5
seppur con diverse varietà nella maggior parte del Paese, ma era nelle
regioni orientali che poteva esercitare la propria supremazia. In tali
regioni, gli Junker, una casta militare di proprietari terrieri, traevano
notevoli proventi dalle corveés e dalle prestazioni di lavoro
obbligatorio dei contadini. Nelle regioni occidentali, sia per merito dei
governanti che intendevano accrescere la capacità contributiva dei
contadini, sia per l’influenza delle invasioni francesi durante la
rivoluzione, le corvées e tutte le altre forme di servitù furono abolite e
convertite in obblighi, in denaro o in natura. Non vi fu però alcun
processo di distribuzione delle terre, che pertanto rimanevano di
proprietà dei signori. Facevano eccezione a tale situazione le province
della Renania e della Westfalia, che per merito della legislazione
liberatrice della Rivoluzione francese si disfarono dell’arretratezza
feudale permettendo alle industrie di svilupparsi in svariati rami
produttivi.
Nelle città il lavoro, di solito costituito da attività artigianali, era
organizzato in corporazioni. Le norme della corporazione erano
particolarmente severe. Tra queste, una in particolare imponeva ai
garzoni l’obbligo di effettuare un periodo lavorativo all’estero come
condizione necessaria per far si che i garzoni potessero diventare a
loro volta maestri. In Svizzera, Inghilterra, Francia i garzoni artigiani
tedeschi conobbero condizioni più “progredite” di quelle tedesche;
molti rimasero all’estero, altri tornarono in patria con idee più libere.
Nel 1810 le corporazioni prussiane furono abolite per mezzo di un
editto imperiale. L’abolizione dell’obbligo corporativo provocò un
enorme aumento del numero degli artigiani, con il risultato che la
maggior parte di loro non poté reggere alla concorrenza e fu pertanto
costretta a lavorare alle dipendenze dei fabbricanti.
Tale fenomeno non interessò esclusivamente gli artigiani, ma
anche gli apprendisti ed i garzoni, che, se prima della liberalizzazione
dei mestieri potevano ambire ad un miglioramento del loro status, con
l’entrata in vigore delle nuove disposizioni videro nel lavoro salariato
l’unica possibilità di sopravvivenza. Molti furono però quelli che
scelsero la via dell’emigrazione; saranno proprio gli emigrati tedeschi
che daranno il via alla formazione delle prime organizzazioni dei
lavoratori. Se oltre alla Prussia si eccettuano le regioni della Baviera
e dell’Assia, situate nella Germania centro meridionale, in cui
l’ordinamento corporativo fu eliminato sin dalla fine del 1700 per
merito della politica napoleonica, si dovrà attendere la costituzione
6
dell’impero germanico avvenuta nel 1871, per vedere abolite le norme
relative all’obbligo corporativo
2
.
La struttura sociale era caratterizzata dalla presenza dominante
dei grandi proprietari terrieri, gli Junker, una casta esclusiva che
dominava lo Stato e l’esercito offrendo una solida base sociale alla
monarchia degli Hohenzollern. Neppure l’epoca riformatrice di
Federico il Grande, che regnò nella seconda metà del 1700, riuscì ad
incrinare i loro privilegi. Junker e Corona gestivano lo Stato come se
stessero amministrando le loro tenute. L’industria (tessile,
manifatturiera e mineraria) e il commercio furono sottoposti a rigide
norme di controllo e di direzione burocratica. La stessa iniziativa
privata fu esercitata nella maggior parte dei casi dall’intervento dello
Stato, i cui funzionari si sostituirono agli imprenditori privati. La
politica di Federico il Grande, nonostante fosse di grande importanza
per lo sviluppo delle attività economiche, era volta esclusivamente al
rafforzamento delle strutture materiali della nazione e al
consolidamento del potere della Corona. Alla classe dominante
composta dagli Junker e gli Hohenzollern, si contrapponeva una classe
borghese molto debole e ininfluente. Il permanere delle corporazioni e
l’assenza di iniziativa privata, ad eccezione di qualche singola regione
come la Renania e la Westfalia, resero la classe borghese dipendente
dai favori della corte o dei signori locali. Nelle città, poche di numero
e di piccole dimensioni la borghesia operava soprattutto nei settori
delle professioni e dell’amministrazione dello Stato. L’autocoscienza e
l’indipendenza delle classi borghesi francesi e inglesi non si
riscontravano nella borghesia tedesca dei primi anni dell’800. Vi era
infine la terza classe sociale, quella più povera e più numerosa,
costituita dalla popolazione rurale, dai piccoli artigiani e dai lavoratori
dipendenti, le cui condizioni di povertà e di miseria saranno la causa
dei vari moti insurrezionali che caratterizzeranno la prima meta del
1800.
