V
tradizionale; tutto ciò attraverso strumenti e tecnologie nuove nonché modelli di
comunicazione uno a uno, uno a molti, molti a molti.
Cercherò di illustrare successivamente l’utilizzo recente del nuovo mezzo RSS
basato sul meta-linguaggio XML per dare nuova vita al settore dell’e-mail marketing
fortemente fiaccato dallo spamming.
La terza sezione del lavoro affronterà la questione riguardante l’utilizzo dei vari
codici comunicativi (testuale, grafico, cromatico, sonoro), all’interno di siti web
orientati all’e-commerce e alla testimonianza della marca.
La ricerca si conclude con l’analisi di siti web aventi obiettivi pubblicitari diversi e lo
studio della coerenza d’immagine e comunicazione nelle campagne di advertising
implementate negli altri media (Tv e stampa).
Il mio lavoro sul web marketing non pretende di essere esaustivo poiché il settore è
molto ampio e costantemente in evoluzione.
Analizzerò non tanto i fattori economici (costi, ricavi e perdite), statistici o
legislativi, quanto le strutture comunicative ad esso legate, intese come utilizzo dei
vari codici; evidenzierò le differenze tra il marketing tradizionale e quello che utilizza il
web nonché le modalità di interazione tra i protagonisti del settore.
L’obiettivo sarà infine delineare un quadro d’insieme che possa illustrare la
situazione attuale del settore, nell’ottica comunicazionale.
1
Parte I - Breve introduzione al marketing
UNA DEFINIZIONE DI MARKETING.
Per marketing (in italiano mercatistica), s’intende la funzione aziendale volta ad
individuare il corretto posizionamento di un prodotto nei confronti del consumatore,
tenendo conto dell’ambito concorrenziale del mercato.
Le variabili su cui il marketing opera sono il prezzo di vendita, le caratteristiche e
l’immagine del prodotto, i canali di comunicazione e distribuzione, le azioni
promozionali e pubblicitarie
1
.
Questa definizione risponde ai canoni del marketing negli anni ’50 quando
giganteggiavano le 4P ossia: prodotto, posizionamento, prezzo e pubblicità.
A quel tempo, il marketing era considerato un’invenzione volta a far nascere il
desiderio di ciò di cui non si aveva bisogno (Galbraith)
2
.
Oggi le cose sono molto diverse.
Negli Harvard Business Review, Christopher Locke
3
sostiene in maniera
provocatoria che la parola marketing non compare mai da sola, quasi sia priva di
significato senza una definizione addizionale.
Utilizzando la parola da sola infatti, si potrebbe considerarla troppo generica e
potrebbe nascondere una scarsa definizione dei ruoli negli ambiti professionali; nelle
grandi aziende oggi non esiste più un solo Direttore Marketing e questo perché
convivono due principali tipologie di marketing, contrapposte ma interconnesse:
• quello di chi compra spazi e investe in comunicazione
• quello di chi sostiene la vendita e la sua rete.
C’è poi il marketing di settore: immobiliare, finanziario, industriale, ecc..
TRA VECCHIO E NUOVO
Philip Kotler sostiene oggi che il marketing è il reparto produzione di “risorse
scarse”
4
riferendosi con questa nomenclatura, al reparto di produzione dei clienti:
questo lascia trasparire che il Marketing non aiuta più le vendite, ma la produzione nel
creare, distribuire e consegnare quello che serve al cliente e che il cliente vuole molto
spesso anticipando le tendenze.
Le aziende più innovative infatti, hanno deviato tutte le loro energie dalla vendita
all’erogazione di servizi, a vantaggi per il cliente, nella prospettiva di mantenerlo e
acquisirne di nuovi: si parla, infatti, di Customer Lifetime Value (CLV).
1
Definizione contenuta nel Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, 2003.
2
Lorenzo Montagna, Lavapiubianco.biz, Tecniche Nuove, 2004. Montagna cita Galbraith il cui sito è:
http://www.chemical-consultants.co.uk/cica1/galbraith.htm
3
Ibidem, sito http://harvardbusinessonline.hbsp.harvard.edu/b02/en/common/item_detail.jhtml
4
Philip Kotler, Il Marketing dalla A alla Z, Milano, IL sole 24 Ore Economici, 2003, pp. 237
2
In questo modo il vero valore dell’azienda si sposta dal suo portafoglio prodotti al
portafoglio clienti, da considerarsi singoli ordini ripetibili nell’arco di una vita con cui
instaurare e mantenere una relazione.
