10
San Paolo, San Rocco e il Portone e risaliva passando davanti a Santa
Caterina, verso il Castello dei Varroni e si ricongiungeva al Castel Vecchio.
Quest’ultimo costituiva il fortilizio di Asti, mentre il Castello dei Varroni
rappresentava il secondo fulcro difensivo della città. All’inizio del ‘900 furono
eliminati i terrapieni e abbassate notevolmente le muraglie fuori terra. Quello
che oggi rimane delle mura sono alcuni tratti da Castel Vecchio a Santa
Caterina.
Fig. 1: Pianta della città di Asti tratta dal secondo volume del Theatrum Statuum Sabaudie, 1682 (tratta da:
Alfredo Bianco, “Asti medioevale”, a cura della Cassa di Risparmio di Asti, 1960).
La Cerchia Esteriore venne ultimata verso la metà del XIV secolo. Luchino
Visconti diede il via alla costruzione di una nuova cerchia di mura per la
recinzione dei Borghi esterni che si erano sviluppati tra il XII e il XIII secolo
lungo le vie di accesso alla città. Questo recinto non era costituito da mura ma
da spalti: bastioni di terra battuta sostenuti da palizzate e fortificati da un
fossato. Verso la metà del ‘300 gli spalti furono sostituiti da muraglie vere e
proprie. E’ probabile che queste nuove mura non ripetessero il percorso degli
spalti e il loro perimetro risultasse più limitato. Le mura della seconda cerchia
eliminarono il divario tra la parte più antica della città (Recinto dei Nobili) e i
borghi (Recinto dei Borghigiani), inoltre modificarono il sistema degli accessi
cittadini. La cerchia di mura era lunga quasi sei chilometri ed era punteggiata
da torri dette battagliere. Le due cinte si unificavano nel tratto dal Castello dei
Varroni a Castel Vecchio. La cinta dei Visconti racchiudeva anche il sobborgo
11
di San Quirico. Nel Medioevo nella cerchia interna vennero aperte dieci porte,
mentre la costruzione della nuova cerchia di mura nel corso del XIV secolo
previde la realizzazione di sole tre porte, tra le quali Porta San Quirico al fondo
di Via Cavour verso Piazza Marconi, e questo non solo per motivi militari, ma
anche per lo snellimento delle pratiche daziarie. Le tre porte erano costruzioni
complesse e articolate, ognuna difesa dai complessi militari vicini (quella di San
Quirico era difesa dal Castel Nuovo della Cittadella verso il fiume Tanaro).
L'edificazione delle mura proseguì sotto il dominio spagnolo e terminò con i
Savoia, padroni della città dal 1531. Nel 1703, durante una temporanea
occupazione francese, venne abbattuta la parte delle mura del Recinto dei
Nobili che correva all’interno della città. Nel 1800, durante il periodo
napoleonico, si operò la quasi totale distruzione e la restante parte di mura
rivestirà un ruolo vincolante in molti piani di fine Ottocento
3
. Le emergenze
urbanistiche della città nella seconda metà dell’Ottocento erano: le mura
viscontee; una rete di strade strette e tortuose, con alcune principali vie di
comunicazione; la circonvallazione sud, la contrada Maestra; la
circonvallazione nord. Esse conducevano dall'esterno della città direttamente
alle aree commerciali e rappresentative
4
. Nel periodo della Restaurazione
l’economia si basava sulla produzione vinicola, sulla cultura del bozzolo da
seta, sull'allevamento del bestiame, e sull'artigianato dislocato nel territorio
urbano. Era molto diffuso il lavoro domiciliare per la lavorazione dei tessuti, le
industrie principali erano quelle legate alla lavorazione dei bozzoli a cui se ne
aggiungevano alcune chimiche (fiammiferi), alcune per la lavorazione del legno
e dell'oro, e tipografiche
5
. Dal 1871 agli inizi del Novecento Asti vide un
costante aumento della popolazione, sia nel concentrico, sia nel circondario.
