4 
le sfaccettature più nascoste. In questo modo gli stereotipi noir fungono da specchio 
di un mondo vario e multiforme, che si mostra però anche dagli aspetti più crudi e 
immorali. Il noir americano classico rappresenta i modelli della società in un periodo 
storico definito (anni ’30-’50), che viene raccontato in modo complesso e dettagliato 
dagli scrittori di quel tempo. La suggestione creata da questo tipo di narrativa, e la 
particolare caratterizzazione dei modelli rappresentati, ha fatto sì che gli elementi 
costitutivi di questo genere assurgessero al ruolo di canoni per gli autori dei periodi 
successivi. Ma la difficoltà di ricreare in modo convincente  gli aspetti caratterizzanti 
di quel particolare periodo storico, gli ostacoli riscontrati nel tentativo ricollocare i 
modelli noir in contesti differenti da quello originale, ha limitato il recupero dei 
canoni di questo genere in ambiti più recenti.  
 L’autore americano Joe R. Lansdale può essere considerato uno dei pochi 
esponenti del genere in ambito contemporaneo. Passato da scrittore di nicchia a 
cavallo fra la fine degli anni ’80 e primi anni ’90 a fenomeno di massa negli ultimi 
anni, Lansdale ha saputo interpretare appieno le tendenze del filone noir, 
rinnovandole secondo la sua vena creativa, e ricollocandole in un periodo storico 
contemporaneo. Oggi Lansdale viene riconosciuto come un innovatore, un maestro 
dell’arte del racconto, ed uno dei più autorevoli autori noir americani.  
 Joe R. Lansdale nasce il 28 Ottobre 1951 a Gladewater, in Texas. Il luogo di 
origine influenza profondamente lo scrittore, ne segna lo stile e ancor più 
l’immaginazione, e diventa una costante nella sua produzione letteraria. I principali 
fili conduttori di tutto il suo corpus letterario sembrano essere il suo stile semplice 
(molto vicino al colloquiale) la varietà di generi trattati e la cultura texana, 
strettamente correlata alla “south culture” degli Stati Uniti. Quest’ultimo elemento 
rappresenta probabilmente la componente più rilevante all’interno della narrativa 
dello scrittore. La cultura e la mentalità texana pervade tutta la produzione di 
Lansdale, assumendo spesso un ruolo dominante nelle vicende narrate. Ciò non 
deriva da un semplice orgoglio campanilistico di Lansdale, e nemmeno da un 
possibile retaggio culturale (nell’accezione negativa del termine). Piuttosto, si può 
 5
considerare come una voce interiore che prende spunto dalle tradizioni locali, 
rielaborandole e mettendo insieme elementi nuovi e memorie del passato per mezzo 
della penna dell’autore.  
Lansdale adotta un registro volutamente basso, adattando di volta in volta il 
suo linguaggio ai diversi personaggi. Anche se molti temi sembrano essere ricorrenti, 
Lansdale usa uno stile fuori dalle righe, così da risultare innovativo nella narrazione 
di vicende dal sapore poco originale. Spesso gioca con i suoi soggetti, creando un 
effetto parodistico al limite del grottesco, quasi a voler stemperare ogni tentativo di 
affrontare seriamente gli argomenti trattati. Gli stessi protagonisti dei suoi racconti 
non sembrano reali, bensì macchiette abbozzate, nelle quali le caratteristiche più 
evidenti vengono marcate fino a renderli simili a caricature. Libri come Il Drive-in o 
la serie di Hap & Leonard sono diventati in breve tempo romanzi di culto per il loro 
stile inconfondibile. Peculiare è anche l’uso di generi diversi, spesso combinati tra 
loro in modo da ottenere un genere di transizione, spesso volutamente stravolti per 
creare un effetto di rottura ed estraneamento.  
