VI
malvagie presenze. Solo dopo la prima guerra mondiale (enorme
amplificatore di passioni e di angosce), però, egli passò dagli attacchi alla
finanza internazionale a quelli contro l’Internazionale ebraica…
L’antisemitismo di Preziosi, infatti, nato sul terreno fertile della sua
formazione cattolica, alimentato dalla sua opposizione per i trust finanziari
e dal desiderio di riscatto nazionale, esplose negli anni venti, quando si
diffusero in Europa i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, che attraverso
l’assunto del complotto giudaico-massonico riuscivano a ‘spiegare’ il crollo
di tre Imperi, l’avanzata dei socialisti e dei bolsceviki, la graduale
decadenza delle potenze nazionali (sempre più condizionate da rapporti di
forza mondiali, sia economici che politici), lo sviluppo di un capitalismo
finanziario sempre meno controllabile, ecc. ‘Naturalmente’, però, la
potenza dell’«Idra» ebraica era così enorme che pretendere una puntuale
dimostrazione della sua opera malefica o delle connessioni che facevano di
ogni ebreo, credente o meno, un pericolo per la società occidentale
cristiana, appariva soltanto un assurdità. Non a caso, Preziosi sostenne:
“Solamente gli «stupidi come pecore» non vedono l’ebreo anche là dove apparentemente
non c’è”
4
Il fatto più inquietante è che a condurre un giovane democratico cristiano a
diventare un feroce antisemita, fu anche un sincero bisogno di ‘giustizia’,
che col passare degli anni, però, divenne sempre più ‘ottuso’, univoco,
intollerante, cieco. La giustizia che ricercava Preziosi, infatti, era così
‘inumana’ (od anche ‘sovrumana’) che non poteva che basarsi sul sospetto,
sull’epurazione permanente, sull’individuazione di un nemico da abbattere,
sull’idea che fosse necessaria una lotta estrema e definitiva tra il ‘bene’ e il
‘male’, dalla quale sarebbe uscito un solo vincitore…
Una nota di metodo :
Nella stesura della tesi abbiamo seguito l’andamento della ricerca: nella
prima parte, infatti, la nostra attenzione si è rivolta anche a questioni e a
tematiche che nulla avevano a che vedere con gli ebrei, vagliando tutti gli
indizi che potevano far supporre lo sviluppo, in seguito, di sentimenti
antiebraici (mantenendo anche nella redazione finale quelle ‘strade
interpretative’ che si sono poi rivelate poco fruttuose); nella seconda parte,
invece, abbiamo analizzato l’evolversi dell’antisemitismo di Preziosi, non
tralasciando, peraltro, di considerare le vicende politico-culturali di cui egli
fu direttamente protagonista.
4
G. PREZIOSI, Fatti e commenti. «Arianizzare»!…, in “La V.I.”, a. XXX, vol. LVIX, fasc.
CCCXLVI, gennaio 1942, pagg. 73-74.
1
PARTE PRIMA
Un antisemita fin da giovane?
2
CAPITOLO PRIMO
La Formazione cattolica (1881-1905)
a) Cenni Biografici
Giovanni Preziosi nacque a Torella dei Lombardi (Avellino) il 28 ottobre
1881
1
in una famiglia di solide tradizioni cattoliche.
2
Entrò nel seminario di
S. Angelo dei Lombardi molto giovane e ad appena diciassette anni
3
prese
la tonsura e i quattro ordini.
4
Dal 1898 al 1903 si trasferì a Napoli, presso
l’Almo Collegio dei Teologi, dove conseguì il 28 agosto 1902 la licenza in
Teologia e, subito dopo, la laurea.
5
Fu ordinato sacerdote il 24 settembre
1904 dal Vescovo diocesano di S. Angelo dei Lombardi Giulio Tommasi.
6
Padre Giuseppe Chiusano
7
lo ha ricordato come un “sacerdote molto
distinto, bassino, severissimo con sé e con gli altri, sempre ben vestito,
inappuntabile nelle sue cose, con una ricca biblioteca personale”.
8
1
Da Aniello Preziosi e Antonia Bellofatto. Ebbe tre fratelli (Annibale, Tommaso, Eugenio) e una
sorella (Marietta). La casa natale, in Via Caracciolo n. 6, fu distrutta dal terremoto del 1980 ed è
stata poi ricostruita da un nipote di Preziosi (il figlio di Annibale).
2
Si veda G. CHIUSANO, Un sacerdote altirpino Ministro di Stato. Giovanni Preziosi (1881-
1945), Valsele Tipografica, Napoli 1987, pag. 13, nota 4. In cui si legge che due zii di Preziosi
erano stimati sacerdoti: “don Domenico Bellofatto (professore nel Seminario di Nola, coltissimo in
latino e greco, pio, umile, salutato con rispetto da Mommsen, che vide in lui una persona di
profondo sapere) e don Raffaele Bellofatto (professore, laureato in teologia, oratore, musico).”
3
Fu necessaria infatti la licenza del Vicario Capitolare di S. Angelo, concessa il 14 maggio 1898.
4
A Nusco il 4 giugno 1898
5
Oltre alla laurea in Teologia conseguì anche la laurea in Filosofia. Si veda P. DI FRONZO,
Torella dei Lombardi. Profilo storico, Salerno 1974, pag. 199. Nel capitolo “gli uomini illustri” un
paragrafo è dedicato a Giovanni Preziosi. Si afferma che conseguì la laurea in filosofia
nell’università di Roma. Cfr. anche R. DE FELICE, Giovanni Preziosi e le origini del fascismo
(1917-1931), in IDEM, Intellettuali di fronte al fascismo, Bonacci, Roma 1985, pag. 129 (prima in
“Rivista storica del socialismo”, n. 17, settembre/dicembre 1962, pagg. 493-555) e O. MAJOLO
MOLINARI, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, vol. II, Istituto di studi romani, Roma
1977, pag. 839.
