L’internazionalizzazione delle PMI in Cina 
 
2 
Come si avrà modo di approfondire nel primo capitolo sono diversi i fattori 
che fanno dell’internazionalizzazione una delle principali opzioni strategiche. 
All’interno di questa, sussistono diverse modalità di entrata nei mercati esteri 
e diversi fattori che ne determinano la scelta. Per quanto riguarda le PMI, 
come anticipato, altri specifici elementi vanno considerati per comprendere le 
dinamiche che portano alla definizione, anche implicita di una strategia di 
internazionalizzazione. 
La Cina è un’arena competitiva in continua evoluzione, ma sarebbe difficile 
capirne le ragioni senza approfondire le cause storico-economiche. Il Paese 
ha vissuto drastici cambiamenti nell’ultimo secolo: la caduta dell’Impero e la 
proclamazione della Repubblica Popolare, gli anni di chiusura della Cina di 
Mao e l’inizio di riforme del 1978, fino ad arrivare all’entrata nel WTO. Tutto 
ciò ha evidentemente forti e non trascurabili riflessi sulla Cina odierna, a 
partire dal suo maggiore propulsore economico: le Zone Economiche 
Speciali.  
Considerato quanto detto finora, come si coniuga la Repubblica Popolare 
Cinese con il sistema Italia? Si avrà modo di evidenziare come alcuni settori 
ne abbiano positivamente beneficiato, come quello dei macchinari, altri ne 
abbiano evidentemente sofferto, come quello tessile. L’Italia proprio a causa 
di quel tessuto economico che ne ha fatto una delle maggiori economie 
mondiali, ha difficoltà a interfacciarsi con il pianeta Cina: le PMI difettano 
spesso di servizi e risorse in grado di gestire la complessità organizzativa di 
una supply chain internazionalizzata, di strutture in grado di operare 
efficacemente in un mercato così particolare. Inoltre, hanno dimostrato una 
scarsa attitudine all’aggregazione, non riuscendo spesso a costituire massa 
critica né per la costituzione di soggetti in grado di fornire quelle competenze 
mancanti, né per aver la forza di proporsi efficacemente alle aziende e allo 
Stato cinese. 
Introduzione 
3 
Si approfondirà inoltre un aspetto spesso trascurato tra le determinanti del 
successo di un’impresa in Cina: il rapporto interculturale tra due mondi, 
sistemi sociali, organizzazioni e in ultima analisi, persone molto diversi tra 
loro. Ciò, si avrà modo di vedere, non costituisce una barriera invalicabile, 
ma è un fattore che va tenuto in grande considerazione come un prerequisito 
per il successo di un’efficace strategia di internazionalizzazione. Ciò si 
dimostra ancora più critico nel caso di una PMI, che deve limitare il rischio e 
curare un approccio graduale al mercato estero. 
Nell’ultimo capitolo, infine, si avranno modo di illustrare due casi di PMI che 
hanno sviluppato un percorso di internazionalizzazione. Ciascuno di essi 
evidenzia diversi elementi emersi nei capitoli precedenti e ne dà una lettura 
d’insieme, con particolare riferimento alla gestione della conoscenze 
specifiche delle due aziende. 
 
Capitolo 1 - Internazionalizzazione della piccola e media impresa 
5 
Capitolo 1  
Internazionalizzazione della piccola e 
media impresa 
1.1 Premessa 
In questo capitolo definirò la strategia di internazionalizzazione, cosa 
un’impresa ricerchi tramite l’espansione all’estero e quali sono le teorie 
riguardanti questo tipo di processo. “La strategia è quel sistema di scelte e di 
azioni che determina simultaneamente e dinamicamente l’equilibrio 
strutturale dell’impresa sul mercato di sbocco, sui suoi diversi mercati di 
rifornimento e rispetto ai suoi principali interlocutori non commerciali: 
equilibrio che assicura all’impresa sopravvivenza e sviluppo”
1
. 
Per poter affermare questo è necessario tenere in considerazione dei 
corollari senza i quali questa definizione non troverebbe alcun fondamento. 
Innanzitutto la strategia è composta da un insieme di scelte, queste non 
devono essere occasionali e devono determinare il posizionamento nei 
diversi mercati di sbocco. L’equilibrio fornito dalla strategia inoltre deve 
creare le condizioni di sviluppo e sopravvivenza ricercate dall’impresa e deve 
essere un equilibrio che interessa tutti i fronti in cui si è impegnati e inoltre 
deve essere dinamico nel tempo. La strategia di internazionalizzazione, 
infatti, può essere vista come la ricerca della presenza geografica ottimale 
                                            
