letteratura mondiale alla Film Academy e verrà riammesso
all’interno del partito nel 1956.
Il 1956 è anche l’anno delle rivolte indipendentiste da parte
dei maggiori paesi del blocco sovietico
3
, che culmineranno
nell’aprile del 1968 con il movimento della “primavera di
Praga”; ma le riforme volute dal presidente cecoslovacco
Alexandr Dubčeck, volte ad instaurare un “socialismo dal
volto umano” verranno bruscamente interrotte dall’invasione
dei carri armati russi nell’agosto dello stesso anno. E’ proprio
in seguito a questa nuova ondata repressiva da parte
dell’Unione Sovietica che Milan Kundera verrà espulso dal
Partito Comunista per la seconda volta e privato del suo
lavoro di insegnante, a causa della sua adesione alla
Primavera di Praga; da quel momento Kundera sarà costretto
a vivere di lavori saltuari e precari, i suoi libri verranno
ritirati da tutte le librerie e verrà diffidato dal pubblicare
ancora suoi scritti in Cecoslovacchia.
3
Dopo la morte di Stalin e la successiva denuncia dei crimini dello stalinismo da
parte di Krusciov, si propagò infatti in tutto l’Est europeo un moto di rinnovamento,
che vide ritornare al potere uomini, come Imre Nagy in Ungheria e Wladislaw
Gomulka in Polonia, che erano stati vittime delle famose “purghe staliniane”.
Entrambi a capo delle sollevazioni popolari di stampo antisovietico nei loro paesi,
Nagy e Gomulka cercarono di riconquistare una certa indipendenza dall’URSS,
sostenuti dal consenso popolare; ma già alla fine del 1956 Gomulka venne costretto
alla via del compromesso con il governo centrale, e nel 1957 le truppe sovietiche
entrarono in Ungheria e repressero nel sangue le insurrezioni popolari. Nel giugno
1958 Nagy ed i suoi collaboratori vennero arrestati e condannati a morte.
4
Nel 1975, Kundera e sua moglie Vera lasciano la
Cecoslovacchia per trasferirsi in Francia, dapprima a Rennes,
la cui università aveva offerto allo scrittore una cattedra,
quindi a Parigi, dove tuttora vive e scrive, in un appartamento
nel cuore di Montmartre.
La trama del romanzo
E’ proprio a Parigi che lo scrittore terminerà nel 1982 l’opera
di cui trattiamo, L’insostenibile leggerezza dell’essere. Il
romanzo racconta la storia d’amore tra il neurochirurgo
praghese Tomàš e la giovane cameriera Tereza, conosciutisi
casualmente durante un breve soggiorno di Tomàš nel paesino
di provincia in cui Tereza vive e lavora. La donna, spinta
dall’amore nascente per quell’uomo appena conosciuto e dal
suo desiderio di sfuggire ad una situazione familiare poco
felice, raccolte le sue cose in una pesante valigia, si reca a
Praga per concretizzare la sua storia d’amore con Tomàš. I
due effettivamente si sposeranno, ma la felicità di Tereza sarà
turbata dai ripetuti incontri del marito con una serie di
amanti, tra cui spicca Sabina, donna spregiudicata e pittrice
anticonformista. In seguito all’invasione dei carri armati
russi, i tre personaggi emigrano in Svizzera, dove Tomàš ha
ricevuto un’ottima offerta di lavoro in una clinica e Sabina
vende bene i suoi quadri; ma Tereza, stanca dell’infedeltà del
marito, decide d’impulso di ritornare a Praga. Tomàš la
seguirà sull’onda del forte sentimento che li lega; sarà poi
costretto a rinunciare alla professione di medico, dopo essersi
rifiutato di ritrattare un articolo che interpretava il mito di
Edipo alla luce dei fatti politici in atto, e per vivere diventerà
lavatore di vetri. E’ proprio svolgendo questo lavoro che
5
incontrerà Šimon, il figlio nato dal suo primo matrimonio,
fallito in breve tempo; il ragazzo, cresciuto senza il padre,
aveva infatti a lungo cercato di stabilire con lui un contatto,
riuscendo alla fine ad avere sue notizie proprio tramite
l’articolo censurato su Edipo. In seguito ai problemi per i
controlli della polizia segreta e all’inquietudine di Tereza per i
tradimenti del marito, la coppia decide infine di trasferirsi in
campagna, dove condurranno una vita semplice e felice fino
alla morte, avvenuta in un tragico incidente d’auto.