Questo cambiamento di concezioni e strategie è dovuto in larga parte, alla
metamorfosi del cliente attuale rispetto a quello di qualche anno fa e alle possibilità di
informazione che oggigiorno ha a disposizione, (non solo gli old media cioè radio, tv e
stampa ma anche Internet che consente un rapporto 1to1, uno a uno, con la marca
attraverso il sito) senza tralasciare la qualità che ogni marca garantisce: il
differenziarsi equivale quindi ad offrire maggiore servizio o soddisfazione al cliente.
TAPPE STORICHE FONDAMENTALI DEL NUOVO MARKETING
Da circa undici anni il termine marketing è affiancato da altri termini per descrivere
i differenti approcci che ad esso si sono avuti e che dimostrano come il medium
Internet sia il mezzo più consono allo scenario attuale per vendere, comunicare e
avere relazioni.
RELATIONSHIP MARKETING
Di questa tipologia si parla per la prima volta nel 1992 nel libro “ Il marketing di
relazione: strategie di successo per l’era del cliente” di Regis McKenna
1
, un testo dal
titolo preveggente degli anni successivi.
Ci si riferisce cioè ad un Marketing che ha i suoi capisaldi nella relazione personale e
diretta tra azienda e consumatore, che abbandona le logiche di costi e ricavi per tener
conto di fattori umani difficilmente misurabili.
In quest’ottica Internet si pone come mezzo ideale poiché prima che essere fonte di
informazione, nacque per scopi relazionali.
EXPERENTIAL MARKETING
In un mondo dove tutti i prodotti si presentano sempre migliori, rischiando di
apparire agli occhi del cliente tutti uguali, l’unico fattore di distinzione può diventare
l’esperienza d’acquisto da caratterizzarsi come efficace, divertente, distintiva rispetto
alle altre. Il vero prodotto diventa quindi l’esperienza di consumo.
Ne parlarono per la prima volta nel 1993 Joe Pill e James Gillmore (Montagna,
2004:45) quando misero in luce la customizzazione (personalizzazione) di massa e
l’esigenza d’aggiungere esperienze e divertimento attorno ai beni e ai servizi. Queste
teorie sono perfettamente attuate per esempio, da un locale come l’Hard Rock Cafè o i
vari Disneyland sparsi nel mondo dove per esempio al parco divertimenti affiancano
Store monomarca, fast food che oltre al cibo offrono visioni di vecchie e nuove
pellicole (eatainment).
1
Lorenzo Montagna, Lavapiubianco.biz, Tecniche Nuove, 2004. Montagna cita McKenna. Il sito:
http://www.regis.com/
3
ONE TO ONE MARKETING
Si tratta della tipologia di marketing più semplice da spiegare ma nel contempo più
difficile da attuare da parte delle aziende poiché prevede di trattare clienti diversi in
maniera diversa al fine di renderli più soddisfatti quindi fedeli.
Nel 1999 Don Pepper e Martha Rogers (Montagna, 2004:46) riscuotono enorme
successo grazie a questo 1to1 marketing
1
che pur di accontentare e coinvolgere di più
il cliente mette in atto attività finalizzate a conoscerli e accontentarli molto di più sulle
singole esigenze. Non si tratta solo di fidelizzare il cliente (frequency marketing
2
) con
le fidelity card come ad esempio Millemiglia Alitalia e le tante tessere plastificate dei
grandi ipermercati, allo scopo di monitorare i consumi/abitudini dei clienti ma di
database che tengano conto in modo dinamico e propositivo di una serie di richieste
più o meno espresse dal cliente e le soddisfino in base alla sua importanza e al suo
gruppo di appartenenza.
PERMISSION MARKETING
Da contrapporsi a quello “classico”, questa tipologia si basa sul consenso da parte
del destinatario di ricevere messaggi pubblicitari che rispondano ai propri interessi,
necessità, aspettative. Il bombardamento di informazioni (sono veramente tali?) a cui
siamo sottoposti tutti i giorni e in ogni luogo a partire dalle mega affissioni sui
grattacieli a quelle dei bagni nei locali, per proseguire con le pubblicità sugli old media,
hanno generato una “ crisi dell’attenzione ” aggravata dalla sempre più scarsa
disponibilità di tempo. Espressione preferenziale di questa tipologia è il marketing on-
line ma non solo; può essere inteso anche come direct marketing basato cioè sulla
spontanea comunicazione/iscrizione dei dati personali.