1
 Demattè C., Perretti F., 2002, Strategie di internazionalizzazione volume 1. EGEA, 
Milano. 
L’internazionalizzazione delle PMI in Cina 
 
6 
per l’impresa, in termini di risultati economici. La strategia in questione può 
essere identificata come una sottospecie dell’espansione geografica, si 
realizza quando l’impresa accede ad un mercato estero per sfruttarne i fattori 
di produzione [Demattè, 2002]. Un’impresa si definisce internazionale 
quando il fatturato realizzato nel mercato estero è almeno pari a quello 
ottenuto nel mercato nazionale. Un’impresa che decida di 
internazionalizzarsi, indipendentemente dalla modalità prescelta, per essere 
definita internazionale, dovrà avere una presenza rilevante nel nuovo 
mercato. Queste imprese “operano in mercati esteri, attribuendo ad essi ruoli 
differenziati nell’ambito delle proprie strategie di sviluppo” 
2
. L’impresa per 
essere internazionale e per ottenere i benefici derivanti da questa 
espansione, rischia di dover affrontare una nuova serie di problematiche, la 
presenza di tariffe, dazi, contingentamenti, l’esistenza di differenze valutarie 
fra i diversi paesi in cui l’impresa opera, il sorgere di differenze normative, 
che impongono adattamenti alle imprese, provocando un aumento dei costi. 
Inoltre svolgono un ruolo significativo, come deterrente 
all’internazionalizzazione, le differenze culturali e linguistiche che rendono 
più complesso il processo di espansione. La domanda che ci si pone a 
questo punto è cosa spinge un’impresa ad affrontare tutti questi problemi, e 
quali sono i vantaggi e gli obiettivi che ricerca tramite l’internazionalizzazione. 
                                            
2
 Valdani E., Guerini C., Bertoli G., 2000, Marketing globale. EGEA, Milano. 
Capitolo 1 - Internazionalizzazione della piccola e media impresa 
7 
1.2 Fattori di spinta all’internazionalizzazione 
Tra le diverse possibili definizioni di internazionalizzazione, quella che si 
riferisce “non solo allo svolgimento di attività all’estero”, ma anche ad una 
tendenziale attenuazione delle differenze a livello internazionale di modalità e 
metodologie operative, di caratteristiche dei prodotti, di regolamenti, e di 
comportamenti” 
3
, sembra la più idonea a descrivere la complessità raggiunta 
dalle varie forme di scambi internazionali. Come evidenziato da Esposito
4
 
l’internazionalizzazione può riguardare i sistemi economici, i settori industriali 
e le imprese.   
L’ internazionalizzazione dei sistemi economici e dei settori si riferisce alle 
crescenti interdipendenze e aperture dei sistemi economici. L’aspetto più 
noto riguarda la possibilità di muovere capitali fra le varie economie, le nuove 
dinamiche della concorrenza fra le imprese di diverse nazionalità determinate 
dall’entrata sulla scena mondiale dei PVS (Paesi in Via di Sviluppo) e le 
diverse organizzazioni dei sistemi produttivi. 
L’ internazionalizzazione dei settori si riferisce ad una situazione in cui 
numerose imprese di un settore sono internazionali, cioè quando il fenomeno 
da individuale diviene collettivo
5
. Ciascuna singola impresa, dunque, può 
scegliere di partecipare attivamente al processo di internazionalizzazione di 
un dato settore o esserne coinvolta dalla diffusione del fenomeno a livello 
                                            
3
 Usai G., 1990, La internazionalizzazione delle imprese : implicazioni economiche e 
tecniche connesse con la realizzazione del mercato interno europeo, Franco Angeli, Milano. 
4
 Esposito A., 1997, Le imprese multinazionali e il fisco, CEDAM, Padova. 
5
 Interessante il confronto con il concetto di “internazionalizzazione allargata” proposto da 
Rispoli (1998, Sviluppo dell’impresa e analisi startegica, Il Mulino, Milano) secondo cui “un 
settore si può dire ‘internazionalizzato’ anche se le imprese non hanno avviato rapporti 
economici con l’estero, ma vi sono concorrenti esteri all’interno del suo mercato nazionale.” 
L’internazionalizzazione delle PMI in Cina 
 
