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strutture portanti l’intero carico esterno ad elementi limitatori dei
cedimenti. Parallelamente, è andata sempre più evidenziandosi la
necessità di migliorare la capacità di accertare l’integrità strutturale dei
pali e di verificare i loro comportamenti nelle condizioni di stato limite
ultimo o di servizio.
Oltre alle tradizionali prove non distruttive, negli ultimi anni, sono
andati sempre più diffondendosi metodi dinamici per il controllo non
distruttivo delle fondazioni profonde. Sfruttando il principio della
propagazione dell’onda in un mezzo elastico, questi hanno il pregio
della rapidità d’esecuzione e della relativa economicità; permettono
inoltre di eseguire con flessibilità la progressiva esecuzione dei pali e,
se opportunamente strumentati, di correggere eventuali errori
sistematici in fase realizzativa.
Di contro, la prova presenta una serie di limiti legati ai fenomeni fisici
ad essa associati ed ai problemi di misura ed interpretazione dei dati
sperimentali. Infatti, permette solo una visione qualitativa di ciò che si
sta indagando, ed il tentativo di oggettivare tali prove è la maggiore
difficoltà della loro utilizzazione.
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Tra le prove non distruttive, quelle ecometriche hanno trovato sempre
maggior impiego; esse permettono d’individuare, in modo qualitativo,
la lunghezza del palo e l’esistenza di eventuali difetti strutturali, quali
sbulbature e strozzature.
Nel presente lavoro si è cercato, in forma sperimentale, di adattare la
tecnica della misurazione ecometrica, nata per i pali di fondazione, alle
“colonne” di jet-grouting o, con termine italianizzato, gettiniezione.
Questa è una “giovane ” metodologia ingegneristica presentata in Italia
circa trent’anni fa da parte di un team giapponese nonché autore del
brevetto durante un congresso internazionale per il consolidamento
della Torre di Pisa.
Con particolare riferimento alle prove ecometriche, sarà proposto il
lavoro, oggetto di studio, su pali-jet appartenenti ad un campo pilota
della IV sottotratta, sita in località Acerra-Caivano: lavori per la
costruzione di un impianto di sollevamento in supporto alla linea
ferroviaria ad alta velocità Napoli-Milano, tratta Napoli-Roma,
concessionaria T.A.V. S.p.a.
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fig. 1 schema opera di pompaggio
Questo particolare metodo di trattamento dei terreni, trova il suo
utilizzo nei più svariati casi che spaziano dal consolidamento dei terreni
al mantenimento delle volte delle gallerie, dal cosiddetto compensation
grauting (vedi Torre di Pisa) alle opere di sostegno e/o idrauliche, etc.
L’elevata flessibilità di utilizzo è dovuta essenzialmente dalla
possibilità di lavorare anche in condizioni particolarmente difficili,
operando in spazi ridotti o in luoghi impervi, sia a cielo aperto sia in
sotterraneo, ed inoltre dalla sua facile esecuzione; questa consiste
nell’iniettare attraverso un ugello, che ruota e risale lungo un foro
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preesistente, una miscela di cemento ad altissima pressione. Esso si
mescola al terreno disgregato, che funge da inerte, e riesce a realizzare
delle colonne consolidate con buone caratteristiche meccaniche ed
idrauliche.
Di contro, però, come spesso accade, la tecnologia sopravanza la
modellazione analitica rendendo non poco problematica la
modellazione per l’individuazione dei parametri da adottare e
soprattutto la scelta tecnologica da seguire che spesso si tramuta in una
decisione dettata da casi preesistenti, non sempre pertinenti. Ne
consegue, spesso, spreco di risorse in interventi inutilmente gravosi ma
soprattutto costosi.
