5
Quale era l’idea di “Ucraina” che le classi dirigenti della società ucraina
avevano in questo periodo? Ma soprattutto, quale era l’idea di “Ucraina” che il
Governo sovietico, e Stalin in particolare, avevano alla vigilia e all’indomani del
secondo conflitto mondiale? Da queste due principali domande, che in realtà
corrispondono allo stesso quesito, ma che, ovviamente, hanno risposte opposte, è
iniziato il percorso di questa ricerca.
Che cosa si intende, infatti, per “questione ucraina”? A questo interrogativo è
stato dedicato il primo capitolo di questo studio. Le premesse ideologiche, politiche,
culturali e giuridiche dello Stato ucraino, come entità statale indipendente all’interno di
un chiaro progetto repubblicano, risalgono al Cinquecento e al Seicento e da allora in
poi questo progetto è diventato la “natura interiore” del movimento politico ucraino
fino ai giorni nostri.
Il tracollo dell’Impero zarista e l’avvento del bolscevismo ebbero una
ripercussione immediata in tutti i territori imperiali e, dunque, anche in quelli ucraini,
dove si percepì l’avvento di un tempo nuovo e di una rinnovata libertà. La classe
dirigente ucraina, cavalcando l’onda del cambiamento, si sforzò nel perseguire la
nascita di uno Stato ucraino indipendente dal 1917. Tuttavia, questo progetto era in
aperta collisione con quello dei bolscevichi che miravano alla costruzione di una
federazione dei popoli dell’ex-Impero zarista sotto la guida russa e contrastava anche
con gli obiettivi territoriali del nuovo Stato polacco (il conflitto ucraino-polacco per il
controllo della Galizia si svolse dal novembre 1918 al luglio 1919).
Le spartizioni territoriali alla fine della Prima guerra mondiale non andarono a
favore del progetto repubblicano ucraino: il Paese fu per la maggior parte annesso
6
all’Unione Sovietica, ad eccezione dei territori occidentali (a maggioranza ucraina) che
furono posti sotto il Governo del nuovo Stato polacco (Galizia orientale), della
Cecoslovacchia (Rutenia subcarpatica) e della Romania (Bucovina e territorio di
Maramorosh).
E’ proprio negli anni tra la Prima e la Seconda guerra mondiale che la
minoranza ucraina presente negli Stati limitrofi all’Unione Sovietica maturò il concetto
di identità nazionale ucraina e diede origine al primo movimento nazionalista ucraino
organizzato, l’OUN
2
.
L’inizio del secondo conflitto mondiale nel 1939 sconvolse profondamente
l’assetto dell’Europa Orientale, e l’Ucraina, uno dei maggiori teatri di scontro della
guerra, fu investita in pieno dall’ondata di violenza. Nel secondo capitolo è analizzato
il periodo che va dal settembre 1939 alla fine del 1944 e che comprende nella prima
fase l’invasione sovietica dei territori polacchi a maggioranza ucraina (Galizia
orientale) e nella seconda fase l’invasione nazista praticamente di tutti i territori
dell’Ucraina (occidentali e orientali). Quale fu la situazione dell’Ucraina durante
l’invasione sovietica del 1939? In che modo l’occupazione nazista dell’Unione
Sovietica influì sui territori dell’Ucraina? Come gli ucraini accolsero l’avvento dei due
regimi?
Sia le politiche sovietiche che quelle tedesche durante la Seconda guerra
mondiale in Ucraina furono rigide e vessatorie, sebbene partissero da premesse
antitetiche: le mire sovietiche, infatti, erano di annettere i territori a maggioranza
ucraina a quelli dell’Unione Sovietica poiché essi rappresentavano la “parte mancante”
dell’Unione Sovietica e poiché essi costituivano l’avamposto del Paese verso l’Europa;
2
“Orhanizacija Ukrajins’kych Nacionalistiv” [Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini].
7
da parte nazista, l’interesse per le regioni dell’Ucraina corrispondeva all’espansione
territoriale della Germania verso territori ricchi di risorse agricole (quali quelli
dell’Ucraina) e l’arretramento ad Est dei confini dell’Unione Sovietica.
