Introduzione pag. 2
Lo sviluppo dei trasporti ha contribuito a questa distacco tra la costruzione é
l’ambiente ad essa circostante.
Inoltre la pressione psicologica esercitata dai materiali moderni, la
complessità della loro messa in opera hanno fatto nascere spesso una
specializzazione nell’arte costruttiva che si è sostituita alla solidarietà del villaggio
o dl quartiere, legata invece all’uso di materiali locali. Le tecniche, cosi come il
contenuto culturale delle architetture tradizionali, sono a poco a poco scomparsi e
le forme stesse si sono trasformate.
Questi mutamenti, d’altra parte essenzialmente urbani, non devono far
dimenticare che l’utilizzo della terra cruda rimane ancora attuale per un terzo
della popolazione mondiale, rimasta ai margini dell’economia monetaria che
permette l’acquisto e l’uso di materiali industriali. La riabilitazione
dell’architettura in terra è dunque un problema attuale che può affiancare una
strategia di sviluppo alternativo. Questi approcci al costruire mettono in
evidenza la scelta che si pone attualmente tra dei metodi costruttivi i cui processi e
le cui fame sono “uniformate” a livello internazionale e invece un modo di abitare
che reintegra in una modernità ritrovata le tecniche economiche e le aspirazioni
culturali uscite dalla tradizione
1
.
La terra cruda si colloca, con il legno e la pietra, tra i materiali da
costruzione più antichi. Le differenti tecniche costruttive, funzione delle diverse
caratteristiche morfologiche del suolo, ma anche del diverso ambito culturale e
ambientale in cui si sono consolidate, testimoniano di studi volti alla scelta del
materiale, alla concezione dell’ edificio, alle modalità di organizzazione del
cantiere.
1
Barbara Narici, Architetture in terra cruda
Introduzione pag. 3
Ovunque, nel mondo, esistono esempi di costruzioni in terra di grande
interesse, dalle moschee del Mali agli edifici dello Yemen, dagli aggregati urbani
del Marocco a prestigiosi edifici in Europa, fino alle abitazioni più semplici, in
ambiente rurale, disseminate un pò in ogni dove.
In molte regioni del nostro Paese sono tuttora presenti, in ambito sia urbano,
sia rurale, numerose costruzioni in terra cruda: sono le costruzioni in ladiri in
Sardegna, in pisè o in adobe in Piemonte , in massone nelle Marche e in Abruzzo e
altre ancora. In esse si ritrova la varietà dei sistemi tecnologici che hanno
caratterizzato il panorama delle costruzioni in terra degli altri Paesi.
Qualunque fosse la tecnica adottata per la loro realizzazione, le murature in
crudo venivano e vengono tuttora protette con uno strato di intonaco
2
.
A partire dal secondo dopoguerra, il diffondersi di materiali introdotti sul
mercato dalla moderna produzione edilizia ha portato a un abbandono della tecnica
del crudo, considerata ormai obsoleta e, soprattutto, per molti, indiscussa — anche
se non veritiera — testimonianza di povertà , di emarginazione a livello sociale e
culturale, da rimuovere anche dalla memoria.
Conseguenza inevitabile di questo atteggiamento stata una graduale ma
inesorabile perdita della conoscenza delle tecniche costruttive, ormai affidate alla
manualistica e alla memoria di anziani costruttori; al tempo stesso, la totale
assenza dei necessari interventi di manutenzione ha portato moltissime costruzioni
verso una irreversibile situazione di degrado, disperdendo così un patrimonio, ricco
di storia e di saperi.
Solo di recente si venuto consolidando, in Italia, un certo interesse per
questo frammento di storia costruttiva, mirato, in prima istanza, alla conoscenza,
2
Mauro Maspero, La protezione degli edifici in terra: l’intonaco
Introduzione pag. 4
alla tutela e al potenziale recupero di questo patrimonio.
L’ architettura in terra non appartiene per solo alla storia: anche realtà ,
innovazione, progresso. In un momento in cui concetti come sostenibilità ,
ecologia , rispetto dell’ ambiente rientrano in un linguaggio comune dell’ abitare, l’
utilizzo della terra cruda, innovata sul piano applicativo e delle prestazioni, si
ripresenta nel panorama dei materiali da costruzione con un interesse particolare.
