8
una crudeltà inconcepibile, prova della perdita di valore della vita umana e di una
nostra totale impotenza causata dalla decisione di pochi.
Quella che inizialmente doveva essere una guerra contro il terrore è diventata la
causa principale di terrore nel mondo. Nessun paese è escluso dal pericolo,
qualunque sia la sua posizione nei confronti della guerra, che ancor oggi persiste. La
conferma si è avuta con gli attacchi terroristici subiti da alcuni paesi musulmani fra i
quali Arabia Saudita e Marocco. Nella notte del 13 maggio 2003, l’ area est della
capitale saudita, Riad, che ospita cittadini americani, é stata obiettivo di attacchi
suicida ad opera di terroristi di al Qaeda (al-Q…‘ida, il Fondamento oppure la
Regola). L’ attacco ha portato alla morte di tre persone e cinquanta feriti tra
americani e sauditi
2
.
A distanza di pochi giorni dall’ attacco in Arabia Saudita si é verificato un altro
attentato dinamitardo che ha coinvolto un paese musulmano. Il Marocco é stato preso
di mira da alcuni terroristi che nella sera del 17 maggio 2003 hanno fatto esplodere
cinque bombe, tre delle quali auto-bombe, in diversi punti della città di Casablanca.
Tra le 24 vittime almeno dieci sono kamikaze
3
. Poco dopo si é scoperto che a
compiere l’ attentato sono gli stessi terroristi che provocarono la strage a Madrid l’
undici marzo dello stesso anno. Alla vigilia delle elezioni spagnole, dieci bombe
piazzate in tre diverse stazioni ferroviarie, una dopo l’ altra, sono esplose colpendo
treni carichi di pendolari e provocando la morte di 192 persone e 1.427 feriti
4
.
Gli attacchi appena citati sono la prova che il terrorismo è divenuto un fenomeno
globale che non esclude nessuno stato.
Se nel XX secolo pronunciare l’espressione “grandi guerre” evocava il ricordo delle
due guerre mondiali, in questo secolo ci si riferisce più ad un insieme di guerre che si
svolgono in diverse parti del mondo contemporaneamente. Dalla guerra civile in
Costa d’Avorio a quella in Iraq, dalla interminabile lotta fra Palestina ed Israele
all’Afghanistan, e così via… nei tempi che corrono, la legge del più forte sembra
oramai l’unica in vigore.
La massima preoccupazione dei nostri tempi è il cosiddetto “scontro di civiltà”: sia
esso un pericolo reale oppure un’ipotesi fantapolitica, resta il fatto che la gran parte
del mondo assiste oggi impotente a decisioni prese dall’alto, che non tengono conto
della volontà dei popoli coinvolti
5
.
2
Cfr. il sito internet. www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=36881
3
Cfr. il sito internet. www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsID=37064
4
Cfr. il sito internet. www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/spagna/spagna/spagna.html
5
Nel 1993, in un saggio pubblicato su Foreign Affairs, la rivista del Council on Foreign Relations, il
politologo americano Samuel P. Huntington, docente all’Università di Harvard, fece riferimento a un
inevitabile scontro tra civiltà, e in particolare tra mondo islamico e mondo occidentale, che avrebbe
caratterizzato l’immediato futuro del mondo (trad. it. Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine
mondiale, Garzanti, Milano 2001); il saggio, come è noto, ha suscitato numerose e accese reazioni.
9
In questo “scontro”, tutta l’umanità è direttamente coinvolta, ma, sembra,
involontariamente e in maniera passiva. È il singolo a guidare la massa, e come ci
dimostra la storia, sono sempre gli innocenti a pagare caro il prezzo dell’azzardo di
costui.
A parere di molti – compreso chi scrive – lo scontro di civiltà non è davvero in atto,
ma è un’impressione creata e voluta dai due reali avversari: capi di stato e fanatici
religiosi. Quest’impressione è il risultato di un continuo bombardamento audiovisivo
dei mass-media. Termini come jihad (Þih…d)
6
e talebani (¥…lib…n)
7
, spesso pronunciati
senza conoscerne il vero significato, vengono percepiti in maniera negativa. Tutti
coloro che non conoscevano la civiltà musulmana la stanno scoprendo ma con le
peggiori sfaccettature senza sapere che un tempo gli arabi occuparono ampie zone
del continente europeo come l’Andalusia o la Sicilia e che contribuirono
culturalmente e artisticamente all’attuale civiltà occidentale.
