5
America non avevano nessuna intenzione di integrarsi nel Nuovo Mondo,
diversamente da tutti gli altri popoli che formano attualmente la eterogenea -
ma quasi completamente omogeneizzata - popolazione statunitense.
Basti considerare che per tutti i lunghi anni della schiavitù, molte
madri africane preferirono uccidere i loro neonati, piuttosto che farli vivere
da schiavi in terra straniera, tale era l’odio per l’uomo bianco e tale la loro
determinazione. Agli occhi dei padroni questo gesto appariva
esclusivamente come una comune e tipica attività degli “animali africani” 6.
Le infinite distese di campi coltivabili nel sud e le virtuali
potenzialità dei territori obbligavano i proprietari terrieri a comperare
continuamente schiavi, facendo anche arricchire i governi centrali che
trassero enormi benefici dalla colonizzazione e dallo sfruttamento dei nuovi
territori. Nel 1661, dopo un cinquantennio di continui sbarchi in America, fu
ufficializzata la schiavitù come istituzione e, per tutto il XVII e XVIII
secolo, furono milioni i deportati neri in America. Nel 1756, a causa delle
frequenti guerre franco – britanniche per l’espansione coloniale e a causa
delle lotte austro – prussiane per la supremazia centro – europea, si giunse
ad un conflitto di enormi dimensioni, noto come la Guerra dei Sette Anni.
Questo immane scontro vide opporsi tutte le più grandi potenze
dell’epoca: da una parte Gran Bretagna, Prussia e Hannover, dall’altra
Francia, Austria, Russia, Sassonia, Svezia e Spagna. La guerra fu
combattuta prevalentemente in Europa, in altre parole nel cuore della lotta
politica, ma Francia e Gran Bretagna intensificarono i loro scontri per la
supremazia coloniale sul fronte indiano e nord – americano. Nel 1763, col
Trattato di Parigi, la Francia, sconfitta su tutti i fronti, concesse il completo
controllo dell’ America settentrionale e delle Antille alla Gran Bretagna, ad
eccezione di New Orleans e delle isole di St. Pierre, Miquelon, Guadalupe e
Martinica 7. Negli stessi anni però, i rapporti fra madre patria e coloni
inglesi si inasprirono sempre più per cause commerciali ed economiche e il
già sottile equilibrio si ruppe. Le colonie reclamavano maggiori garanzie e
più indipendenza dall’Inghilterra, mentre quest’ultima intendeva
intensificarne lo sfruttamento, al fine di portare nelle casse regie ulteriori
ricchezze. Furono perciò inviate truppe per il controllo delle colonie e, nel
marzo 1770, la situazione precipitò. Gli inglesi fecero fuoco sulla folla in
rivolta per le tasse troppo alte e morirono cinque persone. Uno di loro era un
certo Crispus Attuks, ex schiavo di colore, divenuto libero marinaio.
Quell’evento, che viene ancora oggi ricordato come “Massacro di Boston”,
segnò l’inizio della Rivoluzione Americana (o Guerra d’Indipendenza
Americana), che avrebbe avuto termine soltanto nel 1783 8.
Parallelamente agli avvenimenti politici, nacquero le prime
associazioni e le prime pubblicazioni antischiaviste. Nel 1770, nel Rhode
Island, iniziò, per mano del pastore Hopkins, una campagna antischiavista
con lo scopo di tutelare i diritti dei neri. Destò molto scalpore e fu il primo
di una serie di avvenimenti che avrebbe portato alla successiva
Emancipazione dei neri. Tre anni dopo il Massacro di Boston, sempre nella
stessa città, un gran numero di commercianti gettò in mare il carico di tre
6 A. Baraka, Il Popolo del Blues, cit.
7 A cura di Vittorio Sirtori, Cronologia Universale, Micropedie A.Vallardi - Garzanti Editore s.p.a., Milano, 1994.
8 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile: storia dei neri americani dal 1770 al 1970, Selene Edizioni, Milano, 1994.
6
navi inglesi, per protestare contro il monopolio del tè concesso dalla corona
alla Compagnia britannica delle Indie Orientali.
A questo punto, il governo inglese chiuse il porto e proclamò lo stato
d’assedio. L’accesa ribellione delle tredici colonie americane del New
England alla rigida politica mercantile inglese si concretizzò nel
boicottaggio delle merci e nella “Dichiarazione dei diritti delle colonie”
(1774), redatta durante il Primo Congresso Continentale Americano a
Philadelphia. A tale atto di autonomia politica e amministrativa, Londra
rispose con la totale abolizione delle esenzioni amministrative e con l’ordine
dell’uso della forza armata per fare eseguire gli ordini regi. La guerra fu
inevitabile.
Nel 1775, il generale George Washington, già distintosi nella Guerra
dei Sette Anni contro la Francia in Virginia, fu posto dal Congresso a capo
delle truppe del nuovo esercito americano. Già dalle prime battaglie a
Lexington e Concord, alcuni schiavi presero parte alla guerra. Con
Washington, tuttavia, le cose cambiarono. Il generale, infatti, onde evitare
fughe da parte di schiavi dall’esercito, promulgò un ordine contro
l’arruolamento dei neri. Contemporaneamente, il governatore inglese della
Virginia, Lord Dunmore, emanò un decreto in base al quale si concedeva la
libertà a tutti gli schiavi che si fossero arruolati nelle truppe regie 9.
