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− la terza fase infine ripercorre gli anni Novanta e l’inizio dell’apertura
verso l’Occidente, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Ogni capitolo è preceduto da un rapido quadro storico degli avvenimenti.
Più approfondita è invece la ricostruzione storica della prima parte, dal
momento che si è ritenuto fosse necessario soffermarsi un po’ di più sui
fatti della guerra, la cui conoscenza è indispensabile per comprendere i
passaggi successivi.
Infine, poiché come si può intuire, la ricerca del materiale ha giocato un
ruolo fondamentale per lo svolgimento della tesi, è bene fare un rapido
resoconto delle fonti utilizzate.
I giornali presi in esame sono stati un quotidiano, un settimanale e alcune
riviste di differente periodicità e orientamento politico.
Il quotidiano in questione è “La Stampa”, giornale di grande prestigio
nazionale, in grado di fornire il punto di vista ufficiale dell’informazione più
legata alle posizioni politiche dominanti.
Per quanto riguarda le prime due fasi (quelle del conflitto e del dopoguerra
fino allo sgretolamento del mondo comunista) il procedimento di selezione
degli articoli de “La Stampa” è stato ancorato al lavoro di ricostruzione
storica. Prima sono state cioè individuate le date precise degli avvenimenti
ritenuti più importanti, poi si è andati a cercare gli articoli che in quei giorni
ne davano notizie e interpretazioni. Questa procedura è stata adottata in
considerazione del fatto che in quegli anni la stampa in generale – pur non
approfondendo i problemi connessi al conflitto in Viet Nam – gli dedicava
notevole spazio di cronaca. Vista l’assenza di una catalogazione
informatica degli articoli pubblicati prima degli anni 90, una raccolta
integrale sarebbe stata quindi molto lunga e, forse, avrebbe portato a
risultati poco significativi per il nostro obiettivo.
Per quanto riguarda l’ultima fase si è potuto invece procedere in modo
differente, operando una ricognizione sistematica di tutti gli articoli. Non
solo perché la stampa italiana dagli anni Ottanta in avanti si è occupata
meno dell’argomento Viet Nam, ma anche perché proprio a partire da
quegli anni vi è la disponibilità di archivi elettronici con i quali effettuare
analisi sistematiche di tipo quantitativo.
7
Per quanto riguarda i periodici, si è innanzitutto considerato “L’Espresso”
che, per la sua stessa natura di settimanale, si è prestato meglio de “La
Stampa” a una raccolta completa degli articoli riguardanti il tema del Viet
Nam, confermando tuttavia l’andamento di una curva d’attenzione che
dopo la fase iniziale di ascesa ha conosciuto un netto e rapido declino.
Per meglio comprendere l’analisi degli altri periodici si è stabilito infine di
concentrare l’attenzione su una decina di giornali di vario orientamento
politico, che coprono il periodo compreso tra l’inizio del conflitto in Viet
Nam e la fine delle ostilità con gli Stati Uniti. L’idea è quindi quella di
concentrarsi su un certo numero di articoli relativo alla prima fase storica,
al fine di provare a delineare le caratteristiche dell’approccio della stampa
“minore” durante gli anni di maggior interesse per la vicenda vietnamita.
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CAPITOLO 1
LA GUERRA USA – VIET NAM: QUADRO STORICO ED
ELEMENTI DEL DIBATTITO POLITICO IN ITALIA
1.1 DALL’“INCIDENTE” DEL GOLFO DEL TONCHINO ALLA FINE
DEL CONFLITTO.
1.1.1 Gli americani subentrano ai francesi.
9
Il conflitto tra gli Stati Uniti d’America e il Viet Nam
1
ebbe inizio nel 1954
con la fine della guerra d’Indocina (siglata dalla celebre battaglia di Dien
Bien Phu) tra vietnamiti e francesi. Sempre nel 1954 furono firmati gli
Accordi di Ginevra in cui si stabiliva, dopo otto anni di guerra, un cessate il
fuoco, una temporanea linea di demarcazione tra forze francesi al sud e
Vietminh
2
al nord lungo il 17° parallelo e una tornata elettorale entro due
anni, il tutto sotto la supervisione di una commissione internazionale.