In questi ultimi anni, esperti del settore, ma anche alcune Amministrazioni
pubbliche, a livello sia regionale, sia locale, si sono impegnate nel promuovere
operazioni di censimento e di recupero del costruito, prestando attenzione anche
agli aspetti innovativi
3
.
In alcune zone delle province meridionali della regione Marche sono
presenti edifici rurali realizzati in terra cruda e paglia. Questi edifici chiamati
“Atterrati”, costituiscono l’esperienza di una estrema povertà costruttiva che
portava a realizzare edifici rurali minimizzando il più possibile il costo dei
materiali base. Delle centinaia di edifici realizzati solo nel Maceratese, oggi ne
sono rimasti poco più di trenta. L’abbandono da parte degli abitanti che
considerano oggi eccessivamente povere queste abitazioni e la conseguente
mancanza di manutenzione li hanno ridotti ad un numero esiguo, tanto che
l’amministrazione comunale di Corridonia si è attivata per il loro recupero come
strutture museali.
Queste case sono generalmente protette con falde di tetti inclinate, coperte
con tegole in laterizio. Come detto sopra, alcune di esse si trovano oggi in precario
stato di conservazione sia per fattori sociali legati al loro abbandono, sia per fattori
di degrado intrinseci alla terra con cui sono costituite le loro murature portanti, che
3
R. Mattone, La terra cruda, tra tradizione e innovazione, L’Industria dei Laterizi sett.-ott. 2001.71
Introduzione pag. 5
per fattori estrinseci legati agli agenti atmosferici, soprattutto alla pioggia, sia per
fenomeni di distacco connessi, da una parte alla sensibilità della terra come
materiale da costruzione soprattutto all’acqua, e dall’altra all’incompatibilità fra le
superfici delle suddette case e gli intonaci di rivestimento utilizzati finora.
Quindi la terra è un materiale delicato, che mostra la sua vivacità quando
viene attaccato dall’acqua: basti pensare ai fenomeni di rigonfiamento-ritiro
provocati dalla pioggia, il fattore di degrado più pericoloso, che aumenta il
deterioramento degli edifici e l’erosione delle loro superfici diminuendo lo
spessore delle murature col passare del tempo.
Tra gli agenti di degrado, che peggiorano lo stato di conservazione delle case
in terra e producono notevoli danni, possiamo citare anche l’incompatibilità fra gli
intonaci tradizionali a base di calce e cemento e le superfici di queste case. Questo
fenomeno è stato riscontrato nella maggior parte delle case di Corridonia rivestite
degli intonaci detti sopra che, distaccandosi, lasciano dietro di sé intere o parziali
superfici delle murature nude e prive di intonacatura aprendo la strada a nuovi
fenomeni dannosi, come il rigonfiamento ed il successivo ritiro, che produce
fessure e lesioni che indeboliscono le intere strutture murarie. Perciò sono
comparsi alcuni interventi locali di recupero e protezione spontanei che però
apportano vantaggi limitati e a volte non fanno altro che deformare l’aspetto
naturale di queste case. Lo scopo della ricerca è la protezione delle superfici in
terra delle case esistenti tramite intonaci resistenti agli agenti atmosferici,
compatibili con le superfici sottostanti, con caratteristiche diverse da quelli
tradizionali. In tal senso gli intonaci a base di terra possono essere utili per
risolvere questo problema; e, data la loro bassa resistenza alle acque piovane, è
stato necessario intervenire in questa ricerca sulla loro composizione,
Introduzione pag. 6
modificandoli tramite l’aggiunta di materiali ed additivi naturali economici
conosciuti nella tradizione nazionale ed internazionale.
