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Tema si distinguono, dunque, prima di tutto per il loro grado di astrazione e, di
conseguenza, per la loro capacità di denotazione (Ducrot e Todorov 1972: 283-284).
La letteratura, anche alla luce dei più recenti studi sopracitati, ha dimostrato
come numerosi temi siano destinati a modificarsi nelle varie epoche, pur tuttavia
rimanendo legati, quasi da una sorta di cordone ombelicale, ad una secolare
tradizione. Si pensi, ad esempio, al tema, particolarmente perturbante, della
metamorfosi o all’indicibile amore dell’eroina tragica Fedra, che sopravvive, con
qualche diversità, nelle pagine di autori molto lontani fra loro.
Anche il tema del doppio ha vissuto e vive tuttora un fortunato processo di
ricezione: si tratta di un ambito così intricato da richiedere agli studiosi un
procedimento sistematico, un’organizzazione quasi matematica di insiemi e
sottoinsiemi. Lo studioso russo Lubomìr Doleźel in un articolo del 1985 ha pensato,
pertanto, ad una sorta di campo tematico, che ha strutturato nella seguente maniera: il
tema di Orlando, tratto dall’opera omonima di Virginia Woolf del 1928, dove un
solo personaggio vive in mondi diversi fra loro reincarnandosi ogni volta; il tema di
Anfitrione, dove due personaggi identici fra loro (Sosia e Mercurio) coabitano in una
stessa dimensione per un determinato lasso di tempo, e infine il tema del doppio,
quando due personificazioni di uno stesso essere vivono nello stesso mondo (Fusillo,
1998: pagg. 10-11). Quest’ultimo campo tematico viene a sua volta suddiviso in vari
itinerari tematici differenti fra loro, che rinviano a molteplici tipologie del doppio
nella letteratura. Il romanzo di Chuck Palahniuk, Fight Club, edito nel 1996, rientra
in alcune varianti del tema in questione.
La storia, di cui si parlerà più diffusamente in altra sede, narra in breve di un
giovane impiegato, frustato dal proprio lavoro e insonne, che riesce a vincere le
proprie manie consumistiche, ad affermarsi nel lavoro e a ritrovare la componente
selvaggia che è in lui, solo grazie alle parole e ai moniti apocalittici di un autoelettosi
Messia nero, che risponde al nome di Tyler Durden. I due protagonisti si ritroveranno
in situazioni già tipiche del tema del doppio, sebbene ne vivano anche di totalmente
nuove, fino alla resa dei conti finale, dopo aver compreso di essere due facce di una
stessa medaglia.
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Il doppio di Fight Club rientra nella tipologia del doppio apparente (Fusillo,
1998: pag. 14), dal momento che i due personaggi hanno origine da una singola
persona e, in parte, anche del doppio onirico (Fusillo, 1998: pag. 15): il giovane
impiegato non riesce a distinguere fra sogno e realtà ed è proprio la perdita di
coscienza che determina l’affioramento dell’altra personalità.
Il Narciso cantato da Ovidio e alcuni contenuti che emergono dai versi
dell’Elena euripidea possono essere avvicinati al romanzo di Palahniuk, sebbene si
tratti di comparazioni da effettuare cum grano salis, viste le innumerevoli differenze
che intercorrono fra le due opere. Meno inconsueti, ma tuttavia ugualmente
impegnativi, saranno i paralleli con l’opera di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann
Gli elisir del Diavolo (1815-16) e, introducendoci ormai nella Contemporaneità, con
l’originalissimo metaromanzo di Pier Paolo Pasolini, Petrolio (1992). Alcuni film
(considerando anche il notevole successo che ha ottenuto la trasposizione
cinematografica di Fight Club per la regia di David Fincher, 2000) si prestano a
interessanti rimandi con l’opera in questione, come Lo specchio scuro (Dark
Mirror, 1957) di Robert Sjodmak o gli Inseparabili di Cronemberg (Dead Ringers,
1988), fino all’action movie di John Woo, del 1997, Face Off . Degno di nota è
anche il recentissimo Secret Window di David Koepp (Usa, 2004), tratto da un
racconto di Stephen King (Finestra Segreta, Giardino Segreto in Quattro dopo
Mezzanotte, 1990) che ripropone una situazione, seppur con qualche variante, molto
simile a quella narrata nel film di David Fincher.
