2
liberalizzazione degli scambi, prodotti innovativi sempre più sofisticati, transazioni
finanziarie che si adattano velocemente alle nuove possibilità offerte dalla
tecnologia, sono solo esempi delle questioni aperte. Le autorità di vigilanza sono
costrette da questi eventi a posizionarsi in un'ottica sempre più internazionale:
diventa indispensabile trovare un equilibrio tra gli interventi sul fronte domestico e la
collaborazione con le autorità straniere.
La cooperazione tra le autorità di vigilanza è la risposta più importante ai
processi di integrazione che si verificano. Si tratta di un fenomeno di valenza
internazionale che ridisegna le barriere regolamentari e normative esistenti tra paesi
in materia finanziaria e si caratterizza come un’attività che più che avere regole
predefinite che fissano in materia procedure precise, si ispira a principi generali che
creano un'impalcatura logica capace di costruire, volta per volta e secondo le
necessità del caso, norme ad hoc.
La scelta di fare riferimento a principi generali piuttosto che a norme
predefinite attiene all'essenza stessa dell'idea di “cooperazione”. Gli Stati e le autorità
di vigilanza sentono il bisogno di rispondere a problemi comuni con soluzioni
comuni senza però che questo snaturi la qualità di tale collaborazione che è e rimane
interstatale.
La cooperazione, dunque, si fonda sul concetto tradizionale del diritto
internazionale di sovranità nazionale che viene esercitata dal potere interno,
coordinando le politiche domestiche secondo gli accordi presi a livello
internazionale
2
. L’elaborazione di principi che le singole autorità nazionali dovranno
tramutare in norme facilita, da un lato, il raggiungimento di un largo consenso circa
l'opportunità di una loro adozione, dall'altro, aiuta la capacità di adattamento degli
ordinamenti interni: un principio di portata generale e non immediatamente
vincolante nella sua formulazione lascia libere le autorità di darne l'applicazione
interna più consona, tenuto conto delle specificità e delle necessità nazionali.
2
In proposito, si veda Conforti B., Diritto internazionale, Editoriale Scientifica, Napoli, 2002.
3
E' chiaro, tuttavia, che esiste il rischio di disomogeneità una volta che si passa
da un'ottica generale all’analisi dei modi in cui i principi elaborati nelle sedi della
cooperazione sono stati effettivamente attuati. Si tratta di un rischio che è possibile
ridurre al minimo nella misura in cui all'espandersi qualitativo e quantitativo della
cooperazione corrisponda una stratificazione progressiva di principi sempre più
cogenti e tali da far convergere le soluzioni nazionali verso direzioni comuni, senza
per questo togliere nulla alla flessibilità e adattabilità del sistema.
Il presente lavoro intende analizzare le principali sedi di cooperazione e
confronto nelle quali sono coinvolte le autorità nazionali di vigilanza sulla finanzia
privata. L’analisi condotta dimostra come attraverso gli strumenti degli accordi
bilaterali e/o della partecipazione a forum ed organismi comunitari, ed in generale,
sovranazionali, venga gradualmente delineandosi un corpus di principi tesi a
salvaguardare la stabilità finanziaria internazionale, capace di affermarsi negli
ordinamenti nazionali, attraverso l’automatica trasposizione nella legislazione
interna.
La trattazione approfondisce il sistema delle fonti che consentono alle autorità
di vigilanza di cooperare con autorità analoghe di altri paesi; descrive la normativa
emanata in ambito europeo alla quale le leggi nazionali, che regolano la materia dei
mercati finanziari, fanno riferimento; analizza gli accordi e i centri di collaborazione
che operano a livello delle istituzioni comunitarie.
Per quel che attiene alla situazione extracomunitaria, il lavoro esamina i forum
e le strutture che sono alla base della cooperazione internazionale tra le autorità di
vigilanza sui mercati finanziari. L’analisi è suddivisa per settore, sebbene i legami
tra i diversi comparti finanziari siano ormai tali da consentire di considerare i mercati
finanziari in modo unitario.
Proprio avendo presente questo carattere, il lavoro si sofferma sulla
collaborazione intersettoriale, a livello sovranazionale, tra le autorità e sulle
implicazioni che tale tipo di collaborazione ha posto sull’azione di supervisione
degli organi di vigilanza, in termini di adeguamento dei sistemi di controllo e di
creazione di un corpus di norme a carattere prudenziale
nel complesso omogenee.