Introduzione pag. 7
Oggetto della Tesi
L’oggetto della Tesi è quello di verificare sperimentalmente in laboratorio
una tecnica d’intervento per il recupero degli “Atterrati” siti nella provincia di
Macerata, curando in particolare il problema delle murature lesionate con
particolare riferimento alle finiture. Il recupero di questi edifici è necessario in
quanto lo stato di conservazione è pessimo, oltre alla mancata manutenzione e
rinnovo degli elementi di protezione delle murature dagli agenti atmosferici, quali
coperture ed intonaci, si sono verificati problemi legati a cinematismi di rottura
dovuti a cedimenti del terreno in quanto gli “Atterrati” non sono dotati di un
sistema fondale adeguato.
Quindi sarebbe necessario effettuare oltre ad interventi di recupero delle
fondazioni, interventi di risarcitura delle murature lesionate.
È meritevole occuparci della conservazione di queste costruzioni che
costituiscono una parte dell'edilizia storica in Italia e che rispecchiano le
condizioni sociali di alcuni periodi nella storia italiana, edifici che rischiano di
sparire presto se non ci si accorge della necessità della loro conservazione e del
loro valore culturale e architettonico ambientale.
Il lavoro svolto con questa tesi mira soprattutto alla sperimentazione di una
tecnica per la protezione delle superfici in terra esistenti tramite intonaci resistenti
a base di terra trattati con l'aggiunta di additivi naturali economici utilizzati
anticamente per il miglioramento delle proprietà meccaniche e della durabilità del
materiale da costruzione terra cruda e lo studio del loro effetto sugli intonaci.
Introduzione pag. 8
Da ciò discende la necessità di valutare con strumenti attuali ed oggettivi le
caratteristiche meccaniche del materiale terra indispensabili per una valutazione
quantitativa della capacità portante e della durabilità di strutture costruite da terra
cruda.
Introduzione pag. 9
Articolazione della Tesi
La tesi è articolata in cinque capitoli più una parte introduttiva.
Nell’introduzione oltre alla premessa e all’oggetto della tesi è stato descritto
lo stato dell’arte relativo agli atterrati siti in provincia di Macerata e alle linee di
intervento per il recupero degli edifici in terra cruda effettuati in Italia e all‘estero.
Nel capitolo I (“Fasi, Materiali, Metodi e Strumenti”) sono state descritte le
fasi del lavoro, i materiali utilizzati nella sperimentazione, i metodi utilizzati per
eseguire le prove in laboratorio (prove di durabilità sulle malte da intonaco) , gli
strumenti usati nella sperimentazione e la realizzazione dei provini.
Nel capitolo II (“Evoluzione della Tecnica”) si disegna un quadro storico
evolutivo delle costruzioni di terra cruda in Italia ed un quadro storico evolutivo
delle costruzioni in terra cruda nelle Marche, riportando anche un’analisi delle
tecniche di realizzazione degli intonaci in terra cruda desunte da alcuni studi
rarissimi sul territorio italiano. Sono state studiate alcune cause di degrado
maggiormente diffuse., legate soprattutto agli agenti climatici dell’area di studio.
Nel capitolo III (Valutazione del Comportamento delle Malte da Intonaco
all’Acqua) si disegnano le caratteristiche richieste dagli intonaci per proteggere le
costruzioni in terra, elencando alcune regole costruttive adatte al progetto di questi
edifici.
Nel capitolo IV (“Verifiche Sperimentali sulla Durabilità degli Intonaci
proposti a base di Terra con aggiunta di Additivi Naturali: Prove di immersione in
Acqua”) è descritta la prima fase della sperimentazione in cui è stato determinata
la durabilità del materiale terra, attraverso delle prove sistematiche di immersione
in acqua e successivo essiccamento dei sistemi base e compositi. Questi sistemi
Introduzione pag. 10
Sono stati realizzati con la stessa tecnica costruttiva delle murature degli atterrati
siti in provincia di Macerata. Il sistema base identifica un elemento costituito da
sola paglia- terra-sabbia e acqua mentre il sistema composito identifica un
elemento costituito da un sistema base più l’aggiunta dei rispettivi additivi naturali.
Nel capitolo V (“Verifiche Sperimentali sulla Durabilità degli Intonaci
Proposti: Prove di Gelo-Disgelo”)è stata descritta la seconda fase della
sperimentazione in cui è stata studiato il rapporto nei confronti della resistenza al
gelo-disgelo.
