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Questo tipo di attivita’ facilitano lo sviluppo delle attivita’ artigiane piu’ tipiche, nonche’
permettono un miglioramento dell’ambiente circostante e la creazione di nuovi posti di
lavoro inerenti alle attivita’ connesse che ne derivano, non solo alle attivta’ ricettive.
Mi e’ risultato un po’ difficile reperire tutte le informazioni necessarie, molto probabilmente
per la scarsa bibliografia sull’area o comunque per la recente creazione di tutti gli istituti e
gli enti cui ho fatto piu’ volte riferimento.
Colgo infine l’occasione per ringraziare chi ha permesso la realizzazione di questo lavoro:
il mio relatore il Prof. Carlo Bagnoli, il responsabile dell’Ufficio studi della Confartigianato di
Udine il Dott. Gianluca Gortani ed i miei genitori per il sostegno morale.
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1. L’ECONOMIA DELLA REGIONE FRIULI-VENEZIA-GIULIA
1.1 Dati geografici:
Superficie: 7847 km2
Popolazione: 1.186.244 ab.
Densità: 151,2 ab/km2
Capoluogo: Trieste
Province: Gorizia, Pordenone, Trieste, Udine
Tasso di natalità: 7,8‰
PIL pro capite: 20.000 Euro
Questa regione dell’Italia confina a Nord con l’Austria, ad Est con la Slovenia, ad
Ovest col Veneto e si affaccia a Sud sul mare Adriatico (golfi di Venezia e di Trieste). Il
territorio si divide in due distinte regioni geografiche: il Friuli (province di Pordenone e
Udine), corrispondente al bacino del Tagliamento, un tempo parte del Veneto; la Venezia-
Giulia (province di Gorizia e di Trieste), estesa in origine su gran parte del bacino
dell’Isonzo e l’altopiano del Carso, dal secondo dopoguerra limitata a ristretti lembi di terra.
Il territorio della regione comprende una fascia montuosa (42,5%), alpina e prealpina
(Carnia), affiancata da una serie di colline (19,4%) e da una vasta pianura (38,1%),
limitata ad Est dai primi rilievi del Carso. Le Alpi Carniche, non molto elevate (m. Coglians,
2780 m), sono interrotte dai valichi di m. Croce Carnico (1360 m) e di Tarvisio (810 m), a
Est del quale iniziano i primi rilievi delle Alpi Giulie, a loro volta attraversati dai passi di
Fusine (854 m) e del Predil (1156 m). La pianura, arida a Nord e fertile a Sud, è
attraversata dai fiumi Tagliamento e Isonzo, oltre a corsi d’acqua minori. La costa è
ovunque bassa, spesso orlata di lagune. Il clima, fresco e molto piovoso a Nord, diviene
più mite a Sud. La vegetazione, di tipo montano e collinare in Carnia, lascia ampiamente il
posto a coltivi nella pianura friulana. La regione presenta un notevole rischio sismico,
testimoniato dal sec. II d.C. Le scosse telluriche più gravi del sec. XX si sono avute nel
1910, 1924, 1928, 1936, 1959, 1976.
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La popolazione si distribuisce in modo ineguale nel territorio regionale. Mentre le province
di Udine e Pordenone hanno una densità relativamente modesta, ed un insediamento di
tipo sparso, in quelle di Gorizia e Trieste la densità è elevata, e gran parte della
popolazione si accentra nelle aree urbane. Principale causa di questi squilibri sono le
vicende storiche: se le prime due province hanno visto prevalere l’emigrazione, le altre
due hanno dovuto ospitare molti profughi dei territori passati alla Iugoslavia. Gran parte
della popolazione è di lingua friulana (dialetto ladino, con forti influssi veneti), ma sono
anche presenti minoranze slovene e tedesche. Per queste particolarità etniche e per la
sua posizione di confine, il Friuli-Venezia-Giulia è dal 1964 una regione a statuto speciale,
e gode perciò di ampia autonomia.
Fonte: Istat – anno di riferimento 2003
Nel 2003 il movimento anagrafico della regione ha modificato le caratteristiche già
registrate negli anni precedenti. Un saldo negativo nel movimento naturale di 4.948 unità,
che risulta in aumento rispetto alle 4.690 unità del 2002 e alle 4.345 unità del 2001: i nati
nel 2003 sono stati 9.851 mentre i morti sono stati 14.799; una riduzione rispetto all’anno
precedente del saldo migratorio totale che è passato dalle 12.675 unità del 2002 alle
11.547 del 2003; questo fatto è stato causato dalla notevole riduzione del saldo interno
che ha ampiamente compensato la crescita del saldo estero registrata anche nel 2003.
