6
Successivamente vengono presi in considerazione i degenti ospiti nel
Presidio menzionato, dei quali verranno valutati i personali giudizi di
qualità, derivanti dal servizio di ristorazione usufruito, vagliando l’insieme
vasto di caratteristiche che vanno dalla condizione socio-demografica, alla
percezione individuale del pericolo alimentare ed a quella ambientale di
degenza.
La tesi si articola nel seguente modo: dopo aver definito cosa
generalmente si intende per customer satisfaction e qualità nell’industria
alimentare, vengono illustrate le peculiarità e le innovazioni metodologiche
introdotte dal Sistema di Controllo sulla ristorazione collettiva H.A.C.C.P.
(Cap.1).
Nel Cap.2 si evidenziano le motivazioni che conducono l’Azienda ad
adeguarsi a tale normativa realizzando una descrizione dell’attuale sistema
lavorativo, mettendo in risalto le difficoltà incontrate dal personale durante
l’esecuzione del proprio lavoro ed i provvedimenti migliorativi decisi dal
Direttore Sanitario di Presidio.
Nel terzo capitolo viene definito il piano di rilevazione specificando, per
ciascuna delle classi oggetto di analisi, personale e degenti, l’obiettivo della
ricerca e le modalità di reperimento delle informazioni. In particolare, per i
degenti, per i quali è stata svolta una indagine campionaria, dopo aver
effettuato una breve analisi del disegno campionario, vengono esplicitate le
motivazioni ed i vantaggi della scelta del metodo di campionamento attuata.
Per le due classi di analisi è stato costruito un questionario ad hoc che,
in questo capitolo, viene schematizzato mediante un diagramma di flusso
7
onde consentirne una immediata interpretazione. Le norme previste dal
metodo di controllo H.A.C.C.P. sono, pertanto, la base sulla quale vengono
eseguiti i confronti tra le risposte ai questionari concernenti le procedure di
lavorazione dei prodotti alimentari, di sanificazione ambientale e delle
apparecchiature usate e quelle previste dalla normativa.
L’analisi preliminare dei dati raccolti viene presentata nel Cap.4; sia
per il personale che per i degenti vengono descritte le caratteristiche socio-
demografiche individuali del rispondente al questionario e le peculiarità del
ruolo svolto.
Per il personale, dopo avere commentato le componenti della catena di
produzione dei pasti esprimendone nel dettaglio le mansioni svolte e le
modalità con cui avvengono le operazioni spettanti a ciascuna categoria,
viene stilata una lista dei punti di forza e di debolezza del servizio.
Per l’approfondimento sui degenti, l’analisi preliminare dei dati
campionari si esegue illustrando quali sono le caratteristiche socio-culturali
degli intervistati e come essi rispondono a domande pertinenti alla
concezione personale di pericolo alimentare, viene posta inoltre l’attenzione
sul livello di soddisfazione in merito alle qualità specifiche dei pasti (sapore,
temperatura di presentazione, varietà di scelta ed altre) e sullo stato di
efficienza del servizio. Viene fatto riferimento alla cortesia degli addetti alla
distribuzione ed agli orari di somministrazione dei pasti; si tiene conto dei
metodi di distribuzione e delle eventuali perplessità conseguenti alla
preparazione dei pasti ed ai fattori ambientali di degenza che si sono rivelati,
in sede di applicazione del modello, cause determinanti la valutazione finale.
8
Nel Cap.5 si propone lo studio del livello di gradimento raggiunto dal
servizio, tramite il Modello Logit.
Studiata la dipendenza della valutazione individuale dei rispondenti in
funzione di alcune variabili esplicative, si è avuto modo di constatare la forte
rilevanza determinata dalla valutazione del gusto degli alimenti proposti e
dal reparto di degenza; tali risultati potrebbero essere interpretati,
rispettivamente, come punti di forza e debolezza del servizio.
