6
La risalita di fluidi endogeni può dar luogo in superficie ad aloni di
dispersione, più o meno estesi, caratterizzati da elevate concentrazioni di
alcune specie gassose, quali anidride carbonica, idrogeno solforato e radon,
che, in condizioni geomorfologiche (zone depresse) e meteorologiche
(elevata umidità dell'aria e alta pressione), particolari possono accumularsi
raggiungendo concentrazioni che possono essere nocive per gli animali e per
l’uomo sia a breve sia a lungo termine.
Negli ultimi tempi, lo studio dei gas del suolo e delle loro modalità di
migrazione attraverso la geosfera ha assunto un’importanza sempre
maggiore. Infatti, già da diversi anni, la prospezione geochimica dei gas del
suolo è utilizzata nell’ambito della geologia esplorativa ed ambientale
[Lombardi et al., 1996]. Tale metodologia d’indagine si basa sullo studio
della distribuzione superficiale di alcune specie gassose d’origine profonda
e/o mista allo scopo di identificare le vie di risalita utilizzate da tali gas
durante la loro migrazione verso la superficie [Ciotoli et al., 1998; 1999]. In
generale, la presenza nei pori del suolo dei carrier gas, quali anidride
carbonica e metano, è d’origine biologica, tuttavia è accertato che in aree
tettonicamente attive le concentrazioni di questi gas possano risultare molto
più elevate. Livelli elevati di concentrazione di CO
2
nel suolo, associati sia
ai sistemi di faglia attivi sia ai serbatoi geotermici, sono stati misurati in
diverse aree dell’Italia centro-meridionale. Talvolta l’emissione di CO
2
è
confrontabile (in magnitudo) con quella delle aree vulcaniche, ma il gas è
7
spesso originato da reazioni metamorfiche che coinvolgono il substrato
carbonatico laddove esiste una limitata copertura sedimentaria. Attualmente
lo studio della fase gassosa presente nel suolo costituisce una componente
importante nell'ambito della valutazione dei rischi geologici o naturali.
Infatti, la presenza nel suolo d’elevate concentrazioni di gas nocivi (CO
2
ed
H
2
S) può generare situazioni di rischio che, se pur isolate, possono assumere
localmente una valenza importante sia in fase di pianificazione urbanistica
sia in aree ad elevato interesse turistico e/o naturalistico. In questi casi la
presenza d’elevate concentrazioni di CO
2
è spesso originata da fenomeni
parossistici, frequentemente correlati ad attività sismica e/o vulcanica, che
può causare la morte di animali e piante. In letteratura sono tristemente noti
alcuni episodi parossistici quali:
- l’evento delle Mammoth Mountain (California) dove la presenza di
concentrazioni di CO
2
tra il 30-96% ha causato la morte di un elevato
numero di conifere su circa 30 ha di foresta (Fig. 1). La magnitudo e la
durata di tal evento, non legato ad attività vulcanica sommitale, indica la
presenza in profondità di una sorgente magmatica o di un serbatoio di gas ad
elevata pressione;
- l’evento più grave del Lago Nyos (Camerun), denominato “eruzione
limnica”, dove il 21 agosto del 1986 una nuvola di più di 80 milioni di metri
cubi di CO
2
ha seminato la morte di oltre 1.700 persone fino a 20 km di
distanza dal lago (Fig. 2).
8
Nella Regione Lazio sono note numerose zone caratterizzate da
emanazioni di gas che possono costituire un pericolo per la salute umana:
l’area vulsina (Latera, Veiano, Grotte S.Stefano, Viterbo), la provincia di
Roma (Castel Campanile e Fiumicino), l’area dei Colli Albani (Comuni di
Ciampino e Marino) e la fascia costiera da Pomezia ad Anzio (Trigoria,
Castel Romano, Solforata, Ardea e Lavinio). Recentemente, ad esempio,
incidenti mortali sono avvenuti nel Comune di Veiano (VT) e in località
Laghi del Vescovo (Tivoli e Roma).
Nel settembre del 1999 la morte per anossia di trenta capi di bestiame in
seguito ad emanazioni di anidride carbonica in località Cava dei Selci
(Comune di Marino, settore occidentale dei Colli Albani) ha richiamato
l’attenzione delle autorità competenti e degli Enti locali preposti allo studio
dei “rischi naturali”.