6
Per notizie più dettagliate sui passaggi che portarono Preziosi al sacerdozio si veda G.
CHIUSANO, op. cit., pagg. 13-14.
7
Scomparso di recente, fu vicario della Curia vescovile di S. Angelo dei Lombardi (Av) e
conobbe personalmente Giovanni Preziosi.
8
G. CHIUSANO, op. cit., pag. 14. Riguardo alla “ricca biblioteca di Preziosi” si veda S.
D’ONOFRIO, Giovanni Preziosi, “il prete irpino terrore degli ebrei”, supplemento a “L’altra
voce”, n. 7, settembre 1994, in cui si parla della scoperta di alcuni volumi sulla storia e la dottrina
del fascismo donati dal Preziosi alla Biblioteca Provinciale di Avellino. Purtroppo però questi libri
sono attualmente conservati all’interno di un fondo, definito “calderone”, che contiene tutti i testi
donati alla biblioteca. Si è rinunciato perciò a visionarli.
3
b) L’adesione alla Democrazia Cristiana e il Convegno di Avellino
Nel 1901
9
il giovane seminarista irpino aveva già aderito alle idee della
Democrazia Cristiana di Don Romolo Murri
10
e nel 1903 invitava il
fondatore della d.c. a passare l’estate a Torella dei Lombardi e a tenere il
discorso ufficiale in occasione della propria ordinazione sacerdotale.
11
L’amicizia fra i due durò molto a lungo, infatti, Romolo Murri, che durante
la prima guerra mondiale assunse posizioni interventiste assai simili a
quelle di Preziosi
12
, pubblicò nel 1924 molti articoli
13
su “Il Mezzogiorno”
di Napoli –quotidiano diretto da Preziosi fra il settembre del 1923 e il
dicembre del 1929– e ancora nel ’42 mostrò di essere in contatto con
l’«amico di vecchia data»
14
.
9
Nel numero del 19-20 dicembre 1901 (a. X, n. 295) de “La Patria”, nella rubrica “Echi d’Italia”,
si trova già un breve comunicato di Preziosi. Egli si rallegrava per la nomina a prefetto della
provincia di Avellino del “Comm. Chiaro”, perché era reputato adatto a valutare i “democratici
cristiani” –di cui egli già si dimostrava un sostenitore convinto– per quello che erano in realtà e
non in base all’immagine di “nemici della religione e della patria” che i loro avversari avrebbero
voluto diffondere.
10
Romolo Murri, il maggiore artefice del movimento democratico cristiano, fondò a Roma il 1°
gennaio 1898 la rivista “Cultura sociale”, dalle cui colonne si oppose con forza alle repressioni
avvenute a Milano nel maggio 1898. Sulla figura e sul ruolo di Romolo Murri si vedano M.G.
ROSSI, Le origini del partito cattolico, Editori Riuniti, Roma 1977, pagg. 39-101 e G. DE ROSA,
Storia del movimento cattolico in Italia. I. Dalla Restaurazione all’età Giolittiana, Laterza, Bari
1966, pagg. 342 e segg.
11
Si veda M. T. PICHETTO, Alle radici dell’odio. Preziosi e Benigni antisemiti, Franco Angeli,
Torino 1983, pag. 12. In nota vengono citate 7 lettere di Preziosi rinvenute fra le “carte Murri” dal
prof. Bedeschi, dalle quali si evince che la collaborazione tra Giovanni Preziosi e Romolo Murri
iniziò proprio nel 1903.
12
Si veda R. MURRI, Il Fascio parlamentare e i suoi compiti per un Governo di guerra, in “Il
Fronte Interno”, a. III, n. 134, 16-17 maggio 1918, pag. 3. Si legge anche: “Sotto il colpo inatteso e
formidabile [la disfatta di Caporetto; N.d.R.], il paese non si era avvilito; ma aveva raccolto
l’indignazione e il valore in un impeto nuovo di resistenza e di fede nel quale molte debolezze si
ritemprarono, molte sorde resistenze si fusero, e il fondo dell’anima nazionale, ricca di risposte
energie e di disciplina spontanea, intimamente persuasa della necessità e della santità della guerra,
si rivelò manifesta.” Il corsivo è mio. Cfr. anche R. MURRI, Nazionalismo e coscienza nazionale,
in “Rassegna contemporanea”, a. VI, serie II, fasc. IX, 10 maggio 1913, pagg. 534-546.
13
Si vedano, ad esempio, R. MURRI: Letteratura fascista, in “Il Mezzogiorno”, a. VII, n. 80, 2-3
aprile 1924, pag. 3; Democrazia d’altri tempi, in “Il Mezzogiorno”, a. VII, n. 97, 23-24 aprile
1924, pag. 3; Il senso tragico della storia, in “Il Mezzogiorno”, a. VII, n. 118, 17-18 maggio 1924,
pag. 3; La «Rivoluzione liberale», in “Il Mezzogiorno”, a. VII, n. 132, 3-4 giugno 1924, pag. 3;
Dalla classe alla nazione, in “Il Mezzogiorno”, a. VII, n. 146, 19-20 giugno 1924, pag. 3; Crisi
spirituali, in “Il Mezzogiorno”, a. VII, n. 159, 4-5 luglio 1924, pag. 3; Battaglie di cultura, in “Il
Mezzogiorno”, a. VII, n. 294, 10-11 dicembre 1924, pag. 3.
