6
la complessità del sistema attraverso l’utilizzo di mezzi di comunicazione di
massa; ed inoltre, il nuovo ruolo rivestito dal consumo nella società moderna
come linguaggio della produzione, garantito da una preminenza di simboli,
segni, messaggi, immagini, facendo in questo modo prevalere la componente
intangibile su quella tangibile, attraverso il processo di dematerializzazione
dei beni.
Inoltre, vengono esaminati gli aspetti e le problematiche riguardanti le
diverse modalità comunicative delle imprese di servizi, mettendo in
evidenza le caratteristiche del servizio e l’importanza della comunicazione
integrata identificata dal marketing esterno (pubblicità, promozioni,
relazioni pubbliche, direct marketing, vendita personale), interno e
interattivo, racchiusi nel triangolo del marketing dei servizi.
L’intento del secondo capitolo è di analizzare gli aspetti strategici della
comunicazione di marketing. A tal fine, lo studio si concentra
sull’importanza strategica della comunicazione, sui principi fondamentali
per dare attuazione ad una strategia e tutti gli aspetti legati alla
pianificazione di marketing, quali la segmentazione, la selezione del target,
il posizionamento e le fasi.
La trattazione prosegue con lo studio sul comportamento del consumatore,
da sempre condizione necessaria per una qualsiasi strategia di successo di
un’impresa, proponendosi di capire in che modo le strategie di
comunicazione lo influenzano, sia nella fase pre-acquisto in modo da creare
un impulso nella scelta, sia nella fase post-acquisto in modo da valutare la
soddisfazione delle aspettative del cliente.
Nel terzo capitolo, l’obiettivo è di approfondire uno dei più importanti
strumenti di marketing la pubblicità, che esercita un potere decisivo sul
comportamento del consumatore. A tal fine, l’analisi segue un approccio
psicologico, che integra gli studi di marketing, analizzando i diversi fattori
7
psicologici (motivazione, percezione, apprendimento, attitudine), la
comprensione degli effetti di una comunicazione pubblicitaria sia in
relazione agli obiettivi che alla frequenza del messaggio.
Inoltre, da un punto di vista economico viene esplicata la strategia dei media
che permette la trasmissione materiale del messaggio e, infine, viene
esaminata la pubblicità anche da un punto di vista interattivo.
Lo scopo del quarto capitolo è di illustrare l’importanza della funzione
sociale rivestita dalla pubblicità, definita come un vero e proprio linguaggio
con cui i prodotti e i servizi vengono trasformati in veri e propri significati.
A tal fine, l’attenzione si rivolge alla semiotica, disciplina strettamente
correlata al campo della pubblicità, che offre un sostegno al marketing, in
quanto studia la vita dei segni nella società e si dimostra capace di
scomporre un testo pubblicitario, esaminandone le singole parti.
In tale prospettiva, lo studio si focalizza sull’importanza del testo visivo,
dunque l’immagine. Si prosegue con l’illustrazione di diversi modelli, quali
quelli narrativi, in particolare il modello attanziale e il quadrato semiotico,
che descrivono il livello più profondo del testo. Inoltre, viene anche
illustrata la teoria dell’enunciazione orientata verso un processo di
“iconizzazione”, che mette in relazione il mondo possibile, testuale e il
mondo reale.
L’intento del quinto capitolo è di esporre dettagliatamente la strategia
creativa pubblicitaria, intesa come uno strumento capace di raggiungere gli
obiettivi preposti, così da poter analizzare un testo pubblicitario sfruttando in
maniera sinergica il linguaggio visivo e verbale.
La creatività nella fase evolutiva del processo culturale del terzo millennio,
pervasa dal villaggio globale e dall’intreccio dinamico di una pluralità di
codici espressivi, costituisce un valido orizzonte di senso.
8
A tal fine, lo studio si focalizza in particolare sull’annuncio pubblicitario,
esaminando il contenuto del messaggio, nonché i diversi stili comunicativi,
che hanno un forte impatto sul consumatore.
Infine, vengono esaminate le strategie pubblicitarie dell’annuncio, quali il
colore, la forma, lo spazio, la musica, l’inquadratura, ed inoltre le diverse
modalità di comunicazione visiva. In particolare, il packaging, la grafica
degli stampati, il servicescape, la comunicazione tipografica, la marca, di cui
ne viene mostrato un modello per il posizionamento, il mapping semiotico
dei valori di consumo.