4
In precedenza, la cooperazione tra le autorità di vigilanza veniva esercitata in
modo alquanto episodico ed era principalmente volta a garantire una sufficiente
capacità di reazione delle autorità stesse alle crisi di alcuni grandi operatori
finanziari
3
. Nel contesto attuale, a fronte della progressiva liberalizzazione operativa,
i principi elaborati nelle sedi della cooperazione si focalizzano sulla misurazione dei
rischi e vengono graduati a seconda della rischiosità potenziale dell’attività cui si
riferiscono.
Gli accordi che hanno definito tali principi non hanno la forza di una legge e
neppure quella di una convenzione internazionale, ma, nonostante il loro carattere
prevalentemente informale, essi ricoprono un ruolo rilevante per la formazione di un
vero e proprio sistema di regole che costituiscono le basi di un ordinamento
finanziario internazionale, che si impone agli operatori e ne regola l’attività. Basti
pensare alle procedure di enforcement volte a dare effettiva applicazione agli
standard elaborati nelle sedi della collaborazione. Tali procedure si basano su
tecniche di pubblicità dell’efficienza degli ordinamenti o di naming and shaming
4
,
che operano attraverso meccanismi reputazionali in grado di incentivare (anche se
non di garantire) il rispetto degli standard concordati, e di superare eventuali ritrosie
dei singoli ordinamenti nel recepirli.
Va anche considerato che la materia finanziaria, nella gran parte degli
ordinamenti nazionali, è oggetto di sistemi di regole complessi in cui, in genere, la
legge in senso formale contiene solo i principi fondamentali che presiedono alla
gestione dell’attività, mentre la definizione in dettaglio della regolamentazione è
affidata alle autorità di vigilanza preposte al settore. Questo carattere rende possibile
il recepimento diretto da parte delle stesse autorità di vigilanza degli standard e delle
best practices varate dagli organismi internazionali
3
Clarotti P., L’internazionalizzazione della vigilanza sulle banche, in AA. VV., Sviluppo della
finanza internazionale e interdipendenza dei sistemi finanziari, Milano, 1984, pagg. 161 e seguenti.
4
Goodhart C.A.E., The organisational structure of banking supervision, relazione presentata al
seminario “Financial supervision and specialized banks in EU”, Firenze, 15 dicembre 2000, pag. 23.
5
Si tratta di regole caratterizzate dalla natura strettamente tecnica e non
vincolante, la cui applicazione dipende essenzialmente dalla loro accettazione
5
. Esse
possono essere considerate espressioni di soft law, cioè di “quell’insieme di
esperienze normative, fatte da accordi politici ed economici, non giuridicamente
vincolanti, non obbligatori, ciò nonostante, regolarmente rispettati perché espressione
della società internazionale”
6
, che vengono adottate al fine di indirizzare ed
influenzare il comportamento degli Stati e degli altri destinatari degli atti
7
. La soft
law risponde alle esigenze degli Stati, ma anche degli organismi substatali, di
raggiungere intese di massima su principi e regole alle quali ispirarsi sull’azione di
vigilanza svolta a livello nazionale.
5
Sull’argomento in relazione ai mercati finanziari si veda Giovanoli M., International Financial
Architecture. Legal aspects of international financial standards setting, in International monetary
law, a cura di Giovanoli M., Oxford University press, New York, 2000, pagg. 33-59.
6
Panebianco M., Il G7 ed il soft law istituzionale, in Studi in onore di Francesco Capotorti, Milano,
1999, I, pag. 354.
7
Cfr. Di Stefano M., Origini e funzioni del soft law in diritto internazionale, in Lavoro e diritto, n. 1,
inverno 2003, pag. 21.
6
CAPITOLO I
L’attuale assetto dei mercati finanziari
§ 1 La finanza globale: Origini e sviluppi.
“In un mondo che si dilata e al tempo stesso si rimpiccolisce, è inevitabile che
un filo rosso collegherà più strettamente il nostro destino a quello degli altri
nell’ambito di circuiti d’interdipendenza planetaria”
8
. Questo filo rosso assume
particolare rilievo nel campo della finanza dove lo sviluppo dell’innovazione, i
mutamenti strutturali e funzionali degli operatori, l’oggettivo appannamento dei
confini geografici tra mercati sempre più integrati, grazie a tecnologie che annullano
distanze spaziali e temporali, hanno completamente ridisegnato le caratteristiche
dell’intermediazione
9
, secondo criteri che “spiazzano” le tradizionali categorie sulle
quali i regolatori, nella lunga storia che prende avvio dalle crisi degli anni ’30, hanno
fondato le proprie scelte d’intervento.
