7
Tale sconvolgimento delle abitudini giuridiche e delle convinzioni dottrinali è
figlio di un processo iniziato svariati anni or sono, ma che ha visto le sue
applicazioni pratiche e tangibili solo in questi ultimi anni.
Attraverso l’analisi dei principali fattori innovativi, il presente lavoro vuole
avere lo scopo di illustrare le potenzialità che la riforma fondata sull’applicazione
delle tecnologie può avere nel più generale processo di trasformazione dell’intera
P.A., orientata a diventare un’amministrazione più vicina alle esigenze del cittadino
e più pronta nell’assolvimento dei propri compiti istituzionali.
Il primo capitolo delinea le tappe principali che hanno caratterizzato la
trasformazione e la modernizzazione della P.A., nonché l’introduzione e
l’applicazione dei concetti informatici in ambito giuridico. S’introducono in
dettaglio il Piano d’Azione per l’e-government e le Linee Guida per
l’informatizzazione del settore amministrativo.
L’e-government rappresenta la nuova filosofia gestionale della P.A. che prevede
il pieno impiego delle risorse tecnologiche al fine di ottimizzare, mediante una
migliore circolazione dell’informazione, le relazioni interne ed esterne degli apparati
amministrativi e di migliorare, attraverso una maggiore rapidità e flessibilità nella
loro erogazione, l’offerta di servizi al cittadino.
Essendo un completamento naturale dello sviluppo della Società
dell’Informazione, l’e-government o governo elettronico, contribuisce al
miglioramento del livello dei servizi creando benefici anche alle parti “non digitali”
della società, rendendo più efficienti ed efficaci le interazioni tra amministrazioni ed
utenti sui canali tradizionali.
Un’attenzione particolare viene data al Centro Nazionale per l’Informatica nella
P.A. (CNIPA): l’organismo che ha il compito di supportare il Ministro per
l’Innovazione e le Tecnologie nella proposizione ed elaborazione di politiche per
l’ammodernamento non solo nelle P.A. centrali e locali, ma anche nei confronti di
cittadini ed imprese.
Di fatto il CNIPA ha preso il posto dell’Autorità per l’Informatica nella P.A.
(AIPA), di cui ha assunto sostanzialmente le competenze pur presentando
caratteristiche differenti (non ha più la qualifica di Authority) e un ruolo
maggiormente propulsivo per il cambiamento rispetto al suo predecessore.
8
Nel secondo capitolo, invece, messo in evidenza come nel nostro Paese la
riforma tecnologica s’intersechi con il processo di attuazione del federalismo: una
riforma istituzionale volta a riconoscere nuovi ruoli e responsabilità a Regioni,
Province e Comuni che, per mezzo della rete, consentono al cittadino di usufruire di
servizi migliori senza doversi spostare necessariamente verso i centri nevralgici
delle istituzioni.
Attraverso il rivoluzionario utilizzo di Internet è possibile superare le barriere, le
distanze e le attese derivanti dalla dislocazione delle amministrazioni sul territorio.
Ovunque si trovi il cittadino, con un semplice click, è in grado di rivolgersi alla
P.A. e di usufruire dei suoi servizi, ad esempio porre quesiti attraverso la posta
elettronica oppure avviare una pratica per via telematica.
Fondamentale è, quindi, l’interconnessione delle reti esistenti per garantire
l’omogeneità delle informazioni su tutto il territorio nazionale. A tal fine è prevista
l’evoluzione della Rete Unitaria della P.A. verso il Sistema Pubblico di Connettività
che dovrà concretizzarsi in un’infrastruttura a banda larga capace d’interconnettere e
far comunicare, secondo omogenei standard tecnologici, organizzativi e di sicurezza,
tutti gli uffici pubblici, sia centrali che locali.
Questi ultimi, a partire dal 1° gennaio 2006, saranno obbligati a rendere sempre
e comunque disponibili tutte le informazioni in modalità digitale, a fare ricorso
all’informatica e ad accettarla come principale strumento operativo non solo nei
rapporti interni, ma, soprattutto, in quelli con la collettività.
Questo è quanto dispone il Codice dell’amministrazione digitale (D. Lgs.