La pericolosità dell’area è nota da tempo, tuttavia le scarse conoscenze
del fenomeno ed, in particolare, della sua estensione areale non hanno
impedito la forte urbanizzazione anche nelle zone limitrofe alle emissioni
tanto che gli abitanti hanno accusato più volte disturbi (vomito, svenimento,
ecc.) chiaramente dovuti alla presenza ed accumulo nelle abitazioni di
elevate concentrazioni di anidride carbonica. Poiché in alcuni casi il
fenomeno può dare origine ad eventi parossistici (come quello di Cava dei
Selci) ad elevata intensità (elevate concentrazioni di gas nocivi) e,
soprattutto, può essere localizzato anche in zone abitate, è stata effettuata
9
Figura 1 - Effetti della CO
2
presente nel suolo (Mammoth
Mountain).
una prospezione dei gas del suolo al fine di ottenere una cartografia tematica
delle aree soggette a maggior rischio ambientale presto, per quanto riguarda
le elevate concentrazioni di CO2 e H2S, ed a lungo termine in relazione agli
aspetti epidemiologici connessi con l’esposizione dell’uomo alla
radioattività ambientale (rischio radon).
10
Figura 2 - Lago Nyos. Sede dell’evento parossistico del 1986.
II. Obiettivi e organizzazione della ricerca: studio teorico e fase
sperimentale
L’obiettivo primario della presente tesi consiste nell’individuazione
delle zone ad emissione anomala di gas endogeni ai fini della prevenzione
sanitaria nei Comuni di Ciampino, Marino, Ardea e nella Riserva Naturale
Tor Caldara. L’elaborazione dei dati geochimici mediante l’applicazione
delle tecniche geostatistiche, ha permesso l’elaborazione di una cartografia
tematica (rischio ambientale da gas nocivi) sulla quale definire eventuali
vincoli e/o azioni di prevenzione. I risultati delle indagini, e la loro
correlazione con i dati ottenuti da studi geologici precedenti, hanno inoltre
contribuito all’ampliamento delle informazioni relative alla situazione
geologico-strutturale dell’area.
11
L’obiettivo principale della ricerca consiste in un’analisi approfondita
della distribuzione spaziale delle concentrazioni di alcune specie gassose nei
Comuni di Ciampino, Marino, Ardea e nella Riserva Naturale Tor Caldara,
caratterizzate dalla presenza d’elevate emanazioni di gas nocivi.
Queste aree sono interessate da diverse manifestazioni naturali
idrotermali ed emanazioni gassose puntuali, il cui costituente principale è
l’anidride carbonica, probabilmente legata alla presenza sia di serbatoi
geotermici, che di sistemi di fratture e di faglie particolarmente attive o
attivate recentemente. Poiché la prospezione dei gas del suolo è in grado di
fornirci informazioni sulla permeabilità delle strutture sepolte che mettono in
comunicazione i serbatoi contenenti i potenziali gas nocivi con la superficie,
lo studio delle distribuzioni spaziali delle concentrazioni dei gas nel suolo ci
consente sia di mettere in evidenza le zone di reale pericolo, sia di
identificare quelle di potenziale pericolo legate alla possibile riattivazione di
faglie e/o fratture.
Questo lavoro è stato integrato dallo studio di altre specie gassose che
sono fondamentali per l’individuazione delle potenziali vie di risalita dei gas
nocivi (Rn, CH4, He, ecc.).
Al fine di perseguire gli obiettivi preposti la ricerca è stata articolata in
uno studio teorico e una parte sperimentale.
Nella prima parte del lavoro sono stati trattati sommariamente i principi
teorici della migrazione dei gas; sono stati esaminati i differenti meccanismi
12
di migrazione, l’origine e le caratteristiche delle specie gassose oggetto della
ricerca rielaborando le informazioni ottenute da una estesa ricerca
bibliografica.
E’ stato, inoltre, effettuato uno studio approfondito sulle possibili
applicazioni della prospezione dei gas del suolo alla geologia ambientale.
Nella fase teorica sono anche stati presentati quelli che sono i principi
fondamentali delle tecniche della Statistica classica e della Geostatistica
utilizzate per raggiungere gli obiettivi della ricerca.
Contemporaneamente alla fase sperimentale del lavoro, si è proceduto
all’acquisizione bibliografica dei dati geologico-strutturali relativi alle aree
investigate.
Il lavoro svolto nella presente tesi è stato organizzato come segue:
1) Studio geologico generale consistente nella ricerca delle
informazioni esistenti nella bibliografia nazionale.
