Presentazione
frigorifere complessive superiori a 200 kW. Questo accoppiamento
dovrà consentire la perfetta integrazione dei circuiti elettrici,
elettronici e idraulici di asservimento all’impianto e alla stessa unità
centrale. E’ risultato fortemente necessario progettare, con approccio
diverso da quello tradizionale, l’involucro esterno dell’unità
refrigerante in maniera tale da poter permettere il semplice
accoppiamento dei singoli moduli anche sul sito d’installazione.
L’accoppiamento deve quindi garantire l’assenza di giochi fra le
pareti adiacenti, evitare i problemi di tenuta del circuito frigorifero e
idraulico e quelli di sicurezza dell’impianto elettrico a bordo
macchina.
• Il ridotto utilizzo di fluido refrigerante con la conseguenza di una
drastica diminuzione del potenziale di danneggiamento
dell’ambiente, del rischio per gli utenti e del costo di primo
approvvigionamento. Si perviene a tale prerogativa richiesta alla
macchina attraverso la totale centralizzazione del circuito frigorifero:
a differenza delle macchine ad espansione diretta del frigorigeno
nell’aria, si utilizza un fluido intermedio (l’acqua) per farlo
espandere nei termoconvettori (o fan-coils terminali) oppure
accumularlo in serbatoi per un utilizzo sanitario.
• Il risparmio energetico ottenuto da un sistema innovativo di
parzializzazione del carico attraverso la modulazione continua del
numero di giri del compressore.
• Il risparmio energetico gestito dal sistema di controllo centrale.
Quest’ultimo deve sempre operare mettendo d’accordo la esigenze
di ogni singolo ambiente da soddisfare: si utilizza per questo un
elemento recuperatore del calore altrimenti dissipato in batteria di
condensazione nell’aria esterna.
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Presentazione
• L’ottimizzazione acustica della macchina. Attraverso l’utilizzo di
ventilatori assiali di recentissimo sviluppo si è reso possibile
abbattere le emissioni sonore.
Tutte le sfide progettuali indicate, e in particolare quelle che riguardano
l’aspetto del risparmio energetico, non possono prescindere dallo studio delle
proprietà dei refrigeranti: il fluido frigorigeno, indispensabile al funzionamento
delle macchine a compressione di vapore, costituisce un potenziale rischio per
l’ambiente e la sicurezza. La minimizzazione dei rischi è stato uno degli
obiettivi primari per le scelte progettuali. L’uso di refrigeranti a basso impatto
ambientale, come l’R410A, tuttavia ha reso necessarie alcune verifiche sulle
reali condizioni di lavoro del fluido vettore per ottimizzare gli scambi termici e
le perdite di carico al fine di raggiungere in tal modo la massima efficienza
energetica.
Nei primi due capitoli del lavoro di tesi viene riportata una breve
descrizione del ciclo inverso a compressione di vapore, del circuito frigorifero
e dei componenti che lo realizzano. Tutto ciò al fine di descrivere la logica di
base per lo studio e la progettazione della macchina frigorifera.
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Capitolo 1:
Il ciclo frigorifero a compressione
Capitolo 1:
Il ciclo frigorifero
a compressione
1.1 Introduzione.
Per alcuni processi tipici del condizionamento dell’aria (raffreddamento e
deumidificazione), o della refrigerazione (conservazione e trasporto di sostanze
alimentari, impianti produttivi industriali), è necessario ricorrere ad un mezzo
refrigerante per poter produrre il freddo tramite un ciclo frigorifero.
L’espressione “produrre il freddo”, in realtà, non è del tutto corretta: per il
principio zero della termodinamica, infatti, il calore si trasferisce sempre da un
corpo (o un fluido) più caldo ad un altro più freddo.
Con un ciclo frigorifero facciamo esattamente il contrario: trasferiamo
calore da un luogo dove risulta in eccesso, o comunque non è desiderato, in un
altro dove possa venire smaltito senza arrecare disturbo.
Il ciclo frigorifero più utilizzato è quello denominato ciclo mediante
compressione; altri cicli (quello ad assorbimento, ad eiettori o mediante effetto
termoelettrico) hanno un impiego molto limitato e non sono trattati in questa
pubblicazione.
Nel ciclo a compressione, il fluido refrigerante (o frigorigeno) ha la
funzione di compiere una serie di trasformazioni grazie alle quali riesce a
scambiare calore con alcune fonti; tale scambio di calore permette di ottenere
l’effetto desiderato, ossia di sottrarre energia termica dal corpo (o
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Capitolo 1:
Il ciclo frigorifero a compressione
dall’ambiente) che si vuole raffreddare e di cederla ad un altro corpo (o
ambiente).
