7
Nel capitolo II si parla di catena del soccorso e centralizzazione, tema che viene
affrontato nei dettagli nei capitoli IV e V, dall’attivazione del soccorso, alle modalità
di soccorso in pista; dall’intervento del soccorso avanzato, fino al trasferimento alla
struttura sanitaria adeguata.
Nel capitolo III, sono descritte le varie figure professionali che a vario titolo rientrano
nella catena del soccorso al trauma da sci.
Nel capitolo VI è trattato un evento particolare che, purtroppo, ogni inverno provoca
vittime tra sciatori ed escursionisti: la valanga.
A conclusione viene affrontata la specificità di Livigno: dalla particolare collocazione
geografica alle problematiche relative all’attività di soccorso, fino all’elaborazione dei
dati raccolti riguardanti i traumi da sci a Livigno e l’attività svolta dal Punto di Primo
Intervento competente.
E’ da rilevare che, al di là degli aspetti tecnici, è stata mia cura ricercare anche le fonti
normative di riferimento. Esse sono di recente emanazione ed evidenziano
l’importanza della prevenzione nell’ambito dei traumatismi da sci.
8
Fig. 1: Lo sci alpino
(www.8000.it)
Fig. 2: Candela delle meraviglie –
Livigno (SO)
(www.planetmountain.com)
1. TRAUMA DA SCI: DEFINIZIONE DEL PROBLEMA
Prima di affrontare la tematica oggetto della tesi, è
importante inquadrare il problema attraverso una
breve analisi dello sport invernale per eccellenza: lo
sci.
Verranno analizzate in particolare le discipline più
presenti sulle piste da sci: lo sci alpino e lo
snowboard; cenni saranno dedicati ad altre
espressioni dello sci, in particolare lo sci nordico (vedi
1.5) e lo sci-alpinismo (vedi 6.1).
Altre attività sportive invernali quali bob, slittino,
pattinaggio su ghiaccio, hockey e, quale sport emergente,
l’arrampicata su cascate di ghiaccio (fig.2), pur
riscontrando problemi spesso simili riguardanti i traumi
sportivi, non verranno trattate in questa tesi.
Verrà inoltre presentata una indagine epidemiologica in
corso di svolgimento da parte dell’Istituto Superiore
di Sanità, che permetterà di evidenziare le
problematiche riguardanti questo sport in continua
evoluzione.
9
1.1. Sci e sicurezza
Il movimento, e quindi l’impegno fisico, è indispensabile per lo sviluppo armonico
della persona.
La pratica di attività sportive porta quindi ad un grande beneficio fisico, ma
contemporaneamente organi ed arti vengono sottoposti a sforzi che possono
comportare dei traumi.
Lo stress fisico, talora, viene aggravato dallo stress mentale: concentrazione, rapidità
di decisione, riflessi sono richiesti in molti sport ed in particolar modo nello sci alpino,
fattori questi, che vengono poi sommati alle condizioni ambientali ed atmosferiche
caratteristiche dell’alta montagna: la scarsa ossigenazione e le basse temperature
richiedono senso di responsabilità e rispetto per il proprio organismo per evitare di
esporsi a rischi inutili che mettono a repentaglio la propria ed altrui incolumità.
Lo sci alpino ha visto negli ultimi anni un aumento notevole del numero dei praticanti
e, conseguentemente, un aumento del numero degli incidenti; il fenomeno ha suscitato,
sia a livello politico che di opinione pubblica, una grossa mobilitazione che ha
accelerato i tempi riguardo all’approvazione di una normativa che riguardasse
comportamenti e misure da tenere sulle piste da sci, in particolare la Legge n.363 del
24 dicembre 2003
1
: “Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali
da discesa e da fondo” (vedi allegato 2).
L’affollamento delle piste da sci, dovuto anche alla modernizzazione degli impianti di
risalita con un conseguente aumento della portata oraria, e l’aumento dei praticanti
“carving” e “snowboard” (vedi 1.2), hanno aumentato notevolmente anche i rischi di
collisione tra sciatori.
1
Legge n.363 del 24 dicembre 2003: “Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da
discesa e da fondo”.