9
Capitolo 1: La qualità nell’industria alimentare, le origini del Sistema
di Controllo HACCP
1.1 Introduzione
In ambito industriale, l’ultimo ventennio è stato proiettato verso un
termine che ormai costituisce un cardine delle strategie messe a punto dal
mondo imprenditoriale, si tratta del concetto di Qualità, e quindi dell’
approccio qualitativo ai processi di produzione, la cui importanza è andata
progressivamente crescendo: le aziende hanno fatto del soddisfacimento
delle esigenze dei clienti (customer satisfaction) l’obiettivo primario delle loro
azioni.
Per la realizzazione della ricerca che qui si vuole descrivere, sono stati
somministrati opportuni questionari, al personale lavorante nel settore di
ristorazione ed ai degenti del C.T.O. (Centro Traumatologico Ortopedico) di
Palermo. L’obiettivo dell’indagine svolta, limitatamente al personale addetto
alla ristorazione, è determinare, conoscere e valutare le diverse
interpretazioni del pericolo alimentare, le nozioni basilari di igiene e
metodologie di lavoro adottate; mentre per l’utenza rappresentata dagli
ospiti, si prosegue affinché sia possibile una valutazione del livello di
soddisfazione derivante dal servizio di ristorazione offerto dalla azienda.
In questo capitolo verranno definite le origini del Sistema di Controllo e
le motivazioni che conducono l’Azienda all’adeguamento alle suddette
norme, sarà data una spiegazione del concetto di pericolo alimentare e si
avrà modo di vedere come tale metodo abbia contribuito alla realizzazione di
10
uno studio di customer satisfaction della ristorazione di una Azienda
Ospedaliera.
1.2 La Customer Satisfaction
Il concetto di Qualità, oggi viene esteso al di là del prodotto stesso, fino
ad abbracciare il settore dei servizi; il passaggio dalla centralità del prodotto
a quella dei servizi collaterali al prodotto, comporta un cambiamento del
punto di applicazione del concetto di qualità, nel senso di una valorizzazione
degli aspetti immateriali dell’azienda (es. l’immagine) rispetto alle pure e
semplici prestazioni proprie del prodotto, considerato a sé stante.
Nel contesto studiato, la valutazione di qualità del servizio di
ristorazione, per gli usufruenti del servizio, comporta una soddisfazione
aggiuntiva a quella derivante dal servizio di assistenza sanitaria; per
l’Azienda, la valorizzazione di un servizio esclusivo
1
ed il conseguente
miglioramento dell’immagine.
Tradizionalmente per qualità di un servizio si intende il grado di
conformità dello stesso a specifici predeterminati standard, l’insieme degli
attributi collaterali al prodotto che concorrono a meglio soddisfare le
esigenze esplicite o implicite dei potenziali clienti (G. Bellandi,1989).
Recentemente, si sente sempre più spesso parlare di soddisfazione del
consumatore e da qualche tempo l’attenzione alla customer satisfaction si è
11
rinvigorita a valle dei processi di miglioramento della qualità e, soprattutto,
di potenziamento della fedeltà dei clienti (S. Cherubini,1993).
È opportuno soffermarsi a dare una definizione della soddisfazione del
consumatore, da intendersi come la “percezione del cliente di aver speso
bene il proprio denaro, avendo ottenuto, in proporzione alla sue aspettative,
il massimo possibile rispetto alla realtà ambientale in cui vive
2
”.
Le determinanti primarie della customer satisfaction sono identificabili
nelle prestazioni complessive, ottenute e percepite rispetto al prezzo pagato
(compresi i costi d’uso del servizio).
Per meglio comprendere il modello interpretativo della customer
satisfaction, è necessario inserire una determinante che può essere
identificata nelle aspettative che il consumatore ha al momento
dell’acquisizione del servizio.
