5
dell’esigenza di protezione dei diritti umani e dei valori della
democrazia e del pluralismo, nel contesto di uno scenario
internazionale in cui le fratture ideologiche e politiche sono
ancora ben lungi dal comporsi.
Il fenomeno del c.d. revival etnico
1
e della rinascita delle lingue
e culture minoritarie, manifestatosi nell’Europa occidentale tra
gli anni ’60 e ’70 e successivamente sviluppatosi con modalità e
conseguenze non sempre uniformi nelle restanti aree del globo
non sembra affatto essersi esaurito; esso, anzi, continua ad
attrarre, non senza drammaticità, l’attenzione dei governi, degli
studiosi e dell’opinione pubblica mondiale. Essendo presenti,
secondo alcune recenti stime
2
, nei 184 stati indipendenti del
1
Il termine “revival etnico” è stato coniato da alcuni autori statunitensi (tra cui A. D.
Smith, Il revival etnico, Bologna 1984) per indicare il movimento di rinascita delle culture
minoritarie e di valorizzazione dei loro retaggi culturali che si è avuto negli anni ’70 nei
paesi multietnici d’oltreoceano. Fino agli anni ’60, infatti, ci si aspettava che gli immigrati
si assimilassero interamente, secondo il modello de “l’angloconformismo”, alle norme
culturali esistenti. Tuttavia, dopo poco, tale modello fu abbandonato per le pressioni
esercitate dai gruppi d’immigrati che dimostrarono una forte volontà di conservare i diversi
aspetti delle loro culture.
2
T.GURR, Minorities at Risk: A Global View of Ethnopolitical Conflict ,1990,Institute of
Peace Press, p.20.
6
mondo oltre 600 gruppi linguistici e 500 gruppi etnici, sono
davvero pochi i Paesi di cui si può affermare che i cittadini
condividano la stessa lingua o appartengano allo stesso gruppo
etno-nazionale. Inoltre, le profonde trasformazioni avvenute
nell’ex Unione Sovietica e nei Paesi dell’Est (specialmente
nell’ex Iugoslavia), che hanno avuto alla loro origine non solo
contrasti ideologici ma piuttosto conflitti etnici e religiosi,
hanno fatto sì che, negli ultimi anni, la questione delle
minoranze tornasse ad essere di grandissima attualità in tutto il
mondo e particolarmente in Europa.
Nei casi citati si è trattato di ribellioni di minoranze contro lo
Stato, di rivendicazioni nazionaliste contro un potere centrale
ritenuto staccato e “altro” rispetto a specificità culturali,
linguistiche o religiose, ma non bisogna dimenticare, però, che
tali spinte centrifughe sono presenti anche nei Paesi dell’Europa
occidentale, in cui alcune minoranze etniche, linguistiche o
religiose si contrappongono al resto della società, rivendicando
7
maggiore autonomia ed un generale riconoscimento della loro
specificità
3
. In questo quadro si può meglio comprendere quanto
affermato nel preambolo della Convenzione-quadro del 1995 per
la protezione delle minoranze nazionali, secondo cui gli eventi
della storia europea hanno dimostrato che la protezione delle
varie e numerose forme di minoranza esistenti nei diversi Paesi
d'Europa “è essenziale alla stabilità, alla sicurezza democratica e
alla pace nel continente europeo”.
Proprio alla luce delle lotte, spesso violente e sanguinose,
intraprese da questi gruppi minoritari, non va sottovalutata la
questione della tutela delle minoranze, che se negate dei diritti
volti alla salvaguardia delle proprie specificità, potrebbero creare
a movimenti separatisti.Si cercherà, nella prima parte del lavoro,
di tracciare il cammino storico dell’evoluzione della tutela
internazionale delle minoranze e di individuare gli strumenti
3
P. Fois, La protezione internazionale delle minoranze: il caso dell’Europa, in L’Europa
delle diversità, M. Pinna (a cura di), Milano 1993, p. 17.
8
normativi predisposti dalla comunità internazionale per garantire
la protezione di tali gruppi e il rispetto dei diritti loro
riconosciuti. Si sono, così, analizzate le diverse convenzioni,
dichiarazioni o altri atti conclusi a tutela delle minoranze e di
dimostrare come queste norme, essendo quotidianamente
disattese, esistano solo sulla carta e abbiano troppo spesso un
valore esclusivamente simbolico.
