Nel 1903 inizia la sua carriera scolastica presso il Collège du Sacre-Coeur
di Marsiglia; sarà un allievo brillante, attratto dalle lingue classiche e
assai dotato per il disegno, che coltiverà per tutta la vita.
Nel 1905 nasce la sorellina Germane, morta ad appena sette mesi a causa
delle percosse di una governante. La tragedia segna profondamente il
piccolo Antonin.
Nell’agosto del 1910 muore, a Smirne, la nonna Marie Nalpas.
Datano a questo periodo i suoi primi tentativi letterari. Con alcuni
compagni, infatti, fonda una rivista dove appaiono alcune sue liriche,
firmate con lo pseudonimo Louis des Attides. Disegna, dipinge, allestisce
per i famigliari piccole recite domestiche. È un lettore accanito,
soprattutto di poesia: Boudelaire, Poe, Rimbaud, Lautréamont, Gérard de
Nerval, accanto a Nietzsche.
Nel 1911 fa amicizia con Léon Franc, grande appassionato di poesia. Negli
anni venti Franc fonderà la «La Criée» e diventerà segretario de «La Rose
des vents», riviste sulle quali Artaud pubblicherà articoli e poesie.
Nel luglio del 1914, mentre sta per concludere gli studi secondari, viene
assalito dai primi, violenti dolori di origine nervosa. I genitori lo
conducono a Montpellier per farlo visitare dal professor Grasset, il quale
diagnostica i sintomi di una sifilide ereditaria.
Risale al febbraio del 1916 la sua prima pubblicazione conosciuta: le
poesie Lamento à la fenêtre e Harmonies du soir - Figure appaiono sulla
«Revue de Hollande», una rivista che esce contemporaneamente a Parigi
e all’Aia.
Nell’agosto dello stesso anno è arruolato nel 3° Reggimento fanteria e
destinato a Digne.
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Dopo una serie di congedi provvisori per motivi di salute, nel dicembre
dell’anno successivo viene definitivamente riformato e rimandato in
famiglia.
Tra il 1917 e il 1918 continua a soffrire di crisi nervose, che i soggiorni in
diverse case di cura riescono solo parzialmente ad alleviare. A Divenne-
les-Bains, nell’Ain, conosce la giovane pittrice Yvonne Gilles, con cui
rimarrà in corrispondenza per alcuni anni. Nell’autunno del 1918 entra
nella clinica di Le Chalet, presso Neuchâtel, in Svizzera, sotto l’assistenza
del dottor Maurice Dardel. A scopo terapeutico, gli è consentito dipingere
e disegnare a volontà. In un primo tempo le cure sembrano sortire effetti
positivi, ma in seguito a un riacutizzarsi dei disturbi, nel maggio del 1919,
dietro sue insistenti richieste, per la prima volta gli viene somministrato
del laudano per lenire i dolori alleviare il senso di angoscia. La
dipendenza dagli oppiacei, assunti per lo più sotto forma di laudano di
Sydenham, non lo abbandonerà più per tutta la vita.
Dopo il rientro a Marsiglia, nel marzo del 1920, Artaud manifesta
l’intenzione di dedicarsi al teatro. Il dottor Dardel consiglia di lasciarlo
partire per Parigi ma almeno per i primi tempi dovrà rimanere sotto
controllo medico. Raggiunge quindi la clinica di Villejuif, diretta dal
celebre psichiatra dottor Toulouse. La moglie del dottore, che, come il
marito, sarà molto vicina ad Artaud, tanto da prestarsi in più di
un’occasione a trascrivere a macchina i suoi scritti, cosi ricorda l’incontro
fra il medico e il giovane paziente: «Vedendo Artaud, [mio marito] capì di
avere davanti a sé un essere assolutamente eccezionale, di quella razza
che produce i Baudelaire, i Nerval, i Nietzsche. Me ne parlò, a casa, il
giorno stesso».
