2
Il prezzo non è mai in equilibrio perché alimenta un processo infinito di
cambiamento. Quando il processo rallenta, gli operatori sono soliti sostenere che si è
raggiunta una situazione di equilibrio; tali casi sono in ogni modo episodici, ma
caratterizzano con continuità la dinamica dei mercati finanziari. A questo punto entra
in gioco l’analisi fondamentale. Gli studi previsivi, infatti, rivestono un ruolo sempre
più importante dato che il comportamento dei mercati finanziari è difficile da
comprendere a causa del processo di globalizzazione ed internazionalizzazione delle
economie mondiali.
Il mercato azionario è alla continua ricerca di un livello di equilibrio tra le aspettative
future degli investitori in termini di rendimento e le condizioni economiche che
esprimono i tassi di interesse e i profitti aziendali. Questa ricerca non è lineare, ma si
sviluppa lungo cicli di borsa al rialzo o al ribasso con determinati livelli di volatilità e
di rischiosità ( Capitolo 1).
In questo contesto l’investitore assume un ruolo di primo piano. Lui, infatti, deve
essere in grado di prendere le decisioni finanziarie in condizioni di incertezza
rispettando la sua propensione al rischio. I modelli di composizione del portafoglio
aiutano l’investitore nella sua scelta.
Gli studi effettuati sul tema hanno permesso di ottimizzare l’impiego di disponibilità
finanziarie, viste le possibilità di investimento offerte dal mercato mobiliare,
presentando un’analisi matematica del trade off tra rischio e rendimento di un
portafoglio azionario. Tra loro si ricordano la modern portfolio theory di Markowitz,
che diede le basi per gli studi successivi quali quello di Tobin, di Sharpe e di Ross (
Capitolo 2).
Una volta individuato il grado rischio-rendimento di ciascun investitore, bisogna
decidere su quali titoli investire in coerenza con il proprio profilo avvalendosi delle
metodologie su cui si basa l’analisi fondamentale: analisi macroeconomica, analisi
settoriale e analisi aziendale.
L’analisi macroeconomica si prefigge di analizzare le principali variabili
macroeconomiche che possono influenzare l’andamento dei prezzi azionari:
l’inflazione, i tassi di interesse, i prezzi delle materie prime, la disoccupazione, la
crescita. Lo studio deve essere condotto a livello economico generale al fine di
quantificare gli effetti prodotti dalle variabili strutturali sulla stima del titolo stesso.
3
La situazione politico-economica, inoltre, deve essere estesa anche a livello
internazionale in considerazione della dipendenza e della influenza tra i mercati dei
diversi paesi (Capitolo 3).
Il passo successivo (Capitolo 4) è quello di analizzare il settore cui l’azienda
emittente appartiene e l’azienda stessa.
L’analisi settoriale si pone come anello di collegamento tra l’analisi economica
generale e la valutazione condotta sulla singola impresa quotata. All’interno dello
studio oggetto di analisi bisogna distinguere due livelli di indagine. Il primo livello
consiste nel verificare l’impatto sui settori delle modifiche delle principali variabili
macroeconomiche e delle manovre politico-economiche o la diffusione di nuove
tecnologie che consentono un maggiore sviluppo o una più rapida ripresa economica.
Il secondo tende a stabilire le influenze sul settore delle variabili microeconomiche.
In pratica lo studio sarà rivolto verso la ricerca di informazioni concernenti la
struttura competitiva del settore e il ciclo di vita del settore stesso.
Dopo aver individuato le aziende operanti in mercati con buone prospettive di
crescita, si concentrerà l’attenzione sulle potenzialità attuali e prospettiche espresse
dalle singole imprese in termini economici e finanziari. Tali metodologie saranno
applicate analizzando il titolo Finmeccanica.
Capitolo 1
L’EFFICIENZA DEL MERCATO AZIONARIO E
L’ANALISI FINANZIARIA.
