5
E’ indispensabile una costante creazione di conoscenza finalizzata
all’innovazione che possa generare valore aggiunto e di conseguenza un
vantaggio competitivo sostenibile.
Thomas Stewart in Fortune ha individuato il primo utilizzo del termine
“Capitale Intellettuale” (Intellectual Capital) nel libro di Feiwel (“The
Intellectual Capital of Michael Kalecki”, 1975). Feiwel fa riferimento ad una
lettera scritta da John Kenneth Galbraith all’economista Michael Kalecki nella
quale si legge: “Mi meraviglierei se tu comprendessi quanti di noi al mondo
hanno posseduto il capitale intellettuale che hai fornito nell’arco di questa
passata decade”
1
.
Il capitale intellettuale, secondo l’accezione fornita da Thomas Steward,
è da intendersi come la somma di tutto ciò che tutti i dipendenti di un’azienda
sanno e che le assicura un vantaggio competitivo. E’ in sostanza l’insieme
della conoscenza, informazione, proprietà intellettuale, esperienza che può
essere messo a frutto per creare ricchezza
2
.
Spesso in letteratura i termini capitale intellettuale e intangibili o
intangible asset vengono usati erroneamente alla stessa stregua. Il capitale
intellettuale fa riferimento ad investimenti sostenuti dall’azienda al fine di
creare conoscenza a supporto dei processi di sviluppo dell’azienda stessa.
Gli asset intangibili rappresentano fattori immateriali della produzione.
Non vi è, tuttavia, una definizione univoca e condivisa di “intangible
asset”. La definizione ufficiale fornita dalla IASC (International Accounting
Standard Committee) afferma: «i beni intangibili sono beni identificabili, non
monetari, senza consistenza fisica, che: a) sono controllati da un’impresa per
essere usati nella produzione o nell’offerta di beni o servizi, per essere affittati
1
Sveiby Karl-Erik, Capitale Intellettuale e Gestione della Conoscenza. ©Sveiby1998-2001, Traduzione di
Antonio Lanfranca, http://www.sveiby.com/articles/IntellectualCapital_it.htm.
2
Steward Thomas A., Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza, Ponte Alle Grazie, 1999, pag. 8 e seg.
6
da terzi, o per scopi amministrativi, b) risultanti da decisioni o fatti passati, c)
dai quali ci si attende benefici economici futuri»
3
.
Tale definizione è risultata troppo restrittiva poiché non comprende
tutte quelle risorse che non soddisfano l’insieme dei requisiti richiesti,
pertanto ad essa è stata affiancata quella più ampia scaturita dai lavori di un
High Level Export Group internazionale costituito dalla Commissione
europea: «fattori non monetari che contribuiscono alla prestazione
dell’impresa nella produzione di beni o nell’offerta di servizi, o che si ritiene
possano generare benefici economici futuri alle entità o agli individui che
controllano tale spiegamento»
4
.
Il capitale intellettuale rappresenta pertanto una risorsa estremamente
preziosa e la capacità di governarla costituisce uno dei principali elementi di
competitività nel confronto tra le imprese.
Cercando di dare una definizione del termine capitale intellettuale, si
può osservare che esso si riferisce agli investimenti fatti da un’azienda al fine
di migliorare le capacità del suo personale e dell’organizzazione stessa. Il
termine “intellettuale” viene dal latino intelligere, capire, apprendere. Il
termine “capitale”, invece, fa riferimento agli investimenti in fattori produttivi
sia tangibili che intangibili, da cui ci si attendono realizzi futuri. Costruire il
capitale intellettuale significa incoraggiare le capacità di apprendimento
dell’azienda a prendere decisioni sui fini da raggiungere e sui mezzi. Senza
l’apprendimento un’azienda non può creare risorse strategiche dalle quali è
possibile creare un vantaggio competitivo. Pertanto il capitale intellettuale può
essere considerato come una risorsa strategica primaria che favorisce lo
sviluppo dell’azienda
5
.
3
D’Egidio F., Il bilancio dell’intangibile. Per determinare il valore futuro dell’impresa, Milano, Franco
Angeli, 2001, pag. 83.
4
Cravera A., Maglione M., Ruggirei R., La valutazione del capitale intellettuale, Milano, Il Sole 24 Ore,
2001, pag. 15.
5
Bianchi C., Bivona E., “Overcoming Myopic Behaviour in Intellectual Capital Investment Policies through
Interactive Learning Environments based on System Dynamics and Accounting Model”, articolo presentato
alla 21th System Dynamics Conference, New York, 2003.