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Il dottor Toulouse lo nomina segretario di redazione di «Demain», la
rivista fondata nel 1912. «Demain» si occupa di problemi medico sociali,
ma con notevoli aperture in campo artistico e letterario. Artaud vi
pubblica alcune poesie, ma soprattutto articoli di critica d’arte,
letteratura e teatro.
Considerato finalmente guarito, si stabilisce in una pensione a Parigi, non
lontano dai Toulouse. Ai primi del 1920, al Théâtre de l’Œuvre, incontra
il grande attore e regista Aurélian-François-Marie Lugné-Poë, maestro
della scena simbolista, celebre fra l’altro per aver portato al trionfo l’Ubu
Roi di Alfred Jarry. Viene ingaggiato come tuttofare. È il primo contatto
fisico con il teatro: fa la comparsa ne La Couronne de carton di Jean
Sarment (4 febbraio), Il Costruttore Solness di Heinrik Ibsen (24
maggio), L’Intruse di Maurice Maeterlinck (6 novembre), Le Cocu
magnifique di Fernand Crommelynck (18 dicembre).
1921-1925 - Dal debutto teatrale alle battaglie surrealiste
La sera del 17 febbraio 1921, al Théâtre de l’Œuvre, avviene il vero e
proprio debutto di Antonin Artaud. Interpreta una particina secondaria,
un borghese risvegliato in piena notte ne Les Scrupules de Sganarelle di
Henry de Régnier, per la regia di Lugné-Poë. A Parigi, desideroso di
tentare nuove strade, chiede un appoggio al dottor Toulouse, il quale
interpella un suo singolare amico, il finanziere Paul Laffitte, uomo
ricchissimo simpatizzante degli ambienti bohéme e d’avanguardia. Grazie
a Laffitte, a ottobre ottiene un’audizione con Firmin Gémier, il quale, a
sua volta, lo presenta a Charles Dullin. È il momento, del primo, capitale
incontro nella carriera teatrale di Artaud.
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Dullin ha fondato da poco la Nuova Scuola dell’attore da cui usciranno
alcuni fra i massimi esponenti del teatro francese moderno. Con lo strano
fascino che scaturisce dalla costante tensione dei lineamenti e dalla
nervosa gestualità, Artaud seduce tutti. Conosce Génica Athanasiou,
bellissima e affascinante attrice arrivata a Parigi dalla Romania. Si tratta
senza dubbio della figura femminile più importante nella vita di Artaud,
«l’unica donna che abbia saputo vivere con lui, che abbia tentato di dargli
il conforto di una presenza quotidiana, di una vita condivisa» (Paule
Thévenin). È però una relazione travagliata, sia a causa del sistematico
uso di droga da parte di lui, che Génica tenta invano di contrastare, sia
per una certa propensione verso le relazioni multiple, più di carattere
sentimentale, per la verità, che non sessuale. Per Artaud, infatti, «le sexe
est sombre», come scriverà da Rodez nel 1945, e sin dagli anni venti un
orrore più o meno velato della sessualità incomincia ad attraversare tutta
la sua opera.
Nel biennio 1922-23 Artaud svolge un’intensa attività di attore al Théâtre
de l’Atelier, per lo più sotto la regia di Charles Dullin. In maggio i
rapporti con l’Atelier incominciano a deteriorarsi, sia per ragioni di
intolleranza personale, sia per contrasti di natura economica. Il 20
giugno ritorna al Vieux Colombier nella parte di re Basilio in La vita è un
sogno di Caldéron, spettacolo per il quale disegna anche le scene e i
costumi.
Giunto a Marsiglia il 18 luglio, visita l’Exposition Coloniale. Nel
padiglione dell’Indocina, davanti alla ricostruzione di un tempio di
Angkor, assiste a uno spettacolo di danze tradizionali cambogiane, i cui
movimenti ieratici gli suscitano una vivissima impressione.