5
1.1. Introduzione.
Lo studio dell’efficienza dei mercati è sempre stato il punto di partenza della
spiegazione dell’andamento dei mercati finanziari. L’impossibilità di riuscire a
spiegare secondo i modelli ortodossi i fenomeni reali caratterizzanti il sistema
finanziario ha indotto alcuni studiosi a proporre nuovi modelli interpretativi più
coerenti con la realtà operativa dei mercati finanziari e, in particolare, con il
comportamento degli operatori.
Obiettivo di questo capitolo è analizzare l’efficienza dei mercati finanziari e
introdurre una delle metodologie cui gli operatori affidano le decisioni operative:
l’analisi fondamentale.
1.2 Il mercato azionario e la sua efficienza.
1.2.1 Il mercato azionario e l’efficienza informativa.
Il mercato è un assetto organizzativo che favorisce l’incontro tra domanda e offerta
di valori mobiliari, assicura efficienza e osservanza di regole alle transazioni che ne
determinano lo scambio, provvede ai servizi che si rendono necessari per lo
svolgimento delle attività e al tempo stesso precostituisce garanzia di tutela dei diritti
di quanti operano nel mercato
1
.
In una economia sviluppata la funzione del mercato azionario è quella di allocare
efficientemente le scarse risorse finanziarie disponibili fra gli impieghi reali
maggiormente meritevoli in un dato istante e saper rivedere le decisioni assunte, cioè
giudicare la convenienza degli atti economici dell’impresa
2
.
L’espressione “mercati efficienti” è divenuta famosa grazie al lavoro del professor
Eugene Fama e dei suoi colleghi dell’Università di Chicago verso la fine degli anni
Sessanta. Essa venne citata nel 1889 in un libro di Gorge Gibson intitolato The Stock
Market of London, Paris and New York. Gibson scrisse che << i titoli sono
1
Bessone, 2002, I mercati mobiliari, Giuffrè.
2
Della Bella, 1996, titoli azionari e natura del capitale di rischio, Egea.
6
pubblicamente noti nel mercato aperto, e il valore che acquisiscono potrebbe essere
considerato la sintesi dell’informazione più completa relativa ad essi
3
>>
4
.
La teoria dell’efficienza dei mercati si basa su tre concetti fondamentali:
a) Gli investitori sono razionali e quindi valutano i titoli razionalmente;
b) Se esistono investitori irrazionali, i loro scambi, essendo casuali, hanno l’effetto
di cancellarsi a vicenda, senza alcun effetto sui prezzi;
c) Gli investitori irrazionali incontrano nel mercato arbitraggisti , che eliminano la
loro influenza nei prezzi
5
.
Quando l’investitore è razionale valuta il titolo per il suo valore fondamentale.
I mercati aperti, attraverso la determinazione dei prezzi dei titoli, esprimono una
valutazione delle società emittenti e delle loro prospettive economiche e finanziarie.
Così, ad esempio, il prezzo di un titolo azionario rifletterà direttamente la domanda e
l’offerta degli investitori che partecipano agli scambi. Questi ultimi riflettono le
aspettative circa i flussi di cassa generati dall’impresa nell’arco della sua vita,
scontati per i rendimenti richiesti dall’investitore
6
.
Indicando con E(Div
t+1
), E(Div
t+2
),…, E(Div
t+n
) il flusso dei dividendi attesi dal
singolo investitore sul titolo azionario considerato per gli n periodi futuri, e con r
t+1
,
r
t+2
, …, r
t+n
il rendimento richiesto relativamente agli n periodi corrispondenti alle
scadenze dei singoli flussi di cassa, si può esprimere il prezzo del titolo al tempo t(P
t
)
a cui l’operatore intende effettuare la negoziazione come la somma dei flussi di cassa
attesi attualizzati al rendimento richiesto:
E
t
( Div
t+1
) E
t
(Div
t+2
) E
t
(Div
t+n
) E
t
(Div
t+i
)
P
t
= + + … + = ƒ
n
i=1
.