Ed, in effetti, quelle crisi avevano generato normative che, pur certo non
uniformi, presentavano alcuni elementi in comune, quale l’utilizzo di una prospettiva
tipicamente nazionale
10
, incardinata soprattutto sulla vigilanza delle banche, che
erano sottratte alla disciplina di diritto comune, e la creazione di apparati di controllo
pubblico
11
. I fenomeni di instabilità maturati in alcune aree regionali alla fine del
secolo hanno sottolineato l’inadeguatezza di quel sistema regolamentare e l’esigenza
di pensare una diversa architettura istituzionale capace di far fronte alle sfide delle
8
Castronovo V., L’eredità del Novecento, Torino, 2000, Einaudi, pag. 14.
9
Queste grandi trasformazioni sono riassunte da Padoa Schioppa T., The Eurosystem and financial
stability, in Revue de la Banque, n° 4/2000, pag. 206 in quattro “transizioni”: from banking to finance,
from national to international finance, from paper intensive processes to information technology,
from command to market-friendly methods in public policies.
10
Onado M., Mercati e intermediari finanziari, Bologna, il Mulino, 2000, pag. 408.
11
Cassese S., La lunga durata delle istituzioni finanziarie degli anni ’30, in Le istituzioni finanziarie
degli anni ’30 nell’Europa continentale, Bologna, 1982, pagg. 197 e ss.
7
“molte sfaccettature della globalizzazione”
12
. Le recenti crisi finanziarie
13
manifestano elevata propensione al contagio
14
non necessariamente legata alla
dimensione e all’estensione della patologia. Tale propensione, proprio per le strette
connessioni tra i mercati e gli operatori, contribuisce ad aumentare il pericolo di una
rapida e incontrollabile trasmissione delle fragilità locali. I processi di
consolidamento estendono le interdipendenze tra le diverse tipologie di intermediari
e “rafforzano l’ipotesi di un aumento del rischio sistemico, in quanto suggeriscono
che uno shock comune tende a trasmettersi a un ampio numero di intermediari”
15
. La
tendenza delle crisi a propagarsi è la manifestazione più evidente di quel fenomeno
che è conosciuto come “globalizzazione” dei mercati finanziari.
La globalizzazione nei mercati finanziari consiste nella tendenziale
unificazione dei singoli mercati in un unico comparto operativo. Le connessioni
maggiori sono presenti nei mercati valutari, dove i rischi di cambio hanno portato a
un sofisticato sistema di interdipendenze di ogni tipo. Sono più attenuate ma sempre
molto forti sul mercato delle obbligazioni. Sono minori ma crescenti nel mercato
delle azioni. Lo stesso avviene negli ultimi tempi per i prodotti derivati, per i quali
l’integrazione tra i mercati tende a rappresentare non certamente l’eccezione, ma la
regola al loro operare, vista la loro funzione di tutela del rischio, oltre che la
despecializzazione degli operatori.
Tale fenomeno deve intendersi, secondo la definizione datane a suo tempo da
Lamfalussy
16
, come “una più ampia e accesa concorrenza, cioè un movimento verso
12
Padoa Schioppa T., Vigilanza globale: un termine alla ricerca di un contenuto, in Globalizzazione e
stabilità dei mercati finanziari, Roma, 1988, pag.153.
13
Ci si riferisce soprattutto alle crisi dell’area asiatica sulle quali, CEPR, Financial crises and Asia,
London, 1998, pagg. 6 e seguenti; P. Delhaise, Asia in crises, Singapore, New York, 1998, pagg. 11 e
seguenti. Per un inquadramento più generale delle crisi nelle aree geografiche, Global financial
turmoil and reform: a United Nations perspective, a cura di Hermann B., Tokio, New York, 1999,
pagg. 43 e seguenti.
14
International financial contagion, in IMF, World economy outlook, 1999, pagg. 66 e seguenti. Sulle
caratteristiche del “contagio”, Zaghini A., La trasmissione internazionale delle crisi valutarie: il
canale finanziario, in “Studi e note di economia”, n° 2/2000, pagg. 123 e seguenti.
15
Gruppo dei Dieci, Il processo di consolidamento nel settore finanziario, gennaio 2001, pag.27
reperibile al sito http://www.bis.org/publ/gten05.pdf .
16
Cfr. Lamfalussy A., Innovations financiers, politique monétaire et stabilité des marches, in Banque,
gennaio 1986, n. 457, pagg. 8-30.
8
una situazione nella quale, almeno al margine, tutti i partecipanti al mercato
finanziario, dovunque nel mondo industriale, possono essere in diretta concorrenza
l’uno con l’altro”.
