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(ELM), di Festinger (dissonanza cognitiva) e infine quello di Chaiken (euristico –
sistematico).
In questo lavoro ho poi cercato di illustrare come i concetti della persuasione si
mettano in pratica nella realtà di tutti i giorni e soprattutto nel campo della pubblicità
che d'altronde è il contesto privilegiato in cui questa particolare forma di
comunicazione si realizza evidenziando tutte le sue tattiche e capacità.
Uno sguardo infine è stato dato circa l’etica e la morale applicata alla comunicazione e
si è cercato di comprendere quali siano le sue potenzialità, dove è giusto porre dei
limiti ed infine quali siano i suoi doveri verso una società da essa fortemente
influenzata.
Detto in sintesi: l’approccio è quello di una forte sottolineatura degli aspetti più
paradigmatici del fenomeno “comunicazione persuasiva”, capace di modellare tratti
rilevanti dell’intero sistema sociale di cui è parte.
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1.1 L’importanza della comunicazione
La comunicazione è al centro dell’esistenza quotidiana, è presente sia pure in forme
diverse in ogni ambito della vita umana, in ogni gruppo sociale, è elemento costitutivo
della trama dei rapporti tra le persone.
Viviamo attraverso il nostro comportamento e ci esprimiamo attraverso il rapporto con
gli altri: siamo talmente in interazione che una qualsiasi modificazione di ciascuno di
noi comporta una modificazione di tutti gli altri.
Le nostre azioni, le nostre reazioni, le attitudini e quindi i nostri comportamenti
sviluppano delle relazioni e così comunichiamo in mille modi e maniere: parlando,
stando in silenzio, indicando, sgranando gli occhi, portandoci le mani sul viso o
chinando la testa.
La comunicazione è un concetto indispensabile per la società, ma soprattutto per la
psicologia applicata alla società: non esiste argomento in cui i processi comunicativi
non giochino un ruolo fondamentale, anche se l’interesse per uno studio specifico è
emerso solo di recente nella disciplina.
La comunicazione ha degli effetti pragmatici, vale a dire comportamentali, sui soggetti
che vengono da essa raggiunti. L’interesse degli studiosi della Scuola di Palo Alto
(dalla località della California in cui ha sede il centro di ricerca), è rivolto proprio a
quanto appena detto. L’attenzione è focalizzata sul rapporto emittente-ricevente in
quanto mediato dalla comunicazione: l’analisi riguarda sia l’effetto della comunicazione
sul ricevente, sia l’effetto che la ricezione (o feedback) del ricevente produce
sull’emittente. Gli autori basano la loro elaborazione teorica su alcune proprietà
semplici della comunicazione che hanno natura di assiomi, i quali servono ad illustrare
certe caratteristiche di funzionamento della comunicazione interpersonale.
Il primo assioma sostiene che “non si può non comunicare”: qualsiasi comportamento,
le parole o i silenzi, l’attività o l’inattività hanno valore di messaggio influenzando gli
altri interlocutori che non possono non rispondere a queste comunicazioni.
Con il secondo assioma si afferma che “ogni comunicazione ha un aspetto di
contenuto ed un aspetto di relazione, di modo che il secondo classifica il primo ed è
quindi metacomunicazione”. Ogni atto comunicativo non soltanto trasmette
informazioni, ma al tempo stesso impone un comportamento: ha cioè un aspetto di
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“notizia”, un contenuto che riguarda i “dati” della comunicazione e uno di “comando”,
che si riferisce a come deve essere assunto quel dato messaggio, quindi, alla
relazione esistente tra i partecipanti.
Il terzo assioma introduce il concetto di punteggiatura, affermando che “la natura di
una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i
comunicanti”. Questo sta a significare che i nostri scambi comunicativi non
costituiscono una sequenza interrotta, ma sono organizzati proprio come se
seguissero una sorta di punteggiatura: è possibile in tal modo identificare le sequenze
di chi parla e di chi risponde, definire ciò che si considera come “causa” di un
comportamento distinguendolo dall’“effetto”. I modi di punteggiare una sequenza di
eventi sono molto diversi e possono quindi generare molti conflitti di relazione.