Dopo la conferenza di Ginevra, il Viet Nam passo gradualmente dal
controllo francese a quello degli americani. Questi, preoccupati che le
elezioni per l’unificazione potessero portare il leader comunista Ho Chi
Minh
3
al potere su tutto il Paese, cercarono di aggirare gli accordi
ginevrini, caldeggiando una divisione politica permanente che avrebbe
dato vita a uno Stato non comunista nel Viet Nam del Sud.
La politica estera statunitense seguiva la cosiddetta “teoria del domino”,
secondo la quale, se il Viet Nam fosse caduto in mano ai comunisti, ben
presto tutto il Sud-est asiatico avrebbe seguito la stessa sorte. L’obiettivo
USA consisteva quindi nello sconfiggere la Repubblica Democratica del
Viet Nam del Nord (RDVN).
Il problema però non era soltanto il Nord comunista. Nel sud del Viet Nam
infatti, il presidente Ngo Dinh Diem, in contrasto con quanto stabilito dagli
accordi di Ginevra, aveva impedito lo svolgimento di nuove elezioni,
contribuendo ad alimentare una situazione d’instabilità nel Paese. Tale
1
Nella publicistica contemporanea occidentale il nome “Viet Nam” viene solitamente
scritto “Vietnam”, seguendo la regola di scrittura anglosassone. Tuttavia le caratteristiche
della lingua vietnamita ci dicono che le parole dell’idioma sono tutte monosillabiche. Per
questa ragione si è scelto di utilizzare questo tipo di trascrizione, anche se, per problemi
tecnici, non si potranno riportare le particolari accentazioni sulle singole parole.
2
Vietminh: termine usato per indicare il Viet Nam Doc Lap Dong, lega per l’indipendenza
del Viet Nam di stampo nazionalista, creata dai comunisti di Ho Chi Minh per combattere
giapponesi e francesi.
3
Ho Chi Minh. Nato Nguyen Tat Thanh nel 1890, lasciò da giovane la sua provincia
nativa del Centro Viet Nam e giunse a Parigi nel 1917, per rimanervi fino al 1924,
iscrivendosi nel 1920 al Partito comunista francese. Nel 1924 andò a Mosca, divenendo
un organizzatore del movimento comunista internazionale. Col nome di Nguyen Ai Quoc
(“Nguyen il Patriota”) fondò ad Hong Kong il Partito comunista indocinese, ma tornò nel
Viet Nam solo nel 1941, per fondare il Vietminh e adottare un nuovo nome, Ho Chi
Minh(“L’illuminato”). Dopo la sconfitta dei giapponesi (che avevano disarmato e internato
i francesi) proclamò nel settembre 1945 l’indipendenza dalla Francia (battuta a Dien Bien
Phu nel maggio 1954). Presidente della Repubblica Democratica del Viet Nam dal 1945
fino alla morte, il 3 settembre 1969.
10
instabilità si protrasse anche dopo il suo assassinio, avvenuto il
1°novembre 1963.
Pochi giorni dopo, il 22 novembre 1963, veniva assassinato a Dallas
l’allora presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy. Ne ereditava la
carica, e con essa il problema del Viet Nam, il suo vice Lyndon B.
Johnson.
1.1.2 Prime operazioni americane in Viet Nam.
Nel 1964 i governanti americani cominciarono a discutere la possibilità di
intervenire militarmente sul Viet Nam del Nord ma, essendo ingiustificata
un’azione del genere, aspettarono il pretesto per farlo.
Innanzitutto i loro comunicati divennero sempre più accusatori nei
confronti di Ha Noi: secondo gli americani, le direttive che arrivavano ai
Viet cong erano impartite da nord e la lotta del Fronte di Liberazione
Nazionale (FLN) non era tanto una lotta partigiana quanto un tentativo di
conquista da parte del RDVN del territorio della Repubblica del Viet Nam.