L’afflusso dall’estero di nuovi immigrati stranieri è infatti cresciuta ancora passando dalle
7.154 iscrizioni del 2002 alle 10.279 del 2003.
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1.2 Dati economici:
Nel contesto economico regionale l’agricoltura incide in maniera modesta, per la
scarsa estensione delle aree fertili e la frammentazione fondiaria. Buone le risorse della
bassa pianura (frumento, mais, foraggi, semi oleosi, barbabietole, frutta), della collina (vini
pregiati nel Collio) e le risorse forestali dell’area alpina. Sviluppato l’allevamento bovino e
suino. L’industria è particolarmente dinamica. I maggiori complessi industriali si
concentrano attorno a Pordenone (elettrodomestici), Monfalcone (cantieri navali), Trieste
(cantieri navali, complessi siderurgici, meccanici), Udine e Gorizia (macchine tessili,
meccanica di precisione). Diffusa la media e piccola industria, che opera nei settori del
mobile, dell’abbigliamento, dei vini, della birra, dei liquori, della carta. Il terziario si basa
sull’attività del porto di Trieste, oltre che sull’esistenza di compagnie di navigazione,
finanziarie e assicurative. A Trieste è in funzione inoltre un importante parco scientifico
che ospita imprese e centri di ricerca e sviluppo nazionali e internazionali (ca.1400
addetti). Discreto l’apporto economico del turismo, balneare e montano.
Nel 2002 secondo dati Istat, il Prodotto Interno Lordo regionale ai prezzi di
mercato è stato pari a circa 24,6 miliardi di Euro, il 2,4 % del valore nazionale: il PIL pro
capite è stimato in 20.700 Euro a fronte di una media nazionale di 17.900 Euro. In termini
reali, a prezzi costanti con base 1995, la crescita è stata pari all’1,7%, leggermente
superiore a quella del 2001 ma inferiore a quella del 2000. Nel 2003 il Prodotto Interno
Lordo nazionale si è chiuso con una crescita dello 0,3%, sostenuta soprattutto dalle
regioni settentrionali: +0,4% il Nord Est e +0,5% il Nord Ovest ma con il Friuli-Venezia-
Giulia che però presenta insieme a Veneto ed Emilia Romagna i tassi di crescita più ridotti.
Le previsioni per il 2005 e per gli anni successivi sono di una graduale ripresa: per il 2004,
ci si attende una crescita dell’1,4% a livello nazionale e +1,2% per il Friuli-Venezia-Giulia
ma a livello regionale la crescita più consistente del PIL è rappresentata dall’1,8%
dell’Emilia Romagna e del Trentino Alto Adige, seguite dall’1,5% della Liguria, dell’Abruzzo
e dell’Umbria.
All’incremento del PIL contribuiscono sia la variazione positiva del valore aggiunto
dell’industria in senso stretto, sia quella del valore aggiunto dei servizi. Per il primo, si
stima una crescita dell’1,2% a livello nazionale e tale risultato deriva da un miglioramento
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più netto nelle regioni settentrionali e in particolare in quelle del Nord Ovest (1,6%) più che
in quelle del Nord Est (1,3%), mentre il contributo del settore dei servizi alla positiva
variazione del PIL è superiore a quello dell’industria. L’incremento di tale settore è stimato,
infatti, dell’ 1,9% a livello nazionale con un risultato migliore nelle regioni settentrionali che
presenteranno un +2,1% sia nel Nord-Ovest sia nel Nord Est. Nel 2005 la crescita
complessiva del PIL si attesterà al 2,3% con il Friuli-Venezia-Giulia che si attesta su
questo stesso valore, mentre il Nord Est presenterebbe un +2,4%.
Nel biennio 2006-2007 si dovrebbe assistere ad una certa omogeneità tra le varie
ripartizioni. La crescita più rapida tra le regioni settentrionali interesserà il Trentino Alto
Adige, il Friuli-Venezia-Giulia e il Veneto, mentre tra quelle centro-meridionali l’Abruzzo,
l’Umbria, la Campania e il Lazio.
