6
“anni di piombo” affinché, come egli stesso ha affermato, “vengano curate le ferite e
riparati i torti del passato”
3
.
Ma è necessario sottolineare che lo sforzo riformatore del Re e della classe dirigente
marocchina è stato intrapreso non solo per garantire un innovativo e soprattutto solido
quadro di riferimento giuridico, amministrativo ed economico ma anche per rendere il
Paese in grado di sostenere un ruolo sempre più importante sullo scenario
internazionale, in generale, ed Euro-Mediterraneo in particolare.
Per quanto concerne la politica estera il Marocco ha, infatti, tradizionalmente svolto un
ruolo di moderatore politico nel Maghreb e in tutto il mondo arabo e, attuando una
politica apertamente filo-occidentale, è sempre riuscito ad affermarsi come uno dei
principali fattori di stabilità nella regione mediterranea.
La sua particolare vicinanza all’Europa, dettata sia dalla sua posizione geografica che
dal tenace perseguimento, nel corso degli anni, degli obiettivi di piena integrazione
dell’economia marocchina all’economia mondiale e di partecipazione del Paese alla
comunità degli Stati democratici, ha fatto sì che il 1° marzo del 2000 entrasse in vigore
l’ Accordo euromediterraneo, firmato a Bruxelles il 26 febbraio 1996 e volto a stabilire
un’associazione
4
tra la l’Unione Europea ed i suoi Stati membri e il Regno del Marocco.
Suscita, a questo punto, particolare stupore ricordare come la proposta del lungimirante
Re Hassan II di candidare il suo Paese ad una eventuale entrata nell’Unione Europea
fosse stata derisa dalla stampa estera e neppure presa in considerazione dalle autorità
europee.
Il Re Hassan era ben consapevole che l’assetto geo-politico avrebbe potuto attribuire al
Marocco una posizione particolare in ciò che egli riteneva un partenariato
“privilegiato”, ossia capace di garantire un rapporto più solido e nuove affinità con
l’Europa, fattori che avrebbero sicuramente aiutato il Paese a liberarsi dai conflitti
3
Fiche sur l’“ Instance Equité et Reconciliation” – Apercu sur le contexte, la composition, les
attributions et les garanties afférentes à l’installation de l’ Instance de Equité et Reconciliation..
Documento gentilmente concesso dal Ministero degli Esteri, Direzione Generale per i Paesi del
Mediterraneo e del Vicino Oriente.
4
Gli Accordi di Associazione, come vedremo più avanti, costituiscono la base legale delle relazioni tra
l’Unione Europea ed i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo.
7
interni e dalla grave situazione economica e a raggiungere, di conseguenza, maggiori
garanzie di stabilità.
I rinnovati rapporti tra il Marocco e l’Europa iniziano a modellarsi dal novembre del
1995
5
, anno in cui vengono ufficialmente aperti i lavori della famosa Conferenza di
Barcellona -nota anche come Processo di Barcellona-, considerata come “testa di
ponte” del Partenariato Euro-Mediterraneo o EMP.
L’EMP nasce come un ambizioso programma di co-operazione regionale rafforzato da
relazioni politiche, economiche e sociali suggellate da Accordi di Associazione stipulati
tra l’Unione Europea e 12 Paesi partner mediterranei: Marocco, Algeria, Tunisia (per
quanto riguarda la regione occidentale del mondo arabo: il Maghreb); Egitto, Israele,
Giordania, Autorità Palestinese, Libano, Siria (in riferimento alla regione orientale nota
come Mashreq); Turchia, Cipro e Malta.
Al momento la Libia assiste semplicemente ad alcune riunioni in qualità di osservatore.
Nel Processo di Barcellona del quale, tra l’altro, proprio quest’anno ricorre il decimo
anniversario, si è cercato di seguire tre principali linee-guida: i) le relazioni politico-
diplomatiche; ii) i rapporti economico-finanziari e iii) gli scambi culturali, per la
realizzazione di tre importanti obiettivi:
- la definizione di una comune area di pace e stabilità garantita da un sempre
maggiore e costante dialogo politico tra le parti;
- la costruzione di una zona di prosperità condivisa da tutti i Paesi interessati
attraverso l’istituzione di un’Area di Libero Scambio entro il 2010;
- il dialogo sociale tra i popoli per una maggiore comprensione e
sensibilizzazione delle differenze culturali dei Paesi euro-mediterranei.