10
Fig. 3: Lo snowboard
(www.fsi.it)
La cronaca di quest’ultimo inverno ha riportato casi
significativi: sulle piste di Madonna di Campiglio, il
motociclista Valentino Rossi con lo snowboard ha
investito uno sciatore romano ed è stato denunciato, ma
ha avuto il buonsenso di fermarsi a prestare soccorso fino
all’arrivo dei soccorritori; ben diverso è ciò che è
avvenuto il 9 gennaio 2005 in Val Zoldana, dove uno
sciatore ha investito mortalmente uno snowboarder padovano scappando senza
prestare soccorso.
2
Pur trattandosi di un caso estremo, ogni giorno sulle piste da sci avvengono collisioni,
a volte accidentali nelle quali non è attribuibile responsabilità verso una o l’altra parte,
ma altre volte “il colpevole” c’è, e non si ferma, fosse anche solo per accertarsi di non
aver provocato danni; insomma i “pirati” vanno anche sulla neve.
Va qui ricordato che i dettami e le sanzioni in merito all’omissione di soccorso,
previste dal secondo comma dell’art.593 del Codice Penale
3
, vengono ribadite proprio
nell’ ambito delle piste da sci, dall’art. 14 della Legge n.363/2003
4
: “… chiunque
nella pratica dello sci o di altro sport della neve, trovando una persona in difficoltà
non presta l’assistenza occorrente, ovvero non comunica immediatamente al gestore,
presso qualunque stazione di chiamata, l’avvenuto incidente, è soggetto alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da 250 Є a 1000 Є”.
2
BETTONI Giulio Pojaghi, “Ci sono i pirati..”, rivista Sciare, anno 39°, 1/14 Febbraio 2005, n.580, 26.
3
Regio Decreto n.1398 del 19 ottobre 1930, “Codice di procedura penale”- art.593: “Omissione di soccorso”.
4
Legge n.363 del 24 dicembre 2003, “Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da
discesa e da fondo”.
11
Fig.4: Sci più corti e sciancrati
(www.8000.it)
1.2. L’evoluzione dello sci
Negli ultimi anni lo sci ha subito una notevole evoluzione, grazie alla ricerca
tecnologica portata avanti dalle case produttrici, determinando cambiamenti sostanziali
nella tecnica di sciata.
Lo sci è diventato più corto e sciancrato, permettendo, anche allo sciatore
principiante, maggior maneggevolezza e controllo in curva fino al vero e proprio “fun-
carving” che permette una sciata veloce con ampie curve; ultimamente si va sempre
più affermando tra i giovanissimi lo snowboard, che se non ben condotto può risultare
pericoloso per le traiettorie trasversali lungo la pista.
5
Lo scarpone di ultima generazione è più
confortevole e, grazie allo scafo più alto e
rigido, permette un’ottima protezione
della caviglia, andando però ad aumentare la
sollecitazione del ginocchio.
Infine gli attacchi, fondamentali per la
sicurezza, sono realizzati in modo tale da
sganciare lo scarpone in caso di caduta; ma è importante che il monitoraggio e la
regolazione dell’attacco vengano effettuati da personale specializzato.
5
Federazione Snowboard Italia, www.fsi.it [data di consultazione: aprile 2005]
12
1.3. Il Sistema di sorveglianza “SIMON”
La ricerca epidemiologica sugli incidenti legati alla pratica dello sci alpino è cresciuta
molto lentamente, sia perché l’acquisizione di dati sanitari nell’ambito degli incidenti
sportivi è sempre stata difficoltosa, sia per le difficoltà di quantificare precisamente
l’effettiva esposizione al rischio dei soggetti coinvolti, così che fino ad ora non si è
avuta l’opportunità di monitorare adeguatamente il problema sulle montagne italiane.
Dalla stagione invernale 2003/2004, l’ Istituto Superiore di Sanità ha quindi attivato,
con la collaborazione del Centro addestramento alpino della Polizia di Stato,
l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, l’Associazione Valdostana Impianti a
Fune, l’ASL 20 Verona, l’ASL Valle D’Aosta, l’ASL della Provincia di Sondrio e la
24h Assistance Snowcare, un Sistema di sorveglianza degli incidenti che accadono
sulle piste da sci (Sistema SIMON: Sorveglianza degli Incidenti in MONtagna).
6
Tale sistema è stato ideato per cercare di fare luce su un fenomeno che potenzialmente
può riguardare diversi milioni di persone che ogni anno si recano sulle piste da sci.