Oltre che romanzi noir, Lansdale scrive romanzi horror, mainstream, di 
fantascienza, western, storie di avventura (sullo stile di Mark Twain) nonché racconti 
brevi di diverso genere, dal grottesco al pulp, rimanendo comunque fedele alla 
tradizione narrativa del Sud degli Stati Uniti. Ad ogni modo è evidente riscontrare 
una predilezione di Lansdale per il genere noir, che ripropone temi sia del cinema 
noir americano degli anni ’40 e ’50, sia della produzione letteraria hard-boiled di 
maestri del genere quali James Cain, Dashiell Hammett, Raymond Chandler fino ad 
autori contemporanei quali James Ellroy e Robert Bloch (che parla di Lansdale 
definendolo“un talento innato”). Lansdale viene etichettato come scrittore 
“postmoderno”, “avant-pop” o anche “splatterpunk”, ma queste definizioni non 
esprimono appieno varietà ed eclettismo dell’autore. Egli ama infatti giocare con i 
generi, reinventarli e rielaborarli, sovvertendo i canoni precostituiti per raggiungere il 
suo scopo, ovvero raccontare una storia.  
 6 
Capitolo 1 – I Caratteri del Noir 
 
1.1 Origini 
Risulta difficile delineare in maniera precisa quelli che sono i canoni del noir. 
Per fare ciò, bisogna innanzitutto fare una distinzione tra il genere cinematografico 
(il “cinema noir” per l’appunto) e il genere letterario, che viene definito “hard-
boiled”. I due generi nascono e si sviluppano parallelamente, in un periodo che va 
dagli anni ’30 alla prima metà degli anni ’50.   
Partendo dal cinema, interessante  è notare che la prima denominazione di 
“noir” viene data in ambito francese; furono infatti Nino Frank su L’Ecran Français 
(1946)
1
 e Jean-Pierre Charter sulla Revue du Cinéma (1946)
2
  a segnalare all’interno 
del film poliziesco una nuova tendenza al realismo, che si sofferma in modo 
particolare sia sulla descrizione degli ambienti che sulla caratterizzazione dei 
personaggi. Frank riprende il termine “noir” da una serie di romanzi polizieschi 
pubblicati in Francia negli anni ’40, chiamata la Série Noire. Charter invece mette in 
evidenza una certa corrispondenza fra il cinema noir americano e la scuola francese 
del film noir, caratterizzata da una trattazione realistica e dai toni cupi di storie di 
vicende criminali (famosa la sua dichiarazione “Les Americains aussi font les films 
noirs”, ovvero “anche gli Americani fanno film noir”).  
Ma la definizione di noir si impone solo dieci anni più tardi, quando la sua 
stagione cinematografica si è ormai praticamente conclusa, con il libro di Raymond 
Borde e Etienne Chaumeton Panorama du film noir américan (1955)
3
 che diventerà 
il testo più importante sull’argomento. L’elemento distintivo del noir viene qui 
                                                 
1
 Nino Frank, “Un nuovo genere: l’avventura criminale”, in Marina Fabbri, Elisa Resegotti (a cura di), 
I colori del nero, Ubulibri, Milano 1989. 
2
 Jean-Pierre Charter, “Anche gli americani fanno dei film noir”, in Marina Fabbri, Elisa Resegotti (a 
cura di),  I colori del nero, Ubulibri, Milano 1989. 
3
 Raymond Borde, Etienne Chaumeton, Panorama du film noir américain, Editions de Minuit, Paris 
1955.  
 7
identificato con una componente diametralmente opposta al realismo di Charter, 
ovvero un’atmosfera ambigua, irreale, onirica, collegata ad una trattazione 
particolare della violenza, che assume a seconda dei casi i toni dell’erotismo o della 
violenta brutalità. Gli autori citano come influenza diretta dei soggetti del film noir la 
narrativa hard-boiled, rappresentata dagli autori Dashiell Hammett, Raymond 
Chandler e James Cain.  
