II
Le istituzioni di microcredito rappresentano quindi l’anello di
collegamento che mancava tra i due settori dei mercati finanziari
dei PVS. In particolare, con il fallimento dei passati progetti di
intervento in favore dei PVS si è dimostrato quanto sia
fondamentale saper ben strutturare i programmi di aiuto e
cooperazione internazionale in maniera tale da innescare un
processo virtuoso di sviluppo dell’economia “reale”, senza
sovrastimare la domanda di finanziamenti. Piuttosto è bene saper
calibrare i prodotti creditizi tipici delle istituzioni di microfinanza
focalizzandoli sui segmenti target di clientela che, seppur
meritevoli, restano ai margini dei mercati formali perché non in
grado di fornire adeguate garanzie collaterali. Gli esempi forniti
dalle cooperative di risparmio e credito e dalle casse rurali italiane
dimostrano quanto sia importante un’attività poggiante sul ruolo del
risparmio locale come quella svolta dalle istituzioni di microfinanza
nei PVS. La finanza in generale e la microfinanza in particolare
possono avere un ruolo fondamentale, ma, chiaramente, l’illusione
di poter risolvere i problemi della povertà con il credito sarebbe un
grave errore. La microfinanza oggi nei PVS va inquadrata perciò
all’interno di una gamma di interventi di politica sociale che
prevedano la formazione professionale e la prestazione dei servizi
di pubblica utilità essenziali, nonché la combinazione di politiche
monetarie e fiscali adeguate al sistema economico nel suo
complesso.
III
* * * * *
Il presente lavoro ha l’obiettivo di offrire una panoramica generale
della realtà della microfinanza presente oggi nei PVS, analizzando
dapprima la base teorica con cui si giustifica la domanda di
microfinanza per poi estendere lo studio alle principali tipologie di
istituzioni operanti sui mercati informali del credito.
In secondo luogo, vengono analizzate le principali innovazioni
contrattuali introdotte con il sistema del prestito a gruppi e della
responsabilità congiunta, laddove ogni membro è responsabile
della propria quota di prestito ma è pure tenuto a rimborsare quello
degli altri se falliscono. Numerose ricerche empiriche hanno
dimostrato l’impatto positivo della clausola di joint liability sul
benessere sociale nelle società dei paesi ad economia rurale.
Paradossalmente nelle società ad economia meno avanzata si è
capaci di far valere sanzioni sociali differenti rispetto a quelle cui
siamo tipicamente abituati a pensare: acquistano un peso
determinante la reputazione ed i legami interpersonali, così come
gli altri incentivi dinamici quali le minaccie di non rifinanziamento
nel caso di debitori insolventi.
Nel primo capitolo, ho descritto in modo dettagliato i caratteri
generali dei mercati finanziari nei PVS per poi affrontare il modello
base di STIGLITZ-WEISS che spiega il fenomeno del razionamento
del credito e mette in luce il ruolo delle asimmetrie informative nei
mercati creditizi. Viene proposta poi l’estensione di BESTER [1985]
del modello originario di STIGLITZ-WEISS [1981] focalizzando
l’attenzione sul ruolo delle garanzie collaterali in caso di
informazione asimmetrica nel rapporto tra principale e agente.
IV
Nel secondo capitolo, vengono descritte le principali istituzioni
operanti nell’ambito della microfinanza nei PVS evidenziandone il
ruolo e le peculiarità rispetto alle altre figure più o meno
istituzionali esistenti. La microfinanza nelle sue diverse forme e
tipologie rappresenta senz’altro quel particolare anello di
collegamento che mancava tra il settore formale (o “orizzontale”)
del credito e il settore informale (o “verticale”). Infine, vengono
descritti i due possibili approcci teorici (poverty lending approach/
financial system approach) alla microfinanza che influenzano
notevolmente sia gli obiettivi da raggiungere che la clientela target
di riferimento.