2) Ricerca bibliografica riguardante gli aspetti teorici inerenti, la
migrazione dei gas in relazione al rischio ambientale.
3) Prospezione a scala regionale in un’area di circa 25 kmq nei Comuni
di Ciampino e Marino (Roma).
4) Prospezione a scala regionale in un’area di circa 36 kmq nel Comune
di Ardea (Roma).
13
5) Prospezione di estremo dettaglio e cinque misure del flusso di
esalazione in un’area di circa 0.5 kmq nella Riserva Naturale Tor Caldara
(Comune di Anzio).
6) Analisi chimica dei campioni prelevati.
7) Analisi dei dati, elaborazioni di carte tematiche e interpretazioni dei
risultati.
14
CAPITOLO 1
MECCANISMI DI MIGRAZIONE DEI GAS
1.1 Introduzione
Alcuni aspetti relativi alle modalità di risalita dei gas endogeni, fino a
poco tempo fa comunemente accettati, sono ad oggi messi in discussione. In
particolare è essenziale soffermarsi sulle seguenti osservazioni:
l. la diffusione (movimento di massa per gradienti di concentrazione)
era considerata il principale meccanismo di trasporto dei gas nel sottosuolo;
recentemente si è scoperto che i meccanismi di migrazione per avvezione
(movimento di massa per gradienti di pressione), sia come flusso della fase
gassosa nella zona non satura, sia come trasporto mediante flussi di bolle
nella zona satura hanno assunto una grande rilevanza;
2. in generale le elevate concentrazioni di radon nei gas del suolo sono
relazionabili alla presenza di litologie arricchite in uranio o in radio, suo
diretto progenitore (ambiente vulcanico), tuttavia si osservano spesso casi in
cui la concentrazione di radon misurata è maggiore di quella all'equilibrio
con la concentrazione degli elementi padri;
3. i vulcani sono considerati i maggiori responsabili “naturali”
dell'emissione dei “gas serra” (CO
2
e CH
4
), tuttavia anche in corrispondenza
di faglie, possono esserci elevati flussi di questi gas.
15
La base della rivalutazione di questi aspetti relativi al comportamento
dei gas nel suolo è la teoria del geogas, nata nei primi anni ’80 per spiegare i
flussi di risalita gassosa [Kristiansson & Malmqvist, 1982; Malmqvist &
Kristiansson, 1985]. Il geogas è una miscela costituita da un carrier gas
(generalmente CO2), componenti secondari (es. CH4) e gas rari (Rn, He,
ecc). Lo studio della migrazione dei gas nel sottosuolo, si sviluppò
nell’ambito dell’esplorazione petrolifera quando una grande importanza
commerciale assunse la conoscenza del movimento degli idrocarburi gassosi
attraverso le rocce sedimentarie. Con l’esplorazione mineraria, in particolare
con l’uranio, crebbe l’attenzione per lo studio dei vari gas d’origine
endogena, in particolare del radon poiché direttamente associabile alle
mineralizzazioni uranifere. Inoltre l’esplorazione geochimica ha fornito
nuovi dati sui processi di degassamento della Terra.
I primi modelli fisici di migrazione sono stati elaborati soprattutto negli
studi di protezione ambientale, in primo luogo sulla radioattività indotta dal
radon, sullo smaltimento geologico dei rifiuti tossici o radioattivi e sulla
contaminazione di suoli e falde acquifere. La maggior parte di questi modelli
possiede un carattere fisico-matematico pertanto le conoscenze geologiche
in situazioni reali sono ancora incomplete.
Lo scopo principale di questo capitolo è quello di dare una visione per
quanto possibile globale sul metodo di prospezione dei gas del suolo e sui
16
suoi diversi campi d’applicazione e di descrivere i principali meccanismi di
migrazione dei gas con cenni alla teoria del geogas.
1.2 Lo studio dei gas del suolo (surface soil-gas prospecting)
Nel gruppo dei metodi geochimici di prospezione superficiale rientra lo
studio dei gas del suolo, noto come surface soil-gas prospecting, che risulta
utile per comprendere i processi geologici che nel sottosuolo danno luogo a
produzione e migrazione di gas.
Tale studio è utilizzato sia nelle ricerche di giacimenti d’idrocarburi,
sia nell’ambito della geologia ambientale.
La prospezione dei gas del suolo può essere utilizzata in genere in ogni
possibile scenario geologico, prescindendo dall’esistenza di manifestazioni
puntuali o sporadiche come pozzi e/o sorgenti.