È da rilevare comunque che l’accezione “noir” non assume i caratteri di 
genere narrativo e cinematografico, bensì viene indicato come “serie”, mettendo in 
luce una costante “non-specificità” che contraddistingue il noir. In un saggio apparso 
sul Film noir reader (1996)  dal titolo “What is this thing called noir?” gli autori 
Alan Silver e Linda Brookover specificano che il noir (in questo caso 
cinematografico, ma la definizione si adatta anche alla narrativa) è “tanto uno stile 
quanto un genere”
4
, evidenziando una particolarità non riconducibile esclusivamente 
ad aspetti stilistici e contenutistici. Questa pluralità propria del noir, che prende 
spunto da diversi generi non solo cinematografici, costituisce una delle chiavi di 
lettura più importanti per capire il modello del film noir. Nel lavoro critico “Notes on 
film noir”(1969) Paul Shrader parla di “sottili qualità di tono e atmosfera”
5
, facendo 
inoltre confluire nell’ambito del noir realismo e onirismo, tecniche documentarie e 
stilizzazione, cronaca e artificio, e osservando come unico elemento comune il tema 
del crimine, del delitto, del conflitto fra tutori e trasgressori della legge. La tematica e 
l’ambientazione criminale con tutte le loro molteplici sfaccettature sono senza 
dubbio un punto fondamentale, ma sarebbe incorretto pensare che costituiscano 
l’unico aspetto tematico del noir. A questo riguardo sempre Borde e Chaumerton 
affermano che “il film noir è un film di morte, ma non ne ha il monopolio”
6
. E quindi 
l’ambiguità e la molteplicità della categoria permette di allargarne i confini in tutte le 
direzioni, estendendone i limiti narrativi, tematici e stilistici. In questo modo 
                                                 
4
 Alain Silver, Linda Brookover, “What is this thing called noir?”, in Leonardo Gandini (a cura di), Il 
film noir americano, Lindau, Torino 2001, p. 15. 
5
 Paul Schrader, “Note sul film noir” in Marina Fabbri, Elisa Resegotti (a cura di), I colori del nero, 
Ubulibri, Milano 1989, pp. 169-177. 
6
 Raymond Borde, Etienne Chaumeton, Panorama du film noir américain, Editions de Minuit, Paris 
1955, p. 6. 
 8 
vengono inclusi come fonti più o meno dirette il genere poliziesco (che descrive con 
stile semidocumentaristico il quotidiano, faticoso e soventemente noioso lavoro 
d’indagine dei rappresentanti della legge), gli studi di psicoanalisi (influenzati dai 
lavori di Sigmund Freud riguardanti l’aspetto onirico e l’introspezione umana) e il B-
movie ( ovvero i film realizzati con un budget limitato, che portano alla definizione 
di un nuovo genere cinematografico, il B film noir).  
Un altro elemento ricorrente è legato all’analisi del personaggio della femme 
fatale, ovvero la donna predatrice, che attira la controparte maschile in un vortice di 
passione e delitto, facendo in genere leva sia sul proprio fascino che sulla 
vulnerabilità del partner. Per diversi studiosi questa figura è da ricollegare a un 
sentimento maschile di paura e ostilità nei confronti della donna, che nel periodo 
della guerra spodesta l’uomo del suo ruolo di capofamiglia, avendone preso il posto 
di lavoro. Questa cosiddetta “misoginia del noir”, che predilige figure femminili 
malvagie e letali, poggia sull’analisi dei film usciti nel periodo successivo alla 
seconda guerra mondiale, ovvero dal 1945 al 1948, contraddistinto appunto dal 
rimpatrio dei soldati americani e dal problema del loro reinserimento nel tessuto 
sociale. Questo aspetto viene ribattuto da David Reid e Jayne R. Walker, che in un 
saggio del 1993 (contenuto in Shades of noir a cura di Joan Copjec)
7
 spiegano come 
il pregiudizio contro le donne impegnate professionalmente abbia caratterizzato il 
periodo successivo alla Depressione, e non quello bellico e post bellico, in cui 
l’occupazione femminile veniva considerata una misura necessaria e soprattutto 
temporanea.  
Riguardo l’aspetto narrativo del noir, bisogna dire che l’hard-boiled school 
costituisce un fenomeno atipico nell’ambito della letteratura americana. Questo 
genere rivela infatti  uno spessore realistico e una funzione di critica sociale che non 
apparteneva al genere poliziesco da cui prende le mosse. Leslie A. Fiedler nel suo 
libro Love and death in the american novel (1966) a questo proposito afferma che 
                                                 
7
 David Reid, Jayne L. Walker, “Strange pursuit: Cornel Woolrich and the abandoned city of the 
Forties”  in Leonardo Gandini (a cura di), Il film noir Americano, Lindau, Torino 2001, p. 20.  