Analizzando in breve questi elementi, valuteremo il loro contributo
all’evoluzione dell’integrazione dei mercati finanziari e quindi la nascita di operatori
plurifunzionali.
Il progresso tecnologico
17
, è quello che viene sinteticamente individuato col
termine di “telematica”
18
. Le innovazioni introdotte nelle telecomunicazioni e
nell’elaborazione elettronica dei dati hanno sensibilmente ridotto i costi di
transazione, sia nelle operazioni interne che in quelle internazionali. In particolare, si
sono abbassati i costi per ottenere le informazioni necessarie nelle decisioni
d’investimento, che altrimenti avrebbero costituito una forte barriera all’entrata per
molti investitori esteri
19
.
L’evoluzione tecnologica nel campo dell’informatica ha inoltre reso possibile
l’ampliamento della vastità, geografica e operativa, dei mercati finanziari e di quelli
mobiliari.
“L’informatica ha sostituito il sistema finanziario aureo come base della
finanza mondiale. (…) le ferree leggi del sistema monetario aureo (…) e più tardi del
sistema monetario a cambio aureo sono state sostituite da nuove leggi (…) altrettanto
inflessibili (…), il progresso scientifico raggiunto nel campo delle comunicazioni ha
17
Levitt T., 1988, “the globalization of financial markets” in Baker J. C. –Ryans Jr J. K. –Howard D.
G., International business classics, Toronto, Lexington Books, pag. 431: “Two vectors shape the
world – technology and globalization. The first helps determinate human preferences evolve and
diverge, they also gradually converge and form markets where economies of scale lead to reduction of
costs and prices”.
18
Il termine telematica sintetizza in sé le parole: telecomunicazione ed informatica. “In essa
confluiscono tre diverse tecnologie, che riguardano attività tra loro molto differenti quali: le
comunicazioni, il calcolo e la elaborazione dei dati, il controllo dei processi. Essa dunque rappresenta
un connubio tra le diverse tecnologie e tra diverse attività; ma si tratta di un connubio complesso e
articolato, che coinvolge interessi, ruoli, volontà che si ramificano in tutta la società. Ma soprattutto è
un processo in costante evoluzione (…)”.Palier R. i, 1984 “La telematica: un punto d’incontro di
tecnologie, politiche, amministrazioni, industrie e Paesi”, in Bollettino Ospri, giugno, pag. 20. Lo
stesso autore definisce la telematica come “un evento internazionale ed internazionalizzante”.
19
Cenni S., 1992, “La globalizzazione dei mercati finanziari”, in Lettera Newfin, n. 3, pag. 42.
9
aperto nuovi scenari alle autorità legislative a livello mondiale”
20
. In breve, essa ha
fatto sì che le “comunicazioni” potessero muovere liberamente denaro, facendolo
arrivare dovunque in risposta alle informazioni o disinformazioni più recenti. La
telematica è il mezzo attraverso il quale la globalizzazione dei mercati ha la
possibilità di realizzarsi in misura crescente e persuasiva, trascendendo i vincoli del
localismo nazionale derivante dalle differenze linguistiche
21
e normative.
È evidente che, per le ragioni su descritte, l’origine dei mercati finanziari
globali avviene solo in quei paesi in cui le barriere tecnologiche non costituiscono un
ostacolo all’operatività su scala mondiale. Le nuove tecnologie, in particolar modo le
reti telematiche, con la loro diffusione hanno giocato un ruolo determinante nel
processo di unificazione dei mercati, prima all’interno dei singoli paesi ed ora
all’esterno degli stessi e tra di loro.
Si è passati, per esempio, dall’unificazione dei singoli mercati delle borse
valori alla loro successiva integrazione completa. Si è creato un “sistema di
contrattazione a rete” prima su scala nazionale/ locale e successivamente globale.
La tecnologia è però un fattore necessario ma non sufficiente. Infatti, affinché
un mercato finanziario possa reputarsi globale è indispensabile che ci sia la presenza
anche di altri fattori, i quali rappresentano quelle condizioni essenziali a una loro
integrazione fisiologica; fra di esse, alcune sono la stabilità del valore di scambio
delle merci negoziate e della moneta in cui il prezzo di ciascuna viene espresso.