82/2005), una sorta di “Magna Charta” della P.A. moderna che riconosce al
cittadino/utente nuove possibilità e nuovi diritti, come quello all’uso delle moderne
tecnologie nei rapporti con qualsiasi amministrazione dello Stato, o quello
all’accesso e all’invio di documenti digitali.
Nel terzo capitolo vengono esaminati i principali strumenti al servizio del
processo di cambiamento: il documento informatico e la firma digitale. Questi due
istituti giuridici sono alla base della riforma informatica della P.A. e consentiranno
non solo di snellire, proceduralizzare e standardizzare l’attività amministrativa, ma
anche di fornire maggiori garanzie per ciò che concerne la certezza dei documenti
amministrativi che, nella forma elettronica, se rispondenti agli accorgimenti tecnici
9
indicati nella normativa in materia, risultano più affidabili rispetto ai classici atti
prodotti in forma cartacea.
Con l’introduzione di queste figure giuridiche finalizzate alla “digitalizzazione”
dell’azione amministrativa sarà possibile la lavorazione delle pratiche e la loro
archiviazione su supporti ottico - magnetici aventi il pregio di essere di dimensioni
ridotte e di poter contare su una flessibilità gestionale elevatissima.
L’Italia sta lavorando molto nella prospettiva di avvicinare il Paese agli standard
informatici dell’Europa. La partecipazione all’Unione, infatti, comporta
un’assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni pubbliche sia sul
versante dell’azione amministrativa e dei servizi erogati, sia su quello delle politiche
di sviluppo delle tecnologie ICT e del governo elettronico. I due fronti sono correlati
come risulta evidente da molti documenti, programmi ed atti d’impulso dell’Unione.
Le iniziative e-Europe 2002, e-Europe 2005 ed i-2010, esaminate nel quarto
capitolo, testimoniano l’attenzione europea al valore propulsivo delle nuove
tecnologie e al ruolo importante del settore pubblico, cui l’UE affida obiettivi
impegnativi.
Questi documenti prevedono per il governo elettronico obiettivi specifici anche
nei settori dell’istruzione, della sanità, dei trasporti, dei servizi alle imprese. Su
questa linea, molti Paesi, come Francia e Regno Unito di cui si riporta l’esperienza,
hanno avviato già da alcuni anni programmi per la Società dell’Informazione; per
altri, entrati recentemente a far parte dell’UE, la tematica è di piena attualità.
Il lavoro presenta, infine, due appendici che illustrano, rispettivamente, i servizi
realizzati dalla Regione Lazio a sostegno dello sviluppo telematico del proprio
territorio e le iniziative intraprese a livello nazionale per ridare fiato ad un mondo
imprenditoriale già economicamente in difficoltà e spesso sommerso da pratiche
burocratiche tutt’altro che agevoli.
Nella parte conclusiva della tesi è stato inserito, come peraltro già fatto dal
legislatore nelle disposizioni normative che regolano la materia, un glossario nel
quale i termini tecnici, utilizzati più di frequente, trovano una sintetica spiegazione.
CAPITOLO I
TRASFORMAZIONE E MODERNIZZAZIONE DELLA
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
11
1.1 IL CAMBIAMENTO DELLA P.A.
Durante la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta nei Paesi
occidentali si è sviluppata l’esigenza d’identificare un nuovo modello istituzionale
nel quale definire il ruolo dei soggetti pubblici all’interno del contesto socio-
economico ed il rapporto tra le amministrazioni centrali dello Stato e le
amministrazioni periferiche.
Questa esigenza è stata avvertita in modo particolare dagli Stati appartenenti
all’Unione Europea, per i quali i processi d’integrazione economica, monetaria,
normativa, sociale e culturale hanno contribuito ad accrescere la necessità di una
migliore definizione dei rapporti tra i singoli Paesi e, all’interno degli stessi, tra i
diversi soggetti pubblici coinvolti.
Alle esigenze di definizione del ruolo pubblico nell’economia e del rapporto tra
amministrazioni centrali e locali si sono affiancate le necessità di risanamento
economico-finanziario delle casse dei singoli Stati, di miglioramento della qualità
del servizio pubblico e d’ammodernamento del funzionamento della P.A.