5
Il dialogo politico tra le istituzioni europee ed il Marocco ha un’origine lontana, ovvero già a partire dal
Trattato di Roma, (considerato come precursore dell’Unione Europea) firmato il 25 marzo 1957 e che,
oltre ad istituire la Comunità Economica Europa, conteneva misure riguardanti le relazioni con alcuni
paesi mediterranei, Marocco compreso.
Successivamente verranno ratificati altri tre accordi volti a regolare soprattutto i rapporti commerciali: un
Accordo di associazione nel 1969, un Accordo di cooperazione nel 1976 ed un secondo Accordo di
associazione, a cui abbiamo appena accennato, finalizzati alla creazione di un partenariato che si estende,
oltre alle questioni economiche e commerciali, agli affari sociali, culturali e politici.
8
Obiettivi questi che, secondo tutti i partecipanti alla conferenza, esigono “un
rafforzamento della democrazia e del rispetto dell’uomo, uno sviluppo economico e
sociale sostenibile ed equilibrato e misure per combattere la povertà”
6
.
E’ proprio, dunque, con la Conferenza di Barcellona che l’UE ha iniziato a valorizzare
l’importanza strategica dell’area mediterranea e ad adottare, di conseguenza, una nuova
politica di vicinato, non più esclusivamente imperniata sulla tradizionale politica d’aiuto
(la cosiddetta “forma di elargizione unilaterale”) e su una marcata discrepanza tra Nord
e Sud, ma su due nuovi principi cardine: la cooperazione e l’integrazione.
Come ha, infatti, affermato l’ex Presidente della Commissione Europea Romano Prodi
in occasione della XII Edizione delle Giornate dell’Osservanza, "l’Europa deve
garantire ai suoi vicini ogni prospettiva di integrazione politica, economica e sociale
sulla base di un’assoluta e piena parità per poter estendere ed approfondire la
cooperazione in tutti i campi…dall’economia, il commercio, la cultura…alla ricerca, la
formazione all’ambiente, l’energia, i trasporti, la lotta contro le attività illecite”
7
.
La Conferenza Intergovernativa di Barcellona ha permesso, inoltre, che il Partenariato
Euro-Mediterraneo venisse ad articolarsi in due dimensioni distinte ma complementari:
le azioni bilaterali e le iniziative di carattere multilaterale.
La dimensione bilaterale include tutte le relazioni ed attività di co-operazione che
l’Unione Europea intraprende individualmente con i suoi partner mediterranei attraverso
quelli che vengono definiti Accordi di Associazione
8
.
Nel primo capitolo di questo studio si cercherà di analizzare la struttura comune a tutti
gli Accordi di Associazione, composta da interventi indirizzati verso settori specifici e,
in un secondo tempo, di approfondire i punti salienti dell’Accordo di Associazione
stipulato tra il Marocco ed i Paesi membri dell’Unione Europea.
6
The Euro-Mediterranean Partnership – Barcelona Declaration adopted at the Euro-Mediterranean
Conference (27/28 November 1995), www.europa.eu.int .
7
R.Prodi, Apertura della XII Edizione delle giornate dell’Osservanza – Costruire uno spazio
euromediterraneo ; Bologna, 17 maggio 2003; SPEECH/03/249.
8
Ogni Accordo di Associazione riflette i principi generali che governano il Partenariato Euro-
mediterraneo pur contenendo caratteristiche specifiche alle relazioni tra l’UE ed ogni singolo paese
partner.
9
Le dimensioni multilaterali o regionali si articolano, invece, in tutta una serie di
incontri, conferenze e programmi tematici volti ad un’azione di sostegno ed
integrazione delle azioni bilaterali. Abbracciando allo stesso tempo il campo politico,
economico e sociale, il dialogo regionale rappresenta uno dei più innovativi aspetti della
politica di partenariato poiché affronta tutti le problematiche comuni a molti Paesi
mediterranei ed enfatizza le complementarietà nazionali non solo tra questi ma anche
con i Paesi appartenenti all’Unione Europea.
Dalle fonti prese in considerazione emerge come i vari progetti di carattere regionale, a
partire dal 1995, si siano costantemente moltiplicati ed abbiano cercato di sviluppare in
modo sempre più intenso tutte le questioni inerenti ai tre capitoli del Partenariato Euro-
Mediterraneo.
Tra i primi programmi regionali possiamo, ad esempio, ricordare l’EuroMeSco che, nato
come rete istituzionale di politica estera, rientra, con il suo sistema di “partnership-
building measures”, nel delicato tema dei rapporti politici e di sicurezza internazionale
tra l’UE ed i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo.