Negli stessi anni iniziò il frazionamento delle proprietà, processo che proseguì
nei primi anni del Novecento, intensificandosi intorno al 1920. Nel primo
decennio del Novecento si verificò una riduzione degli addetti all'agricoltura e
un aumento dell’occupazione nell’industria e nell’artigianato. I settori che
ricevettero maggiore impulso furono quelli legati alle due maggiori fabbriche
insediatesi in quegli anni ad Asti: la Vetreria e la Way-Assauto; esse
influenzarono le proposte urbanistiche degli amministratori e dei progettisti fino
al primo dopoguerra
6
.
Il primo Piano Organico di Ristrutturazione della città risale al 1840 ad
opera dell’Ingegnere Domenico Berutto. Esso definiva la planimetria di Piazza
d'Armi, attuale Piazza Alfieri, con la costruzione dell'Alla (mercato coperto,
12
edificato nel 1852); prevedeva inoltre il collegamento della piazza con le due
direttrici per Alessandria e per Acqui, e la realizzazione di Viale alla Vittoria. Le
indicazioni restavano tuttavia a livello planimetrico.
Fig. 2: “Città di Asti. Progetto di un pubblico Viale ed attigua strada Comunale lungh’esso il muro di
circonvallazione a Levante, e mezzo giorno, a partire dalla Porta di San Pietro di questa Città, sino a
raggiungere l’attuale passeggio in Piazza d’Armi, coll’indicazione delle opere concernenti una definitiva
sistemazione di detta Piazza, l’innalzamento di un’Ala, e fabbricato accessorio ad uso dei pubblici mercati, e
di altro Viale, e strada dirigentesi a Porta di San Quirico.” Asti, 16 marzo 1840. L’Ingegnere della Provincia D.
Berutto. (tratta da: Comune di Asti: Assessorato per la Cultura, “Asti progetto e costruzione della città – 1848
– 1918”, L’Arciere).
Più dettagliate furono le indicazioni fornite dal Piano Regolatore
d’Ornato redatto nel 1849 dall’Architetto Michele Valessina. Ad esso si deve il
progetto della struttura porticata di Palazzo Pogliani, eretta sul lato est della
Piazza d'Armi. L’intervento fu realizzato negli anni tra 1853 e il 1856. Il progetto
del lato ad ovest iniziò invece nel 1865. Un elemento importante che ne guidò
la stesura fu l'arrivo ad Asti della ferrovia
7
: la stazione venne posta in
corrispondenza di Porta San Quirico e determinò l'abbattimento di una parte
dell'antica fortificazione, senza variare le modalità di espansione a sud della
città, poiché la strada ferrata si sarebbe sostituita alle mura, come limite fisico
allo sviluppo. Furono avanzate proposte per la costruzione del cavalcavia per
Acqui, al di sotto del quale sarebbe transitata la ferrovia. La revisione di questo
snodo viario fu definita solo nel 1861: la realizzazione era resa difficoltosa dalla
13
differenza altimetrica tra l’attuale Corso Savona, la Porta San Quirico, il terreno
oggi occupato dalla Piazza del Mercato e la Piazza d'Armi.
Fig. 3: “Progetto di un piano regolatore d’Ornato della parte interna della Città di Asti dalla Porta di San Pietro
fino alla Piazza d’Armi ed al fosso di Valbrenta nella regione Monterajnero; coordinato lo stesso piano nella
regione suddetta con un piano successivo pella regione del Castello, e nella piazza d’Armi ed già formatosi
progetto nella meta della strada Provinciale d’Acqui sulla stessa piazza non che del progetto della
continuazione del pubblico passeggio.” Asti 28 settembre 1849. Arch. M. Valessina. (tratta da: Comune di
Asti: Assessorato per la Cultura, “Asti progetto e costruzione della città – 1848 – 1918”, L’Arciere).
La soluzione prevedeva la creazione di una grande piazza rettangolare,
pensata per svolgervi le attività commerciali. Tale spazio durante la
realizzazione assunse la forma attuale e la connotazione di vuoto urbano, con
dimensioni decisamente superiori al necessario, e nel 1863 prese il nome di
Piazza d'Armi, per via del ruolo che andava assumendo.
