1.1.1 L’analisi strutturale dei settori industriali
La formulazione della strategia competitiva deve basarsi su un’approfondita
conoscenza delle regole della concorrenza che determinano l’attrattività di un
settore industriale, e quindi la redditività delle imprese che vi operano.
In qualunque settore industriale le regole della concorrenza possono essere
riassunte in cinque forze competitive: l’entrata di nuovi concorrenti, la minaccia
di sostituti, il potere contrattuale dei clienti, il potere contrattuale dei fornitori e la
rivalità tra i concorrenti presenti (vedi fig. 1.1). La potenza di queste forze
dipende dalla struttura del settore e quindi varia da settore a settore e può
cambiare nel corso del tempo.
La redditività di un settore industriale è perciò funzione della sua struttura. Le
cinque forze determinano la redditività perché influenzano prezzi, costi e
investimenti che devono sostenere le imprese appartenenti a quel settore. Se la
struttura cambia, si modificherà la pressione delle cinque forze e quindi la
redditività del settore.
La potenza delle cinque forze non è però determinata solo dalla struttura del
settore, ma può essere modificata dalle strategie dell’impresa.
Il primo requisito della capacità di sopravvivenza di un settore industriale e
delle aziende che ne fanno parte è il soddisfacimento delle esigenze del cliente,
che deve essere disposto a pagare per un prodotto un prezzo che superi i costi di
produzione. Bisogna poi domandarsi se le aziende possano appropriarsi del valore
Fonte: M.Porter, op.cit.
Concorrenti
nel settore
intensità
della concorrenza
Acquirenti
Fornitori
Sostituti
Nuovi
entranti
Barriere all’entrata
Economie di scala
Differenze esclusive del prodotto
Identità di marchio
Costi di passaggio
Fabbisogni di capitali
Accesso alla distribuzione
Vantaggi di costo assoluti
Curva di apprendimento esclusiva
Accesso agli input necessari
Progettazione del prodotto esclusiva
e a basso costo
Politiche governative
Possibili rappresaglie
Determinanti della concorrenza
Crescita del settore
Costi fissi (o di immagazzinamento)/valore aggiunto
Eccesso di capacità produttiva intermittente
Differenze fra prodotti
Identità di marchio
Costi di passaggio
Concentrazione ed equilibrio
Compless ità in fo rm ativa
Diversità dei concorrenti
Interessi istituzionali
Barriere all’uscita
Determinanti del potere dei forn itori
Differenziazione degli input
Costi di passaggio dei fornitori e delle
imprese nel settore
Presenza di input sostitutivi
Concentrazione dei fornitori
Importanza del volume per i fornitori
Costi in relazione al totale degli acquisti
nel settore
Influenza degli input sui costi o sulla
differenziazione
Minaccia di integrazione a valle rispetto
alla m inaccia di integrazione a monte
da parte di aziende nel settore
Determinanti della
minaccia di sostituzione
Prestazioni del prezzo
relativo dei sostituti
Costi di passaggio
Propensione dell’acquirente
alla sostituzione
Minaccia di
nuovi entranti
Minaccia di
sostituiti
Potere contrattuale
degli acquirenti
Potere contrattuale
dei fornitori
Leva negoziale
Concentrazione dell’acquirente
rispetto
alla concentrazione dell’impresa
Volume dell’acquirente
rispetto ai costi di passaggio
dell’impresa
Informazioni dell’acquirente
Capacità di integrazione a monte
Prodotti sostitutivi
Pull-through
Sensibilità del prezzo
Prezzo /totale acqu is ti
Differenze nei prodotti
Identità di marchio
Impatto su qualità/prestazioni
Profitti dell’acquirente
Incentivi ai responsabili
decisionali
Determinanti del potere degli acquirenti
Figura 1.1 Gli elementi della struttura di un settore industriale
creato per il cliente o se questo valore venga assorbito dall’impegno di difendersi
dalla concorrenza. Ciò dipende dalla struttura del settore industriale.
1.1.2 Le tre strategie competitive di base
Per stabilire una corretta strategia competitiva, è necessario comprendere i
fattori competitivi del settore e le caratteristiche della domanda dei consumatori.
In questo modo si potrà determinare la base su cui stabilire un vantaggio
competitivo. Esso nasce dal valore che un’azienda è in grado di creare per i suoi
acquirenti. Il valore è quello che gli acquirenti sono disposti a pagare e dovrà
essere superiore alla spesa sostenuta dall’impresa per crearlo.
Ci sono due tipi fondamentali di vantaggio competitivo: la leadership di costo e
la differenziazione. Essi, combinati con l’ambito competitivo scelto dall’impresa,
vale a dire l’intero mercato o un segmento specifico, conducono a tre strategie di
base formulate per raggiungere prestazioni superiori alla media: leadership di
costo, differenziazione e focalizzazione (vedi fig. 1.2). Quest’ultima ha due
varianti: focalizzazione sui costi e focalizzazione sulla differenziazione.