8 
collettivo, ma in ogni caso deve considerare le conseguenze e le 
modificazioni che si determinano nell’ambiente competitivo.  
L’internazionalizzazione mondiale crescente, la crescita della domanda, il 
livellamento dei redditi pro/capite dei Paesi più sviluppati e l’adattamento dei 
mercati locali, sono fattori sfruttabili dalle imprese per migliorare la propria 
performance perché agevolano la creazione e l’individuazione di segmenti 
omogenei di mercato. In particolare è sfruttabile lo sviluppo tecnologico, che 
ha come punto di forza la maggior diffusione possibile, la convergenza dei 
bisogni dei consumatori, lo sviluppo di mezzi di trasporto e di comunicazione 
sempre più avanzati, che consentono un accesso facilitato, sia in termini di 
costi che in termini di tempo , ai mercati di sbocco, infine la riduzione delle 
barriere istituzionali al commercio internazionale, sono tutti fattori che 
spingono le imprese verso l’internazionalizzazione
6
. 
La crescente internazionalizzazione dei mercati, porta le imprese ad 
analizzare con attenzione la possibilità di internazionalizzarsi. E’ spesso il 
raggiungimento di una posizione stabile a livello nazionale che può portare a 
definire nuovi obiettivi, che insieme alla ricerca del miglioramento del risultato 
economico giustificano la necessità di attuare il processo di 
internazionalizzazione.  
Gli elementi che possono costituire una spinta all’internazionalizzazione 
d’impresa si possono suddividere in fattori esterni ed interni. 
 
Tra i fattori esterni vi è la globalizzazione, che Volpato
7
 distingue in tre fasi 
progressive di sviluppo della stessa in riferimento al settore automobilistico. Il 
                                            
6
 Leontiades M., 1982, Management policy, strategy, and plans, Brown and Co. Boston. 
7
 Camuffo A., Comacchio A., Volpato G., 1999, Automation in automotive industries : recent 
developments, Sprinter, Berlin. 
Capitolo 1 - Internazionalizzazione della piccola e media impresa 
9 
concetto può essere allargato a qualsiasi tipo di impresa, richiamando queste 
elementi riconducibili ad una delle fasi proposte.  
 La globalizzazione geografica identifica la prima fase della stessa, 
riferita al fatto che l’impresa propone i suoi prodotti in maniera indistinta 
a diversi mercati geografici. La produzione risulta accentrata nel mercato 
di origine, o delocalizzata in maniera puntiforme con impianti 
sottodimensionati. 
 La globalizzazione di produzione implica invece un importante livello di 
specializzazione delle unità produttive, coordinato da una sofisticata 
gestione logistica delle stesse. Questo è dovuto al fatto che se l’impresa 
dovesse servire ogni mercato con una struttura dedicata, gli impianti 
risulterebbero sovradimensionati. Inoltre estendendo il concetto è  così 
possibile sfruttare al meglio le particolarità di ogni Paese sede di un’unità 
produttiva specializzata, pensiamo ad esempio al basso costo di 
manodopera o a forza lavoro altamente specializzata. 
 Infine la globalizzazione di prodotto riferisce al processo di 
customizzazione dell’offerta a seconda del mercato-Paese obiettivo. Se 
da un lato è importante proporre prodotti con caratteristiche diverse a 
seconda della diversa domanda, da un lato è importante un’attenta 
progettazione per massimizzare le cosiddette “parti standard”, ossia 
comuni a tutti i prodotti. Il primo elemento è fondamentale per il 
successo del prodotto che meglio si avvicina alle caratteristiche della 
domanda, il secondo è critico per la redditività e l’efficienza dell’impresa. 
 