La formulazione di questa tipologia risale al 2000, ad opera di Seth Godin,
(Montagna, 2004:47) e mira più all’aumento dei clienti piuttosto che delle vendite e
delle transazioni come il marketing 1to1.
VIRAL MARKETING
E’ questa una tipologia di marketing che basa le sue fondamenta su una teoria di
Malcom Gladwell (Montagna, 2004:49) secondo cui le idee si propagano come virus e
che i trend sono frutto di improvvisi contagi che scoppiano una volta raggiunto un
punto critico non definibile a priori: artefici di questo contagio sono leader e venditori.
Ecco quindi che al “passaparola,” strumento di comunicazione più antico del mondo,
bisogna ancora attribuire il giusto peso. Esempio eclatante sono le magliette marcate
Guru, quelle della margherita, che prima sono state fatte indossare a personaggi dello
spettacolo e della moda e nel primo anno di attività hanno prodotto senza alcuna
spesa in pubblicità, 30 milioni di fatturato.
1
Per approfondimenti : www.1to1.com.
2
Per frequency marketing si intende una strategia di advertising che punta alla frequenza e ripetizione
nell’acquisto nella prospettiva di fidelizzare il cliente.
4
SIMPLICITY MARKETING
La sovrabbondanza di informazioni fa sì che ricordiamo solo quello che c’è
presentato come sintetico, chiaro e semplice.
Secondo Steve Cristal
1
(Montagna, 2004:49) bisogna adottare un tipo di marketing
semplice a 360° gradi partendo dal packaging passando per il messaggio pubblicitario
fino all’acquisto.
MARKETING ICONICO–VISIVO
Per gli stessi motivi descritti nel paragrafo precedente dal 2003 si è sviluppato un
fenomeno denominato “icon boom” in cui i simboli e i loghi hanno un maggior impatto
emozionale e reminiscenziale rispetto al “verbum” che influisce più sulla sfera
razionale. In questo senso basta ricordare lo “swoosh” o baffo di Nike o la zucca di
Conto Arancio o il famoso “bibendum” più noto come omino Michelin.
La grafica abbatte le barriere linguistiche riuscendo ad aumentare del 36% la quota
di popolazione mondiale raggiungibile
2
.
REVERSE MARKETING
E’ questa una definizione innovativa di marketing basata su un rovesciamento del
classico schema
Produzione > input > offerta > canali > Clienti in
Clienti > canali > offerta > input > Produzione.
Un’azienda cha da prodotto centrica diviene cliente centrica in cui si esalta il potere
di acquisto di quest’ultimo.
MARKETING COLLABORATIVO
A questo marketing partecipano direttamente i clienti stessi, progettando le
relazioni e i servizi commerciali. Secondo l’autrice
3
le relazioni di marca si basano
proprio sull’interscambio di valori tra marca, consumatori e intermediari ed in questo il
medium Internet è leader assoluto.
GUERRILLA MARKETING
Una tipologia nata da poco, economica, originale e non intrusiva finalizzata “ al
raggiungimento di obiettivi convenzionali, cioè i profitti, con metodi che però non lo
sono affatto, utilizzando tempo e sforzi invece che soldi” (Jay Conrad Levinson
4
coniatore del termine).
Questa strategia è stata adottata da Sony-Ericsson negli USA per il lancio del
cellulare con fotocamera integrata: regalando a gruppi di persone il prodotto e
facendosi fotografare per strada non solo facevano conoscere - usare il telefono ma
nascere il desiderio di un nuovo modo di comunicare e avere servizi.
1
Teoria risalente al 2002.
2
Cfr. Lorenzo Montagna, Lavapiubianco.biz, Tecniche Nuove, Milano, 2004
3
Ibidem, Andreina Mandelli, Le nuove frontiere del marketing digitale, Etas, Milano, 2003
4
Ibidem.
5
Il guerrilla marketing è flessibile, progettato per avere i massimi risultati con
minime risorse e adatto soprattutto alle piccole imprese.