( 1+ r
t+1
) ( 1 + r
t+2
) ( 1 + r
t+n
) 1 + r
t+i
3
Gorge Gibson, 1889, The stock Markets of London, Paris and New York.
4
Shiller, 2000, Euforia irrazionale. Analisi dei boom di Borsa, il Mulino.
5
Shleifer, 2000, Inefficient Markets. An introduction to behavioural finance, Oxford University Press.
6
Blanchard, 2000, Macroeconomia, Il Mulino.
7
P
t
rappresenta il prezzo richiesto dal singolo operatore in relazione alle specifiche
aspettative e ai rendimenti richiesti. Questo prezzo può coincidere con quello fissato
dal mercato solo a condizione che anche gli altri operatori partecipanti alle
negoziazioni condividano le aspettative del singolo operatore
7
.
A volte la quotazione può sembrare o troppo alta o troppo bassa e segue percorsi
casuali nel tempo (random walk), ma per la teoria dell’efficienza dei mercati il
prezzo si adatta al nuovo livello delle informazioni, che sono imprevedibili.
Se si ipotizza la presenza di investitori irrazionali, ciò non modificherebbe l’idea che
i mercati siano efficienti. Tali investitori, infatti, scambiano nel mercato in modo
casuale, quindi, in presenza di un vasto numero di investitori, i loro scambi verranno
cancellati a vicenda, in caso di azioni non correlate, e i prezzi rimarranno vicini al
loro valore fondamentale. Tuttavia anche nel caso di correlazione tra le strategie di
scambio l’ipotesi può continuare per l’azione dell’arbitraggio
8
.
Quindi un mercato presenta efficienza informativa se i prezzi dei titoli osservati in
ogni momento sono basati su una corretta valutazione di tutte le informazioni
disponibili in quel momento (efficienza informativa)
9
.
La possibilità che il mercato esprima il valore fondamentale del titolo attraverso il
prezzo è subordinata ad una serie di condizioni: la disponibilità di tutta
l’informazione rilevante, la razionalità limitata degli investitori.
Il primo requisito dell’efficienza valutativa è connesso alla disponibilità di tutta
l’informazione rilevante per esprimere il valore fondamentale del titolo. Pertanto
l’informazione dei flussi di cassa di cassa prospettici deve, pertanto, coincidere con
tutta l’informazione che può essere rilevante per individuare le prospettive reddituali
dell’investimento finanziato.
La letteratura sull’efficienza dei mercati ha da tempo riconosciuto l’esistenza di
condizioni di asimmetria informativa che riguardano la maggiore conoscenza delle
prospettive reddituali dell’investimento (asimmetria ex ante ) e una diversa
disponibilità di informazione sui risultati realizzati (asimmetria ex post ) da parte del
prenditore di fondi rispetto all’investitore
10
.
7
AA.VV., 2004, Il sistema finanziario: funzioni, mercati e intermediari, Giappichelli.
8
Shleifer, 2000, op., cit.
9
Fama, 1970, Efficient Capital Markets: A Review of Theory and Empirical Work, in Journal of
Finance.
10
Vaciago – Verga, 1995, Efficienza e stabilità dei mercati finanziari, il Mulino.
8
Esiste, quindi, la possibilità concreta che il debitore tragga vantaggio dalla
condizione di asimmetria informativa utilizzando a proprio vantaggio l’informazione
rilasciata agli investitori
11
.
Un secondo requisito alla base dell’efficienza valutativa è l’utilizzo razionale delle
informazioni da parte degli investitori. Si tratta della capacità degli investitori di
reagire prontamente alle nuove informazioni. In altre parole, i prezzi possono
riflettere in modo efficiente la nuova informazione se gli investitori accedono allo
stesso tempo all’informazione e la utilizzano secondo regole comuni.