 9
“our essential contribution to the form in the twenieth century is a strange offshot  of 
the ‘30’s novel of urban violence: a “realistic” exposé of corruption in the big city, 
presided over by the private eye.”
8
 (“il nostro contributo essenziale a questo genere, 
nel secolo ventesimo, è una strana esplosione di violenza cittadina, una descrizione 
“realistica” della corruzione nella grande città, vista attraverso il detective”). E anche 
Franco La Polla nel saggio “Il cacciatore e il cacciato: l’hard-boiled e i romanzieri 
rispettabili” (1989) ribadisce il concetto che la narrativa hard-boiled in quanto 
letteratura di intrattenimento poteva riuscire nell’intento di “puntare in modo più 
diretto verso le cose, compresa una critica del sociale non appesantita dalla forma più 
di quanto fosse strettamente necessario”
9
. 
Proprio la forma diventa uno dei tratti distintivi dell’hard-boiled, e Leroy L. 
Panek nel suo lavoro La verità nuda: lo stile hard-boiled (1989) mette in risalto 
questo aspetto: “Lo stile hard-boiled si sviluppò dai tentativi compiuti dagli scrittori 
di ritrarre in modo realistico il mondo dei criminali e dei poliziotti, di rappresentarvi 
credibilmente i loro eroi e di scrivere una prosa attenta, vigile, a tratti 
fiammeggiante”
10
. Questi tentativi nascono dalle esperienze giornalistiche dei vari 
scrittori (Cain, Chandler, Hammett) che appresero nelle redazioni dei quotidiani a 
scrivere in modo conciso, essenziale, concreto e sintetico. Panek conferma questo 
punto:  
“Scrivendo per i quotidiani, i primi scrittori hard-boiled necessariamente 
assorbirono gli standards editoriali degli anni ’20, e furono proprio quegli standards 
editoriali a gettare le basi dello stile hard-boiled. L’elemento principale, negli anni 
’20, era costituito dalla brevità […] In un certo, senso lo stile hard-boiled non è che 
stile giornalistico lasciato libero di esprimersi”
11
.  
                                                 
8
 Leslie A. Fiedler, Love and death in the american novel, Dalkey Archive Press, Chicago 2003, pp. 
498-499. 
9
 Franco La Polla, “Il cacciatore e il cacciato: l’hard-boiled e i romanzieri rispettabili”, in Marina 
Fabbri, Elisa Resegotti (a cura di), I colori del nero, Ubulibri, Milano 1989, p. 39. 
10
 Leroy L. Panek, “La verità nuda: lo stile hard-boiled”, in Marina Fabbri, Elisa Resegotti (a cura di), 
I colori del nero, Ubulibri, Milano 1989, p. 48. 
11
  Ivi, p. 49. 
 10 
Queste affermazioni trovano conferma nelle parole degli stessi autori. 
Hammett si definiva un “realista del giallo”, Chandler sosteneva che “il romanzo 
poliziesco deve essere realistico per quanto riguarda personaggi, ambiente e 
atmosfera”
12
. E a proposito della concisione, sempre Chandler la difende seppur in 
tempi e modi diversi: da una parte la considera una scelta di stile, in aperta 
contrapposizione a chi ritiene elevata e letteraria solo una forma ricca di 
“proposizioni subordinate […] segni di interpunzione e periodi ipotetici”
13
. Dall’altra 
la definisce un elemento fondamentale per la costruzione di un romanzo poliziesco 
basato sull’azione. Egli analizza le detective-stories rilevando in esse “un elemento 
fantastico” rappresentato dal fatto che gli eventi descritti nella realtà non avvengono 
“così in fretta, […] e neppure secondo uno schema logico tanto rigoroso”. Il motivo 
per cui tutto deve procedere in maniera rapida è spiegato ancora una volta da 
Chandler: “a noi autori si richiedeva azione ininterrotta: se ci fermavamo eravamo 
perduti. Avevi un dubbio? Subito far entrare qualcuno con una pistola in pugno”
14
. 