La popolazione ucraina accolse in modo diverso le due dominazioni: in un
primo momento, infatti, l’avanzata dei tedeschi sembrava poter essere lo strumento per
liberarsi dal giogo sovietico, ma quando i progetti dei nazisti divennero chiari con la
persecuzione degli ebrei e la repressione di molti esponenti della classe intellettuale
ucraina, il consenso dato ai tedeschi dagli ucraini diminuì sensibilmente e in molti casi
si registrò un avvicinamento alla causa sovietica. Anche il movimento nazionalista
ucraino, che sin dalla vigilia dell’invasione nazista aveva collaborato attivamente con i
nazisti (furono creati anche dei corpi militari nazisti formati da ucraini), con
l’inasprimento del giogo tedesco iniziò a contrastare contemporaneamente i piani di
espansione nazisti e quelli sovietici.
L’avanzata sovietica nei territori occupati dai tedeschi portò, alla fine del 1944,
per la prima volta nella storia del popolo ucraino, alla proclamazione di un territorio
unificato compatto a maggioranza ucraina sotto il controllo dei sovietici.
Nel terzo capitolo sono esaminate le fasi, gli aspetti e le modalità della politica
sovietica per la ricostruzione dell’Ucraina dopo la Seconda guerra mondiale. Quali
furono le linee principali di azione politica che orientarono le Autorità moscovite? Che
progetti aveva Stalin per i territori ucraini?
Di fronte alla dirigenza sovietica si poneva il problema di “risollevare” i territori
colpiti dal conflitto e di “sovietizzare” le regioni dell’Ucraina occidentale che, di fatto,
8
non avevano fatto parte dell’Unione Sovietica, tranne che per il periodo tra il settembre
1939 e il giugno 1941.
Il Paese arrivò alla fine del conflitto profondamente mutato rispetto al 1939.
Oltre agli ingenti danni materiali, le vicende belliche avevano determinato una nuova
situazione demografica che rappresentò uno dei primi problemi da affrontare. Le nuove
spartizioni territoriali e la questione dei prigionieri di guerra e dei profughi, infatti,
avevano influenzato profondamente la composizione della popolazione ucraina.
Ogni settore della vita civile fu investito dalle politiche di ricostruzione dettate
da Mosca. Un grande sforzo fu fatto per risollevare la produzione industriale e
raggiungere nuovamente i livelli di produzione pre-bellici (tutto ciò a scapito della
debole politica agricola che, trascurata, lasciò le campagne in uno stato di estrema
arretratezza e povertà). Tutti i settori del Partito comunista ucraino furono rinnovati nel
segno di una “russificazione” dei suoi membri, mentre un’intensa opera di propaganda
fu condotta dagli “agitatori”. L’intera politica culturale rifletteva la nuova concezione
che Stalin aveva del nuovo ruolo che il popolo russo doveva ricoprire all’interno
dell’Unione, a discapito di ogni elemento particolare d’identità culturale ucraina.
In questo nuovo clima di “sovietizzazione” esasperata e di dura repressione
verso ogni manifestazione di identità ucraina, subito tacciata di nazionalismo, si fece
sempre più intensa la resistenza armata ucraina alla dominazione sovietica. La
liquidazione delle formazioni nazionaliste ucraine rappresentò un altro tratto
caratterizzante della politica sovietica nel dopoguerra. È questo il tema del quarto
capitolo, dedicato esclusivamente al fenomeno della resistenza armata ucraina alle
9
Autorità sovietiche dal 1944 al 1950. Chi erano i nazionalisti ucraini? Che programma
politico avevano? Quali furono le misure prese dai sovietici?
In questo periodo, nelle regioni dell’Ucraina occidentale (dove il fenomeno fu
molto consistente) lo scontro tra l’Armata Rossa e le formazioni nazionaliste ucraine
assunse i toni di una guerra civile. Le “bande” nazionaliste, infatti, organizzavano
rappresaglie ed attentati nei confronti della popolazione civile e dei funzionari
sovietici, alimentando un clima di terrore ed instabilità politica. La repressione del
nazionalismo ucraino si protrasse per un lungo periodo nel dopoguerra e solo nel 1950
si può considerare questo fenomeno definitivamente liquidato dai sovietici. Tra le varie
misure repressive adottate da Mosca, una delle più praticate fu la deportazione in
Siberia e Kazachstan di decine di migliaia di cittadini ucraini accusati di nazionalismo.