Talvolta infatti i diritti affermati solennemente in documenti
internazionali, non sono garantiti a tutte le persone allo stesso
modo ed è purtroppo noto come le minoranze, pur godendo sulla
carta degli stessi diritti delle maggioranze, debbano
faticosamente e quotidianamente lottare per vedere riconosciuti i
propri diritti. Dalla consapevolezza dell’esistenza di queste
situazioni d’alienazione e svantaggio vissute dalle minoranze
nasce, quindi, la necessità del riconoscimento dei diritti
differenziati in funzione dell’appartenenza di gruppo; senza tale
riconoscimento, infatti, l’invito a trattare le persone come
9
individui, garantendogli uguali diritti indipendentemente dalla
loro razza, etnia, lingua o religione, non rappresenterebbe un
obbligo che va rispettato da tutti, ad iniziare dal governo
centrale
4
.
Non si è potuto fare a meno di notare, infine, come le spinte
apparentemente contraddittorie e dalle molteplici potenzialità,
presenti nell’evoluzione della tutela internazionale delle
minoranze, segnino un processo tutt’altro che stabilizzato, anche
in ragione del fenomeno “globalizzazione”, destinato ad
assumere nel prossimo futuro sviluppi e profili ulteriori. La crisi
della sovranità e del significato tradizionale di Stato-nazione
provocata dall’emergere di nuovi fattori sociali, economici e
istituzionali, induce ad un inevitabile ripensamento di nozioni e
categorie che sembravano consolidate, rendendo del tutto
4
W. Kymlicka, LA cittadinanza multiculturale, Bologna, 1995, p. 76.
10
superata e antistorica la riproposizione di una visione
etnocentrica e monolitica della società contemporanea. La
tendenza alla costruzione di una società sempre più
interdipendente ed integrata e l’aspirazione all’universalismo e
all’omogeneizzazione della cultura dei diritti umani, infatti,
dovrebbero portare gli Stati a non dimenticare o sottovalutare,
pena l’appiattimento delle culture e l’oblio delle civiltà, il
patrimonio delle tradizioni storiche, linguistiche e culturali di cui
sono depositari i gruppi minoritari nell’ambito di determinate
comunità nazionali.
11
Capitolo I
ORIGINE DELLA QUESTIONE, ANALISI ED
EVOLUZIONE
12
1. Ratio e rilevanza del problema per la comunità
internazionale.
In quest’epoca segnata in apparenza da un trionfo dei
diritti umani, ma che in realtà vede quotidianamente atti di
violazioni continue e sistematiche dei diritti fondamentali della
persona umana, avvicinarsi alla questione della tutela delle
minoranze nazionali, etniche, religiose, linguistiche o culturali e
tentare di valutare il grado di tutela loro offerto dall’ordinamento
giuridico internazionale non è compito agevole, poiché le
difficoltà consistono nell’interdisciplinarietà del problema e
dell’interrelazione fra norme di diversa estrazione, grado ed
efficacia giuridica. Invero il fenomeno minoritario è quantomai
complesso e pieno di sfaccettature , ed è oggetto d’interesse e
disciplina giuridica sia da parte dell’ordinamento internazionale
che degli ordinamenti nazionali, per cui si sostanzia in
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un’eterogeneità di rapporti e situazioni variabili da caso a caso.
L’unico elemento comune è da sempre la volontà dei gruppi
minoritari di conservare e salvaguardare la propria distinta
identità rispetto al resto della popolazione di uno Stato, seppure
di fatto è estremamente vario il panorama di minoranze esistenti
all’interno degli Stati e delle rispettive esigenze.
Come è a tutti ben noto, la presenza e la coesistenza di gruppi
minoritari di differente etnia, cultura, religione in uno Stato
costituiscono un fenomeno antico e piuttosto diffuso
conseguente di solito i movimenti di persone forzati o volontari
causati da persecuzioni politiche e religiose o da conflitti armati
e dal relativo riassetto territoriale seguito allora dalla nascita di
formazione del nuovo Stato, nonché scaturito da altre cause di
natura socio-economica o ambientale che hanno ripetutamente
favorito l'esodo di popoli e gruppi di persone da uno Stato
all'altro.
14
Il fenomeno descritto è stato prevalentemente avvertito dagli
Stati occidentali che lo hanno variamente disciplinato nel corso
del tempo al punto che oggi il mondo di diritti che possono dirsi
riconosciuti ed acquisiti in capo d’appartenenti alle minoranze
rappresentano parte integrante del patrimonio giuridico culturale
degli Stati occidentali.
Numerosi di vario genere sono i problemi che comporta la
presenza di minoranze di varia estrazione all'interno di uno Stato
in particolare la coesistenza di gruppi minoritari di differente
etnia costituisce da sempre fonte di preoccupazione sia sotto il
profilo dell'ordine pubblico interno che internazionale, e questo
non solo per gli Stati nazionali, ma anche per gli Stati d’origine.