Per quanto concerne l’ambito prettamente economico e finanziario, città come
Bruxelles, Helsinki, Marsiglia, Torino, Roma, Trieste e tante altre importanti capitali
europee sono state teatro di innumerevoli conferenze relative a settori di prioritario
interesse quali la cooperazione industriale, lo sviluppo, la gestione delle risorse idriche,
l’informazione sociale, l’energia ed il trasporto.
Bologna, Rodi, Montpellier e Valencia hanno rivestito, invece, il ruolo di capitali della
salute, della difesa dei diritti dell’uomo, della promozione di molteplici iniziative volte
alla comprensione reciproca tra i popoli e alla diffusione della cultura in ogni suo
aspetto: dagli scambi di giovani (Euromed Gioventù) ed esponenti della società civile, la
promozione del turismo e del patrimonio culturale (Euromed Heritage), all’interazione
fra i media (Euromed Audiovisual).
Ma è importante anche sottolineare come gli obiettivi proposti da Barcellona e dalle
successive conferenze ministeriali settoriali, nonché dagli accordi di carattere bilaterale
e multilaterale possano vedersi realizzati solo grazie al primo e più importante
10
strumento finanziario al servizio del Partenariato Euro-Mediterraneo: il programma
MEDA.
Il progetto MEDA viene giuridicamente adottato dal Consiglio dei Ministri dell’Unione
Europea il 15 luglio 1996 con un regolamento che, dotando ai vari programmi euro-
mediterranei un bilancio di circa 3.500 milioni di euro, ha garantito una copertura
finanziaria per tutto il periodo compreso tra il 1995 e il 1999.
Una nuova e migliore base giuridica del progetto MEDA viene adottata dalla
Commissione europea nel novembre 2000 venendo a determinare l’istituzione del
programma MEDA II. Questo secondo regolamento ha assicurato una dotazione di circa
5,35 miliardi di euro per il periodo compreso tra il 2000 e il 2006 ma soprattutto uno
snellimento e un più strategico ed efficiente approccio delle procedure di assistenza a
tutti i paesi coinvolti in questo lungo ed oneroso processo di integrazione euro-
mediterranea
9
.
MEDA rappresenta, dunque, la base finanziaria di tutte le iniziative di natura bilaterale
e regionale della politica di vicinato promossa dall’UE nei confronti dei suoi dodici
partner mediterranei .
Le priorità del programma MEDA a livello di cooperazione bilaterale sono:
- il sostenimento, in vista della graduale istituzione di una zona di libero scambio,
della transizione economica dei Paesi partner;
- la promozione degli investimenti esteri, della modernizzazione e della
riprogrammazione economica;
- il miglioramento, nell’ottica di una costante crescita economica, della loro
competitività grazie soprattutto allo sviluppo del settore privato;
- la garanzia, attraverso adeguate misure sociali, del cosiddetto “potenziamento
dell’equilibrio socio-economico”, ovvero di un’azione di limitazione e
9
I programmi MEDA prevedono, oltre i fondi garantiti dall’Unione Europea, anche l’impiego di
consistenti prestiti della BEI (Banca Europea per gli investimenti).
Nel marzo 2002 il Consiglio Europeo di Barcellona ha garantito il potenziamento dell’attività della BEI
attraverso la creazione del FEMIP (Fondo Euro Mediterraneo di Investimento e Partenariato) volto ad un
rafforzamento dello sviluppo economico e della stabilità politica e sociale dei Paesi partner mediterranei.
A.D’Intinosante e F.Giorgio, Strumenti Finanziari per il Mediterraneo; Ministero delle Attività
Produttive – Area per l’Internazionalizzazione; Roma, 13 aprile 2004, pag. 9.
11
tamponamento degli effetti negativi che l’inclusione di questi Paesi in una zona
di libero scambio potrebbe provocare
10
.
Per quanto riguarda invece la dimensione multilaterale, il programma MEDA opera per
il sostegno di tutte le iniziative volte ad una più stretta integrazione tra i 27 Paesi partner
e alla risoluzione di problematiche di carattere transnazionale
11
.
Nel primo capitolo di questa ricerca che, come è già stato anticipato, tenterà di
approfondire i punti più salienti della politica euro-mediterranea, non verrà sicuramente
trascurato il tema relativo al progetto MEDA e alla grande importanza data, in particolar
modo dall’Europa, all’aspetto economico di questa nuova, ambiziosa ma senz’altro
difficoltosa politica internazionale.