La ricerca si è fondata sull’utilizzo delle fonti documentarie conservate in due
archivi della Federazione Russa, il GARF, l’Archivio Statale della Federazione Russa
(Gosudarstvennyj Archiv Rossijskoj Federacii) e il RGASPI, l’Archivio Statale Russo
della Storia Politico-Sociale (Rossijskij Gosudarstvennyj Archiv Socjal’no Političeskoj
Istorii).
Le mie ricerche si sono concentrate in particolare su un fondo archivistico del
GARF, la “Osobaja Papka Stalina”
3
, cioè la “cartella particolare di Stalin” dove sono
raccolte le relazioni, le comunicazioni speciali, i telegrammi, i bollettini e le altre
comunicazioni che il Ministero degli Interni d’Ucraina–NKVD inviava a Stalin. Con il
termine “cartella particolare” si intendeva la cifra di massima segretezza dei documenti
sovietici. Essi infatti erano classificati in tre gruppi “sekretno” [segreto]; “soveršenno
sekretno” [rigorosamente segreto]; e “osobaja papka” [cartella particolare]. Questo
3
GARF, fondo 9401 s/č.
10
fondo ha costituito la base principale per le mie considerazioni sul fenomeno del
nazionalismo in Ucraina occidentale e la sua liquidazione da parte delle Autorità
sovietiche, ai quali ho dedicato il quarto capitolo.
I fondi ricercati al RGASPI sono stati due: il fondo “Kaganovič Lazar’
Mojseevič”
4
che raccoglie gli scritti, i discorsi ufficiali e la corrispondenza del
Segretario del Partito Comunista d’Ucraina dal 1925 al 1947; e il fondo “Central’nyj
Komitet VKP (b) – Sektor Informacii Organizacionno-Instruktorskogo Otdela CK VKP
(1938-1955)”
5
, cioè la raccolta di documenti e informative che i vari circoli del Partito
di tutte le Repubbliche dell’Unione Sovietica inviavano al Comitato Centrale di Mosca.
Questi fondi sono stati molto utili per analizzare la condizione dell’Ucraina
all’indomani della Seconda guerra mondiale, e le attività del Partito Comunista
d’Ucraina. I dati e le informazioni raccolti in questi due fondi archivistici sono stati
usati prevalentemente nel secondo e nel terzo capitolo.
Note di traduzione
Il presente studio necessita di alcune osservazioni riguardo alle strategie
traduttive dei documenti analizzati e ai criteri di traslitterazione dei vocaboli russi ed
ucraini.
Tutte le citazioni dei documenti sovietici sono mie traduzioni degli originali che
ho consultato negli archivi moscoviti. Per ciò che concerne i criteri di traslitterazione
dal russo e dall’ucraino ho usato il modello scientifico italiano, (presentata
4
RGASPI, fondo 81, op. 3.
5
RGASPI, fondo 17, op. 88.
11
analiticamente qui di seguito vi è la tabella di traslitterazione delle lettere russe).
Tuttavia il lettore troverà delle differenze di grafia soprattutto nella traslitterazione dei
toponimi: poiché i territori ucraini in questione nel XX secolo furono oggetto di diverse
dominazioni (polacca, russa, tedesca e sovietica), i nomi delle città e delle località
cambiavano a seconda della lingua degli invasori. Generalmente ho utilizzato i
toponimi ucraini in tutto il testo, ad eccezione delle traduzioni dei documenti sovietici
dove, ovviamente, erano utilizzati toponimi russi. Ad esempio, il toponimo ucraino
della città di L’viv verrà scritto nei documenti sovietici con il toponimo russo “L’vov”.