Dopo una disamina di contributi teorici, offerti da eminenti autori che hanno
definito le coordinate significative della creatività, quale strategia valida per
il recupero di una funzione di crescita sociale, il percorso realizzato si
conclude con un’analisi interpretativa sia a livello verbale che visivo,
tenendo conto dell’integrazione tra la parola e l’immagine, di un campione
di campagne pubblicitarie di imprese di servizi, diversificate per settore.
La prima fase inizia con la rappresentazione delle imprese di servizi
attraverso l’ausilio di mappe percettive, definendo le principali linee
strategiche visive adottate dalle imprese assicurative, bancarie-finanziarie e
telefonia mobile. I risultati raggiunti in questa prima fase indicano che le
imprese utilizzano in prevalenza una strategia basata soprattutto su fattori
emotivi, quali emozioni, desideri, stati d’animo, associazioni di idee che
rendono credibile il servizio, allo scopo di creare un maggiore impatto nella
scelta di acquisto del consumatore.
Nella seconda fase dell’analisi è stata adottata una metodologia di ricerca
empirica, “content analysis” in particolare analizzando le frequenze delle
parole e delle corrispondenze lessicali, in cui vengono estrapolati e
relazionati, i contenuti manifesti dei messaggi pubblicitari dei tre settori,
assicurativo, bancario-finanziario e telefonia mobile.
9
Dall’analisi empirica effettuata emerge che, le imprese hanno in comune
l’obiettivo di creare un rapporto duraturo nel tempo, basato su una strategia
di fidelizzazione del cliente con il supporto delle nuove tecnologie. La
fidelizzazione si configura come il fattore cruciale che garantisce la
soddisfazione delle esigenze personali del cliente. Per questo motivo, per
avere successo sul mercato, le imprese di servizi dovrebbero presentarsi in
modo flessibile grazie all’utilizzo di strumenti innovativi di gestione e,
soprattutto, investire nella formazione del personale e nella cultura
aziendale.
10
Capitolo 1
INTRODUZIONE AL CONCETTO DI COMUNICAZIONE
1. 1 Che cos’è la comunicazione
L’etimo del termine “comunicazione” rimanda al latino “communis” (in
italiano comune), “communicare” (mettere in comune, accostarsi), “cum
munia” (con vincoli, con legami). In origine, perciò, il significato del
termine era pervaso dal concetto di condivisione e di vicinanza, ripreso in
modo più sfumato nella lingua italiana.
Il concetto di comunicazione è quindi, in origine, strettamente legato a
quello di relazione interpersonale diretta, e sarà con il moltiplicarsi dei
media che si parlerà di mezzi di comunicazione di massa e di
comunicazione a distanza, svincolandone il significato dal concetto di
contatto diretto o immediato. E, in effetti, la rapidità di queste evoluzioni ha
fatto sì che, in molti casi, nel comunicare si presti più attenzione alla cura
del mezzo (aspetto formale e canale) piuttosto che al contenuto, o alle
persone alle quali ci si rivolge. Può accadere che, soddisfatti dall’aspetto
formale del mezzo e dalla sua piacevolezza estetica, non sempre ci si chieda
se quella comunicazione è davvero in grado di stabilire un contatto con
quello che dovrebbe essere il suo target di riferimento.
Per capire la complessità del linguaggio comunicativo, è necessario esporre
varie definizioni di filosofi più vicini alla nostra epoca.
Per Locke (1632) “il linguaggio è il rivestimento verbale delle idee”,
mentre Wittgenstein (1889) sottolinea la necessità di rispettare la coerenza
tra parole e fatti: il linguaggio è costituito da proposizioni, il mondo da
fatti; quando sono dotate di senso, le proposizioni corrispondono ai fatti.
Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.
11
Per Heidegger
1
essere e comunicazione si sostanziano a vicenda ed il loro
rapporto è perciò inscindibile: il linguaggio è la casa dell’essere. La
comunicazione è la condizione essenziale dell’esserci.
Hora (1891) sottolinea la necessità di ascolto dell’altro, necessario anche a
capire se stessi: Per capire se stesso, l’uomo ha bisogno di essere capito
dall’altro, per essere capito dall’altro, ha bisogno di capire l’altro.
Questa filosofia è anche condivisa da Bizouard
2
, che nel suo volume svela
che, il vero segreto della comunicazione è l’interesse per l’altro; non c’è
comunicazione autentica se uno dei due soggetti perde l’attrazione, quindi
capire ma anche farsi comprendere.