14
P. PENNISI – R. MURRI, A proposito di «Tradizione e Rivoluzione», in “La V.I.”, a. XXX,
vol. LX, fasc. CCCLIII, agosto 1942, pagg. 167-170. Si vedano anche: G. PREZIOSI, Fatti e
commenti. A proposito dei “premi di San Remo” [lettera inviata da Romolo Murri], in “La V.I.”, a.
XXV, vol. XLIX, fasc. CCXC, maggio 1937, pagg. 611-622 e R. MURRI, L’universalità della
storia, in “La V.I.”, a. XXVI, vol. LI, fasc. CCXCVIII, gennaio 1938, pagg. 62-69 (si trattava di
uno ‘stralcio’ del libro: R. MURRI, L’idea universale di Roma, dalle origini al fascismo,
Bompiani, Milano 1937).
4
Agli inizi del ’900 il giovane di Torella dei Lombardi fu un democratico
cristiano convinto ed attivo, in contatto con personalità di primo piano del
mondo cattolico, quali Gennaro Avolio, Giuseppe Toniolo, Padre Semeria e
Padre Genocchi. A partire dal 1901 iniziò a svolgere un’intensa attività di
propaganda a favore della democrazia cristiana nella sua città natale
15
e fu il
promotore di un convegno “familiare”, tenutosi ad Avellino il 28 dicembre
1902, che aveva lo scopo di costituire gruppi locali di democratici
cristiani.
16
Il convegno (che ricevette anche la benedizione e
l’incoraggiamento del Vescovo di S. Angelo dei Lombardi
17
) fu animato dal
professor Gennaro Avolio
18
(rappresentante del Circolo di Studi Sociali di
Napoli) che tenne una conferenza sul contenuto dottrinale e pratico dei vari
documenti pontifici riguardanti l’azione sociale.
19
Il tema centrale del
convegno (al quale parteciparono, tra gli altri, i Vescovi di Avellino e di S.
Angelo dei Lombardi) fu rappresentato dalla necessità di sviluppare gli
studi sociali nel Mezzogiorno, dove mancava ancora “una palestra” in cui
confrontarsi liberamente “sui problemi che più agitavano la vita
pubblica”.
20
A tal fine veniva auspicata la fondazione di circoli di studio
che contribuissero a far prendere coscienza della ‘questione sociale’ nel
Meridione. Appariva infatti preoccupante l’avanzata in ogni settore dei
“nemici del cristianesimo” –in primis i socialisti– che in assenza di
un’alternativa cattolica per risolvere il “problema operaio” avevano avuto
completa libertà d’azione. La conseguenza di questa latitanza da parte della
Chiesa era rappresentata dal totale predominio dei socialisti nelle
organizzazioni di tutela degli operai. I cattolici infatti si erano lasciati
sfuggire l’occasione, secondo Preziosi, di avvicinarsi al popolo e alle masse
15
[Giovanni] PREZIOSI, “Echi d’Italia. Torella dei Lombardi (Avellino, 17)”, in “La Patria”, a.
X, n. 295, 19-20 dicembre 1901, pag. 2. Si legge anche: “Si persuadano gli amici Torellini e si
mettano all’opera, la calma è stata sufficiente; lavorino adesso con alacrità e mostrino con i fatti
che le nostre non sono utopie ma realtà”.
16
Cfr. G. PREZIOSI, “Azione cattolica. Ci scrivono da Torella dei Lombardi (Avellino)”, in “La
Patria”, a. XI, n. 251, 30-31 ottobre 1902, pag. 2.
17
G. PREZIOSI, I democratici cristiani campani, in “La Patria”, a. XI, n. 286, 11-12 dicembre
1902, pag. 2. Viene riportata (perché possa servire “di sprone ai pigri e di incoraggiamento a
quanti in quei paeselli lavorano per la idea sociale cristiana”) la lettera che “S. E. Ill. ma
Monsignor Giulio Tommasi Vescovo di S. Angelo dei Lombardi” aveva indirizzato al dott. G.
Preziosi, “promotore del convegno familiare d.c. da tenersi in Avellino”. Il vescovo scrive: “(…)
Nella fiducia che la progettata adunanza riesca conforme alle vedute del II Gruppo della
Democrazia Cristiana, e valga ad unire sempre più le menti ed i cuori degli aderenti, con
particolare affetto La benedico.”
18
Su Gennaro Avolio si veda U. PARENTE, Riformismo religioso e sociale a Napoli tra Otto e
Novecento. La figura e l’opera di Gennaro Avolio, Urbino 1986, in cui si accenna anche alla
collaborazione di Preziosi al giornale “Battaglie d’oggi”, fondato e diretto da Avolio. Cfr. anche
Mario G. ROSSI, op. cit., pagg. 41, 71-72, 113 e G. DE ROSA, op. cit., pagg. 482 e 375, nota 20.
19
Cfr. G. PREZIOSI, Il cammino della Democrazia. Il Mezzogiorno si desta, in “La Patria”, a. XI,
n. 299, 29-30 dicembre 1902, pagg. 1-2, in cui vengono riportati ampi stralci del discorso del Prof.
Avolio al Congresso di Avellino.
20
Ibidem.
5
dei lavoratori prima che questi cadessero nelle mani ‘sbagliate’.
21
Avolio e
il giovane seminarista irpino ritenevano che si dovesse scegliere tra la
soluzione socialista, basata sul “collettivismo”, la “lotta di classe”, il
“libero amore”, l’“ateismo”, e la soluzione cristiana, fondata sulla proprietà,
il miglioramento delle condizioni di lavoro, l’organizzazione operaia, le
associazioni professionali, l’intervento dello Stato a tutela dei diritti dei più
deboli.