I fattori di crisi e le azioni poste in essere per il raggiungimento dei suddetti
obiettivi sono alla base del processo di cambiamento che ha coinvolto il sistema
delle amministrazioni pubbliche dei Paesi occidentali ed ha impegnato i governi
centrali in un’intensa attività legislativa diretta a:
¾ definire il «nuovo» ruolo dell’apparato pubblico, sia esso centrale che locale,
all’interno del sistema economico in relazione sia ai nuovi bisogni espressi
dalla comunità e sia ai cambiamenti registrati nei mercati aventi ad oggetto la
produzione di servizi di pubblica utilità;
¾ ridurre il costo delle inefficienze presenti nel sistema pubblico e ridurre il
deficit dello Stato;
¾ migliorare l’efficienza, l’efficacia e l’economicità dell’azione pubblica sul
territorio;
¾ avvicinare in senso orizzontale il sistema delle amministrazioni pubbliche
alle esigenze reali del cittadino e dell’apparato produttivo di ciascun Paese.
Il soddisfacimento di questi obiettivi ha determinato l’avviamento di alcuni
processi di riforma. Attraverso l’azione del legislatore si è cercato di legittimare il
12
ricorso a nuovi strumenti e di allentare i vincoli normativi e burocratici che spesso
hanno rallentato l’avvicinamento delle amministrazioni pubbliche alle mutate
esigenze del sistema ambiente e ai bisogni della comunità.
Parallelamente, ciò che è stato compreso è che non basta modificare le leggi e
cambiare gli assetti politici ed istituzionali con direttive provenienti dall’alto verso il
basso per un concreto miglioramento della «macchina pubblica», ma è necessario
modificare i criteri e i principi che guidano l’organizzazione e la gestione
dell’apparato pubblico, introducendo meccanismi di competizione e strumenti di
programmazione e di controllo economico, finanziario e qualitativo con i quali poter
misurare il grado di soddisfazione del cittadino/impresa e il valore prodotto per la
collettività.
Il processo di cambiamento della P.A. all’interno dei Paesi occidentali è stato
scandito da un percorso di riforma che ha coinvolto la dimensione politica,
l’ordinamento giuridico, l’organizzazione e la gestione delle amministrazioni
pubbliche per arrivare a coinvolgere la dimensione culturale interna ed esterna al
settore pubblico.
In Italia la riforma della P.A. è stata per troppi anni trascurata dal potere politico
che ha rivolto ad essa una scarsa e superficiale attenzione, nonostante la presenza
per decenni di un Ministro per la riforma burocratica e, successivamente, di un
Ministro per la funzione pubblica.
Si è dovuto attendere il 1979 per avere un «Rapporto sui problemi
dell’amministrazione dello Stato» (predisposto dall’allora Ministro per la funzione
pubblica, M. S. Giannini) che individuava le cause di disfunzione della P.A.
nell’arretratezza delle tecniche d’amministrazione delle istituzioni pubbliche rispetto
a quelle private, nella scarsa conoscenza che le amministrazioni avevano della
propria produttività, nei costi occulti e proponeva i relativi rimedi.
Nonostante la crescente sfiducia dei cittadini verso il funzionamento
dell’apparato pubblico, tale rapporto è rimasto, in buona parte, «lettera morta, poiché
ad esso non è seguito alcun provvedimento legislativo, per la sommersa ostilità della
classe politica e burocratica.
Una decisa inversione di tendenza si è avuta a partire dagli anni ‘90, quando il
Governo ha avviato un’organica ed incisiva serie di riforme che hanno preso corpo
13
sia in leggi ed atti equiparati sia in documenti e materiali vari, oltre che in direttive
del Presidente del Consiglio ed in alcuni «progetti pilota».
L’obiettivo da raggiungere era quello di riqualificare l’azione pubblica, di
ritrovare una nuova legittimazione su cui fondare il ruolo delle amministrazioni
pubbliche centrali e locali e, soprattutto, di creare un’amministrazione flessibile, al
servizio del cittadino e degli utenti, quale erogatrice di servizi, in un regime di
efficienza e di economicità delle prestazioni.