Apel
3
afferma che l’uomo è, per sua natura, un essere comunicante, e
definisce la comunicazione come il luogo dell’incontro fra gli uomini; essa
è la condizione che consente il dialogo fra le persone e lo sviluppo nella
dimensione sociale.
Prima di approfondire gli aspetti legati al concetto di comunicazione, è
necessario comprendere il funzionamento del sistema comunicativo.
Occorre partire dalla definizione che ne dà il dizionario della lingua
italiana: comunicare significa trasmettere informazione
4
. Si può dire che
la differenza sostanziale tra la funzione dell’informare e quella del
comunicare, sta nel fatto che la prima considera il proprio compito esaurito
all’atto dell’incanalamento delle notizie ai loro potenziali destinatari,
mentre la seconda va oltre quest’azione di incanalamento per preoccuparsi
di controllare se l’informazione è giunta a destinazione.
1
Heidegger M., Saggi e discorsi, Fabbri, Milano, 1976.
2
Bizouard C., Farsi capire. Come scoprire il segreto della comunicazione, San Paolo, Milano,
1997.
3
Apel K.O., Verità e comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1992.
4
Sul concetto di comunicazione e sulla complessità del processo comunicativo sono intervenuti
diversi studiosi, tra cui Shannon C., Weaver W., La teoria matematica delle comunicazioni, Etas,
Milano, 1971, che hanno dato origine alla teoria che deriva dal titolo della loro opera o anche più
semplicemente teoria dell’informazione; e Jakobson R., Saggi di linguistica generale, Feltrinelli,
Milano, 1986.
12
Nel linguaggio corrente il termine comunicazione comprende qualsiasi
scambio di informazione interno a un sistema.
Ogni tipo di comunicazione prevede uno scambio di segnali tra un
emittente e un ricevente, un contenuto (messaggio), il ricorso a un sistema
di codifica e decodifica che permette di esprimere e interpretare il
messaggio.
Il processo di comunicazione secondo Kotler
5
si compone di otto elementi,
come risulta dalla figura 1.1.:
1 emittente: è la fonte, cioè l’individuo o l’organizzazione che emette il
segnale;
2 codifica: è il processo per mezzo del quale le idee vengono trasformate in
simboli, immagini, forme, suoni, linguaggio;
3 messaggio casuale: la scelta dei mezzi e dei canali attraverso i quali il
messaggio è veicolato dall’emittente al ricevente e l’insieme dei simboli
trasmessi dall’emittente;
4 decodifica: il processo attraverso il quale il ricevente collega un
significato ai simboli trasmessi dall’emittente;
5 ricevente: è il destinatario della comunicazione, cioè la persona o
l’insieme di persone a cui il messaggio è destinato;
6 risposta: l’insieme delle reazioni del ricevente dopo aver recepito il
messaggio;
7 feedback
6
: la risposta del ricevente che viene comunicata all’emittente;
8 rumore: le distorsioni che disturbano il processo di comunicazione,
questi rumori comportano “deviazioni”, incomprensioni, deformazioni e
malintesi
7
.
5
Kotler P., g.Scott W., Marketing Management, Isedi, Torino, 1997.
6
Il feedback è la reazione, conscia o inconscia, inviata dal ricevente di uno o più messaggi
(Frazzica R.P., Per una gestione efficace della comunicazione, AIB, Roma, 1995).
7
Bizouard C., Farsi capire. Come scoprire il segreto della comunicazione,op. cit.
13
Figura 1.1 Elementi del processo di comunicazione
Comunicatore Codifica Messaggio Decodifica Ricevente
Mezzo
Rumore
Retroazione Risposta
Fonte: Kotler P. e g.Scott W., Marketing Management, Isedi,Torino, 1997.
Da ciò si può dedurre che la trasmissione dei messaggi non è un evento
semplice, come può sembrare a prima vista, ma un processo, una sequenza
complessa e organizzata di fatti, resa possibile dall’esistenza di determinate
condizioni.
Nel momento della lettura non vanno presi i singoli fattori della
comunicazione, isolati tra loro, ma l’insieme dei rapporti che sta alla base
del processo comunicativo
8
.
Il ricevente riesce a captare il messaggio, se dispone di un apparato di
ricezione e, lo capisce solo se procede alla decodifica con lo stesso sistema
adoperato dall’emittente.
La condizione essenziale affinché il messaggio giunga al ricevente è la
scelta del canale o del mezzo, cioè l’insieme delle modalità e dei mezzi di
trasmissione implicati; e la conoscenza di codici appropriati.