Un eccezione è stata fatta per il toponimo della città di Kiev, (in ucraino Kyjiv)
per la quale si è preferito lasciare in tutto il testo il toponimo russo che è usato
abitualmente anche in italiano.
12
TABELLA DI TRASLITTERAZIONE DAL RUSSO
А→A
Б→B
В→V
Г→G
Д→D
Е→E
Ё→Ё
Ж→Ž
З→Z
И→B
Й→J
К→K
Л→L
М→M
Н→N
О→O
П→P
Р→R
С→S
Т→T
У→U
Ф→F
Х→CH
Ц→C
Ч→Č
Ш→Š
Щ→ŠČ
Ъ→ ’’
Ы→ Y
Ь→ ‘
Э→E
Ю→JU
Я→JA
13
CAPITOLO 1
LA QUESTIONE UCRAINA
Le premesse ideologiche, politiche, culturali e giuridiche dello Stato ucraino,
come entità statale indipendente all’interno di un chiaro progetto repubblicano,
risalgono al Cinquecento e al Seicento. Il “progetto repubblicano” di un’Ucraina
autonoma ha portato questo Paese nel corso dei secoli ad uno scontro diretto prima i
Paesi limitrofi ed in particolare con la Polonia e in seguito con la Russia; da allora in
poi è diventato la “natura interiore” del movimento politico ucraino fino ai giorni
nostri
6
.
Dal momento in cui nell’Impero russo cominciarono a diffondersi le idee
socialiste, anche in Ucraina si cominciò a delineare il sogno di una “società più giusta”
che andava perseguito, prima di tutto, liberandosi da una tirannide, quella imperiale
russa, che ormai iniziava a vacillare. La Rivoluzione del 1905 aprì la strada del
cambiamento in tutto l’Impero e dunque anche in Ucraina, ma è con gli avvenimenti
della Prima guerra mondiale e con la Rivoluzione di febbraio del 1917, che il “sogno
ucraino” riprese vigore e poi, nel corso del XX secolo, ha trovò il suo compimento.
6
Cfr. Oxana Pachlovska, Civiltà letteraria ucraina, Carocci, Roma 1998, p. 379.
14
1. La Rivoluzione di febbraio e l’esperienza della Rada
In seguito agli avvenimenti della Rivoluzione russa del febbraio 1917 anche i
territori dell’Ucraina furono investiti dall’ondata di rinnovamento politico. L’inizio del
periodo rivoluzionario in Ucraina può essere fissato convenzionalmente alla data del 13
marzo 1917, quando a Kiev giunsero le notizie dei fatti di Pietrogrado.
Nei giorni successivi furono istituiti i Soviet di Char’kiv (15 marzo) e di Kiev (16
marzo) che raccoglievano rappresentanti del mondo contadino e operaio di molte città
dell’Ucraina. I leader dei movimenti politici ucraini locali colsero l’occasione per
ripristinare le organizzazioni politiche sciolte dalle autorità zariste e per fondarne altre.
Tra queste ultime erano: l’IKSOOO
7
(Comitato esecutivo del consiglio dell’unione
delle organizzazioni pubbliche) che comprendeva anche alcuni partiti politici ed
associazioni nazionaliste; l’Associazione nazionalista ucraina che stabilì a Kiev il
proprio consiglio, la Rada
8
centrale (17 marzo). La Rada era composta
prevalentemente da esponenti della intelligencija ucraina del periodo pre-bellico. A
capo di quest’organismo fu eletto Michailo Hruševs’kyjj, un professore dell’Università
del L’viv (capoluogo della Galizia, regione che ancora faceva parte dell’Impero austro-
ungarico). Le tre forze politiche sopra elencate appoggiavano all’unanimità il Governo
provvisorio che era stato creato dopo la caduta dello zar. La Rada si congratulò
pubblicamente con l’operato del Governo provvisorio. Era, infatti, comune interesse
ottenere un’autonomia locale per i territori dell’Ucraina.
7
“ Ispolnitel’nij Komitet Soveta Ob’edinnennych Obščestvennych Organizacij”.
8
“Ukrajinska Central’na Rada” (Consiglio Centrale Ucraino).