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È il primo, diretto contatto con il teatro dell’estremo Oriente, che tanta
importanza avrà nell’elaborazione della sua concezione drammaturgica.
Nel mese di agosto inizia da solo uno dei tanti tentativi di
disintossicazione della sua vita. Il 21 marzo del 1923, invece, riveste i
panni di Carlo Magno in Huon de Bordeaux, di Alexandre Arnoux, ma la
sua interpretazione, giudicata troppo «carica», scontenta la critica, il
regista e l’autore.
Il contrasto che ne scaturisce finisce con l’esasperare le tensioni
accumulatesi da tempo, anche a causa dell’irregolarità dei pagamenti da
parte di Dullin. Artaud abbandona la sua parte e decide di lasciare
l’Atelier, salvo alcune repliche, durante il mese di aprile, di Antigone e Il
piacere dell’onestà.
Génica parte alla volta della Gran Bretagna. Prosegue il fitto scambio
epistolare fra i due, iniziato nel 1921. Intanto Artaud si dedica a piccoli e
minimi ruoli di genere cinematografico fino a quando, il 4 maggio 1923,
le edizioni della Galérie Simon, diretta da Daniel-Henri Kahnweiler,
pubblicano le sua prima raccolta, le otto poesie che compongono Tric
trac du ciel.
Il 5 giugno Artaud indirizza a Rivière la prima di una serie di lettere che,
fino al giugno del 1924, costituiscono la prima, compiuta espressione
della complessa e inquietante ricchezza del suo pensiero. Respinto come
poeta, Rivière lo riconosce però come artista. Pur continuando a rifiutare
le sue poesie, gli propone di pubblicare la loro corrispondenza. È un
periodo particolarmente difficile per Artaud, oppresso da gravi difficoltà
economiche e da un acuto stato depressivo che gli fa persino meditare
l’idea del suicidio.
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In luglio è a Marsiglia, ma deve farsi mandare i soldi da Génica per
poterla raggiungere a Cauterets. È tormentato da forti dolori e assume
dosi massicce di laudano. Nel ‘24 continuano le difficoltà economiche.
Tra l’inverno e la primavera, rimasto senza casa, si adatta a dormire a
teatro. In marzo ha il suo primo ruolo come attore cinematografico nel
film sperimentale di Claude Autant-Lara Fait-divers, dove interpreta uno
dei tre protagonisti, Monsieur II. Si situa probabilmente in primavera il
primo incontro fra Artaud e André Breton. Sulle pagine di «Comœdia»,
sul numero del 19 aprile 1924 Artaud pubblica L’E’volution du décor,
accompagnato da un bozzetto per La Place de l’Amour, «drame mental
d’après Marcel Schwob». Il breve ma importantissimo saggio illustra la
sua concezione della scenografia e della regia teatrale, preannunciando le
idee drammaturgiche sviluppate nei manifesti del Théâtre Alfred Jarry e
del Théâtre de la Cruauté. Nel periodo luglio-agosto, a Saint-Malo, in
Bretagna, interpreta la parte del traditore Jacques Morel nel film a
episodi Surcouf di Luitz-Morat, in cui ripone grandi speranze per la sua
carriera. La pellicola è prodotta dalla Société des Cinéromans di cui è
direttore artistico suo cugino Louis Nalpas. Sul numero di settembre
della «Nouvelle Revue Française» viene pubblicata Une Corrispondance,
il carteggio che Artaud e Jacques Riviére avevano intrattenuto dal 1°
maggio del 1923 all’8 giugno dell’anno successivo. André Breton è colpito
dall’intensa e complessa personalità di Artaud, che, contro la concezione
classica del «ben scritto» propugnata dalla maggior parte del gruppo
della N.R.F., propone l’esigenza di una letteratura in presa diretta con le
pulsioni della mente, molto più vicina alle ricerche dei surrealisti.
Il 7 settembre muore Antoine-Roi Artaud, suo padre.
