IV
capacità delle banche di assicurare agli azionisti remunerazioni
allineate ai benchmark di mercato. Il capitale proprio ha assunto le
connotazioni di risorsa costosa, critica e fonte di intensi
condizionamenti nella direzione della disciplina gestionale e
dell’efficienza economica.
Alla luce di quanto fin qui affermato si ritiene opportuno, in
questo lavoro, svolgere un’analisi che approfondisca il tema della
misurazione della performance nel caso degli istituti di credito,
nell’ottica del controllo interno di gestione.
L’analisi cercherà, in primo luogo, di inquadrare, in modo
seppur generico, l’attività di controllo interno di gestione per passare
successivamente ad un suo collocamento nell’ambito bancario,
individuandone le tendenze evolutive; in quest’ultimo ambito l’analisi
sarà focalizzata, in primo luogo, sul nuovo accordo internazionale
relativo ai requisiti patrimoniali, l’ormai famoso accordo denominato
“Basilea 2” e, in secondo luogo, su un’altra “rivoluzione” che
interesserà anche le banche, a partire dal prossimo anno: i nuovi
principi contabili internazionali, i cosiddetti IAS. Ci soffermeremo su
questi due argomenti cercando di capire quali implicazioni essi
comportano nell’ottica del controllo interno di gestione.
Successivamente, nel secondo capitolo, verranno approfondite
le tematiche relative all’utilizzo di indicatori di performance interne
che possono essere considerate come un’evoluzione dell’approccio
contabile e che mirano a una misurazione del risultato aggiustato per
il rischio in relazione all’utilizzazione di determinate quantità di
capitale proprio: a tal proposito si cercherà di analizzare le diverse
opportunità che si pongono in relazione alla scelta tra capitale
allocato e capitale utilizzato.
V
Nel capitolo terzo, infine, saranno proposte dapprima alcune
osservazioni sull’impiego delle tecniche di Value Based Management
nelle banche e successivamente l’analisi si orienterà, con alcuni
esempi applicativi, verso l’esame delle metodologie relative al
controllo della creazione di valore, basate sui flussi di cassa, per
concludere poi con le problematiche inerenti all’applicazione
dell’indicatore EVA nel caso specifico degli istituti di credito.
Pisa, marzo 2005
1
Capitolo 1°
TENDENZE EVOLUTIVE DEL CONTROLLO DI
GESTIONE
SOMMARIO: 1.1. Caratteristiche del controllo di gestione; 1.2. I sistemi di
controllo tradizionali nelle banche; 1.3. Nuove tendenze nei sistemi di
controllo nelle banche.
1.1 Caratteristiche del controllo di gestione
Il concetto di controllo fa riferimento a quell’attività di guida
dell’impresa verso obiettivi definiti in presenza di vincoli ambientali.
Si parla di controllo di gestione in presenza di un processo attraverso
il quale i responsabili, ai vari livelli organizzativi, accertano che le
risorse siano ottenute ed usate con efficacia ed efficienza nel
raggiungimento degli obiettivi
1
. Nell’ambito del controllo di gestione
è del tutto naturale che assumano particolare rilevanza gli strumenti di
programmazione e controllo (P&C). Proprio per questo motivo appare
necessario definire meglio questi due termini. Il sistema di P&C
rappresenta una componente del più complesso sistema organizzativo,
all’interno del quale opera come meccanismo operativo
2
e può essere
definito come “un insieme di organi, strumenti e processi che
influenza il comportamento dei manager al fine di indirizzarlo verso il
raggiungimento degli obiettivi generali di un’azienda, attraverso,
l’assegnazione di obiettivi parziali, la misurazione di risultati, la
valutazione delle prestazioni”;
in sintesi: un sistema finalizzato di
misure
3
.
1
Cfr. R.N. ANTHONY, Sistemi di pianificazione e controllo: schema di analisi, Etas Libri,
Milano, 1974.
2
M. DI ANTONIO, Creazione di valore e controllo strategico nella banca, Bancaria,
Milano,2002, pg. 36.
3
M. DI ANTONIO, Il controllo strategico, in “BANCHE E BANCHIERI”, n°1/1995.
2
Il sistema in oggetto è qualificato, come sottolinea la
definizione, da due fattori peculiari. In primo luogo, esso svolge
funzioni di indirizzo/guida/coordinamento/controllo dei collaboratori
d’impresa (sistema finalizzato) e in questo senso esso è uno strumento
di guida e coordinamento dell’impresa che si basa sulla
standardizzazione dei risultati.
4
In secondo luogo, per raggiungere gli
obiettivi, il sistema di P&C si avvale di variabili quantitative,
utilizzate sia per la fissazione degli obiettivi stessi che per la
valutazione delle prestazioni. Sotto questo profilo si preferisce
qualificare i sistemi di P&C come utilizzatori di misure in senso lato e
non solo di valori economico-monetari.
Solo così essi possono rispondere ai nuovi fabbisogni di
controllo generati dall’evoluzione del contesto competitivo e
presidiare dimensioni della gestione un tempo trascurate ma oggi
critiche
5
.