“L’elemento fantastico” che diventa l’intreccio e il fulcro del modello narrativo noir, 
ricorre in tutti i romanzi del genere.  
Intorno agli anni ’40 Hollywood sviluppa un interesse particolare nei 
confronti degli scrittori hard-boiled, sia per quanto riguarda l’adattamento dei loro 
romanzi, sia nella scelta di coinvolgere a livello professionale, come sceneggiatori, 
alcuni esponenti di spicco della “scuola”, come Cain e Chandler. Quest’ultimo 
dichiara: “noi che abbiamo cercato di scrivere storie di questo genere, la pensavamo 
come gli autori di cinema”. Nel passaggio dalla pagina allo schermo tuttavia il 
genere hard-boiled perde parecchie delle sue caratteristiche, e allo stesso tempo ne 
acquisisce altre, del tutto diverse, che appartengono al film noir.  
                                                 
12
 Raymond Chandler, “Ancora sul Giallo”, in Tutto Marlowe investigatore, vol. II, Mondatori, 
Milano 1971,  p. 757. 
13
 Leroy L. Panek, “La verità nuda: lo stile hard-boiled,” in Marina Fabbri, Elisa Resegotti (a cura di), 
I colori del nero, Ubulibri, Milano 1989, p. 47. 
14
 Raymond Chandler, “Ancora sul Giallo”, in Tutto Marlowe investigatore, vol. II, Mondatori, 
Milano 1971,  p. 754. 
 11
Tornando ora a parlare di quelli che sono gli elementi caratterizzanti del noir, 
è necessario precisare che essi acquisiscono una definizione precisa già a metà degli 
anni quaranta, allorché al genere cinematografico vengono riconosciuti stili e temi 
originali, specificamente americani. Successivamente l’America riscopre il noir 
intorno alla fine degli anni sessanta, quando all’interno delle scuole di cinema si 
afferma una generazione di studenti che trae ispirazione da film quali Double 
Indemnity (1944), T-Men (1948), Criss Cross (1949), The Reckless Moment (1949), 
Kiss Me Dearly (1955) ravvisando in essi temi caratteristici nuovi, e rinnegando 
contemporaneamente le teorie della storia del cinema americano imposti da studiosi 
quali Arthut Knight e Lewis Jacobs (che vedevano invece nella corrente noir il 
tentativo di imitare l’espressionismo tedesco e il neorealismo italiano attraverso 
atmosfere le atmosfere cupe e l’uso del chiaroscuro e nel modo di incentrare le storie 
su aspetti realistici della vita di strada). Negli anni settanta anche i critici si 
interessano al genere noir pubblicando una serie di saggi, fra i quali spiccano Paint it 
black: the family tree of film noir (1970) di Raymond Durgnat, Notes on film noir 
(1972) di Paul Schrader e soprattutto l’opera più importante fino a quel momento: 
Film noir, an encyclopedic reference to the American style (1979) a cura di Alain 
Silver ed Elizabeth Ward. Tuttavia è solo negli anni ottanta che l’espressione “noir” 
smette di rimanere relegata all’ambiente delle scuole di cinema per diffondersi anche 
sulla stampa comune, e questo grazie al movimento Neo-noir. Solo in questo periodo 
la mole di opere cinematografiche e letterarie appartenenti all’ambito del noir assume 
definitivamente un ruolo di modello, e diventa così rilevante da essere continuamente 
ripreso, citato e omaggiato nelle opere contemporanee.  
Ad onore di cronaca bisogna precisare che il filone noir prende le mosse dal 
romanzo poliziesco (anche detto romanzo ad enigma), che oltre ad rappresentarne il 
precursore letterario condivide con esso anche molte caratteristiche, prima fra tutte 
l’esistenza all’interno della trama di un delitto. Nel saggio di Tzvetan Todorov  
“Tipologia del romanzo poliziesco” (1995) l’autore tenta di definire quelli che sono i 
punti fondamentali della narrativa noir, partendo per l’appunto dal genere poliziesco.