4
1.1 Comunicazione e società
Nella società contemporanea gli individui sono continuamente
bombardati da messaggi che veicolano, condizionano diverse quantità
di informazioni. Tutti noi ci imbattiamo in slogan e in immagini
pubblicitari che catturano la nostra attenzione. Spesso ci fermiamo a
pensare, incuriositi da quella determinata immagine o per quella parola
scritta su un cartellone pubblicitario, variamente colorato, quasi come
se ci sentissimo sedotti.
Quando questo avviene, la parola pubblicitaria cessa di essere
semplicemente parola e diventa una combinazione, un continuo
mescolarsi di elementi visivi, iconici, sonori, paralinguistici,
intertestuali per dar vita a quello che definiamo semplicemente il
messaggio pubblicitario. Tutto viene studiato con la massima
attenzione non solo per informare o presentare un prodotto al pubblico,
ma per creare un oggetto del desiderio attraverso un sapiente uso di
suoni, parole e soprattutto immagini. Come scrive Vance Packard: “noi
siamo adoratori di immagine dediti ad atti impulsivi e compulsivi”
68
.
I fabbricanti d’immagine, proprio per questo, si sfidano a studiare e
produrre rappresentazioni iconiche, pronte a provocare, nel modo più
sottile possibile, le reazioni più intense nel maggior numero di
individui. Essendo la società moderna variegata e complessa, unione di
culture diverse, la pubblicità incontra diversi ostacoli nella sua
attuazione e diventa difficile individuare i codici mentali dei potenziali
acquirenti e consumatori.
Vengono attuate ed elaborate continuamente strategie di persuasione
per predisporre ad hoc e per influenzare le opinioni e le azioni della
gente a favore della marca pubblicizzata. “Pur non esistendo un
modello universalmente accettato per l’individuazione del
comportamento dei destinatari della pubblicità, i ricercatori
68
V.Packard “I persuasori occulti” il Saggiatore, Milano 1983, pag 16
5
specializzati hanno individuato quattro modelli teorici:
ξ Psicologico: i riceventi rispondono mentalmente a stimoli
esterni o dell’ambiente
ξ Economico: dove la decisione è presa in base a scelte
razionali logiche in considerazione del reddito e delle
disponibilità economiche
ξ Sociologico: dove i comportamenti vengono adottati in
riferimento alla posizione sociale, al ruolo che si ritiene di
coprire, al tipo di vita condotto, al gruppo sociale di
riferimento e alle aspirazioni di appartenere ad un
determinato modello sociale.
ξ Statistico: dove lo scopo non è individuare il comportamento
dei riceventi ma è teso a classificare i vecchi e nuovi
utilizzatori del prodotto.”
69
La pubblicità diventa depositaria del pensiero strategico della
comunicazione contemporanea e il progettarla, come prodotto
multimediale, non è altro che la realizzazione di uno strumento della
comunicazione; uno strumento, poiché funge da mediatore della
comunicazione che si vuole instaurare tra il mittente ( o committente)
del messaggio (prodotto) e il suo destinatario ( l’utenza).
69
F.Bonazzi “Itinerari di sociologia delle comunicazioni” editore Franco Angeli, Milano 1998, pag. 395
6
1.2 Comunicazione e persuasione
Avendo parlato di strumento di comunicazione è necessario
analizzare, attraverso varie definizioni, il termine comunicazione.
Comunicazione deriva dal latino communicationem, a sua volta dal
verbo communicare, il cui significato è mettere in comune qualcosa,
passare qualcosa dall’uno all’altro e, per estensione, unire in comunità.
C’è dunque nella radice latina un trasporto, un’idea di contatto
materiale, di trasferimento fisico, di un insieme di individui che
condividono qualcosa. “Sebbene già in Cicerone si trovi il sintagma
communicatio sermonis, inteso come conversazione, per lungo tempo il
senso dei termini comunicazione e comunicare è stato ancorato all’idea
di contatto e trasferimento materiale.”