7
Thomas Stewart definisce il capitale intellettuale come «insieme di tutte
le conoscenze che le persone di un’azienda possiedono e sono in grado di
conferire all’azienda stessa un vantaggio competitivo sul mercato»
6
.
Tale definizione evidenzia il ruolo delle persone e delle loro conoscenze
e competenze che applicate in ambito organizzato generano risorse intangibili
interne (innovazione, know-how, processi) ed esterne (immagine, relazione
con i clienti). Il patrimonio di conoscenze esiste e merita di essere governato
soltanto nel contesto di una strategia. In particolare non si può gestire il
capitale intellettuale se non si sa cosa sia e come può contribuire ai risultati
dell’azienda.
Il capitale intellettuale si presenta sotto due forme: da un lato c’è
l’insieme semipermanente del sapere che cresce attorno ad un compito, una
persona o una organizzazione. Il secondo tipo di capitale di conoscenza
consiste in strumenti che incrementano l’insieme del sapere, vuoi
aggiungendovi fatti, dati, informazioni, vuoi offrendo esperienza e strumenti
di potenziamento ad altre persone che ne hanno bisogno quando ne hanno
bisogno
7
.
E’ importante sottolineare la presenza di una conoscenza tacita che deve
necessariamente diventare esplicita in modo da potere essere formalizzata e
usata come risorsa a disposizione dell’azienda.
Il capitale intellettuale spesso è suddiviso in capitale “umano” (human
capital) e “organizzativo o strutturale” (structural capital)
8
.
Il primo è costituito «dalle capacità degli individui che servono ad
offrire soluzioni ai clienti». Esso comprende le competenze, le relazioni ed i
valori delle risorse umane dell’azienda
9
.
6
Steward Thomas A., Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza, Ponte Alle Grazie, 1999, pag. 16
7
Steward Thomas A., Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza, Ponte Alle Grazie, 1999, pag. 118
8
D’Egidio F., Il bilancio dell’intangibile. Per determinare il valore futuro dell’impresa, Milano, Franco
Angeli, 2001, pag. 65 e Lipparini A., La gestione strategica del capitale intellettuale e del capitale sociale, Il
Mulino, 2002, pag. 38.
9
Steward Thomas A., Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza, Ponte Alle Grazie, 1999, pag. 124.
8
Il capitale strutturale è dato dalla capacità organizzativa che possiede
l’organizzazione di soddisfare certi requisiti di mercato
10
.
Esso comprende il capitale rappresentato dai clienti (customer capital),
quello relativo all’innovazione (innovation capital), e quello afferente ai
processi (process capital). Le componenti legate all’innovazione ed ai
processi, insieme alla cultura aziendale, rappresentano la dimensione
organizzativa del capitale (organizational capital) che include gli assets
intangibili e le proprietà intellettuali, nonché il know-how codificato
all’interno dell’azienda sotto forme diverse, quali manuali, best practices e
perfino le reti intranet
11
.
E’ necessario sottolineare l’importanza non solo di generare capitale
intellettuale, ma anche di avere la capacità di governarlo attraverso scelte
strategiche che consentano di aumentarlo costantemente. Occorre pertanto
acquisire una metodologia di lavoro fondata sulla condivisione della
conoscenza, sull’apprendimento continuo sul lavoro (learning on the job) ed
investire sulla formazione del personale sfruttando anche i nuovi canali offerti
dalla tecnologia (es. formazione on-line).
Possiamo immaginare la conoscenza di un’azienda come uno stock che
viene alimentato dalla creazione di nuova conoscenza (apprendimento) e
diminuito da quella divenuta ormai obsoleta. L’unico modo per aumentare tale
stock consiste nel far sì che il flusso in entrata sia superiore a quello in uscita
utilizzando tutte le leve che l’organizzazione ha a disposizione.
La maggior parte delle risorse strategiche sono costituite da fattori
intangibili, altre invece da fattori tangibili. I primi non possono essere
acquisiti sul mercato, mentre i secondi possono essere acquisiti attraverso
transazioni con le terze economie.
10
Steward Thomas A., Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza, Ponte Alle Grazie, 1999, pag. 124.
11
Lipparini A., La gestione strategica del capitale intellettuale e del capitale sociale, Il Mulino, 2002, pag. 38.
9
Senza una cultura volta all’apprendimento in ottica di generazione di
uno stock significativo di conoscenza, l’azienda non sarebbe in grado di
costituire nuove risorse strategiche.