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CAPITOLO 1
1.1 Il doppio onirico in Fight Club
Fight Club costituisce un’interessante variante sul tema del doppio. Come già
esposto nell’introduzione si può definire questa tipologia di doppio apparente, dal
momento che è motore di tutta la storia la doppia personalità insita in uno stesso
personaggio. Il protagonista di questa storia lavora come impiegato, è insoddisfatto
ed ha seri problemi connessi all’insonnia. Ricorda, per molti aspetti, alcuni celebri
impiegati, personaggi di Dostoevskij, Kafka, Svevo o Pirandello. L’unica via di fuga
per la frustrazione che lo attanaglia è l’acquisto di mobili e lampade in stile new-age.
L’insonnia, che lo porta a non distinguere più fra veglia e realtà, pare trovare
una sorta di soluzione nell’adesione del protagonista a gruppi di sostegno per malati
terminali di cancro e non, all’interno dei quali assume di volta in volta un nome
differente; questo elemento è da tenere in considerazione perché contribuisce alla
spersonalizzazione del protagonista.
Né i personaggi che interagiscono con lui, né tanto meno il lettore conoscono
la sua vera identità.
L’incontro con il doppio, che costituisce un dato fortemente perturbante nella
storia di questo tema, è narrato, in un primo momento, con esiti diversi rispetto ad
altre opere, ed è realizzato in maniera differente nel romanzo e nel film. Nel primo
caso l’incontro avviene, durante una breve vacanza, in una spiaggia assolata. Il
protagonista sta dormendo (si vedrà più avanti come il sonno e la perdita di
coscienza saranno momenti focali perché lo scambio avvenga) e al suo risveglio
incontrerà Tyler Durden impegnato a costruire una sorta di meridiana con alti pali di
legno. Con uno stacco netto nel racconto, Palahniuk descrive così il momento:
A thud, and the second wheel hits the tarmac. The staccato of a
hundred seat-belt buckles snapping open, and the single-use friend
you almost died sitting next to says:
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I hope you make your connection.
Yeah, me too.
And this is how long your moment lasted. And life goes on.
And somehow, by accident, Tyler and I met.
It was time for a vacation.
You wake up at LAX.
Again.
How I met Tyler I went to a nude beach. This was the very end
of summer, and I was asleep. (pag . 31-32)
Un tonfo e la seconda ruota tocca l’asfalto. Lo stacca-
to di cento fibie di cintura di sicurezza che si aprono e
l’amico monouso di fianco al quale per poco non sei fi-
nito all’aldilà dice:
Spero che non perderai la tua coincidenza.
Si, anch’io.
E questo è quanto è durato tutto il momento. E la vita
continua.
E così, per caso, Tyler e io ci incontriamo.
Era ora di prendersi una vacanza.
Ti svegli al LAX.
Di nuovo.
Come ho conosciuto Tyler è che sono andato a una
spiaggia per nudisti. Era la fine dell’estate e io dormivo. (pag. 29)
Nel romanzo l’autore pare tuttavia inviare messaggi al suo lettore ideale,
come se volesse rivelare anzitempo la correlazione che lega i due personaggi:
I had to know what Tyler was doing while I was asleep.
If I could wake up in a different place, at a different time, could I
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wake up as a different person?
I asked if Tyler was an artist. (pag. 33)
Dovevo sapere che cosa faceva Tyler mentre io dor-
mivo.
Se potevo svegliarmi in un posto diverso, in un mo-
mento diverso, potevo svegliarmi diverso io stesso?
Ho chiesto a Tyler se era un artista. (pag. 30)
Nel film del regista David Fincher (Fight Club, 2000), viene presentata una
situazione radicalmente diversa. Il protagonista, interpretato dall’attore Edward
Norton, sogna, durante uno dei suoi innumerevoli e logoranti viaggi di lavoro, uno
scontro aereo dove inesorabilmente perderà la vita; svegliatosi di colpo trova seduto
al suo fianco Tyler Durden, impersonato da Brad Pitt. Ad una morte seppur
immaginaria consegue una sorta di rinascita attraverso lo sdoppiamento. Nel film,
inoltre, l’apparizione dell’altro era già accennata da brevi flash, simili a rapide
immagini sublimali; come Palanhiuk, anche il regista Fincher pare anticipare i tempi,
giocando con lo spettatore.