TRIBAL & COMMUNITY MARKETING
Si oppone a quello 1to1 di origine americana e poco diffuso in Europa; pone
l’accento su una necessità fondamentale dei consumatori: quella di appartenere ad un
gruppo, una comunità, giocando quindi su fattori emozionali.
Il legame che si crea tra i clienti va alimentato, per aumentare la condivisione di
passione verso la marca e creare un alone valoriale intorno ad esso, che comprenda
idee forti e condivise le quali celebrano il prodotto e il suo utilizzo come un rito. Fanno
scuola a questo proposito grandi marchi come Harley Davidson e Ferrari che sono
riusciti a creare un mito oltre che un ottimo prodotto; non a caso la loro storia, i riti e i
raduni sono elementi che accomunano persone molto differenti tra loro per età e
classe sociale ma condividono il fascino - valore della marca.
CAUSE MARKETING
1
E’ un fenomeno sviluppato soprattutto all’estero quello di dedicare sempre più
attenzione al sociale o l’umanitario; la tendenza può avere duplice spiegazione: le
aziende che lo adottano forse per opportunismo benevolo pagano meno tasse oppure
per credo autentico, investendo in opere umanitarie.
L’Italia è in testa alla classifica dei Paesi con maggior numero di aziende
‘socialmente responsabili’ cioè che trattano merci il cui processo di produzione non
coinvolge bambini o che siano a rischio ecologico.
MARKETING OLISTICO
Un marketing ‘ibrido’ basato sulla commistione di quello tradizionale fondato sulle
4P e il valore aggiunto che le tecnologie digitali con a capo Internet forniscono
2
.
WEB MARKETING
Basato sul solo impiego della rete è stato argomento di numerose discussioni,
prima con l’euforia che impazzava per il nuovo mezzo ed ora per sfiducia completa
verso lo stesso. Si sfruttano ovviamente i tratti peculiari di questo canale che offre
interattività, feedback e velocità caratteristiche che sempre più inesorabilmente si
riscontrano nella vita quotidiana, professionale e non.
Amazon è un esempio cardine a tal proposito: nato e sviluppatosi esclusivamente
per merito del marketing on-line.
Google ha puntato solo sul prodotto in rete sfruttando velocità e viralità del mezzo.
Microsoft ha utilizzato in dosi considerevoli Internet per Xbox e MSN.
COME, COSA E PERCHÉ CI SARÀ NEL FUTURO.
Questa tassonomia non è da considerarsi una classificazione di varie filosofie a sé
stanti, ma chiavi di lettura, diverse applicazioni al marketing tradizionale da utilizzarsi
1
Sito: www.causemarketingforum.com
2
Philip Kotler, Il marketing che cambia, Milano, Il Sole 24 Ore, 2002
6
anche in contemporanea e da dosare insieme a quella che è la componente principale
di ogni azione di vendita o comunicazione: il buon senso.
Non si può affermare:‘ questa tipologia è adatta più dell’altra al prodotto x ’, si può
solo constatare che tutto è in perenne cambiamento, in maniera inesorabilmente
veloce e chi non riesce ad adattarsi a forme sempre nuove e ritmi diversificati rimane
fuori dal gioco con pena l’estinzione.
Quale media sia più efficace da adottare per un’efficace azione di advertising
dipende dall’obiettivo che si vuole perseguire; una cosa però è evidente: Internet è sì
uno dei canali in lizza, ma sicuramente quello più in sintonia col nuovo stile di
marketing (vedi tabella 1.1) che predilige informazione invece che notorietà, la
relazione al ricordo, la transazione all’acquisto, l’interagire all’agire, che investe sul
cliente e il dialogo invece che sul prodotto e il monologo aziendale tipici del vecchio
marketing.
TRATTI DISTINTIVI DEL
VECCHIO MARKETING NUOVO MARKETING
Notorietà Informazione
Ricordo Relazione
Acquisto Transazione
Agire Interagire
Prodotto Cliente
Monologo aziendale Dialogo col cliente
Tabella 1.1: Tratti distintivi del vecchio e nuovo marketing
7
GLI ELEMENTI DEL SISTEMA
Anche il marketing nella sua complessità potrebbe adottare la teoria sistemica.
