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PARTE I
IL PATRIMONIO CULTURALE
TRA
LOMBARDIA, BRESCIA E GARDONE
RIVIERA
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In Italia, come nel resto d’Europa, sin dalle loro origini è stata riconosciuta ai musei un’importante
funzione educativa.
Inizialmente erano destinati ad un particolare tipo di pubblico: gli studenti d’arte, e tutto il variegato
mondo di collezionisti, artisti, antiquari e mercanti.
Con la fondazione del Louvre (1971) si riconosce al museo una funzione didattica universale, e
questo, nella sua veste d’istituzione di interesse pubblico, viene assunto tra i compiti dello Stato e
inserito nel programma educativo nazionale.
Nel corso della prima metà del ‘900
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, soprattutto in Italia, le finalità didattico-educative non sono
più così chiaramente sostenute. La nascita di un sistema educativo nazionale e l’emanazione di una
legislazione specifica sui beni culturali determinano un progressivo distacco tra il settore della
formazione da una parte e i musei e i beni culturali dall’altra.
A inizio secolo le prime normative intorno ai beni culturali indicano come principali attività dei
musei la tutela e la conservazione delle collezioni, dedicando una scarsissima attenzione ai rapporti
con il pubblico. Accrescere, completare e curare le collezioni diventano, in breve, la principale
attività dei direttori e dei curatori dei musei.
Solo a partire dagli anni ’60 si riaffaccia il tema del rapporto musei-educazione e, allo stesso tempo,
si afferma l’importanza del valore sociale del museo. Questi cambiamenti non hanno però riflesso
sui provvedimenti del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, nei quali non ci sono accenni
sulla funzione educativa del museo anche se per la prima volta viene utilizzato il termine
‘valorizzazione’.
Per contro le Regioni e gli Enti locali, nell’ambito delle loro competenze, sono i primi a recepire
con tempestività l’importanza di temi quali la didattica dei beni culturali, l’educazione al
patrimonio, il rapporto scuola-museo, tanto è vero che questi argomenti sono presenti in diverse
leggi regionali e numerose sono le iniziative condotte in questo settore.
L’intenso dibattito che si crea tra gli anni ’80 e ’90 sul tema della didattica museale porta alla
nascita di una serie di disposizioni legislative e di nuove iniziative.
Dall’89 si susseguono una serie di commissioni con il compito di avviare una seria riflessione sulla
pedagogia del patrimonio.
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Fonti informative: Rapporto sull’economia della cultura in Italia 1990-2000, a cura di Bodo C., cap. VII La didattica del museo e del
territorio, a cura di Da Milano C. (p. 305)
La CURA del PATRIMONIO CULTURALE
tra STATO, REGIONI e PROVINCE
I
BREVI CENNI INTRODUTTIVI I.I
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Nell’88 nasce la prima commissione che dà l’avvio alla manifestazione Media Save Art
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, sostenuta
dal Ministero per i Beni Culturali, da cui è nato il progetto La scuola adotta un monumento che,
iniziato a Napoli nel 1992 si è progressivamente esteso all’Europa e all’Italia.
Di questa rinnovata sensibilità testimoniano i lavori condotti tra il 1995 e il 1998 dalla
Commissione per la Didattica del Museo e del Territorio che ottiene due importanti risultati:
- la firma di un Accordo Quadro tra MBCA (Ministero per i Beni Culturali e Ambientali) e
MPI (Ministero della Pubblica Istruzione) finalizzato alla realizzazione di sperimentazioni
didattico-educative inerenti ai beni culturali progettate in compartecipazione tra scuola e
musei
- l’istituzione, all’interno del Ministero, di un Centro Nazionale per i Servizi Educativi del
Museo e del Territorio con il compito di coordinare, indirizzare, monitorare le attività dei
servizi di pedagogia del patrimonio
Per quanto adeguatamente progettata, l’offerta educativa continua ad avere uno scarso peso nella
definizione delle linee guida di gestione e programmazione dei musei.
Nel decennio 1990/2000 la scena del finanziamento pubblico alla cultura subisce una serie di
trasformazioni profonde.
Uno degli elementi principali è costituito dall’aumento assoluto della spesa pubblica, statale,
regionale, provinciale e comunale, per i beni culturali e, in particolare, per il patrimonio artistico,
che giunge nel 2000, a sfiorare i 3.000 milioni di euro, e che vede un impegno molto importante da
parte dello Stato.