70
Con l’era moderna
comunicazione viene quasi ad essere un sinonimo di trasporto: si parla
di vie di comunicazione e canali di comunicazione. Il pensiero
occidentale così giunge a definire la comunicazione come mezzo sia per
creare consenso nella società sia per scoprire la verità oggettiva. Per
analizzare più approfonditamente il termine comunicazione nelle sue
varie sfumature è importante considerare le definizioni che ad essa sono
date nella nostra società. Consideriamo, sintetizzando, le sei definizioni
che Luciano Gallino fornisce nel “Dizionario di sociologia” di
comunicazione:
“Prima definizione: Si ha comunicazione ogni qualvolta una
proprietà, una risorsa, uno stato viene trasmesso da un soggetto ad un
altro.
Seconda definizione: Ogni comportamento di un essere vivente che
ne influenza un altro rappresenta una forma di comunicazione. La
comunicazione viene qui assimilabile allo schema stimolo-risposta.
Terza definizione: Con riferimento esclusivo alle società umane, si
definisce comunicazione qualsiasi scambio di valori sociali condotto
secondo determinate regole.
70
F. Ciotti “Comunicazione, linguaggi e media”, Lez.06, www.mediamente.rai.it
7
Quarta definizione: è costituita dal passaggio o trasferimento di
informazioni da un soggetto (la fonte, l’emittente) ad un altro (il
ricevente, il destinatario) per mezzo di veicoli di varia natura: ottici,
acustici, elettrici, idraulici.
Quinta definizione: quando due o più soggetti giungono a
condividere i medesimi significati.
Sesta definizione: la formazione di un’unità sociale a partire da
individui singoli, mediante l’uso di un linguaggio o di segni, o anche
l’avere in comune elementi di comportamento, o modi di vita, grazie
all’esistenza di insiemi di regole.”
71
Il concetto di comunicazione, visto nelle sei definizioni, è utile per
sottolineare le caratteristiche e gli scopi essenziali nella realizzazione di
un prodotto multimediale. Partendo dal presupposto che la mente delle
persone, così come la loro organizzazione logico cognitiva, varia da
soggetto a soggetto, determinando così risposte differenti, allo stesso
modo il contesto, la cultura e le abitudini influiranno largamente sulla
possibilità di una comprensione reale del messaggio da parte dell’utente
di un prodotto multimediale. Ciò porta a concludere che l’obiettivo per
alcuni prodotti multimediali potrebbe essere quello di influenzare
anziché di comunicare, di influenzare più o meno inconsapevolmente il
comportamento delle persone. Il linguaggio e la cultura di una
popolazione influenza il linguaggio e le modalità d’uso degli strumenti
multimediali (che saranno a loro volta portatori di un valore aggiunto
nei loro messaggi, ovvero i valori sociali); allo stesso tempo alcuni
prodotti useranno i valori sociali esistenti per connotare i segni, le
metafore e la retorica usata nella realizzazione dell’interfaccia del
prodotto multimediale indirizzando ad una comprensione di senso
specifico e intuibile.
Umberto Eco ha sottolineato come la comunicazione non si possa
ridurre ad un trasporto o ad una circolazione di dati e come essa
implichi la necessità di un codice e di eventuali sotto codici che siano
portatori di senso.
71
L. Gallino “Dizionario di sociologia” , editore Utet, Torino 1998, pag 134-135
8
Dunque per comunicazione non si può intendere soltanto il far
arrivare un dato da una fonte ad un destinatario, ma va fatto arrivare
anche un senso. Il senso non è innato nelle parole e nei simboli, nei
segni in generale; il senso è il risultato dell’esistenza di un complesso
sistema di codici, condivisi più o meno parzialmente e in modo sfumato,
di relazioni, di intenzioni e di pratiche d’uso il cui non tenerne conto
porterebbe ad una probabile alterazione e deformazione del messaggio
che si voleva trasmettere. La comunicazione è in ultima analisi sempre
deformazione, ma è sulla base delle previsioni di tale deformazione che
si giungerà a condividere un senso. La creazione di simboli, di icone, di
una mappa concettuale, di gabbie grafiche e dell’uso di metafore
saranno alcune delle parti fondamentali, tese all’obiettivo di farsi
portatori di un senso, fornendo contemporaneamente la possibilità della
sua decodifica e condivisione. Di tutto ciò se ne parlerà ampiamente nel
secondo capitolo accostando Umberto Eco agli altri grandi della
semiotica.