La Teoria Generale dei Sistemi fu introdotta da Ludwig von Bertalanffy
1
(Von
Bertalanffy 1968), biologo teorico e matematico, all’università di Chicago dove nel
1949 diede una conferenza sulla teoria generale dei sistemi come una metodologia
valida per tutti i domini della scienza.
La teoria sostiene che un sistema è tale quando esistono particolari insiemi di
relazioni storiche, dinamiche, spaziali, fra le componenti che formano un’unità globale,
non elementare, composta da parti diverse in interrelazione.
Il sistema si presenta come originale ma non originario, cioè possiede e manifesta
qualità proprie che non si riferiscono alle parti che lo costituiscono; il cambiamento
però di una delle parti influisce sul tutto il sistema e su tutte le altre parti che lo
costituiscono.
Si può dire che il marketing è composto da diversi elementi: i consumatori, il punto
vendita, il prodotto, la comunicazione commerciale, micro-unità strettamente
interconnesse tra loro che al minimo mutamento modificano equilibri, tempi e
modalità già esistenti.
I CONSUMATORI
Volendo delineare un profilo generale del consumatore attuale la descrizione lo
vedrebbe rispetto a quello di qualche anno fa più: maturo, attento, informato, in cerca
di relazione al fine di ottenere soluzioni su misura e tutto questo grazie alla cresciuta
quantità di informazioni che può reperire, alla capacità di confronto dei prodotti che ha
maturato negli anni. Le strutture portanti che ci accompagnano nell’essere
quotidianamente consumatori sono due (vedi figura 1.1): un’industria culturale
primaria che esercita funzioni ideologiche e di cambiamento e un circuito secondario
con funzioni di tipo retorico e di rafforzamento delle ideologie o comunque legate ad
una comunicazione persuasiva e di consumo.
1
Ludwig von Bertalanffy, Teoria Generale dei Sistemi, Milano, Mondatori, 2004
8
Figura 1.1: Strutture culturali di riferimento
1
Contrariamente a qualche tempo fa il consumatore presenta penuria di tempo a
disposizione per acquistare ed è frastornato dalla gamma di scelta a disposizione.
In effetti i beni posseduti sono già tanti e il tempo a disposizione per occuparsi di
comprarne altri è molto poco o forse è poco quello per goderseli?
Questo il quadro della situazione sintetizzato in un articolo della rivista Mark Up
leader in Italia per il trade (commercio) di largo consumo nel marzo 2003.
Si è passati dal “sempre di più” degli anni ’80 al “di più e meglio” degli anni ’90 e il
nuovo millennio sembra essere all’insegna del “senza è meglio” forse per i motivi
sopra citati o forse perché attraversiamo un momento storico - economico molto
delicato a causa dell’euro forte.
Un’indagine di Demoskopea, agenzia che si occupa di statistiche sui consumi, ha
evidenziato che il 32% degli italiani adulti non avrebbe posto in casa dove mettere i
nuovi acquisti ed oltre il 50%, cifra che fa riflettere, tra i 14 – 79 anni non avrebbe
tempo per utilizzarli.
Inoltre sembra che il prezzo non sia la variabile più importante negli acquisti dei
consumatori moderni
2
: l’attenzione è invece rivolta alla freschezza dei prodotti, alla
garanzia di non stare acquistando un OGM: la qualità dei prodotti che si cercava
tempo fa è data per scontata ora, pena l’esclusione dal mercato dell’azienda
produttrice ed insieme ad essa si presuppongono i servizi.
Si sta assistendo ad un diffuso reverse marketing dove le aziende si avvicinano
sempre più al cliente che diventa il vero protagonista, l’ago della bilancia, utilizzando
1
Enrico Cravero, Marco Chionetti, Il Web come fattore di innovazione, marketing e comunicazione, Milano,
Giuffrè, 2004.
2
Cravero, Chionetti, Il web come fattore di innovazione marketing e comunicazione, Giuffrè, 2004
9
claim come : la banca al servizio delle tue idee (UniCredit), tu sei la stella e tutto
ruota intorno a te (Vodafone), …perché VOI valete (L’Oreal).