Nel capitolo VI (“Risultati Finali e Conclusioni”) sono stati riepilogati e
discussi i risultati ottenuti durante le varie fasi del lavoro ed è stato tracciato un
quadro delle problematiche lasciate aperte.
Introduzione pag. 11
Stato dell’Arte
Srudi e Ricerche condotte nel settore
Ho suddiviso questa parte in due sezioni, la prima riporta il risultato di
alcune ricerche riguardanti il recupero di edifici in terra cruda e nella seconda è
riportato il quadro degli studi degli atterrati siti in provincia di Macerata.
Linee di intervento per il recupero degli intonaci sugli edifici in terra cruda
Le fonti bibliografiche per questo argomento sono raccolte dalla biblioteca
centrale dell’ICCROM con sede a Roma.
Forte contributo nel settore del recupero è stato dato dal lavoro del
CRAterre-EAG e dall’ICCROM, che si sono attivati a promuovere una cultura di
conservazione del patrimonio delle architetture in terra.
-Studi svolti presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze;
Prof. S. Briccoli Bati; L. Rovero; G. Ranocchiai: si è svolta un’indagine
sperimentale per valutare l’effetto stabilizzante che l’aggiunta di additivi naturali
esercita sui valori dei parametri meccanici sulla stabilità e durabilità agli agenti
atmosferici; non disponendo di indicazioni precise sulle modalità di impasto, né sul
dosaggio dei vari componenti hanno ritenuto opportuno confezionare provini di
terra (5x5x5 cm.) con vari impasti e dosaggi di componenti.Questi sono stati poi
sottoposti a prove di compressione monoassiale per la determinazione dei
paramentri meccanici, modulo elastico, duttilità cinemetica, resistenza all’acqua
valutata come perdita di forma e peso in seguito a cicli di immersione in acqua ed
essiccamento.
Introduzione pag. 12
-Studi svolti da Erhard Winkler nel 1956 riguardo l’effetto dell’aggiunta
di
sangue in argilla, il sangue migliorava la resistenza all’acqua.
-Studi svolti negli anni ‘80,tra questi c’è il prelievo di campioni di lato 10
cm., che vengono essiccati in una stufa e poi posti ad umidità.
-Studi svolti da Charlie R.Steen nel 1970, valuta il ruolo di alcuni additivi
di natura chimica e sintetica, aggiunti ai mattoni crudi. Campioni di dimensioni
10x20x40 cm. posti in sacche di plastica ed esposti a cicli di gelo alla temperatura
di 13°C e disgelo alla temperatura ambiente(21°C), furono effettuati 31 cicli.
-Studi svolti da T.Richie nel 1975 , effettuò una prova che consisteva
nell’immergere campioni di mattone dimezzato in acqua per 4 ore, poi veniva
esposto per congelarsi a temperatura compresa tra -18°C e 23°C in camera
climatica per 20 ore.
Tra l’altro provò 2 tipi di esposizione al gelo, uno standardizzato(tutte le facce
esposte al gelo); l’altro ponendo il mattone con una sola faccia al gelo-disgelo.
-Studi svolti da C.Atzeni, L.Massidda e U. Sanna nel 1993, studi sulla
resistenza alla gelività con cubetti di malta di terra di 5 cm. di lato sottoposti a 200
cicli di gelo a temperatura -20°C per 4 ore e disgelo a 20°C per 4 ore.
-Convegno svolto a Roma nell’ottobre del 1987 promosso dal CRAterre
e ICCROM – si traccia primo bilancio delle diverse esperienze di indagine e
intervento sull’esistente.
Introduzione pag. 13
Esperienza di R.Nardi sui lavori di consolidamento di muri di terra della CRIPTA
BALBI; lintervento prevedeva l’adozione di materiali e tecniche semplici per
avvicinarsi il piu’ possibile al materiale di base, al quale nell’impasto veniva
aggiunta della CALCE IDRAULICA (max 10%).
Il consolidamento terminava con microstuccaggio della facciata, fatto con una
spatola.