Sempre nel 1775, a Philadelphia (e l’anno successivo a New York),
nacquero le prime società abolizioniste, che avevano lo scopo istituzionale
di liberare tutti coloro illegalmente tenuti in schiavitù. Tali organizzazioni
furono determinanti per la causa dei neri, soprattutto nel ventennio che va
dal 1830 fino al 1850; ad esse non mancarono adesioni e aiuti da parte
addirittura di bianchi antischiavisti. I neri, dal canto loro, iniziarono a
formulare petizioni alle società abolizioniste per tutelare i loro diritti,
richiedendo anche di poter ritornare in Africa o di poter avere terra da
lavorare liberamente 10.
Nel 1776, gli Stati Uniti emanarono la Dichiarazione d’Indipendenza
dall’Inghilterra. In essa erano formulati i diritti dell’uomo alla vita, alla
libertà e alla felicità e il diritto di resistenza politica.
La guerra si svolse per i primi tre anni nei territori del nord, dove
anche i francesi, per contrastare il folto esercito britannico, si schierarono
con le truppe degli indipendentisti e diedero un apporto fondamentale alla
vittoria finale 11. Poi, dal 1778, lo scenario di guerra si trasferì nelle
campagne del sud. Le ostilità durarono fino al 1783 quando, con la Pace di
Versailles, l’ormai sconfitta Inghilterra fu costretta a ripiegare in patria e a
riconoscere gli Stati Uniti come indipendenti.
Durante la guerra, la situazione degli schiavi era stata quella,
ambigua, di dover scegliere fra due nemici e, finite le ostilità, essi pagarono
questa “ambiguità” ritrovandosi contro quasi tutta l’opinione pubblica del
nuovo Stato.
Sotto un altro aspetto, i continui spostamenti in tempo di guerra avevano
fatto sì che molti neri si fossero sentiti più liberi di muoversi e di pensare
sicché, al termine delle ostilità, quelli ormai liberati si spostarono nelle città
9 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
10 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
11 George C. Kohn, Dizionario delle Guerre, Edizione CDE, Milano, 1986.
7
del nord, in cerca di lavoro. A questo punto va fatta una sostanziale
distinzione fra schiavi rurali e urbani.
Negli stati settentrionali, specie nelle città, gli schiavi erano spesso
impiegati in tutti i settori dell’economia cittadina, come aiutanti dei padroni
artigiani o come personale domestico, mentre nelle campagne fungevano
per lo più da allevatori di bestiame e per la raccolta delle semine. Quindi, è
evidente che la condizione di schiavo nelle città fosse in qualche modo più
vantaggiosa 12. Ma da alcuni giornali apparsi nel 1776 e nel 1780 a Boston,
possiamo ben comprendere quale reale considerazione avessero le persone
di colore all’epoca: “Vendesi giovane donna nera, pratica in cucina e nei
lavori domestici e vendesi ragazzo nero tredicenne adatto a stare al servizio
di un gentiluomo; il tutto in vendita insieme ad una mucca con vitello” 13.
Entro il 1785, tutti gli stati del nord, a parte New York e New Jersey,
approvarono le leggi per l’abolizione della schiavitù, ma l’ipocrisia dei
padroni rendeva le loro posizioni ancora ben lontane da quelle stabilite sulla
Dichiarazione d’Indipendenza.
Secondo dati statistici, dopo il 1790 e per tutto il XIX secolo,
arrivarono “illegalmente” in America altri 93.000 schiavi dall’Africa.
Inoltre, numerosi emendamenti aggiunti alla Costituzione ridimensionarono
le precedenti “frettolose” concessioni: ad esempio, fu scritto che “uno
schiavo vale 3/5 di un uomo” 14. Nel periodo post-bellico, molti proprietari,
per paura di eventuali fughe di schiavi, tennero comportamenti ancora più
crudeli nei loro confronti. In alcuni stati del sud, le milizie improntarono
vere e proprie campagne punitive alla ricerca degli schiavi fuggiaschi.
Questi ultimi furono spesso aiutati dalle tribù indiane e dagli spagnoli, che
ancora si trovavano in alcuni territori del sud, dando ulteriore forma ad una
commistione di culture e razze senza precedenti.
Visto che i diritti degli schiavi non furono pressoché presi in
considerazione nella maggior parte dei casi, la situazione per loro ormai era
insostenibile. Le donne svolgevano lavori pesantissimi quasi come gli
uomini e, spesso, per non soccombere, erano costrette ad adottare
stratagemmi di ogni genere nei confronti dei loro padroni, come finte
gravidanze, malori e svenimenti.
All’inizio degli anni ’90 del XVIII secolo, i vènti della Rivoluzione
Francese cominciarono ad arrivare anche in America. Data l’uguaglianza di
diritti e ideali rivendicati e date le terribili condizioni, le rivolte di schiavi
nelle colonie si intensificarono, creando gravi disagi ai padroni 15. Tutti gli
stati del sud approvarono leggi per cui era in pratica vietata l’immigrazione
di neri liberi ed era obbligatoria l’emigrazione dei neri emancipati o liberi.