In Germania e nell’ex Unione Sovietica sono stati effettuati i primi
lavori sull’applicazione del metodo di studio dei gas nel suolo ed hanno
riguardato la ricerca petrolifera ovvero il movimento degli idrocarburi
gassosi attraverso le rocce sedimentarie. Il metodo dipendeva dall’esistenza
di un fenomeno conosciuto come “microfiltrazione” (microseepage) o
migrazione verticale. In presenza di giacimenti di idrocarburi nel sottosuolo
si notavano, nei pori del suolo, elevate concentrazioni di metano.
La letteratura internazionale ha prodotto una gran quantità di lavori
sulla prospezione superficiale dei gas del suolo.
17
La curiosità scientifica sulla radioattività naturale, agli inizi di questo
secolo spronò le ricerche sul radon nell’atmosfera e sulle sue variazioni
stagionali nei suoli. Le possibili applicazioni nella ricerca mineraria non
erano ancora previste.
Negli anni ’60 si ebbe lo sviluppo dell’esplorazione mineraria, con
impulso decisivo allo studio delle specie gassose d’origine endogena e in
particolare quella dell’uranio. Ci furono problemi dovuti proprio alla natura
della ricerca esplorativa nell’industria mineraria, dove spesso il
campionamento dei gas risultava difficoltoso in quanto veniva effettuato in
aree in cui affiorano rocce competenti. Le mineralizzazioni, inoltre, si
presentano generalmente in estensioni a piccola scala e con caratteristiche
più complesse di molti giacimenti di idrocarburi. Risulta da ciò la necessità
di un campionamento più dettagliato e dispendioso. La maggior parte dei
modelli studiati possiede un carattere fisico-matematico che non tiene
sufficientemente conto dei fattori geologici alla scala naturale.
In relazione alle situazioni geologiche reali, come la natura litologica
delle rocce, la pressione e la temperatura, la circolazione delle acque
sotterranee e l’esistenza di stress tettonici, le conoscenze sui fenomeni di
migrazione sono ancora insufficienti per dare una classificazione dei
meccanismi di migrazione esistenti.
18
1.3 Cenni sui principali meccanismi di migrazione dei gas
I principi geologici che sono alla base dei meccanismi di migrazione dei
gas riguardano le relazioni tra i fenomeni di degassamento della Terra e la
geodinamica.
La migrazione dei gas è strettamente legata alla presenza di una
sorgente di gas (serbatoi di fluidi, idrocarburi in bacini sedimentari, presenza
di fluidi geotermici in aree vulcaniche o in zone legate a fenomeni
magmatici o metamorfici) ed all’esistenza di canali preferenziali di
movimento che permettono al gas di migrare sia verticalmente che
orizzontalmente. I percorsi preferenziali di movimento sono costituiti da
zone che, naturalmente, offrono minor resistenza al moto: le zone di maggior
permeabilità in una sequenza litologica entro le quali il gas può migrare
orizzontalmente (p.e. livelli sabbiosi all’interno di una sequenza argillosa), e
le discontinuità tettoniche dove il gas tende a migrare verticalmente (p.e.
faglie e fratture) (Fig.1.1).
La natura della forza motrice della migrazione può cambiare più volte
durante la risalita dei gas a causa delle situazioni geologiche e delle
condizioni fisico-chimiche che s’incontrano man mano (variazioni di
temperatura, pressione, reazioni e precipitazioni chimiche che possono far
variare la permeabilità delle formazioni attraversate). Inoltre le rocce, ed i
fluidi in esse contenuti, possono essere sottoposte ad enormi carichi,
fenomeni di compattamento (subsidenza), e stress tettonici che possono
19
Figura 1.1 – Schema delle principali vie di migrazione dei principali gas endogeni
(modificata da Etiope, 1995).
modificare le modalità di migrazione in maniera imprevedibile.
L’interazione di tutti questi fattori può dar luogo a processi di migrazione
variabili nel tempo in maniera tale che la fuga dei gas verso la superficie
terrestre debba venire considerata, almeno alla scala dei tempi geologici, un
fenomeno intermittente [Gold & Soter, 1985; Torgersen & O’Donnel, 1991].
Il movimento dei gas nel sottosuolo può essere indotto da due tipi di
forze:
⇒ gradienti di pressione
⇒ gradienti di concentrazione.
Nel primo caso si tratta di un processo macroscopico in cui la massa
gassosa si muove attraverso le fratture del sottosuolo da zone d’alta