8
Sul concetto di sistema si veda Rosengren K.E., Communication: An Introduction, Thousand
Oaks, Sage,2000 (trad. it., Introduzione allo studio della comunicazione, Il Mulino, Bologna,
2001).
14
Il canale condiziona la trasmissione, perché influenza la distanza cui
arrivano i messaggi, la loro persistenza nel tempo, la facilità di ricezione
9
.
Se mettiamo a confronto il modello attuale con il modello che risale ai
primi anni del 900’, ispirato alla teoria meccanicistica, si può dedurre che il
modello antecedente appare estremamente riduttivo, in quanto definisce la
comunicazione come l’invio di un messaggio da un emittente ad un
ricevente. Ciò non garantiva, né che il destinatario fosse realmente
interessato al messaggio, né che l’avesse ricevuto, compreso e accettato o
rifiutato. L’emittente, ancora, poteva cadere nell’errore della scelta del
target, rivolgendosi ad un pubblico che la pensasse in modo diametralmente
opposto. Questo modo di intendere la comunicazione smentisce il
significato stesso del termine, in quanto “l’atto del mettere in comune
qualcosa” non può compiersi coinvolgendo un unico soggetto, ma richiede
che sia effettivamente coinvolta almeno una seconda persona.
Invece, con la “teoria del feedback”, secondo la quale perché possa esservi
comunicazione è necessario che il messaggio giunga a destinazione e che
quindi, in modo diretto o indiretto, chi lo ha inviato riceva un suo feedback,
cioè un’informazione di ritorno che dica a chi sta esprimendo un messaggio
se quest’ultimo è arrivato, se è stato recepito e quale effetto avuto. Spesso è
l’effetto stesso a rappresentare la voluta informazione di ritorno. Con
l’inserimento del feedback, l’aspetto della comunicazione cessa di essere
lineare per diventare circolare. Si giunge, quindi, ad un nuovo sviluppo
teorico con la teoria cibernetica, secondo la quale la comunicazione
consiste in un processo circolare di scambi connotato dall’influenzamento
reciproco, diretto o indiretto, degli interlocutori.
9
Volli U., Il libro della comunicazione, Il Saggiatore, Milano, 1994 e si veda per approfondimenti
Morcellini M. e Fatelli G., Le scienze della comunicazione. Modelli e percorsi disciplinari,
Carocci, Roma, 1994.
15
Secondo la teoria cibernetica Watzlawic
10
la comunicazione si avvale di
due canali: verbale (o numerico, o per codici); non verbale ( o analogico, o
per segni).
Le comunicazioni non avvengono impiegando solo il linguaggio verbale, in
forma scritta o parlata, ma comunicando si impiegano anche numerosi
segnali non verbali
11
, quali: espressioni del viso, tono di voce, silenzi,
gestualità, uso dello spazio e del tempo, modo di accogliersi e di ascoltarsi,
contesto, ecc.
Tutti questi fattori contraddistinguono il sistema non verbale e
<<intervengono incisivamente nella comprensione dei significati
dell’espressione verbale>>
12
.
I segnali non verbali sfuggono spesso, in tutto o in parte, al controllo e chi
li invia non ne è consapevole tanto quanto lo è delle parole che pronuncia;
invece, chi li riceve, osservando il proprio interlocutore, ne legge
chiaramente il significato e tende a dare a questi segni più considerazione
che alle parole, in quanto le manifestazioni non verbali sono più spontanee
e veritiere, proprio perché meno controllabili
13
.
In alcuni casi, ciò che si dice con le parole può essere contraddetto da ciò
che si dice con i comportamenti o con la gestualità.
Mentre con il linguaggio verbale è possibile esprimere un solo messaggio
per volta, con il linguaggio non verbale si possono manifestare più cose
contemporaneamente producendo un impatto più forte sulle persone. Ad
esempio, il potere della vista nel definire la qualità delle nostre percezioni
può anche far riflettere sull’importanza che una buona immagine ha nel
10
Watzlawich P. e all., Pragmatic of human communication, 1967 (trad. it. Pragmatica della
comunicazione umana, Astolabio, Roma, 1971), l’autore sostiene che in presenza di un altro “non
esiste la non-comunicazione”.
11
Si consiglia l’utilizzo di manuali classici, quali ad esempio Argyle M., Il corpo e il suo
linguaggio: studio sulla comunicazione non verbale, Zanichelli, Bologna, 1989 e per un
introduzione sulla comunicazione non verbale si veda Bonaiuto M. e Maricchiolo F., La
comunicazione non verbale, Carocci, Roma, 2003.