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Il 15 ottobre esce il Manifeste du Surrealisme. Artaud rinsalda i rapporti
con Breton, Louis Argon, Robert Desnos e Roger Vitrac.
Il 14 febbraio del 1925 muore Jacques Riviére. Jean Paulhan diventa così
direttore della N.R.F. e da questo momento Artaud potrà contare
sull’appoggio e sulla fedele amicizia di uno fra i maggiori intellettuali
d’epoca. Il 15 aprile esce il n. 3 de «La Révolution Surréaliste», dal titolo
1925: fin de l’ère chrétienne. È interamente curato da Artaud, e i testi che
vi compaiono sono quasi tutti redatti da lui e firmati collettivamente dopo
esser stati discussi in gruppo. Prevale, per suo impulso, la forma della
lettera. Emerge sin da questa fase l’interesse per le culture e filosofie
orientali, Buddha, il Dalai Lama, una costante nell’itinerario spirituale e
intellettuale di Artaud. Si fanno sentire i positivi effetti del nuovo ruolo
assunto da Jean Paulhan in seno al gruppo della N.R.F., le cui edizioni
pubblicano, pressoché in contemporanea, due fra i più significativi testi
di Artaud del periodo surrealista.
In agosto esce Le Pèse-Nerf, l’opera comprendente le tre Lettres de
ménage, indirizzate, almeno idealmente, a Génica. Gli elementi della
quotidianità si fondono con l’esigenza di attingere alle profondità della
psiche. Il principio dell’automatismo surrealista diventa, per Artaud, una
«scrittura di corpo», una scrittura gestuale che ignora ambizioni
letterarie ed esibisce l’infinta e caotica estensione della vita psichica.
«Laddove altri propongono opere - dice ne L’Ombilic des Limbes -, io non
pretendo che mostrare la mia mente».
Fra l’estate e l’autunno appaiono molti Manifesti surrealisti (fra cui La
Révolution d’abord et toujours!), tutti firmati da Artaud.
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1926-1930 - Le Théâtre Alfred Jarry
L’11 febbraio 1926 è di ritorno a Parigi dopo un breve soggiorno a
Mentone in compagnia di Génica. Frequenta alcune altre donne, fra cui
Janine Kahn. In febbraio tenta senza successo una mediazione fra i
surrealisti e Jean Paulhan, che vorrebbe la loro collaborazione per la
N.R.F. il 5 giugno 1926, sul n. 7 de la «Révolution Surréaliste» esce
Invocation à la Momie. Scritta nel maggio precedente, è da ritenersi
l’ultima poesia di Artaud, che annuncia l’intenzione di non volersi più
dedicare a questo genere letterario. Nello stesso mese si fanno sempre più
stretti i rapporti con Janine Kahn, che pensa perfino di sposare.
Il 23 agosto scrive a Génica una lunga e drammatica lettera. È
combattuto fra l’amore per lei e Janine, il che lo pone in uno stato di
grave tensione da cui non trova la forza di uscire. Intanto, il teatro
francese è attraversato da grandi fermenti di rinnovamento. Jacques
Copeau, Charles Dullin, Louis Jouvet, Gaston Baty e Georges Pitoëff
firmano il famoso Cartel, in difesa di un’arte drammatica non
commerciale e contraria al naturalismo. In settembre Artaud imposta il
programma di un’autonoma attività teatrale: con Robert Aron e Roger
Vitrac fonda il Théâtre Alfred Jarry, che sarà attivo fino al 1929. In
spregio alla concezione corrente, meramente distensiva, il teatro dovrà
costituire un’esperienza sacrale e totalizzante: «Lo spettatore che viene
da noi sa che deve sottoporsi a una vera e propria operazione, nella quale
sono in gioco no solo il suo spirito, ma anche i suoi sensi e la sua carne».
