3
dell’A.N.H.M.S. come partner locale, con i cui membri ho lavorato a stretto
contatto, di incontri con esponenti di altri organismi che si occupano dei problemi
dei disabili.
E soprattutto del contatto diretto con i disabili, beneficiari del progetto in fase di
studio, nell’ottica di una metodologia partecipativa all’identificazione delle loro
problematiche e alla proposizione di ipotesi di lavoro mirate alla ricerca di
soluzioni ai loro bisogni.
Il lavoro di ricerca è articolato in quattro capitoli: il primo capitolo contiene un
quadro generale della situazione socio-economica del paese nel suo complesso,
con particolare attenzione alle problematiche dell’urbanizzazione e della elevata
disoccupazione giovanile che sembrano imporsi come le tematiche più rilevanti
del contesto senegalese degli ultimi due decenni.
Il secondo capitolo analizza le specificità del settore informale e le sue
potenzialità di integrazione sociale in un contesto caratterizzato da recessione
economica e stagnazione dell’offerta di lavoro nel settore formale dell’economia.
Il terzo capitolo affronta le problematiche dei gruppi vulnerabili, focalizzando
l’analisi su bambini lavoratori, enfants de la rue, talibé mendicanti e persone
affette da handicap.
Il quarto capitolo presenta in dettaglio le ipotesi di lavoro alla base dello studio di
fattibilità del progetto di reinserimento socio-economico di disabili motori a
Dakar da me realizzato.
Infine nella conclusione si cerca di tracciare un bilancio critico dell’esperienza
senegalese nel più ampio contesto del Master in Cooperazione allo Sviluppo
organizzato dall’Università di Pavia e dalle organizzazioni non governative VIS,
CISP e UNA che, attraverso l’organizzazione dello stage, mi hanno dato
l’opportunità di venire in contatto con tale realtà.
4
SENEGAL: ECONOMIA E SOCIETA’
Il Senegal è parte della zona sub-saheliana dell’Africa occidentale, caratterizzato
da un clima tendenzialmente semi-arido, data la sua vicinanza al deserto del
Sahara, e contrassegnato dalla presenza di sei differenti fasce climatiche dal nord
al sud, dovute alla contemporanea influenza di tendenze continentali e marittime,
con una stagione secca e una stagione delle piogge normalmente ben definite.
Dal punto di vista storico l’odierno Senegal, abitato sin dalla preistoria, poi
colonizzato dagli arabi nell’XI secolo, fu sede degli imperi mandingo e wolof a
sin dal XIII secolo, prima che iniziasse la colonizzazione delle sue coste da parte
di esploratori europei e avesse inizio il colossale traffico di schiavi neri i quali,
provenienti dalle zone dell’interno del paese e dei paesi confinanti, confluivano
sulle sue coste per essere imbarcati in condizioni disumane alla volta delle colonie
europee di piantagione nel Nuovo Mondo
1
.
Colonia francese a pieno titolo dal XIX secolo, con Dakar capitale amministrativa
dell’Africa occidentale francese, il Senegal si è proclamato indipendente il 4
aprile 1960, adottando un sistema parlamentare evoluto a più riprese in sistema
semi-presidenziale, che ha visto alla sua guida la personalità carismatica di
Leopold Senghor dal 1960 al 1981, e Abdou Diouf dal 1981 a oggi.
Dopo un primo periodo di esistenza del partito unico, il sistema politico si è
aperto alle istanze pluraliste, consentendo un multipartitismo integrale, votato al
rispetto dei principi democratici, il cui unico limite consiste nel divieto di fondare
partiti su base religiosa, etnica, linguistica o razziale.
Il forte grado di centralizzazione politico-amministrativa ereditato dalla tradizione
francese è progressivamente evoluto, soprattutto a seguito della recessione
economica degli anni Ottanta e della crisi dello Stato-provvidenza dispensatore di
una pluralità di servizi, verso un minor interventismo statale.
