Capitolo 1 Premessa e obiettivi
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ξ costruzione del modello basato sugli elementi finiti tramite MODFLOW, per
ottenere una maggiore precisione nell’andamento della superficie piezometrica
ξ successiva calibrazione del modello attraverso i codici di calcolo PEST e Pilot
Point, in modo tale da ridurre l’errore riscontrabile tra i valori calcolati e quelli
misurati.
Dal presente lavoro è stato possibile calcolare il bilancio idrico sotterraneo dell’area
studiata, e quindi il grado di interazione tra la falda acquifera e i fattori esterni, sia naturali che
antropici.
CAPITOLO 2 Inquadramenti
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CAPITOLO 2 - INQUADRAMENTI
2.1 Inquadramento geografico
La zona oggetto di studio della presente tesi è situata in provincia di Pavia, sulla sponda
sinistra del Po. L’area è delimitata a Nord dai comuni di Albuzzano, Filighera, Genzone e
Inverno e dal Colle di San Colombano, a Est dal fiume Lambro, a Sud dal fiume Po e a Ovest
dal comune di Pavia, per un area complessiva di circa 195 Kmq. I comuni interessati, in parte o
totalmente, sono: Badia Pavese, Belgioioso, Chignolo Po, Corteolona, Costa de’ Nobili,
Linarolo, Miradolo Terme, Monticelli Pavese, Pieve Porto Morone, Santa Cristina e Bissone,
San Zenone Po, Spessa, Torre de’ Negri, Valle Salimbene e Zerbo.
Fig. 2.1 – Ubicazione dell’area di studio (riquadro rosso)
CAPITOLO 2 Inquadramenti
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Fig. 2.2 - Ortofoto dell’area di studio (ricavata dal software Google Earth)
CAPITOLO 2 Inquadramenti
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La zona studiata è cartografata nei Fogli n° 59 PAVIA e n° 60 PIACENZA della Carta
Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 e compresa nelle seguenti tavolette I.G.M. alla scala
1:25.000 : Albuzzano, Belgioioso, Stradella, S. Angelo Lodigiano, Corteolona, Castel S.
Giovanni, Chignolo Po e Sarmato.
CAPITOLO 2 Inquadramenti
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2.2 Inquadramento geomorfologico-idrografico
La configurazione morfologica della zona in esame è basata sull’esistenza della
depressione del Po, che separa la pianura pavese-lodigiana a N da quella oltrepadana-
piacentina a S.
La prima, oggetto di questa tesi, ha una superficie topografica degradante verso la
suddetta depressione con un’acclività molto blanda e relativamente uniforme (1 – 2 °/°°).
Nell’omogeneità di questo paesaggio le sole discontinuità morfologiche presenti sono
rappresentate dal Colle di S.Colombano al Lambro, nel margine settentrionale della zona
considerata, e dai sistemi di terrazzi alluvionali, disposti lungo i principali solchi vallivi.
Il Colle ha un’estensione di circa 8 km lungo il confine orientale della provincia di Pavia
e quello meridionale della provincia di Lodi, avendo come limiti territoriali i terrazzi del
Lambro a N-NE, quelli degradanti verso il Po a S e la pianura pavese a W.
La sua larghezza media si aggira sui 2 km e l’altitudine massima è di 147 m s.l.m.; nella
sua porzione meridionale il rilievo si abbassa assai rapidamente, con pendenze comprese tra i
30° e i 35°.
Pendenze ancora più accentuate, attorno ai 45°, si riscontrano nell’estremità orientale del
Colle, mentre nella parte occidentale, nei pressi dell’abitato di Monteleone, il declivio diviene
irrilevante, confondendosi con la pianura circostante.
Si tratta quindi di un rilievo senza grandi asperità, con valli non molto incise seppure
articolate, e con la scarsa presenza di scarpate improvvise.
Questo alto strutturale è la conseguenza diretta di un’anticlinale asimmetrica molto
fagliata, con prevalente direzione W-E, costituita nel suo nucleo da depositi marini miocenici
(Anfossi e Gelati, 1971), strutturalmente legati a quelli coevi che formano le colline dell’
Oltrepò Pavese.
CAPITOLO 2 Inquadramenti
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Fig. 2.3 - Rappresentazione in 3D del Colle di San Colombano, nei pressi di Miradolo Terme (ricavata dal
software Google Earth)
I terrazzi alluvionali formano più sistemi sovrapposti scaglionati a varie altezze sui due
lati dei principali corsi d’acqua (Po, Olona, Lambro); procedendo verso N, a partire dal Po, è
possibile distinguere due piani (Boni A., 1967):
ξ Piano di S. Zenone Po, con valori altimetrici oscillanti attorno ai 55-60 m;
ξ Piano di Santa Cristina e Bissone, separato dal precedente da un terrazzo ben
evidente di 10-15 m di spessore.
Il piano di S. Zenone Po delimita la zona inondabile dalle acque del Po, mentre quello di
Santa Cristina e Bissone è quel piano comunemente indicato come “Livello Principale della
Pianura” o “Piano Generale Terrazzato” (P.G.T.).
Morfologicamente interessanti sono anche i meandri abbandonati incisi nell’orlo del
terrazzo del Diluvium recente a S degli abitati di Santa Cristina e Bissone e Miradolo Terme;
essi “presuppongono una intensa coesione laterale (favorita da uno scivolamento generale
verso Nord del Po) ed una improvvisa decapitazione della serie dei meandri, a seguito di
un’azione rettificatrice” (Ariati et Al., 1987).