In generale è possibile affermare che in Germania nei primi anni
del 1800 l’industria domestica, a carattere individuale o di piccola
impresa artigiana, è prevalente. Soltanto in alcune regioni, quelle
occidentali, le condizioni erano più progredite. Nelle province renano-
westfaliche risiedeva il centro industriale della Germania. Qui la
vecchia industria locale, che nelle migliori vie fluviali della Germania,
2
RIVINIUS J.K., I l movimento sociale del XIX secolo in Germania, Ed. Heinz Moss,
Monaco di Baviera, 1979.
7
nella vicinanza al mare, nelle risorse minerarie aveva sempre avuto
vigorosi mezzi di sviluppo, sotto la la dominazione francese conobbe
un periodo di grande prosperità. Nei circondari amministrativi di
Aquisgrana, Colonia e Düsseldorf vi erano quasi tutti i rami delle
industrie: del cotone, della lana, della seta (con i settori dipendenti
dell’imbiancatura della stampatura e della tintoria), della fonderia e
della fabbricazione di macchine, e ancora le miniere, le fabbriche
d’armi e altre industrie metallurgiche. Esse occupavano una
popolazione di densità enormemente superiore al resto della
Germania. Un commercio di importazioni e di esportazioni verso tutte
le parti del mondo era in rapporto reciproco con l’industria.
I l prosperare del commercio e dell’industria favorì l’accumulazione
del capitale; nelle città si faceva sempre più marcata la distinzione tra
le classi della borghesia e del proletariato. Nelle campagne esisteva la
liberà proprietà fondiaria. Nel distretto di Solingen l’industria delle
armi sostituì l’artigianato; Ad Aquisgrana si sviluppo l’industria della
tela, dando luogo alle prime manifatture e macchinofatture. In queste
regioni la miseria del proletariato dell’industria a domicilio si faceva
sempre più opprimente. Nel 1826 destò clamore la rivolta dei setaiuoli
di Crefeld e degli arrotini di Solingen che protestarono
rispettivamente contro una rilevante riduzione dei salari e contro il
sistema di pagamento in natura. In queste regioni il problema del
lavoro minorile e degli infortuni sul lavoro si manifestarono sin dai
primi anni del 1800. In tutti i rami dell’industria tessile, ma poi anche
nelle fabbriche di aghi, bronzi, fibbie, corazze, carta, porcellana e di
altro tipo, si facevano lavorare in massa migliaia di bambini, i cui orari
di lavoro andavano dalle dieci alle quattordici ore quotidiane.
1.2. Il risveglio economico
Pur avendo iniziato con notevole ritardo il processo di
industrializzazione, la Germania seppe recuperare velocemente il
tempo perduto e nel giro di pochi decenni trasformò la sua economia
semifeudale in economia industrializzata. Il merito di tali mutamenti
è da individuare innanzitutto nelle risorse sia culturali sia materiali
di cui la nazione disponeva. Per quanto riguarda le prime, è innegabile
il loro valore nel contribuire ad accelerare il processo di risveglio della
nazione. Le idee e gli ideali del romanticismo, la letteratura di Goethe
e di Schiller, la musica di Beethoven e di Mozart, favorirono il formarsi
8
di un sentimento nazionalistico e ad alimentarono quello spirito
innovatore che influirà nel produrre importanti cambiamenti nella
società tedesca. Quanto alle risorse materiali, è necessario fare
riferimento alla politica di Federico II (Federico il Grande), che, pur
avendo avuto come obiettivo principale il rafforzamento delle strutture
materiali della Prussia, si adoperò, adottando una politica
mercantilistica, affinché fossero sviluppate tutte quelle attività
economiche volte a ridurre la dipendenza dalle importazioni straniere
e ad incentivare le esportazioni
3
.