Tuttavia, in assenza di leggi federali uguali per tutti gli stati, in ognuno la
situazione dei neri era ben diversa.
Anche, però, nei lavori meno qualificati, soprattutto nel sud, i neri
erano discriminati ed emarginati: i padroni preferivano loro gli immigrati
europei. Ciò provocò forti dissapori all’interno delle classi inferiori, fra
europei e neri. Nel frattempo lo scontento afroamericano si espresse con
numerose ribellioni. Tra le più importanti, va ricordata “la rivolta di
12 http://www.bluesandblues.it/
13 Walter Mauro, Storia dei neri d'America, Newton & Compton editori s.r.l., Roma, 1997
14 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
15 “Chronology of Slavery and Freedom in America” - http://johnbrownsbody.net/SlavtoFree.htm
8
Gabriel” (dal nome di uno dei promotori), avvenuta in Virginia, nei pressi di
Richmond, nel 1800. Fu un avvenimento che condizionò lo svolgersi dei
futuri eventi e soprattutto il pensiero degli schiavi: un gruppo di neri, schiavi
di un padrone molto severo, organizzarono una massiccia rivolta, cercando
di reclutare ribelli dalle piantagioni circostanti. Qualcuno, però, li tradì e
molti furono giustiziati dalle truppe 16. Per tutta la prima parte del XIX
secolo le rivolte di schiavi, ormai insofferenti e completamente coscienti dei
loro diritti, divennero sempre più frequenti. E ad alimentare le paure per le
rivolte, vi fu anche lo scoppio di una nuova guerra fra Stati Uniti e
Inghilterra per la conquista del Canada nel 1812 17. Ancora una volta, chi
era schiavo tentò in tutti i modi di approfittare della situazione per liberarsi,
ricorrendo al “solito” doppio gioco con le truppe americane e inglesi. Questi
ultimi spesso offrivano la possibilità di disertare e partire con le loro flotte
alla volta della Gran Bretagna e molti neri acconsentirono. Pochi, d’altro
canto, furono quelli che combatterono al fianco degli americani.
A cavallo dei secoli XVIII e XIX, le correnti religiose che si erano
sviluppate in America avevano iniziato a fare proseliti fra gli schiavi, anche
grazie al fatto che non discriminavano gli uomini per razza, ceto sociale o
istruzione. I movimenti spirituali battisti e metodisti si mossero per
incrementare il proprio numero di fedeli. Per altro, anche fra i metodisti, una
fazione dei bianchi iniziò a discriminare i neri, relegandoli nei posti di
galleria delle chiese durante le celebrazioni 18. Come in politica, anche
nella vita quotidiana e nella religione, il divario fra bianchi e neri aumentò
sempre più, fino a sfociare nella prima totale divisione della chiesa nera a
Filadelfia.
Subito dopo, nacquero molte altre black churches indipendenti,
rappresentando, paradossalmente, una conquista non indifferente. Per i neri
esisteva un forte legame fra religione e ribellione e questo suscitava le ire
dei bianchi negli stati del sud. Presto, molte di queste chiese furono
dichiarate illegali nel sud, poiché erano considerate atte a fomentare le
sempre più crescenti insurrezioni di schiavi.
Nel 1808 la tratta dei neri fu vietata per legge. La prima stesura della
Dichiarazione di Indipendenza conteneva espliciti riferimenti alla condanna
della tratta e della schiavitù. D’altro canto, nel 1816, nacque l’A.C.S. 19,
con l’intento di rispedire i neri nelle terre africane di origine, facendoceli
vivere e lavorare alle proprie dipendenze. Furono stanziati fondi e molti stati
del sud acconsentirono, ma il progetto non ebbe successo 20. Ormai, la
politica del governo americano appariva chiara: fino al secolo successivo
avrebbe continuato ad aggiungere territori all’Unione, distruggendo o
segregando i popoli indigeni che occupavano i territori “liberi”, oppure
comprando gli altri territori nordamericani, fra cui la Louisiana, la Florida,
l’Ohio e l’Alaska. Gli Stati Uniti, in definitiva, adottarono una politica
imperialistica, che li avrebbe portati alla attuale situazione nazionale.
16 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
17 George C. Kohn, Dizionario delle Guerre, cit.
18 Walter Mauro, Storia dei neri d’America, cit.
19 American Colonization Society (Società Americana per la Colonizzazione).
20 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
9
In politica estera, nel 1823, il presidente Monroe proclamò la sua
famosa dottrina, dal motto: “L’America agli Americani”, mostrando la
totale ostilità degli U.S.A. nei confronti di qualsiasi intervento europeo nel
loro territorio 21.
Crebbe a dismisura il numero di pubblicazioni di neri liberi o anche
di bianchi del nord a favore della causa antischiavista, le quali inneggiavano
alla libertà e al rispetto universale. Ma, proporzionalmente (anzi,
esponenzialmente!) crebbe anche il razzismo.