PIL - Tassi di var. % su valori a prezzi costanti 1995
REGIONI 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Piemonte 2,7 -0,4 1,0 1,8 1,8 1,6
Val d'Aosta 1,4 -0,4 1,5 1,5 1,8 3,4
Lombardia 1,0 0,3 1,4 1,9 2,3 2,1
Trentino Alto Adige 2,3 1,2 0,8 1,9 2,4 2,3
Veneto 2,2 0,8 0,6 1,5 2,2 2,2
Friuli-Venezia-
Giulia
1,7 0,4 0,1 1,2 1,8 1,7
Liguria 2,4 0,6 1,6 2,0 2,4 2,2
Emilia Romagna 2,1 1,2 0,8 1,8 2,3 2,1
Toscana 0,2 0,7 0,8 2,5 2,6 2,4
Umbria 0,6 0,7 0,4 2,1 2,4 2,3
Marche 1,9 0,4 0,6 2,4 2,6 2,3
Lazio 2,4 0,4 1,4 3,1 3,2 2,9
Abruzzo 3,1 0,8 1,3 2,3 2,6 2,3
Molise 2,4 -0,3 0,6 1,5 1,6 1,5
Campania 2,2 0,6 1,3 2,1 2,5 2,3
Puglia 1,4 0,1 1,0 1,9 2,1 1,8
Basilicata -1,7 -0,1 1,2 2,3 2,7 2,3
Calabria 2,2 -0,2 0,9 1,7 2,5 2,2
Sicilia 2,4 0,4 1,3 2,0 2,6 2,4
Sardegna 2,6 0,4 1,2 1,9 2,2 2,0
Nord Ovest 1,6 0,1 1,3 1,9 2,2 2,0
Nord Est 2,1 0,9 0,6 1,6 2,2 2,1
Centro 1,5 0,5 1,0 2,8 2,9 2,6
Mezzogiorno 2,0 0,4 1,2 2,0 2,4 2,2
Italia 1,8 0,4 1,1 2,0 2,4 2,2
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Nel 2003 il valore aggiunto al costo dei fattori è aumentato, sempre in termini reali,
del 2%. I servizi hanno contribuito per quasi il 69% alla formazione del valore aggiunto,
l’industria in senso stretto per il 23%, le costruzioni per il 5% e l’agricoltura per poco più
del 3%.
La crescita più elevata è stata registrata nelle costruzioni (3,8%); quella degli altri
comparti è stata più contenuta (1,9%). La ripartizione del valore aggiunto del comparto
manifatturiero, aggiornata al 2001, evidenzia la forte specializzazione regionale nelle
industrie meccaniche e in quelle del legno. La lavorazione dei metalli e la fabbricazione di
prodotti in metallo ha contribuito per il 18, 4% dl totale. Nel comparto dei servizi, la quota
dei servizi vari a imprese e famiglie sul valore aggiunto totale è stata pari al 25,5 %; quella
del commercio è stata quasi del 20%; quella dei servizi di trasporto, magazzinaggio e
comunicazioni al 13%; quelle della pubblica amministrazione e dell’intermediazione
monetaria e finanziaria al 9%.
Possiamo poi analizzare gli scambi con l’estero. Secondo l’Istat il valore delle
esportazioni regionali nel 2003 è stato pari a 8.241,50 milioni di Euro, in calo del 9,4%
rispetto al 2002. L’export regionale ha mostrato un andamento peggiore rispetto alla media
delle regioni del Nord-Est e a quella nazionale. Le importazioni hanno mostrato una
dinamica negativa più contenuta; il saldo della bilancia commerciale si è ridotto da 4.550 a
3.800 milioni di Euro.
La riduzione dei livelli di vendite all’estero ha contraddistinto i principali settori
esportatori della regione: macchine e apparecchi meccanici, mobili, apparecchiature
elettriche e ottiche, industria cantieristica e prodotti alimentari, bevande e tabacco.
Le esportazioni sono invece aumentate nel settore dei metalli e prodotti in metallo.
La flessione dell’export con i paesi dell’area comunitaria ha interessato in particolare il
principale partner commerciale del Friuli-Venezia-Giulia, la Germania (8,2%).
Le esportazioni verso la Francia si sono ridotte dell’1’1%, quelle verso la Gran
Bretagna sono rimaste sostanzialmente costanti, mentre quelle verso l’Austria sono
cresciute dell’1%. Per quanto riguarda invece il mercato extra-europeo le esportazioni del
2003 sono diminuite del 14,4%.
Il negativo andamento è ascrivibile alla riduzione delle esportazioni verso gli Stati
Uniti e la Cina. Registrano una moderata crescita i flussi di export verso la Slovenia (2,5%)
e la Croazia (1,7%).