La spesa pubblica per la cultura ha raggiunto in Italia, nell’anno 2000, i 13.078 mld di lire,
superando i 100 € pro capite, nonché per la prima volta la soglia dell’1% della spesa pubblica
complessiva (considerata il minimo livello auspicabile). L’incidenza sul PIL è stata dello 0,57%.
Nell’ambito dei soggetti erogatori di tale spesa, nel 200, il ruolo dello Stato (52% considerando
anche la spesa per la formazione artistica) supera di poco quello dei tre livelli di governo inferiori.
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Fonte: Rapporto sull’economia della cultura in Italia 1990-2000, a cura di Bodo C.
LE RISORSE FINANZIARE PER I BENI CULTURALI I.II
La SPESA dello STATO I.II.1
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Articolazione della spesa pubblica per livelli amministrativi – Anno 2000
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(pagamenti in mln di €)
Stato Regioni Province Comuni Totale
V.a. 3.524 984 205 2.039 6.752
% 52,2 14,6 3,0 30,2 100
La spesa per macrosettori
L’unico comune denominatore per tutti e quattro i livelli amministrativi è la ripartizione fra i due
macrosettori Beni culturali (che comprendono la spesa per il patrimonio artistico e storico, le arti
visive, le biblioteche e gli archivi), e Altro, sotto cui sono ricompresi tutti gli altri finanziamenti allo
spettacolo dal vivo, all’industria culturale, alle attività interdisciplinari.
Spesa pubblica per la cultura per macrosettori e per livelli amministrativi
Anno 2000
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(in mln di €)
Stato Regioni Province Comuni Totale
V.a. % V.a. % V.a. % V.a. % V.a. %
Beni
culturali 1849 57,1 417 42,4 42 20,9 855 41,9 3165 48,9
Altro 1392 42,9 566 57,6 162 79,1 1184 58,1 3305 51,1
Totale 3241 100 983 100 204 100 2039 100 6470 100
% 50,1 15,2 3,2 31,5 100
La spesa per i beni culturali in senso lato ammonta a poco più di 3.000 mln di €, e sfiora quindi la
metà della spesa complessiva (6.470 mln). È lo Stato a destinare la quota maggiore dei suoi
finanziamenti (57%), seguito da Regioni e Comuni, mentre la propensione a spendere per i beni
culturali delle Province risulta estremamente ridotta.
L’articolazione settoriale della spesa – la situazione al 2000 Il patrimonio
storico-artistico è il settore privilegiato dello Stato Italiano. Nel 2000
sono stati spesi 1.469 mln di euro (il 42% della spesa), prevalentemente
assorbiti da interventi diretti e dagli investimenti.
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Fonte: Elaborazione AEC su rendiconti statali e regionali e su dati ISTAT
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Fonte: elaborazione AEC su rendiconti statali e regionali e su dati ISTAT. È esclusa la spesa per l’educazione artistica.
patrimonio artistico
41,70%
archivi
5,60%
biblioteche
5,20%
arti visive e architettura
0,10%
spettacolo dal vivo
13,20%
editoria libraria e stampa
14,10%
audiovisivi e multimedia
5,60%
interdisciplinare
14,50%
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Analisi della spesa complessiva
La spesa regionale per la cultura ha raggiunto nell’anno 2000 la cifra di 806 mln di euro e la spesa
culturale pro capite ammonta a 14 € circa, con un’incidenza dello 0,81% rispetto al complesso della
spesa regionale, e dell’1,3% sul PIL.
L’incremento dei finanziamenti regionali della cultura tra gli anni 1990 e 2000 è alquanto
consistente anche in termini reali (+30%), ed attribuibile quasi interamente alla dinamica della
spesa registrata nella seconda metà del decennio.
Il peso della cultura nei bilanci regionali è oscillante nel tempo: è pari allo 0,71 nel 1990, allo 0,50
nel 1995 e allo 0,81 nel 2000.
Analizzando la spesa regionale per la cultura per macrosettori la quota di gran lunga superiore della
spesa (42%) risulta essere assorbita dal macrosettore beni culturali, seguito dallo spettacolo dal vivo
(29%) e a distanza dalle industrie culturali (5,7%).