Gli anni ’30 furono un decennio di sviluppo culturale e politico per il
popolo nero. Sorsero sempre più frequentemente organizzazioni che
potessero insegnare loro a leggere e a scrivere, sì da fornire maggiore forza
culturale alla lotta per l’indipendenza. Molte donne, che avevano vissuto la
schiavitù sulla propria pelle prima di essere libere, erano solite frequentare
le conventions antischiaviste, con lo scopo di scaldare gli animi del pubblico
e incitarlo alla rivolta, intavolando discorsi dai toni spesso accesi e
raccontando le tante umiliazioni e torture subite negli anni precedenti 22.
Queste donne erano da sempre oppresse sotto molteplici punti di
vista: erano infatti perseguitate, oltre che economicamente, anche e
soprattutto sessualmente. Con gli anni, esse compresero di essere
fondamentali nel sistema schiavista, in quanto da loro dipendeva la
procreazione della nuova manodopera.
Così, per decenni, le donne furono indotte a gesti atroci: aborti e
infanticidi, quasi sempre per propria scelta. Nel 1832, a Filadelfia, si riunì
un comitato con lo scopo di raccogliere fondi per far emigrare molti neri in
Canada. Nacquero inoltre i vigilance committees, in altre parole comitati di
vigilanza che si prodigarono per aiutare i molti fuggiaschi dai territori
“ostili”. Durante i primi anni ’40, alcuni stati del nord avevano già concesso
il diritto di voto ai neri liberi. Nel 1850 fu approvata la Fugitive Law, un
decreto secondo il quale gli schiavi che erano riusciti a fuggire dai padroni
dovevano essere catturati e rispediti al padrone stesso 23. Questa legge fece
sì che molte organizzazioni abolizioniste iniziassero a ricorrere ad atti
violenti e illegali, per difendere o nascondere gli schiavi fuggiaschi. Molte
furono in questo periodo le pubblicazioni sui giornali, scritte da abolizionisti
bianchi e afroamericani, atte a fomentare violente rivolte contro il potere
schiavista. Nel 1853, Beecher Stowe pubblicò il suo romanzo – scandalo La
capanna dello zio Tom, dove per la prima volta si denunciavano
apertamente le orribili condizioni di vita degli schiavi. L’anno successivo
entrò in vigore il Kansas – Nebraska Act, ai sensi del quale ciascuna autorità
aveva la facoltà di adottare la propria politica in materia di schiavismo.
Contemporaneamente, dalla fusione di molte conventions e organizzazioni
abolizioniste e antischiaviste, nacque il Partito Repubblicano Americano che
per molti anni, specie la fazione dei Radical Republicans 24, appoggiò la
causa dei neri.
Nel 1855, a Harper's Ferry, in Virginia, un antischiavista bianco di
nome John Brown 25 prese d'assalto l'arsenale della cittadina e organizzò
21 Gianni Palitta, Diego Meldi, Cronologia Universale - La storia del mondo dalle origini ai giorni nostri, Newton & Compton
Editori, Roma, 1996
22 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
23 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
24 Repubblicani radicali. Era la fazione del Partito Repubblicano sostenitrice della totale parità nera. Il suo principale esponente fu
Thaddeus Stevens della Pennsylvania. Sono sinonimi di questa espressione anche “Jacobins” e Vindictives”.
25 “Chronology of Slavery and Freedom in America” - http://johnbrownsbody.net/SlavtoFree.htm
10
numerose altre incursioni nelle proprietà della zona, con il fine di liberare il
maggior numero di schiavi possibile. Fiancheggiato da seguaci bianchi e
neri, in poco tempo egli divenne uno dei personaggi simbolo dell'anti-
schiavismo, nonché uno dei leader di spicco degli abolizionisti. Era un
personaggio molto carismatico che si prodigò in grandi iniziative e che
impose la propria figura negli ambienti antischiavisti. Fu impiccato nel
1859, quando favorì l'ennesima sommossa di schiavi nei monti Appalachi.
Di lì a poco, la sua figura sarebbe stata mitizzata e fatta anche
oggetto di molte canzoni blues e ballate, fra cui la più famosa è "John
Brown's Body" 26, figlia della Guerra Civile Americana 27, qui di seguito
riportata e tradotta nella sua versione principale 28:
John Brown’s Body
John Brown's body lies a-mouldering in the grave,
John Brown's body lies a-mouldering in the grave,
John Brown's body lies a-mouldering in the grave,
But his soul goes marching on.
Chorus: Glory, Glory, Hallelujah!
Glory, Glory, Hallelujah! Glory, Glory, Hallelujah!
His soul goes marching on.
He's gone to be a soldier in the Army of the Lord
He's gone to be a soldier in the Army of the Lord
He's gone to be a soldier in the Army of the Lord
His soul goes marching on.
Chorus:
John Brown's knapsack is strapped upon his back
John Brown's knapsack is strapped upon his back
John Brown's knapsack is strapped upon his back
His soul goes marching on.
Chorus
John Brown died that the slaves might be free
John Brown died that the slaves might be free
John Brown died that the slaves might be free
But his soul goes marching on.
Chorus
The stars above in Heaven now are looking kindly down
The stars above in Heaven now are looking kindly down
The stars above in Heaven now are looking kindly down
On the grave of old John Brown.