Un ulteriore obiettivo di un prodotto multimediale è quello di essere
uno strumento di coesione sociale. Una comunicazione completa si ha
non solo quando esiste una forma di dialogo che sappia tener conto dei
differenti linguaggi usati da coloro che partecipano all’atto
comunicativo, ma si ha quando esiste anche una possibilità di
partecipazione collettiva nell’atto comunicativo che diventi luogo della
creazione di un linguaggio comune, frutto dei continui interscambi,
delle correzioni di errori, delle emozioni e dunque degli accordi tra i
vari partecipanti ad una comunicazione in tal senso di tipo comunitario.
Questi primi punti si possono riassumere così: “1. la comunicazione è
un processo complesso. Molti schemi di comunicazione sociale, che
vengono oggi presentati in termini di struttura, andrebbero ripensati
come flussi di processi;
2. la capacità selettiva e reattiva dei recettori, davanti alle
comunicazioni di massa, è assai maggiore di quanto comunemente
non si creda. È quindi importante che i recettori abbiano un’effettiva
possibilità di scelta e che le loro capacità di scelta siano state affinate
dall’educazione;
9
3. chi si propone di persuadere attraverso le comunicazioni di massa,
deve tener presente che la propria azione si inserisce entro un equilibrio
preesistente di tensioni personali e sociali e di comunicazioni . Saranno
persuasive solo quelle comunicazioni che si proporranno di canalizzare
flussi energetici già esistenti, ovvero di far prendere coscienza ai
recettori di flussi energetici latenti.”
72
72
G. Fabris, “Sociologia delle comunicazioni di massa”, F. Angeli, Milano, 1987 pag. 207
10
1.3 I media come strumenti di comunicazione e persuasione
Quando si parla di media si usa una parola latina (medium) al
plurale in quanto si vuole indicare un sistema di media come una
galassia di mezzi di comunicazione tra loro interdipendenti. I media
sono un fenomeno comunicativo molto complesso. La televisione, il
cinema, il libro, la stampa, la radio, il telefono sono sistemi con più
componenti e sarebbe riduttivo confinare il termine media unicamente
all’oggetto in se stesso. Esso è un termine che ingloba la struttura
sociale, il profilo psicologico degli individui che ne fanno uso e le
relazioni che ogni media intrattiene con la struttura sociale, economica,
giuridica, scientifica e linguistica.
Il primo aspetto da considerare è il rapporto tra medium e linguaggio
che esso veicola. Si possono distinguere due classi di media: media
monocodice e media pluricodice. “I media monocodice sono quei media
che veicolano messaggi codificati in un solo codice primario (un
esempio può essere il libro). I media pluricodice sono quelli che, in virtù
delle loro caratteristiche tecniche, hanno la capacità di veicolare
messaggi prodotti mediante linguaggi diversi”
73
. La copresenza di
codici diversi in un messaggio non è mai il prodotto di una pura e
semplice giustapposizione, bensì dell’attività regolatrice di un nuovo
linguaggio, una sorta di iper-linguaggio. Si pensi ad esempio al cinema,
dove agiscono insieme al testo il linguaggio del corpo, dei gesti, delle
immagini e la musica e tutti contribuiscono a costruire un codice
cinematografico dotato di caratteri suoi specifici, differenti da quelli
della televisione. Il rapporto tra media e linguaggio non è mai estrinseco
e strumentale. Al contrario ogni medium ha la tendenza a generare un
linguaggio comunicativo suo proprio o a modificare le caratteristiche
dei linguaggi che, prima della sua comparsa, erano veicolati da media
differenti. I codici linguistici appartenenti ad un medium del passato si
trasformano, evolvono e si traducono nel medium successivo,
lasciandone però inalterate alcune caratteristiche fondamentali
(principalmente caratteristiche tecniche). Le varie fasi di transizioni da
73
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11
un medium ad un altro non sono fra loro distinte, ma sono un processo
di accumulazione in cui i segni, segnali e sistemi per comunicare si
sovrappongono, mutando pur mantenendo caratteristiche che arrivano
fino ad oggi nei media attuali. Quindi ogni media non sostituisce il
precedente ma vi si combina. Un aspetto che caratterizza i diversi media
riguarda il verso del rapporto comunicativo e la relazione quantitativa
tra mittente e destinatario che ciascun medium istituisce o previlegia.