L’interesse europeo all’aspetto economico dei rapporti allacciati con i Paesi
mediterranei si avverte un po’ ovunque. Da un’attenta lettura delle fonti, infatti,
comincia lentamente a consolidarsi la sensazione di come gli sforzi intrapresi nella
definizione dei rapporti tra gli stati membri dell’Unione Europea ed i Paesi del
Mediterraneo sud-orientale siano stati maggiormente rivolti a tutte quelle iniziative e
riforme di carattere economico-commerciale (caduta delle barriere doganali, sviluppo
del settore privato, promozione della competitività e degli investimenti esteri,
istituzione di un sistema di trasporto efficiente) che non solo faciliteranno gli scambi tra
Nord e Sud ma garantiranno anche lo sviluppo di un mercato libero tra i Paesi della
sponda meridionale del Mediterraneo.
Ciò è stato confermato anche dall’estrema facilità con cui è stato possibile reperire tutti i
documenti relativi all’aspetto economico del Partenariato Euro–Mediterraneo rispetto
alle fonti inerenti il campo culturale, la difesa dei diritti dell’uomo, le misure prese per
combattere l’immigrazione clandestina o, al contrario, i progetti promossi per
10
Decisione 97/70/EC del 6 dicembre 1996, pubblicata sulla GU L 325 del 14.12.1996.
11
I fondi dell’UE vengono concessi ai singoli paesi mediterranei solo dietro l’elaborazione di programmi
indicativi triennali, di carattere nazionale per quanto concerne gli accordi bilaterali, e di carattere
internazionale per tutti gli accordi multilaterali. Entrambi devono essere comunque sottoposti ad una
revisione annuale.
CNEL, V Rapporto sul Mediterraneo: Economie Mediterranee - Sistemi produttivi locali e di nuova
formazione Cooperazione Sud-Sud e Nord-Sud - Documenti ,Roma, 1999, pag. 54.
12
incentivare l’ingresso legale in un paese straniero. Tale impressione sembra essere
avvalorata anche dalle parole di Richard Youngs
12
-importante studioso di Politiche
euro-mediterranee- che sottolineano come i fondi stanziati nell’ultima metà del 1990
per il “democracy assistance” - l’aiuto allo sviluppo della democrazia in ogni settore-
siano ammontati a meno dello 0.5% di tutti gli aiuti conferiti ai Paesi MEDA.
La maggior parte dei finanziamenti era stata, infatti, assicurata esclusivamente ai piani
d’assistenza al processo di ristrutturazione economica, ovvero al finanziamento delle
infrastrutture pubbliche, alla riforma della pubblica amministrazione e del settore
pubblico e privato
13
.
Tale tesi viene rafforzata anche da uno specifico passaggio di un articolo di Lorand
Bartels, docente nella Scuola di Legge presso l’università di Edimburgo, che considera
“l’assenza dell’inclusione delle “clausole dei diritti umani” negli accordi di
associazione e co-operazione o nei rapporti commerciali di carattere bilaterale che
l’UE aveva concluso con i paesi terzi” come la principale caratteristica dell’EMP nella
sua fase embrionale
14
.
Solo con la quinta Conferenza euro-mediterranea dei Ministri degli Esteri, svoltasi a
Valencia il 22 e 23 aprile 2002, si é riuscito ad imprimere una nuova e profonda svolta
al Processo di Barcellona, e ciò attraverso il rilancio del terzo pilastro della politica
euro-mediterranea: il partenariato sociale, culturale ed umano.
12
R. Youngs, The European Union and Democracy Promotion in the Mediterranean: A New or
Disingenuous Strategy?, Mediterranean Politics, 2002.
13
Volendo citare un altro esempio, si potrebbe prendere in considerazione un'altra fonte: Azioni e
proposte di Confindustria sul Partenariato Euro-Mediterraneo, Comitato Mezzogiorno; Roma , ottobre
2003.
Sarebbe inutile sottolineare come tutti i documenti e le iniziative della Confindustria relativi al
Partenariato Euro-Mediterraneo privilegino l’aspetto economico-finanziario. Ma è interessante ad ogni
modo notare come in tale fonte il Partenariato venga considerato esclusivamente come un “… interesse
strategico per tutta l’Europa…”.Il progetto euromediterraneo rappresenta per i membri dell’UE una sfida
ma soprattutto un’ opportunità poiché i paesi della riva sud stanno dando prova di grande dinamismo
demografico e di una crescente domanda di consumi che sarà più forte - e pertanto benefica per le
imprese europee e italiane –quanto più l’EMP avrà prodotto tutti gli effetti economici legati a processi di
integrazione regionale.