Al fine di promuovere la nuova attività, Artaud, Vitrac e Aron si rivolgono
al dottor René Allendy, intellettuale dai vastissimi interessi. Il dottore che
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ha nella moglie Yvonne una preziosa collaboratrice, prende a cuore il
progetto di Artaud. Per anni i coniugi Allendy saranno i suoi più validi
sostenitori, e l’iniziativa del Théâtre Alfred Jarry potrà essere realizzata
grazie al loro coinvolgimento, anche sul piano economico.
In ottobre Artaud si riconcilia con Paulhan e il 1° novembre dello stesso
anno la N.R.F. pubblica il primo Manifeste du Théâtre Alfred Jarry.
Le prime tensioni col gruppo di Breton si erano manifestate nel corso
dell’anno. Artaud veniva tacciato di individualismo e il suo lavoro di
attore era considerato un’eccessiva concessione al mondo borghese. I
contrasti culminano la sera del 23 novembre, quando, durante
un’animata riunione al caffè Le Prophète, gli si contesta aspramente
l’iniziativa del Théâtre Alfred Jarry, accusandolo di scarso entusiasmo per
gli obiettivi politici del movimento. Mentre infuriano le polemiche,
Artaud abbandona la riunione. Nel gennaio 1927, Artaud, notifica
l’avvenuta espulsione dal gruppo surrealista e la definitiva rottura con il
medesimo. Verso la fine di marzo si reca a Marsiglia per sottoporsi a una
cura di disintossicante. Al suo rientro a Parigi avviene la rottura
definitiva anche con Génica, sospettata di avere una relazione con il
regista cinematografico Jean Grémillon. Più che a causa di reciproci
tradimenti, il rapporto fallisce soprattutto per l’intolleranza di Génica al
sistematico abuso di droghe da parte di Artaud.
Il 7 aprile, nel corso di una serata di gala organizzata al Théâtre national
de l’Opéra alla presenza del Presidente della repubblica, viene presentato
in anteprima il film Napoléon di Abel Gance, in versione ridotta. La
versione integrale, riservata alla stampa, viene proiettata il 10 maggio al
Théâtre dell’Apollo. Artaud interpreta il personaggio di Marat.
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Alcuni critici paragonano l’intensità della sua recitazione a quella di
Conrad Veidt, massimo attore cinematografico tedesco degli anni venti.
In una sala messa a disposizione da Charles Dullin iniziano, in maggio, le
prove del Théâtre Alfred Jarry. Il primo spettacolo va in scena il 1° e 2
giugno al Théâtre de Grenelle: comprende una breve pochade dello stesso
Artaud,Ventre brûlé ou La Mère folle. Seguono Les Mystères de l’Amour,
tre atti di Roger Vitrac con scene di Jean de Bosschère, e Gigogne, atto
unico di Max Robur, pseudonimo di Robert Aron. Nel 1928 esce il
programma Théâtre Alfred Jarry-Saison 1928. Il 14 gennaio, alla
Comédie des Champs-Elysées, la nuova stagione ha inizio con uno
spettacolo suddiviso in due parti. Nella prima, il pubblico viene tenuto
all’oscuro sia dell’autore sia del titolo dell’opera rappresentata.
Nell’intervallo Artaud annuncia che si trattava del terzo atto de Le
partage de Midi di Paul Claudel, allestito senza l’autorizzazione e persino
«contro la volontà dell’autore», poiché «un’opera pubblicata appartiene a
tutti», e Claudel, nella sua veste di ambasciatore di Francia negli Stati
Uniti, merita l’appellativo di «infame traditore». Il pubblico rumoreggia e
gli intellettuali della N.R.F. si mostrano apertamente ostili. Breton e i
suoi, invece, si schierano a favore degli organizzatori dello spettacolo.
Nella seconda parte, in polemica contro la censura, viene presentata la
versione integrale del film La Madre, capolavoro di Vsevolod Ilarionovič
Pudovikin proibito in Francia per motivi politici. Così, se il clamore
suscitato dalla serata vale ad Artaud una momentanea riconciliazione con
i surrealisti, al tempo stesso lo mette in urto con Paulhan.