Se il set informativo a disposizione dell’operatore è un sottoinsieme di tutta
l’informazione rilevante, allora si è in presenza di una situazione di efficienza più
specifica rispetto a quella di tipo valutativo, che viene definita efficienza
informativa
12
.
Tale rappresentazione del mercato, pur risultando una utile modellizzazione su cui
impostare le valutazioni empiriche di efficienza, non è rispondente a quanto si
osserva nella realtà.
Molti, infatti, sono i fattori in grado di allontanare il funzionamento dei mercati dalla
condizione di efficienza. Ad esempio i costi di transazione associati alla
negoziazione dei titoli, cioè i costi collegati alle commissioni che l’investitore deve
riconoscere all’intermediario che acquisisce ed esegue l’ordine di acquisto o vendita.
La maggiore o minore elevatezza dei costi è in grado di modificare le convenienze e
le stesse operazioni di arbitraggio tra titoli.
L’altro fattore di imperfezione dei mercati è associato alla condizione di razionalità
limitata degli investitori. Cioè la difficoltà degli investitori ad utilizzare tutta
l’informazione disponibile. Bisogna infatti riconoscere che esistono diverse tipologie
di investitori con diverse capacità valutative. Alcuni sono professionalmente più
preparati a selezionare e ad utilizzare l’informazione rilevante ( rendimenti storici,
informazione pubblica, acquisizione di nuova informazione a determinati costi con
conseguenti economie di tipo informativo ), mentre per molti investitori prevalgono
modalità di investimento in titoli non sempre dettate dalla convenienza economica
(rischio, rendimento, liquidità) ma prevalgono elementi psicologici e abitudini non
sempre razionali sotto il profilo della convenienza economica.
11
AA.VV., 2004; op. cit.
12
AA.VV., 2004, op. cit.
9
1.2.2 L’efficienza tecnico-operativa.
I concetti di efficienza valutativa e informativa portano a trascurare le modalità di
funzionamento microeconomico dei mercati. Queste sono tuttavia rilevanti nel
trasformare gli ordini di acquisto e di vendita in negoziazioni effettive e, al pari
dell’efficienza informativa, sono necessarie affinché l’allocazione delle risorse tra gli
operatori avvenga al minor costo possibile, cioè in condizioni di efficienza tecnico-
operativa
13
.
Per esemplificare l’importanza degli aspetti del funzionamento del mercato dei titoli
è possibile far riferimento alla rappresentazione del prezzo come incontro delle curve
di domanda e offerta aggregata.
Figura 1.1: La formazione del prezzo di un titolo.
Fonte: AA.VV., il sistema finanziario: funzioni strumenti e mercati, Giappichelli, pag. 108.
Nella Figura 1 la curva di vendita rappresenta l’offerta complessiva del titolo in
corrispondenza dei diversi livelli di prezzo. L’inclinazione positiva della curva indica
che all’aumentare del prezzo aumenta il numero di operatori disposti a cedere titoli
della stessa specie sul mercato e, per ogni investitore, aumenta la quantità di titoli in
offerta. La curva di acquisto, inclinata negativamente, denota invece il
comportamento degli investitori il cui numero e le quantità domandate aumentano al
ridursi dei prezzi di mercato.
Al prezzo P
i venditori offrono una certa quantità di titoli pari a Q
*
. Se gli ordini di
acquisto pervenissero sul mercato contemporaneamente a quelli di vendita, il punto
di incontro delle due curve definirebbe anche il prezzo e le quantità effettivamente
13
AA.VV., 2004, op. cit.
Prezzo
Vendita
P
Acquisto
Q* Quantità
10
negoziate. Tuttavia, nel funzionamento del mercato, si registrano generalmente delle
asincronie nei tempi di manifestazione degli ordini di acquisto e di vendita che
possono ostacolare la negoziazione dei titoli e la contestuale fissazione dei prezzi. Se
l’offerta di titoli non viene tempestivamente soddisfatta dalla domanda, possono
determinarsi dei cambiamenti nelle combinazioni di quantità e prezzo offerte, tali da
modificare la posizione della curva d’offerta e quindi anche il prezzo di effettiva
negoziazione
14
.