Nella storia, l’integrazione fra i mercati è, almeno a livello nazionale, sempre
esistita. Per quanto i mercati finanziari possano essere considerati istituzioni
tradizionalmente nazionali e regolati da autorità locali, essi sono sempre stati
20
Si tratta di un intervento effettuato da Wriston W. e contenuto nel libro Hamilton A., La rivoluzione
finanziaria. Il Big Bang e l’esplosione dei mercati monetari mondiali, Sperling & Kupfer Editori,
Milano, pagg. 33 –34. Lo stesso intervento prosegue con la seguente considerazione: “Bisogna anche
dire che (l’informatica) ha creato un sistema finanziario mondiale completamente nuovo che si basa
sull’incredibile rapidità di diffusione delle informazioni in tutto il mondo. Oserei dire che quel che si
definisce informatica ha sostituito il sistema monetario aureo, e anche il sistema che era stato
inventato a Bretton Woods”.
21
Hamilton A., op. cit., pag. 54 : “una volta che la tecnologia permette a un operatore di ricevere
informazioni immediate sui prezzi di domanda e di offerta per qualunque bene, sia esso una valuta, un
future finanziario o un’azione, non ci vuole molto perché l’operatore stesso sia messo in grado di
effettuare le altre formalità che il perfezionamento del contratto richiede, tramite il suo video”.
10
caratterizzati da profonde connessioni e solo in certi momenti di crisi più disastrose
sono stati isolati artificialmente dalle rispettive autorità locali. Oggi, invece, la
mobilità dei capitali e la già raggiunta integrazione rende inevitabile e destinato a
permanere nel tempo tale fenomeno.
La prima conseguenza dell’ampliamento degli scambi di informazioni
all’interno dei mercati finanziari, attraverso lo sviluppo delle nuove tecnologie, è
stata l’innovazione nel settore finanziario, che ha come principale effetto quello della
ristrutturazione dei mercati e della creazione di nuovi prodotti finanziari
22
sempre più
complessi, in grado cioè di volta in volta di soddisfare nuove e particolari esigenze
degli operatori del mercato (finanziatori ed emittenti) a cui le autorità di vigilanza
devono rispondere in modo adeguato per tutelare le strutture stesse del mercato ed
evitare che le crisi portino tutto il sistema dei mercati finanziari nel “rischio
sistemico”.
L’innovazione che maggiormente ha contraddistinto e contraddistingue il
settore finanziario, è quella di aver ridotto la segmentazione dei mercati monetari, da
un lato, e mercati finanziari, dall’altro
23
. L’armonizzazione a livello internazionale
dei principi di base che regolano la nascita e la diffusione in un determinato paese dei
nuovi prodotti finanziari, consente in primo luogo di ridurre il rischio; ma soprattutto
22
“l’introduzione di innovazioni finanziarie ha contribuito, e contribuisce, ad aumentare l’efficienza
dei mercati, essenzialmente nei seguenti modi: 1. con la riduzione dei costi di transizione e di
informazione: è il caso, ad esempio, delle tecnologie che consentono scambi meno onerosi e quindi
più frequenti sul mercato; 2. favorendo una più elevata corrispondenza tra il valore delle attività
finanziarie e il rendimento futuro cui esse danno titolo: è il caso, ad esempio, dell’ampliamento dei
mercati, che consegue all’introduzione di strumenti finanziari nuovi e che comporta di per sé una
attenuazione delle oscillazioni casuali del valore dei titoli; 3. determinando un ampliamento delle
possibilità di scelta dei soggetti in relazione alle loro preferenze e all’evoluzione attesa delle
condizioni di mercato: ne deriva un ampio grado di sostituibilità tra i diversi strumenti e quindi più
consistenti aggiustamenti della composizione di portafoglio a seguito di variazioni della struttura dei
tassi d’interesse”. Cotula F. e Pittaluga G.B., 1989. “Funzioni e caratteristiche del sistema finanziario”
in F. Cotula (a cura di), La politica monetaria in Italia, vol. I, Il Mulino, Bologna, pagg. 40-41.
23
“Con la globalizzazione dei mercati, la distinzione fra credito e moneta e fra credito a breve e a
medio-lungo termine sta assottigliandosi e sparendo. Ancora qualche anno addietro si potevano
distinguere le due funzioni fondamentali del sistema finanziario, cioè il meccanismo che serviva i
flussi di pagamento e quello dell’allocazione del credito. Ormai, le due funzioni non sono
distinguibili. L’indebitamento può essere considerato oggi una fonte di liquidità e quindi un sostituto
della moneta o di altre attività simili e molto liquide”. Ranuzzi P., 1988, La globalizzazione dei
mercati finanziari e il suo impatto macroeconomico, in L’Europa dei Capitali e delle Banche. A
trent’anni dai Trattati di Roma, Giuffrè, Milano, pag. 117.