Attraverso lo sviluppo del livello iniziale di conoscenza, alimentato
dalle routines organizzative e dall’interazione dell’azienda con il proprio
ambiente rilevante, è possibile generare altre risorse strategiche come
l’immagine e la clientela. L’aumento delle risorse strategiche richiede un
ulteriore impegno e sforzo dell’azienda per favorire un miglioramento
continuo del proprio capitale intellettuale.
Nel corso del presente lavoro viene svolta un’analisi su alcune delle
determinanti del capitale intellettuale attraverso la metodologia della System
Dynamics applicata al Customer Satisfaction Index della TIM.
Con questa analisi si è cercato di individuare i driver della performance,
le relazioni con le risorse considerate strategiche, le aree decisionali e di
responsabilità dei diversi attori aziendali esplicitando le relazioni che
intercorrono tra le aree di staff e di line che utilizzano le risorse umane per
aumentare l’indice di soddisfazione.
Sono state individuate delle leve direzionali a disposizione dei
responsabili sulle quali intervenire per aumentare la soddisfazione del cliente.
Lo studio si conclude con l’analisi di un “Modello Dinamico” di simulazione
basato sulla metodologia della System Dynamics per supportare l’analisi delle
politiche aziendali. Tale modello è basato sulle relazioni di causa/effetto tra
variabili-chiave individuate e consente di supportare la programmazione e il
controllo strategico relativamente alle risorse strategiche considerate (es.
risorse umane). Attraverso questo studio è possibile evidenziare le possibili
scelte aziendali in materia di sviluppo del capitale umano, strutturale e
relazionale e i risultati futuri attraverso l’utilizzo del modello dinamico di
simulazione.
10
Si allega al presente lavoro un CD-ROM contenente il modello dinamico
di simulazione realizzato con il software Powersim Constructor versione 2.51.
La versione Demo di tale software si trova allegata al libro scritto dal prof.
Carmine Bianchi: Processi di apprendimento nel governo dello sviluppo della
piccola impresa, Milano, Giuffrè, 2000.
11
CAPITOLO I
RISORSE INTANGIBILI E CAPITALE INTELLETTUALE
Sommario: 1.1 Il capitale intellettuale e le sue componenti – 1.2 Capitale Umano – 1.3
Capitale strutturale – 1.4 Capitale relazionale
1.1 Il capitale intellettuale e le sue componenti
In questo capitolo si cercherà di far luce sul concetto di capitale
intellettuale accolto in questo lavoro.
Dopo aver cercato di distinguere il concetto di asset intangibili da
quello di capitale intellettuale si approfondiranno gli elementi che
costituiscono il capitale intellettuale.
Da un’analisi delle quotazioni azionarie di alcune imprese si può
osservare come spesso accade che il mercato le valuti tre, quattro, cinque o
magari dieci volte di più del valore contabile del loro patrimonio netto.
L’enorme differenza tra valore di mercato e valore contabile (Market-to-Book
Ratio), cresciuto a dismisura in aziende quali Microsoft, Astra, Rentokil o
Oracle negli anni novanta, spesso è stato giustificato con il crescente interesse
verso gli asset intangibili e il capitale intellettuale.
12
La figura sottostante riporta il trend di crescita del rapporto tra il valore
contabile (Book Value) e il valore di mercato (Market Value) per le aziende
dello Standard&Poor’s500 dal 1977 al 2000
13
:
12
Mouritsen J., Larsen H. T., Bukh P. N. D., “Intellectual capital and the “capable firm”: narrating,
visualising and numbering for managing Knowledge”, Accounting, Organizations and Society, Vol. 26, 2001,
pp. 735
13
Cravera A., Maglione M., Ruggirei R., La valutazione del capitale intellettuale, Milano, Il Sole 24 Ore,
2001, pag. 26.
12
Figura 1
Gli asset intangibili si contrappongono e nello stesso tempo integrano il
capitale finanziario nella determinazione del valore di un’azienda.
Quest’ultimo è costituito da tutto ciò che è visibile e tangibile come le
attrezzature, le costruzioni, le disponibilità finanziarie etc. Per individuare e
descrivere gli asset intangibili occorre riferirsi agli elementi immateriali di
un’organizzazione.