Il settore pubblico italiano si è sempre caratterizzato per una bassa propensione
al cambiamento, configurandosi, nonostante le relazioni che lo hanno legato
all’ambiente circostante, come un’entità poco dinamica e poco orientata verso i
processi d’innovazione.
Ma le riforme degli anni ’90 hanno aperto la strada ad un radicale processo di
trasformazione d’ampia portata, dal carattere organico, ma al tempo stesso
frammentario, che ha mutato globalmente gli assetti strutturali e gli approcci
operativi. Organico perché ha interessato quasi tutti gli apparati amministrativi,
nonché la struttura fondamentale dei rapporti tra lo Stato e le autonomie, attuando un
ampio decentramento
1
. Frammentario poiché non si è trattato di un’unica riforma,
ma di una pluralità di riassetti e di interventi normativi adottati, in successive fasi
storiche, da maggioranze politiche diverse.
Tuttavia, osservato con il distacco consentito dal tempo ormai trascorso, il
decennio di riforme ha assunto un volto univoco nel quale le stagioni del 1990-1994
(con le leggi sulle autonomie, sul procedimento amministrativo e sulla
1
La Costituzione fissa all’art. 5 il principio fondamentale dell’autonomia e del decentramento, alle
cui esigenze la Repubblica deve adeguare «i principi e i metodi della sua legislazione». La
Repubblica, che resta una e indivisibile, «riconosce e promuove le autonomie locali» e allo stesso
tempo «attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo».
Il decentramento si distingue in:
ξ politico o costituzionale: consiste nella cessione di poteri dello Stato a diversi enti (Enti
locali, Regioni) ed è attuato, di norma, mediante leggi di rango costituzionale;
ξ amministrativo: consiste nella cessione di funzioni amministrative, è disposto con legge
ordinaria e si distingue a sua volta in: 1) decentramento burocratico, che è l’attribuzione di
funzioni statuali ad organi periferici dello Stato stesso (Prefetture, uffici finanziari,
Provveditorati agli Studi, etc.); 2) decentramento gestionale, che consiste nel conferire
l’esercizio di alcuni servizi pubblici e aziende o agenzie autonome; 3) decentramento
autarchico, che è la cessione autarchia (capacità di amministrare i propri interessi mediante
un’autonoma attività amministrativa dotata dell’autorietà tipica del provvedimento
amministrativo) e di una o più forme di autonomia ad enti autonomi, distinti dallo Stato. A
seconda che tali enti siano territoriali o locali, il decentramento autarchico si distingue in
territoriale e funzionale.
14
privatizzazione del pubblico impiego) e del 1997-2000 (con la semplificazione, il
riordino della P.A, il «federalismo amministrativo», il compimento della
privatizzazione del rapporto di lavoro e la redazione del “Testo Unico degli Enti
Locali” e del “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia
di decentramento amministrativo”) sono confluite in un unico processo di
modernizzazione dell’intero sistema amministrativo.
Questo processo di cambiamento della P.A. è stato anche favorito in modo
determinante dal progresso tecnologico che ha scandito spesso i tempi dell’intera
evoluzione umana; in particolare, tutti gli ambiti della vita quotidiana sono stati
investiti pienamente dalla dirompente “rivoluzione tecnologica” che è tutt’ora in
corso e che promette nuovi, rilevanti sviluppi. A tale ondata d’innovazione non
poteva e non doveva sottrarsi lo Stato nella sua veste di amministratore e di gestore
della cosa pubblica.
Nella prima metà del XIX secolo Gian Domenico Romagnosi (1761-1835),
primo titolare di una cattedra di diritto pubblico in un’università italiana, teorizzava
il principio secondo il quale “l’interesse pubblico deve essere realizzato nel miglior
modo possibile e con il minor sacrificio possibile dei privati…”.
Quale miglior modo, allora, per mettere in pratica tale precetto se non quello di
rendere snella ed efficiente l’azione della P.A?