E’ palese, dunque, che il fallimento di questo progetto, secondo Confindustria, finirebbe per avere delle
conseguenze politiche ed economiche per tutta l’UE.
14
L. Bartels, A legal Analisys of Human Rights Clauses in the European Union’s Euro-Mediterranean
Association Agreements, Mediterranean Politics, Vol.9, No.3 (Autmn, 2004), pp.368-395.
13
In tale occasione, infatti, la Commissione e il Parlamento dell’Unione Europea hanno
confermato il proprio impegno ad aumentare il sostegno a favore delle riforme
democratiche e dei diritti umani nella regione MEDA attraverso il finanziamento, a
partire dal 2005, di tutti i progetti volti alla promozione di tali condizioni politiche
15
.
Un passo così importante è stato raggiunto soprattutto grazie agli attori istituzionali e
non-istituzionali della politica euro-mediterranea che, attraverso una costante pressione,
sono stati in grado di ottenere dal Consiglio e dalla Commissione Europea un uso più
effettivo delle clausole dei Diritti dell’Uomo negli Accordi di Associazione e
cooperazione euro-mediterranei.
Grazie alla Conferenza di Valencia viene, dunque, finalmente a consolidarsi l’idea che
le azioni di supporto alle istituzioni democratiche ed al rafforzamento della società
civile e della legge di diritto possono fornire basi ancor più solide per la realizzazione di
una “positiva” politica internazionale.
La politica euro-mediterranea non può assolutamente prescindere dalla cooperazione
per il rispetto dei diritti umani e dalla difesa dei principi di democrazia.
Non basta, quindi, impegnare le proprie forze esclusivamente nello sviluppo economico
dei paesi coinvolti in vista di un processo di liberalizzazione del mercato Nord–Sud ma
contribuire parallelamente, e con particolare riguardo ai Paesi partner mediterranei, al
miglioramento dei livelli di istruzione e delle condizioni di vita nonché all’elevazione
del livello occupazionale della popolazione, soprattutto delle donne e degli strati sociali
più bisognosi
16
.
Sulla base di tali presupposti, la Conferenza di Valencia ha così posto particolare
accento sulla situazione delle donne e sulla necessità di attuare tutti i principi della
Dichiarazione di Barcellona volti ad una più attiva partecipazione femminile nella vita
15
“Riunione dei ministri degli Esteri euro-mediterranei di Valencia, 22 aprile 2002; SEC (2002) 159;
http://europa.eu.int .
Paesi Partner del Bacino Mediterraneo, La Conferenza ministeriale di Valencia e il suo Piano d’Azione;
www.europa.eu.int 11 marzo 2003
16
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo “Imprimere un nuovo impulso
alle azioni dell’EU con i partener mediterranei nel campo dei diritti umani e della democratizzazione –
Documento d’orientamento strategico” COM (2003) 294; http://europa.eu.int
14
sociale, al libero accesso delle donne alla formazione professionale e al mercato del
lavoro, alla promozione del loro ruolo nello sviluppo e nel mondo degli affari.
Oltre a ciò la Conferenza ha riconosciuto l’importanza di programmi regionali di lavoro
relativi alla cooperazione nel settore della giustizia, della lotta alla droga, al crimine
organizzato e al terrorismo; alle migrazioni e alla circolazione delle persone e alla
collaborazione nel trattamento delle questioni relative all’integrazione sociale dei
migranti. Per ciò che concerne, invece, il campo prettamente culturale, in tale
importante evento tutti ministri dei Paesi partecipanti hanno espresso il loro accordo per
la creazione di una fondazione euro-mediterranea (Euro-Mediterranean Foundation for
a dialogue of cultures) incaricata di promuovere il dialogo tra le culture e le civiltà
17
.
Nell’ottica di un rafforzamento del dialogo interculturale e di supporto ai piani di
sviluppo è stato, inoltre, approvato un piano d’azione volto ad estendere ai paesi a Sud
del Mediterraneo il programma Tempus e le iniziative NETDAYS ed ESchola
18
per il
rafforzamento della cooperazione universitaria, dell’istruzione superiore e della
formazione professionale post-secondaria.
