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istituzioni pubbliche e la dimensione micro-relazionale della soggettività, dei
mondi vitali… Ed è proprio su questa lettura più “positiva” delle articolazioni
pubblico/privato che focalizzerò il presente contributo soffermandomi, in
particolare, sui nuovi scenari comunicativi originatisi dalla nascita delle reti
telematiche ed informazionali.
Una prima parte sarà perciò dedicata alla rivisitazione dei principali paradigmi
della comunicazione (dal modello trasmissivo fino al più recente paradigma
interattivo) e del loro impatto sul terreno dell’agire sociale.
E’ ormai un dato appurato come la “triade” uomo macchina uomo si stia
imponendo come “consuetudine” nelle forme dell’interazione sociale, fino a
generare l’emergenza di nuove competenze e di neo-modalità di approccio alle
informazioni. In questo senso, la mediazione tecnologica può superare i rigidi
attributi dell’asimmetria e dell’artificialità e proporsi come modello
complementare alla comunicazione diretta (non mediata), nella direzione di un
apporto alla promozione umana e alle relazioni sociali. Ciò che è tuttavia
indispensabile, è un ri-orientamento paradigmatico sia sul versante della
“macchina” (adozione di strumenti user-friendly), sia sul versante delle relazioni
umane (adozione di modalità dialogiche di tipo interattivo).
L’ambito dei sottosistemi sanitari, credo, può essere individuato come un
possibile terreno di attualizzazione del cambiamento in atto, specie in questi
ultimi anni in cui le organizzazioni sanitarie stanno spingendo nella direzione
dell’e-Health (orientamento alla cura e al benessere del cittadino).
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Nella seconda parte del lavoro presenterò concretamente l’esempio di un
possibile caso di micro-macro link comunicativo all’interno di un contesto
istituzionale ben delineato (l’Azienda USL di Rimini). Questo “spazio sociale” -
che mi vede da alcuni anni come interlocutrice diretta all’interno della Direzione
sanitaria – sta attraversando una fase di profondo cambiamento (introduzione di
modalità comunicative “a rete”) e si avverte, in tutti i suoi settori operativi, la
necessità di operare un’indagine conoscitiva in vista di un piano di
miglioramento che operi sul duplice versante della comunicazione (interna ed
esterna) mediante l’utilizzo di modelli organizzativi e tecnologici che sappiano
coniugare l’emergenza dell’efficienza aziendale con i bisogni di trasparenza,
qualità e partecipazione al servizio del cittadino/utente. Un progetto ambizioso,
certo, ma anche possibile…
“[…] aprire il sistema al cliente, che ne diviene parte, per costruire assieme i territori
dell’ e-service. E-service inteso come attenzione per le tematiche del Customer-care,
superando la navigazione solitaria grazie allo sviluppo di servizi interattivi di supporto
in tempo reale al cliente/utente in grado di sfruttare le potenzialità istantanee ed
ubiquitarie della telematica per costruire un tempestivo Call-center virtuale. In tal
senso, il futuro dello sviluppo di Internet come strumento relazionale potenzierà le
peculiarità comunicative del mezzo per favorire la costruzione di un ponte fra la
dimensione macro-organizzativa di imprese ed istituzioni e la dimensione micro di
utenti/clienti. […] una vera e propria inversione comunicativa: non più la persona che
va alla sanità ma la sanità che va alla persona” . (1)
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Parte I. Problematiche comunicative:
dal concetto di trasmissività al concetto di interattività.
Cap. 1. I livelli della comunicazione sociale.
Si è accennato, nelle linee introduttive, come la frammentazione dei confini
comunicativi tra gli spazi del pubblico e del privato – quale una delle
caratteristiche significative dell’epoca postmoderna (2) – può generare una
commistione di significazioni e rimandare ad una complessità di punti di vista
che trovano una possibile esplicitazione sul territorio dell’interazione sociale.
Ed è proprio nel mutato rapporto tra istituzioni e cittadino che emergono nuovi
segnali di micro-macro link socio-comunicativi e di possibili ricomposizioni di
senso tra due livelli concepiti come distinti e ben separati.
Appare chiaro che affrontare il tema della comunicazione sociale, nelle sue
molteplici sfaccettature, significa addentrarsi in un reticolo di infinite possibilità
(una deriva…) dal quale, tuttavia, è possibile attualizzare una possibile ipotesi
di lettura (3). Iniziamo dunque ad addentrarci nei diversi domini interpretativi
della comunicazione…
Una prima schematizzazione dei livelli della comunicazione umana si deve a
C.W. Morris (1939). L’autore ne individua tre: quello sintattico (relativo al
problema della struttura e trasmissione del messaggio), quello semantico (che
riguarda il processo di significazione del messaggio) e quello pragmatico (che
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inerisce al rapporto tra il messaggio e i processi di comportamento e di relazione
ad esso pertinenti). (4).