Se tempo fa inoltre si era fedeli alla marca, oggi il consumatore è sempre più
nomade e selettivo spinto dal voler cambiare o alla ricerca di un buon affare. Ecco
perché aziende come la Barilla investono in un marketing difensivo più che aggressivo,
evidenziando i valori della marca, il suo mondo, piuttosto che pubblicizzarla come
brand. Non si compra più per soddisfare delle necessità, valutando prezzo e qualità,
ma si compiono acquisti di “sostituzione” che sono espressione della propria
personalità, un singolo quindi che vuole emergere dalla massa, passando da anonimo
consumatore a riconosciuto cliente.
Secondo Gianpaolo Fabris
1
si è passati da un consumo dettato dal reddito, ad uno,
espressione di classe sociale (status symbol) ed ora siamo di fronte ad un’espressione
di style symbol (simbolo di stile): se prima era la marca che mostrava di vivere come
il consumatore avrebbe voluto, ora è la stessa che dimostra di pensare proprio come
lui. Le ricerche di mercato finalizzate a conoscere quello che il cliente veramente vuole
si stanno perciò orientando non solo su dati socio - demografici ma soprattutto
psicologici, analisi di trend e stili; a questo proposito sono sempre più numerosi i
cosiddetti ‘cool hunter’ cacciatori di stili che anticipano i temi futuri studiando le
tendenze dei gruppi giovanili, della strada, del mondo lavorativo.
Faith Popcorn
2
è stata definita l’emblema di questa tendenza nell’anticipare gli stili
che verranno; sul sito infatti vengono presentate delle interessanti tipologie di
consumatori ovviamente classificati in base allo stile di vita:
• COCOONING: coloro che vivono in case con ogni comfort, circondati dalla
famiglia, al riparo dal mondo esterno.
• DOWN AGING: coloro che pretendono di vivere da giovani pur non
essendolo più, togliendosi gli anni.
• CASHING OUT: coloro i quali decidono di dedicare tempo a se stessi dando
il giusto peso al lavoro e non rincorrendo carriera e ricchezze sfrenate
pagate con ritmi frenetici e mancanza quasi di tempo libero.
Gli stili di vita sono già stati presi in esame in Italia da chi si occupa di ricerca.
Eurisko
3
infatti divide la popolazione italiana adulta (a partire dai 14 anni) in base ai
comportamenti sociali e di consumo. Ogni stile di vita sottintende un modo di vivere,
consumare, pensare e lavorare. Le caratteristiche prese in considerazione per la
classificazione sono ben 47 e riescono a delineare in modo soddisfacente le diverse
categorie tra cui quelle dei “delfini” : giovani che hanno a disposizione cultura e
1
Gianpaolo Fabris, Il nuovo consumatore: verso il postmoderno, Franco Angeli, Milano, 2003
2
Il sito è: www.faithpopcorn.com.
3
Socièta che in Italia si occupa di ricerche e sondaggi.
10
denaro e le energie sufficienti per metterle a frutto. Apertura verso il nuovo, voglia di
conoscere e capire sono i tratti principali di questa categoria descritta
approfonditamente nel sito .
La sfida del marketing moderno è quella di abbandonare la logica del target visto
come insieme di persone definite da parametri numerici sulla scia dell’anagrafe
comunale e sforzarsi di aggregare le persone in base a variabili culturali e sociali
guardandole con occhio differente in modo da coglierne i diversi bisogni; il gruppo
risultante sarà allo stesso modo compatto ma portatore di diversità individuali fonte di
ricchezza.
IL PUNTO VENDITA
Ormai il POS (Point of Sale) o più conosciuto come punto vendita o negozio è
antiquato sia come terminologia che nella realtà. Questo infatti non è solo un luogo
dove posizionare prodotti ma un vero e proprio luogo di incontro, di scambio, teatro
della rappresentazione che vede come protagonista il consumatore nel processo
d’acquisto
1
.Si parla e crescono a ritmi frenetici sempre più numerosi ipermercati,
megastore, flagstore che presentano la loro offerta off-line ed on-line.
I nuovi cinema multisala diventano sempre più luoghi dove trascorrere il tempo
libero grazie alla presenza di librerie, sale giochi, fast food; il Warner Village a Milano
offre la possibilità di prenotarsi il posto attraverso Internet direttamente da casa.
Feltrinelli non è solo una libreria; ha aperto megastore in cui ascoltare musica seduti
comodamente su divani e ai tavolini di un bar, organizza dibattiti, presentazioni ed
eventi operando in sinergia con due siti: www.feltrinelli.it quello istituzionale e l’altro
dedicato ai punti vendita www.lafeltrinelli.it in cui si offrono promozioni legate alle
attività locali del negozio.