22
Quando Papa Leone XIII, che con la Rerum Novarum (del 1891) aveva
aperto degli spiragli all’attività dei cattolici nel mondo del lavoro e della
tutela sindacale, dopo aver richiamato all’unità e alla concordia con
l’enciclica Graves de communi del 18 gennaio 1901, impose con una rigida
normativa (le “istruzioni” emanate il 27 gennaio 1902) che i circoli
democratici cristiani venissero inquadrati d’autorità nel II° Gruppo
dell’Opera dei Congressi, rinunciando a qualsiasi finalità di tipo politico
23
,
alcuni giovani cattolici, tra cui Preziosi, iniziarono a criticare le stesse
gerarchie ecclesiastiche e a rivendicare una maggiore ‘autonomia’ d’azione
nel campo sociale e politico.
24
21
G. PREZIOSI, Nel nostro campo [“democratico cristiano”; N.d.R.]. Si è fatto?… Si farà?…, in
“La Patria”, a. XII, n. 14, 19-20 gennaio 1903, pagg. 1-2. Si legge anche: “Nel luglio 1901 in
qualche paesello con ardore giovanile cominciò un po’ di vera azione cattolica, che aveva di mira
l’organizzazione d’una Lega del lavoro, e quando fra dure lotte pareva sorriderci il fine, i lettori
della Patria lo ricorderanno, ci furono, da chi men lo doveva [gli stessi ambienti ecclesiastici; N.
d. R.], rese così triste le condizioni, che fu giocoforza arrestarci. Allora, un po’ tardi in verità, ci
accorgemmo che il male aveva altre profonde fondamenta che bisognava dissodare.”
Avolio già dalla fine del 1897 sulle colonne del “Popolo italiano”, il settimanale fondato a Genova
da Giovan Battista Valente nell’ottobre dello stesso anno, sollecitava la convocazione di un
congresso nazionale dei d.c. e denunciava l’allontanamento degli operai dalla Chiesa causato dal
fatto che il partito socialista era l’unica forza che si occupava degli interessi materiali delle masse
oppresse, mentre i cattolici sembravano temere il popolo rinunciando ad organizzarlo ed educarlo.
(Cfr. M. G. ROSSI, op. cit., pag. 41 e A. GAMBASINI, Il movimento sociale nell’Opera dei
Congressi, 1874-1904, Università Gregoriana, Roma 1958, pag. 471, nota 59).
22
G. PREZIOSI, Il cammino della Democrazia. Il Mezzogiorno si desta, 29-30 dicembre 1902,
cit. La scelta “cristiana” era caratterizzata da “Giustizia rispetto al salario, alla durata del lavoro,
alla sua limitazione rispetto sesso ed età, riposo festivo, assicurazioni, igiene, morale.”
23
Cfr. G. DE ROSA, op. cit., pag. 361 e M. G. ROSSI, op. cit., pagg. 63 e 103.
24
Per quanto riguarda la questione dell’«autonomia» si vedano M. G. ROSSI, op. cit., pagg. 103-
131, in particolare pag. 113 (in cui si cita l’esperienza autonomista di Preziosi ed Avolio) e G. DE
ROSA, op. cit., pagg. 361 e segg. Cfr. anche il paragrafo «e» di questo capitolo, in particolare le
note 43 e 47.
6
c) La questione meridionale e la moralizzazione dei costumi
Il giovane irpino, nonostante i condizionamenti che gli potevano essere
venuti da una famiglia tradizionalmente cattolica, appariva mosso da un
forte sentimento religioso e da un sincero desiderio di ‘giustizia sociale’.
25
Egli si fece subito portavoce dei bisogni del suo Mezzogiorno
26
e denunciò
il degrado in cui si trovavano molti paesi meridionali “abbandonati ad
un’incoscienza ed apatia fenomenale”.
27
Perché iniziasse un reale processo di riscatto di queste terre, a suo avviso,
era necessario agire su due piani: quello politico e quello morale.
In primo luogo, infatti, veniva denunciata la mancanza di una reale volontà
politica a risollevare queste terre da parte dei governi che si erano
succeduti, i quali avevano sfruttato la situazione a proprio vantaggio senza
mai adoperarsi concretamente per cambiarla:
“Il governo passato –diceva Preziosi– voleva il popolo ignorante e felice, l’attuale ci ha
tenuto come pretoriani in riserba, servendosene per le maggioranze elettorali”.
28
25
Si veda G. PREZIOSI, La parola è ai giovani.
Per un nuovo nome, in “La Patria”, a. XIII, n.
240, 19-20 ottobre 1904, pag. 2. In cui Preziosi scriveva: “Se fosse necessario (?…) mutare nome
proporrei che ci chiamassimo semplicemente democratici. (…) Agli uomini pusilli che si
scandalizzerebbero risponderemmo. Delle due una; o voi ci credete disposti di fare del
cristianesimo, ed allora lo faremmo anche senza il nome ammesso pure che il solo nome di
democrazia non comprenda tanta parte di cristianesimo; o non ci credete disposti, ed allora non lo
faremmo anche conservando il nome. Nell’una e nell’altra ipotesi seguiteremmo per la via
tracciata senza curarci di voi.”
26
Ancora nel 1912 tenne due conferenze per l’Associazione Nazionale per gli interessi del
Mezzogiorno fondata da Umberto Zanotti Bianco (si vedano R. DELICE, op. cit., pag. 131 e O.
MAJOLO MOLINARI, op. cit., pag. 839).
27
G. PREZIOSI, Nel nostro campo [“democratico cristiano”; N.d.R.]. Si è fatto?… Si farà?…, 19-
20 gennaio 1903, cit.
28
G. PREZIOSI, Quistione meridionale, in “La Patria”, a. XIII, n. 63, 16-17 marzo 1904, pagg. 1-
2. Egli si rallegrava perché “dopo il Congresso di Bologna anche i cattolici e fra essi quel lievito
possente di vita, che sono i giovani della democrazia cristiana, hanno cominciato ad interessarsi
del problema, riconoscendo con la mozione dell’amico Sturzo firmata da tutti noi meridionali una
quistione non solo nel campo politico, ma anche, e perché no, nel campo religioso”. Cfr. anche G.