Il controllo, in ultima analisi, deve garantire che la gestione
aziendale si svolga in funzione del raggiungimento degli obiettivi
esplicitati in sede di pianificazione strategica, ossia in quell’attività
che, in un orizzonte temporale di medio lungo periodo, a monte del
processo di controllo stabilisce:
- le finalità ultime della gestione stessa;
- le strategie di sviluppo aziendali;
- il piano strategico aziendale.
Si comprende quindi come il concetto di controllo sia
indissolubile rispetto a quello di pianificazione; da un punto di vista
logico il ciclo di controllo fa riferimento ad un sistema in cui è
possibile descrivere quattro fasi fondamentali:
4
Cfr. H. MINTZBERG, La progettazione dell’organizzazione aziendale, Il Mulino,
Bologna, 1985.
5
Cfr. M. DI ANTONIO, Creazione di valore e controllo strategico nella banca, op. cit.,
pag. 36.
3
1) la programmazione dei risultati di una serie di azioni;
2) la misura dei risultati di queste azioni;
3) il controllo degli scostamenti tra i risultati pianificati e
risultati effettivi;
4) l’introduzione di azioni correttive
6
.
L’applicazione del controllo di gestione all’impresa rende
necessaria anche la costruzione di una infrastruttura che è composta da
tre differenti componenti: la struttura organizzativa, la struttura
tecnico – contabile, i processi; proprio la necessità di una forte
integrazione di questi tre elementi spinge a ricorrere al termine
“sistema di controllo di gestione”.
La struttura organizzativa del controllo definisce la
responsabilità economica all’interno dell’organizzazione individuando
i relativi centri di responsabilità: essi possono essere definiti come
un’unità organizzativa minima caratterizzata da risorse umane,
tecnologiche, immobiliari e finanziarie che svolge attività definite e di
cui è possibile la rilevazione di costi e ricavi o di soli costi o di soli
ricavi e l’individuazione di un responsabile. Per rendere ancora più
facile la misurazione e il controllo degli obiettivi di rischio e
redditività decisi dall’alta direzione, a questa accezione tradizionale di
centro di responsabilità va oggi sostituendosi quella di business unit:
con tale termine ci si riferisce ad un complesso organizzativo
caratterizzato da risorse che usano gli stessi processi, perseguono i
medesimi obiettivi di redditività e assumono rischi omogenei. Tale
entità che, a seconda del contesto organizzativo di riferimento, potrà
coincidere con una funzione, con una divisione o con una società
controllata o collegata, sarà dotata dell’autonomia necessaria al
6
Cfr. G. AZZONE, Innovare il sistema di controllo di gestione, Etas Libri, Milano, 2000,
pag. 4.
4
raggiungimento degli obiettivi pianificati: in pratica l’azienda viene
articolata in una pluralità di “micro – aziende”, ognuna responsabile
del proprio capitale e dei propri risultati.
La struttura tecnico – contabile rappresenta invece l’insieme
degli strumenti contabili del controllo di gestione (contabilità
generale, contabilità analitica, budget, sistema degli indicatori) che
appartengono globalmente alla contabilità direzionale
7
.
Infine, la presenza di conoscenze diffuse e distribuite
all’interno dell’impresa rende necessario analizzare in modo puntuale
chi si occupa delle singole fasi del ciclo di controllo, imponendo
quindi una progettazione dettagliata anche del vero e proprio processo
di controllo che è riconducibile alle quattro fasi sopra menzionate,
relative al ciclo del controllo e riassumibili in due macrofasi: la
pianificazione (o budgeting, che va dalla definizione degli obiettivi
alla costruzione dei piani) e l’analisi dei risultati (o reporting, che va
dalla misura dei risultati all’analisi degli scostamenti)
8
.
7
Cfr. A. GAETANO, Il controllo di gestione degli intermediari finanziari, Master Auditing
e C.I. di gestione, Facoltà di Economia, Università di Pisa, 2004.
8
Cfr. AZZONE, Innovare il sistema di controllo di gestione, op. cit., pag. 232.
5
1.2 I sistemi di controllo tradizionali nelle banche
Dopo aver delineato le caratteristiche dei sistemi di controllo di
gestione con riferimento alle imprese in generale, è opportuno
orientare l’analisi verso un settore specifico: le imprese bancarie.
I sistemi di controllo tradizionali delle banche
9
sono distinti da
diversi elementi; il primo di essi è dato dalla definizione della struttura
(centri di responsabilità) e, di conseguenza, delle prevalenti modalità
di articolazione delle informazioni. Abbiamo visto che la struttura
organizzativa consente di individuare i vari centri di responsabilità
all’interno dell’organizzazione, in questo caso la banca. I centri di
responsabilità rispondono all’esigenza di una efficace “guida” della
gestione, laddove occorre che ad ogni comparto della struttura
organizzativa siano attribuite precise responsabilità sull’attività da
svolgere in modo tale da realizzare un efficace coordinamento di tutte
le attività, in un quadro di coerenza con gli obiettivi generali che si
vogliono raggiungere. I centri di responsabilità bancari possono essere
così classificati:
- per attività (centri di struttura, di servizi generali, produttivi,
operativi);
- in base all’obiettivo economico rispetto al quale sono
valutati e responsabilizzati (centri di costo e di profitto).