“Possiamo distinguere tre modelli comunicativi: media verticali o
unidirezionali, media orizzontali o bidirezionali, media reticolari o
circolari.”
74
Nei primi il mittente è unico, mentre i destinatari sono molti
e non esiste la possibilità di inversione del ruolo. Il processo
comunicativo avviene sempre nella medesima direzione: l’unico
mittente produce il messaggio, i molti destinatari non possono che
riceverlo e decodificarlo. All’interno di questa classe si considerano
televisione, radio, stampa quotidiana e periodica e anche il cinema e il
libro. Diversamente, nei media orizzontali esiste una pluralità di mittenti
e destinatari che possono scambiarsi i ruoli. Tipico esempio di
comunicazione orizzontale è il telefono. Infine i media reticolari non
sono altro che l’evoluzione dei media orizzontali. Anche in questo caso
esistono mittenti e molti destinatari, che possono scambiarsi di ruolo;
così nella comunicazione reticolare si realizza un’interazione collettiva.
Un medium che incarna questo tipo di interazione è la rete telematica
Internet, almeno nella forma che ha avuto sino ad ora. Tra tutti i media
quelli che hanno avuto un ruolo predominante nella comunicazione
sociale contemporanea sono i mass media, o mezzi di comunicazione di
massa. L’adozione di un modello di comunicazione verticale e
unidirezionale ha portato però ad una forte asimmetria tra l’unico
mittente e i molti destinatari, che non possono in alcun modo interagire
e ribattere. “Nella definizione di mass media convergono altri aspetti: in
primo luogo i destinatari sono considerati come una massa
indifferenziata e passiva; in secondo luogo, i contenuti della
comunicazione tendono ad assumere un livello qualitativo uniforme e
livellato verso il basso; infine, poiché il rapporto comunicativo è
74
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12
asimmetrico e unidirezionale, i mass media possono svolgere la
funzione di apparati di persuasione di massa e divenire strumento della
propaganda politica e della persuasione commerciale: la pubblicità.”
75
Mc Luhan nei suoi libri e saggi, scritti a partire dagli anni sessanta,
ha proposto un’analisi affascinante sui numerosi strumenti della
comunicazione e il computer. Per designare tali strumenti ha utilizzato
più volte il concetto di media e proprio per merito suo il termine media
è diventato termine chiave nella scienza della comunicazione. “Il
medium ossia il processo del nostro tempo -la tecnologia elettrica- sta
riplasmando e ristrutturando i modi dell’interdipendenza sociale e ogni
aspetto della vita individuale”
76
. Sul medium non ha mai dato una
definizione rigorosa e precisa, ma si è limitato a definirlo come una
qualsiasi tecnologia che crei estensioni del corpo e dei sensi,
dall’abbigliamento al calcolatore. Così fu portato a riunire, all’interno di
questo concetto, fenomeni che ricadono nella sfera dei codici, come il
linguaggio verbale e la scrittura, tecnologie che sono da far rientrare nei
canali della comunicazione come la stampa, l’elettricità e il telefono. La
sua celebre affermazione “il medium è il messaggio” è stato interpretato
da molti nel senso che, nella comunicazione, ciò che conta non è il
contenuto, ma il mezzo strumentale attraverso cui si vuole comunicare.