Il mercato risulta pertanto condizionato da un insieme di fattori che riguardano le
caratteristiche in termini di volumi e frequenza degli ordini di acquisto e di vendita di
titoli, dalle regole e dalle procedure che consentono di tradurre gli ordini di acquisto
e di vendita in negoziazioni e dal comportamento degli intermediari che
intervengono nei mercati facilitando la ricerca della controparte ed offrendo servizi
di liquidità agli scambisti
15
.
1.2.3 Le diverse forme di efficienza del mercato azionario.
Le analisi empiriche a supporto dell’ipotesi di efficienza dei mercati hanno
formalizzato tre tipi di efficienza in funzione del tipi di informazione che viene
recepita dai prezzi: l’efficienza in forma debole, l’efficienza in forma semiforte e
l’efficienza in forma forte.
Nell’ipotesi di efficienza in forma debole l’informazione è limitata ai soli prezzi
storici. Questo tipo di efficienza esclude la possibilità che si possano determinare
rendimenti anormali attraverso la semplice osservazione della dinamica storica dei
prezzi. Poiché la quotazione registrata in ogni istante sconterebbe tutte le
informazioni desumibili dall’evoluzione della serie temporale dei prezzi, i rendimenti
conseguibili in un determinato mercato sarebbero serialmente indipendenti con la
conseguenza di rendere del tutto inutili le strategie operative di tipo adattivo oppure
derivanti dall’analisi tecnica
16
.
L’ipotesi di efficienza in forma semiforte asserisce che i prezzi delle azioni si
aggiustano rapidamente alla diffusione di tutte le informazioni pubbliche disponibili.
14
Schwartz, 1980, Equity markets, Structure, Trading and Performance, Harper And Row, New
York.
15
AA.VV., 2004, op. cit.
16
Fornasini, 2003, Analisi tecnica dei mercati finanziari e trading on line, Etas.
11
In altre parole, le quotazioni correnti incorporerebbero l’intero set informativo reso
disponibile ai partecipanti al mercato: dai bilanci alle comunicazioni, dai dati relativi
alle variabili economiche ai provvedimenti legislativi. Tale ipotesi esclude l’efficacia
dei contenuti dell’analisi fondamentale.
L’ipotesi dell’efficienza in forma forte rappresenta la forma estrema di mercato. I
prezzi, infatti, riflettono tutte le informazioni sia quelle pubbliche che quelle
riservate. In questo caso nessun operatore sarebbe in grado di conseguire un
rendimento superiore a quello assicurato da una corretta relazione tra rendimento e
rischio. Ciò implica che neppure i detentori di notizie privilegiate (insider trading)
sarebbero in grado di trarne profitto
17
.
1.2.4 Rischio, rendimento e legge del prezzo unico.
L’efficienza presuppone la capacità del mercato di quotare prezzi che consentano
agli investitori di aspettarsi maggiori remunerazioni dagli investimenti maggiormente
rischiosi.
Al mercato finanziario pertiene il compito di guidare il processo di investimento
premiando con maggiori remunerazioni i maggiori rischi, ed impedendo che il
disordine dei rendimenti sottragga al benessere collettivo i vantaggi rinvenienti dalla
realizzazione di progetti redditizi, ma rischiosi
18
.
Affinché le negoziazioni si possano realizzare risulta necessario che gli investitori
siano disposti a tollerare elevate combinazioni rischio-rendimento e che le imprese
utilizzino specifici processi di selezione delle opportunità di investimento e
specifiche politiche di raccolta che permettano al capitale di essere utilizzato
convenientemente.
La teoria della finanza sostiene che l’apprezzamento del rischio del mercato
finanziario avviene secondo una specifica metodologia che si incardina su un sistema
di relazioni di equilibrio che permettono la realizzazione di una efficiente allocazione
del capitale
19
.