Il terzo capitolo è dedicato alla descrizione delle innovazioni
contrattuali introdotte con i contratti di group lending. Viene quindi
affrontata la questione dell’enforcement dei contratti con
l’erogazione del credito a gruppi: l’obiettivo è quello di esporre in
maniera analitica il funzionamento dei modelli teorici di BESLEY e
COATE [1995], STIGLITZ [1990] e VARIAN [1990] che mostrano
come l’inserimento di una clausola di joint liability all’interno dei
contratti di prestito a gruppi possa essere un metodo efficace per
discriminare i debitori rischiosi e quelli sicuri (screening)
incentivando gli individui simili a voler far parte dello stesso
gruppo (peer selection): i legami di conoscenza personali che
legano ogni membro del gruppo agli altri rendono assai minore il
rischio d’insolvenza poiché s’incentiva così il peer monitoring.
Nel quarto capitolo si è cercato di fare un passo ulteriore
analizzando la performance economica dei programmi di
microfinanza. Vengono così descritti in un primo momento i
principali indicatori di efficienza e di sostenibilità economica e
V
sociale di un’istituzione di microfinanza, per poi passare ad
un’analisi dell’impatto sulla povertà dei programmi di microfinanza
attuati nei PVS. Nel capitolo vengono riportati i risultati ottenuti
negli studi empirici condotti da HOSSAIN [1988] e PITT e
KHANDKER [1998]. Di seguito, viene affrontata la questione della
sostenibilità economica dei programmi di microfinanza secondo
l’approccio adottato da MORDUCH [1997] rilevando l’importanza
vitale che hanno tuttora i sussidi nella gestione operativa di
un’istituzione di microfinanza ed in particolare della banca
Grameen. Infine si espongono i risultati raggiunti con il modello di
CONNING [1999] che spiega i motivi di un possibile trade-off
esistente tra la profondità dell’azione nei confronti dei segmenti più
poveri della popolazione (depth) e la sostenibilità finanziaria dei
programmi di microcredito.
Nel quinto ed ultimo capitolo si approfondisce l’analisi del presunto
trade-off tra profondità dell’azione di microfinanza, o impatto sulla
povertà, e sostenibilità economica attraverso l’analisi di due lavori
empirici di verifica che prendono in esame rispettivamente
istituzioni di microfinanza nei PVS (HULME e MOSLEY [1996]) e
istituzioni di microfinanza operanti nell’Unione Europea (VIGANÒ
[2004]).
Il confronto dei risultati conseguiti in entrambe i casi risulta
particolarmente interessante per verificare l’esistenza di scelte
strategiche considerabili “vincenti” per la gestione di tutti gli
intermediari di microfinanza, sia quelli operanti tipicamente nei
PVS che quelli operanti nei sistemi finanziari regolamentati dei
paesi appartenenti all’Unione Europea.
VI
La conclusione è che non si può considerare astrattamente la
microfinanza come un universo di istituzioni confrontabili l’una con
l’altra, dato il forte legame con il proprio tessuto sociale e
territoriale.
Il lavoro si conclude con alcuni spunti personali e considerazioni
finali circa i possibili scenari futuri della microfinanza.
1 - I mercati finanziari nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS)
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1
CAPITOLO 1
I MERCATI FINANZIARI
NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO (PVS)
La microfinanza è definibile come quella complessa gamma di
prodotti e di servizi finanziari, talvolta connessi con i servizi
d’intermediazione sociale, offerta ad una particolare clientela che, a
causa della propria condizione economica e sociale, trova
particolari difficoltà d’accesso al settore finanziario formale
tradizionale, offerto dalle banche commerciali.
I prodotti ed i servizi finanziari comprendono la concessione di
credito di modesta entità (microcredito), la raccolta del risparmio,
ed i servizi d’assicurazione e di pagamento.
L’ambito d’azione tipico della microfinanza è costituito dai PVS, in
quanto la maggior parte della popolazione delle zone rurali urbane e
suburbane di questi paesi è ritenuta non creditworthy, ossia non in
grado di offrire garanzie collaterali.