Chorus
26 “Il Corpo di John Brown”.
27 Barry Ulanov, Storia del Jazz in America, Einaudi, Torino, 1965.
28 Versione inglese tratta da http://www.johnbrownsbody.com
11
Il corpo di John Brown
Il corpo di John Brown giace e si consuma nella tomba,
Il corpo di John Brown giace e si consuma nella tomba,
Il corpo di John Brown giace e si consuma nella tomba,
Ma la sua anima continua a marciare.
Rit: Gloria, Gloria, halleluja
Gloria, Gloria, halleluja Gloria, Gloria, halleluja,
La sua anima continua a marciare.
Se n’è andato per essere un soldato nell’Esercito di Dio
Se n’è andato per essere un soldato nell’Esercito di Dio
Se n’è andato per essere un soldato nell’Esercito di Dio
La sua anima continua a marciare.
Rit:
Lo zaino di John Brown è legato sulla sua schiena
Lo zaino di John Brown è legato sulla sua schiena
Lo zaino di John Brown è legato sulla sua schiena
La sua anima continua a marciare.
Rit.
John Brown è morto affinché gli schiavi possano essere liberi
John Brown è morto affinché gli schiavi possano essere liberi
John Brown è morto affinché gli schiavi possano essere liberi
La sua anima continua a marciare.
Rit.
Le stelle su nel cielo ora stanno guardando dolcemente giù
Le stelle su nel cielo ora stanno guardando dolcemente giù
Le stelle su nel cielo ora stanno guardando dolcemente giù
Sulla tomba del vecchio John Brown
Rit.
Negli anni '50, molte conventions abolizioniste si riunirono con
l'intento, senza precedenti, di favorire l'emigrazione di neri all'estero. Una
delle cause scatenanti l'emigrazione fu un decreto dell'epoca, per cui ogni
nero doveva dimostrare alle autorità governative, fornendo prove concrete,
la propria regolare libertà. In caso contrario, egli doveva essere riportato in
stato di schiavitù. Per questo motivo, fra il 1850 e il 1860, ben 20.000
fuggitivi dovettero emigrare in Canada, liberandosi da una situazione che
sembrava altrimenti senza via di scampo 29. Nel 1860, divenne presidente
degli Stati Uniti Abraham Lincoln il quale, con lo scopo di indebolire il
potere economico e politico del sud, assunse una posizione antischiavista,
favorendo così la liberazione di schiavi; nello stesso anno, si noti, la
29 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
12
popolazione di neri in territorio americano era salita a quattro milioni 30.
Nel gennaio dell’anno seguente, Texas, Mississippi, Florida, Alabama,
Georgia e Louisiana uscirono dall’Unione e il 4 febbraio Jefferson Davis si
proclamò presidente degli Stati Confederati del Sud, con capitale Richmond.
Pochi giorni dopo il governo dell’Unione del nord decretò l’aumento dei
dazi doganali per gli stati confederati. Ad aprile scoppiò la Guerra Civile.
Molti neri del nord vollero arruolarsi come volontari nelle truppe
dell’Unione, ma la legge non glielo permise 31.
Al sud, invece, una folta schiera di neri liberi si organizzò in milizie,
affiancandosi all’esercito secessionista dei confederati. L’esercito unionista
assediò e bombardò Fort Sumter, mentre altri stati, come North Carolina,
Arkansas, Tennessee e Virginia si unirono alla Confederazione 32.
Contemporaneamente, Lincoln proclamò “la totale incompatibilità dei neri
con i bianchi in territorio americano” e avviò un piano economico per
favorire l’uscita dei neri dagli Stati Uniti. Ma il progetto non si realizzò,
poiché quasi tutte le organizzazioni afroamericane furono contrarie,
rivendicando i loro ormai ben radicati legami al territorio statunitense.
All’inizio degli anni ’60, infatti, i neri erano ormai una comunità vastissima
e parte fondamentale della cultura e dell’economia dello Stato.
Nonostante tutto, a causa dell’impellente bisogno di soldati da parte
delle truppe unioniste, il 1° gennaio del 1863, fu decretato dal governo
Lincoln il “Proclama di Emancipazione”, secondo il quale “tutti gli schiavi
degli stati secessionisti sarebbero stati liberi, senza alcun indennizzo dovuto
ai loro proprietari”. Inoltre, l’Unione invitava gli stessi schiavi ad unirsi alla
lotta contro i confederati. Dopo quattro anni di dure e sanguinose battaglie,
le forze nordiste prevalsero sulle truppe sudiste guidate dal generale Lee, e
riconquistarono Richmond.
Si era conclusa la Guerra di Secessione ed era stata vinta da coloro
che avevano abolito la schiavitù. Con il XIII emendamento, promulgato nel
1865 dal presidente democratico Andrew Johnson dopo la resa da parte
degli Stati Confederati, la schiavitù fu abolita ufficialmente su tutto il
territorio statunitense. Finita la guerra, molte cose cambiarono e furono in
molti coloro che chiesero al presidente Johnson diritti paritari per bianchi e
neri dato che, nel momento del bisogno bellico, entrambi si erano uniti per
combattere i secessionisti. Il XIV emendamento del 1868 diede la
cittadinanza a tutti i neri, fossero loro ex – schiavi o liberi.