Altro fattore esterno è costituito dall’internazionalizzazione del settore del 
quale l’impresa fa parte. Può essere infatti l’ambiente competitivo esterno a 
costituire un fattore trainante per la singola impresa, divenendo 
l’internazionalizzazione della stessa un fattore centrale per la sopravvivenza 
L’internazionalizzazione delle PMI in Cina 
 
10 
della stessa. Pensiamo ad esempio alla corsa di molti settori verso la 
delocalizzazione produttiva in Paesi a basso costo di manodopera. 
Le spinte derivanti da fattori esterni portano alla definizione di obiettivi 
specifici, quali: 
 Seguire i propri clienti che si internazionalizzano, per aumentare la 
fedeltà al brand
8
; 
 Riduzione del rischio attraverso la collaborazione con imprese operanti 
nel Paese ospite [Leontiades, 1982]; 
 Il clima competitivo del mercato di origine che si fa sempre più aspro 
9
 a 
causa della saturazione dello stesso. 
 L’esigenza di difendere l’impresa dall’ingresso di un concorrente nel 
proprio mercato, affrontandolo nel mercato internazionale [Root,1987]; 
 
Figura 1-1 Obiettivi perseguiti attraverso l'internazionalizzazione 
 
Fonte: nostra elaborazione. 
 
                                            
8
 Root F.R., 1992, International strategic management : challenges and opportunities, 
Taylor & Francis, Washington. 
9
 Bradley F., 1991, International marketing strategy. Prentice Hall, New York. 
Obiettivi dipendenti da 
fattori esterni 
Obiettivi dipendenti 
da fattori interni 
Internazionalizzazione 
Capitolo 1 - Internazionalizzazione della piccola e media impresa 
11 
I fattori interni di spinta all’internazionalizzazione sono invece riconducibili 
all’accesso alle risorse, o all’utilizzo delle stesse. Nel primo caso l’impresa 
necessità di risorse per la crescita (aspetto dinamico) non disponibili nel 
mercato domestico, come a quelle finanziare e del mercato dei capitali, 
materie prime, umane (relative a costo del lavoro o specializzazione delle 
stesse) e di conoscenza.  Nel caso invece dell’utilizzo delle risorse l’impresa 
è spinta da elementi già presenti al suo interno, come la capacità produttiva, 
il brand, le risorse umane, conoscenze, o più semplicemente i propri prodotti. 
Le spinte derivanti da fattori interni portano alla definizione di obiettivi 
specifici, quali: 
 
 Contrastare i concorrenti sotto tutti i fronti e in tutti i mercati in cui questi 
operano, per non perdere quote di mercato
10
; 
 Il raggiungimento di dimensioni maggiori, per poter essere sempre più 
competitivi nel proprio settore: producendo elevati volumi si potranno 
sfruttare vantaggi di scala, di apprendimento, di scopo e di flessibilità 
(Kogut, 1990); in particolare, la possibilità di commercializzare all’estero 
gli eccessi di capacità produttiva; 
 Lo sfruttamento di sinergie tecnologiche, produttive e commerciali 
ottenute attraverso la collaborazione con imprese straniere [Sicca, 
1994]; 
 L’affermazione dell’impresa a livello internazionale, creando 
un’immagine soprannazionale dell’impresa [Depperu, 1993]; 
 L’accesso al mercato internazionale dei capitali [Valdani, 2000]. 
 
                                            
10
 Depperu D., 1993, L’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, EGEA. 
Milano. 
L’internazionalizzazione delle PMI in Cina 
 
12 
L’impresa, sia essa spinta da fattori esterni o interni, si internazionalizza 
quando ha la consapevolezza che il raggiungimento dei propri obiettivi è 
strettamente correlato al contributo derivante dalle attività estere. 
 