Sono questi i motivi fondamentali per cui la questione
minoritaria oltre ad assumere rilievo negli ordinamenti interni è
divenuta oggetto d’interesse per la comunità internazionale
ricevendo nel corso degli anni sempre maggiore attenzione da
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parte del diritto internazionale in sede di cooperazione
istituzionalizzata.
Di recente l’interesse della comunità internazionale è
notevolmente accresciuto in seguito al dilagare dei conflitti che
in gran parte del mondo, dall'est europeo, dalla zona dei Balcani
e del medio oriente, hanno rinnovato atrocità e crimini contro le
minoranze etniche e religiose, dando nuovo impulso alla
disciplina giuridica della materia sia in sede internazionale che
interno, pur lasciando aperta la discussione non scevra
d’ulteriori sviluppi codificatori in vista di un ulteriore
rafforzamento della loro tutela.
A seguito della catena inarrestabile di eventi, di cui siamo stati
attoniti e sovente indifferenti, la coscienza sociale collettiva è
stata colpita dalla ricerca di un difficile equilibrio tra il
riconoscimento di diritti e libertà da accordare alle persone
appartenenti a minoranze e il processo di globalizzazione che ha
16
portato all'affermazione ed al consolidamento di nuovi valori e
principi di diritto internazionale
5
.
Intendiamo riferirci alla centralità assunta dall'individuo negli
ordinamenti giuridici contemporanei ed alla ridefinizione del
concetto di interesse essenziale della Comunità Internazionale e
di responsabilità degli Stati, nonché all'ampliamento della sfera
degli obblighi erga omnes, rispecchianti le attuali esigenze di
disciplinare giuridicamente nuovi settori e materie della vita di
relazioni internazionali.
Ancora intendiamo riferirci al concetto di responsabilità solidale
ed alla crisi del dogma assoluto della sovranità statale
testimoniata dal moltiplicarsi delle forme di autolimitazione a
causa dell'incremento della cooperazione internazionale e del
5
Tra gli altri CHEVALLIER, Mutations internationales et evolution des normes, Paris
1994, evidenzia le contraddizioni e le antinomie esistenti nell'ordinamento giuridico
internazionale in epoca attuale, pur ammettendo un cambiamento dovuto alla centralità
assunta dall'individuo nell'ordinamento internazionale ormai dominato dalle esigenze
rilevanti della morale, dell'etica, della giustizia e non più dal dogma assoluto della sovranità
statale, ritiene opportuna una visione più prudente se non addirittura scettica dei mutamenti
in atto.
17
restringimento della sfera di libertà personale nel trattamento dei
propri cittadini.
Ancora al correlato uso della forza per fini umanitari, fatta
valere a titolo di sanzioni di un illecito per far rispettare i diritti
dell'uomo, i principi della democrazia, dello Stato di diritto e di
autodeterminazione interna
6
.
Nell'epoca della multiculturalità e multietnicità le continue
spinte di parte della popolazione di uno Stato verso forme più
accentuate di autonomia hanno inciso sullo status delle
minoranze, esse si sono sviluppate secondo due direzioni
opposte: nei casi più negativi queste tendenze sono per la
maggior parte sfociate in conflitti interetnici alimentati da forme
6
In particolare sul principio democratico ZICCARDI CAPALDO prova a ricostruire
l'affermazione del principio democratico nel diritto internazionale pubblico, nel senso di
tutela dei soli diritti politici, come principio istantaneo, diretta espressione della volontà
degli Stati; CONFORTI, Considerazioni conclusive, il quale si ritiene in linea di massima
d'accordo con tale tesi inerente l'esistenza sul piano universale del principio di legittimità
democratica, sebbene avanzi qualche perplessità circa i meccanismi e le garanzie esistenti
per l'applicazione di questi principi; nonché VASSALLI Di DACHENHAUSEN, Principio
di legittimità democratica e dominio riservato, la quale ammette l'incidenza del principio in
questione sul processo di erosione del dominio riservato, la cui soglia si abbassa sempre di
più.
18
esasperate di nazionalismo, concretizzandosi in violazioni di
diritti umani col fine di smembrare i gruppi minoritari attraverso
una forzata assimilazione, in altri casi, all'interno della
maggioranza degli Stati occidentali, le medesime spinte hanno
contribuito ad un rafforzamento della già consolidata
salvaguardia delle diverse identità nazionali attraverso la
promozione e la tutela delle tradizioni culturali, etniche e
religiose dei soggetti minoritari e la concessione di più ampi
diritti civili e politici.
Invero è appena il caso di notare che la struttura delle relazioni
internazionali è in epoca attuale contraddistinta da tendenze
diverse e contrapposte, da un lato un crescente fenomeno di
nazionalismo, dall'altro una spinta sempre più accentuata verso
l'internazionalizzazione dei settori di attività umana e verso un
rafforzamento del multilateralismo.