CAPITOLO 2 Inquadramenti
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Per quanto riguarda l’idrografia di superficie, l’intero reticolato idrografico è ovviamente
impostato sul Po e sui suoi affluenti di sinistra che attraversano l’area studiata.
Il Po mantiene una direzione W-E, e nel suo tratto più orientale della zona in esame (nel
territorio comunale di Monticelli Pavese) assume un tipico tracciato meandriforme, diventando
ancora più accentuato procedendo verso Est.
Questa caratteristica morfologica deriva da una diminuzione della pendenza dell’alveo,
accompagnata da una modifica della dinamica fluviale che in questa zona appare diversa da
quella che si riscontra procedendo verso monte lungo l’asse padano.
Per quanto riguarda gli affluenti di sinistra, ossia i fiumi Olona e Lambro, essi presentano
un marcato fenomeno di terrazzamento, rispetto al “Livello Principale della Pianura”, che
decresce progressivamente procedendo dalla loro affluenza nel Po verso Nord, ed un
accentuato meandreggiamento, che denota il raggiungimento di uno stato di maturità.
Per completare il quadro del reticolato idrografico della zona in esame occorre anche
ricordare l’importanza che riveste la fitta trama di canali di irrigazione e di scolo (rogge, cavi e
colatori) che drenano le acque superficiali in occasioni delle precipitazioni piovose; in
particolar modo vanno citati il Colatore Reale presso Monticelli Pavese e il Colatore Sesso nel
territorio comunale di Belgioioso.
Anche l’area del Colle di San Colombano è interessata dalla presenza di rigagnoli i quali,
nonostante siano asciutti per la maggior parte dell’anno, in occasione di precipitazioni
meteoriche incanalano le acque verso le rogge che scorrono ai piedi del Colle stesso.
La diffusione di questi canali è strettamente legata al basso potere di assorbimento del
terreno superficiale che molto spesso è di natura argillosa.
CAPITOLO 2 Inquadramenti
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Fig. 2.4 – Carta degli elementi geomorfologici (Ariati et Al., 1986)
CAPITOLO 2 Inquadramenti
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2.3 Inquadramento geologico
Analizzando la composizione litologica degli elementi morfologici presentati in
precedenza si può evidenziare come il nucleo di depositi marini miocenici del Colle di San
Colombano sia caratterizzato dalla presenza di marne e argille con intercalazioni sabbiose e
talora ghiaiose verso l’alto, e con rari macrofossili e abbondante microfauna, ascritti alla
Formazione di S. Agata Fossili (Tortoniano).
Attualmente solo pochissimi affioramenti testimoniano questa struttura, e sono visibili
soprattutto lungo il versante centro-meridionale del rilievo a settentrione dell’abitato di
Miradolo Terme e a S dell’abitato di San Colombano, sulla strada che collega questo alla
frazione Camporinaldo.
In questi punti è possibile osservare la geometria degli strati, i quali presentano sempre
un’inclinazione piuttosto accentuata, dai 30° (immersione SW) nei pressi di Miradolo ai 60°
(immersione SSW) a S di San Colombano.
Al di sopra di questi depositi si trova la Formazione di San Colombano (Calabriano-
Pliocene Superiore?) costituita principalmente da sabbie, argille e calcare conglomeratico; gli
affioramenti di questa sono localizzati più facilmente, soprattutto al margine del rilievo, grazie
all’azione erosiva delle acque meteoriche e di ruscellamento che hanno inciso la copertura
quaternaria e messo a nudo i terreni sottostanti.
Tale copertura è caratterizzata da vari orizzonti che si possono distinguere nella serie
elencata sotto, con la denominazione adottata nel Foglio n°60 PIACENZA il quale, nonostante
cartografi una parte della zona di studio minore rispetto al Foglio n°59 PAVIA, inserisce la
nuova legenda introdotta dalla Commissione per il Quaternario Padano, al contrario della
seconda.
ξ Alluvioni fluvio-glaciali e fluviali dei terrazzi alti del Colle, ghiaiose e
sabbiose, con strato di alterazione di spessore sino a 4m, più o meno cementato,
spesso parzialmente eroso, ed argille giallo-ocra o, talora, rossicce, con ciottoli
completamente decalcificati e con leccature nere di idrossido di manganese
(Mindel);
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ξ Alluvioni fluvio-glaciali e fluviali alle pendici del Colle, sabbioso-limose
con lenti di ghiaietto e con strato superficiale di alterazione argilloso, giallo
rossiccio (Riss);
ξ Alluvioni fluvio-glaciali e fluviali formanti il Piano di Santa Cristina e
Bissone (P.G.T.), prevalentemente sabbiose, con lenti limose, banchi di argilla e
sottili livelli ghiaiosi, e con strato di alterazione superficiale di debole spessore,
generalmente brunastro (Wurm);
ξ Alluvioni post-glaciali antiche formanti il ripiano che si sviluppa a quote
inferiori a quelle del PGT, sabbioso-ghiaiose e argilloso-limose in subordine.
ξ Alluvioni recenti attualmente esondabili formanti il Piano di San Zenone
Po, deposte sul fondo delle incisioni fluviali, limose, sabbiose e ghiaiose, con
locali e sporadiche tracce di torba.