L’indagine, tuttora in corso di acquisizione dati, è tra le poche così complete realizzate
in Europa, essa tiene conto di numerose variabili: l’età degli infortunati, gli attrezzi
utilizzati, la condizione nivo-meteorologica, le modalità di intervento ed i distretti
corporei interessati dai traumi.
I dati più significativi sono esposti di seguito e verranno poi confrontati, nel capitolo 7,
con la statistica riguardante la stazione sciistica di Livigno (SO).
6
GIUSTINI Marco, PITIDIS Alessio, FONDI Gianni, Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento Ambiente e
connessa Prevenzione Primaria- Reparto ambiente e traumi, www.epicentro.iss.it [data di consultazione: marzo
2005]
13
1.4. Epidemiologia
I dati sinora raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità, permettono una prima visione
descrittiva del fenomeno infortunistico.
Attualmente sono pervenuti al Sistema i dati infortunistici relativi a 11.926 infortuni
accaduti nella stagione 2003/2004 in 48 stazioni sciistiche di 14 province situate in 10
regioni italiane.
Risultano circa 30.000 gli incidenti annui causati dallo sci in Italia, metà dei quali
richiedono almeno assistenza presso un Centro di Primo Intervento e 1.500 circa
necessitano di un ricovero ospedaliero (5%).
Se da un lato lo sci può essere praticato a tutte le età, si è visto che l’80% degli
infortunati ha un’età tra i 10 e i 49 anni, con una media intorno ai 32 anni.
7
Dai dati emerge che la maggior parte degli infortuni avviene su piste di media
difficoltà (55,6%) e in condizioni meteo buone (65%) e su neve compatta e non
ghiacciata (51,8%), tali risultati fanno pensare che le condizioni ottimali spingano
spesso gli sciatori ad “osare” di più e ad aumentare la velocità, mettendo a maggior
rischio la propria ed altrui incolumità.
Un dato significativo, che correla il numero di incidenti al numero di persone presenti
sulle piste, riguarda la quota rilevante di infortuni che avviene durante il week end
(37,3%) e, nell’arco della giornata, tra le 11.30 e le 13.30 (1/3 dei casi).
Se gli infortunati oltre i 40 anni hanno ai piedi un paio di sci, tra i 20 e i 29 anni oltre
la metà degli infortunati utilizzano lo snowboard.
La causa principale dell’infortunio è la caduta accidentale in seguito a perdita di
controllo, nel 10% dei casi il soggetto risulta infortunato in seguito ad uno scontro.
7
GIUSTINI Marco, PITIDIS Alessio, FONDI Gianni, idem.
14
Gli incidenti mortali sono, fortunatamente, abbastanza rari: 1 decesso ogni 1700
interventi, che corrispondono a circa 20 all’anno in Italia, alcuni dei quali sono
conseguenza di un malore.
Per concludere, con i dati ad oggi disponibili, si può stimare che avvenga, in media, un
infortunio con conseguente soccorso sulla pista ogni 870 giornate di sci. Si tratta, in
sostanza, di un rischio ragionevolmente contenuto: ad esempio, se si ipotizzassero 12
giorni l’anno di sci, statisticamente dovrebbero trascorrere 62 anni prima di incappare
in un incidente che comporti una richiesta di intervento.
8
Di seguito saranno presi in considerazione i distretti corporei più colpiti dai traumi su
piste da sci, distinguendo in particolare tra i praticanti delle varie discipline.
8
GIUSTINI Marco, PITIDIS Alessio, FONDI Gianni, idem.
15
Graf.1: Fonte dei dati: www.epicentro.iss.it Elaborato da Zini Piergiorgio
1.5. Tipi di trauma più frequenti
I miglioramenti tecnici riguardanti l’attrezzatura da sci e la qualità delle piste,
sempre più lisce e ben battute, hanno portato a modificare la tipologia di traumi da sci;
come si può ben notare dai dati forniti dall’ Istituto Superiore di Sanità, nel 33% dei
casi l’intervento di soccorso sulle piste è effettuato in seguito a distorsioni, seguono
poi le contusioni (26%), le fratture (14%), le ferite (9%) ed infine le lussazioni (8%).
9
Tipologia di lesione
33%
8%
26%
9%
14%
10%
DISTORSIONE
LUSSAZIONE
CONTUSIONE
FERITA
FRATTURA
NON SPECIF.