Il macrosettore interdisciplinare (29%) è in parte residuale, in quanto comprende sia le spese
destinate alle attività socio-
culturali, alle istituzioni
culturali e
all’amministrazione, sia le
spese non allocabili fra gli
altri macrosettori.
Composizione % della spesa regionale per la cultura (per
macrosettori) - Anno 2000
42,40%
22,80%
5,70%
29,10%
beni culturali
spettacolo
industrie culturali
interdisciplinari
LA SPESA DELLE REGIONI I.II.2
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Spesa delle regioni per la cultura per settori – Anno 2000
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Settori Migliaia di euro % sul totale
Patrimonio Artistico 291.323 36,14
Monumenti 147.408 18,29
Musei 41.937 5,20
Altro 101.977 12,65
Archivi e Biblioteche 40.579 5,03
Arti Visive e
architettura
10.209 1,27
Beni Culturali 342.112 42,44
Socio-culturale 57.085 7,08
Altre istituzioni 99.956 12,40
Amministrazione 29.061 3,61
Altro 48.238 5,98
Interdisciplinare 234.341 29,07
BENI CULTURALI
Nel 2000 la spesa per i beni culturali assorbe il 42% della spesa regionale per la cultura. Tale
incidenza è diminuita rispetto al 1990 in quanto i finanziamenti al macrosettore negli anni 1990-
2000 sono cresciuti in misura inferiore rispetto alla spesa culturale nel suo complesso.
Al patrimonio artistico sono stati erogati 291 mln di euro destinati in prevalenza ai monumenti
piuttosto che ai musei, anche se 100 milioni circa non sono allocabili e riguardano: turismo
culturale, attività educative e formative.
Interdisciplinare
A questo macrosettore sono stati destinati 234 mln, quasi il 30% della spesa culturale. Le spese per
attività socioculturali (centri culturali e centri polivalenti) ammontano ad oltre 50 milioni mentre
ragguardevole è la cifra a favore di fondazioni e altre istituzioni culturali (quasi 100 milioni di
euro).
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Rapporto sull’economia della cultura anno 1990-2000. Fonte: Elaborazione AEC su rendiconti regionali 2000
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Confinate in un ruolo prevalente di intermediazione e di coordinamento, anche in campo culturale, e
con un numero non molto elevato di strutture gestite in proprio, le province sono mediamente il
livello amministrativo che spende di gran lunga di meno per la cultura.
Nel 2000 i pagamenti hanno sfiorato i 200 mln di euro
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, con un’incidenza sulla spesa provinciale
complessiva del 2,8%, pari a un decimo della spesa dei comuni.
Da un esame della classificazione economica della spesa, la spesa diretta risulta prevalente (58%)
mentre particolarmente esigua è la spesa per il personale, appena il 13 %.
Per contro le province sono state contraddistinte, nella seconda metà degli anni ‘90, da un
dinamismo di gran lunga superiore a quello di tutte le altre amministrazioni, la spesa infatti è più
che raddoppiata.
settori Anni (mln di €) % % var %
1990 2000 1990 2000 90/00
beni culturali 41 42 44 21 2,6
altro 53 162 56 79 205,8
totale 94 204 100 100 116,5
1990
44%
56%
beni culturali
altro
2000
21%
79%
beni culturali
altro
La tabella mette in evidenza il basso grado di priorità attribuito dalle province ai beni culturali, cui
hanno destinato nel 2000 solo 42 mln di euro, ossia quattro volte di meno rispetto ai 162 mln
destinati ad Altro.
La diminuzione dei finanziamenti provinciali ai Beni Culturali e del loro peso sulla destinazione
delle risorse complessive per la cultura è stata costante: dal 44% del 1990 si è scesi al 21% del
2000.
Ciò appare strano in quanto i Beni Culturali comprendono le biblioteche e i musei, settore nel cui
ambito sono state attribuite alle Province specifiche funzioni di coordinamento (tipiche da ente
intermedio).
A tale riduzione fa riscontro il forte aumento dei finanziamenti ad Altro, che sono più che triplicati.
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Fonte: Elaborazione AEC su dati ISTAT, bilanci consuntivi delle amministrazioni provinciali
LA SPESA DELLE PROVINCE I.II.3