Per analizzare il problema del credito nei PVS ritengo utile e
necessario partire nella prima parte di questo capitolo con un’analisi
generale dei mercati finanziari di questi paesi, concentrando
l’attenzione sulle peculiarità di questi paesi e soprattutto sulle
imperfezioni che comportano forti vincoli all’accesso al credito.
Per poter comprendere in quadro generale la realtà dei PVS, è
fondamentale capire l’importanza del rischio legato alla centralità
dell’attività agricola nell’economia di quei paesi. Le opportunità di
1 - I mercati finanziari nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS)
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2
gestire il rischio, attraverso il credito e l’assicurazione, sono assai
meno sviluppate, in particolare nelle zone rurali.
Ciò che colpisce è la ridotta proporzione di transazioni finanziarie
che avvengono nel settore formale sul volume totale delle
transazioni. Secondo le stime di BRAVERMAN, A. e GUASCH, J.L.
[1986], il mercato formale del credito rimane accessibile solo al 5%
degli agricoltori in Africa ed al 15% di quelli asiatici e
dell’America Latina. Le cifre diventano più elevate se si considera
il settore urbano anziché quello rurale, ma il peso della popolazione
rurale, nei paesi considerati, induce a ritenere che il settore formale
abbia fino ad ora fallito la propria mission, come testimoniano le
altissime percentuali di prestiti in default raccolte da ALEEM [1990]
per il Pakistan (30%).
L’altra caratteristica di rilievo dei mercati del credito dei PVS, è
costituita dal grande peso della finanza informale e della sua ricca
varietà di finanziamenti.
L’aspetto che accomuna tutte queste diverse forme istituzionali di
finanza locale consiste nel far affidamento sui legami di conoscenze
e di interdipendenza economica tra gli individui coinvolti che
permette in via di fatto di superare gli ostacoli che impediscono alle
istituzioni formali di raccogliere informazioni sui debitori e di fare
screening.
La seconda parte del capitolo la dedico invece all’analisi delle fonti
di finanziamento disponibili ed allo studio del fenomeno del
razionamento del credito, secondo il modello di STIGLITZ, WEISS
[1981], che scorge il problema delle asimmetrie informative
all’interno dei mercati finanziari proprio nel rapporto tra debitore e
1 - I mercati finanziari nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS)
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creditore e che ha portato a far emergere una miriade di programmi
di cooperazione allo sviluppo tra cui quelli di microcredito.
1.1 CARATTERI GENERALI DEI MERCATI FINANZIARI
Nei PVS l’infrastruttura finanziaria, cioè l’insieme di opportunità di
risparmio e d’investimento è caratterizzata da tre diversi settori:
1. formale
2. semi-formale
3. informale
In effetti, il tipico dualismo dei sistemi economici dei paesi in via di
sviluppo ci suggerisce la presenza di un dualismo anche nel settore
finanziario.
Ciò che distingue in maniera netta i PVS dai paesi industrializzati è,
senza dubbio, il ruolo del settore agricolo; la maggior parte della
popolazione attiva è impiegata proprio in questo settore e ciò
comporta una maggiore volatilità dei redditi che si traduce poi in
una maggiore esposizione al rischio cui non si può far fronte tramite
i metodi tradizionali tipici dei nostri sistemi finanziari dei paesi
sviluppati.
In prima approssimazione, quando si dice che la struttura del
mercato finanziario dei paesi in via di sviluppo è di tipo duale
s’ipotizza schematicamente una sorta di dicotomia tra un settore,
per così dire, “istituzionale”, organizzato e moderno, ed un settore,
invece, “non istituzionale”, e perciò antico.
La realtà invece ci suggerisce che non esiste un confine netto tra i
due settori per cui esiste una banda intermedia di cosiddetta
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“finanza semi-formale” che non può certo dirsi impermeabile
rispetto agli istituti ed agli operatori della finanza tradizionale.