15
Approfittando del fatto che il clima rivoluzionario non si era ancora calmato e
che il Governo provvisorio non aveva ancora compreso quali fossero le aspettative
delle nuove realtà politiche sorte in Ucraina, la Rada centrale riuscì ad estendere la sua
autorità anche alle campagne intorno a Kiev. Era diffusa tra gli Ucraini l’idea che la
Rada fosse un organo del Governo provvisorio. Il consenso nei confronti della Rada
crebbe rapidamente dal momento che essa rappresentava agli occhi della popolazione
l’affermazione concreta del sentimento nazionale ucraino e la risposta all’aspirazione
di tanti all’autonomia.
Il primo atto della Rada centrale fu la convocazione di un congresso nazionale
di tutti gli ucraini (17-21 aprile 1917). L’orientamento che emerse dal congresso fu
favorevole alla realizzazione di riforme sociali che potessero migliorare le condizioni
degli abitanti dell’Ucraina e accrescere il prestigio della cultura e della lingua ucraine.
Durante i lavori del congresso furono sollevate questioni relative ai compiti della Rada,
alla richiesta d’autonomia da avanzare al Governo provvisorio, alla necessità della
”ucrainizzazione” del sistema scolastico, alla istituzione di un esercito ucraino e
all’autonomia di nove governatorati (Kyivščyna, Černihivščyna, Volyn’, Podillja,
Poltavščyna, Charkivščyna, Katerynoslavščyna, Chersonščyna e Taurida).
Quando una delegazione della Rada si recò presso il Governo provvisorio per
riferire degli esiti del congresso (giugno 1917), i rappresentanti ucraini ricevettero una
risposta molto vaga. Il Governo provvisorio, infatti, non poteva accettare la separazione
dell’Ucraina dalla Russia
9
poiché avrebbe privato il Paese di una fondamentale zona
9
Cfr. Paul Robert Magocsi, A History of Ukraine, University of Toronto Press, Toronto Buffalo London 1996, p.
475.
16
industriale ed agricola e poiché la sorte dei fratelli slavi d’Ucraina era impensabile, agli
occhi dei russi, staccata dall’appartenenza ad una comune Federazione di popoli slavi.
In questo clima di aperta collisione con il Governo provvisorio, la Rada ucraina
espresse le proprie istanze in una delibera fondamentale, cosiddetta Universal, che fu
formulata dallo scrittore politico socialista Vynnyčenko. L’Universal rispecchiava
pienamente la confusione del momento storico, l’imprevedibilità dei cambiamenti e la
speranza, sempre più tenue, di poter costruire un’Ucraina indipendente dalla Russia.
L’Universal, in risposta alla presa di posizione negativa del Governo provvisorio,
proclamò solennemente la libertà dell’Ucraina, come “Nazione autonoma all’interno
della Federazione russa” con il motto “D’ora in poi saremo noi artefici della nostra
vita”
10
. Alla dichiarazione di autonomia, seguì la creazione di un Segretariato Generale
(un esecutivo articolato in otto ministeri) sotto la guida di Vynnyčenko. Questo atto fu
salutato entusiasticamente dai cittadini ucraini e la popolazione fu chiamata anche a
pagare una tassa speciale a sostegno della causa nazionale.
La proclamazione di indipendenza delle terre ucraine fu considerata dal Governo
provvisorio di Pietrogrado come un attentato all’unità del territorio imperiale, una
minaccia di disintegrazione per lo Stato: per questi motivi non poteva essere tollerata.
Lo stesso Aleksandr Kerenskij, capo del Governo provvisorio, si recò a Kiev nel luglio
1917 con una delegazione per cercare un compromesso con il nuovo Governo ucraino.
Un accordo fu raggiunto conferendo alla Rada l’autorità sui cinque governatorati di
Kyivščyna, Černihivščyna, Volyn’, Podillja, Poltavščyna, e mentre quelli di
Charkivščyna, Katerynoslavščyna, Chersonščyna e Taurida seguitavano a dipendere da
Pietrogrado.
10
Cfr. O. Pachlovska, op.cit., p. 679.
