne: agenzie specializzate, clienti fornitori,
banche,mercato di borsa
6 6 5
Informazioni qualitative sui programmi di attività dell’azienda 8 7 11
Analisi quantitative e qualitative sulle caratteristiche di struttura
del settore e delle regole del gioco concorrenziale in cui l’azienda
agisce
5 5 9
Dati di andamento del rapporto e di Centrale dei Rischi 18 18 15
Giudizio dei sistemi di valutazione automatica delle aziende (
credit scoring)
2 4 8
Totali 100 100 100