Per assorbire calore dalla zona che si desidera raffreddare si ricorre ad un
cambiamento di stato. Pensiamo, infatti, all’acqua contenuta in una pentola che
si trovi sul fuoco: il liquido assorbe calore a spese della fiamma del fornello e,
una volta raggiunta una determinata temperatura (che dipende anche dalla
pressione alla quale il liquido stesso si trova), comincia a bollire. Cosa significa
questo? L’acqua sta passando dallo stato liquido a quello di vapore, e per fare
ciò sta assorbendo calore da una sorgente termica. Riportiamo questo esempio
semplicissimo al mondo del condizionamento: al posto dell’acqua troviamo il
fluido refrigerante e in luogo della fiamma il fluido che intendiamo raffreddare
(il quale può essere direttamente l’aria dall’ambiente da condizionare oppure
l’acqua da inviare ai fan-coils). Al posto della pentola si ha uno scambiatore di
calore. Cosa succede dunque? Il frigorigeno è un fluido capace di evaporare
anche a basse temperature, motivo per cui, se si trova in determinate condizioni
di pressione, appena entra in contatto con l’acqua da raffreddare (che è
comunque più calda, anche se si trova a temperature intorno ai 10-15 °C) inizia
ad evaporare sottraendogli calore, e quindi facendola diventare più fredda.
Ecco, dunque, come è stato possibile a raffreddare dell’acqua o dell’aria a
spese di un altro fluido. Il refrigerante, però, a questo punto avrà assorbito
dell’energia termica: ora non sarà più in grado di compiere nuovamente una
trasformazione di evaporazione per continuare a raffreddare acqua, se non
dopo aver ceduto questa energia termica a qualche altro mezzo.
In che modo, dunque, il frigorigeno riesce a cedere energia termica ad altri
mezzi? La risposta è semplice: con un cambiamento di stato inverso a quello
che è stato appena descritto, ossia mediante una trasformazione di
condensazione. Durante la condensazione, infatti, il refrigerante espelle calore
e torna pronto ad evaporare. Per poter effettuare la condensazione, però, il
frigorigeno ha bisogno di raffreddarsi, naturalmente, e lo deve fare ancora una
volta a spese di un altro mezzo. I mezzi più utilizzati sono sempre acqua o aria.
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Capitolo 1:
Il ciclo frigorifero a compressione
Nei condizionatori più comuni, il gas attraversa una batteria alettata, la quale
viene investita da una corrente d’aria (mossa da ventilatori) e cede calore ad
essa, passando quindi dallo stato di vapore allo stato liquido. L’aria,
ovviamente, si riscalda. Questo è il motivo per cui, passando davanti alla parete
esterna di un condizionatore (ad esempio appena fuori da un bar o ad un
negozio) si sente arrivare aria calda. Le due trasformazioni di evaporazione e
condensazione, tuttavia, devono avvenire a temperature e pressioni differenti; è
questo il motivo per cui fra l’evaporatore e il condensatore si installa un
compressore con lo scopo di fornire energia al refrigerante e portarlo a
pressioni e temperature più elevate, in modo che possa condensare
agevolmente; dopo il condensatore, invece, (quindi a monte dell’evaporatore) il
frigorigeno incontra un organo di laminazione (generalmente una valvola
termostatica di espansione) con lo scopo di abbattere la pressione del fluido
fino al valore necessario a far avvenire correttamente l’evaporazione.
1.2 Il diagramma log p-h.
Il modo più usuale per esaminare il comportamento di un fluido frigorigeno
è quello offerto dal diagramma semilogaritmico pressione-entalpia. Nella
figura 1.1 è riportato tale diagramma per il refrigerante R22.
Sull’asse delle ascisse si riporta il contenuto di calore del fluido (l’entalpia
h) in kJ/kg. La scala viene utilizzata soprattutto per determinare differenze di
entalpia tra due punti (∆h).
L’asse delle ordinate riporta i valori di pressione assoluta in bar. Tale scala
viene usata sia per determinare delle differenze di pressione (∆p) che dei valori
assoluti in punti specifici.
La linea curva che cresce da sinistra verso destra, per poi decrescere dopo
aver raggiunto un massimo, viene chiamata usualmente “campana”. Nel
diagramma essa rappresenta l’insieme degli infiniti punti in cui il frigorigeno si
trova in condizioni di saturazione, in funzione del proprio contenuto di entalpia
e del valore di pressione a cui è sottoposto.
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Capitolo 1:
Il ciclo frigorifero a compressione
Figura 1.1: Diagramma log p-h per l’R22.