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CAPITOLO 1
JET-GROUTING
1.1 GENERALITA’
Il jet-grouting è una particolare tecnica di trattamento dei terreni che
consente di costruire nel sottosuolo elementi consolidati di forma e
dimensioni svariate, dotati di buone caratteristiche meccaniche e di
ridotta permeabilità. Si tratta quindi di una tecnica molto flessibile,
adattabile ad impieghi molto diversi. Il metodo ha avuto un forte
sviluppo ed utilizzo negli ultimi anni, anche se di contro si riscontra una
quasi totale carenza negli studi sperimentali soprattutto per quanto
riguarda la verifica. Ne consegue che i parametri, spesso, vengono tarati
dal progettista stesso o su proprie esperienze passate o su casi analoghi,
con il risultato di sopravvalutare l’opera con enorme spreco di risorse
umane ed economiche.
Si avverte, quindi, l’esigenza di strumenti di calcolo e di verifica
relativamente semplici ma affidabili che consentano di tener conto della
variabilità geometrica e meccanica del trattamento.
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fig. 1.1 possibili usi del jet-grouting
1.2 NORMATIVA E CAMPI D’APPLICAZIONE DEL JET-
GROUTING
Dal punto di vista normativo, nel nostro Paese, manca un vero e proprio
regolamento nazionale sull’uso di tale tecnica ingegneristica: sono state
proposte solo raccomandazioni tecniche sull’argomento. Recentemente
è stata emanata una specifica norma europea (EN 12716: Execution of
special geotechnical works – jet-grouting), che appare relativamente
dettagliata per i procedimenti tecnologici ed i metodi di controllo, ma
che risulta piuttosto vaga per quanto concerne gli aspetti progettuali.
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Dal punto di vista applicativo, invece, i trattamenti di jet-grouting,
possono essere classificati sia per la loro forma che per la loro funzione.
In particolare, con riferimento al primo aspetto, è possibile distinguere
tre categorie principali: elementi monodimensionali, bidimensionali e
tridimensionali.
ξ Gli elementi monodimensionali corrispondono in pratica a
singole colonne isolate che rispecchiano le tipiche fondazioni
profonde, assolvendo la funzione di incremento del carico limite
e di riduzione dei cedimenti.
fig. 1.2.1 elementi monodimensionali
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ξ Quando invece i trattamenti sono tra loro affiancati, è possibile
realizzare elementi bidimensionali: si possono ubicare i
trattamenti in modo che le colonne risultino tra loro
compenetrate, su file singole o multiple, al fine di costituire
elementi di forma piana, cilindrica o troncoconica. Questi
elementi, planari, vengono di solito adottati per realizzare
diaframmi di tenuta idraulica e, in qualche caso, anche per
costruire strutture assimilabili a paratie di sostegno. Gli elementi
cilindrici sono invece prevalentemente impegnati con lo scopo di
sostenere le pareti di scavi verticali relativamente profondi, che
in molti casi giungono anche al di sotto della falda. Tipico
esempio è rappresentato dalle fondazioni a pozzo di grande
diametro. Gli elementi troncoconici rappresentano infine una
soluzione frequentemente adottata per il sostegno provvisorio
degli scavi in galleria.
fig. 1.2.2 elementi bidimensionali
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ξ Terza ed ultima categoria, sono gli elementi tridimensionali che
si configurano con una serie di interventi distribuiti
planimetricamente lungo due direzioni ortogonali tra loro ed
eseguiti con interasse molto ridotto. Si realizza, in questo modo,
un unico grande blocco di materiale consolidato, al quale viene
assegnata solitamente la funzione di migliorare la capacità
portante di una fondazione o, come nel nostro caso, di costituire
una barriera impermeabile all’acqua sul fondo di scavi sotto falda
(propriamente detto tampone di fondo).
fig. 1.2.3 elementi tridimensionali
Indipendentemente dalla tipologia di intervento, va considerato che i
trattamenti di jet-grouting possono essere previsti sia per la
realizzazione di opere ex novo, sia per l’adeguamento di opere già
esistenti.