Tale tendenza si è ancor più accentuata con l’adozione di politiche di
stabilizzazione e aggiustamento strutturale, negoziate con Fondo Monetario
Internazionale e Banca Mondiale, che prevedono l’assunzione di una serie di
misure di liberalizzazione dell’economia e, più recentemente, una più ampia
1
Si veda: G.Calchi Novati, L’Africa, cap. II, Roma, 1987
5
decentralizzazione amministrativa in ambito sia urbano che rurale con il
trasferimento di maggiori poteri ai municipi e alle comunità rurali
2
.
Il Senegal si estende per una superficie di 196.840 chilometri quadrati, con una
popolazione di oltre 8 milioni di persone secondo stime del 1995 – l’ultimo
censimento, nel 1988, enumerava una popolazione di 6.896.808 persone, il
prossimo, previsto per l’anno in corso, si terrà nel 1999 a causa di problemi di
carattere amministrativo.
La popolazione senegalese si differenzia in una decina di gruppi etnici, tra i quali i
più diffusi sono wolof, pular, serer, diola, mandingo, soninke; i wolof
rappresentano il gruppo etnico più numeroso, circa il 42,7% della popolazione, e
la lingua wolof è parlata dal 70% della popolazione, soprattutto nel Senegal
occidentale e nella capitale
3
.
In generale non vi sono grandi problemi di convivenza interetnica, salvo in alcune
zone del paese legate a contesti particolari; il meticciato etnico è in corso da lungo
tempo mediante matrimoni e migrazioni temporanee o permanenti, e ha per effetto
di consolidare il senso di appartenenza alla stessa nazione, nonostante ogni etnia
mantenga con orgoglio le proprie specificità.
Un altro fattore unificante è il forte senso di islamizzazione che pervade la società
senegalese, sebbene temperato dal rispetto e dalla tolleranza verso i gruppi
religiosi minoritari; questi ultimi, d’altro canto, non rappresentano che il 6% della
popolazione, a fronte del 94% di seguaci dell’Islam
4
.
L’omogeneità religiosa e la mancata percezione di un senso di minaccia ai propri
valori proveniente dall’esterno, accanto al carattere aperto e tollerante dei
senegalesi, hanno come risultato una pratica religiosa percepibile in tutti gli
aspetti della vita sociale, ma non permeata dagli estremismi di certi
fondamentalismi presenti in altri contesti nazionali.
Come in molti paesi africani, la densità di popolazione è molto bassa, circa 40
abitanti per chilometro quadrato; il mancato sviluppo demografico che per lungo
tempo ha reso il paese sottopopolato, nonostante un tasso di crescita della
2
UNICEF-Gouvernment dul Sénégal, Analyse de la situation de la femme et des enfants au
Sénégal, cap. I, Dakar, agosto 1995
3
Ministère de l’Economie, des Finances et du Plan, Situation économique édition 1993, Dakar,
agosto 1994
4
OMS-Répresentation du Sénégal, Sénégal. Profil pays, cap. I, ottobre 1995
6
popolazione da tempo attorno al 3% annuo e una piramide delle età assai
slanciata, è conseguenza dell’esodo massiccio di popolazione causato
dall’economia di tratta nel periodo tra il XV e il XVIII secolo
5
.
La piramide delle età della popolazione senegalese è caratterizzata da una forte
sproporzione tra la popolazione giovane, tra 0 e 15 anni, che rappresenta il 47%
del totale, e quella anziana oltre i 65 anni, che ne rappresenta appena il 4%.
Pertanto il tasso di dipendenza economica è piuttosto elevato: si contano 108
giovani e vecchi ogni 100 adulti in età lavorativa, fissata convenzionalmente tra i
15 e i 64 anni; non deve quindi sorprendere che l’attività economica cominci in
giovane età, ben prima della soglia dei quindici anni, e si prolunghi al di là dei
sessantacinque anni, specialmente nelle zone rurali
6
.
In Senegal la famiglia allargata, soprattutto nelle zone rurali, continua a costituire
una realtà importante; ogni focolare domestico ospita in media 8,7 persone, e il
76% delle famiglie risulta composto da cinque a quattordici persone.