La campana è idealmente divisa in due parti: quella di sinistra rappresenta la
curva del liquido saturo (cioè con il massimo contenuto entalpico per ogni
determinato valore di pressione), a destra invece vi è la curva del vapor saturo
(cioè del vapore con il massimo contenuto entalpico per ogni determinato
valore di pressione, pur rimanendo nello stato di saturazione).
Le due curve si congiungono in un punto, nella parte alta, detto critico. In
esso si trovano indifferentemente sia liquido che vapore. Basta un lieve
aumento del contenuto entalpico per far passare il fluido allo stato di vapore.
Inversamente, una diminuzione porta il fluido allo stato di liquido.
Una serie di curve dette isotitolo indicano la percentuale di vapore nel
miscuglio. Ad esempio, la curva con tenore 0.8 rappresenta una miscela
composta dall’80% di vapore e dal 20% di liquido (in peso).
All’esterno della campana, sulla destra, si trova la zona del vapore
surriscaldato. Qui il vapore presenta una temperatura superiore a quella di
saturazione, a parità di pressione.
Un’ulteriore serie di curve si identifica sul diagramma semilogaritmico
pressione-entalpia: le isoterme (rappresentano tutti i punti in cui il fluido ha la
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Capitolo 1:
Il ciclo frigorifero a compressione
stessa temperatura). Come si può rilevare l’andamento è orizzontale all’interno
della campana. Tende verso l’alto a partire dal ramo della curva del liquido
saturo e verso il basso dal ramo della curva del vapore saturo, con una
curvatura più o meno accentuata. Questa serie di curve evidenzia la costruzione
della campana poiché delimita la zona in cui le temperature di saturazione
rimangono costanti per ogni determinato valore di pressione. Queste
considerazioni, tuttavia, sono valide solo per fluidi puri o per miscele
azeotropiche. Nel paragrafo 2.4 sarà chiarito il concetto di miscela azeotropica
e il differente comportamento fra i refrigeranti.
Nella zona del vapore surriscaldato, invece, le isoterme si proiettano verso
destra. Il volume specifico del vapore varia sensibilmente con il variare della
pressione. Si tratta di una caratteristica molto importante. Infatti, a parità di
altre condizioni, l’effetto frigorifero è determinato dal quantitativo in peso di
frigorigeno circolante. Lavorando in condizioni di ridotto volume specifico
(perciò con pressioni di evaporazione relativamente elevate), l’effetto
frigorifero aumenta. Comprimere un gas significa ridurre il volume occupato
da un certo quantitativo e quindi addensarlo in uno spazio ridotto. Ne consegue
che lavorando a temperatura di evaporazione più alta, cioè a pressione di
evaporazione maggiore, un compressore frigorifero mette in circolo una massa
superiore di refrigerante. Viceversa, con il ridursi della pressione di
evaporazione, aumenta il volume specifico del vapore e diminuisce il
quantitativo in peso di frigorigeno in circolazione.
Le curve ad entropia costante, invece, si proiettano dalla campana verso la
parte destra del diagramma, inclinate verso l’alto. L’entropia, con definizione
semplificata, rappresenta il grado di reversibilità di ogni trasformazione
termodinamica. Le curve ad entropia costante, sul diagramma, rappresentano
quindi trasformazioni ideali perfettamente reversibili, in assenza di dispersioni
di energia all’esterno del sistema. Queste curve, nei calcoli teorici, vengono
assunte come base per l’analisi della compressione adiabatica, cioè come si
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Capitolo 1:
Il ciclo frigorifero a compressione
svilupperebbe in un compressore ideale, senza scambio di calore durante la
compressione.
1.3 Il ciclo frigorifero ideale.
Il ciclo frigorifero viene abitualmente rappresentato nel diagramma
semilogaritmico pressione-entalpia. In figura 1.2 è rappresentato un ciclo
ideale, mentre in figura 1.3 si osserva schematicamente il circuito frigorifero
della macchina che produce il ciclo stesso, con indicazione di tutti i punti in cui
avvengono le trasformazioni riportate sul diagramma del ciclo; la macchina è
un refrigeratore d’acqua con condensazione ad aria.
Figura 1.2: Rappresentazione grafica di un ciclo frigorifero ideale.
E’ utile una sommaria descrizione generale del ciclo stesso prima di
approfondire le fasi che lo compongono. Nel punto A’ il frigorigeno è allo stato
di liquido sottoraffreddato, all’uscita dal condensatore. Il passaggio verso
l’evaporatore è reso possibile per effetto della differenza di pressione tra A’ e
B. Allo scopo di regolare l’afflusso di frigorigeno nell’evaporatore è interposto
un organo di laminazione (valvola d’espansione termostatica).
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