1.1. La dimensione sintattica.
Gli studi sulla comunicazione sintattica si rifanno al concetto teorico di
matrice classica, un’ipotesi degli anni Sessanta che concerne gli aspetti
prettamente tecnici della comunicazione. In questo senso, la matrice classica si
orienta soprattutto sull’analisi meccanica della trasmissione del messaggio da un
Emittente ad un Ricevente; una trasmissione che deve essere il più possibile
“pura” e corretta, dove il fenomeno della ridondanza (cioè la ripetizione dello
stesso messaggio magari in modi diversi) viene ad intervenire allorché il rumore
(entità esterna perturbante) minaccia la corretta ricezione del messaggio stesso.
Si deve a Shannon e Weaver la concettualizzazione teorica della
comunicazione come modello trasmissivo delle informazioni (5). Per gli autori,
infatti, l’informazione è una varietà ben codificata e strutturata mentre il rumore
viene ad essere un elemento perturbante che aumenta l’incertezza del processo
di trasmissione; la ridondanza permette perciò di correggere errori ed
inconvenienti che intervengono nel canale di trasmissione dei massaggi ed
ottimizzare gli stessi.
A ben vedere, si tratta di una visione “ingegneristica” che assai difficilmente
pare adattarsi alla eterogeneità della comunicazione umana (“naturale”); la
metafora trasmissiva di Shannon e Weaver appare infatti troppo formalizzata e
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tecnica, ed inoltre la ripetitività ossessiva del messaggio può rappresentare un
elemento di disturbo e non di chiarificazione alla comprensione dei messaggi tra
due parlanti che interagiscono (a tutti è capitato di trovarsi di fronte persone che
ripetono continuamente lo stesso concetto e che, nel tentativo di riuscire più
chiare, finiscono con il sortire l’effetto opposto…).
All’opposto, essa ben si adatta alla comunicazione tipica delle macchine
cibernetiche (“artificiali”) che utilizzano modalità di gestione e controllo delle
informazioni per semplificare la complessità dei macrosistemi organizzativi. Sul
piano ermeneutico, questa modalità sembra adattarsi perfettamente alle ipotesi
sistemiche contenute nel pensiero di N. Luhmann. (6)
Il teorico neorazionalista intende infatti la complessità sociale come
strettamente legata alla differenziazione funzionale della società: con
l’accrescersi della complessità ambientale, i sistemi sociali si organizzano in un
numero elevato di sotto-sistemi ad alta specializzazione, in modo da poter
rispondere in maniera settoriale alle sempre crescenti domande provenienti
dall’ambiente.
Come si articola la comunicazione tra soggetto e sistema in questo reticolo
chiuso e ben organizzato (autopoietico)? La risposta che fornisce Luhmann è
piuttosto perentoria:
“La società è un sistema comunicativamente chiuso. Essa […] può comunicare ma non
con se stessa né con il suo ambiente. Essa produce la sua unità realizzando
operativamente comunicazioni attraverso la ripresa ricorsiva e l’anticipazione ricorsiva
di altre comunicazioni. […] la società può comunicare in se stessa e sul suo ambiente,
ma mai con se stessa e mai con il suo ambiente”. (7)
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Si tratta di una dinamica di adattamento che trascende la prospettiva
individuale (il senso microrelazionale) a vantaggio di scelte e decisioni utili alla
funzionalità del sistema (senso macrosistemico). Le dinamiche microrelazionali
dell’ambiente non provocano dunque alcuna modificazioneal macrosistema…
“L’unica via d’uscita in termini comunicazionali che Luhmann riesce ad immaginare è
la risonanza, intesa come struttura interna al sistema che permette un riassetto delle
strutture interne, una sorta di vibrazione o di sollecitazione indiretta che riesce a far
penetrare nel sistema solo l’eco dei disturbi originali”. (8)
Siamo piuttosto lontani da una vera e propria apertura comunicativa al
soggetto; la complessità individuale rimane esterna al sistema impossibilitata ad
articolare una qualsivoglia transazione comunicativa con il sistema stesso.
In conclusione, l’analisi sintattica della comunicazione può dare utili input ai
sistemi macchinici (supporti tecnologici) ma risulta insufficiente dal
rappresentare una valida risposta alle dinamiche della complessità sociale. Così,
se da un lato i supporti tecnologici e la creazione di reti informatiche permettono
una trasmissione di dati sempre più efficace nella direzione macrosistemi
microrelazioni, dall’altro si possono generare condizioni patologiche di possibile
asimmetrie comunicative (dislivello tra gli attori della comunicazione, istanze
soggettive percepite dal macrosistema come disturbo o rumore…).