Esempio tipico (riportato da Watzlawick, Beavin e Jackson) è quello dei due coniugi
che si rimproverano “Io mi chiudo in me stesso perché tu brontoli” (detto dal marito) e
“Io brontolo perché tu ti chiudi in te stesso” (detto dalla moglie). Ognuno dei due
soggetti definisce la realtà sulla base della propria convinzione egocentrica,
dimostrando di essere incapace di metacomunicare (cioè di chiarire la natura della
comunicazione effettuata) in base ai propri modelli di interazione.
Il quarto assioma specifica che “gli esseri umani comunicano sia con il modulo
numerico che con quello analogico”. Il linguaggio numerico riguarda l’uso di parole,
segni arbitrari dovuti ad una convenzione semantica, dispone di una sintassi logica
assai complessa e di estrema efficacia, per cui è lo strumento privilegiato per
trasmettere dei contenuti; tuttavia manca di una semantica adeguata nel settore della
relazione. Il linguaggio analogico, invece, consiste di tutte le modalità della
comunicazione non verbale (gesti, espressione del viso, inflessioni della voce,
sequenza del ritmo e cadenza delle parole), che servono soprattutto a trasmettere gli
aspetti riguardanti la relazione tra i partecipanti. L’attività di comunicare comporta
anche la capacità di coniugare questi due linguaggi, nonché di tradurre dall’uno
all’altro i messaggi da trasmettere e quelli ricevuti. In entrambi i casi può essere
difficile “tradurre” e si possono compiere vari errori: per esempio quando si convertono
i messaggi analogici in numerici, occorre inserire degli elementi mancanti, ma il
materiale analogico si presta ad interpretazioni numeriche diverse e spesso
incompatibili tra loro.
Il quinto assioma infine sostiene che “tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici
o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza”.
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Abbiamo un’interazione simmetrica, caratterizzata dall’uguaglianza, quando il
comportamento di un membro tende a rispecchiare quello dell’altro: se viene
comunicato un atteggiamento di simpatia allora, in tal caso, le stesse caratteristiche
saranno messe in evidenza dal partner, nel tentativo di minimizzare le differenze. Le
relazioni complementari sono caratterizzate invece dalla differenza esistente tra le
persone: un partner assume la posizione superiore o predominante (one-up), l’altro
occupa la posizione corrispondente, inferiore o sottomessa (one-down). Appartengono
a questa seconda categoria non solo i rapporti legati a certe idiosincrasie di una data
coppia, ma anche quelli stabiliti dal contesto sociale e culturale: è il caso dei rapporti
tra padre e figlio, tra insegnante ed alunno, tra medico e paziente. Nella maggior parte
dei casi queste relazioni asimmetriche non vengono imposte in modo esplicito, ma
ciascun soggetto si comporta in modo da presupporre il comportamento dell’altro,
offrendogli al tempo stesso le ragioni perché tale asimmetria esista e perduri nel
tempo.
Nella comunicazione la simmetria e la complementarietà non sono in sé “buone” o
“cattive”, “normali” o “anormali”; entrambe svolgono delle funzioni importanti e sono
necessarie nelle relazioni “sane” , ovviamente alternandosi ed operando in settori
diversi.
Quando invece nelle relazioni una delle due modalità di entrare in rapporto con il
partner si irrigidisce, si producono patologie o fallimenti comunicativi.
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1.2 Cosa è la comunicazione
Definire cosa si intende con il termine “comunicazione” non è impresa facile in quanto
il termine può assumere connotazioni differenti secondo il contesto in cui viene usato
ed anche nell’epoca in cui viene collocato.
Il termine comunicazione (la cui derivazione è dal greco κοινòσ rendere comune) ha
un chiaro significato di “mettere al corrente” qualcuno, coinvolgendolo.
1
Nei secoli il termine “comunicare” è stato oggetto di notevoli mutamenti, in
conseguenza dell’evoluzione del linguaggio, a partire da un originario significato di
mettere in comune degli oggetti, piuttosto che idee o pensieri. Solo in epoca più
recente si è aggiunto il significato di mettere in comune delle idee, tale accezione
rappresenta sicuramente un senso più vicino a quello attuale.