9
GIUSTINI Marco, PITIDIS Alessio, FONDI Gianni, idem.
16
Fig.6: Valgo-rotazione esterna
(www.rabilitazione-sportiva.it)
Le cadute più rovinose hanno per protagonisti gli amanti
dello sci da discesa, complice la velocità.
Per i motivi già esposti, l’area più colpita riguarda gli arti
inferiori nel 53,4 % dei casi.
Il ginocchio è senza dubbio l’articolazione più a rischio.
Lo scarpone in plastica con uno scafo più alto e rigido ha
determinato da un lato la diminuzione di fratture di gamba e
caviglia, dall’altro un aumento di distorsioni del
ginocchio.
A rischio sono in particolare i menischi e le strutture
capsulo-legamentose: la lesione isolata più frequente
riguarda il legamento collaterale interno; mentre nell’80% dei casi di lesioni
combinate è presente la rottura del legamento crociato
anteriore a cui è associata la rottura di almeno uno dei due
menischi. Di questi, nel 35% dei casi, si verifica la
cosiddetta “triade infausta di Trillat” in cui è presente la
lesione contemporanea del legamento crociato anteriore,
del legamento crociato interno e del menisco interno.
Questo tipo di lesione può essere provocata da
meccanismi traumatici come quello rappresentato nelle
figura 6, ed in generale quando, a seguito della caduta, lo sci non si sgancia dallo
scarpone a causa di una errata regolazione dell’attacco.
10
Riguardo agli arti inferiori, le fratture di femore e di tibia, pur essendo diminuite
rispetto al passato, rappresentano ancora un capitolo cospicuo della traumatologia
dello sciatore.
Fig.5: L’articolazione del
ginocchio (www.benessere.com)
17
Negli arti superiori si possono verificare fratture del radio, dell’ulna e dello
scafoide.
11
Meno gravi le lesioni da bastoncino da sci: in caso di caduta il lacciolo può bloccare il
pollice, mentre l’impugnatura fa leva sull’articolazione alla base del dito fino a
rompere il legamento collaterale ulnare del pollice, questo tipo di trauma è chiamato
“pollice dello sciatore” e rappresenta l’8% di tutti i traumi da sci.
12
A fare le spese delle cadute da snowboard è perlopiù l’arto superiore (44% dei casi
complessivi, vedi grafico 2): chi sceglie questa disciplina, soprattutto giovani e
giovanissimi, ha entrambi i piedi bloccati di traverso sulla tavola e le cadute
avvengono di lato e in avanti: traumi alla spalla e fratture di polso sono le conseguenze
più comuni.
13
Per quel che riguarda la spalla, un urto diretto alla faccia laterale della
spalla o una sollecitazione del braccio durante una caduta o uno scontro possono
provocare lesioni della struttura capsulare, legamentosa e muscolare che può
condurre alla lussazione scapolo-omerale o alla lussazione acromion-claveare, a volte
associate a fratture dell’omero o della clavicola.
10
SCHONHUBER H., LEO R., “Le lesioni capsulo-legamentose di ginocchio nello sci alpino agonistico”,
www.riabilitazione-sportiva.it [data di consultazione: giugno 2005]
11
BARBIERI dott. Flavio, specialista in ortopedia e traumatologia, www.benessere.com [data di consultazione:
maggio 2005]
12
LODISPOTO Fabio, specialista in medicina dello sport, www.lodispoto.it [data di consultazione: luglio
2005]
13
GIUSTINI Marco, PITIDIS Alessio, FONDI Gianni, op. cit.
18
Graf.2: Fonte dei dati: www.epicentro.iss.it Elaborato da Zini Piergiorgio
sci
snowboard
Distretti corporei più colpiti
cranio
13,40% 16,50%
arti sup.
16,30% 44,50%
arti inf.
53,40% 23,00%
sci snowboard
La frattura del polso, molto frequente specialmente se non vengono utilizzate le
apposite protezioni, interessa lo scafoide e la parte distale del radio e dell’ulna.
Vista le infinite dinamiche che possono portare ad infortuni su piste da sci, non sono
rari traumi che interessano il torace, il bacino e l’addome; in questo caso è
indispensabile una valutazione accurata dei segni e sintomi riferiti dallo sciatore ed
una accurata ricostruzione della dinamica dell’incidente tale da non escludere a priori
potenziali fratture o lesioni interne (vedi 4.4).