Sabina, invece, è rimasta in Svizzera, dove ha intrecciato una
relazione con Franz, marito della gallerista Marie-Claude e
professore universitario. I due però interpretano la vita
secondo codici del tutto differenti: i loro fraintendimenti
porteranno Sabina a fuggire in America, dove troverà la
serenità vivendo con una coppia di anziani amanti della
pittura, proprio quando Franz ha deciso di rendere pubblica la
loro relazione e divorziare dalla moglie. Rimasto solo, l’uomo
intreccerà poi una relazione con “la ragazza dai grandi
occhiali”, una giovane studentessa sinceramente innamorata
di lui; morirà poi in maniera del tutto insensata, in seguito ad
un’assurda spedizione in Cambogia, la cui descrizione è stata
definita come una delle più belle pagine di satira politica mai
scritte.
***
Kundera ha sempre rifiutato per i propri scritti la definizione
di “romanzo filosofico”: questo perché, come abbiamo detto
all’inizio, egli non si propone di dare delle risposte, quanto
piuttosto di suscitare interrogativi e riflessioni. Con questo
6
lavoro si vuole appunto dare voce a queste riflessioni e alle
implicazioni filosofiche a cui conducono, approfondendo le
nozioni di leggerezza e pesantezza e la loro relazione con i
concetti di libertà e necessità, e cercando di mettere in luce
le connessioni con i filosofi che più hanno influenzato il
pensiero di Milan Kundera, in particolare con le teorie di Jean
Paul Sartre e di Friederich Nietzsche. Speriamo, con ciò, di
non arrecare un torto all’autore, ma di riuscire piuttosto a
proporre una chiave di lettura inedita ed innovativa per uno
dei romanzi che hanno meglio rappresentato la nostra epoca.
7
CAPITOLO I
SULL’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE
Nel 1982, Kundera completa la stesura de L’insostenibile
leggerezza dell’essere. E’ il secondo dei romanzi del “periodo
francese” insieme al Libro del Riso e dell’Oblio, terminato nel
1979, del quale è l’immediato successore e in un certo senso
il completamento. Dal 1975, infatti, Milan Kundera si è
trasferito con sua moglie Vera in Francia, dopo aver perso il
suo lavoro, la cittadinanza e i più elementari diritti civili a
causa delle sue posizioni politiche non conformi al regime in
vigore in quegli anni in Cecoslovacchia
1
.
Sempre nel 1982 muore Leonid Breznev, autore della
restaurazione autoritaria del regime sovietico, e principale
promotore ed artefice delle violenze in Ungheria, Polonia e
soprattutto in Cecoslovacchia. Una morte che rappresenta la
fine delle purghe elevate a sistema di governo, il fallimento
del centralismo autoritario come risposta a quelle spinte
centrifughe che porteranno, solo sette anni dopo, alla
definitiva caduta dell’Unione Sovietica; sistema che Kundera
1
Nei romanzi come nei saggi, Kundera chiama la sua patria sempre Boemia, e mai
Cecoslovacchia: il nome geopolitico, infatti, è un’astrazione linguistica imposta dai
rivolgimenti della storia, che non possiede, agli occhi dello scrittore, alcuna verità
poetica. Vedi a questo proposito l’introduzione di Emanuele Trevi all’ Intervista con
Milan Kundera di CHRISTIAN SALMON, Minimum Fax, Roma, 1999
8
ha vissuto sulla propria pelle ed ha poi magistralmente
raccontato ne L’insostenibile leggerezza dell’essere.
Dunque, questo dovrebbe essere un libro che parla di storia.
La storia personale di un uomo perseguitato dal regime e la
storia di un paese che ha fatto sempre le scelte sbagliate.
“Quell’insieme di vergogne e insensatezze che una volta si
chiamava Storia e che ora può solo dirsi la maledetta sfortuna
di essere nato in un paese piuttosto che in un altro”, come ha
scritto Calvino
2
; insomma la Storia con la esse maiuscola,
quella cosa che ci fa guardare con profondo rispetto e
deferenza a qualunque prodotto provenga da un paese
oppresso come, nello specifico, la Cecoslovacchia. Ma è poi
proprio vero?