Sotto il controllo dello Stato le industrie tessili della Slesia si
svilupparono in tutta la provincia. Le elevate tariffe protettive e le
sovvenzioni ai fabbricanti crearono effetti positivi sulla bilancia
commerciale e in generale in tutti i settori del commercio. Nello
stesso periodo città come Amburgo, Brema, Danzica e Lipsia si
affermarono come fiorenti centri commerciali. Di primaria importanza
fu anche il contributo dato allo sviluppo delle industrie manifatturiere
dai réfugiés francesi. Queste si diffusero soprattutto nelle regioni del
Brandeburgo della Sassonia e del Palatinato. Sempre per merito dei
francesi furono fondate numerose industrie per la produzione dei
cappelli, delle calze, dei guanti, della produzione di lumi, dei vetri e
degli specchi. Il tutto sotto il rigido controllo dello Stato prussiano.
Anche gli altri Stati germanici non furono da meno. In Sassonia e in
Baviera ebbero notevoli successi economici le industrie della ceramica
e della porcellana, dei merletti e dei ricami. Quanto detto permette di
comprendere quali furono le basi dalle quali iniziò il processo di
industrializazione che in pochi farà della Germania una grande
potenza industriale.
Molto importante per i suoi effetti economico-sociali fu la riforma
agraria realizzata da Stein e Hardenberg, che, sia pure per fini politici
e militari
4
, liberò dal regime feudale i contadini sottraendoli a molte
3
KEMP T., L’industrializzazione in Europa nell’800, Bologna, Il Mulino, 1988.
4
Le pessime condizioni in cui si trovavano i contadini, sfruttati dai signori
feudali, avevano prodotto un grande scoraggiamento, una forte depressione
psicologica e delle aspettative negative per il futuro, con la conseguenza che il tasso
di natalità nelle campagne tendeva a diminuire. Tale situazione non era favorevole
agli interessi dello Stato prussiano, sempre più militarista, che vedeva compromessa
la possibilità di reclutare nuovi elementi per il proprio esercito. La riforma Stein-
Hardenberg fu indubbiamente dovuta in parte a queste considerazioni. MICHELS R.,
Sunto di storia economica germanica, Laterza, Bari, 1930.
9
prestazioni reali e personali, cui erano sottoposti in passato
5
. Le
modalità con le quali venne realizzata la riforma agraria non furono
però favorevoli alla maggior parte dei contadini. Il contadino poteva sì
ottenere la proprietà giuridica dei terreni che lavorava, ma a patto che
ne cedesse una parte al signore. Per i contadini che possedevano
appezzamenti ereditari era possibile in alternativa alla cessione,
l’acquisto del fondo pagando una somma di denaro equivalente alla
rendita di venticinque anni. Tutti i contadini che non possedevano
animali da tiro furono esclusi dalla riforma. Per questi la legge non
prevedeva la possibilità di rivendicare il possesso delle terre che da
sempre avevano lavorato. La maggior parte dei contadini fu sfavorita
da simili disposizioni. Per questi il lavoro salariato presso i
proprietari terieri costituì inizialmente l’unica possibilità di
sopravvivenza. Le enormi cessioni di denaro e di terra pagati dai
contadini per ottenere la libertà, fornirono ai signori feudali i mezzi
per creare nuove imprese agricole. Si può pertanto affermare che in
generale la riforma agraria creò un esercito di riserva di forza lavoro
sia per l’agricoltura sia per la nascente industria, aggravando la
situazione di miseria e di malcontento dei contadini.
Altrettanto importante, sia per gli effetti politici sia per quelli
economici che ne scaturirono, fu il processo di unione doganale,
Zol lverein, che diede la possibilità agli Stati tedeschi di contrapporsi
come un tutto unitario alle potenze commerciali straniere. Avviato
dalla Prussia nel 1818 con l’obiettivo di eliminare tutte le barriere
interne e di racchiudere l’intero Stato in un unico confine doganale, lo
Zol lverein si estese ben presto a quasi tutti gli Stati tedeschi, che
caratterizzati da crescenti ristrettezze finanziarie, videro nell’unione
doganale l’unica soluzione per risanare i loro bilanci. L’unione
doganale entrò in vigore il primo Gennaio del 1834. La realizzazione
dello Zol lverein oltre ad assumere un eccezionale valore politico, ne
ebbe anche uno economico, perché mentre contribuì a rendere più
facili, più frequenti e più remunerativi all’interno i traffici e gli scambi
commerciali, agì, di fronte all’estero da valido scudo per sostenere la
concorrenza della produzione straniera, specialmente quella inglese,
sino ad allora schiacciante.