La scelta e la realizzazione di una strategia di base sono attività complesse: al
centro di ogni strategia vi è il vantaggio competitivo, e per ottenerlo è necessario
fare delle scelte.
Porter ritiene che le diverse strategie si escludano a vicenda e che chi cerca di
perseguirne più di una si troverà a “metà del guado” conseguendo così una bassa
redditività.
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3B.Focalizzazione
sulla differenziazione
Obiettivo
Specifico
Obiettivo
Generale
Diminuzione Costi Differenziazione
Figura 1.2 Le tre strategie di base
Fonte: M. Porter., “Il vantaggio competitivo”, Edizioni di Comunità, Milano, 1987.
Ciò riguarda generalmente le imprese che hanno una cultura poco definita ed
operano in una situazione organizzativa e motivazionale piena di conflitti.
LEADERSHIP DI COSTO
Con questa strategia un’impresa si propone di diventare il produttore a più basso
costo nel proprio settore industriale. Le fonti del vantaggio di costo sono varie e
dipendono dalla struttura del settore industriale: possono essere il perseguimento
di economie di scala, tecnologie esclusive, accesso preferenziale alle materie
prime,..... Generalmente chi cerca un vantaggio di costo vende un prodotto
standard, semplificato. Un leader di costo non può però ignorare le basi della
differenziazione, perché se il suo prodotto non è considerato dai clienti accettabile
o paragonabile, egli dovrà abbassare eccessivamente i prezzi e quindi vanificherà
gli sforzi di riduzione dei costi. Il successo di questa strategia dipende dal fatto
che un’impresa sia il leader di costo, non una fra le tante aziende che perseguono
questo obiettivo. Quando c’è più di un aspirante leader di costo, la concorrenza è
di solito selvaggia perché ogni punto della quota di mercato è considerato
cruciale.
DIFFERENZIAZIONE
In questo caso l’impresa mira ad offrire un prodotto unico ai suoi clienti. Essa
sceglie una o più caratteristiche che sono considerate importanti dai clienti di un
settore e cerca di soddisfare tali bisogni in maniera ineguagliabile. La
differenziazione dovrà consentire all’impresa di applicare prezzi superiori alla
media (premium price) che potranno permetterle di recuperare i costi extra
sostenuti per rendersi unica. I metodi di differenziazione sono specifici di ciascun
settore industriale: possono basarsi sul prodotto, sul sistema di consegna usato, sul
tipo di approccio al marketing, e su una vasta gamma di altri fattori.
Contrariamente alla leadership di costo, in un settore industriale possono
coesistere più strategie di differenziazione, a patto che le caratteristiche apprezzate
dai clienti siano numerose.
FOCALIZZAZIONE
Questa strategia si basa sulla scelta di un’area ristretta di competizione all’interno
di un settore industriale. Chi si focalizza sceglie uno o più segmenti da servire nei
quali cerca di ottenere un vantaggio competitivo. Nel segmento prescelto
l’impresa può perseguire un vantaggio di costo (focalizzazione sui costi) o la
differenziazione (focalizzazione sulla differenziazione). Focalizzandosi sui costi si
sfruttano le differenze di comportamento dei costi in alcuni segmenti, mentre
focalizzandosi sulla differenziazione si sfruttano le speciali esigenze dei clienti in
certi segmenti. Se il segmento prescelto per la focalizzazione non è diverso da
altri segmenti, la strategia prescelta non funzionerà. In genere si scelgono
segmenti serviti male dai concorrenti, poiché questi adottano obiettivi più ampi.
Generalmente in un settore industriale c’è spazio per diverse strategie di
focalizzazione sostenibili, a patto che coloro che si focalizzano individuino
obiettivi diversi.
1.2 LA CATENA DEL VALORE E IL VANTAGGIO COMPETITIVO
La catena del valore è lo strumento principale con cui effettuare una diagnosi
del vantaggio competitivo. Tale vantaggio deriva dalle varie attività realizzate
dall’impresa.
In base al concetto di catena del valore, l’impresa viene ordinata in nove classi
di attività strategicamente rilevanti, per rilevare il comportamento dei costi nei
vari business o l’esistenza di potenziali fonti di differenziazione. In realtà, la
configurazione della catena del valore è determinata dalla storia, dalle strategie
perseguite e dal loro successo e quindi le aziende appartenenti ad uno stesso
settore potranno avere catene del valore differenti, con diverse classi di attività
2
.