E’ lo stesso Milan Kundera a rispondere:
tutti i miei romanzi esprimono invece l’orrore
della Storia, di questa forza ostile e disumana la
quale, pur non essendo invitata né desiderata,
invade dall’esterno le nostre vite e le distrugge.
[…] non appartiene all’uomo, ma gli si è imposta
come una forza a lui estranea sulla quale egli non
ha nessun potere […]
3
2
ITALO CALVINO, L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera, in Saggi, vol.
I, Mondadori, Milano, 1995, p. 1326
3
MILAN KUNDERA, Il giorno in cui Panurge non farà più ridere, in I Testamenti Traditi,
Adelphi, Milano, 2000, p. 24
9
La Storia è un Fato imposto e non scelto, che fagocita le
energie dei singoli fondendoli in una massa senza nome. E’ un
flusso che ci piomba addosso, al quale non possiamo opporci,
un banale accidente, che può solo rendere la vita più
complicata di quanto già non sia. Non può essere oggetto
della letteratura, perché la letteratura è libertà per
definizione; anzi, nei suoi momenti più alti è tentativo di
opporsi a questo flusso uniformante per emergere attraverso
le pieghe della Storia.
E’ per questo che a Kundera non interessa disegnare la storia
di un’epoca attraverso i suoi personaggi; tanto meno gli
interessa scrivere un romanzo “filosofico” nel senso in cui
siamo abituati a concepirlo, asservendo cioè la letteratura
alla filosofia perché si faccia portavoce delle grandi idee
morali e politiche di un singolo, allo scopo di elevare ed
educare il lettore al pensiero superiore. Quello che interessa
a Kundera, quello che lui vede come scopo stesso della
letteratura, è “porre dei problemi”: un interrogarsi continuo
ed incessante che, differentemente da Socrate, non
necessariamente mira ad ottenere delle risposte. Anzi,
esplorando sempre nuove strade, procedendo in maniera
asistematica e irregolare per le vie del pensiero, vuole
lasciare l’ultima parola ad ognuno di noi. Senza tentare di
educarci o migliorarci, ma parlando proprio alla nostra
diversità di singoli esseri umani.
Non a caso tutti i romanzi di Kundera hanno come titolo un
concetto cardine (l’Identità, l’Ignoranza, lo Scherzo, etc…)
che nel corso del libro viene sviscerato lungo strade che sono
solo in parte filosofiche, mentre più spesso diventano
filosofiche partendo dall’esperienza e dalle riflessioni dei
10
diversi personaggi; non a caso i personaggi stessi non hanno
alcuna pretesa di essere credibili come esseri umani, ma per
ripetuta ammissione dell’autore, nascono da una frase, da
un’immagine, da un gesto dilatati all’infinito, fino a diventare
molto spesso la rappresentazione di questioni che
attanagliano la filosofia da secoli, come il dualismo anima-
corpo o il binomio libertà-necessità (in questo senso
L’insostenibile leggerezza dell’essere è un esempio
paradigmatico, come avremo modo di vedere).
Di che cosa parla allora L’insostenibile leggerezza dell’essere?
Il libro si apre con alcune riflessioni sulle qualità dell’Essere
parmenideo ed in particolare sulla coppia leggerezza-
pesantezza. L’Essere è pesante o leggero?
Se fosse pesante, significherebbe che viviamo nel mito
dell’eterno ritorno di Nietzsche: che “un giorno ogni cosa si
ripeterà così come l’abbiamo già vissuta, e che anche questa
ripetizione debba ripetersi all’infinito”
4
. Per Kundera questo
equivale a parlare di un mondo in cui “siamo inchiodati
all’eternità come Gesù Cristo alla croce”
5
, in cui gli errori si
ergono minacciosi come eterni monumenti alla stupidità, in
cui su ogni azione grava, come una terribile spada di
Damocle, il peso di un’enorme responsabilità.
4
MILAN KUNDERA, L’insostenibile leggerezza dell’essere, II edizione, Adelphi, Milano,
2001, p. 11
5
Ibid., cit., p.13
11