PREZIOSI, Difficoltà dell’azione d.c. nel mezzogiorno d’Italia, in “La Patria”, a. XIII, n. 260, 12-
13 novembre 1904, pagg. 2-3. In cui egli descriveva il popolo come: “apata e diffidente;
religiosamente, fanatico, superstizioso, indifferente. (…) Riconosce di fatto come fatale lo stato di
cose che lo circonda; diffida delle idee e di chi le propaga anche perché a furia di promesse non
mantenute ha finito per non credere più a nessuno. Religiosamente è indifferente sempre; fanatico
pochi giorni dell’anno in date feste e circostanze; superstizioso tutte le volte che tratta affari di
culto ed in tutte le traversie della vita. Ed ora, amici, al lavoro (…). E ricordiamoci che se abbiamo
un dovere è quello di lottare per l’idea, solo per l’idea”.
7
Presupposti essenziali a qualsiasi processo di sviluppo del Mezzogiorno
erano la soluzione del drammatico problema dell’analfabetismo e
l’affermarsi della “coscienza politica” tra le masse meridionali.
29
Il giovane Preziosi, peraltro, oltre a manifestare già una certa insofferenza
per quella “politica dell’altalena e dell’equivoco”
30
che aveva caratterizzato
la vita politica dell’Italia liberale (di cui l’on. Giovanni Giolitti era
considerato il massimo interprete) e che sarebbe diventata l’obiettivo
principale delle sue polemiche durante la guerra di Libia e poi durante la
prima guerra mondiale, mostrava anche il suo amor patrio auspicando che
la riduzione del dislivello tra nord e sud facesse finalmente diventare l’Italia
“una” non solo di nome.
31
Dal punto di vista morale, invece, il giovane seminarista irpino denunciava
l’assenza di una vera “educazione religiosa” nel Mezzogiorno. Egli puntava
l’indice soprattutto contro i formalismi di certi cerimoniali che avevano
perduto ogni contenuto
32
, non risparmiando critiche neppure al clero
(benché ribadisse continuamente il proprio rispetto per le gerarchie
ecclesiastiche), all’interno del quale riteneva si celassero (almeno finché
non si fosse rinunciato a “vecchi bagagli ed a benefici di casta”) i “primi
29
G. PREZIOSI, Aspettando le elezioni. Incoscienza politica meridionale, in “La Patria”, a. XIII,
n. 223, 11-12 ottobre 1904, pag. 1. In cui si legge: “ Ha contribuito potentemente alla nessuna
evoluzione politica nelle coscienze meridionali l’analfabetismo ereditato dai bei tempi, e
conservato gelosamente dall’attuale governo, che lo ha trovato sistema comodo ed ubertoso di utili
frutti. È noto infatti come il governo si è servito della nostra incoscienza per le maggioranze
ministeriali, ci ha considerato come pretoriani in riserbo, ed il codinismo dei nostri onorevoli dei
quali l’ottanta per cento sono stati solidali e servi umilissimi di tutti i ministeri che si sono
succeduti dal 65 in qua di idee politiche le più disparate.”
30
G. P. [Giovanni Preziosi], Il giuoco continua, in “La Patria”, a. XIV, n. 7, 10-11 gennaio 1905,
pag. 1. Alcune espressioni ‘tipiche’ presenti nell’articolo ne attribuiscono, senza dubbio, la
paternità a Preziosi. È un duro attacco a Giolitti e ad un certo “parlamentarismo”. Dopo aver
raggiunto il governo del paese, diceva Preziosi, “bisogna saperci stare, e per starci è necessario
giocar d’equivoco, non avere né presentare disegni netti e precisi; non avere programma ed averli
tutti; mezzi efficacissimi oggi, non sappiamo se anche domani, per le vittorie parlamentari che
hanno formato sempre l’ideale unico di Giolitti. Che interessa a lui del paese e dei suoi bisogni? I
conservatori per ora sono fedeli, un po’ contenti, e gabbati (…); l’estrema non tutta né tanto
scontenta. (…) Lo scopo è ottenuto, l’altalena funziona benissimo ed il giuoco continua.”
31
G. PREZIOSI, Aspettando le elezioni. Incoscienza politica meridionale, 11-12 ottobre 1904,
cit. In cui si legge: “A quando un interessamento serio?… Certo per noi non sarà possibile una
evoluzione tale da poter stare alla pari con i fratelli del nord, ma con diritto chiediamo quella
doverosa cooperazione la quale, mentre non renderà ogni giorno più profondo il già enorme
dislivello, servirà a mostrare un po’ meno a parole l’Italia una. Si ricordi la massima antica e
sempre nuova che i popoli più incoscienti sono i più rivoluzionari.”
32
G. PREZIOSI, Quistione meridionale, 16-17 marzo 1904, cit. In cui si legge: “Da noi, se togli
una gran base di fanatismo, che tocca il paganesimo, e di pietismo che è spesso la falsificazione
della pietà, resta ben poco. Chi mai ha pensato all’educazione religiosa delle nostre masse? (…)
Qual conto si è tenuto di noi e delle nostre condizioni in tutti i diciotto Congressi cattolici
precedenti a quello di Bologna, che ha avuto per noi delle postille? (…) Ma via lasciamo il
passato, ci valga esso solo come ammaestramento per l’avvenire e per dare un primo passo
prepariamoci anche noi cattolici ad intervenire, partecipandovi largamente, portandovi il
contributo dei nostri studi e delle nostre esperienze, al congresso provinciale che si terrà nella
prossima primavera in Napoli (…); contribuiremo così in parte anche piccola allo svolgersi della
soluzione di quella quistione”. Per un parallelo con le analoghe idee di Nicola Monterisi e Luigi
Sturzo si veda G. DE ROSA, op. cit., pagg. 381-383.