La soddisfazione del consumatore è qualcosa di specificatamente
soggettivo e pertanto, proprio la componente delle aspettative, tende a
personalizzare la valutazione complessiva che il consumatore è portato a
fare rispetto a quanto ha ottenuto.
La customer satisfacion può essere vista come una combinazione in
funzione di tre componenti (input): le prestazioni percepite, il prezzo
complessivo pagato, le aspettative. A fronte di queste determinanti, si genera
un output che può identificarsi nelle opinioni che il consumatore si forma
dall’uso del servizio e nella conseguente fedeltà del consumatore stesso.
1
Nel palermitano, il CTO è l’unica struttura sanitaria pubblica, a garantire una preparazione dei pasti
in loco.
2
La definizione poco si adatta ad un contesto di ristorazione ospedaliera, nel quale il cliente non
effettua alcun pagamento diretto ma essa si ritiene utile ai fini della spiegazione del concetto che in
questo paragrafo si intende dare.
12
1.3 La qualità nell’industria alimentare
In ambito alimentare, la qualità di un prodotto è un insieme di qualità
peculiari e di proprietà, il cui peso relativo è concepito da ciascun
consumatore in maniera differente, in funzione di numerosi fattori, che
vanno dal bagaglio culturale che gli è proprio, alla capacità di spesa e quindi
alla sicurezza economica che lo sostiene.
La qualità di un alimento, da un lato discende dalla adeguatezza del
prodotto al consumo umano, dall’altro è legata alla capacità del prodotto
stesso di soddisfare quanto richiesto dal consumatore.
La prima caratteristica è correlata alla sicurezza e salubrità
3
dell’alimento, fattori, questi, che affinché si possa parlare di qualità, devono
essere ritenuti impliciti nel prodotto.
La prima componente della qualità di un alimento è la salubrità senza
la quale si avrebbe un alimento non adatto al consumo umano; una volta
appurata questa caratteristica essenziale, si può parlare di qualità
alimentare che a sua volta può essere suddivisa in tre fattori:
ξ Qualità sensoriale: aspetto, colore, odore;
ξ Qualità biologica: componenti chimici, valore calorico e proteico,
componenti dietetici;
ξ Qualità di servizio: convenienza, durata, comodità d’uso.
3
Capacità dell’alimento di dare nutrimento, benessere, salute.
13
Nel settore specifico dei prodotti alimentari, gli anni ’90 hanno visto
emergere un termine che, lungi dall’essere in contrapposizione a quello di
qualità, ne sottolinea, invece, alcune caratteristiche: il Sistema HACCP.
Questo metodo di controllo così innovativo, risulta essere un valido
strumento per lo studio della qualità nel settore della ristorazione collettiva.
Esso fornisce le basi per la determinazione del concetto di “pericolo
alimentare” e di come da questo derivi il “rischio alimentare”, dando di tali
termini una definizione e permettendone dunque l’identificazione (analisi dei
rischi).
14
1.4 Il Sistema di Controllo HACCP
Con questo acronimo, ( Hazard Analysis Critical Control Point), si
indica una “Analisi dei rischi e controllo dei punti critici” ed identifica una
moderna metodologia operativa che è volta, tramite lo studio dell’intero
processo produttivo di un alimento, all’individuazione delle fasi che sono
critiche per la sicurezza e la salubrità del prodotto e quindi alla realizzazione
di interventi tesi a garantire l’assoluta integrità del prodotto stesso.
Il metodo di controllo a priori HACCP costituisce uno strumento
accettato universalmente, che consente la costruzione dell’aspetto igienico
sanitario della garanzia di qualità di un alimento.
Il concetto di sistema HACCP viene sviluppato in forma organica, anche
se non definitiva, all’inizio degli anni ’70: con questa sigla si intende indicare
uno strumento operativo atto a garantire la sicurezza e la salubrità dei
prodotti alimentari. I principi che ne costituiscono l’ossatura non sono
differenti da quelli di un comune metodo di controllo, ciò che lo rende così
avanzato non sono più i test effettuati sul prodotto finito, bensì il controllo
preventivo dei pericoli lungo tutto il ciclo produttivo.