La ricerca dei vantaggi competitivi deve essere spinta da un’impresa al di là
della propria catena del valore, attraverso l’analisi della catena del valore dei
fornitori, dei distributori e dei clienti. Con il “learning by interacting” si scopre
che il valore può aumentare per tutti: ecco perché, ad esempio, la scelta dei
distributori è una scelta di tipo strategico.
La struttura di un settore industriale si riflette sulla catena del valore di
un’azienda, ma è allo stesso tempo plasmata dalle catene del valore complessive
di coloro che in esso competono.
2
vedi R.Grant, “L’analisi strategica nella gestione aziendale”, Il Mulino, Bologna, 1984.
1.2.1 Analisi della catena del valore
La catena del valore visualizza le attività generatrici di valore e il margine
(vedi fig. 1.3). Il margine è la differenza fra il valore totale prodotto (prezzo
applicato per numero di unità vendute) e il costo sostenuto per eseguire le attività
generatrici di valore.
Queste ultime sono le attività fisicamente e tecnologicamente distinte svolte da
un’azienda. Generalmente è difficile identificarle in base alle classificazioni
contabili, perché queste raggruppano attività che appartengono a tecnologie
disparate e separano invece costi riconducibili alla medesima attività.
Tutto quello che si fa in azienda deve comunque essere inquadrato in
un’attività. Ogni attività si serve di input acquistati, risorse umane e di una
qualche forma di tecnologia, crea e usa informazioni, può generare attivo
patrimoniale e passività.
Le attività generatrici di valore si possono suddividere in attività primarie e
attività di supporto.
Le attività primarie si dividono in: logistica in entrata, attività operative, logistica
in uscita, marketing e vendite, servizi. Esse rappresentano la sequenza che ha
inizio con l’acquisizione dei materiali necessari al ciclo operativo, per proseguire
poi con la loro trasformazione in prodotti che saranno in seguito distribuiti,
commercializzati e dotati della necessaria assistenza.
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ATTIVITA’ INFRASTRUTTURALI
GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
SVILUPPO DELLA TECNOLOGIA
LOGISTICA
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OPERATIVE
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ATTIVITA’ PRIMARIE
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Le attività di supporto sono: approvvigionamento, sviluppo della tecnologia,
gestione delle risorse umane, attività infrastrutturali dell’azienda (direzione
generale, pianificazione, finanza,…). Queste vengono svolte lungo l’intera
sequenza delle attività primarie.
All’interno di ciascuna delle due categorie di attività, si possono individuare
altre attività, che vengono classificate in base al diverso ruolo svolto nel
raggiungimento del vantaggio competitivo:
• DIRETTO: attività direttamente impegnate a creare valore per il cliente
(montaggio, pubblicità, reclutamento, lavorazione in officina,..);
• INDIRETTO: attività che rendono possibile la realizzazione delle attività di
tipo diretto su base continuativa (manutenzione, gestione degli impianti,
amministrazione delle forze di vendita,..);
• ASSICURAZIONE DELLA QUALITA’: attività che assicurano la qualità di
altre attività (monitoraggio, revisione, collaudo,..).
Spesso il ruolo svolto dalle attività di tipo indiretto e di assicurazione della
qualità non viene compreso a fondo, a discapito del vantaggio competitivo. In
molti settori industriali, le attività indirette possono svolgere un ruolo significativo
nella differenziazione e rappresentano una quota rilevante dei costi complessivi.
Le attività di assicurazione della qualità influenzano i costi e l’efficacia di altre
attività, mentre il modo in cui queste ultime vengono svolte determina il
fabbisogno e la tipologia delle prime.
1.2.2 I collegamenti all’interno della catena del valore e i collegamenti
verticali
La catena del valore non può essere considerata un insieme di attività
indipendenti, poiché costituisce un sistema di attività interdipendenti tra le quali
possono essere individuati dei collegamenti.
Questi sono le relazioni che si stabiliscono tra il modo in cui viene eseguita una
attività generatrice di valore e il costo o la prestazione di un’altra. Il vantaggio
competitivo può derivare oltre che dalle singole attività, anche dai collegamenti
fra le stesse, attraverso l’ottimizzazione congiunta e il coordinamento. I
collegamenti più ovvi sono quelli tra le attività primarie e le attività di supporto.
Quelli tra attività che appartengono a categorie diverse o che sono di tipo diverso
risultano di solito i più difficili da individuare e spesso non vengono riconosciuti.
I collegamenti tra attività possono dipendere da diverse cause:
• la stessa funzione può essere svolta in diversi modi;
• il costo o la prestazione delle attività dirette possono essere migliorati da un
impegno maggiore sulle attività indirette;
• le attività svolte all’interno dell’azienda diminuiscono la necessità di fornire
assistenza a un prodotto dopo che sia stato acquistato;
• le funzioni di assicurazione della qualità possono essere svolte con diverse
modalità .