Dopo aver approfondito il vasto tema del Partenariato Euro-Mediterraneo, del dialogo
politico, degli obiettivi raggiunti dai progetti volti alla liberalizzazione del mercato tra
Nord e Sud con tutte le implicazioni che esso può apportare soprattutto alle economie
dei Paesi partner dell’Unione Europea e del dialogo interculturale, nel secondo capitolo
si analizzerà la situazione politico-economica del Marocco e le riforme attuate in questi
ultimi anni dal Governo marocchino nel quadro del processo di democratizzazione
attraverso cui il Paese cerca sempre più di avvicinarsi all’Occidente.
Il processo di integrazione dei Paesi Mediterranei alla politica europea e il
raggiungimento degli obiettivi comuni a tutti i protagonisti di questa nuova politica
17
Euro-Mediterranean Foundation for a dialogue of cultures; Partenariat Euromed, DOC: 57/03 REV2; ;
http://europa.eu.int , 12.11.2003.
18
Tempus che, con l’estensione ai Paesi mediterranei è stato definito Tempus MEDA, è un programma
internazionale di cooperazione che intende fornire supporto alle istituzioni di istruzione superiore dei
paesi beneficiari e, più in generale favorire, lo sviluppo della società civile dei paesi partner e lo scambio
di esperienze tra diverse culture.
NETDAYS ed eSchola, invece, sono due programmi promossi dall’UE per un miglioramento dell’uso di
nuove tecnologie nell’insegnamento primario e secondario.
15
internazionale impegna tali Paesi ad intraprendere importanti riforme. riorganizzazioni
difficili da concretizzare non solo per la delicata situazione di politica interna in cui
versano ma soprattutto perchè gli sforzi ed i rischi maggiori dovranno senz’altro essere
sostenuti ed affrontati dalla parte più povera, tecnologicamente meno sviluppata e
culturalmente più arretrata, ovvero la regione meridionale del bacino Mediterraneo.
Il Marocco, in particolare, ha intrapreso la scelta di un patto democratico –non solo
interno ma anche con l’UE- che intende pienamente portare a termine.
Il Governo e le autorità marocchine sono perfettamente consapevoli che la garanzia di
uno sviluppo politico rappresenta un processo lungo e laborioso ma sono anche ben
consci che tale percorso favorirà sicuramente una “transazione democratica liberatrice
delle potenzialità individuali e collettive di tutto il Paese”
19
.
Proprio per questo motivo il Governo marocchino ha presentato importanti riforme sia
nel campo sociale - traffico degli esseri umani, corruzione, terrorismo, diritto di
famiglia, condizione della donna – che nel mercato del lavoro, della politica fiscale, del
pubblico impiego e della legislazione bancaria e finanziaria. Tali riforme, ispirate agli
standard occidentali, rappresentano oggi parte di quell’opera di modernizzazione che
non solo favorirà uno sviluppo interno ma che accompagnerà il Paese verso una
migliore piattaforma di collaborazione ed ancor più salde forme di cooperazione con
l’UE.
Lo stesso Re Mohammed VI ed il Governo marocchino hanno più volte espresso il
desiderio di ottenere un “statuto avanzato” nelle relazioni con l’ Unione Europea
insistendo sul concetto di un “partenariato ricco e diversificato tra il Marocco e
l’Unione Europea” che abbia il sapore più “di un’associazione e meno dell’adesione”
20
.
Per ciò che concerne, infatti, il nuovo quadro delle azioni euro-marocchine occorre
innanzitutto sottolineare che, attraverso la stipulazione dell’Accordo di Associazione
entrato in vigore il 1° marzo del 2000, entrambe le parti hanno manifestato la volontà di
19
Discorso del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione del pranzo di Stato offerto
al Re del Marocco, Mohammed VI; Quirinale, 11 aprile 2002. www.quirinale.it .
20
Con questa ultima espressione il Re Mohammed ha voluto soprattutto manifestare l’interesse del
proprio Paese a svolgere, rispetto al passato, un ruolo meno marginale nelle relazioni con l’Unione
Europea.www.quirinale.it .
16
superare una semplice cooperazione commerciale e di integrare allo schema di un’unica
forma di dialogo economico, un’associazione fondata “sul rispetto delle libertà, dei
principi democratici e dei valori universali dei diritti umani e sul dialogo sociale e
culturale per il raggiungimento di una migliore comprensione reciproca” (art. 2)
21
.
La Comunità ed il Marocco hanno, dunque, posto l’accento sul desiderio di rafforzare le
relazioni di prossimità ed interdipendenza non solo attraverso politiche di “partenariato
e partecipazione allo sviluppo” ma anche grazie ai valori della “reciprocità e della
solidarietà” confermando, allo stesso tempo, i tre principi cardine della politica euro-
mediterranea: la stabilità, la sicurezza e la prosperità in tutta la regione del
Mediterraneo.