Tra il 1963 e il 1964 il presidente americano Johnson diede il via a delle
particolari operazioni militari, chiamate in codice “missioni De Soto”, cioè
pattugliamenti finalizzati ad intercettare le comunicazioni tra nordvietnamiti
nel golfo del Tonchino. Queste ‘missioni’, supportate dalle incursioni dei
commando sudvietnamiti, miravano ad infastidire i nordvietnamiti e a
raccogliere informazioni in previsione di eventuali incursioni aeree.
L’occasione per dare inizio alle incursioni aeree sul Viet Nam del Nord
arrivò nel 1964. Il 2 agosto alcune navi nordvietnamite attaccarono il
cacciatorpediniere Maddox, che si trovava a soli dieci miglia dal delta del
Fiume Rosso, e due giorni dopo sia il Maddox che il C. Turner Joy
riferirono di aver subito un secondo attacco nemico durante una tempesta
notturna. Ricerche successive fanno ritenere che questo secondo attacco
molto probabilmente non ebbe luogo. Ciò nonostante fu sferrato
comunque un contrattacco da parte degli americani ai danni dei
11
nordvietnamiti. Solo in seguito, il capitano del cacciatorpediniere ammise
che poteva essersi trattato di un errore dovuto alle anomale condizioni
atmosferiche e alla confusione che regnò tra la flotta. La questione
ruotava intorno a una diversa considerazione dei confini delle acque
territoriali, ma in sostanza gli americani avevano trovato il pretesto per
attaccare il Nord Viet Nam. Il 7 agosto Johnson ottenne dal Congresso
l’approvazione della Risoluzione del golfo del Tonchino per estendere il
conflitto e dichiarare guerra al Viet Nam del Nord.
Il 3 novembre 1964, con l’elezione di Johnson a presidente degli Stati
Uniti, l’America si gettò con decisione rinnovata sul progetto di
bombardare la RDVN.
Già nell’ottobre dello stesso anno erano iniziate le prime incursioni aeree
americane sui percorsi di infiltrazione che collegavano il nord al sud. Nello
stesso tempo proseguivano anche gli attacchi dei nordvietnamiti contro
obiettivi strategici del sud e del centro, a cui gli americani risposero
bombardando le città del nord.
1.1.3 L’escalation americana.
Il 13 febbraio 1965 Johnson diede il via all’operazione “Rolling Thunder”:
la guerra aerea su vasta scala. L’amministrazione Johnson non volle però
riconoscere che questa operazione rappresentasse un cambiamento di
politica fondamentale rispetto alle precedenti incursioni di rappresaglia,
ma la presentò come una reazione all’attacco di Pleiku, avvenuto
nell’omonima cittadina per mano di un gruppo di Viet cong contro una
base statunitense.
La presidenza presentò le motivazioni di questa ‘escalation’ in un Libro
Bianco del Dipartimento di Stato, reso pubblico il 27 febbraio 1965, in cui
si leggeva:
12
Il Vietnam del sud lotta per la propria sopravvivenza contro una brutale
campagna di terrore e attacchi armati ispirati, diretti, eseguiti e controllati
dal regime comunista di Hanoi. Questa flagrante aggressione dura da
anni, ma di recente l’andamento è divenuto più sostenuto e la minaccia si
è fatta intensa. […]
In Vietnam un governo comunista ha intenzionalmente progettato di
soggiogare un popolo sovrano in uno stato adiacente, avvalendosi a tal
scopo di ogni risorsa a disposizione del proprio governo per realizzare un
piano di aggressione occulto accuratamente delineato. Il progetto
nordvietnamita di acquistare il controllo sul sud è netto quanto quello del
regime nordcoreano nel 1950 ma, consci delle conseguenze derivate
dall’attacco manifesto portato da quest’ultimo, gli ideatori di Hanoi hanno
disperatamente cercato di nascondere la mano. Non ci sono riusciti e la
loro aggressione è reale quanto quella di un esercito invasore. […]
E’ dimostrato che l’addestramento del nucleo centrale delle forze armate
comuniste che attaccano il Vietnam del Sud è avvenuto nel nord e che
Hanoi ne ha ordinato l’invio nel sud. E’ dimostrato che i comandanti Viet
cong, gli ufficiali e gran parte dell’organico, molti dei tecnici, gli
organizzatori politici e i propagandisti arrivano dal nord e agiscono su
direttive di Hanoi. E’ dimostrato che l’addestramento del personale militare
di base e la loro infiltrazione nel sud è regolato dall’alto comando militare
di Hanoi.