Sostanzialmente i campi di applicazione sono quattro:
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1.fondazioni 2.opere di sostegno
3.opere di tenuta idraulica 4.gallerie
anche se, a causa della flessibilità della tecnica, non mancano esempi di
applicazione al di fuori delle quattro categorie considerate quali ad
esempio, interventi per la stabilizzazione dei pendii e di consolidazione
di opere marittime.
stabilizzazione dei pendii consolidamento
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1.3 TECNOLOGIA ESECUTIVA DI BASE
La tecnica consiste nell’iniezione di miscele fluide, spruzzate ad alta
velocità nel sottosuolo attraverso uno o più ugelli di piccolo diametro
posti all’estremità di una batteria di aste metalliche cave.
fig. 1.3.1 sviluppo della tecnica del jet-grouting
L’iniezione genera un complesso fenomeno disgregativo, miscelazione
e/o permeazione del terreno, seguita da una fase di presa ed
indurimento. Il jet grouting produce quindi un elemento di terreno
cementato, di forma approssimativamente cilindrica, denominato
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colonna consolidata, con diametri e proprietà che dipendono sia dalle
modalità di iniezione sia dalle proprietà dei terreni.
Diminuendo l’interasse dei trattamenti, è possibile collegare tra loro
diverse colonne, al fine di costruire elementi consolidati di opportune
caratteristiche geometriche le quali possono essere rinforzate con
opportune armature metalliche.
1.4 SISTEMI DI INIEZIONE
Attualmente i procedimenti esecutivi in uso, brevettati e denominati in
modo diverso dalle varie imprese esecutrici, possono essere classificati
in tre categorie:
ξ monofluido
ξ bifluido
ξ trifluido
ξ il sistema monofluido è stato il primo ad essere sviluppato ed è
tuttora in uso, considerato da molti il più semplice e quindi il più
adottato nella pratica ingegneristica. La sua realizzazione prevede
una perforazione di piccolo diametro (dai 7 ai 10 cm) con
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eventuale circolazione di acqua o fango bentonitico qualora sia
necessario sostenere le pareti del foro. Raggiunta la profondità di
progetto s’inverte il verso di rotazione della batteria d’aste di
scavo facendole risalire. Durante questa fase di risalita, viene
chiuso il foro alla punta per la circolazione del fluido a bassa
pressione, mentre dagli ugelli laterali viene iniettato un unico
fluido: boiacca (acqua e cemento) ad elevata pressione, che
assolve alle funzioni di rimaneggiamento del terreno, di
penetrazione dello stesso e di cementazione del volume trattato.
Particolari sono le aste che solo in questo sistema risultano essere
più robuste rispetto a quelle adottate nelle altre metodologie, per
questo motivo è possibile adottare un monitor (asta)
autoperforante, dotato sia degli ugelli d’iniezione che
dell’utensile tagliente.
fig. 1.4.1 sistema monofluido
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ξ il sistema bifluido si differenzia dal primo per il fatto che, nella
fase di trattamento in risalita, ciascun ugello permette l’iniezione
contemporanea di miscela cementizia ed aria compressa. La
particolarità di questo sistema consiste nel posizionamento
dell’ugello di espulsione dell’aria nei confronti della biacca;
infatti, essendo questa ultima “vincolata ” coassialmente rispetto
all’ugello della malta, ne impedisce la sua dispersione. Di
conseguenza si incrementa l’efficienza idrodinamica e quindi il
raggio d’azione. Ciò perché l’azione di disgregazione del terreno
da parte del getto avviene a causa della sua alta velocità che,
allontanandosi dall’ugello, tende a ridursi in seguito all’apertura
del getto stesso. La presenza dell’aria compressa riduce la
dissipazione di energia sul contorno del getto, limitando tale
apertura. Importante notare che all’interno del monitor sono
alloggiate due diverse canalizzazioni, una per l’aria ed una per la
biacca; ciò rende meno resistente l’attrezzatura e quindi meno
adatta al suo uso in terreni più consistenti, dove non è possibile la
perforazione a rotazione. Per ovviare a tale carenza si ricorre