La fine del XX e l’inizio del XXI secolo hanno sancito l’avvento dell’era
tecnologica, con veloci elaboratori di dati, con comunicazioni che non conoscono
frontiere, con la disponibilità degli strumenti per automatizzare e, quindi,
razionalizzare l’attività della P.A.
Le nuove tecnologie informatiche, quindi, rappresentano un importante
strumento oggi a disposizione dei governi dei Paesi occidentali ed un’importante
leva su cui poter far forza per stimolare i processi di cambiamento.
All’interno delle amministrazioni pubbliche le nuove tecnologie sono
considerate sempre meno come apparecchiature, ma, diversamente, sono sempre più
considerate, nel processo di cambiamento, degli ulteriori processi all’interno delle
15
amministrazioni pubbliche medesime: cambiamento che trova il proprio fondamento
nell’applicazione delle nuove conoscenze al concreto operare
2
.
Oggi le tecnologie informatiche e la loro interoperabilità mediante Internet
3
ed
altri tipi di rete, offrono la possibilità di contribuire a migliorare il rapporto tra
amministrazioni (Government to Government, G2G), tra amministrazioni e cittadini
(Government to Citizen, G2C) e tra amministrazioni ed imprese (Government to
Business, G2B), distribuendo servizi mirati, trasversali rispetto alle singole
competenze e sempre accessibili.
Quali che siano le loro funzioni e la natura giuridica, le amministrazioni
pubbliche rappresentano l’interfaccia digitale, si pongono come utenti strategici
delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione ed è per questo che
esse sono obbligate a rinnovarsi e rafforzarsi continuamente, attenendosi a precisi
standard di funzionalità, efficienza e rispetto della legalità, soprattutto mediante
misure di pubblicità e trasparenza.
“Interfaccia” e “digitale” riassumono, in sintesi, gli aspetti più interessanti di
questo processo di rinnovamento.
Se l’aggettivo “digitale” fa evidente riferimento all’impiego di tecnologie
informatiche utilizzate per una migliore gestione dei processi amministrativi, il
sostantivo “interfaccia” allude al nuovo atteggiamento che l’amministrazione
pubblica deve poter assumere nei confronti dei cittadini che è chiamata a servire. Da
una logica prettamente burocratica, nella quale il risultato tende a coincidere con il
semplice rispetto delle normative, si deve giungere in modo graduale ad un’azione
orientata al soddisfacimento dell’utente, finalizzata cioè ad una risposta il più
possibile rapida e giusta all’istanza ricevuta.
2
Sul ruolo delle nuove tecnologie all’interno delle amministrazioni pubbliche Borgonovi afferma che
«le tecnologie possono essere definite in senso lato come l’insieme delle conoscenze tradotte in
modalità di produzione, trasferimento e consumo di beni e in processi tramite cui si organizza e si
realizza la risposta ai bisogni dei singoli o di gruppi organizzati della società». Cfr. E.
BORGONOVI, Le tecnologie dell’informazione e il cambiamento dell’amministrazione pubblica, in
Azienda Pubblica, n. 1/2000, pag. 5.
3
Internet è una rete pubblica di dimensioni planetarie alla quale chiunque può collegarsi utilizzando
un fornitore (ISP, Internet Service Provider) che rende possibile la comunicazione tra il computer del
singolo e la rete Internet. Gli ISP sono interconnessi tra loro attraverso centri d’interscambio chiamati
NAP (Neutral Access Point). In questo modo viene garantita la possibilità di comunicazione tra tutti
coloro che si affacciano su Internet.
16
L’informatica
4
costituisce il mezzo migliore per consentire al personale
amministrativo di assumere questo nuovo modus operandi: per sua stessa natura, la
digitalizzazione delle procedure non può non apportare velocità nell’elaborazione
dei dati, trasparenza, uguaglianza di trattamento e razionalizzazione dei compiti a
carico del personale amministrativo, al quale possono essere sottratte una serie di
operazioni ripetitive e meccaniche che il computer è in grado di svolgere in tempi
più rapidi ed a costi più contenuti.