4
Alcuni rappresentanti ufficiali statunitensi ritenevano che Ha Noi si
sarebbe data per vinta entro sei mesi, così sia il Congresso che l’opinione
pubblica avevano appoggiato la nuova politica, nonostante qualche
preoccupazione nelle file dei democratici.
I nordvietnmiti risposero con un documento in cui enunciavano i “quattro
punti della RDVN”, con i quali si richiedeva il ritiro degli Stati Uniti e
l’accettazione da parte di Sai Gon del programma del FLN per porre fine
alla guerra. La posizione di Ha Noi era così espressa:
4
US Departement of State Bulletin, LII, n.1343, 22 marzo 1965, pp. 404-427 in Mitchell K.
Hall, La guerra del Vietnam, Bologna, Il Mulino, 2003, p.39.
13
La posizione invariabile del governo della R.D.V. è quella del rispetto
assoluto degli accordi di Ginevra del 1954 sul Viet Nam, dell’applicazione
stretta e leale delle loro disposizioni fondamentali, cioè in concreto:
1. Riconoscimento dei diritti fondamentali del popolo vietnamita: pace,
indipendenza, sovranità, unità e integrità territoriale. Conformemente
agli accordi di Ginevra, il governo degli Stati Uniti deve operare il ritiro
delle truppe, del personale militare e delle armi di ogni genere dal Viet
Nam del Sud, la liquidazione delle basi militari che vi ha stabilito e
l’abrogazione dell’ “alleanza militare” con Saigon. Il governo americano
deve porre fine alla sua politica di intervento e di aggressione nel Viet
Nam del Sud. Conformemente agli accordi di Ginevra, il governo
americano deve porre fine agli atti di guerra contro la zona Nord,
cessare completamente ogni attacco al territorio e alla sovranità della
R.D.V.
2. Nell’attesa della riunificazione del Viet Nam mediante mezzi pacifici,
e finché il nostro paese resta ancora provvisoriamente diviso in due
zone è necessario rispettare le disposizioni militari degli accordi di
Ginevra del 1954 sul Viet Nam, quali: l’obbligo che le due zone si
astengano dal partecipare a qualsiasi alleanza militare con un paese
straniero, la proibizione di stabilire basi militari , di introdurre truppe e
personale militare straniero sul propri territorio.
3. Gli affari del Viet Nam del Sud devono essere sistemati dal suo
popolo, secondo il programma politico del F.L.N., senza intervento
straniero.
4. La riunificazione del Viet Nam mediante mezzi pacifici sarà compito
della popolazione delle due zone, senza ingerenza straniera. E’ certo
che la nostra posizione sarà approvata e sostenuta da tutti i governi e
tutti i popoli amanti della pace e della giustizia del mondo intero. Il
governo della R.D.V. ritiene che la sua posizione qui sopra precisata
costituisca la base della soluzione politica più corretta del problema
vietnamita. Sul riconoscimento di questa base, la sistemazione pacifica
14
di questo problema avverrà in condizioni favorevoli e sarà possibile
considerare la convocazione di una conferenza internazionale del tipo
di quella di Ginevra del 1954 sul Viet Nam. Il governo della R.D.V.
dichiara inadeguati qualsiasi soluzione contraria alla posizione qui
sopra esposta e qualsiasi ricorso all’ONU perché esso intervenga nella
situazione del Viet Nam, in quanto fondamentalmente contrari agli
accordi di Ginevra del 1954 sul Viet Nam […].