1.3 Le modalità di entrata 
Le imprese che decidono di internazionalizzarsi, dopo aver definito il Paese 
obiettivo, devono selezionare la migliore modalità di entrata. La scelta della 
modalità è influenzata, come verrà analizzato nel paragrafo sucessivo, da 
una serie di fattori di natura interna ed esterna. 
Ogni modalità è caratterizzata da diversi vantaggi e svantaggi, per questo 
l’impresa deve valutare in modo esaustivo tutte le alternative che le si 
presentano, prima di effettuare una scelta definitiva. Infatti, non sempre sarà 
possibile modificare la propria scelta in tempi brevi, una volta che questa si 
dimostri inadatta. Le modalità possono essere suddivise in tre grandi 
categorie: le esportazioni, gli accordi internazionali e gli investimenti diretti 
all’estero (IDE). 
1.3.1 Le esportazioni 
Le esportazioni caratterizzano spesso la prima fase di un processo di 
internazionalizzazione per diverse ragioni: sebbene spinte verso nuovi 
mercati esse possono per esempio non conoscerne le particolarità o non 
essere in grado di sostenere il rischio Paese o importanti investimenti iniziali.   
Le modalità connesse alle esportazioni, in caso di interposizione di figure 
terze tra l’impresa e il cliente finale, consentono generalmente un limitato 
controllo  della clientela e un basso feedback dal mercato estero. Esse però 
permettono all’impresa di acquisire conoscenze e di accrescere le proprie 
Capitolo 1 - Internazionalizzazione della piccola e media impresa 
13 
capacità a livello internazionale, riducendo gli investimenti, i costi di set-up e i 
rischi [Root, 1992], mantenendo un elevato grado di reversibilità. L’impresa 
che intende espandersi a livello internazionale attraverso l’esportazione 
dovrà stabilire se realizzarla nella forma diretta o indiretta.  
 
Esportazione indiretta. L’azienda si espande tramite degli intermediari, 
non svolge un ruolo attivo durante il processo. La responsabilità ed i rischi 
connessi all’ insuccesso delle operazioni sono assunti totalmente da agenti 
esterni all’impresa. Se da un lato si ottiene il vantaggio della riduzione dei 
rischi dall’altro si annulla ogni possibilità di contatto diretto con il nuovo 
mercato, precludendo la possibilità di acquisire conoscenza ed esperienza. I 
vantaggi derivanti dalle esportazioni indirette sono [Depperu, 1993]: 
 Ridotti investimenti dovuti ad una ridotta presenza da parte 
dell’impresa nel nuovo mercato 
 La possibilità di sfruttare le conoscenze possedute da un operatore 
specializzato per soddisfare le esigenze e i bisogni dei clienti esteri 
 Testare le reazioni dei nuovi consumatori senza sostenere alcun tipo 
di rischio commerciale e politico 
 
A fronte di questi vantaggi sorgono anche tre svantaggi [Depperu, 1993]: 
 La totale assenza del contatto diretto con il nuovo mercato 
 Il ridotto potere nei confronti dei distributori locali 
 Il difficile controllo delle attività dei concorrenti e l’impossibilità di 
seguire le loro mosse 
 
Esportazione diretta. Essa è caratterizzata dal diretto operare dell’impresa 
dalla sue sede; non vi sono figure terze tra essa e il cliente finale. In questo 
caso l’impresa si assume tutte le responsabilità ed i rischi derivanti dalla 
gestione delle attività nel nuovo mercato. La volontà da parte dell’azienda di 
L’internazionalizzazione delle PMI in Cina 
 
14 
stabilire un contatto diretto con i clienti esteri è riconducibile ad una strategia 
che valorizzi il prodotto ed il brand dell’impresa, pur mantenendo invariata la 
produzione a livello nazionale. 
Rispetto alle forme indirette questa permette di aumentare il controllo su 
tutte le operazioni internazionali, con un ridotto impiego di risorse. I vantaggi 
riconducibili alla modalità diretta sono: 
 La creazione di un rapporto diretto con la clientela e con il mercato 
che porta ad una maggior conoscenza dei dati e delle informazioni, 
rilevanti per accrescere la propria esperienza 
 Un maggior grado di controllo rispetto alla modalità indiretta 
 