Ad una rilettura più attenta il concetto di medium che egli ha cercato di
elaborare non era tecnico meccanicistico ma piuttosto “un complesso
sistema costituito da un apparato tecnologico, dalle relazioni tra un
apparato tecnico e i processi percettivi-cognitivi dell’uomo, dal rapporto
tra apparato e linguaggi della comunicazione, dalla funzione che tale
sistema assume nel contesto delle relazioni sociali”
77
. “Medium è il
messaggio” esprime il momento in cui la comunicazione viene mediata
da un apparato strumentale e artificiale; le caratteristiche tecniche di tale
apparato agiscono sulla percezione del messaggio stesso, definendo il
campo di possibilità entro cui possono svilupparsi sia la forma sia i
contenuti della comunicazione. Poiché sulla comunicazione si basano
75
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76
Mc Luhan/ Fiore “Medium è il massaggio”, Feltrinelli Editore, Milano 1981, pag 8
77
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13
pensiero e conoscenza individuale, intesi come forma di cultura, ne
consegue che gli strumenti del comunicare siano fattori di
trasformazione del pensiero, della cultura e dunque della società. “Tutti
i media sono metafore attive in quanto hanno il potere di tradurre
l’esperienza in forme nuove. La parola parlata è stata la prima
tecnologia grazie alla quale l’uomo ha potuto lasciare andare il suo
ambiente per afferrarlo in modo nuovo. Le parole sono una forma di
recupero d’informazione che può estendersi a grande velocità alla
totalità dell’ambiente e dell’esperienza. Sono complessi sistemi di
metafore e simboli che traducono l’esperienza nei nostri sensi. Sono una
tecnologia della chiarezza. Grazie a una traduzione in simboli vocali
dell’immediata esperienza sensoriale, è possibile evocare e recuperare in
ogni istante il mondo intero. In quest’era elettrica ci vediamo tradotti
sempre più nella forma dell’informazione e avanziamo verso
l’estensione tecnologica della conoscenza. In questo senso diciamo che
ogni giorno ne sappiamo di più sull’uomo. Vogliamo dire che siamo in
grado di tradurci sempre più in altre forme espressive che sono al di là
di noi”
78
.
Tra i mezzi di comunicazione di massa è la televisione quella che ha
avuto la più profonda ed estesa influenza sulla società e sulla cultura
contemporanea, assurgendo a prototipo per eccellenza dei mass media e
dei loro presunti effetti negativi. Le cause di questa profonda influenza
sono complesse. Accanto alla natura asimmetrica della comunicazione,
un ruolo fondamentale viene giocato dalle caratteristiche semiotiche del
messaggio televisivo. La televisione è un prodotto assai complesso
perché, all’interno di questo, interagiscono immagini, parole e musica. Il
messaggio televisivo dunque impegna fortemente le facoltà ricettive (i
sensi) dello spettatore, la cui attenzione viene fortemente assorbita.
Caratteristica principale è l’effetto realtà che le immagini proposte
producono: ciò che vediamo sul video ci appare ingannevolmente come
un’immagine reale del mondo. Il messaggio televisivo, insomma,
nasconde la sua natura di messaggio per presentarsi come specchio della
realtà. L’insieme delle caratteristiche della comunicazione televisiva
78
McLuhan “Strumenti del comunicare” , il Saggiatore, Milano 1967, pag. 67-68
14
tende a limitare il ruolo attivo degli spettatori nella ricezione e
conferisce al messaggio televisivo una forte carica persuasiva. Quando
si usa il medium tv, così come quando si progetta un prodotto che verrà
utilizzato da tale medium, si deve essere in grado di concentrarsi non
semplicemente sugli aspetti tecnici relativi alla produzione di quel
prodotto, ma su ciò che la presenza di quel prodotto provocherà sui suoi
utenti, sull’area sociale in cui verrà usato e di come le caratteristiche
sociali, culturali di quell’area, a loro volta, ne condizioneranno l’uso.