8
nemici” delle idee democratico-cristiane.
33
La radice del problema era individuata nell’incapacità da parte dei seminari
di formare sacerdoti consapevoli della propria missione e attenti ai bisogni
dei propri fedeli. Il seminario veniva infatti visto come un luogo in cui,
“prescindendo dalla convinzione, che sola, da l’idea del dovere, s’insinuano negli animi
dei giovani chierici principii che hanno tutto l’aspetto dell’imposizione” e in cui “si fa
consistere la pietà in una serie di minuzie, pratiche e formole non sempre devote, che si
rendono noiose, senza ispirare quel cristianesimo il quale dovrebbe informare tutti gli
stadi della vita. Pietismo che è destinato a formare il fariseo non certo il cristiano.
Segregato perfettamente dal mondo incosciente dei suoi vizi e virtù, come se domani
sacerdote, non avesse il nostro giovane una missione da compiere nella società”.
34
Si auspicava quindi un “cristianesimo integrale”, in cui si potesse
distinguere la “Chiesa dagli uomini di Chiesa”, la “pietà dal pietismo”, il
“culto da fanatismo”, il “cristianesimo da fariseismo ipocrita”.
35
La forte tensione morale che caratterizzava il giovane democratico
cristiano, accompagnò Preziosi per tutta la vita: purtroppo, però, come a
volte accade a chi crede di poter ripulire il mondo da ogni ‘male’, pur
partendo da presupposti condivisibili, egli assunse spesso atteggiamenti di
tipo ‘perfezionistico’ e ‘totalitario’
36
, che lo portarono a conclusioni
apocalittiche e completamente errate.
33
G. PREZIOSI, Difficoltà dell’azione d.c. nel mezzogiorno d’Italia, 12-13 novembre 1904, cit. In
cui non mancava di criticare il malcostume presente tra gli stessi “democratici cristiani”. Si legge:
“Amici, siamo un po’ più cristiani (…); si vien meno ai doveri più elementari di cattolico e poi
andiamo parlando e scrivendo di cristianesimo –e cristianesimo integrale– d’inchieste religiose,
d’ipocrisie farisaiche; ma non facciamo ridere i polli, per carità, non facciamo i maestri d’Israello,
là dove dovremo essere ammaestrati noi, formiamo e riformiamo noi stessi, e poi solo potremo
pensare d’andare a formare e riformare gli altri.”
34
G. PREZIOSI, Difficoltà dell’azione d.c. nel mezzogiorno d’Italia, 12-13 novembre 1904, cit. Il
corsivo è mio.
35
Ibidem.
36
Si pensi alla distinzione Weberiana tra etica “della responsabilità” ed etica “dell’intenzione”.
9
d) Il Circolo di Studi Sociali di Napoli e la conferenza “Evoluzionismo e
domma”
Come molti cristiano-sociali in Europa e democratici cristiani in Italia,
Giovanni Preziosi (che nel maggio del 1904 –non ancora ordinato
sacerdote– insegnava già economia sociale presso il seminario di S. Angelo
dei Lombardi
37
) iniziò ad interessarsi agli studi economico-sociali
38
per
cercare di analizzare ‘scientificamente’ i fenomeni che agitavano la società
moderna e, all’inizio del 1900
39
, entrò a far parte del Circolo di studi sociali
di Napoli.
40
Nato dalla scissione con l’Associazione Sociale Cristiana
41
, il
Circolo gravitava intorno alla figura di Gennaro Avolio
42
ed era composto
da un piccolo gruppo di giovani cattolici
43
che esprimevano quelle esigenze
di maggiore autonomia dalle gerarchie ecclesiastiche e di apertura alla
modernità che caratterizzarono all’inizio del secolo il movimento
37
Nel nostro campo. Pel XV maggio (non firmato), in “La Patria”, a. XIII, n. 112, 17-18 maggio
1904, pag. 2. È un breve comunicato da S. Angelo Lombardi in cui si legge: “Inviato da
monsignor vescovo il dott. Giovanni Preziosi, professore d’economia sociale nel nostro seminario,
ha commemorato l’enciclica Rerum Novarum nelle sale dell’Episcopio, presente buona parte del
capitolo del seminario ed altri laici. Il pubblico ha interrotto spesso l’autore con frequenti applausi
durante la conferenza durata circa un’ora. Monsignor Vescovo ha chiuso l’adunanza con poche e
belle parole d’occasione.”
38
Si vedano ad esempio: G. PREZIOSI, La piccola industria contemporanea, in “La Patria”, a.
XIII, n. 251, 2-3 novembre 1904, pagg. 2-3, in cui denunciava il pericolo che la diffusione di
imprese sempre più grandi avrebbe potuto comportare, pur mostrandosi convinto che la grande
impresa non avrebbe mai potuto schiacciare del tutto la piccola; IDEM, La donna nella grande
industria, in “La Patria”, a. XIII, n. 262, 15-16 novembre 1904, pag. 2, in cui esponeva i rischi che
correvano, a livello di un possibile decadimento “morale”, le donne che lavoravano nella grande
industria; IDEM, La piccola proprietà, in “La Patria”, a. XIII, n. 277, 2-3 dicembre 1904, pag. 2,
in cui auspicava una più ampia diffusione della piccola proprietà privata (soprattutto per quanto
riguardava la terra) per limitare l’esodo di italiani in cerca di paesi più ospitali
39
Periodo in cui Preziosi si trovava a Napoli. Si veda in questo capitolo: “Cenni Biografici”.