Per ciò che concerne gli scambi commerciali tale accordo, che viene a sostituire quello
di cooperazione firmato nel 1976, ha come principali obiettivi:
- la reciproca liberalizzazione degli scambi di beni, servizi e capitali entro il 28 febbraio
2012 attraverso un abbattimento più o meno graduale, a seconda delle merci, delle
barriere doganali;
- lo sviluppo di un partenariato basato sull’iniziativa privata, considerata dal Marocco e
dalla Comunità come una “scelta storica” favorevole allo sviluppo economico,
commerciale e del settore degli investimenti, fattori indispensabili al sostegno della
ristrutturazione economica e dell’ammodernamento tecnologico dei Paesi partner
mediterranei.
Ciò apporterà certamente delle profonde modifiche all’economia marocchina poiché
consentirà al Paese di aumentare le sue esportazioni, di agevolare i flussi finanziari, di
sviluppare il commercio dei prodotti e dei servizi; ma occorre anche sottolineare come il
sostenimento del peso oneroso comportato dal lungo processo di raggiungimento di tali
obiettivi non potrà essere sostenuto ed affrontato dalle sole forze del Marocco.
Per questo motivo l’Unione Europea si è impegnata a fornire al suo partner un
significativo sostegno ai suoi programmi di riforma e di adeguamento dell’economia e,
21
Official Journal of European Commission, Euro-Mediterranean Agreement establishing an association
between the European Communities and their Member States, of the one part, and th Kingdom of
Morocco, of the other part; L 70/2; Bruxelles, 18.3.2000.
17
soprattutto, “alla risoluzione dei condizionamenti e delle difficoltà interne di tutti i
settori che potranno risentire in modo negativo del processo di liberalizzazione
dell’insieme dell’economia marocchina e degli scambi tra il Marocco e la Comunità,
al fine di favorire e sostenere lo sviluppo e la prosperità del Paese e di tutto il popolo
marocchino”
22
.
E’ indispensabile infatti ricordare che il Marocco è una nazione dove il numero dei
poveri supera, su una popolazione di 30.500.000 abitanti, i 14 milioni di individui e in
cui il tasso di disoccupazione oscilla tra il 16 ed il 20% con punte che, soprattutto tra le
fasce più giovani ed istruite dei grandi centri urbani, toccano il 30%
23
.
Un' altra grave piaga che affligge il Regno del Marocco è l’analfabetismo che tocca
valori compresi tra il 40-45% raggiungendo addirittura picchi del 90% tra la
popolazione femminile; un dilemma difficile da combattere e sradicare nonostante
l’impegno dimostrato dalle autorità ed organizzazioni non governative, per la difficoltà
di organizzare centri scolastici -soprattutto nei villaggi sperduti nelle campagne- per
l’elevata dispersione scolastica e la perdita di importanza del diploma
24
.
Questi ed altri fattori di natura demografica, sociale ed economica, che verranno
analizzati con particolare attenzione nel terzo capitolo, influenzano sicuramente anche il
mercato del lavoro contribuendo, dunque, a rendere alquanto difficile colmare -almeno
nel breve e medio termine- tutti gli squilibri attualmente esistenti.
Sulla base di tali premesse sarà possibile, ad esempio, accennare anche ai problemi
presenti nel settore agricolo (che impiega il 40% della popolazione e contribuisce a più
del 16% del PIL) o in quello della pubblica amministrazione, comportati dalle politiche
di aggiustamento strutturale e di modernizzazione dell’economia ed inevitabilmente
correlati al fenomeno della disoccupazione e dell’immigrazione.
Nonostante gli sforzi intrapresi per incrementare lo sviluppo industriale, in Marocco,
infatti, l’agricoltura gioca ancora un ruolo principale ma presenta purtroppo un
22
The Euro-Mediterranean Partnership – Barcelona Declaration – Adopted at the Euro-Mediterranean
Conference 27-28/11/1995; (art.1, comma 2) www.europa.eu.int
23
CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), Marocco – Scheda Paese; Amsterdam, 21-23
ottobre 2004.
24
The EU’s relations with Morocco, Overview – Economic Background www.europa.eu.int June 2003.
18
andamento altalenante per la sua forte dipendenza dalle condizioni atmosferiche e per i
tremendi effetti che la siccità endemica produce sull’industria agro-alimentare.