Informatica, “informazione automatica” e Tecnologia dell’Informazione e della
Comunicazione (ICT): dal significato attribuito a questi concetti risulta chiaro che,
poiché le informazioni costituiscono una delle “materie prime” dell’azione
amministrativa, devono essere implementate tutte le tecnologie che consentano di
migliorare la comunicazione verticale ed orizzontale tra i vari uffici sparsi sul
territorio: l’impiego di un’interfaccia digitale può favorire le condizioni
d’interoperabilità necessaria all’instaurazione di un dialogo e di un confronto
continuo tra tutti i soggetti coinvolti.
4
L’informatica può essere definita come la scienza a carattere interdisciplinare che riguarda tutti gli
aspetti del trattamento dell’informazione mediante elaboratori elettronici. La diffusione delle nuove
tecnologie ha prodotto un’importante trasformazione del concetto stesso d’informatica: la
trasmissione e il trasferimento delle informazioni vanno assumendo sempre più un ruolo centrale nel
sistema informatico, con pari importanza rispetto all’elaborazione dell’informazione, al calcolo e al
controllo dei processi. Per questa compenetrazione d’informatica in senso stretto e di comunicazione
è stato coniato il nuovo termine telematica. (Voce Informatica, Enciclopedia Generale De Agostini,
1996).
17
1.2 VERSO L’INFORMATIZZAZIONE DELLA P.A.
Fino a non molto tempo fa, i contatti con la P.A. avvenivano unicamente di
persona o attraverso il servizio postale: già con l’avvento della ferrovia, e grazie al
concetto ante litteram di “rete” che l’infrastruttura ferroviaria presuppone, alle
persone è stata data la possibilità d’instaurare rapporti quantitativamente e
qualitativamente nuovi con interlocutori fisicamente lontani: contemporaneamente il
trasporto di merci su rotaia ha incrementato l’efficienza economica ed ha prodotto
dei benefici dal punto di vista sociale.
Così come le ferrovie hanno rappresentato il più innovativo servizio pubblico
all’epoca della rivoluzione industriale, l’informatica ed Internet rappresentano le
colonne portanti dell’era attuale: dotare la P.A. di un’interfaccia digitale significa
darle finalmente l’opportunità di porre il cittadino al centro della sua attenzione,
consentendogli di accedere alle informazioni, di utilizzare i servizi, d’influenzare le
decisioni relative alle varie politiche che lo riguardano, il tutto in tempi brevi e con
la massima efficienza.
Così facendo, si vuole passare da un’amministrazione dirigistica, verticale e
segmentata, ad un’amministrazione orizzontale, orientata al servizio e caratterizzata
da fitti scambi informativi tra le sue parti e verso l’ambiente esterno. Per questo
l’uso appropriato, esteso ed intenso delle tecnologie dell’informazione è il punto
focale per l’attuazione della riforma della P.A. e lo strumento per “reinventare”
5
le
modalità d’organizzazione e funzionamento delle amministrazioni e per offrire ai
cittadini/utenti servizi più tempestivi, qualitativamente migliori e facilmente
accessibili attraverso l’uso della rete e delle communication technology.
La Società dell’Informazione in cui viviamo è, dunque, trainata dal mercato dei
nuovi servizi e delle nuove tecnologie informatiche che rendono possibile forme di
5
Il governo elettronico, nelle parole del Ministro della funzione pubblica Bassanini, si è delineato
come un’occasione unica ed insostituibile di reinventare il Governo, tenendo conto della vera e
propria rivoluzione causata dalle tecnologie e, soprattutto, da Internet a livello economico, sociale e
politico. L’e-government, infatti, «non è più soltanto il rinnovamento tecnologico del più corposo tra
i settori della vecchia economia, quello della P.A. Deve essere invece considerato come l’insieme di
quelle nuove azioni di governo che consentono di rispondere adeguatamente, e tempestivamente, alle
richieste di governo da parte degli attori sociali ed economici – vecchi e nuovi – che cooperano e
competono sulle reti dei mercati globali». Intervento del Ministro FRANCO BASSANINI al terzo
Global Forum organizzato dal Governo Italiano e dedicato all’e-government come strumento di
democrazia e sviluppo, Napoli, 17 marzo 2001.