5
Con l’editto del nove Ottobre del 1807 si aboliva la divisione in caste e si
liberavano i contadini dalla sudditanza ereditaria verso i grandi proprietari fondiari.
MEHRING F., Storia della socialdemocrazia tedesca, Editori Riuniti, 1961.
10
A rafforzare il processo di unificazione territoriale contribuì in
modo decisivo la realizzazione del sistema ferroviario, al quale può
essere attribuito il duplice merito di aver favorito l’attività
commerciale in un mercato interno di ampie dimensioni e di aver
creato le condizioni necessarie per lo sviluppo delle industrie
siderurgiche e metallurgiche. Dal 1834, anno in cui fu aperta la prima
linea ferroviaria tedesca, la costruzione delle ferrovie proseguì senza
interruzioni. Le principali località tedesche furono collegate tra loro
sin dal 1842 e alla fine del secolo il Paese aveva ben sei linee
ferroviarie che lo attraversavano da confine a confine. La costruzione
delle ferrovie creò i presupposti per lo sfruttamento delle abbondanti
risorse naturali del Paese; nacquero nuove industrie e le manifatture
esistenti si espansero. Le ferriere aumentarono la loro produzione per
costruire nuove rotaie, furono create imprese per costruire locomotive
e materiale rotabile. Rilevante fu anche l’incremento della produzione
di carbone, necessario per azionare i nuovi treni. Le regioni
periferiche, come la Slesia superiore e la Saar ricche di minerali,
furono al centro di un rapido sviluppo economico. Lo sviluppo
industriale avvenne contemporaneamente alla creazione di importanti
istituti di credito, senza dei quali non sarebbe stato possibile far
fronte alle necessità finanziarie che caratterizzavano l’espansione
industriale. Il processo di industrializzazione divenne sempre più
frenetico a partire dal 1850. Le abbondanti risorse minerarie, i
progressi nel campo scientifico e tecnologico, la conquista dell’Alsazia
e della Lorena nel 1971 e la politica protezionistica del governo a
partire dal 1879, decretarono il successo economico della Germania.
Lo sviluppo dell’industria moderna causò in Germania mali simili a
quelli che si erano verificati in Inghilterra.
Era comunque inevitabile che un simile processo di trasformazione
economica determinasse profondi mutamenti sociali. Sempre più
numerosi, i contadini abbandonarono le campagne per affluire verso i
centri industriali delle città alla ricerca di un lavoro stabile e di salari
più alti. Mentre nel 1830 i quattro quinti della popolazione attiva
erano impiegati nell’agricoltura nel 1860 tale cifra era ridotta di un
quinto, riducendosi progressivamente negli anni successivi. Nel 1895
gli occupati nel settore agricolo costituivano il trentotto per cento
della popolazione
6
. Per quanto concerne la Prussia il numero degli
6
La popolazione tedesca passò dai 24,5 milioni di abitanti del 1800, ai 29,6
milioni nel 1830, ai 35,4 milioni nel 1850, ai 40,8 milioni nel 1870, per poi raggiungere
nel 1890 i 49,5 milioni e nel 1914 67,5 milioni. RIVINIUS J.K., I l movimento sociale del
XIX secolo in Germania, Ed. Heinz Moss, Monaco di Baviera, 1979.
11
operai di fabbrica passò dalle circa centottantamila unità del 1816, a
più di seicentocinquantaseimila nel 1846, mentre gli apprendisti, che
nel 1816 furono pari a centosettantanovemila unità, aumentarono
sino a raggiungere le trecentottantamila unità nel 1846.
Il progressivo avanzare dell’economia capitalistica e la
contemporanea concentrazione delle masse operaie nelle fabbriche,
spesso caratterizzate da dure regolamentazioni contrattuali e
disciplinari del lavoro, resero necessarie le associazioni tra i
lavoratori, la cui formazione risentì, soprattutto nel primo periodo, sia
della tradizione corporativistica sia dell’influenza esercitata dalle
numerose società di mutuo soccorso. Per tali associazioni, il cui ruolo
storico nella formazione delle associazioni sindacali non può essere
negato, non fu difficile trasformare la loro attività iniziale di
assistenza dei lavoratori in attività di difesa volta a raggiungere
miglioramenti sia delle condizioni di lavoro sia di quelle salariali.
Perché le associazioni di mutuo soccorso si trasformassero in vere e
proprie associazioni sindacali fu necessario l’intervento di forze
esterne, forze che, dopo la rivoluzione del 1848, contribuirono nel far
sì che le masse proletarie potessero maturare una propria coscienza
di classe.