Le strade di Artaud e dei surrealisti, provvisoriamente riunite dalla serata
si divideranno ai primi di giugno, e per un tempo assai più lungo, a causa
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di un altro spettacolo del Théâtre Alfred Jarry, Il sogno di Strindberg,
allestito per la prima volta a Parigi nella traduzione francese dell’autore.
Artaud firma la regia e interpreta la parte della Teologia. Lo sforzo
produttivo e promozionale è stato notevole. Sono presenti in sala alte
personalità del governo svedese e danese, grandi nomi dell’aristocrazia
parigina, artisti e intellettuali.
Oltre che da un cospicuo stanziamento di fondi da parte di Yvonne
Allendy, l’allestimento è stato possibile grazie a un finanziamento
indiretto dell’ambasciata di Svezia, circostanza che offre un pretesto ai
surrealisti per intervenire allo scopo di creare disordini. Accompagnato
da una serie di estratti dalle recensioni delle precedenti stagioni, esce Le
Théâtre Alfred Jarry, opuscolo che annuncia il programma per la
stagione 1929. Malgrado un bilancio complessivo non del tutto negativo,
l’iniziativa soccombe alle difficoltà finanziarie e agli attacchi della
stampa. Nel maggio del 1929 v’è la presentazione della versione integrale
del capolavoro cinematografico di Carl Theodor Dreyer La Passion de
Jeanne d’Arc, con Renée Falconetti nella parte della protagonista. Le
riprese del film erano terminate alla fine del 1927, e una prima versione
ridotta era stata presentata alla stampa l’11 aprile del ’28. Artaud vi
sostiene il ruolo di Jean Massieu, il monaco che prepara la santa morte.
Durante l’estate, lavora alla messa a punto del programma per la
prossima stagione del Théâtre Alfred Jarry. Con Vitrac e gli Allendy
elabora numerosi progetti, fra cui quello di pubblicare un opuscolo che
aiuti il pubblico a conoscere meglio l’attività e gli scopi dell’iniziativa.
Verso la fine dell’anno, soffre di un disagio psicofisico particolarmente
acuto, che si manifesta sotto forma di violenti doloro nevralgici,
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depressione e un forte stato ansioso. In seguito all’inevitabile, massiccio
abuso di oppiacei, riprende i contatti con il dottor Toulouse in vista di un
nuovo tentativo di disintossicazione.
Fra marzo e aprile, a scopo pubblicitario, Artaud e Vitrac tracciano un
bilancio della comune esperienza teatrale in un opuscolo di 48 pagine
intitolato Le Théâtre Alfred Jarry et l’hostilité publique. Da quanto
risulta dalla loro corrispondenza, e anche in ragione di cattive condizioni
di salute di Artaud, è probabile che la stesura definitiva del libretto sia da
attribuirsi quasi esclusivamente a Vitrac. L’iniziativa non ha comunque
l’effetto desiderato, e il progetto di ripresa del Théâtre Alfred Jarry viene
definitivamente abbandonato.
Alla fine di aprile i rapporti fra Artaud e Vitrac si guastano a causa di un
articolo su «Le Soir», in cui il giornalista Paul Lenglois presenta Vitrac
come il vero fondatore del Théâtre Alfred Jarry e perfino come il regista
degli spettacoli. Artaud ha motivo di credere che l’articolo sia stato
ispirato dalla stesso Vitrac.
Il 27 maggio viene presentata alla stampa la versione sonorizzata del film
Tarakanova di Raymond Bernard. Artaud interpreta la parte di un
giovane egiziano. Studia, intanto, con esito negativo, la possibilità di
costituire un’autonoma società di produzione di cortometraggi insieme ai
coniugi Allendy. Pertanto sollecita il dottore perché scriva a Filippo
Tommaso Martinetti in vista di un’eventuale collaborazione con il cinema
italiano. Riallacciati i rapporti con Jean Paulhan riprende a collaborare
con la N.R.F., che non pubblicava un suo testo dal novembre del ’27.