Questo famoso emendamento provocò forti dissensi interni negli
stati del sud dove, in risposta ad esso, furono redatti e approvati dai bianchi i
purtroppo celebri “codici dei neri” 33: essi dovevano servire a
regolamentare la vita giuridica e sociale di tutti gli individui di colore e,
ovviamente, non fecero altro che dimostrare ancora una volta
inequivocabilmente il sentimento di superiorità della razza bianca. Nello
stesso anno, per contro alle conquiste politiche e sociali ottenute dai neri
fino a quel momento, nacque nel Tennessee, proprio in pieno periodo di
Ricostruzione 34, la più terribile e sanguinaria organizzazione razzista di
30 “Chronology of Slavery and Freedom in America” - http://johnbrownsbody.net/SlavtoFree.htm
31 Giampiero Carocci, Storia della Guerra Civile Americana, Newton & Compton editori s.r.l., Roma, 1996.
32 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
33 Black Codes.
34 Periodo che seguì la fine della Guerra Civile Americana, in cui gli Stati Uniti ebbero una notevole crescita economica, che però
coincise un periodo di crudeltà e razzismo contro i neri americani.
13
tutti gli Stati Uniti: il Ku Klux Klan (K.K.K.). Vi furono in quel periodo
anche altre società razziste composte da bianchi, nate con l’unico scopo di
terrorizzare i neri 35. La violenza di tali gruppi era talmente diffusa, che nel
1871 il Congresso dovette aprire un’inchiesta per far luce sui troppi fatti di
sangue nelle comunità nere del sud 36.
Dove prima c’erano proprietari terrieri che schiavizzavano i neri per
lavorare le piantagioni, ora, grazie alle nuove leggi “paritarie”, gli stessi
proprietari “assumevano legalmente” gli ex – schiavi ormai politicamente
liberi, affittando loro un piccolo terreno da coltivare ma pretendendone
quantità di raccolto maggiore di quante ne producessero. Chi non era in
grado di sostenere tali ritmi di lavoro dovette spostarsi verso nord.
Nelle città, i neri si trovavano da subito, ancor di più, emarginati e
ghettizzati: alcuni cercavano di sopravvivere, seguendo anche i mercatini
ambulanti, animandoli con canti e danze durante gli spettacolini, detti
minstrels 37. Altri cercavano lavoro, lasciando le piantagioni, soprattutto
quelle a sud del Delta del Mississippi, per risalire verso St. Louis, Illinois 38
o New Orleans, Louisiana; altri ancora decisero di restare nelle proprie case
cercando di sopravvivere agli stenti.
Nel periodo che va dal 1865 agli anni ’20 del XX secolo, centinaia di
migliaia di neri si spostarono attraverso tutto il nord America.
Chi rimase a sud, dovette adattarsi e resistere nelle proprie case alla crisi e
alla violenza razzista. Il fatto, poi, che i neri rivendicassero i loro diritti,
appoggiati dal Partito Repubblicano, fece sì che la violenza aumentasse
esponenzialmente, così come la tensione politica. Nel 1872, fu emanato
l’Amnesty Act, che reintegrò in tutte le cariche governative gli ex –
confederati secessionisti. Ovviamente, gli abolizionisti non furono
d’accordo. Ciononostante, tre anni dopo, con l’approvazione del Civil Right
Act, alcune rivendicazioni da parte dei neri, quali la parità scolastica, furono
accolte, ma spesso mai messe in pratica.
Dal Civil Right Act originale, molte furono le richieste modificate o
addirittura rimosse. Oltretutto, tale legge restò in vigore solo per breve
tempo, in quanto con l’emendamento del 1883 emanato dalla Corte
Suprema, il Civil Right Act fu considerato incostituzionale. Questa cocente
sconfitta fece allontanare del tutto la maggioranza nera dal Partito
Repubblicano, reputato causa dell’insuccesso politico e visto ormai dai neri
come un partito degenerato 39. Si stava, quindi, entrando in un periodo di
forte regressione per i diritti dei neri e notevoli saranno i passi indietro fatti
dalle posizioni fino a quel momento conquistate (anche grazie all’aiuto dei
repubblicani). Al sud, la decisione della Corte Suprema
sull’incostituzionalità del decreto fu accolta con gioia, dai democratici come
dai repubblicani.
35 Le più importanti società razziste americane dell’epoca furono, oltre al Ku Klux Klan, la White League, la Pale Faces
Organization e i Knights of the White Camelia.
36 Si noti che durante gli anni ’20 e ’30, 4/5 dei politici, poliziotti e giudici degli stati del sud erano membri del KKK o di altre
organizzazioni razziste. - http://www.greenleft.org.au/back/1995/175/175p21.htm
37 O anche “medicine”.
38 Milioni di neri del sud percorsero la Highway 61, che dal Delta del Mississippi, passando per St. Louis, portava fino a Chicago,
per giungere addirittura a New York.