18
cooperazione e coordinamento tra le istituzioni, laddove un tempo si richiedeva la
centralizzazione e la verticalizzazione della decisione. Esse forniscono, inoltre,
strumenti efficaci per permettere nelle amministrazioni e, in primo luogo, negli Enti
locali di assumersi maggiori responsabilità nella definizione, progettazione ed
erogazione di beni e servizi e nella formulazione di politiche in grado di dare
risposte ai problemi collettivi.
In sostanza, le nuove conquiste dell’informazione e delle tecnologie vengono
messe al servizio di un rapporto più rapido, diretto e trasparente tra i cittadini e i vari
livelli di governo della cosa pubblica; si profila un nuovo modo di amministrare la
res pubblica: il cosiddetto “governo elettronico” o “e-government”.
All’interno di questo percorso di cambiamento del settore pubblico italiano “e-
government” significa molto di più di “governo elettronico”. Non è soltanto
l’utilizzo delle tecniche informatiche nei procedimenti amministrativi, ma un
processo attraverso cui i rapporti tra P.A. e cittadini si riallineano.
In primo luogo esso coinvolge le P.A che sono ovviamente protagoniste di
questi processi di cambiamento; il mondo imprenditoriale che vede nell’e-
government un’opportunità di sviluppo economico e uno strumento per
incrementare l’efficienza del sistema paese; i cittadini che sono i veri e unici titolari
del diritto di accedere nel modo più facile alle informazioni e ai servizi erogati dalle
amministrazioni pubbliche e, infine, i centri di ricerca e formazioni, le istituzioni
culturali in genere, che devono confrontarsi con le sfide che questo nuovo tema pone
sul piano della ricerca, del trasferimento tecnologico e della formazione.
Non si tratta più semplicemente di automatizzare un processo o memorizzare
informazioni in forma digitale, quanto di trasformare in maniera anche radicale il
funzionamento delle P.A grazie all’utilizzo delle ICT.
Quale può essere il vantaggio di tutto ciò? Se s’intervista un campione di
cittadini sull’attività svolta dalla P. A., le risposte che spesso si ottengono
propendono verso una generale lamentela di eccessiva burocraticità, lentezza ed
inefficienza dell’apparato amministrativo, che porta ad una disaffezione verso le
regole del “vivere comune” e ad una perdita di fiducia in merito all’efficienza della
stessa P.A.
19
L’applicazione delle tecnologie informatiche all’azione delle amministrazioni,
invece, vuole eliminare questo malcontento generale e ristabilire un clima di
maggiore fiducia nei cittadini/utenti, portare ad una riduzione dei tempi del
procedimento amministrativo, ad un contenimento dei costi e ad una
razionalizzazione nell’impiego delle risorse umane e tecniche al fine di creare team
di lavoro multidisciplinari, fortemente motivati, con mandato e responsabilità
precise per evitare le carenze in materia di formazione, aggiornamento e
specializzazione che sono state alla base dello scarso rendimento della P.A. negli
anni passati.
Compatibilmente con il rispetto del D. Lgs. 196/03 sul diritto alla privacy sarà
anche netto l’aumento della trasparenza delle procedure della P.A. e più elevate e
meno gravose saranno le possibilità di partecipazione al procedimento
amministrativo da parte del singolo cittadino.
La realizzazione dei principi cardine contenuti nella l. 241/90
6
sul procedimento
amministrativo, relativi all’applicazione dei criteri di economicità e di efficacia
dell’attività delle P.A (art. 1, comma1) sono il naturale fondamento per giustificare
l’informatizzazione della P.A.
Nell’ultimo decennio, infatti, si sono susseguite leggi e regolamenti che hanno
man mano recepito il bisogno d’integrare le discipline giuridiche con le applicazioni
tecnologiche, ma, soprattutto, si è radicata la convinzione della necessità di
migliorare l’operato delle amministrazioni attraverso lo snellimento delle procedure,
la semplificazione del rapporto con l’utente (cittadino/impresa) e il miglioramento
del livello qualitativo dell’intervento pubblico nell’economia.
6
Legge 7 agosto 1990, n. 241 «Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto
di accesso ai documenti amministrativi».