Stewart definisce il capitale intellettuale come il più importante asset
intangibile per un’azienda, essendo rappresentato dal patrimonio di
conoscenza, informazioni, proprietà intellettuali ed esperienza da utilizzazrsi
per raggiungere una posizione di “benessere”. Egli inoltre sostiene che la
conoscenza è intangibile, ma può essere misurata: il mercato azionario, ad
13
esempio, reagisce spesso con un incremento delle quotazioni azionarie agli
annunci di investimenti in ricerca e sviluppo
14
.
Sempre secondo Stewart “l’intelligenza diventa un capitale quando da
brainpower libero si ricava un certo utile, vale a dire quando ad esso viene
data una certa forma coerente (una mailing list, un database, l’ordine del
giorno di una riunione, la descrizione di un processo), cioè quando esso viene
esplicitato e in qualche modo “formalizzato” in modo tale da consentire di
descriverlo, comunicarlo ad altri e sfruttarlo
15
.
Gli asset intangibili sono considerati la più importante risorsa nel
processo di produzione di un’azienda e rappresentano i fattori immateriali
della produzione. Essi possono essere definiti come «fattori non monetari che
contribuiscono alla prestazione dell’impresa nella produzione di beni o
nell’offerta di servizi, o che si ritiene possano generare benefici economici
futuri alle entità o agli individui che controllano tale spiegamento»
16
.
La conoscenza e l’informazione rappresentano oggi i driver della vita
aziendale, molto più che la terra, il capitale e il lavoro. La crescente
importanza della conoscenza non aggiunge semplicemente una variabile in più
nel processo di produzione dei beni, ma cambia sostanzialmente le regole del
gioco. La capacità di governare lo sviluppo della conoscenza diventa il
mestiere critico di questa era e le aziende che stanno fiorendo nel nuovo
ambiente strategico si definiscono come learning organization che
perseguono l’obiettivo del miglioramento continuo dei loro asset basati sulla
conoscenza
17
.
14
Lipparini A., La gestione strategica del capitale intellettuale e del capitale sociale, Il Mulino, 2002,
pag.37.
15
Steward Thomas A., Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza, Ponte Alle Grazie, 1999, pag. 113.
16
Cravera A., Maglione M., Ruggirei R., La valutazione del capitale intellettuale, Milano, Il Sole 24 Ore,
2001, pag. 15.
17
Bontis N., Dragonetti Nicola C., Jacobsen K., Roos G., “The Knowledge Toolbox: A Review of the Tools
Available to Measure and Manage Intangible Resources”, European Management, Vol. 17. No. 4, 1999, pp.
392.
14
Negli anni ’90 alcune imprese, percependo l’importanza della
valutazione e di un attento monitoraggio del proprio capitale intellettuale,
affiancarono alla contabilità tradizionale sistemi di reporting per evidenziare il
ruolo degli asset intangibili nella creazione del valore. Il gruppo svedese
Skandia
18
, che fornisce servizi finanziari e assicurativi, costituisce il caso più
rappresentativo. Una ragione per cui la Skandia si è focalizzata sul capitale
intellettuale è stata la necessità di una nuova contabilità logica per lo sviluppo
di servizi di intensa conoscenza. Poiché né il capitale umano, né il capitale
strutturale sono rappresentati nel tradizionale schema contabile, Skandia ha
sviluppato un suo metodo per catturare il vero valore potenziale
dell’organizzazione con l’aiuto di due modelli: “The Skandia Value Scheme”
e “The Skandia Navigator”. La nuova logica adottata dalla compagnia
svedese si basa su una metafora molto semplice di un albero con frutti e
radici. Per la sostenibilità di un’organizzazione di lungo termine è più
importante concentrarsi sul nutrimento delle radici che sulla raccolta dei frutti.
Il concentrarsi sul capitale intellettuale fornisce uno strumento per
amministrare e sviluppare l’azienda. Questo servirà come utile indicatore
quando occorre comparare l’azienda con altre e stimola il processo di rinnovo
e sviluppo. Una definizione semplificata del capitale intellettuale fornita da
Skandia consiste in:
Figura 2
18
www.skandia.com
Capitale Intellettuale
Capitale
Umano
Capitale
Strutturale
=
+
15
Un ruolo chiave di guida è la trasformazione del capitale umano in
capitale strutturale. Inoltre, il capitale umano non può essere posseduto. Il
capitale strutturale può dal punto di vista degli azionisti, essere posseduto e
commercializzato. Quindi il capitale umano è più volatile e il capitale
strutturale può essere usato come leva per finanziare la crescita aziendale. Di
conseguenza, le banche ed i Venture Capitalists tra gli altri, sono più
interessati nel capitale strutturale.