39 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
14
Dalla fine degli anni ’70, in alcuni stati del sud ancora fortemente
schiavisti, come la Carolina del Sud, la Florida e la Louisiana, c’era stata
una svolta in senso conservatore, che avrebbe permesso alle classi bianche
di ritornare di lì a pochi anni in netta superiorità sociale nei confronti dei
neri. Ormai, al sud quel poco che i neri avevano conquistato stava svanendo
giorno dopo giorno. Basti pensare che alcuni neri delle regioni meridionali,
subito dopo la guerra, avevano assunto cariche istituzionali di rilievo 40, ma
poi tutto cambiò.
Si arrivò all’intimidazione e ai ricatti e, addirittura, molti neri persero la
vita, poiché i bianchi intendevano relegarli con la forza nel solo ambito
agricolo. Nel sud del dopoguerra erano nate decine di organizzazioni
lavorative per tutelare i diritti dei neri, ma i datori di lavoro spesso
preferivano dipendenti bianchi incapaci piuttosto che neri qualificati. Così,
moltissimi neri, che prima del conflitto avevano svolto lavori di rilievo,
furono sostituiti da manodopera bianca. Dagli anni ’70, quindi, l’esodo di
neri dalle campagne meridionali verso le città, verso il nord o addirittura
all’estero fu ingente e spesso necessario, onde evitare le atroci violenze dei
razzisti. Ciò nondimeno, per alcuni neri del sud la situazione era migliorata
e non di poco. Nel 1900, circa il 25% di essi possedeva piccoli
appezzamenti di terreno da coltivare e dove poter vivere 41.
In generale, dunque, alla fine del XIX secolo, nel meridione vi erano
violente segregazioni e discriminazioni, mentre nelle regioni settentrionali i
neri si dovevano accontentare di una posizione sociale di secondo piano e
marginale, ma comunque vivibile. Nel 1896, Lincoln dichiarò solennemente
che “gli uomini sono tutti uguali”, destando enorme sdegno negli
innumerevoli ambienti razzisti.
All’inizio del XX secolo, quasi tutti gli stati del sud avevano
modificato le loro costituzioni, estromettendo del tutto i neri dalla vita
politica. In Louisiana, nel 1898, fu emanata una legge statale secondo la
quale i neri potevano votare solo se in grado di leggere e scrivere, se
possedevano terreni e se almeno un loro predecessore aveva votato prima
delle elezioni del 1867: in pratica, nessun nero poteva più votare 42.
Fra il 1882 e il 1900 avvennero più di 3.000 linciaggi a scapito dei
neri e nello stesso periodo i bianchi oltranzisti agitarono più volte le acque,
insorgendo per i motivi più disparati.
Il governo federale non si mosse in soccorso degli oppressi, suscitando lo
sdegno delle comunità nere al nord. Ovunque ormai, scoppiavano continui
scontri fra bianchi e neri. Furono adottati molti provvedimenti contro il
popolo di colore, come campagne contro il vagabondaggio e decreti contro
il “nero selvaggio che andava alla ricerca di donne bianche da stuprare”.
In questa situazione i neri iniziarono a organizzare propri movimenti.
Nel 1905 nacque il Niagara Movement, che si prefisse di dare alla comunità
nera libertà di parola, di stampa, diritto al voto, abolizione di ogni
distinzione razziale. Nel 1910 sorse invece la N.A.A.C.P. 43.
In questo periodo, oltre ad organizzazioni, furono fondate anche
molte riviste nere, persino a carattere religioso, per svolgere attività
40 In questo periodo apparentemente favorevole agli afroamericani, alcuni uomini di colore avevano assunto addirittura la carica di
senatori in alcuni stati del sud.
41 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
42 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
43 “National Association for the Advancement of Coloured People” (Associazione Nazionale per il Miglioramento della Gente di
Colore).
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organizzativa e di propaganda. Le organizzazioni non erano tuttavia in
grado di contrastare la pressione razzista. Nel 1906 nella città di Atlanta, in
Georgia, ebbe luogo la più estesa e drammatica rivolta bianca: la città
divenne terreno per una vera e propria caccia ai neri e molte furono le
vittime dell’odio bianco 44.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si era arrivati ad una
generale situazione di isterismo razziale. Durante gli anni dello scontro
bellico, molti neri furono assunti nelle industrie del nord, perché più di
mezzo milione di immigrati europei fecero ritorno in patria per combattere
nelle fila dei rispettivi eserciti nazionali. Il momento di fuggire dal sud per
trovare lavoro altrove era propizio e, durante la guerra, vi fu un autentico
esodo. Nel frattempo, però, le disuguaglianze sociali e culturali si erano
sviluppate anche fra neri: nelle città del nord, i nuovi arrivati non furono
visti di buon occhio anzi, furono considerati maleducati, rudi e rumorosi
anche da coloro che, seppur risiedendo al nord da tempo, avevano
comunque vissuto la loro stessa esperienza anni prima.
Il governo americano dovette affrontare il problema dell’invio di neri
fra le truppe in Europa. Fu proprio il primo scontro bellico mondiale a
vedere i primi soldati neri americani regolari 45. Finita la Prima Guerra
Mondiale però, i soldati neri di ritorno in patria furono accolti da un forte
clima di intolleranza; ma, a differenza che in passato, non vollero più subire
torti, e reagirono ai soprusi. Il governo federale ora era molto più
preoccupato dalle loro reazioni che dai continui linciaggi del KKK in tutto
lo stato.