17
2. La Rivoluzione d’ottobre
Nella notte fra il 24 e il 25 ottobre 1917 i bolscevichi presero il potere a
Pietrogrado e destituirono il Governo Kerenskij. Il colpo di scena rivoluzionario mutò
rapidamente la condizione politica della Russia ed aprì una nuova pagina nella storia
del Paese. Nel momento stesso in cui cadeva l’ultima resistenza del Governo
provvisorio, si riuniva a Pietrogrado il Congresso panrusso dei Soviet
11
(che
raccoglieva i delegati dei Soviet di tutte le province dell’ex-Impero russo) che come
suo primo atto, il 25 ottobre, votò un testo redatto da Lenin che attribuiva “tutto il
potere ai Soviet”: i bolscevichi erano così legittimati a governare in nome del popolo.
La fulminea presa del potere da parte dei bolscevichi lasciò disorientate tutte le altre
forze politiche. Se era stato relativamente facile per il partito di Lenin impadronirsi del
potere centrale, molto più difficile si presentava il compito di gestire questo potere, di
amministrare un paese immenso, di governare una società tanto complessa quanto
arretrata, di affrontare i problemi ereditati dal vecchio regime, primo fra tutti quello
della guerra.
La Rivoluzione d’ottobre influenzò immediatamente la situazione nei territori
dell’Ucraina. La tattica bolscevica era di prendere il controllo dei Soviet e, attraverso
questi, legittimare il proprio potere. In molte città e centri rurali i membri del partito
bolscevico avevano collaborato con i nazionalisti ucraini; questo sembrò ai dirigenti
bolscevichi il primo passo per ottenere in breve il controllo del territorio, sfruttando
anche la popolarità che avevano acquisito alleandosi con i membri della Rada. Quando
la Rada denunciò pubblicamente la Rivoluzione (8 novembre), la differenza tra i piani
11
“Soviet”, consiglio dei deputati dei contadini e dei lavoratori.
18
di questa istituzione e quelli del Governo di Pietrogrado risultò chiara. Anzi,
approfittando del vuoto di potere causato dai disordini di Pietrogrado, il 20 novembre
1917, la Rada centrale proclamò la nascita della Repubblica Nazionale Ucraina
12
. Il
nuovo Stato comprendeva i governatorati di: Kyivščyna, Černihivščyna, Volyn’,
Podillja, Poltavščyna, Charkivščyna, Katerynoslavščyna, Chersonščyna e Taurida
(esclusa la Crimea).
Ad eccezione del Soviet di Char’kiv, i Soviet d’Ucraina appoggiarono la
proclamazione della nuova Repubblica; e nella composizione della Rada fu quindi
introdotta anche una rappresentanza dei Soviet (tuttavia a maggioranza menscevica).
La collaborazione dei bolscevichi con la Rada centrale, tuttavia, durò ben poco:
pur sostenendo il principio di autodeterminazione dei popoli, per Lenin e i suoi
compagni l’ostinatezza della Rada ucraina era una minaccia alle frontiere del paese.
Fra l’altro, la percentuale di comunisti a maggioranza menscevica all’interno della
Rada, secondo i russi, andava sostituita. Il 17 dicembre alla Rada di Kiev arrivò
l’ordine del Governo bolscevico russo di sospendere le attività entro 48 ore. In caso
contrario lo Stato ucraino sarebbe stato considerato come un paese in ostilità con la
Russia. Poiché le forze bolsceviche rappresentavano una minoranza all’interno della
Rada l’ultimatum fu respinto.
I bolscevichi di Kiev furono allora costretti ad uscire dalla Rada e ad avvicinarsi
alle posizioni del Soviet di Char’kiv: quest’ultimo il 25 dicembre 1917 proclamò il
primo Governo sovietico in Ucraina orientale. Il Governo di Char’kiv era politicamente
sostenuto dal Governo bolscevico di Pietrogrado: solo grazie all’appoggio di
quest’ultimo, fu possibile destituire la Rada centrale che deteneva il potere a Kiev. Il
12
“Ukrajins’ka Narodna Respublika”.