5
Con l’escalation militare, i bombardamenti sul Viet Nam del Nord e
l’impiego di truppe di terra americane, che non si limitavano più a “dirigere i
lavori” ma partecipavano direttamente alle operazioni, la “guerra speciale”
di Kennedy si trasformò nella “guerra locale” di Johnson.
Americani in Viet Nam
Secondo i calcoli del generale Westmoreland la superiorità militare del suo
esercito avrebbe portato gli americani a un rapido successo. Ma non fu
così. L’enorme potenziale distruttivo dei mezzi bellici a disposizione degli
americani, non fu sufficiente per piegare la resistenza del FLN e della
5
Dal “Rapporto politico del Governo”, pronunciato dal Primo Ministro Pham Van Dong
davanti all’Assemblea Nazionale della RDVN l’8 aprile 1965, approvato successivamente
all’unanimità, come citato in Giampiero COTTI COMETTI, Archivio per il Vietnam, Roma,
Sapere Edizioni 1969, p. 207.
15
RDVN. I partigiani e Ha Noi ricevevano infatti ingenti aiuti da URSS e Cina,
il che, unito alla forza delle loro motivazioni, impedì un facile successo agli
americani.
Nonostante questi aiuti la guerra del Viet Nam rimase principalmente una
guerra di liberazione nazionale e non un mezzo delle potenze comuniste
per estendere il loro dominio.
Tra il 1965 e il 1968 l’opinione pubblica americana e mondiale andò
sempre più schierandosi contro le decisioni di Washington, che però
continuava ad avvalersi della Risoluzione del golfo del Tonchino e delle
motivazioni espresse nel Libro Bianco (vd. sopra).
Il generale Westmoreland intendeva giungere alla completa vittoria militare
intensificando i bombardamenti sul Nord e aiutando il governo di Sai Gon a
tenere sotto controllo la popolazione nelle zone in suo potere.
1.1.4 La forza dei nordvietnamiti.
Con l’intensificarsi delle battaglie si presentò il problema degli sfollati che
dai villaggi distrutti si riversavano nelle città. Ben presto queste divennero
un ricettacolo di miseria, fame, corruzione, prostituzione e droga. Le
campagne intanto restarono in mano al FLN, le famiglie si disgregarono e il
tessuto sociale sudvietnamita fu scosso dalla nuova situazione.
I nuovi capi del governo di Sai Gon, da parte loro, non fecero altro che
aumentare la dipendenza del Viet Nam del Sud dagli americani.
Durante questi tre anni di guerra gli USA intensificarono i bombardamenti
sul nord andando a colpire bersagli strategici come i depositi di carburante,
le centrali elettriche, acciaierie, cementifici, e fabbriche intorno ad Ha Noi,
Hai Phong e al confine cinese. Fu il più massiccio bombardamento
strategico mai verificatosi nella storia fino ad allora. Sebbene le bombe
avessero inflitto terribili sofferenze a tutto il Viet Nam del Nord, questo non
limitò in modo significativo la capacità di combattere di Ha Noi, il cui
esercito esprimeva bisogni minimi. L’aumento di aiuti dalla Cina e
16
dall’URSS compensò inoltre le perdite di forniture, equipaggiamento e
produzione industriale. Le infiltrazioni di soldati dal Viet Nam del Nord al
sud proseguirono grazie agli sforzi di migliaia di vietnamiti che lavoravano
instancabilmente riparando strade, ferrovie e ponti bombardati. I
rifornimenti viaggiavano verso sud su camion, per ferrovia, su chiatte lungo
i fiumi interni e in bicicletta, soprattutto di notte per non essere individuati.