Comparando tale momento con segmenti narrativi di altre opere, notiamo
come questa unità, importante alla luce del tema trattato, non abbia un effetto
straniante nel protagonista come nel lettore. Esso non ha una denotazione
perturbante, vista anche la differente tipologia di doppio, come invece il notturno
incontro del sig. Goljadkin, in una Pietroburgo nevosa, nel Sosia di Dostoevskij
(1846), ma permetterà all’io del protagonista riuscirà a liberarsi dalle condizioni di
consumistica schiavitù e passività lavorativa in cui versava. La presenza dell’altro
pare, in un altro momento del romanzo, quasi evocata con una triplice anafora:
Oh, Tyler, please rescue me.
And the phone rang.
“Young people, they think they want the whole word.”
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Deliver me from Swedish furniture.
Deliver me from clever art
[...]
May I never be complete.
May I never be content.
May I never be perfect.
Deliver me, Tyler, from being perfect and complete. (pag .46)
Oh, Tyler, ti prego, salvami.
E il telefono squillava.
“I giovani credono di volere il mondo intero”.
Liberami dai mobili svedesi.
Liberami dall’artistico-funzionale.
[…]
Possa non essere mai completo.
Possa non essere mai soddisfatto.
Possa non essere mai perfetto.
Liberami, Tyler, dall’essere perfetto e completo. (pag. 45).
L’attività dei due Tyler Durden (questo è ovviamente anche il nome del
frustrato impiegato, come si vedrà nel momento in cui le dinamiche della rivelazione
arriveranno al loro scioglimento) è rivolta sin dall’inizio alla creazione dei fight
clubs. In questi centri di lotta clandestina non si combatte né per gloria né per soldi:
il fine ultimo è quello di sfogare i propri istinti, cercando di riportare i contendenti ad
uno stato di pura ferinità. Una sorta, insomma, di ricercato primitivismo. Durden è il
demiurgo che detta le regole di combattimento sotto la luce fioca delle cantine,
mentre l’altro, il vero Durden, lo osserva estasiato. Il motivo dell’autoscopia è
significativo anche alla luce del confronto con il pasoliniano Petrolio, dove, come
vedremo, in una sorta di manichea opposizione, i due Carlo, protagonisti del
romanzo, si confronteranno nel momento della nascita.
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Per meglio comprendere il tema della violenza in Fight Club e la sua stretta
connessione con il tema centrale del doppio, è utile rifarsi alle teorie esposte da
Renè Girard (Girard, 1980). Il filosofo e antropologo francese distingue, all’interno
del suo studio sul desiderio mimetico e il doppio mostruoso, una dicotomia di
elementi che distinguono il rapporto tra la violenza, il desiderio e la divinità (Girard
1980: 200), ovvero il kydos e il thymos.
I due termini, accertati già in Omero, hanno due significati molto diversi fra
loro: il primo può essere reso in italiano con prestigio divino, fama, gloria, mentre il
thymos è di più difficile traduzione per la polifonia che lo contraddistingue; indicherò
quindi solo animo, coraggio, sentimento, come possibili traduzioni.
Girard parla del kydos come del fascino esercitato dalla violenza. Ovunque si
mostri, seduce e spaventa gli uomini, non è mai semplice strumento bensì epifania.
[…] Coloro che detengono il kydos vedono decuplicata la loro potenza; color che ne
sono privi hanno braccia legate e paralizzate. Possiede sempre il kydos colui che ha
dato il colpo più forte, il vincitore del momento (Girard 1980: 201). Con termini
molto simili, che ricordano, sebbene solo vagamente, la descrizione di una ierofania
pasoliniana, Palahniuk descrive il momento della vittoria di un lottatore:
You saw the kid who works in the copy center, a month ago you
saw the kid who can’t remember to three-hole-punch an order or put
colored slip sheets [...], but this kid was a God for ten minutes
when you saw kim kick the air of an account representative twice his size
[...]
Who guys are in fight club is not who they are in real world.
[...]
Who I am in fight club is not someone my boss knows.
After a night in fight club, everything in the real worlds gets the vol-
ume turned down. (pag. 48-49)