12
2. PRIME ORGANIZZAZIONI SEGRETE DEI
LAVORATORI
2.1. La Lega dei Proscritti
A partire dal 1830 le agitazioni liberali si moltiplicarono in tutti gli
Stati europei. In Germania vari esponenti della borghesia liberale,
artigiani e studenti, coinvolsero la popolazione in manifestazioni
liberali volte ad ottenere radicali modifiche alle strutture feudali che
ancora permanevano in molti Stati della Confederazione Germanica.
Le regioni maggiormente interessate dalle manifestazioni popolari
furono l’Assia e il Brunswich, dove i governanti furono cacciati e la
popolazione ottenne delle concessioni costituzionali dai loro sostituti,
la Baviera e il Baden, nella Germania meridionale, dove le
rivendicazioni popolari riguardavano maggiori poteri alle
rappresentanze regionali, maggiore libertà di stampa e unità
13
nazionale. In tali regioni il movimento popolare godeva di un vasto
numero di partecipanti. I l 25 maggio del 1832 circa ventimila persone,
con a capo uno scrittore di nome Wirth, si radunarono ad Hambach, in
Baviera, per festeggiare l’anniversario della costituzione concessa
l’anno prima, rivendicando la creazione di uno Stato tedesco
democratico. Tale avvenimento segnò la fine dei moti liberali in
Germania: nel giugno del 1832 Metternich riuscì a far approvare dai
governi della Confederazione Germanica la cosiddetta Dichiarazione dei
sei articoli, che sancivano la condanna delle dottrine liberali,
limitarono la libertà costituzionale e i diritti di riunione e di stampa.
Dopo gli avvenimenti di Hambach furono numerosi gli intellettuali che
lasciarono la Germania per rifugiarsi all’estero. La Francia e
l’Inghilterra furono le nazioni preferite. In Francia, gli emigrati
tedeschi, garzoni, artigiani e intellettuali poterono entrare in contatto
con le prime associazioni socialiste, con le società di mutuo soccorso
e con alcune organizzazioni segrete di artigiani e operai specializzati.
La situazione economica della Francia, più evoluta rispetto quella
tedesca, fece maturare prima nel proletariato la necessità di opporsi
alla miseria e al capitalismo. Ovviamente le prime associazioni
tedesche, composte in prevalenza da operai artigiani e da apprendisti,
ebbero prevalentemente caratteri politico-sociali, non essendovi in
tale periodo una vasta diffusione delle fabbriche tale da creare veri e
propri problemi sindacali
7
.
La prima organizzazione operaia di rilevanza storica si sviluppò a
Parigi nel 1834 con il nome di Lega dei Proscritti (Bund der
Verbanntern). Era un'associazione segreta composta in prevalenza da
garzoni e artigiani, i cui scopi erano, secondo le disposizioni dello
statuto: l’assistenza ai profughi, la liberazione e la rinascita della
Germania, il raggiungimento dell’uguaglianza politica e sociale, la
libertà e l’unità popolare. In origine la Lega non era che una sezione
tedesca della Società dei diritti dell’uomo, e come questa, organizzata
sulla base di una rigida scala gerarchica. Tra i partecipanti più attivi s i
distinsero Theodor Schuster, un ex libero docente dell’Università di
Gottinga, fervido sostenitore delle idee estremiste e Jackob Venedey,
anch’egli ex docente dell’Università di Heidelberg, ma di idee liberali.
Fu a causa della differente linea di pensiero dei due maggiori
esponenti dell’associazione che dopo alcuni anni dalla sua
7
Nella prima metà dell’800 soltanto nelle province renane e nella Westfalia si
ebbe una concentrazione industriale più elevata, infatti in queste regioni i problemi
tipici dell’industrializzazione iniziarono a manifestarsi sin dalla prima metà dell’800.
14
costituzione, per la Lega dei Proscritti arrivò l’inevitabile scissione in
due distinte sezioni.
Le diverse strategie da adottare al fine di conseguire gli obiettivi
della lega furono esternate dai due dirigenti nelle pagine del Proscritto,
un mensile pubblicato da Venedey che fungeva da organo
dell’associazione. Alle affermazioni di Venedey, secondo cui i mali
della società potevano essere risolti soltanto per mezzo di uno Stato
libero, nel quale, la libertà politica avrebbe portato all’uguaglianza
sociale, assicurando così al cittadino un sufficiente tenore di vita,
Schuster rispose, sempre per mezzo del Proscritto, con una dura
replica; egli non credeva nello Stato liberale, le libere leggi e le
costituzioni non avrebbero risolto il problema della divisione in classi
sociali, in cui la borghesia dominava il proletariato sempre più povero.