Di primaria importanza era il “sentiero di Ho Chi Minh” che, attraverso il
Laos e la Cambogia, collegava il Viet Nam del Nord con diversi centri del
sud. I sovietici inoltre fornirono caccia MIG, armi antiaeree e missili terra-
aria che furono di fondamentale importanza per azioni di contraerea ai
danni degli statunitensi. Il governo del nord fece sfollare molta gente dalle
città principali e fece costruire rifugi antiaerei in tutto il paese. Interi villaggi,
strutture ospedaliere e scuole furono ricostruiti nella foresta per preservare
la popolazione dagli attacchi dei bombardieri.
I propositi del Viet Nam del Nord restarono ben saldi, come dimostra la
lettera che il 15 febbraio 1967 Ho Chi Minh inviò in risposta alla precedente
comunicazione di Johnson dell’8 febbraio, nella quale il presidente
americano proponeva una serie di negoziati tra USA e Viet Nam del Nord:
[…]Il popolo vietnamita ama profondamente l’indipendenza, la libertà e la
pace, ma di fronte all’aggressione statunitense è insorto come un sol
uomo, senza temere sacrifici e privazioni, ben deciso a portare avanti la
propria resistenza fino alla conquista di una reale indipendenza e libertà, e
quindi di una vera pace. La nostra giusta causa gode della forte solidarietà
e del sostegno dei popoli del mondo intero, compresi vasti settori della
popolazione americana.
Il governo statunitense ha scatenato la guerra di aggressione in Vietnam e
a questa aggressione deve porre fine: questo è il solo modo per ristabilire
la pace.[…]
Il popolo vietnamita non si sottometterà mai alla forza e non accetterà mai
colloqui con la minaccia delle bombe. La nostra è una causa
17
assolutamente giusta. E’ auspicabile che il governo statunitense agisca in
modo ragionevole. Firmato: Ho Chi Minh.
6
Già nel 1965 erano sbarcati i primi marine e gli Stati Maggiori americani
erano concordi sull’efficacia che l’azione congiunta di “Rolling Thunder” e
delle unità di terra avrebbe avuto nel proseguo delle operazioni militari. Gli
Stati Uniti continuarono inoltre a fornire addestramento all’esercito
sudvietnamita, mantenendolo così in una situazione di dipendenza.
Nel frattempo iniziavano però le prime tensioni interne negli USA. Mentre
Johnson cercava di minimizzare le sue decisioni evitando un dibattito
aperto sulla sua politica per il Viet Nam, alcuni settori dell’opinione pubblica
e del governo iniziarono a sostenere la necessità di una soluzione
negoziata. Da tutto questo erano esclusi i vietnamiti del sud che
paradossalmente non furono mai consultati nel corso di tutti i dibattiti e le
discussioni su come garantire un Viet Nam del Sud indipendente. Gli
americani prendevano le decisioni, ne informavano i leader di Sai Gon e
aspettavano il loro consenso.
Lo scarso coinvolgimento nelle decisioni influiva negativamente sulle
motivazioni dei sudvietnamiti e anche quelle delle truppe americane
andavano diminuendo progressivamente. Lo stesso non si poteva dire dei
contingenti nordvietnamiti. Gli americani parlavano a tal proposito di
“indottrinamento” da parte di Ha Noi, ma sebbene la disciplina imposta
all’esercito fosse tutt’altro che morbida, la forza dei combattenti e la loro
perseveranza risiedeva nella convinzione che la loro fosse una lotta giusta
e legittima.
Il segretario della difesa Robert McNamara nel 1966, dopo un viaggio a Sai
Gon, raccomandò una de-escalation delle operazioni militari americane,
ma Johnson non si decise a fare marcia indietro.
6
Ho Chi Minh’s Reply to Lyndon B. Johnson, 15 febbraio 1967, in President Ho Chi Minh
Answers President L. B. Johnson , ristampato in S. Cohen (a cura di), Vietnam:Anthology
and Guide to a Television History, New York, Alfred A. Knopf, 1983, pp. 147-148, tradotto
in Mitchell K. Hall, La guerra del Vietnam, op. cit., p.46.