Ikea ad esempio prevede entro il 2005 un investimento pari a 500 milioni di euro,
(Montagna, 2004:67) con l’apertura di cinque nuovi centri commerciali e tutte le sedi
sono supportate da un sito
2
veramente funzionale che non solo permette di visionare
l’intero catalogo e downlodarlo ma anche interagire col magazzino del punto vendita
più vicino andandoci con un progetto in mano; tutto ciò grazie ad un “planner ” un
software dedicato in grado di pianificare l’arredamento direttamente a casa o in ufficio.
In questo modo sul web si pone rimedio ad una problematica presente nei punti
vendita: la mancanza di tempo per personalizzare i progetti di tutti i clienti che in
questo modo arrivano in negozio con un risultato molto vicino alle proprie aspettative
riducendo fortemente i tempi per la compilazione di preventivi.
1
Lorenzo Montagna, Lavapiubianco.biz, Hops, 2004
2
Sito: www.ikea.com
11
Molto ambìti sia dalle grandi marche sia dai piccoli negozi a fini promozionali sono
anche i migliori locali delle città, nei quali si è passati dalle promocard (cartoline
gratuite con soggetti pubblicitari) al fenomeno della free press di buona qualità non
però come quella presente nelle metropolitane.
Secondo una ricerca a livello europeo di Boston Consulting Group
1
Internet è
fondamentale nell’acquisto tanto on-line che off-line.
Il 37% degli intervistati sostiene che quest’ultimo è essenziale per l’acquisto finale.
Per il 17% serve a ridurre la sconfinata scelta sull’articolo. Del 37% sopra riportato
l’11% ha portato a termine acquisti on-line mentre il 75% in un secondo momento off-
line. Ben l’85% non ha cambiato brand comprando off-line.
Le ricerche sull’acquisto che si avvalgono anche delle telecamere presenti nei
negozi, posizionate in teoria in opportuni angoli per motivi di sicurezza, in realtà
assolvono anche ad un altro compito: quello di monitorare i percorsi, le soste, i
movimenti, l’atteggiamento verso i commessi, i tempi di prova dei clienti.
Prossimamente verranno inseriti dei microchip all’interno dell’etichetta del prodotto
che misureranno tutte le azioni del cliente da quando tocca il prodotto stesso, fino alla
fase di acquisto, trasmettendo segnali al computer collegato nel retro del negozio ed
altrettanti al cliente stesso per esempio proiettando foto dell’abito indossato
direttamente in camerino.
A questo proposito la griffe Prada
2
nel suo punto vendita di New York ha già messo
in pratica da due anni questo sistema “tecnologico” con un obiettivo denominato
“ricerche osservazionali”.
Questa tipologia di ricerca produrrà di certo dati utili ma generici cioè non orientati
al singolo. Anche le fidelity cards che mirano a far sentire il cliente un socio a cui
riservare sconti, inviti e servizi speciali non garantiscono più la fedeltà del
consumatore che molto spesso ha in tasca più di una tessera plastificata: se il numero
delle carte aumenta lo fa proporzionalmente anche l’infedeltà del consumatore e
quindi il loro valore perde di senso. Queste cards infatti stanno diventando strumenti
tattici per la marca per evidenziare promozioni speciali rispetto a quelle a lungo
periodo e strategiche e restano ottimi rilevatori per le aziende per conoscere tutto
riguardo al consumatore dal cosa mangia a se possiede animali.
Se invece queste tessere fornissero un vero valore aggiunto come avere un
contatto diretto con la marca, ricevere informazioni in un’area riservata, anticipazioni
come con le newsletters e non solo sconti le cose cambierebbero. A questo proposito
fa scuola la tessera di Millemiglia Alitalia (ma anche quella di Media Word o il sito di
Vodafone) che acquista il vero valore aggiunto on-line, dove è possibile visualizzare il
1
Socièta che si occupa di ricerche e sondaggi
2
Sito: www.prada.com
12
saldo punti, richiedere i premi senza alcuna attesa direttamente col sito dell’azienda
che mantiene aggiornato costantemente il profilo del consumatore.
