2Parte I - I vincoli normativi e lo stato dell’arte sulla
certificazione energetica degli edifici
I.1 LA DIRETTIVA EUROPEA 2002/91/CE
Il mediocre stato di salute del nostro pianeta e la consapevolezza della limitatezza delle
fonti energetiche non rinnovabili, hanno reso ormai inevitabile una riforma dei processi di
sviluppo delle attività umane che portino verso l’obiettivo ancora lontano dello ‘sviluppo
sostenibile’. In quest’ottica è necessario ripensare la progettazione edilizia sulla base di
nuovi standard energetici e di qualità coniugati al rispetto dell’ambiente. E’ infatti notevole
la dimensione dell’impatto delle attività umane sull’ambiente e in questa situazione un
ruolo fondamentale è svolto dal settore dell’edilizia. Oggi, circa il 40% del consumo di
energia consumata in Europa viene utilizzato dai settori residenziale e terziario, mentre lo
stesso settore è responsabile in Italia di circa il 25% delle emissioni di CO
2
[1]. Se l’Europa
ha intenzione di rispettare gli impegni assunti con il Trattato di Kyoto (Febbraio 2005), è
probabilmente il settore edilizio quello su cui si dovrà intervenire prioritariamente. La
Direttiva Europea 2002/91/CE (16 Dicembre 2002) sulle prestazioni energetiche degli
edifici [6], sembra rispondere a questa necessità. La direttiva fissa una serie di linee-guida
cui i diversi Paesi membri dovranno adeguarsi promulgando un’apposita legislazione o
adeguando quella esistente entro il Gennaio 2006. È chiaro che in questo settore le
differenze tra i vari Paesi sono profonde e riguardano: il clima, le tipologie edilizie, le
tecnologie costruttive, i regimi di proprietà, il quadro legislativo esistente ai vari livelli
(nazionale-regionale-locale), ecc…. In questo contesto la Direttiva è necessariamente
flessibile e potrà condurre a soluzioni molto diverse da un Paese a un altro.
3La Direttiva 2002/91/CE [6] contiene disposizioni riguardanti rispettivamente:
a) Il quadro generale di una metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche
degli edifici;
b) L’applicazione di requisiti minimi in materia di contenimento dei consumi
energetici degli edifici;
c) La certificazione energetica degli edifici di nuova costruzione, o esistenti.
Per quanto riguarda il primo aspetto, la metodologia cui la direttiva si riferisce deriva dalla
norma EN 832 “Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento degli edifici
residenziali”.
Figura 1:esempio di un certificato energetico [3]
4L’Italia ha recepito la direttiva Europea con la Legge Comunitaria 2003, sono in corso di
preparazione i decreti attuativi.
La prassi per il calcolo delle dispersioni termiche degli edifici dovrà essere ampliata per
introdurre l’analisi delle prestazioni energetiche complessive, che tenga conto, oltre che del
riscaldamento, anche dell’energia spesa per la produzione di acqua calda, la ventilazione
meccanica controllata, l’illuminazione e il condizionamento dell’aria nel periodo estivo.
Nell’individuazione di requisiti minimi per le prestazioni energetiche l’Italia potrà
scegliere fra varie alternative: in particolare, se fissare valori minimi separati per ciascuna
categoria di usi energetici (riscaldamento, condizionamento, illuminazione ecc.) oppure se
fissare un valore complessivo di rendimento globale, permettendo così di consumare di più
per una categoria purché si risparmi maggiormente in un’altra, dando così maggiore spazio
all’iniziativa individuale e ai meccanismi di mercato. Particolare importanza potrebbe avere
la fissazione di questi limiti per gli edifici commerciali e del terziario, dove spesso la
domanda energetica per il condizionamento e per l’illuminazione (finora non
regolamentate) sono spesso superiori a quella per il riscaldamento.
Infine, l’art. 7 della Direttiva rende obbligatorio il rilascio dell’attestato di certificazione
energetica degli edifici (di cui in Fig.1 è riportato un possibile esempio), già previsto dalla
Legge 10/1991, all’Art. 30.