11
offre agli investitori la possibilità di ampliare il proprio investimento, indirizzando il
risparmio verso mercati che possono aprire nuove opportunità non previste nel
relativo mercato nazionale.
Le autorità, fronteggiando questi comportamenti e nuovi prodotti, si trovano a
dover vigilare dal livello nazionale a quello internazionale, attraverso una serie di
operazioni “concordate”; Operazioni che se una volta erano decise una tantum per
affrontare le crisi che si presentavano nel panorama internazionale dei mercati, ora si
cerca di istituzionalizzare attraverso la creazione di forum di discussione o di
organismi soprannazionali.
Un altro elemento che ha influenzato le origini e lo sviluppo della
globalizzazione nei mercati finanziari è la regolamentazione, con cui uno Stato,
partendo dalla sua struttura finanziaria
24
, si preoccupa per la stabilità di quest’ultima
e, solo successivamente, si propone di mantenere e promuovere anche la sua
efficienza, sia a livello nazionale sia a livello internazionale.
Spesso i due obbiettivi da conseguire congiuntamente si presentano fra di loro
in conflitto; sicché secondo i periodi storici, le autorità hanno agito così da far
prevalere un obbiettivo rispetto all’altro. Livelli di regolamentazione reputati
eccessivi dal pubblico degli operatori hanno, di fatto, originato risposte di
deregolamentazione in molti Paesi
25
, facilitando e consentendo sia
l’internazionalizzazione dei mercati sia l’eliminazione delle barriere,
tradizionalmente esistenti, tra alcuni dei segmenti del mercato finanziario. In
particolare tra quello delle obbligazioni a lungo termine, il mercato dei titoli di
24
“New, global financial regulation should be implemented not to eliminate risk, but clearly define,
on an integrative basis, the rules of the game regarding: 1. the banking system as it is Known today; 2.
the securities markets and exchanges; 3. forex transactions; 4. options and futures; 5. off-balance sheet
items; 6. some chapters in the treasury side; 7 reserve required from whomever engages in financial
transactions above a certain level and at a frequency greater than an established benchmark.
Regulations should ensure that some of the reserve money is globally administered so as to establish a
lender of last resort to securities firms but without the unwanted effect of encouraging intermediaries
to take even grater risks. Beyond that, international coordination is vital”. Chorofas D. N., The
globalization of money and securities. The new products, players and markets, Mc Graw-Hill, New
York, Usa, pag. 29.
25
Più diffusamente si rimanda a Porta A., 1986, “Evoluzione delle strutture finanziarie e problemi di
regolamentazione: recenti tendenze internazionali e alcune considerazioni sul caso italiano”, in Note
Economiche, n. 3-4, pagg. 345 e segg.
12
credito a breve termine e i più recenti mercati del finanziamento a medio termine.
Così come ha cancellato le differenze tra i vari tipi di strumenti finanziari
26
.
Il fenomeno della deregolamentazione – causa ed effetto anche del fenomeno
di innovazione finanziaria – ha altresì permesso una maggiore scomposizione del
rischio, permettendo agli operatori di adattarsi ad un mondo reso vulnerabile dalla
volatilità dei cambi, dalle fluttuazioni di borsa e dei prezzi in genere. L’innovazione
finanziaria può essere concepita quale frutto legittimo dell’intervento delle autorità di
regolamentazione e controllo, che, nel corso del tempo, hanno influito sulla
regolamentazione lungo tre linee principali. In primo luogo, creando stimoli e
innovazioni rivolti a evitare il costo “artificiale” delle regolamentazioni: l’esempio
più evidente, nella fattispecie, è rappresentato dalla nascita della Moneta unica
“Euro” e della relativa area di operatività. Essa infatti non costituisce un’innovazione
per merito del processo di deregolamentazione, ma proprio per il fenomeno opposto,
cioè di eccessiva regolamentazione delle strutture di mercato presenti in alcuni
contesti nazionali, come nel caso italiano. In secondo luogo, l’intervento delle
autorità ha influito sul processo innovativo anche attraverso la definizione della
struttura e del livello di concorrenza presente nel mercato in genere, costituendo
barriere all’entrata e/o all’uscita e favorendo quindi la creatività degli operatori. Da
ultimo, è possibile presumere che le stesse autorità possano aver determinato una
certa vischiosità nell’elaborazione dei nuovi prodotti, che dovevano trovare una loro
legittimazione giuridica e fiscale nel contesto delle norme esistenti in un determinato
Paese
27
.