Ultimo importante piano dell’Ottocento fu quello dell’Ingegnere A.
Destefanis. In esso il centro della città veniva spostato su un nuovo asse
rettore ricavato dallo smembramento dell’antica maglia medievale, capace di
collegare la piazza della stazione (porticata e chiusa ad emiciclo, assunta come
nuovo centro gravitazionale) con Piazza San Secondo, anch'essa ampliata in
seguito a demolizioni, che avrebbe dovuto accogliere il Municipio e la statua di
Vittorio Alfieri. A causa degli sventramenti proposti il piano non venne mai
realizzato.
In periodo ottocentesco fu definito il Viale dell’Enofila, fondamentale per lo
sviluppo urbanistico della città, la cui sistemazione è visibile nella planimetria
della città del 1879. Esso costituì il primo asse rettore della futura zona
industriale, oggi Corso Felice Cavalotti. Oltre all’officina del gas, la cui
costruzione era iniziata nel 1854, vi sorse, nel 1872, il primo stabilimento per la
14
lavorazione industriale del vino: l’Enofila e nel terreno ad ovest, fiancheggiante
il muro di cinta trovò, alcuni anni dopo sede il Civico Ammazzatoio
8
.
Fig. 4: Corpo Reale del Genio Civile Circondario d’Alessandria, Provincia d’Asti, Città d’Asti “Piano
Regolatore dei Caseggiati e Contrade esistenti nello spazio compreso tra la strada ferrata e la Contrada
Maestra a partire dalla Porta di Torino fino alla Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Nuova.” Asti, 14 gennaio
1851. L’Ingegnere della Provincia A. Destefanis. (tratta da: Comune di Asti: Assessorato per la Cultura, “Asti
progetto e costruzione della città – 1848 – 1918”, L’Arciere).
Fig. 5: “Pianta della città di Asti in Guida della Città e del Circondario d’Asti, 1879”, Asti 1879. (tratta da:
Comune di Asti: Assessorato per la Cultura, “Asti progetto e costruzione della città – 1848 – 1918”,
L’Arciere).
15
NeIl’Ottobre del 1900 il Consiglio Comunale procedette ad una
revisione del Piano Regolatore dando l’incarico di redigerlo all'Ingegnere
municipale Niccola Gabiani. Il nuovo Piano Regolatore e di Ampliamento
prevedeva: la localizzazione della stazione ferroviaria al fondo del Viale
dell’Enofila, la sostituzione del cavalcavia in muratura per Acqui con uno in
travature metalliche e la risistemazione della parte a sud-est della città. Tale
Piano di Ampliamento avrebbe dovuto governare le zone di espansione, che
venivano distinte in quattro aree alle quali non era riferita alcuna distinzione
funzionale o in riferimento agli indici di copertura. Esse erano quelle: a sud-est,
o della Vittoria (comparto E); a est, detta di Monterainero o della Volta
(comparto D); a sud, detta di San Francesco (comparto H); a nord, detta degli
sbocchi a nord (comparto C)
9
.
Fig. 6: “Schema n. I di piano regolatore e di ingrandimento.” Asti, 19 ottobre 1900. L’Aiut. Ing. Municipale N.
Gabiani. (tratta da: Comune di Asti: Assessorato per la Cultura, “Asti progetto e costruzione della città – 1848
– 1918”, L’Arciere).
I mutamenti economici avvenuti ad Asti nel periodo successivo al 1900
influenzarono le scelte del successivo Piano Regolatore del 1906 (redatto da
Gabiani e variato, con delibere successive, negli anni tra il 1907 e il 1911); essi
comprendevano: la proposta della Società Vetraria Federale Operaia di Livorno
di aprire in città un grosso impianto per la costruzione dei contenitori in vetro
per l'imbottigliamento del vino; l’accordo stipulato tra l’Amministrazione
Comunale e la società Way Assauto di Torino per l'apertura di uno stabilimento
meccanico; la costituzione della Società Idroelettrica Astigiana.