Conseguenze geopolitiche dello sviluppo cinese
Introduzione
La Repubblica Popolare Cinese è un paese che conta circa 1,3 miliardi di abitanti (1/5 della
popolazione mondiale) e si estende su una superficie di 9,4 milioni di chilometri quadrati, pari a
circa metà della Federazione Russa. Si tratta inoltre di uno dei primi paesi per produzione di
materiali strategici (tungsteno, manganese, stagno, rame, piombo e anche uranio, seppure manchino
indicazioni certe), che da due decenni sta vivendo un processo di modernizzazione e crescita
economica senza precedenti, nel quale la tecnologia si sta sviluppando a ritmo impressionante e
dove – soprattutto – la mentalità sociale sacrifica il singolo a favore della comunità nella quale
ognuno, al limite delle proprie forze, tenta di rendere più grande il proprio paese. Conseguenza
diretta lo straordinario tasso di crescita media pari quasi al 9% annuo
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per un aumento complessivo
del 700% circa nell’ultimo decennio.
La trasformazione ha avuto riscontro con l’ingresso nell’Organizzazione Mondiale del Commercio
(WTO) nel 2001: secondo alcuni punti dell’accordo la Cina, considerata in via di sviluppo (status
che le consente un periodo di adattamento più lungo per assestare l’ordinamento interno alla
disciplina degli accordi), si impegna a ridurre dazi e tariffe sull’importazione di prodotti agricoli,
nel settore dei servizi e industriale (aprendo così nuove possibilità alle imprese occidentali), a
regolamentare le quote della propria esportazione, ad aprire il mercato interno agli investitori esteri
per la libera concorrenza (senza interferenze politiche) nei settori bancario, assicurativo, della
distribuzione e delle telecomunicazioni. Sulla reale possibilità di attuare in maniera trasparente le
norme previste dagli accordi WTO permane peraltro un certo scetticismo occidentale e sarà
necessaria una lunga serie di riforme volte ad allineare la Cina agli standard internazionali nonché a
ridurre gli squilibri esistenti fra le diverse regioni del paese.
Da secoli la Cina costituisce per l’Occidente oggetto di grande interesse; alla curiosità ‘esotica’ dei
viaggiatori o dei missionari si è oggi sostituito un interesse di studio e ricerca, motivato dalla
necessità di tessere rapporti commerciali e politici con la potenza asiatica. L’Occidente ha
constatato suo malgrado, dopo secoli di rappresentazioni letterarie o artistiche e di relazioni
politiche minime, che l’Impero di mezzo esiste ‘realmente’, che è una nazione enorme e che il suo
sviluppo economico sembra inarrestabile. Questa crescita ….
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Su questo stesso dato esistono numerosi dubbi relativi all’attendibilità reale delle statistiche ufficiali; secondo alcuni
esse sottostimano lo sviluppo mentre, secondo altri, i funzionari locali manipolano i dati economici per eccesso.
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1.3 Il grande sviluppo economico
Nonostante le contrastanti interpretazioni, la Cina sta crescendo a ritmo impressionante in virtù di
due fattori macroeconomici: l’aumento della produzione e l’aumento delle esportazioni. La rapida
crescita che ne ha cambiato il volto è stata scandita da importanti momenti storici e trainata da
diversi fattori. Le riforme economiche, sfociate nel socialismo di libero mercato, sono iniziate nel
1979 quando il governo cinese ha cercato di incentivare l’espansione delle relazioni economiche
internazionali, tramite la progressiva apertura del paese agli investimenti esteri, (politica della
«porta aperta»). Tale politica si è concretizzata in una serie di sotto-politiche nella sfera del
commercio estero, degli investimenti esteri diretti e del prestito internazionale, all’interno del quale
si situa la sperimentazione di una economia di libero mercato nelle cosiddette Zone Economiche
Speciali (ZES), selezionate con cura nella parte meridionale del paese limitrofa a Hong Kong, in
particolare nelle province del Guangdong e di Fujian. La creazione delle ZES riflette il superamento
ideologico della concezione maoista dell’auto-sufficienza e del rischio di interferenze interne da
parte degli investitori esteri. Il successo delle politiche d’apertura promosse per attirare investimenti
esteri ed aumentare i flussi commerciali
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e l’approccio pragmatico e graduale alle riforme, hanno
successivamente coinvolto l’intero popolo cinese.
La trasformazione cinese, a differenza di quella sovietica, ha avuto successo perchè la leadership,
da Deng in poi, ha puntato sull’economia, mantenendo invece briglie strette alla trasformazione
politica. Deng ha scelto di avviare le riforme partendo dalla parte più arretrata della società cinese,
cioè dalle campagne, ….
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1979: istituzione delle ZES ed approvazione della legge sulle joint-venture; 1990: aperture delle borse valori di Shangai
e di Shenzhen.