Negli anni ’20, la figura più importante della riscossa afroamericana
fu quella di Marcus Garvey, che riorganizzò la U.N.I.A. 46, che aveva lo
scopo di creare un governo panafricano, che coinvolgesse tutti i popoli neri
del mondo. Egli contribuì a creare la figura del “nuovo negro”, orgoglioso e
combattivo.
Il movimento di Garvey fu la diretta conseguenza della guerra, combattuta
sia dai bianchi che dai neri, ma da cui solo i primi poterono trarre benefici.
Nonostante i miglioramenti e le conquiste in vari campi, va detto che i
linciaggi, le questioni del sud, le esclusioni dai sindacati e i problemi nelle
città del nord, fecero sì che la maggior parte dei neri non poté godere della
grande prosperità statunitense degli anni ’20.
Quando la Depressione del 1929 devastò il mercato mondiale, essa
colpì in maniera particolare e ovvia la popolazione afroamericana. La crisi
portò licenziamenti in tutti i settori, ma soprattutto per la gente di colore
che, nel 1933, avevano raggiunto un decimo della popolazione degli Stati
Uniti 47. Dopo la Depressione, i lavori che prima erano svolti da neri furono
concessi ai bianchi, che ormai si vedevano costretti ad accettare qualsiasi
tipo di impiego.
I neri che erano rimasti al sud paradossalmente si trovarono
improvvisamente a poter vivere, dal punto di vista alimentare, meglio di
quelli nelle città del nord, poiché la crisi economica attanagliò soprattutto le
44 “Chronology of Slavery and Freedom in America” - http://johnbrownsbody.net/SlavtoFree.htm
45 I primi soldati afroamericani nell’esercito statunitense fecero la loro comparsa durante il primo scontro bellico mondiale,
nonostante altri neri avessero combattuto nei decenni precedenti durante le guerre contro l’Inghilterra e Civile.
46 “Universal Negro Improvement Association” (Associazione per il Miglioramento Universale dei Neri).
47 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.
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molte industrie cittadine, ma non particolarmente le campagne. Tuttavia, al
sud, sia nelle città che nelle campagne, il KKK e il razzismo continuavano
ad imperversare sempre di più.
All’inizio degli anni ’30, soprattutto per cause economiche,
l’elettorato nero si stava allontanando sempre più dalla corrente di pensiero
repubblicana del dopoguerra civile e iniziava a propendere per le idee
democratiche 48. Nel 1932, divenne presidente degli Stati Uniti il
democratico F. D. Roosvelt, politicamente interessato ai problemi sociali
dell’uomo comune. L’anno successivo, Roosvelt varò la nuova politica
economica, il cosiddetto New Deal, basata sull’intervento statale
nell’industria per risanare la crisi che imperversava. Anche i neri ne trassero
grandi benefici.
Nello stesso anno, al sud fu richiesta una riduzione della produzione di
cotone, tabacco e altri generi produttivi, al fine di aumentare i prezzi delle
merci e colmare il deficit nazionale. A coloro che avessero ridotto la
produzione, il governo avrebbe elargito degli aiuti economici per sostenere
le attività, ma pochi produttori agricoli parteciparono a tale iniziativa e in
100.000, fra affittuari e mezzadri bianchi e neri, dovettero emigrare al nord.
Alla fine degli anni ’30 fortunatamente, la situazione razziale era
migliorata, grazie ad una legge che sanciva il linciaggio come crimine
federale. Nel 1939, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, i neri
stavano ottenendo risultati incoraggianti, nonostante il sempre elevato tasso
di brutalità razziste. Quando nel 1941, dopo l’attacco giapponese a Pearl
Harbour, gli Stati Uniti entrarono in guerra, il problema del coinvolgimento
o meno di truppe nere nell’impegno bellico si fece sentire e fu organizzata
una marcia di quasi 100.000 persone di colore, per richiedere al presidente
Roosvelt l’integrazione dei neri nelle forze armate. Il 25 giugno del 1941, il
presidente approvò un ordine esecutivo, assecondando tutte le richieste.
La comunità afroamericana, pertanto, aveva compiuto enormi
progressi e ottenuto grandi conquiste politiche, ma il cammino da compiere
fino all’attuale situazione sarebbe stato ancora lungo e faticoso, e sarebbe
dovuto passare attraverso il sangue di personaggi quali Martin Luther King,
John Fitzgerald Kennedy e Malcolm X, tutti uomini che aiutarono la causa
dei neri americani, ma che soprattutto rappresentano tuttora una
fondamentale parte del popolo americano e mondiale. Come loro molti altri
si prodigarono per la soluzione razziale americana, alcuni cercando di unire
e altri cercando di dividere, ma guardando sempre indietro per ricordare la
storia di un popolo sfruttato e umiliato. Ed è proprio in questo clima storico
e culturale che ci si deve immergere per entrare del tutto nell'ottica della
musica blues, unanimemente definita come la musica “figlia della
schiavitù”.
48 Ellen Ginzburg Migliorino, La Marcia Immobile, cit.