La difficoltà di definire il settore finanziario tradizionale a causa
della sua forte eterogeneità, ci potrebbe spingere erroneamente ad
attribuirgli una valenza residuale, ma come dimostrano studi
1
sul
ruolo della finanza informale nei paesi emergenti, in realtà riveste
un ruolo molto importante.
1.1.1 Le cause della domanda di credito nelle economie rurali
La domanda di credito è essenzialmente generata da tre tipi di
necessità:
1) il capitale fisso che serve ad avviare una nuova attività;
2) il capitale per l’acquisto di strumenti e materiali utili all’attività
produttiva in corso (working capital);
3) il credito al consumo che è tipicamente richiesto dalle fasce più
povere della popolazione.
La stagionalità della produzione agricola ed i bassi redditi di chi
vive e lavora nel settore rurale naturalmente rendono ancor più
importanti il working capital ed il credito al consumo: è evidente
che all’inizio del ciclo produttivo gli agricoltori hanno necessità di
un considerevole livello di capitale iniziale per avviare la
produzione che potranno ripagare solo dopo che le messi saranno
state raccolte e vendute. L’incertezza dovuta alla casualità delle
condizioni climatiche, rende assai difficile poter fare delle
previsioni sui redditi futuri e determina variazioni talvolta
considerevoli nei guadagni.
1
Cfr. MAURI [2000]; CHANDRAVARKAR A. [1987]
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1.1.2 Principali caratteristiche dei mercati del credito rurali
Vincoli informativi ο da intendersi come categoria generale che
crea imperfezioni riguardo all’uso del prestito accordato ed alle
decisioni circa la sua restituzione, a causa della scarsa conoscenza
del prenditore.
Segmentazione ο è una delle caratteristiche più ricorrenti sui
mercati del credito rurali, dato che le relazioni creditizie sono assai
personalizzate e richiedono del tempo per poter essere instaurate
con il moneylender locale.
Esclusività ο anche questa è una caratteristica comune sui mercati
informali, poiché il prestatore non gradisce che un proprio cliente
prenda a prestito anche da altri creditori.
Ciò che si viene a determinare è una situazione di monopolio locale
del credito nelle mani di pochi moneylenders di zona.
Razionamento ο è un fenomeno che si può riscontrare pure nel
settore informale, ma che analizzeremo dettagliatamente più avanti.
Interlinkage ο che riguarda le transazioni di credito collegate tra
loro ed unite ad altri accordi in mercati diversi come quelli del
lavoro e della terra o della produzione agricola, così da aumentare
l’enforcement dei prestiti.
Una delle principali ragioni per cui le transazioni di credito
presentano le caratteristiche di interlinkage è che in molte società,
soprattutto quelle islamiche, l’esplicita richiesta di interessi in
forma pecuniaria è severamente vietata dalla legge (Sharia): tutto
questo ci spiega l’ampia diffusione dell’ipoteca usufruttuaria nei
paesi dell’Islam.
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Un secondo motivo della loro diffusione sta nel fatto che grazie ad
accordi complessi di questo tipo si prevengono i default strategici
del debitore, garantendo un effort appropriato ed incentivi
addizionali a ripagare il prestito.
Infine, la presenza di interlinkages ha una funzione di prevenzione
delle distorsioni negative che influiscono sul surplus totale da
suddividere tra creditore e debitore.
BARDHAN [1994], dimostra che, nel caso in cui il debitore possa
offrire la propria forza lavoro come collaterale o più precisamente
come mezzo di pagamento del prestito, il contratto dominante è
proprio un interlinked contract in cui non vengono richiesti
interessi extra sul prestito e tutti i pagamenti sono fatti in unità di
lavoro. Un tale tipo di contratto è ottimale poiché il lavoro, a favore
del prestatore di fondi, rappresenta una sorta di imposta in somma
fissa (lump-sum) non distorsiva che consente di mantenere i corretti
incentivi alla restituzione del prestito.