Lo sci nordico è lo sport invernale più sicuro: le velocità sono contenute, gli urti
accidentali contro altri sciatori rari e le pendenze sono limitate. Tuttavia gli attacchi
senza sgancio di sicurezza e le scarpe basse sono causa di un numero consistente di
infortuni alla caviglia.
14
14
SCHONHUBER H., LEO R., op. cit.
19
Fig.7: Effetto meccanico
sul rachide cervicale
(www.benessere.com)
Ma tra gli incidenti più comuni che interessano tutte le discipline sportive, sci alpino in
particolare, vanno segnalati i traumi facciali ed i traumi cranici commotivi e non; si
tratta, come intuibile, di traumi molto rischiosi che possono portare a stati di
commozione cerebrale o a formazione di ematomi intracranici che, se non trattati, in
tempo utile possono portare anche a lesioni irreversibili.
15
Un discorso a parte viene riservato ai traumi al rachide che
possono interessare il midollo spinale; in questi casi il
trattamento sul terreno è cruciale, errori di valutazione o
superficialità nell’intervento da parte dei soccorritori
possono determinare conseguenze gravissime.
Va ricordato inoltre che l’assenza di segni neurologici o di
dolore evocato non permette di escludere la presenza di
fratture anche instabili, quindi tutti i politraumatizzati ed i
feriti con dinamica maggiore (vedi 2.1), vanno trattati
come se avessero frattura del rachide fino all’esclusione radiologica.
16
Politrauma è un termine che esprime il concetto della pluralità delle lesioni; il
politraumatizzato è un ferito che presenta lesioni associate a carico di due o più
distretti corporei (cranio, rachide, torace, addome, bacino, arti) con eventuali
possibili compromissioni delle funzioni respiratorie e/o circolatorie.
17
15
LODISPOTO Fabio, op. cit.
16
SCHONHUBER H., LEO R., op. cit.
17
ALBANESE Pasquale, CATTAROSSI Adriano, DIANI Alberto, FILIPPETTO Carlo, NARDI Giuseppe,
POLATO Teresa, RAFFIN Lucia, SANSON Gianfranco, Pre-hospital Trauma Care approccio e trattamento
pre-ospedaliero al traumatizzato – avanzato - , a cura degli operatori dell’Elisoccorso del Friuli Venezia Giulia,
Italian Resuscitation Council, Udine, 2002
20
Va inoltre detto che lesioni del rachide cervicale con interessamento completo del
midollo al di sopra di C5, interessano le radici del nervo frenico comportando il
blocco totale di tutti i muscoli della ventilazione; queste lesioni sono per lo più
incompatibili con la vita; tutte le lesioni vertebrali fino a L1 possono comportare
lesioni midollari dirette con alterazione della motilità degli arti e della funzionalità
degli sfinteri.
18
Traumi alla colonna sono spesso da collegarsi alle
acrobazie effettuate negli “snow-park” o in impianti
improvvisati da ragazzi principianti e, non di rado,
alterati dal consumo di sostanze stupefacenti, per
lo più cannabis, o alcol.
19
Questa condizione è affrontata e discussa anche su
riviste non specializzate, proprio per prevenire tutte
quelle situazioni che, come noto anche per chi è alla
guida di un veicolo, aumentano la propensione al rischio e riducono la capacità di
reazione.
20
E’ chiaro che per affrontare una così ampia tipologia di traumatismi in un ambiente
particolarmente disagevole come la pista da sci, sono molto importanti la
professionalità ed il coordinamento delle varie figure coinvolte nel soccorso, collegate
tra loro dalla cosiddetta “catena del soccorso”, esposta di seguito.
18
GRANT Harvey , LIMMER Daniel, O’KEEFE Michael, MURRAY Robert Jr., BERGERON David, Pronto
soccorso e interventi di emergenza, edizione italiana a cura di Giovanni Baldi e Marco Bigliardi, Mc Graw Hill,
Milano, 2001.
19
Servizio antidroga della Polizia Cantonale Ticinese, www.ti.ch/DI/POL [data di consultazione: giugno 2005]
20
Durante M, “In montagna serve sicurezza”, rivista Panorama, 14 gennaio 2003.
Fig.8: Genere di evoluzioni ad alto
rischio (www.fsi.it)