17
Fuller, Farrel, 1992, Analisi degli investimenti finanziari, Mc Graw Hill.
18
Della Bella, 1996, op. cit.
19
Si tratta della teoria delle utilità, che rappresenta lo strumento più potente per interpretare e
prevedere il comportamento degli individui a fronte di scelte che implicano il rischio.
12
Esistono due relazioni in considerazione dell’avversione al rischio degli investitori.
La prima relazione afferma che il rendimento ritraibile da impieghi di capitale
rischiosi debba essere maggiore di quelli ritraibili da impieghi di capitali privi di
rischio. Per passare da impieghi privi di rischio ad impieghi rischiosi, infatti, gli
investitori pretendono premi che li compensino del rischio assunto.
La seconda relazione, conseguente alla prima, ordina i capitali rischiosi per intensità
di rischio stabilendo che il rendimento del capitale più rischioso deve essere
maggiore del rendimento del capitale meno rischioso affinché anche gli investimenti
caratterizzati da aspettative assai incerte possano essere realizzati.
Assunta l’ipotesi di razionalità degli operatori e considerata come vera la
metodologia per la misurazione del grado di rischio, ne consegue che nel mercato
finanziario il rischio ha un unico valore di mercato e che l’assunzione di rischio
diviene un fatto di quantità. Esso è proporzionale alla sua dimensione e si assume
possa essere individuato nell’extra-rendimento richiesto sugli impieghi rischiosi
rispetto al rendimento richiesto sugli impieghi privi di rischio
20
.
1.2.5 Cenni sulla Teoria Comportamentale.
Il contributo della comunità accademica internazionale si è evoluto attraverso nuovi
modelli interpretativi più coerenti con la realtà operativa dei mercati finanziari. Uno
di questi modelli è la cosiddetta Behavioural Theory. Essa rappresenta la reazione di
vari studiosi all’impossibilità di riuscire a spiegare secondo i modelli classici i
fenomeni reali caratterizzanti il sistema finanziario.
I vari contributi scientifici hanno le costruzioni teoriche classiche grazie a
sperimentazioni ed evidenze empiriche che dimostrarono come il comportamento
reale degli operatori, e di conseguenza i prezzi determinati dalle loro azioni, seguono
logiche piuttosto lontane da quelle ipotizzate da Fama.
La teoria dell’efficienza dei mercati, infatti, non considera l’influenza del fattore
psicologico presente nei mercati finanziari. Tale fattore è rappresentato dalle
aspettative, dalle congetture, dai dubbi, dai timori e dalle speranze che animano e
motivano gli operatori, influenzandone l’agire.
20
Della Bella, 1996, op. cit.
13
Secondo la teoria comportamentale, dunque, abbinando la variabile psicologica alla
componente informativa è possibile individuare la catena logica destinata ad incidere
sul livello dei prezzi: qualsiasi informazione genera le aspettative degli operatori,
inducendo azioni che si riflettono sulla domanda e sull’offerta del bene quotato il cui
prezzo, se si muoverà nella direzione attesa, confermerà la bontà dell’informazione
21
.
21
Fornasini, 2003, op. cit.
14
1.3 Il ruolo degli operatori.
1.3.1 Introduzione.
Il mercato dei capitali è caratterizzato dalla presenza di intermediari finanziari la cui
attività tipica è costituita dalla detenzione e dalla negoziazione sistematica di
strumenti finanziari, dalla prestazione di servizi a supporto della conclusione di
operazioni finanziarie.
In pratica, rappresentano le componenti del sistema finanziario a cui è affidata
l’allocazione delle risorse scarse tra utilizzatori e usi alternativi. La canalizzazione
delle risorse si basa sulla valutazione e sulla selezione sistematica d’impieghi
finanziari caratterizzati da profili di rendimento e di rischio differenziati.