-1987, Leonora Costales descrive tecniche costruttive, fornendo indicazioni
per ottimizzare i risultati studiando i rapporti delle miscele (composizione
granulometrica della terra) ,ed aggiungendo additivi e stabilizzanti.
Il miglioramento puo ottenersi per:
-Cementazione (aggiunta di cemento o di calce viva o spenta);
-Armatura (aggiunta di filamenti o grani)
-Impermeabilizzazione e trattamento chimico
-1993, Convegno a Lisbona promosso dal CRAterre.EAG e
dall’ICCROM, viene fatto un quadro delle esperienze a carattere sperimentale
maturate in diversi paesi. G.Chiari, introduce l’uso di SILICATI per la
consolidizzazione. L’esperienza è stata svolta su muri in terra lesionati e
consolidati con l’iniezione di silicati. Durante l’espeerimento vengono usati tre tipi
di silicati:
1.Tetraethyl orthosilicate TEOS prodotto da Union Carbide;
2.Ethyl silicate 40 ZNS prodotto da Monsanto;
3.miscela di Methyl trietoxysilane e tetraethoxysilane in un solvente di toluene;
Introduzione pag. 14
Dopo alcuni giorni si è notato che la facciata rimaneva repellente all’acqua e che
diminuiva la porosità. Dopo 7 giorni i pori cominciano ad aprirsi e il silicato si
trasformava in un filamento che tendeva a rompersi.
I risultati sono stati soddisfacenti anche se per grandi fessurazioni vi sono
presentati problemi dovuti ad un piccolo ritiro dei silicati.
-1995, Articolo di Ozkan Herbish, che effettuò uno studio in Arabia
Saudita sull’estenzione della durata delle case di terra cruda riducendo
l’assorbimento di acqua. Sono stati effettuati dei provini in laboratorio sui quali si
sono effettuati interventi di stabilizzazione (con Cemento, Gesso, Limo e Prodotti
Bituminosi) e di compattazione.
I parametri analizzati sono stati l’Assorbimento d’acqua, l’Efflorescenza dovuta a
Trasudaorazione e la Conducibilità termica in base a test conformi alle norme
ASTM D559/92 e BS 3921.
-da “Conservation of Earth Structures”,J.Warren.
Introduzione di miscele fatte di : Cenere silicica, mattoni in polvere(?…forse tufi?)
e limo; si è verificato che l’uso del limo riduce il problema del ritiro.
-da “The Cob Cottage Company”.
Suggerisce di miscelare all’argilla del limo per ridurre il ritiro del 50%, il limo è
introdotto in proporzioni da 5-10%.
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Gli “Atterrati”
I primi studi sulle case di terra nelle Marche risalgono agli anni ’40
(Santoponte Emiliani, 1941). L’autore traccia una prima ipotesi sull’evoluzione
tipologica chiarendo il rapporto tra struttura sociale e distribuzione funzionale, tra
tipologia e periodo di costruzione.
In seguito in u testo redatto nell’ambito della Ricerca CNR sulle case
rurali (Poeta A., 1953) riprende le indicazioni fornite dalla Santoponte ed
individua i caratteri tipologici prevalenti degli “Atterrati”.
Poi A. Palombarini, in alcuni articoli del 1982 e del 1985, espone le
problematiche inerenti l’evoluzione degli aspetti funzionali e distributivi.
Per quanto riguarda gli aspetti costruttivi, sono pochi gli studiosi ad aver affrontato
in maniera organica l’argomento, perché l’arte costruttiva degli “Atterrati” è legata
ad una tradizione prettamente orale.
Recentemente una ricerca svolta dalla Facoltà di Ingegneria di ancona
(P.Munafò R.Antonucci, M.D’Orazio, 1992) ha affrontato e chiarito le
problematiche storiche, funzionali, formali e costruttive degli “Atterrati” della zona
di Corridonia.
2003/2004, Tesi di Dottorato:”La protezione delle superfici in terrra cruda
degli Atterrrati a Corridonia (MC) e Casalincontrada (CH), Valutazione
sperimentale di Intonaci a base di terra stabilizzati con additivi naturali“, di
Mohamed Dello; UNI ANCONA