40
Il Circolo aveva sede in Via Donnalbina, n. 14 ed . Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900
nacquero a Napoli molti circoli cattolici , fra i quali si può ricordare la “Società Cattolica Italiana
per gli Studi Scientifici”, fondata da Giuseppe Toniolo nel 1899.
41
Che era presieduta da Ferdinando Caracciolo Duca di Casamassima e che aveva
un’impostazione conservatrice e “clericale”. Si veda G. PREZIOSI, La Democrazia cristiana a
Napoli. Il “Mattino” e certi “clericali antidemocratici”, in “La Patria”, a. XII, n. 21, 27-28
gennaio 1903, pagg. 2-3 e M. G. ROSSI, op. cit., pag. 73.
42
Fu il principale animatore del convegno di Avellino –di cui si è parlato più sopra–, organizzato
da Preziosi nel 1902. Si veda G. PREZIOSI, Il cammino della Democrazia. Il Mezzogiorno si
desta, 29-30 dicembre 1902, cit. Su Gennaro Avolio si veda U. PARENTE, op. cit.
43
Oltre ad Avolio e Preziosi ne fecero parte il rag. Francesco Pontecorvo, il reverendo Don
Antonio Scotti. Essi erano considerati come “coloro che rappresentavano in Napoli la Democrazia
cristiana di Don Romolo Murri” (G. PREZIOSI, La Democrazia cristiana a Napoli. Il “Mattino” e
certi “clericali antidemocratici”, 27-28 gennaio 1903, cit.). Cfr. anche I nostri amici di Napoli
(non firmato), in “La Patria”, Anno XIV, n. 53, 6-7 marzo 1905, pag. 2, in cui si affermava che nel
marzo del 1905 il giornale “Giustizia sociale” divenne l’organo ufficiale del movimento
democratico cristiano autonomo di Napoli e del Mezzogiorno. Esso assumeva come redattori “i
signori: sac. D. Giovanni Preziosi, Dottor Francesco Marino, Alfredo Zaaruolo, e Francesco Di
Gennaro [egli collaborò in seguito a “La V.I” di Preziosi, N.d.R.].” La direzione era “assunta dal
prof. Gennaro Avolio e da Giuseppe Guerra.”
10
‘democratico cristiano’ (e il ‘modernismo’
44
).
45
Questi giovani si consideravano “un gruppo pugnace, entusiasta che andava
lottando quotidianamente, a corpo a corpo, contro i socialisti ed i
conservatori”.
46
In ogni caso, essi, oltre a rivendicare una più ampia libertà
d’azione nel campo politico-sociale
47
, ribadivano anche la loro completa
sottomissione alle autorità ecclesiastiche per quanto riguardava “domma,
morale, disciplina”.
48
È di particolare interesse per la nostra ricerca il fatto che il Circolo di studi
sociali diede vita ad una conferenza, tenuta proprio da Preziosi il 7 febbraio
1905, dal titolo Evoluzionismo e domma.
49
Il sacerdote irpino, infatti, dopo essersi soffermato largamente a confutare
le principali obiezioni che venivano mosse alle teorie evoluzionistiche,
discutendo dei tre fattori principali che agivano sul processo evolutivo (“1°
L’ambiente fisico, 2° L’uso o l’atrofia degli organi, 3° La selezione naturale
con la sopravvivenza del più atto”
50
), aveva preso in esame le “due
questioni scottanti che si riferivano all’evoluzione”, cioè “la generazione
44
Sul ‘modernismo’ si veda G. DE ROSA, op. cit., pagg. 477-508. Cfr. anche R. MORO, Le
premesse dell’atteggiamento cattolico di fronte alla legislazione razziale fascista. Cattolici ed
ebrei nell’Italia degli anni venti (1919-1932), in “Storia contemporanea”, XIX, 6, dicembre 1988,
pagg. 1013-1119, in particolare pagg. 1038-1044. Per una trattazione più generale sull’argomento
si può vedere, tra i molti, P. SCOPPOLA, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia,
Bologna 1961 e L. BEDESCHI, Interpretazioni e sviluppo del modernismo cattolico, Milano
1975.
45
Nel meridione la diffusione della “democrazia cristiana” –tranne che in Sicilia– fu assai scarsa e
il gruppo napoletano ispirato da Gennaro Avolio rappresentò una delle eccezioni di maggior
rilievo. Nel gennaio 1903 i giovani del circolo di studi sociali furono al centro di una aspra
polemica con Il Mattino. Su “La Patria” del 27-28 gennaio 1903 Preziosi attaccava duramente
“tutta la razza suina della redazione” de Il Mattino, “giornale, difensore di tutte le diverse
associazioni a delinquere amministrative napolitane” che temeva “che la rigenerazione iniziata dal
Circolo nel campo cattolico potesse arrestare il lusso sardanapalesco al quale si abbandonavano i
suoi padroni a spesa dei grulli”. Tanto risentimento era stato provocato da un articolo pubblicato il
24 gennaio sul giornale degli Scarfoglio, in cui si annunciava la morte prematura del Circolo di
Studi Sociali, che a causa di un richiamo formale del Cardinale Arcivescovo di Napoli –per aver
“esorbitato” dai “confini tracciati dal Papa” con la Rerum Novarum– era stato costretto ad
incorporarsi all’Associazione Sociale Cristiana del Duca di Casamassima. Naturalmente la notizia
era del tutto falsa.
46
G. PREZIOSI, La Democrazia cristiana a Napoli. Il “Mattino” e certi “clericali
antidemocratici”, 27-28 gennaio 1903, cit.