Schuster vedeva nella rivoluzione sociale l’unica via di salvezza,
l’unico modo per garantire l’emancipazione sociale e politica del
proletariato. Più volte le pagine del Proscritto pubblicarono articoli di
tale natura richiamando così l’attenzione del governo francese che,
come primo provvedimento, decretò l’espulsione di Venedey dalla
Francia e per richiesta della Confederazione Germanica ordinò agli
artigiani tedeschi di lasciare Parigi, in quanto giustamente sospettati
di far parte di associazioni sovversive
8
.
2.2. La Lega dei Giusti
La fine della Lega dei Proscritti era ormai imminente. I contrasti
interni all’organizzazione e i provvedimenti legislativi adottati nei
confronti degli iscritti determinarono nel 1836 la scissione della Lega
in due distinte sezioni. I membri più estremisti guidati da Theodor
8
Provvedimenti analoghi furono adottati in Svizzera, sede della Giovane
Germania, sezione tedesca della Giovane Europa, un'associazione di natura politica
anch’essa composta da garzoni artigiani tedeschi che aveva nella libertà l’umanità e
l’eguaglianza gli ideali per cui combattere. Pur riluttando le idee socialiste, collaborò
con la Lega dei Proscritti utilizzando il Proscritto per diffondere il proprio programma.
Tra il 1834 e il 1836 la Dieta svizzera, con ripetuti decreti obbligò i numerosi
rivoluzionari tedeschi a lasciare il Paese sciogliendo le associazioni artigiane;
contemporaneamente la Confederazione Germanica vietò agli studenti di
frequentare le università svizzere e agli artigiani di emigrarvi.
15
Schuster fondarono nello stesso anno a Parigi la Lega dei Giusti (Bund
der Gerechten), anch’essa composta prevalentemente da garzoni
artigiani, che, al contrario della Lega dei Proscritti la cui
organizzazione era di tipo gerarchico, si organizzò dandosi una
costituzione democratica. Tra i membri che furono eletti nella
direzione, vi erano Karl Schapper, di professione tipografo, Heinrich
Bauer, calzolaio, Stephan Börn, operaio tipografo e Wilhelm Weitling,
sarto.
La Lega dei Giusti che aveva nella Società delle stagioni un valido
appoggio, si adoperò per promuovere le idee di natura comunista, e
vide in Weitling l’elemento di maggior vigore, che con l’opera L ’umani tà
com’è e come dovrebbe essere (ne furono diffuse circa duemila copie)
diede il via alla propaganda delle idee comuniste fra gli artigiani
tedeschi. Lo scopo dell’opera doveva essere quello di dimostrare la
possibilità di organizzare la comunanza dei beni tra la collettività al
fine di porre rimedio alla miseria sociale quale risultato dell’iniqua
ripartizione di beni e di lavoro. Weitling, considerato da molti come
l’anello di congiunzione tra il pensiero utopista ed il comunismo
scientifico di Marx, fece parte di quella parte dell’opinione pubblica
formata da economisti, filosofi, artigiani (primi socialisti) che, prima
che la classe operaia prendesse coscienza del proprio stato, entrò in
conflitto con le idee liberali dell’economia capitalistica, opponendosi
alle condizioni di ingiustizia e di miseria sociale, diventando così i
portavoce delle classi più povere. Il traguardo che gli esponenti del
primo socialismo si prefissero fu quello di cambiare completamente la
situazione sociale venutasi a creare per mezzo del capitalismo,
caratterizzata dalla miseria e dalla disparità tra classi, in una
situazione opposta che invece privilegiasse le classi più deboli.
Attribuendo al capitalismo tutte le colpe della miseria e della povertà
dei lavoratori, i primi socialisti teorizzarono una situazione di libertà
e di uguaglianza per tutti gli individui che, tramite le tecniche
moderne, avrebbero potuto raggiungere elevati livelli di felicità. Pur
essendo stati più volte criticati da Marx, dal quale furono definiti
“utopisti”, è innegabile il loro contributo alla formazione di concetti
che saranno poi ripresi dallo stesso Marx, fondatore del comunismo
scientifico. Il concetto di lotta di classe, di una futura società senza
classi, di alienazione del lavoratore, sono già presenti negli scritti dei
primi socialisti.