“Ecco perché, studiata con occhio antropologico la produzione
pubblicitaria può diventare lo specchio di una nazione, o di un gruppo
sociale (anzi, a essere più precisi, in primo luogo di un gruppo
linguistico), nel senso che essa è parzialmente deformante, ma veicola
correttamente le intenzioni comunicative e le traduce con il massimo di
precisione oggi raggiungibile nei mezzi di comunicazione di massa.”
79
Ad ogni epoca corrisponde un mutamento nella vita sociale e con esso
due trasformazioni: da una parte l’impatto di una società differente sui
suoi media, dall’altra una differente esposizione delle persone ai media.
Sulla base di questi presupposti, i pubblicitari o coloro che “creeranno
dietro le quinte” dovranno essere in grado di comprendere quale sia la
natura del processo di comunicazione tra le persone e verificare come la
presenza dei media interviene, mutando, secondo determinate
caratteristiche, tale natura. La televisione propone al pubblico messaggi
omogenei sempre meno attenti alle differenziazioni di gusto e sempre
più inclini ad evitare livelli alti di argomentazione. Essa diventa il
veicolo preferenziale della cosiddetta cultura di massa. La televisione e
in generale tutti i mass media sono stati considerati da moltissimi
intellettuali uno degli strumenti di controllo sociale più efficienti nelle
mani della classi dirigenti per mantenere lo status quo e una delle
principali cause di massificazioni culturali.
Horkheimer e Adorno hanno parlato in proposito di una vera e
propria “reificazione” delle reazioni più intime dell’uomo a confronto
con il messaggio pubblicitario e con i media in generale. Questo
processo può spingersi a livelli estremi: sotto la pressione incalzante
79
M. Ferraresi, “Pubblicità e comunicazione”, Carocci editore, Roma, 2002, pag. 23
15
proveniente dal mondo patinato della pubblicità, valori ed entità astratte
vengono spesso fatte coincidere con il prodotto reclamizzato, tanto che
avere personalità può , per alcuni, essere sinonimo di denti bianchi e
libertà dal sudore e dalle emozioni. È anche vero però che “si può
riproporre il tema di una cultura di massa come cultura esercitata a
livello di tutti i cittadini. Il che non significa neppure che cultura di
massa sia cultura prodotta dalle masse; non c’è forma di creazione
collettiva che non sia mediata da personalità più dotate che si fanno
interpreti di una sensibilità della comunità in cui vivono. Quindi non si
esclude la presenza di un gruppo colto di produttori e di una massa di
fruitori; salvo che il rapporto da paternalistico diventa dialettico: gli uni
interpretano l’esigenze e l’istanze degli altri”
80
.
La novità di cui si sente fortemente il bisogno nella società
contemporanea è sapersi adeguare ad un pubblico, più consapevole ed
evoluto, che non si accontenta di essere semplicemente informato o
stupito, ma vuole essere sedotto(!!).
80
G Fabris, “Sociologia della comunicazione di massa” già cit. pag 80
16
1.4 Media e sirene pubblicitarie
Parlare di comunicazione persuasiva oggi significa evocare come
prima associazione mentale quella con la pubblicità. “ Obiettivo della
pubblicità è influenzare il comportamento delle persone. Questo può
comportare di convincere ad acquistare un dato prodotto, ma anche a
votare per un dato candidato, o a cambiare un comportamento personale
molto importante (per esempio una campagna contro il fumo). Per molti
aspetti fondamentali possiamo dunque considerare la psicologia della
pubblicità come la psicologia dell’influenza e della persuasione.”