Ciò si spiega in primo luogo per effetto di una fecondità elevata e della particolare
struttura della piramide delle età, a cui si aggiungono considerazioni di solidarietà
sociale, tanto più forti in un momento in cui la situazione economica dell’intero
paese sembra divenire progressivamente più precaria.
Un altro fattore che contribuisce a giustificare l’esistenza della famiglia allargata è
la forte presenza della poligamia nel tessuto sociale senegalese; 7 uomini su 10
sono monogami, mentre tra le donne il 46,7% è monogamo, a fronte di un 53,4%
che vive un matrimonio poligamo
7
.
Anche in questo caso vi sono differenze in ambito rurale rispetto all’ambito
urbano, dove tale fenomeno risulta in effetti più attenuato, così come risulta meno
elevato il numero delle persone che costituiscono il nucleo familiare.
Secondo gli ultimi rapporti, stilati in base alle informazioni del censimento
precedente, si prevede una diminuzione del tasso di crescita della popolazione,
che dovrebbe attestarsi al 2,7% nel 1996, e diminuire ulteriormente negli anni
successivi.
5
C.Coquery Vidrovitch, Africa Nera: mutamenti e continuità, cap. II, Torino, 1985
6
Ministère de l’Economie…, op.cit., cap. I
7
Direction de la prévision et de la statistique, Enquête sur les priorités: présentation des résultats
préliminaires, Dakar, 1993
7
L’indice sintetico di fecondità, numero medio di bambini che una donna può
avere nell’arco del suo periodo fertile secondo i tassi medi di fecondità del
periodo osservato, è anch’esso in diminuzione, dal 7,1% del 1978 al 6% del 1992;
questo dato, se confrontato con le esperienze di transizione demografica
dell’Europa occidentale, suggerisce che il Senegal non può ancora essere
considerato al riparo da una eventuale ripresa della fecondità
8
.
Tale diminuzione si registra soprattutto tra le donne di meno di trenta anni, con un
certo livello di istruzione, che risiedono in città, ed è dovuta principalmente al
differimento nel tempo del primo matrimonio, dai 15,8 anni in media nelle zone
rurali ai 19,9 in ambiente urbano; se un tempo tutte le donne si sposavano, oggi il
celibato può prolungarsi talvolta fino ai 40 anni, inoltre la crisi economica in cui
versa il paese spinge sempre più molti uomini dalla poligamia alla monogamia.
La mortalità resta ancora elevata in Senegal, sia quella infantile, nel primo anno di
vita, intorno al 76 per mille, sia quella giovanile, tra gli uno e i cinque anni,
intorno all’87 per mille, nonostante la tendenza sia comunque al ribasso secondo
una certa regolarità
9
.
Secondo i dati contenuti nel Rapporto sullo Sviluppo Umano per il 1997 del
Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, il quale fornisce dati aggiornati
al 1994, il Senegal è classificato tra i paesi a basso indice di sviluppo umano,
occupando il 160 posto su 175 paesi analizzati, con un Indice di Sviluppo Umano
- ottenuto dalla combinazione di tre variabili di qualità della vita (speranza di vita,
livello educativo e prodotto interno lordo procapite) - di 0.326
10
.
Analizzando i dati relativi all’Indice di Sviluppo Umano in una prospettiva
temporale più allargata, possiamo notare che vi è stato un lento miglioramento
progressivo dei valori dell’Indice di Sviluppo Umano, misurato in 0.146 nel 1960,
0.176 nel 1970, 0.233 nel 1980 e 0.322 nel 1992.
Tuttavia, se si tiene conto del fatto che il Senegal, secondo il Rapporto sullo
Sviluppo Umano del 1994, il primo stilato secondo le nuove misurazioni delle tre
variabili base di qualità della vita che permettono di misurare l’Indice di Sviluppo
Umano, era classificato 143° su 173 paesi considerati, si può evidenziare negli
8
OMS, op.cit., cap. I
9
ibidem
10
PNUD, Rapport sur le dévéloppement humain n.8/1997, New York, 1997