Per sfruttare i collegamenti è necessario possedere informazioni o flussi
informativi che permettano di realizzare l’ottimizzazione e il coordinamento.
I recenti sviluppi nella tecnologia dei sistemi informativi stanno creando nuovi
collegamenti e la capacità di rendere operativi quelli esistenti.
Oltre ai collegamenti all’interno della catena del valore, esistono anche collegamenti
tra la catena di un’azienda e quelle dei fornitori e dei canali distributivi. Il modo in
cui le attività del fornitore o del canale vengono svolte influisce sul costo o sulle
prestazioni delle attività di un’azienda (e viceversa). Tali collegamenti sono
definiti collegamenti verticali.
Il rapporto azienda-fornitori è una relazione nella quale entrambi possono
guadagnare. E’ spesso possibile generare un vantaggio sia per l’impresa sia per i
suoi fornitori se si cerca di ottimizzare congiuntamente l’esecuzione delle attività,
oppure di migliorare il coordinamento fra le rispettive catene del valore. La
ripartizione dei benefici conseguenti dipenderà poi dal potere contrattuale delle
parti.
I collegamenti con i canali sono simili ai collegamenti con i fornitori. I canali
svolgono attività di vendita, pubblicità, esposizione che possono integrare o
sostituire le attività di un’azienda. Ci sono molteplici punti di contatto tra le
catene del valore di un’impresa e quelle dei suoi canali quando si realizzano
attività come l’acquisizione degli ordini e la logistica in uscita.
I collegamenti verticali, così come quelli all’interno della catena del valore,
vengono spesso trascurati e il loro sfruttamento richiede molte informazioni, rese
oggi sempre più disponibili dallo sviluppo dei moderni sistemi informativi.
1.3 IL RUOLO OCCUPATO DAI COLLEGAMENTI VERTICALI NELLA
REALIZZAZIONE DELLE STRATEGIE DI DIFFERENZIAZIONE E DI
LEADERSHIP DI COSTO
Con la strategia di differenziazione l’impresa mira ad offrire un prodotto
“unico” all’acquirente. I fattori di unicità possono essere molteplici e possono
derivare anche dai collegamenti verticali con i fornitori e i canali.
Tali collegamenti condurranno all’unicità se il modo in cui un’attività viene
svolta influisce sulla prestazione di un’altra.
1. COLLEGAMENTI CON I FORNITORI: uno stretto coordinamento con i
fornitori può ridurre il tempo necessario per realizzare nuovi modelli;
opportunità di differenziazione potrebbero nascere anche su iniziativa dei
fornitori, ad es. in caso di vendite dimostrative fatte dai fornitori agli
approvvigionatori di un’impresa.
2. COLLEGAMENTI CON I CANALI: l’unicità potrebbe essere ottenuta
collegando i canali, ottimizzando congiuntamente la divisione delle attività tra
impresa e canali.
Alcuni esempi possono essere:
• addestrare i canali alla vendita e ad altre pratiche aziendali;
• intraprendere azioni di vendita unitamente ai canali;
• partecipare agli investimenti fatti dai canali in formazione del personale,
impianti e realizzazione di attività aggiuntive.
Anche nella realizzazione della strategia di leadership di costo i collegamenti
verticali possono occupare un ruolo importante. L’impresa può esaminare in che
modo il comportamento dei fornitori o dei canali influisce sul costo di ciascuna
delle sue attività e viceversa.
1. COLLEGAMENTI CON I FORNITORI: l’impresa è interessata alla
concezione del prodotto, al livello del servizio offerto, alle procedure di
assicurazione qualità, di consegna e di gestione degli ordini. Tra gli esempi
tipici di collegamenti con i fornitori determinanti ai fini dei costi si possono
considerare quello tra la frequenza e la tempestività delle consegne del
fornitore e le scorte di materie prime di un’azienda produttrice, oppure quello
fra la confezione presentata dal fornitore e i costi che l’impresa sostiene per la
gestione dei materiali. Spesso i collegamenti creano opportunità di riduzione
dei costi per entrambe le parti, ma potrebbero portare anche ad un aumento
delle spese per il fornitore.
2. COLLEGAMENTI CON I CANALI: vale un’analisi di tipo analogo. Ad es. la
collocazione geografica dei depositi e la tecnologia di movimentazione di un
canale possono influire sui costi di logistica esterna e di confezionamento di
un’azienda; le attività di promozione o di vendita dei canali possono ridurre i
costi di vendita per l’impresa. Anche in questo caso i collegamenti potrebbero
portare ad una riduzione dei costi per entrambe le parti, ma può anche
accadere che il canale si veda aumentare i suoi costi a beneficio dell’impresa.