Con HACCP si intende un sistema per la sicurezza alimentare basato
sulla prevenzione, si tratta di uno strumento che focalizza l’attenzione di chi
lo adotta per garantire l’integrità dei prodotti alimentari su azioni preventive
da intraprendersi prima che un determinato pericolo si sia manifestato.
Il sistema HACCP, adottato con il DDL 155/97, ribalta i termini del
controllo igienico dei prodotti alimentari nel settore della ristorazione
15
collettiva: non si hanno più solamente “controlli ufficiali” esterni (effettuati
dai servizi di Igiene dell’Alimentazione o dal Nucleo Anti Sofisticazione dei
Carabinieri) sui prodotti finiti, ma questi, vengono svolti dagli stessi
produttori di beni alimentari nel momento in cui avviene la produzione, il
deposito o la trasformazione. Non si parla più dunque di controllo esterno,
ma di Autocontrollo effettuato dal personale operante in azienda ed
effettuato tramite apposite procedure, strumenti di monitoraggio e
rilevamento.
In particolare, il sistema HACCP, secondo quanto stabilito nel 1993 dal
Codex Alimentarius Commission
4
, FAO
2
/WHO
3
, identifica i pericoli specifici
e le modalità preventive per tenerli sotto controllo, al fine di garantire la
sicurezza igienico sanitaria dei prodotti alimentari in maniera più efficace
rispetto alle analisi, finora effettuate, sul prodotto finito.
Esso consente inoltre, di essere applicato lungo tutta la filiera
alimentare, dal produttore al consumatore, agevolando il compito della
Autorità di controllo, è compatibile con l’attuazione dei sistemi di gestione
della qualità (ISO 9000) e costituisce nell’ambito di questi, il criterio di
scelta per la gestione della sicurezza igienico - sanitaria.
Un procedimento di controllo HACCP viene suddiviso in quattro punti
fondamentali:
1) Analisi dei rischi (identificazione e valutazione);
4
La Codex Alimentarius Commission è un organismo internazionale il cui obiettivo è lo sviluppo del
commercio mondiale dei prodotti alimentari attraverso la preparazione di un Codex Alimentarius
basato su un alto livello di protezione del consumatore e su corrette pratiche commerciali.
2
Food And Agriculture Organization.
3
World Trade Organization.
16
2) Determinazione dei Punti critici di controllo (e scelta delle opzioni di
controllo);
3) Verifica (di stato delle procedure, processi, prodotti e analisi dei risultati);
4) Valutazione (per la determinazione del grado di corresponsione alle
disposizioni prestabilite).
E’ evidente che per fare funzionare un sistema così complesso di
monitoraggio, è necessario sviluppare in dettaglio, una serie di azioni
sequenziali che discendono dai quattro punti fondamentali appena visti.
Un piano di autocontrollo, basato sul metodo HACCP, tiene conto dello
sviluppo delle diverse fasi del flusso di lavorazione dei prodotti; esso tiene
presente:
ξ La identificazione dei pericoli potenziali associati alla produzione
dell’alimento in tutte le fasi, dal ricevimento della materia prima, alla
fase di lavorazione, alla produzione, al deposito ed alla distribuzione
fino all’immissione in consumo. Valutazione della probabilità ed
evenienza dei pericoli ed individuazione delle misure preventive da
adottare per il loro controllo.
ξ La determinazione dei punti critici di controllo (CCP), delle procedure
e fasi operative che possono essere controllate per eliminare i pericoli
o ridurre al minimo la probabilità del loro verificarsi.
ξ Determinazione dei limiti critici che debbono essere raggiunti per
assicurare che il CCP sia sotto controllo.
17
ξ L’opportunità di stabilire un sistema di monitoraggio che gestisca il
CCP attraverso un programma di prove analitiche e di rilevazioni
visive.