47
Sul dibattito relativo all’autonomia, riemerso con forza dopo la crisi dell’Opera dei Congressi, e
sui rapporti tra democratici cristiani e II° Gruppo, si vedano, G. PREZIOSI: La Parola è ai
giovani. Per l’organizzazione autonoma, in “La Patria”, a. XIII, n. 225, 1-2 ottobre 1904, pag. 1.;
La parola è ai giovani. Risposta di Preziosi alla lettera di Franco Pontecorvo, in “La Patria”, a.
XIII, n. 260, 12-13 novembre 1904, pag. 1; Per l’autonomia. Risposta a F. Pontecorvo, in “La
Patria”, a. XIII, n. 264, 17-18 novembre 1904, pag. 2; La nostra azione. Un colloquio con mons.
Mario Sturzo, in “La Patria”, a. XIII, n. 289, 17-18 dicembre 1904, pag. 2. Cfr. anche G. DE
ROSA, op. cit., pagg. 366 e 370 e M. T. PICHETTO, op. cit., pag. 15.
48
G. PREZIOSI, La Parola è ai giovani. Per l’organizzazione autonoma, 1-2 ottobre 1904, cit.
49
Si vedano A. Z. [Alfredo Zaaruolo], Circolo di studi sociali di Napoli. Conferenza Preziosi:
Evoluzionismo e domma, in “La Patria”, a. XIV, n. 57, 10-11 marzo 1905, pag. 2 e G. PREZIOSI,
Evoluzionismo e credenza, in “La Patria”, a. XIV, n. 31, 8-9 febbraio 1905, pag. 1.
50
A. Z. [Alfredo Zaaruolo], Circolo di studi sociali, 10-11 marzo 1905, cit.
11
spontanea” e “l’origine animale dell’uomo in quanto corpo”,
51
citando con
competenza Carlo Darwin (e il suo L’Origine della specie) e il filosofo
Herbert Spencer (che “con il processo cosmico faceva governare dalla
evoluzione tutto il cosmo materiale e intelligente”
52
) e mostrando un vivo
interesse per l’argomento.
La conclusione di Preziosi era che un cattolico militante potesse benissimo
pronunciarsi in favore dell’affinità naturale dell’uomo con gli animali
inferiori senza che se ne dovesse fare una questione di ortodossia.
Il giovane democratico cristiano si occupò nuovamente di evoluzione in un
articolo intitolato Evoluzionismo e dogma pubblicato in due parti nei
numeri di gennaio e febbraio 1907
53
della rivista “Studium”.
54
Senza voler forzare il significato di tali articoli e della conferenza tenuta a
Napoli, è però di qualche rilevanza che Preziosi si mostrasse aperto a teorie
che furono per alcuni intellettuali –certamente non per tutti– il passo
antecedente all’abbraccio delle teorie razziste e che conoscesse –oltre ad
autori come Darwin, Lamarck o Linneo (già citati sopra)– anche scrittori
come Ernesto Haeckel
55
(che, benché vedesse l’evoluzione non come
fenomeno meramente biologico, ma come “forza cosmica”, aveva creato un
albero genealogico dell’intera razza umana e aveva stabilito una netta
divisione tra le razze, con il desiderio di eliminare l’inadatto
56
) o J. De
Quatrefages
57
(il quale, anche se riteneva che gli incroci razziali fossero
utili e che gli ebrei facessero parte della razza bianca, si occupò
costantemente nella sua vita del problema delle “razze” e considerò la
guerra franco-tedesca del 1870 come una guerra razziale
58
).
51
Ibidem.
52
G. PREZIOSI, Evoluzionismo e credenza, 8-9 febbraio 1905, cit. Nel testo venivano citati
Cosmogonia di F. Stopponi, La vita e l’evoluzione di Faceges, Evoluzione e domma di P. I. A.
Zahm, Si può essere evoluzionista? di Boni e alcuni scritti di Fogazzaro e di Tuccimei apparsi
rispettivamente su “Rassegna Nazionale” e su “Rivista Internazionale”.
53
Le due parti dell’articolo erano: G. PREZIOSI, Evoluzione e dogma (prima parte), in
“Studium”, a. II, n. 1, 30 gennaio 1907, pagg. 18-32 e IDEM, Evoluzione e dogma (seconda parte),
in “Studium”, a. II, n. 2, 28 febbraio 1907, pagg. 86-94. In nota, a pag. 20, si leggeva:
“Pubblichiamo l’articolo del Dr. Preziosi in omaggio al concetto espresso qui dallo stesso A. che
noi ci troviamo in questo tema fra due ipotesi, liberi ugualmente di seguire l’una o l’altra, senza
per niente contrastare colla nostra fede religiosa. Tale criterio noi abbiamo seguìto e seguiremo
sempre sullo Studium.” Cfr. anche G. PREZIOSI, Evoluzione e dogma, Firenze 1908. (Lo abbiamo
trovato citato in seconda di copertina di G. PREZIOSI, La disoccupazione. Appunti sui metodi per
la rilevazione statistica, Sandron, Milano-Palermo-Napoli 1912, ma non siamo riusciti a reperirlo).
54
Rivista universitaria della federazione dei giovani cattolici nata a Firenze nel 1906.
55
Su Ernest Haeckel si veda G. L. MOSSE, Il razzismo in Europa dalle origini all’olocausto,
Mondadori, Milano 1992, in particolare pagg. 96-98. In cui si afferma che le sue posizioni razziste
divennero sempre più spinte e che infine egli vide nei tedeschi la “razza superiore” e negli ebrei e
nei neri delle razze poste ai gradini più bassi dell’esistenza….
56
G. L. MOSSE, Il razzismo, cit., pag. 96.
57
Su De Quatrefages si veda G. L. MOSSE, op. cit., in particolare pagg. 99-100.
58
Ivi, pag. 100.