Nel maggio del 1839 la fallita insurrezione della Società delle
Stagioni fu determinante nel decidere le sorti della Lega che, coinvolta
16
nel moto insurrezionale, fu duramente colpita dalle severe misure di
polizia. Mentre Schapper e Bauer, dopo un lungo periodo trascorso
nelle carceri francesi, furono costretti ad abbandonare la Francia,
decidendo così di partire per Londra, Weitling si trasferì in Svizzera
dove ricostituì la Lega dei Giusti. In Svizzera Weitling continuò, sia
pure in forma clandestina, l’intensa attività di propaganda delle idee
comuniste attraverso la stampa. Di particolare importanza l’opera
Garanzie dell’armonia e della libertà, pubblicata nel dicembre del 1843,
nella quale egli teorizza una società in cui la comunanza dei beni,
l’obbligo generale al lavoro e dell’uguale ripartizione dei beni, la
libertà di produzione ne costituiscono le regole fondamentali, concetti
che in qualche modo anticipano i fondamenti del comunismo
scientifico di Marx.
Nel frattempo a Londra, dove Schapper e Bauer si rifugiarono dopo
essere stati espulsi dal governo francese a causa dei moti
insurrezionali nel maggio del 1839, la Lega dei Giusti fu ben presto
ricostituita. Avvantaggiati dalla libertà di riunione e di associazione
fondarono, nel febbraio del 1840, con la collaborazione di Joseph Moll,
un orologiaio di Colonia, l’Associazione educativa degli operai
tedeschi, che avrebbe dovuto fungere da copertura e da base di
arruolamento dei nuovi membri per la Lega che operava sempre in
stato di segretezza. A Londra le sezioni della Lega si diffusero
rapidamente, i collegamenti con le varie comunità venivano assicurati
dal continuo viaggiare dei garzoni
9
; in Svizzera, Germania, Francia, si
potevano contare numerose associazioni simili. Col passare del tempo
sia nella Lega sia nell’associazione operaia maturarono profondi
cambiamenti: innanzitutto la presenza di numerosi membri
provenienti da diversi Paesi europei quali Svizzera, Olanda, Ungheria,
Russia, conferì alla Lega caratteristiche sempre più internazionali;
inoltre le tendenze cospirative che ne caratterizzarono i primi passi
furono sostituite da nuovi ideali che nascevano dalla necessità di
rappresentare in modo più forte la classe operaia tedesca. Anche
l’associazione cambiò nome, che divenne: Associazione operaia
9
Nel processo di formazione delle prime società segrete di lavoratori è innegabile
il contributo apportato dai numerosi emigrati tedeschi, per la maggior parte garzoni e
apprendisti artigiani, che per motivi sia economici sia politici furono costretti a
lasciare la Germania per approdare nelle più importanti città europee. Durante le
loro esperienze lavorative all’estero i tedeschi, oltre a perfezionare le tecniche del
mestiere cui erano avviati, ebbero l’opportunità di maturare idee nuove, di libertà e di
uguaglianza. Al loro ritorno in Germania i compagnons poterono diffondere tali idee
favorrendo la nascita delle prime associazioni operaie.
17
comunista di educazione operaia. Le idee utopistiche dei primi
socialisti, il contributo di Weitling, che tra gli “utopisti” fu quello che
più si avvicino al socialismo scientifico di Marx, non erano più
sufficienti per garantire alla Lega la sopravvivenza, e di questo Bauer,
Schapper e Moll ne erano consapevoli.