Lo svantaggio è che l’impresa si assume tutti i rischi derivanti da un 
possibile fallimento. Possiamo quindi concludere che le esportazioni sono le 
modalità che richiedono il minor coinvolgimento di risorse e per questo 
caratterizzate dal minor grado di rischio. Rispetto alle altre modalità di 
ingresso però possono garantire un minor grado di controllo sulle attività 
internazionali. Sono inoltre contraddistinte da un elevato grado di flessibilità, 
sfruttabile in mercati poco stabili o in paesi con politiche incerte. I costi da 
sostenere coincidono soprattutto con i costi di trasporto, infatti, se la distanza 
geografica aumenta questi diventeranno sempre maggiori rendendo la 
modalità esportativa meno vantaggiosa. 
1.3.2 Gli accordi internazionali 
Gli accordi internazionali sono composti dalle diverse modalità per mezzo 
delle quali un’impresa trasferisce o mette a disposizione dell’altra 
conoscenze (pensiamo al licensing di produzione), dotazioni strutturali (ad 
esempio la struttura distributiva), marchi a fronte di una contropartita. In 
questo modo le due parti possono sfruttare le complementarietà esistenti fra 
Capitolo 1 - Internazionalizzazione della piccola e media impresa 
15 
le imprese partner [Valdani, 2000]. Le ragioni che portano un’impresa verso 
la collaborazione inter-aziendale sono molteplici [Scott, 1997]: 
1. per poter raggiungere livelli tecnologici superiori senza dovere 
effettuare ingenti investimenti nella ricerca e sviluppo 
2. per recuperare posizioni competitive 
3. per mantenere la posizione conquistata 
4. per ristrutturare la propria attività 
5. per proteggere il proprio brand in un mercato estero [Root, 1992] 
6. per trasferire il proprio nome in un mercato straniero per farsi 
conoscere senza dover produrre in quel mercato 
 
Gli accordi consentono alle imprese di condividere i propri punti di forza e 
permettono anche di creare collaborazioni fra le imprese ed i paesi in cui gli 
accordi nascono. Alcune aziende possono inoltre essere sostenute dai 
governi esteri perché queste modalità accrescono l’economia di entrambe i 
Paesi delle imprese partner. I benefici derivanti dagli accordi internazionali 
sono [Valdani, 2000]: 
 l’ottenimento di vantaggi di costo 
 l’accesso a nuove competenze e conoscenze riducendo i costi di 
acquisizione di queste 
 la riduzione sia dei rischi sia della consistenza degli investimenti 
effettuati per entrare nel nuovo mercato 
 la possibilità di trasformare un concorrente in un possibile alleato 
 
Esistono numerose forme di accordi internazionali le più importanti sono il 
licensing, il piggyback, il franchising, e la creazione di una joint venture. 
 
Licensing. Con il licensing un’impresa (licensors) cede ad un’altra 
(licensee) i propri intangible assets (know-how, competenze tecnologiche, 
L’internazionalizzazione delle PMI in Cina 
 
16 
marchi e la possibilità di sfruttare il proprio nome) in cambio di una 
percentuale sul fatturato [Root, 1992].  
La licenza è scelta da imprese caratterizzate da piccole dimensioni che non 
possono perseguire modalità di investimento diretto per le ridotte possibilità 
economiche. Le elevate barriere all’ingresso, insieme all’elevato investimento 
nella R&S da parte del licensor, sono un’ altra determinante che spinge le 
aziende verso il licensing. Infine la licenza può essere sfruttata nel caso in 
cui il ciclo di vita del prodotto è breve e il tasso di innovazione tecnologica è 
molto elevato. In questi casi conviene distribuire i prodotti e le conoscenze 
tecnologiche al maggior numero di individui, prima che diventino obsolete. I 
rischi derivanti da questa modalità sono: la possibilità di creare nuovi 
concorrenti con il trasferimento delle proprie conoscenze, la difficoltà di 
controllare l’operato dei licensee e l’assenza di una partecipazione attiva 
dell’impresa. 
 
Piggyback. Il piggy-back costituisce una forma di cooperazione 
internazionale tra due imprese che dispongono di risorse complementari. 
Tipicamente, una grande impresa (impresa portante) sostiene una PMI 
esportatrice (impresa portata) nella distribuzione dei suoi prodotti sul mercato 
straniero in cui l'impresa portante già opera. Di conseguenza, l'impresa 
portante mette a disposizione della PMI la sua struttura di distribuzione (rete 
commerciale, forza di vendita, logistica,…) e svolge  presso essa un ruolo 
consultivo (ricerca di clienti, studio di fattibilità, aiuto nella ricerca del 
finanziamento, sostegno logistico,…) rafforzato dal "know-how" commerciale, 
dalla conoscenza del mercato e dalla notorietà di cui dispone. L'impresa 
portante viene di solito remunerata attraverso le spese fisse (costituite da 
una parte dei suoi costi logistici) e attraverso un compenso (percentuale sulle 
vendite) che vengono corrisposti dall'impresa portata. Inoltre, questo tipo di