L’esordio del XXI secolo è caratterizzato da una serie di avvenimenti concatenati. Il
mondo sta subendo un ritorno al passato, si è creata una folle smania di rivalsa delle
proprie origini caratterizzata da una matrice religiosa. La paura che l’immigrazione,
in questo caso dei musulmani in occidente, possa sopraffare in qualche modo il
costume occidentale e soprattutto la religione cristiana ha portato alcuni paesi ad
assumere atteggiamenti di chiusura.
La Francia, paese democratico e dichiaratamente laico, per dimostrare questa sua
caratteristica ha interdetto l’uso di qualsiasi forma di esibizione religiosa all’interno
delle scuole. Il velo islamico, le croci o il copricapo ebraico sono banditi dalle
scuole. Non è questa forse una forma di razzismo o di xenofobia verso chi cerca di
professare la propria fede? Provvedimenti simili sembrano essere causati dalla paura
che una religione predomini sull’altra piuttosto che da una questione di rispetto per la
scelta di fede altrui.
Le ultime elezioni presidenziali svoltesi negli USA confermano l’attaccamento ai
valori e alla tradizione della cultura statunitense. Più della metà degli americani ha
optato per G.W. Bush piuttosto che per il candidato rivale J. Carry. Nonostante la
posizione critica di Bush agli occhi del mondo intero per quel che concerne gli
interventi bellici, gli elettori americani, convinti delle sue idee conservatrici riguardo
a famiglia, rispetto dei valori, tradizione e religione, lo hanno votato rieleggendolo
una seconda volta. John Carry, politico democratico dalla mentalità liberale verso
temi come religione , omosessualità e tradizione, non è riuscito a convincere la
maggior parte degli americani.
6
Per una corretta definizione di questo termine a partire dalla sua presenza nel Corano, termine
traducibile come “sforzo personale” e inteso dalla teologia e dalla giurisprudenza islamiche come
sforzo bellico difensivo e eventualmente offensivo ma anche come impegno a combattere le pulsioni
malvagie dell’interiorità del singolo credente, cfr. innanzitutto E. Tyan, Djih…d, in “Encyclopaedia of
Islam”, Leiden, Brill 1960 e sgg. (d’ora in poi abbreviato EI), vol. II, pp. 538-539.
7
Letteralmente: studenti.
10
Il caso più eclatante, però, si è verificato in Italia, in un piccolo paese in provincia
dell’Aquila. Il presidente dell’Unione dei Musulmani d’Italia (U.M.I.), un italiano
convertito all’Islam di nome Adel Smith, ha presentato ricorso al tribunale del
paesino per far rimuovere il crocefisso da un aula scolastica frequentata dai figli. La
sentenza del giudice, accogliendo la richiesta di Adel Smith, ha imposto la rimozione
del simbolo cristiano dall’aula della scuola. La sentenza è parsa quasi un bestemmia
agli occhi di tanti italiani o meglio “una sentenza aberrante” come fu definita dal
ministro Maroni
8
: “Un coro trasversale di “no” è arrivato da tutti i fronti, da cattolici
e laici, da centro sinistra e centro destra fino a richiamare l’attenzione del ministro
dell’istruzione che precisò che si applicheranno e si continueranno ad applicare le
disposizioni della legge del 1923, mai abrogata, che fanno appunto obbligo di
esporre il crocefisso in tutte le scuole così come in tutti i tribunali
9
. Non bisogna
dimenticare che questa legge è stata introdotta durante il regime fascista che mirava a
guadagnare l’appoggio della chiesa per ottenere più consenso tra la popolazione,
puntando così sui loro valori morali e civili. Togliere il crocefisso è parso illegittimo
proprio perché simbolo di questi valori.