2.3. La Lega dei Comunisti
Il cambiamento all’interno della Lega dei Giusti era imminente:
nell’estate del 1847 fu indetto a Londra il primo congresso
dell’organizzazione, al quale parteciparono i rappresentanti delle varie
sezioni. Tra gli esponenti di maggior rilievo vi erano Friedrich Engels,
in rappresentanza delle sezioni parigine e Wilhelm Wolff,
rappresentante di quelle di Bruxelles. Il primo provvedimento riguardò
la riorganizzazione della Lega, nella quale gli ultimi residui di natura
cospiratoria furono aboliti definitivamente; la vecchia Lega dei Giusti
lasciò il posto alla Lega dei Comunisti (Communistenarbeitverein) il cui
fine era, come stabilito dallo statuto, la soppressione della classe
borghese, l’eliminazione degli antagonismi di classe su cui era
fondata la società, il dominio del proletariato e la creazione di una
società nuova senza classi e senza proprietà privata. La Lega dei
Comunisti, i cui membri erano quasi esclusivamente artigiani
dipendenti di piccole manifatture tedesche, si organizzò in comunità,
circoli, circoli direttivi, uffici centrali e congresso; quest’ultimo
rappresentava l’organo esecutivo della Lega ed era composto dai
rappresentanti eletti dai vari circoli. Sempre secondo le disposizioni
statutarie i membri dei comitati di circolo e del comitato centrale
venivano eletti ogni anno con la possibilità di essere rieletti e, al fine
di evitare qualsiasi azione di tipo cospirativo, potevano essere rimossi
dal loro incarico in qualsiasi momento. Il ruolo degli aderenti
all’associazione fu stabilito dallo statuto riprendendo il metodo già
sperimentato dalla Lega dei Giusti. L’attività degli aderenti alla Lega
consisteva innanzitutto nel fondare associazioni pubbliche di cultura
per gli iscritti nelle quali poter svolgere attività varie. Furono pertanto
create numerose biblioteche, corsi di istruzione per far si che gli
operai artigiani potessero acquisire delle nozioni elementari, ecc...Per
mezzo di tali associazioni la Lega poté meglio svolgere la propaganda,
mantenere i collegamenti con le varie sezioni, e rafforzare la propria
organizzazione accogliendo nuovi iscritti. Dopo aver disciplinato le
18
materie di natura finanziaria
10
gli statuti furono sottoposti al giudizio
delle comunità e approvati in occasione del secondo congresso che si
tenne sempre a Londra, nell’autunno del 1847.
Il compito principale del secondo congresso fu quello di discutere i
nuovi princìpi che da quel momento avrebbero dovuto guidare l’attività
della Lega. Dopo un lungo dibattito durato una decina di giorni, i
rappresentanti dei lavoratori tedeschi iscritti alla Lega, approvarono
all’unanimità il programma presentato da Marx ed Engels, e li
incaricarono di redigere un documento da destinare al pubblico. Tale
documento fu pubblicato per la prima volta a Londra nel febbraio del
1848 con il nome di Manifesto Comunista.
Il pensiero fondamentale che caratterizza tale documento, basato
sul materialismo storico, è che la produzione economica e
l’articolazione sociale da essa derivante, forma il fondamento per la
storia politica ed intellettuale di ogni epoca storica; che perciò tutta
quanta la storia è stata una storia di lotta di classe, lotta tra classi
sfruttate e sfruttatrici; che questa lotta nella moderna società
borghese è giunta ad un punto in cui la classe sfruttata ed oppressa,
il proletariato, non può più liberarsi dalla classe sfruttatrice che lo
opprime, la borghesia, senza liberare al tempo stesso l’intera società
dallo sfruttamento, dall’oppressione e dalla lotta di classe. Essendo lo
Stato lo strumento per mezzo del quale la borghesia esercitava il
potere, la sua eliminazione avrebbe risolto il conflitto tra le classi.
Marx ed Engels individuarono nella rivoluzione borghese l’unica
possibilità per il proletariato di abbattere il potere della borghesia.
Nel Manifesto lo svolgimento della rivoluzione comunista è concepito
secondo uno schema ben preciso. Dopo aver conquistato il potere
politico il proletariato avrebbe dovuto privare la borghesia della sua
arma maggiore, il capitale, che sarebbe diventato insieme a tutti i
mezzi di produzione, di proprietà dello Stato. Questo avrebbe
comportato la scomparsa delle classi sociali, della proprietà privata e
dello stesso Stato, al cui posto sarebbe “subentrata un’associazione
10
Lo statuto della Lega dei Comunisti (art. 43) stabiliva un contributo associativo
da parte di ciascun membro al fine di far fronte alle spese che l’associazione
sosteneva per l’amministrazione, corrispondenza, stampa e diffusione di opuscoli di
propaganda (art. 43 e 47). Il mancato versamento della metà dei contributi al comitato
centrale da parte dei circoli e delle comunità, avrebbe comportato la sospensione
degli stessi dalla Lega (art. 47). ENGELS F., Per la storia della Lega dei Comunisti, in Il
Manifesto del Partito Comunista, Einaudi, Torino, 1959.