Queste brevi considerazioni, che approfondiremo in seguito, dimostrano come
spesso l’innovazione nel settore finanziario abbia attraversato, ad intervalli
temporali, fasi di regolamentazione, innovazione e di “riregolamentazione”.
26
Sul tema delle liberalizzazioni dei mercati finanziari si rimanda a Banca Commerciale Italiana, La
liberalizzazione dei movimenti di capitale: problemi e implicazioni per il sistema finanziario, in
Tendenze Monetarie, n. 61, 1990.
27
Cfr. Omarini A., Cause, vantaggi e limiti della globalizzazione dei mercati finanziari, in Banche e
banchieri, n. 5, 1995, pag. 572.
13
L’assetto normativo poi e, per esso le autorità di controllo, ha costituito sia un
fattore di stimolo sia di ostacolo all’ampliamento dei mercati finanziari. Le autorità
sono state, di fatto, chiamate a migliorare il grado di efficienza del sistema
economico e pertanto alcune loro decisioni hanno potuto influire in una direzione
piuttosto che in un’altra. Questo ha fatto sì che la deregolamentazione fosse
contraddistinta da una natura ambivalente.
Esiste poi un ulteriore rapporto: quello cioè che intercorre tra la
deregolamentazione da un lato e l’integrazione internazionale dall’altro. Il processo
di apertura internazionale infatti ha concorso e concorre ad ampliare il novero dei
sistemi finanziari che operano in un clima concorrenziale. Questo, per necessità,
comporta un’inevitabile enfasi sul ruolo ricoperto dalle autorità di vigilanza: esse
sono spesso indotte a modificare le proprie strategie di condotta e di vigilanza sul
proprio mercato di riferimento, in ragione della attuale integrazione e del sempre più
facilitato confronto “interspaziale”
28
. La risposta, in modo univoco, è presentata dalle
autorità finanziarie come la concertazione delle operazioni di controllo dei mercati e
di gestione delle crisi internazionali.
28
Con particolare riferimento a questo aspetto si legga Padoa-Schioppa T., 1994, Global Banking
Italia, in Banca d’Italia, Bollettino Economico, n. 24, pag. 49: “alcune regolarità interessanti e poco
conosciute emergono dalle risposte che 114 dei 132 Paesi riunitisi qualche settimana fa a Vienna per
la Conferenza Internazionale delle Autorità di Vigilanza hanno dato a un questionario (…). Circa tre
quarti di quei Paesi hanno proceduto, nell’ultimo quadriennio, a una revisione della loro legislazione
bancaria, anche sotto la spinta della crescente cooperazione internazionale. Nel 90 per cento dei Paesi
dove la proprietà statale delle banche è significativa sono in atto, o saranno avviati tra breve, processi
di privatizzazione. (…) Per quanto riguarda la vigilanza bancaria, è risultato che nel 90 per cento dei
casi essa è svolta direttamente dalla Banca Centrale, o con un forte coinvolgimento di quest’ultima”.
14
§ 2 L'evoluzione degli operatori globali.
Tra gli elementi che hanno sviluppato l’integrazione dei mercati finanziari non
si può non menzionare la figura dei “global players”, cioè dei grandi operatori
globali dei mercati finanziari, la cui definizione, in Italia, è meglio conosciuta come
“conglomerati finanziari”. Al fine di porre maggiormente in risalto la loro nascita ed
affermazione dobbiamo tornare su uno degli elementi della globalizzazione, cioè la
definizione di mercato finanziario. Tradizionalmente questa definizione ha
ricompreso i segmenti bancario, mobiliare e assicurativo, a motivo della differente
natura e della tripartizione degli intermediari finanziari e degli strumenti da essi
emessi
29
, i loro confini si presentavano molto netti, tanto che ulteriori distinzioni
venivano delineate all’interno delle diverse classi di intermediari (specializzazione
per scadenze - breve o medio/lungo termine - e funzionale - commerciali, di deposito
o di investimento - per le banche; attività di negoziazione, gestione, consulenza
ovvero broker-dealer per gli intermediari mobiliari; rami danni e vita per le
assicurazioni). Considerando che, come si mostrerà in seguito, i “confini tra i vari
tipi di istituzioni finanziarie stanno diventando sempre più incerti”
30
, ci riferiamo al
mercato finanziario quale spazio economico in cui operatori di diversa natura,
banche, società di intermediazione mobiliare, organismi di investimento collettivo
del risparmio (di seguito Oicr), compagnie di assicurazione, fondi pensione, offrono
strumenti e servizi finanziari
31
. I grandi operatori globali devono la loro metamorfosi
29
Per ulteriori approfondimenti sul tema, si veda Zadra G., Strutture e regolamentazione del mercato
mobiliare, 1995, Giuffrè, Milano.