E’ solo quindi con la costruzione di una relazione diretta col brand e servizi
veramente funzionali che si può costruire la fedeltà del consumatore al di fuori del
punto vendita (vedi tabella 1.2).
Affiancando ai dati tradizionali quelli provenienti dal sito aziendale si potrebbe
condurre un tipo di ricerca più mirata valutando cosa il cliente cerca in esso, l’area più
visitata del sito, da dove arrivano i visitatori, per quale altro spazio web abbandonano
il precedente; in questo modo si verrebbe a conoscenza dei nomi dei competitors e
quale tipo di strategia adottano per attirarli, senza per questo spiarli a loro insaputa.
Se inoltre molte persone già acquistano direttamente dai siti è anche vero che gli
stessi risultano essere le fonti primarie di informazioni a cui attingere anche per
acquisti nei punti vendita tradizionali: grazie ai motori di ricerca di cui in Italia è leader
Google l’informazione è disponibile attraverso pochi click, in un tempo veramente
esiguo, solo quando la si cerca, costantemente aggiornata, in quantità ragguardevoli,
gratuitamente se si escludono i costi di connessione.
COMPARAZIONE TRA I VECCHI E NUOVI NEGOZI
Erano Sono
• Una vetrina • La casa della marca
• Una
rappresentazione
scenica di design
• Rappresentano la
storia e i valori
• Vendevano prodotti
e sogni
• Trasmettono emozioni
• Obiettivo: scontrino • Obiettivo: interagire
• Parola d’ordine:
vendere
• Parola d’ordine:
permanenza
Tabella 1.2: Comparazione tra vecchi e nuovi negozi
LA COMUNICAZIONE COMMERCIALE
In questi ultimi anni la comunicazione commerciale nella fattispecie la pubblicità ha
mutato fortemente rotta passando dal
• messaggio ammiccante alla presentazione di valori
• monologo aziendale al dialogo col consumatore attraverso mezzi
bidirezionali
13
• un marketing di massa al direct marketing
• processi produttivi alla relazione
• GRP (indice di pressione pubblicitaria) al ROI (indice di ritorno degli
investimenti pubblicitari).
La tendenza verso una pubblicità più informativa arriva da campagne internazionali
con format nati in UK o in Olanda e i pubblicitari italiani sono accusati dalle giurie dei
premi internazionali di essere meri ripetenti “provinciali” che assoldano star di
Hollywood incapaci anche di pronunciare correttamente il claim del prodotto.
Le attuali pubblicità hanno stili ben chiari, vanno dalla
1
:
• Comparativa che evidenzia propri pregi e difetti altrui non scadendo nel
diffamatorio
• Etica: presta maggiore attenzione al sociale, all’assenza di sfruttamento nella
produzione di beni
• Salutistica: indicazione dei valori calorici, prodotti bio ed eco-compatibili
• Nostalgica: il vintage soprattutto nell’abbigliamento ha riportato alla luce
valori e stili irrinunciabili
• Senza prodotto: il prodotto non è più il vero protagonista ma una miscellanea
di servizi, divertimento, innovazione
• Basata sul prezzo: fa scuola Ryanair che con prezzi stracciati ha portato alla
crisi le compagnie nazionali di volo e anche quelle che operano sul web (Volare
Web).
• Taylor made: cioè su misura, come nel caso delle banche che non potendo più
puntare sui tassi di interesse (perché non vengono più erogati) creano pacchetti
per studenti, seniors, famiglie ecc..
• Il prodotto come servizio e il servizio come prodotto: un prodotto x non
sarebbe tale senza tutto l’apparato dei servizi garantiti (BMW), le aziende
comunicano i loro servizi come un prodotto cioè con un logo, package
personalizzato, colonna sonora (Vodafone)
• Autoironica: stile tipico dei creativi francesi ed inglesi
• Reverse: la strada di chi ha scelto di far creare la pubblicità del prodotto
direttamente dai consumatori attraverso pubblici concorsi.
La vecchia pubblicità che seduceva e presentava, che era dappertutto ma senza
feedback, un’imposizione che aveva come obiettivo il ricordo, le vendite e la notorietà
si sta estinguendo poiché non produce più risultati grazie alla maggiore maturità dei
consumatori i quali perseguono una relazione con la marca.
1
Lorenzo Montagna, Lavapiubianco.biz, Hops, Milano, 2004, pag. 88