Il principio è piuttosto semplice: una casa ben progettata porta a un risparmio di energia e,
quindi, a un risparmio economico. È giusto che questa considerazione influisca sulla
valutazione economica dell’edificio, sia esso in vendita o in affitto ed è logico che
l’acquirente, o l’affittuario, ne abbia una conoscenza certificata per fare le proprie
valutazioni di convenienza. E’ prevedibile che le ricadute sul valore di mercato spingano il
costruttore a migliorare le prestazioni di un edificio se queste ripagano il risparmio dei
consumi, facendo le stesse valutazioni che, ad esempio, si fanno per la scelta di
un’automobile.
[……….]
5Parte II - Il caso studio
II.1 DESCRIZIONE DELL’EDIFICIO E PRESTAZIONI RICHIESTE
Oggetto del presente studio sono tre appartamenti costituenti un unico organismo edilizio.
Il progetto del fabbricato prevede un piano interrato e due piani fuori terra. Il primo livello
(seminterrato), adibito a spazi di servizio alle abitazioni, è caratterizzato dall'essere
protetto dal contatto diretto con il terreno mediante un’intercapedine formata da muri
controterra in cemento armato. La struttura portante è in cemento armato (colonne portanti,
travi e solai in laterocemento) con tamponamento esterno realizzato in muratura.
Figura 4: vista generale in fotorendering AutoCAD
6La copertura è anch'essa realizzata in
laterocemento, rivestita da un
tradizionale manto in coppi e tegole.
Ogni appartamento è separato dagli
altri sia internamente che esternamente
ed è caratterizzato da ingressi
indipendenti pedonali e veicolari. Ogni
unità abitativa si sviluppa su tre piani e
presenta terrazzi e balconi
indipendenti.
Il sottotetto della copertura non è
praticabile salvo nell'appartamento "C"
che presenta un locale abitabile e
illuminato da finestre in copertura.
Le aperture sono numerose per ogni
appartamento e studiate per ottimizzare
l'apporto energetico solare invernale
(vedi figg. 5-7). Il progetto
architettonico e strutturale è stato
realizzato dall’impresa costruttrice:
N
appartamento C
appartamento B
appartamento A
Figure 5 e 6: sezione trasversale
e pianta piano primo
7Emissione Zero srl di Roma. Nella presente tesi è stato studiato l'involucro edilizio (con la
sua stratigrafia e la scelta dei materiali isolanti) in modo da ottimizzare le prestazioni
energetiche dell'edificio stesso integrando le scelte compiute in fase di progettazione
preliminare. L’obiettivo è quello di rendere l’edificio in questione “energeticamente
efficiente”, cercando di ottenere mediante la sola ottimizzazione dell’involucro, valori di
FE assai ridotti (Tab.2).
Appartamento A Appartamento B Appartamento C
Superficie utile (m
2)
106,35 128,00 131,00
Volume lordo riscaldato
(m
3) 265,00 430,00 385,00
Numero di occupanti
2 3 3
Obiettivo di FE per
riscaldamento invernale
(KWh / m
2
anno)
< 30-50 < 30-50 < 30-50
Tab.2: dati geometrici e obiettivi energetici dell’edificio
Figura 7:Sezione longitudinale
8L'involucro edilizio dovrà essere progettato in modo da soddisfare i seguenti requisiti:
1. adeguato comfort termo igrometrico a fronte di un consumo minimo di energia ;
2. massima adattabilità dell'involucro al progetto architettonico ;
3. adattabilità dell'opera al contesto storico-architettonico del sito ;
Il requisito (1) richiede, per essere soddisfatto, in particolare:
a. un’appropriata distribuzione degli ambienti e un loro corretto orientamento, in
modo da sfruttare al massimo gli apporti dovuti alla radiazione solare (si assume
che ciò sia stato considerato in fase di redazione del progetto architettonico);
b. un involucro con elevate caratteristiche termo fisiche, sia per ciò che riguarda le
pareti perimetrali e gli infissi, sia per le possibili soluzioni in merito al
basamento e alla copertura.
c. un corretto dimensionamento delle superfici vetrate, per limitare al massimo le
dispersioni termiche pur mantenendo un soddisfacente livello di illuminazione
naturale.