30
Corrigan G., La struttura del mercato finanziario: un approccio di lungo periodo, Centro A.
Beneduce, 1988, Roma.
31
La nozione di strumenti finanziari a cui ci riferiamo va ricondotta, in prima approssimazione, ad una
classificazione che comprende attività bancarie e finanziarie connesse all’intermediazione tradizionale
(erogazione di prestiti, raccolta di risorse finanziarie a titolo di deposito, concessione di servizi di
pagamento), le attività in titoli (emissione, trasferimento e gestione di valori mobiliari, ivi comprese le
quote di Oicr), e alcune attività assicurative. Queste ultime presentano una connotazione particolare
rispetto alle due precedenti, in quanto all’elemento finanziario associano, in genere, un elemento di
natura probabilistico/attuariale, che è particolarmente rilevante per i rami danni. Nella nostra
definizione di strumenti finanziari consideriamo i soli prodotti offerti dalle compagnie di
assicurazione operanti nel ramo vita, escludendo pertanto l’attività, rispondente ad altre finalità e
funzioni, propria dei rami danni. Con riguardo alla nozione di servizi finanziari, essa comprende le
attività di intermediazione bancaria, mobiliare (inclusa la consulenza) e assicurativa (vita). Ci
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alle capacità di adattamento all’innovazione finanziaria i cui fattori hanno fortemente
interagito tra loro come non era mai accaduto prima. I crescenti collegamenti tra i
mercati, come su accennato, non permettono più di operare una distinzione netta tra i
mercati nazionali ed internazionali, e di conseguenza tra le istituzioni che vi operano.
Questa possibilità di interagire su diversi mercati allo stesso tempo ha fatto si
che operatori di natura differente (banche, sim o assicurazioni, etc.) siano sempre più
attivi, allo stesso tempo, su differenti mercati, la cui conseguenza è un
coinvolgimento reciproco.
Da questo sviluppo, consegue che si è assistito ad un processo di
concentrazione degli operatori stessi. Il fenomeno si è verificato a vantaggio
soprattutto delle istituzioni finanziarie di maggiori dimensioni, dotate di elevati
mezzi patrimoniali ed in grado di sviluppare, per l’esperienza accumulata nel passato
e l’elevata sofisticazione dei propri sistemi informatici, una gestione unitaria della
propria attività sui vari prodotti finanziari. La concentrazione ha riflesso i mutamenti
nelle condizioni competitive, dovute all’allargamento ed all’integrazione dei mercati,
attraverso le economie di scala.
Ma chi sono nella realtà i global players? Nel caso del nostro paese, il Testo
unico della finanza (d. lgs. 24 febbraio 1998, n. 58)
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, coerentemente con il principio
che i mercati si costituiscono e si sviluppano sulla base d’iniziative private, fornisce
le possibilità di concorrenza tra i diversi produttori di servizi d’investimento, veri e
propri operatori polifunzionali
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all’interno dello spazio europeo, distinguendo tra i
riferiamo pertanto a mercati fra loro non perfettamente omogenei, caratterizzati da prodotti
differenziati che tuttavia presentano un elevato grado di sostituibilità (si pensi ad una polizza a
capitalizzazione rispetto ad una gestione patrimoniale ovvero ad un portafoglio di fondi comuni di
investimento), tali da consentire il configurarsi di una “contiguità orizzontale” tra i mercati stessi. In
tal senso, quindi, consideriamo “come dati” i soli confini esterni del mercato finanziario, mentre al suo
interno lo valutiamo come entità unica, risultante dagli intrecci di più segmenti di offerta.
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Il T.U. della finanza recepisce, tra l’altro, nell’ordinamento italiano la Direttiva CEE 93/22 del
maggio 1993, relativa ai servizi d’investimento nel settore dei valori mobiliari e la Direttiva CEE 93/6
del marzo 1993, relativa all’adeguatezza patrimoniale delle imprese di investimento e degli enti
creditizi.
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Un operatore polifunzionale svolge, di norma, le seguenti funzioni: negoziazione per conto proprio;
negoziazione per conto terzi; collocamento, con o senza preventiva sottoscrizione o acquisto a fermo,
ovvero assunzione di garanzia nei confronti dell’emittente; gestione su base individuale di portafogli
di investimento per conto terzi; ricezione e trasmissione di ordini nonché mediazione. Si veda il T.U.
della finanza, art. 1, comma 5.