Oltre a questo ruolo ex ante, a queste istituzioni è riconosciuta anche una funzione di
sorveglianza e di controllo finanziario, cioè hanno il compito di verificare la qualità
della destinazione delle risorse e dei risultati conseguiti.
Sotto il profilo dell’efficienza, si può affermare che la presenza di questo tipo di
operatori dipende dallo stato di informazione, dal costo di acquisizione della stessa,
dalle capacità e dalle conoscenze tecniche di elaborazione dell’informazione.
Da questo punto di vista lo stato di informazione non è omogeneo, poiché le fonti
non sono tutte ugualmente accessibili agli operatori. Vale a dire che l’informazione
disponibile è distribuita in modo ineguale, o asimmetrico, tra i diversi agenti
economici. Ne deriva una grande difficoltà a utilizzare con razionalità le
informazioni pervenute. In questo ambito gli intermediari finanziari, per la loro
natura di operatori specializzati, sono in posizione migliore rispetto all’investitore
individuale, che si trova in condizioni di inferiorità informativa rispetto all’emittente.
L’investitore individuale, infatti, opera sulla base di informazioni esterne che sono,
per loro natura, incomplete e che possono indurlo ad errori di valutazione e quindi
all’assunzione di rischi più elevati del previsto (tale fenomeno è detto adverse
selection). Il prenditore di fondi, al contrario, ha certamente una migliore conoscenza
della propria situazione economica, finanziaria e patrimoniale, ed è in grado di
valutare in modo più attendibile i rischi e le prospettive economiche future.
Certamente la condizione di inferiorità dell’investitore non è superabile con una
maggiore disponibilità di informazioni. Infatti, i destinatari delle stesse non sempre
sono in grado di controllare le affermazioni della controparte oppure non sono in
15
possesso delle capacità e delle conoscenze per analizzare e valutare l’informazione
stessa ( si pone, cioè, il problema di moral hazard).
Questa condizione di inferiorità vale anche per gli intermediari finanziari, i quali,
tuttavia, per la loro specializzazione sono in grado di acquisire gli elementi
informativi necessari, accertarne la credibilità e pervenire a valutazioni attendibili
dell’affidabilità degli emittenti
22
.
Scopo di questo paragrafo è l’analisi di queste due tipologie di operatori,
puntualizzando gli obiettivi che intendono perseguire attraverso l’investimento e le
modalità con le quali operano.
1.3.2 Gli investitori istituzionali.
Sono intermediari finanziari che, in conseguenza dell’attività istituzionalmente
definita dall’oggetto sociale, effettuano investimenti sul mercato mobiliare ( ad
eccezione dei fondi immobiliari ) e sono autorizzati ad una gestione collettiva di
risorse finanziarie variamente impiegate.
Si tratta di organismi di investimento collettivo del risparmio ( fondi comuni aperti e
chiusi, società di investimento a capitale variabile), e delle imprese di investimento
23
(
fondi pensione, delle imprese di assicurazione, delle banche e delle Sim)
24
.
La gestione collettiva può riguardare il piccolo risparmio delle famiglie, ma anche
portafogli di altro genere e di altra consistenza. Essa sarà orientata al contenimento
dei rischi di mercato finanziario, ma può essere caratterizzato da una pura e semplice
finalità di incremento di ricchezza oppure può accadere che mediante una gestione in
monte si perseguano invece particolari finalità, come accade quando l’investitore
istituzionale fondo pensione ! ! o l’impresa assicurativa si attivano per garantire
più elevate soglie ! ! di copertura previdenziale ! !
25
.
La gestione individuale prevede l’attribuzione da parte del cliente di somme di
denaro ad un intermediario (SIM, banca, SGR) perché questo svolga , in base alle
proprie capacità professionali, un’attività di gestione che tenda alla massimizzazione
22
AA. VV., 2004, op. cit.
23
Le imprese di investimento possono svolgere solo il servizio di gestione del risparmio individuale.
24
AA.VV., 2004, op. cit.
25
Bessone, 2002, op. cit.