Figura 8: prospetto SUD OVEST in fotorendering
9Nel seguito verranno studiati i punti b e c con l'obiettivo di ottenere un edificio a
bassissimo consumo energetico.
Il requisito (2) va soddisfatto intervenendo essenzialmente all’interno della struttura
dell’edificio, senza modificare le scelte progettuali riguardanti le finiture esterne ed
eventuali decorazioni.
Il requisito (3) si assume soddisfatto in fase di progetto architettonico.
II.2 L’INVOLUCRO EDILIZIO E LE SUE PROPRIETA’
TERMOIGROMETRICHE
Nei paragrafi seguenti verranno descritte le scelte progettuali adottate nel caso studio per
raggiungere il maggior grado di isolamento dell'involucro in modo da poter definire
l’edificio ‘energicamente efficiente’.
2.1 LE PARETI PERIMETRALI VERTICALI
L'edificio trifamiliare in esame appartiene alla categoria delle costruzioni intelaiate, dove le
pareti perimetrali non hanno funzione strutturale (affidata al telaio in cemento armato) ma
rispondono all'importante funzione di delimitazione fisica tra spazio interno ed esterno,
rappresentando ciò che viene definito "tamponamento". Tuttavia il tipo di parete
perimetrale utilizzato si presta bene anche a edifici in muratura portante dove le pareti
hanno funzione strutturale. I requisiti che le chiusure esterne devono soddisfare ai fini del
benessere termoigrometrico dell'edificio sono l'isolamento termico e il controllo dei
fenomeni di condensa superficiale e interstiziale. Compito dell'isolamento è ridurre al
massimo le dispersioni termiche tra interno ed esterno e mantenere le superfici interne delle
pareti perimetrali a temperature vicine a quelle dell'ambiente, evitando l'effetto sgradevole
di " parete fredda " ed il rischio di condensazioni superficiali. Per soddisfare questi requisiti
è indispensabile la presenza di uno strato di isolante termico adeguatamente dimensionato
accoppiato alla struttura della parete e reso possibilmente continuo in modo da garantire
l’uniformità della temperatura e l’eliminazione dei ponti termici.
10
2.1a Parete esterna (struttura S1)
È stato scelto il sistema di isolamento termico dall'esterno ad intonaco sottile,
comunemente noto come “cappotto”, che consiste nell'applicazione, sull'intera superficie
esterna verticale dell'edificio, di pannelli isolanti che vengono poi coperti da uno spessore
sottile, protettivo, di finitura realizzato con intonaco tipo sto (vedi Fig.9) su di uno strato di
malta armata di 3 mm.
Lo strato di isolante è costituito da lastre di polistirene espanso (tipo NEOPOR
®
GK800)
[12], che ha elevate proprietà isolanti dovute alle caratteristiche della sua struttura cellulare.
La sua particolare conformazione (è costituito per il 98% da aria, racchiusa in celle tali da
impedire i moti convettivi) determina una bassa conduttività termica e consente la
Figura 9: parete perimetrale, sezione.
11
trasmissione del calore essenzialmente per conduzione (attraverso le cellule di gas e il
materiale) e per irraggiamento (ridotto notevolmente dalle numerose pareti delle cellule che
si comportano come schermi). Inoltre nel materiale sono inserite particelle di grafite, che
hanno la capacità di assorbire, riflettere e disperdere il calore che si trasmette come
radiazione termica, diminuendo in maniera rilevante la conducibilità termica del polistirene.
Lo strato resistente interno è costituito da elementi in laterizio alveolato (tipo Porotherm
Bio), ottimi come tamponamento del telaio in cemento armato, ma con la possibilità di
costituire pareti portanti, con l'inserimento di opportune armature. I ponti termici in
corrispondenza di travi e colonne in c.a. sono pressoché inesistenti, poiché lo strato di
isolante ricopre uniformemente senza discontinuità e riduzioni di spessore, tutti gli elementi
costituenti la parete. Gli eventuali vuoti costituiti dalla differenza tra lo spessore della
muratura e quello delle colonne, saranno colmati da ulteriori elementi in laterizio, con
minime variazioni di resistenza termica, oltretutto limitate alla sola superficie delle
colonne. La superficie interna è ricoperta da uno strato di intonaco dello spessore di 1,5 cm.