A ciò viene, dunque, ad allacciarsi il delicato tema dell’immigrazione interna, ovvero
del massiccio esodo dalle campagne verso le grandi città. Ogni giorno centinaia di
persone sono costrette a trasferirsi in metropoli come Rabat o Casablanca con la
speranza di un futuro migliore ma ignare, purtroppo, di venire ad incrementare il
numero della popolazione sottoccupata o, ancor peggio, della crescente massa dei
disoccupati.
Il tasso di disoccupazione rappresenta, a sua volta, un altro punto caldo della situazione
socio-economica del Paese soprattutto a seguito della politica di terziarizzazione
economica attuata dal Governo marocchino a partire dai primi anni ‘90.
Nell’ottica di un crescente processo di sviluppo, infatti, lo Stato ha assunto il ruolo di
fonte diretta di occupazione comportando, conseguentemente, uno spostamento della
popolazione attiva dal settore agricolo al settore dei servizi. Ma con il passare degli anni
l’insufficiente crescita economica, il crescente “gap” tra l’aumento della popolazione
attiva e il volume dell’occupazione creata, nonché le conseguenti politiche di
stabilizzazione economica e di aggiustamento strutturale attraverso lo sviluppo del
settore privato, hanno determinato una riduzione costante dei posti di lavoro creati dal
settore pubblico e, in modo direttamente proporzionale, un crescente flusso di individui
costretti ad emigrare all’estero.
Le contraddizioni sono dunque molte, forti e difficili da limitare, ma il Marocco sta
dimostrando un grande impegno nel risolvere tutti i problemi apportati da anni di
colonizzazione, dal mascherato assolutismo del precedente regno, una corruzione
dilagante in ogni settore, un inefficiente sistema di sfruttamento delle risorse sia umane
che territoriali, dando inoltre una grande prova di forza nella lotta alla povertà e a
favore di un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.
In questa importante sfida il Marocco non è solo ma sostenuto, come già detto,
dall’Unione Europea ed in particolare da un partner ad esso ancor più vicino a partire
dal 2000: l’Italia.
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I rapporti tra l’Italia ed il Regno del Marocco, soprattutto nel campo degli aiuti allo
sviluppo in settori prioritari come l’agricoltura, l’industria agro-alimentare, la pesca e le
strutture di base risalgono già al febbraio 1961 con la stipulazione, a Roma, del primo
Accordo di Cooperazione Tecnica ed Economica. A questo sono seguiti diversi
programmi di Cooperazione, gli ultimi dei quali, ancora in corso, risalgono alla riunione
della Commissione mista italo-marocchina svoltasi nel 1992 e, due anni dopo, ad un
Comitato di verifica dei programmi congiuntamente promossi dalle parti
25
.
Nel 1997 il Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri marocchino Filali compie a
Roma la prima visita ad alto livello nel nostro Paese seguita, dopo pochi mesi, da quella
del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Entrambe le visite rivestirono immediatamente una grande importanza poiché posero
l’accento sulla volontà di approfondire i rapporti bilaterali tra i due Paesi e sul
particolare desiderio marocchino di vedere l’Italia svolgere un ruolo di più alto profilo
in ogni settore. In entrambe le occasioni vennero definite strategie e messe a punto
modalità di intervento per un rafforzamento congiunto della stabilità politica,
economica e sociale del Marocco, ma soprattutto avviati i negoziati per la conversione
di un terzo del debito pubblico del Paese verso l’Italia ammontante a circa 640 miliardi
di lire.
Fu così che il 12 aprile 2000, all’indomani dell’accoglienza al Quirinale del Re
Mohammed VI, i ministri degli Esteri Dini e Mohammed Benaissa sottoscrissero due
importanti accordi: il “Protocollo sulle consultazioni politiche rafforzate” ed un
“Accordo di conversione del debito” che impegnavano il Governo marocchino ad
assicurare l’equivalente della somma condonata in valuta locale per la realizzazione di
progetti di sviluppo nel settore dell’educazione, dell’approvvigionamento idrico, della
costruzione di strade rurali, delle opere idrauliche e dei servizi sanitari di base.
La prima visita in Italia del Re Mohammed nella fase iniziale del suo regno ha segnato,
dunque, un più saldo legame con l’Italia considerata dal Marocco non solo come un
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Ministero degli Affari Esteri, Scheda paese – Marocco: rapporti bilaterali; pag. 10.
Documento gentilmente concesso dal Ministero degli Esteri, Direzione Generale per i Paesi del
Mediterraneo e del Vicino Oriente.