Questi fittizi “scontri di civiltà, o meglio “scontri di religione” sono il risultato del
teso rapporto fra la comunità musulmana e l’ attuale governo italiano. Un rapporto
che sembra essersi incrinato a seguito dell’ immane gaffe compiuta dal presidente del
consiglio, S. Berlusconi, dopo poche settimane dall’attentato alle Twin Towers, a
conferma delle sue posizioni di netta chiusura nei confronti dell’islam. Posizioni tra
l’altro delineate dal sedicente esperto, G. Baget Bozzo, in materia islamica del partito
di Forza Italia e consigliere del leader. Si tratta di prese di parte sufficientemente
interiorizzate dal corpo del partito ma che non hanno dato origine ad una linea
politica coerente. Al contrario le posizione del leader del partito sono in continua
oscillazione.
Quel lontano ma indimenticabile 27 settembre 2001, soprattutto per i musulmani,
siglato dalla dirompente affermazione a Berlino del premier sulla “ superiorità della
civiltà occidentale sull’islam
10
”, ha rivelato le vere intenzioni di una destra xenofoba
e xenofila.
Come si può parlare di civiltà superiore se le civiltà, per definizione, sono
incomparabili ? Soprattutto in un periodo cosi disastrato in cui bisognerebbe
incamminarsi verso la strada del dialogo per rimediare agli orrori accaduti negli
ultimi anni?
Già pochi mesi prima della fatidica data, durante la ricorrenza del 25 aprile,
Berlusconi aveva ricordato tale giorno come simbolo di libertà contro ogni
totalitarismo, fascista, nazista, comunista e, come ha aggiunto, anche islamico.
Questo attacco verbale all’ islam, passato inosservato agli occhi degli italiani, è stato
ripreso da Berlusconi durante il suo incontro con il premier russo Valdimir Putin e il
8
Cfr. il sito internet www.repubblica.it/2003/j/sezioni/cronaca/crocifisso/no/no.html
9
Ibidem.
10
Come ricorda R. Guolo, Xenofobi e xenofili. Gli italiani e l’Islam, Laterza, Bari 2003, p. 44.
11
cancelliere tedesco Gerhard Schroeder tenutosi a Berlino a meno di due settimane
dall’ attentato alle Torri Gemelle.
La reazione musulmana alle dichiarazioni del presidente del Consiglio sarà
immediata, organizzazioni islamiche come l’UCOII, sbalordite dall’ affermazione
razzista e preoccupate per le sorti della comunità musulmana in Italia, chiederanno
al premier alcune garanzie come la libertà religiosa, per ogni appartenenza
confessionale, per i cittadini e i residenti. Inoltre domanderanno se lo stato possa
garantire che, nei confronti dei cittadini e residenti musulmani, non vengano
applicate leggi che li sfavoriscano facendo cadere su di essi sospetti ingiustificati per
via della loro appartenenza religiosa.
Questo genere di garanzia, già incluso nella Costituzione italiana all’articolo 3 che
stabilisce l’uguaglianza davanti alla legge dei cittadini e residenti, senza distinzione,
tra l’altro, di razza, lingua, religione, opinioni politiche, sarà rispettato da istituzioni e
forze di sicurezza
11
.
La presa di posizione dei musulmani, rappresentati in questo caso dall’UCOII, indica
l’ alto livello di attrito tra lo stato italiano e la comunità islamica.
Oltre a suscitare sgomento della comunità islamica italiana, le dichiarazioni del
presidente del Consiglio, provocheranno reazioni di protesta in tutto il mondo
islamico. Berlusconi, conscio della gaffe planetaria, negherà di aver pronunciato le
affermazioni in questione a proposito della superiorità occidentale sull’islam,
accusando la stampa di aver inventato ogni cosa, nonostante le sue parole fossero
state immortalate dalle telecamere di tutto il mondo, durante una conferenza stampa.
L’oscillante posizione berlusconiana riguardante l’Islam emergerà nuovamente, in
più di un’occasione: prima ricevendo alcuni ambasciatori di paesi islamici, con
l’accorta mediazione palestinese, a palazzo Chigi anche per rimediare alla gaffe, poi
dimenticando i palestinesi per darsi al supporto senza condizioni ad Israele,
principale alleato del suo principale alleato, ovvero gli Stati Uniti, e poi ancora
caldeggiando l’ingresso a tappe forzate della Turchia nell’Unione europea, sempre in
obbedienza alle direttive statunitensi, e contro le cautele del resto dell’ Europa
12
.