ξ La necessità di stabilire azioni correttive da applicare quando dal
monitoraggio risulta che un particolare CCP è fuori controllo.
ξ L’esigenza di stabilire le procedure di verifica del sistema HACCP.
ξ L’importanza di stabilire un sistema di documentazione adeguato che
comprenda tutte le procedure e le registrazioni.
L’identificazione dei pericoli potenziali, associati alla produzione
dell’alimento in tutte le fasi della lavorazione è la base su cui si ergono i
concetti che hanno consentito la realizzazione dei questionari, ed in un
secondo tempo, la determinazione dei punti critici di controllo (dei quali si
parlerà meglio più avanti), delle procedure e fasi operative che possono
essere monitorate. Esse sono un valido strumento per l’eliminazione dei
pericoli o la riduzione della loro probabilità di verificarsi.
18
1.4.1 I pericoli alimentari: Origine ed Aspetti
I pericoli possono avere origine da svariate fonti che vanno dalle
materie prime a un componente della ricetta, alla formulazione stessa
dell’alimento, dall’ambiente in cui il prodotto è manipolato alle modalità
produttive, dai materiali di imballaggio agli impianti di lavorazione.
Analogamente, anche gli aspetti sotto i quali il pericolo può manifestarsi
sono molteplici; per esempio
5
:
ξ presenza di microrganismi patogeni;
ξ presenza e persistenza di prodotti dannosi o deterioranti provenienti dal
metabolismo microbico;
ξ persistenza, a causa di un insufficiente effetto biocida di microrganismi
infettanti o patogeni;
ξ moltiplicazione di microrganismi penetrati o sopravvissuti lungo tutto il
ciclo di produzione;
ξ presenza di infestanti (insetti, roditori ecc.), vettori di microrganismi
pericolosi e di corpi estranei;
ξ presenza o comparsa di contaminanti chimici (pesticidi, antibiotici,
detergenti, disinfettanti ecc.);
ξ presenza di sostanze chimiche aggiunte ad un alimento in quantità
superiori a quanto richiesto dalle esigenze di lavorazione;
ξ presenza di sostanze tossiche passate negli alimenti in seguito a
stoccaggio o trasporto in contenitori e tubazioni non adatte che le hanno
rilasciate.
19
1.4.2 Terminologia
E’ bene, prima di continuare nella trattazione, definire meglio la
terminologia adottata: per pericolo s’intende un qualsiasi fattore, agente o
condizione che può potenzialmente provocare un danno, nello specifico,
principalmente, la possibilità di nuocere alla salute umana. Si tratta in altri
termini, di un potenziale evento negativo, che comprometterebbe la salubrità
e l’accettabilità microbiologica, chimica o fisica del prodotto destinato al
consumo umano.
Il rischio è invece la probabilità che si verifichi tale evento (o ancora,
possibilità che si presenti un pericolo).
Una specifica rilevanza nell’industria alimentare assume pericolo
microbiologico, inteso come la contaminazione o crescita di microrganismi
che possono compromettere la genuinità dell’alimento oppure essere
responsabili della sua alterazione.
La valutazione del pericolo consiste in un’analisi di tutte le procedure
svolte nella lavorazione dell’alimento in ragione della potenziale pericolosità
di esso; oltre a questo è importante verificare quali potrebbero essere le fonti
di contaminazione, l’eventuale sopravvivenza dei microrganismi e la
successiva moltiplicazione durante le fasi lavorative.
Più in generale, si può dire, per quanto sopra riportato, che il pericolo
consiste essenzialmente in una contaminazione inaccettabile di natura
biologica, chimica o fisica delle materie prime, dei prodotti intermedi e di
quelli finiti.
5
Gli esempi che seguono sono tratti da ASSOCIAZIONE ITALIANA DI MICROBIOLOGIA APPLICATA