Ingaggiato ma Marcel L’Herbier per il film La Femme d’une nuit, durante
l’estate soggiorna a Berlino, dove si reca nuovamente in autunno per
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girare L’Opéra de Quat’sous di Gorge Wilhelm Pabts. Pensa di sottoporre
al regista cinematografico Walter Ruttmann il soggetto del Les 32, che fa
tradurre in tedesco.
1931-1935 - Il teatro della crudeltà
I suoi nervi, che gli avevano lasciato qualche tregua, lo torturano di
nuovo. Per attenuare il dolore, ricorre a massicce dosi di stupefacenti. Si
rivolge sempre più spesso a taumaturghi, indovine e veggenti, sia per
tentare di alleviare le proprie sofferenze, sia per documentarsi in vista
della preparazione di un film sulla stregoneria e le scienze occulte che ha
in animo di realizzare.
All’Exposition Coloniale di Parigi, che si era inaugurata in maggio, il 1°
agosto Artaud assiste ad una rappresentazione del teatro balinese. Dopo
l’incontro di nove anni prima con le danze cambogiane all’Exposition di
Marsiglia, è la seconda occasione di contatto diretto con la cultura
dell’estremo Oriente.
Artaud s’interessa alle culture orientali almeno dalla metà degli anni
venti, come attestano, sin dal ’25, l’Adresse au Dalaï-Lama e la Lettre
aux écoles de Bouddha. In base alle testimonianze di André Frank e
Jean-Louis Barrault, sappiamo che tra le sue letture preferite figurano Il
libro dei morti egiziano, Il libro dei morti tibetano, le Upanisad, la
Bhagavadgita, lo Yoga tantrico, l’Hata Yoga, Milarepa. Gli studi gli
forniscono un cospicuo materiale di riflessione esoterica, di cui si servirà
ampiamente nella compilazione di Héliogabale. L’incontro con la musica,
la danza e il teatro orientale segna una svolta capitale nella vita e
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nell’opera di Artaud. Prende corpo l’elaborazione drammaturgica del
Teatro della Crudeltà, che al pari di quello orientale ed esattamente
all’opposto della concezione occidentale, non fa della parola, del testo, la
struttura portante della rappresentazione.
Ai primi di settembre, durante una visita al Louvre, resta colpito dalla
«teatralità» del quadro di Luca di Leyda Le figlie di Lot, che gli appare
«non senza somiglianze con il Teatro balinese». Il 1° ottobre esce nella
N.R.F. Le Théâtre balinais à l’Exposition coloniale. La prima parte di
questo articolo confluirà poi nel saggio Sur le Théâtre Balinais,
pubblicato nel 1938 ne Le Théâtre at son Double. In novembre, dopo non
poche difficoltà con la censura, appare finalmente sugli schermi L’Opéra
de Quat’sous di George Wilhelm Pabts, dall’opera che Bertolt Brecht e
Kurt Weill avevano tratto dall’Opera del mendicante di John Gay. Nel
film, girato a Berlino nell’autunno del ’30, Artaud interpreta la parte di
un mendicante. Della pellicola esistono anche una versione tedesca e una
inglese, mai distribuita per ragioni di censura. Riprende poi i contatti con
Roger Vitrac, interrotti dopo dispute relative alla paternità del Théâtre
Alfred Jarry.
Sulla N.R.F. del febbraio del ’32 appare La mise en scène et la
métaphysique, rielaborazione del testo della conferenza tenuta alla
Sorbona l’anno precedente. Per sostenere la proprie tesi Artaud invoca
l’autorità di René Guénon, che proprio nello stesso mese pubblica su «Le
Voile d’Isis» un testo dal titolo Le Symbolisme du Théâtre dove viene
messa in evidenza la distinzione fra il Teatro Occidentale e quello
Orientale, uno psicologico, l’altro metafisico.
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