Lo schieramento filoturco di Berlusconi è influenzato dalle decisioni di Washigton
che cerca di annettere la Turchia all’ Europa per ragioni univoche, data la posizione
del paese strategica nella geopolitica mondiale. Alla base dell’ appoggio statunitense
alla Turchia vi è evidentemente anche una ragione simbolica: dimostrare che la
guerra al terrorismo non è una guerra contro il mondo islamico. La scelta filoturca
del premier blocca infatti la sperata ambizione del Vaticano di inserire un richiamo
alle radici cristiane dell’Europa nella futura Costituzione dell’Unione. Ipotesi
destinata a disperdersi nel caso di un’effettiva entrata della Turchia musulmana in
Europa, perché la dicitura in questione creerebbe disagio a tutti i cittadini europei di
fede musulmana.
Considerando i numerosi volta faccia del presidente del Consiglio nei confronti della
questione islamica, è verosimile che tale argomento venga affrontato dall’interessato
11
Cfr. ibidem, p. 45
12
Cfr. S. Allievi, Islam italiano, Einaudi, Torino 2003, p. 71.
12
in modo strumentale, come mezzo per conseguire obiettivi considerati politicamente
prioritari che nulla hanno a che fare con l’islam
13
.
Nonostante i vari disaccordi sul modo di comportarsi rispetto all’immigrazione
musulmana, pesantemente attaccata dalla campagna ideologica leghista e in parte di
Alleanza Nazionale, si sono verificati anche degli atti di responsabilità quali l’
avvicendarsi di molti esponenti dello stato, compreso il presidente del Consiglio, all’
inaugurazione della moschea di Roma. Ma, fino ad oggi, l’ unico chiaro segnale di
interesse per l’ islam italiano da parte di Forza Italia arriva dal ministro degli interni
Pisanu. La clamorosa e coraggiosa intervista, pubblicata il 27 gennaio 2003 sul
quotidiano La Repubblica
14
, aprirà un discorso sull’ islam nazionale.
L’ attenzione del ministro all’ islam risale al 1973 quando, insieme a Lelio Basso,
fonda l’ Associazione dei parlamentari euro-arabi, istituzione che ha svolto un certo
ruolo nel favorire il dialogo fra il mondo arabo e quello europeo
15
. Per dimostrare
che il centro-destra non è affatto indifferente al tema islamico, il ministro dell’
interno ha voluto stipulare una sorta di patto all’ islam moderato,
16
cercando al suo
interno una figura centrale, tentativo del resto già fallito in paesi come Regno Unito,
Spagna, Belgio e Francia.
Pisanu consapevole delle difficoltà a cui andava incontro, non essendoci un
mediatore affidabile per il conseguimento di un intesa, ha compiuto dei passi verso la
comunità musulmana cercando di offrire proposte concrete che soddisfassero le
esigenze dei musulmani: cibi hal…l ovvero leciti secondo le regole alimentari
islamiche, assistenza religiosa negli ospedali e nelle carceri, aree cimiteriali
autonome.
Il ministro sottolinea una graduale politica di inclusione dei musulmani moderati
nella società italiana e “rigore e determinazione”
17
nei confronti dei musulmani
estremisti, senza però specificare dove risieda il confine tra i due gruppi così
denominati. Inoltre non chiarisce come questa linea potrà essere condivisa dall’intera
coalizione di governo della quale fa parte anche la Lega, accanita oppositrice dell’
Islam in Italia; l’opposizione è peraltro condivisa in parte anche da Alleanza
Nazionale.
13
Guolo, Xenofobi e xenofili, cit. , p. 47
14
Allievi, Islam italiano, cit. , p. 72
15
Guolo, Xenofobi e xenofili, cit. , p. 48
16
Allievi, Islam italiano, cit. , p. 72
17
Guolo, Xenofobi e xenofili, cit. , p. 49