La prima relazione annuale che includeva lo Skandia Navigator fu
presentata nel 1994. Questo fu un documento interno e non fu pubblicato
all’esterno della Skandia AFS. Durante il 1995, l’intera Skandia decise di
condividere questa informazione e adottò un approccio sistematico in un
documento appropriato. Il primo documento fu pubblicato nel Maggio 1995,
sotto il titolo “Visualizing Intellectual Capital”. Questo era un supplemento
alla relazione annuale della Skandia. Esso non era integrato nel tradizionale
bilancio d’esercizio. La necessità di pubblicare tale documento fu quella di
avere una relazione finanziaria e non finanziaria.
Il processo di valutazione del capitale intellettuale della Skandia è
mostrato nella figura sottostante. Il modello illustra gli elementi del capitale
intellettuale inteso come differenza tra il valore di mercato e il capitale
finanziario. Considerando la definizione semplificata del capitale intellettuale,
questo viene ipotizzato pari al capitale umano e al capitale strutturale.
Deducendo il valore del capitale umano dal capitale intellettuale, si individua
il capitale strutturale.
Nel capitale strutturale viene ricompressa “la clientela” (Customer
Capital). Deducendo il valore della clientela dal capitale strutturale, si ottiene
il capitale organizzativo. Nel capitale innovativo è possibile identificare il
valore delle proprietà intellettuali come i brevetti, i marchi di fabbrica, etc.
16
Figura 3
19
Questa rappresentazione dà una visione d’insieme tra dimensione
finanziaria e non finanziaria.
Una modifica allo schema prodotto dalla Skandia AFS è stata
successivamente introdotta da Thomas Steward. Egli infatti, sostenendo che i
clienti non possono essere considerati proprietà dell’azienda, colloca la
clientela (Customer Capital) allo stesso livello del capitale umano e del
capitale relazionale, come indicato nella figura sotto.
Figura 4
19
Edvinsson L., “Developing Intellectual Capital at Skandia”, Long Range Planning, Vol. 30, No. 3, 1997,
pp. 366-373.
17
Possiamo pertanto pervenire alla conclusione che il valore totale di
un’azienda può essere considerato come la somma del capitale finanziario e
del capitale intellettuale, come si evince nella figura sottostante
20
.
Figura 5
Leif Edvinsson (Skandia), Hubert Saint Onge (Canadian Imperial Bank
of commerce) e Patrick Sullivan (Intellectual Capital Management)
definiscono il capitale intellettuale come somma del capitale umano, capitale
organizzativo e clientela. Per capitale umano intendono la conoscenza che
ogni individuo ha e genera, per capitale organizzativo intendono la
conoscenza che è stata esplicitata e istituzionalizzata all’interno della struttura,
i processi e la cultura di un’organizzazione. Per clientela intendono il valore
percepito dai clienti nell’acquisizione dei prodotti o servizi offerti
dall’azienda. La figura sotto indica la relazione di interdipendenza tra i tre
elementi e come viene creato il valore attraverso la loro interazione.
21
20
Peppard J., Rylander A., “Using an Intellectual Capital Perspective to Design and Implement a Growth
Strategy: The Case of ApiON”, European Management journal, Vol. 19, No. 5, 2001, pp. 515.
21
Petrash G., “Dow’s Journey to a Knowledge Value Management Culture”, European Management
Journal, Vol. 14, No. 4, 1996, pp. 365-366
18
Figura 6
La strategia di governo del capitale intellettuale (Intellectual Capital
Management) si integra con quella del Knowledge Management la cui
funzione consiste nel progettare, implementare, operare e monitorare tutte le
attività e programmi relativi alla conoscenza per il governo del capitale
intellettuale. Il governo del capitale intellettuale e il Knowlwdge management
pertanto si completano a vicenda fino a sovrapporsi in determinate
situazioni
22
.
Tutte le organizzazioni che perseguono il governo del capitale
intellettuale sottolineano che esso definisce le capacità future dell’azienda.
In un mercato caratterizzato da crescente competizione, rapidi
cambiamenti tecnologici, volatilità e bisogni dei consumatori difficili da
predire, molte imprese basano la loro strategia sulle loro risorse e sullo
sviluppo delle proprie capacità. Per costruire un vantaggio competitivo le
imprese devono sviluppare risorse che sono uniche e difficilmente imitabili
dalla concorrenza.
22
Wiig K. M., “Integratating Intellectual Capital and knowledge Management”, Long Range Planning, Vol.
30, No. 3, 1997, pp. 400).