Cap. 2. La politica internazionale
Per quanto si tratti di un grave errore concettuale considerare la politica internazionale di uno stato
come semplice sommatoria di tante politiche bilaterali, senza cercare di coglierne piuttosto
l’insieme di relazioni, per descrivere l’attuale collocazione della Cina è necessario un minimo di
schematizzazione
2.1 La questione di Taiwan: indicatore di tensioni e fattore di rischio
Un primo elemento di cui tener conto è la questione di Taiwan che nasce nel secondo dopoguerra
con la sconfitta dei nazionalisti
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: benché si possa facilmente sintetizzare nel fatto che dal 1949
esista una reciproca rivendicazione di legittimità contrapposta tra le due Cine, si tratta di una
questione delicata ed estremamente complessa nelle sue implicazioni politiche, economiche e
diplomatiche. Proprio per queste problematiche interconnesse, Taiwan rappresenta non solo un
interessante indicatore delle tensioni tra Cina e resto del mondo – soprattutto con gli USA,
tradizionali difensori dell’isola – ma anche un fattore di rischio, ulteriore elemento di instabilità
sullo scacchiere asiatico.
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Al termine della guerra civile i nazionalisti di Chiang Kai-shek si erano rifugiati sull’isola sotto la protezione degli
USA. Fino al 1987 l’isola visse sotto la legge marziale proclamata dall’epoca del conflitto ma ora si tratta di una delle
più vivaci democrazie asiatiche e di un sistema economico altrettanto importante.
Cap. 3. Soggetti in evoluzione
3.1 Il fattore interno attraverso il dibattito sullo sviluppo in Cina
Uno dei principali elementi da considerare per azzardare delle ipotesi nello scenario asiatico resta il
fattore interno: l’attuale classe dirigente è consapevole della situazione e spinge verso il recupero
del ritardo . Sebbene la società cinese sia lontana dai modelli occidentali in tema di libertà
d’opinione, si coglie un articolato dibattito interno sul futuro dello sviluppo. In primo piano
emergono gli studi sul patrimonio nazionale che, attraverso la condanna dell’omologazione
dilagante, ribadiscono il valore originario della cultura cinese da contrapporre a un ceto politico che
talvolta sembra essere troppo accondiscendente con gli americani e viene spesso criticato per
questo. …
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3.1.a La sinistra
Denominata “nuova sinistra” (xinzuopai), per distinguerla dalla vecchia sinistra ispirata al
marxismo-leninismo maoista, è composta da cinesi che hanno studiato all’estero scienze sociali e
discipline classiche, in maggioranza negli USA. Questa particolarità è importante in quanto, più che
dal marxismo-leninismo, essi hanno tratto ispirazione dalle critiche al sistema capitalistico,
all’ordine del giorno negli ambienti universitari occidentali; i temi risultano essere simili a quelli dei
movimenti anti-globalizzazione. Significativamente utilizzano giornali di Hong Kong per
diffondere il loro pensiero che non accetta né capitalismo né socialismo ma sembra ricercare
piuttosto una terza via. Secondo questa tendenza il programma di riforme, saldamente in mano alle
elites, non fa altro che aumentarne il potere creando un forte squilibrio sociale, come pure della
Cina riguardo altri stati sul piano internazionale.
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Cap. 4. Scenari possibili: ipotesi e conclusioni
4.1 La natura delle future conflittualità: esterne e interne
Il solo sviluppo economico non ha sinora garantito la stabilità politica dell’Estremo Oriente, come
del resto non potrebbe garantirla altrove. Anzi, quando esso si verifica in un solo paese, introduce
un fattore di instabilità. Nel mezzo secolo che va dalla fine dell’Ottocento alla II Guerra mondiale il
Giappone ha percorso una via fatta di sviluppo economico ma anche di espansione territoriale con
gli esiti però che sono ben noti.
L’esperienza dell’Europa, dal principio del suo sviluppo industriale fino ai giorni nostri, ….
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4.2 I nodi geopolitici: energia e commercio
La Cina occupa una posizione continentale centrale per tutta l’Asia ma anche determinante per la
parte marittima in quanto, sul Pacifico orientale, si affacciano USA e Giappone.
È sufficiente osservare la rappresentazione cartografica della circolazione energetica (punto 1.5.c)
per comprendere il carattere dei conflitti che potrebbero profilarsi. Come si è gia accennato (punto
1.5) la grande priorità cinese per sostenere il proprio sviluppo risiede nella sicurezza di
approvvigionamenti energetici sempre crescenti. La via dei rifornimenti, coinvolge tutta la
problematica marittima cinese, intesa come libertà di movimento e di circolazione, e si sovrappone
alla questione di Taiwan ( punto 1.5.d).
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