81
La
pubblicità è il luogo dove strategie persuasive vengono impiegate per
raggiungere due obiettivi principali: quello a breve termine di rendere
più probabile il consumo di un determinato prodotto e quello a lungo
termine di creare un atteggiamento favorevole rispetto al prodotto per
rafforzare le abitudini di consumo. Un frequente atteggiamento del
consumatore maturo nei confronti della pubblicità è quello di disincanto
e sbuffante ricezione. L’invadenza eccessiva degli annunci pubblicitari
in tutte le forme, in tutti gli spazi possibili, in tutti i momenti della
nostra giornata è ormai tale da renderci per lo più impermeabili a molti
di questi. Ciò nonostante la molteplicità dei messaggi e l’affollarsi delle
proposte pubblicitarie possono spesso determinare una specie di effetto
“loto”, un effetto sonno, un guardare senza pensare e senza vedere, la
risposta al quale è una ripetizione quasi ossessiva degli annunci, con
aumento della loro spettacolarità e del loro tono, dello spazio su carta
stampata e di quello televisivo, nella certezza che, del fiume di cose che
vengono dette, qualcosa verrà comunque recepito. Molto andrà sprecato,
ma molto arriverà ai consumatori.
Occorre prima di tutto notare che ogni pubblicità veicola un
messaggio di esortazione all’acquisto. Il mostrare ripetutamente un
determinato oggetto alle persone fino a farlo diventare del tutto
familiare è un primo livello d’influenza, quello che in psicologia si
definisce effetto di mera esposizione. Spesso, di fronte a numerosi
81
L. Percy, G. Woodside, Pubblicità e psicologia del consumatore, F. Angeli, Milano, 1990,
pag. 25
17
prodotti dello stesso genere ma di marca differente, optiamo
probabilmente per la confezione a noi più familiare, perché questa
familiarità ci fa percepire in modo più gradevole quell’oggetto.
Si possono distinguere nella pubblicità elementi di contenuto, come
informazioni e ragioni per cui tale prodotto dovrebbe essere acquistato,
ed elementi periferici, come i colori, le musiche, le caratteristiche della
fonte del messaggio, le forme della confezione, le trovate stilistiche
nella confezione del messaggio…. “ Gli elementi periferici sono
predisposti per attirare l’attenzione del pubblico e veicolare
l’esortazione all’acquisto in un modo che consenta un certo risparmio di
energia cognitiva.
Soltanto le persone particolarmente interessate a quel genere
specifico di prodotto (in relazione ai propri bisogni) saranno motivate a
investire una maggiore quantità di sforzi di attenzione per procedere
nella lettura del contenuto del messaggio e vagliarne i pro e i contro”
82
.
La grande maggioranza dei messaggi passa non solo attraverso un
percorso centrale di schietta informazione, ma anche attraverso un
percorso periferico in cui si ha un’attenzione particolare verso elementi
secondari presenti nel contesto del messaggio. “Ciò che influenza il
comportamento finale non è mai un singolo elemento ma piuttosto il
modo in cui viene percepita la totalità degli elementi presenti nella
pubblicità. Anche se dobbiamo notare che in quest’epoca di forte
densità comunicativa, le pubblicità tendono sempre di più a puntare su
elementi di tipo periferico fino a far scomparire, in molti casi, ogni
forma di argomentazione”
83
. L’informazione in senso stretto diventa
scarna e in generale i messaggi sono più semplici: ciò serve a rendere
più facile la loro memorizzazione. Ottenere l’attenzione dei possibili
riceventi sembra dunque il primo scoglio da superare verso il processo
di persuasione. A tal scopo, la concezione degli annunci è sempre più
mirata a rendere il messaggio facilmente “visibile”. I colori, le musiche,
le forme vengono composti in modo da creare un’immagine che
colpisca i sensi e che venga quindi facilmente intuita.
82
N. Cavazza “Comunicazione e Persuasione” , il Mulino, Bologna 1997, pag. 35
83
Ibidem pag 35-36