Allo stesso risultato giungono GANGOPADHYAY, SENGUPTA [1987]
nel loro modello sui production loans: essi sono particolari
contratti che prevedono, come mezzo di pagamento e di estinzione
del debito, sia un tasso di interesse che un prezzo al quale può
essere acquistato il bene prodotto dall’agricoltore (ad esempio il
riso) da parte del prestatore alla scadenza.
Qualora venisse stabilito un prezzo di acquisto finale del bene
agricolo minore rispetto a quello di mercato e, dall’altra parte non
vi fosse un’analoga riduzione del tasso di interesse applicato, il
contratto in questione sarebbe da considerarsi inefficiente e
distorsivo per il debitore; un interlinked contact, invece, non
distorce la scelta del livello ottimale dei prestito e nemmeno il
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7
conseguimento della massimizzazione dei profitti, dato che la
riduzione di prezzo ricevuta dal debitore sarebbe percepita come
un’imposta forfetaria sulla produzione.
Variazioni del tasso d’interesse ο riguarda le grandi differenze
nei tassi d’interesse applicati sui prestiti informali tra le varie zone
geografiche di uno stesso paese, a causa, sempre, della forte
segmentazione del mercato.
1.1.3 I principali meccanismi per sostenere le transazioni di
credito
Per quel che riguarda il ruolo delle garanzie collaterali, va detto
che nei PVS sono molto scarse le opportunità per i debitori di
poterle fornire nelle forme corrispondenti alle esigenze delle banche
istituzionali.
Molto spesso le famiglie povere non possono offrire come
collaterali nemmeno i propri piccoli terreni di proprietà, dato che i
diritti di proprietà sulla terra non sono ben formalizzati
2
.
Anche l’attività di dare in pegno (il pawning) spesso funziona in
maniera imperfetta: il bene impegnato dal debitore viene poi
restituito alla fine del periodo di durata del credito se i termini del
contratto vengono rispettati, altrimenti rimane nelle mani del
pawnbroker che lo rivende a terzi, se il debito non viene onorato.
I creditori su pegno, grazie alla garanzia che richiedono per
concedere il prestito non hanno bisogno di avere alcun tipo di
2
Cfr. DE SOTO H. [2001]
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informazione ex-ante sui debitori e, quindi, generalmente, vantano
una clientela piuttosto numerosa
3
.
Il punto è che non tutti gli individui poveri possono permettersi di
comprare prodotti di lusso, come ad esempio gli stessi gioielli, da
dare in pegno per rispondere a possibili esigenze di liquidità e così
non tutti possono aver accesso a questa forma di credito.
In alternativa esiste il land pawning o più comunemente detto
ipoteca usufruttuaria che consiste nell’assicurare un prestito con una
sorta di affitto del terreno da parte del debitore al creditore, il quale
lo potrà coltivare, o dividerne il raccolto, fin tanto che il debito non
verrà completamente ripagato.
La soluzione migliore è forse rappresentata dalle cosiddette
garanzie collaterali informali, che i debitori offrono ai creditori
del settore informale.
Questo sistema di garanzie cosiddette informali trova le sue origini
nei codici morali e sociali ed in particolare nelle norme di onestà e
nei principi religiosi stessi che vigono nelle comunità rurali di quei
paesi
4
.
Nell’ambito del group lending, opera il cosiddetto social collateral
che si manifesta nella peer pressure esercitata dai membri di uno
stesso gruppo su ogni singolo debitore.
Un esempio di quanto abbia avuto successo nella realtà questo
meccanismo è fornito dalla BKK in Indonesia, il cui funzionamento
vedremo nel prossimo capitolo.
Un meccanismo che funziona è quello che si collega alla
reputazione di solvibilità del debitore: transazioni ripetute tra gli
3
Cfr. MAURI [2000]
4
Cfr. per approfondimenti lo studio di UDRY, C. [1993]