12
De Mennato P., La ricerca partigiana, CUEM, Milano, 1995.
13
Paccagnella L., Sociologia della comunicazione, Il Mulino, Bologna, 2004.
16
veicolare la qualità di un servizio o di un prodotto, e su quanto la qualità
dell’immagine sia definita soprattutto da ciò che è, appunto visibile.
Nel dialogo interpersonale, la dispersione fra ciò che si ha intenzione di
comunicare e ciò che l’interlocutore alla fine effettivamente ricorderà è
molto elevata.
Fattori soggettivi (ansia, dimenticanze, distrazione, ecc.) , ed il rumore del
contesto in cui avviene lo scambio fanno sì che solo il 10% di ciò che chi
parla aveva intenzione di comunicare, finirà con l’imprimersi
effettivamente nella memoria di chi ascolta.
E’ importante sottolineare che, attualmente si tende a dare per assodato che
la trasmissione di informazioni è comunicazione solo se c’è lo scopo di
comunicare; il criterio che viene adoperato è l’intenzione di comunicare
dell’emittente. In passato su questo punto si è discusso. Tuttavia con la
scuola di Paolo Alto, noto gruppo del Mental Research Institute di Palo
Alto in California, ha esteso al massimo il concetto di comunicazione,
sostenendo che qualsiasi comportamento è comunicazione.
Quindi da ciò si desume che ogni comportamento, verbale o non verbale,
trasmette i messaggi; per questo motivo non è possibile non comunicare, in
quanto non è possibile non comportarsi.
Difatti già la nostra immagine è informazione, ed il nostro solo apparire in
un ambiente, comunica qualcosa di noi. Questa comunicazione può non
essere intenzionale, eppure esiste.
La suddetta tesi è stata oggetto di critiche
14
, in quanto lo studio della
comunicazione dovrebbe prendere in considerazione discipline quali, la
sociologia e la psicologia.
Una definizione più precisa di comunicazione è stata proposta dallo
psicologo Luigi Anolli
15
che la definisce come <<uno scambio interattivo
14
Si veda per approfondimenti sulle critiche più diffuse della comunicazione Ronchi R., Teoria
critica della comunicazione, Mondadori, Milano, 2003.
15
Anolli L, Psicologia della comunicazione, Il Mulino, Bologna, 2002.
17
osservabile tra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e
di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un
determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di
significazione e di segnalazione>>.
Sulla base delle considerazioni fatte in vari ambiti, Ekman e Friesen
16
,
Wiener
17
, Lyons
18
, usano distinguere tra comportamenti interattivi,
comportamenti informativi e comportamenti comunicativi. Questi ultimi si
riconoscono essenzialmente in base a due criteri: l’impiego di un codice e
di sistemi di trasmissione e l’intenzionalità. Non è necessario che siano
soddisfatti entrambi, difatti quando si fa uso di meccanismi segnaletici
evoluti per comunicare, c’è comunicazione anche se l’intenzione di
comunicare manca.
In questo caso, come ha sostenuto Parisi
19
si può dire che lo scopo di
comunicare c’è lo stesso, ma anziché essere soggettivo e individuale, è
evolutivo.
Generalmente, quando si parla del "comunicare", si pensa innanzitutto alle
parole: in realtà, non esiste una comunicazione verbale isolata, essa è
sempre accompagnata dalla comunicazione non verbale (metalinguaggi).
Viceversa, come abbiamo detto, la comunicazione non verbale esiste
indipendentemente da quella verbale; ed è proprio questo tipo di
comunicazione che colpisce per prima l'interlocutore. La comunicazione
verbale può essere interrotta quando si decide di farlo, ma ciò non è
possibile con quella non verbale, in quanto anche la lontananza, il ritardo, il
silenzio, hanno per chi li sperimenta significati che parlano.
16
Ekman P. & Friesen W.V., The repertoire of nonverbal behavior, in “semiotica”, n.1, 1972.
17
Wiener M., Devoe S., Rubinow S., Geller J., Non verbal behavior and non verbal
communication, in Psychological Review, n. 79, 1972.
18
Lyons J., Human Language, in R. Hinde, Non verbal communication, Cambridge, (trad. it. La
comunicazione non verbale, Laterza, Bari, 1974).
19
Parisi D., Due modi di comunicare, in “Lingua e stile”, II, 1974.