L’individuazione di una struttura organizzativa articolata per
centri di responsabilità necessita di una struttura tecnico-contabile
sempre più complessa: si passa cioè dalla contabilità generale, che
riguarda la banca nel suo insieme, ad una contabilità che cerca di
isolare dati economici e finanziari afferenti a segmenti particolari
9
Per una descrizione dei sistemi di controllo tradizionali delle banche italiane si può
consultare: A. MINAFRA, Il controllo di gestione nelle aziende di credito, Cedam, Padova,
1997.
6
della banca e che per tale motivo viene definita contabilità analitica;
essa guarda la banca nel suo interno, valutando l’andamento dei
singoli centri, o dei singoli prodotti mettendo, in definitiva, a
disposizione dei relativi responsabili gli elementi necessari alle scelte
di gestione, valutandone l’efficienza e dando la possibilità di misurare
gli scostamenti rispetto agli obiettivi prefissati nei budget
10
.
Altro elemento caratterizzante del sistema di controllo è dato
dal prevalente sviluppo dei sistemi e dei processi lungo la dimensione
del controllo della rete di filiali: il budget, il conto economico, il
report di filiale sono strumenti da molto tempo introdotti, che vantano
un certo livello di consolidamento e uso da parte dei responsabili;
talvolta, non altrettanto adeguata appare la strumentazione di controllo
relativa alle altre aree organizzative della banca
11
. In particolare il
budget risulta essere lo strumento attraverso il quale si riescono ad
orientare verso il fine comune desiderato le scelte compiute nella
banca: infatti gli obiettivi di ciascun centro di responsabilità dovranno
necessariamente convergere con quelli stabiliti a livello di istituto e
ciò farà sì che operatori anche molto lontani tra di loro (sia sotto un
profilo funzionale che geografico) operino in modo coordinato
evitando di prendere decisioni contrastanti
12
. Il budget tradizionale si
basa sul semplice controllo interno e su indicatori di gestione come il
R.O.S., R.O.I, R.O.E, ecc…, che vengono valutati a posteriori;
l’odierna turbolenza ambientale richiede però alle imprese, come sono
anche le banche, la capacità di adattarsi rapidamente alle condizioni,
mutevoli, dell’ambito competitivo in cui esse operano; da questo
punto di vista il processo tradizionale di budgeting appare inadeguato
perché, in primo luogo, tende a fornire risposte lente al cambiamento e
10
Cfr. A. GAETANO, Il controllo di gestione degli intermediari finanziari, op. cit, pagg..
8-17.
11
M. DI ANTONIO, Creazione di valore e controllo strategico nella banca, op. cit., pag.
37.
12
Cfr. A. GAETANO, Il controllo di gestione degli intermediari finanziari, op. cit, pag. 34.
7
in secondo luogo il confronto tra soluzioni alternative non può essere
condotto analizzando soltanto e separatamente i dati economici
relativi a ciascun fattore competitivo: occorre tenere presente
l’esistenza di interazioni significative e variabili nel tempo e non
focalizzarsi sui soli dati provenienti dalla contabilità; nell’attuale
contesto concorrenziale può essere utile conoscere, in modo più
disaggregato, il comportamento dell’impresa rispetto ai singoli
vantaggi competitivi che determinano, per esempio, un dato livello di
costi e di ricavi. La mancanza di una sufficiente disaggregazione delle
informazioni risulta particolarmente critica anche nella fase del
controllo, perché non consente di comprendere correttamente i motivi
di risultati differenti rispetto alle previsioni
13
.
Un approccio probabilistico, da accompagnare ai tradizionali
principi gestionali integrando gli schemi classici, che si è andato
affermando negli ultimi anni in materia di budget e che ha la finalità
di rappresentare un modo con cui l’incertezza associata ai processi
decisionali viene evidenziata e quantificata, è il “budget
probabilistico” (bracket budgeting): uno strumento basato sull’analisi
dell’incertezza il cui scopo è di offrire una fonte aggiuntiva rispetto al
budget tradizionale. Esso si basa sul metodo della simulazione
intendendosi per essa l’utilizzo finalizzato all’imitazione di fatti od
eventi aziendali. I modelli meno utilizzati e conosciuti, ma che
rappresentano meglio la realtà rispetto agli equivalenti modelli
deterministici, sono quelli stocastici cioè quei modelli che considerano
le indagini sia retrospettive sui fattori di influenza di un certo
fenomeno che prospettiche con margini di errore molto ridotti.
Essenzialmente lo scopo del budget probabilistico è quello di
evidenziare una serie di dati attraverso una rappresentazione grafica
secondo una logica statistica, economica e matematica che permetta
13
Cfr. G. AZZONE, Innovare il sistema di controllo di gestione, op. cit., pag. 261-263.