Nel 1967 tre studiosi della comunicazione, Watzlawick, Beavin e Jackson, definirono
come “primo assioma della comunicazione” il principio che afferma che “non è
possibile non comunicare”. Persone, oggetti ed elementi comunicano continuamente
ciò significa, in questo caso, che diffondono informazioni su di sé, si presentano al
mondo, hanno un aspetto che viene interpretato da chi è presente ed ha le capacità
per farlo.
Quando pensiamo alla comunicazione ci riferiamo ad attività come ad esempio spedire
una lettera, fare pubblicità, gridare qualcosa a qualcuno, raccontare una storia ecc.
La cosa fondamentale di tutte queste attività, alle quali pensiamo come
comunicazione, è quella di avere qualcuno che trasmette, cioè quello che d’ora in
avanti chiameremo emittente, una cosa che viene trasmessa, cioè quello che d’ora in
avanti chiameremo messaggio ed infine qualcun altro che riceve, cioè quello che d’ora
in avanti chiameremo destinatario.
A questo punto è necessario sottolineare che gli elementi fin qui menzionati affinché si
metta in atto un contesto comunicativo sono quelli basilari, ma spesso tutto ciò non
basta e c’è la necessità che si verifichino alcune condizioni essenziali quali:
1) l’esistenza di un linguaggio comune fra l’emittente ed il destinatario;
2) l’esistenza di norme condivise fra emittente e destinatario per ciò che riguarda la
codifica dei messaggi;
3) che si renda minimo tutto ciò che può disturbare la ricezione dei messaggi.
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Cfr. G. B. AMIETTA, S. BENTIVENGA, Teoria della comunicazione, Stampa alternativa, Viterbo 1995, pag. 20
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Dal punto di vista del significato esso può essere esaminato in diversi aspetti ed a
seconda dell’ottica con la quale viene visto emergono nuovi aspetti della
comunicazione rilevanti nello specifico contesto cui ci riferiamo.
Potremo, dunque parlare di comunicazione come:
• il passaggio e la trasmissione di informazione, di elementi cognitivi, emotivi di
valori espressi e veicolati da quello che è il contenuto del messaggio che viene
trasmesso;
• il porre in comune quegli elementi che partecipano della costruzione sociale
della realtà che lo stesso processo comunicativo contribuisce a creare;
• lo scambio e la condivisione, elementi che hanno come presupposto il
consenso di coloro che dello scambio e della condivisione sono protagonisti;
• la relazione sociale che si attua attraverso la reciproca influenza che i
protagonisti del processo comunicativo vengono realizzando;
• il processo di inferenza attraverso cui è possibile trarre deduzioni,
interpretandole, dagli elementi contenuti nei messaggi scambiati fra gli
interlocutori;
• il processo ermeneutico grazie al quale i destinatari dei messaggi trasmessi ne
interpretano il significato e danno un senso a ciò che viene loro comunicato.
Durante la trattazione di questo elaborato l’attenzione verrà focalizzata su come
l’emittente cerchi di sfruttare alcune strategie per avere una certa influenza sul
destinatario cercando di lavorare su se stessa, sul messaggio ed anche sulla
psicologia del destinatario stesso.
Tutte queste tecniche e strategie volte ad influenzare il destinatario della
comunicazione nel quadro che prima abbiamo chiamato contesto comunicativo hanno
un nome ben preciso cioè si possono annoverare sotto il termine di persuasione.
Nel corso del IXX e XX secolo l’industria delle comunicazioni è cresciuta in maniera
esponenziale e molti soldi vengono spesi per la creazione e diffusione di messaggi
distribuiti in forma identica a persone in luoghi differenti, inoltre tutte le grandi aziende
ed i gruppi di interesse dispongono di un “rappresentante” della loro lobby incaricato di
difendere gli interessi presso gli uffici governativi di competenza e le autorità statali e
locali.
Quotidianamente veniamo letteralmente bombardati da una comunicazione persuasiva
dietro l’altra. Questi richiami non convincono attraverso lo scambio proprio
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dell’argomentazione e del dibattito, ma attraverso la manipolazione dei simboli e delle
emozioni più profonde.