2
La conseguente segregazione nel mercato dei prodotti tradizionali
rispetto a quelli transgenici rende possibile, quindi, ai consumatori di
effettuare una scelta informata ed effettiva.
L’obbligo di dividere le due tipologie di produzione sottintende una
separazione delle due diverse coltivazioni secondo le regole della co-
esistenza, anch’esse dettate da normative, che però non escludono la
possibilità che accidentalmente abbia luogo una miscelazione tra
prodotti tradizionali e prodotti geneticamente modificati. A tal
proposito l’Unione Europea ha fissato una soglia limite di presenza di
quest’ultimi nei prodotti non transgenici affinché non si debba
etichettare l’alimento come GM. (Reg. (CE) 1829/2003, 1830/2003)
Riflettendo su quanto accennato ci si aspetta un’ulteriore
differenziazione dei prodotti alimentari con l’introduzione di prodotti
GM-free (in cui è garantita l’assenza di OGM). L’etichettatura e la
certificazione di tali prodotti è volontaria. (Food Standard Agency, 2002)
Lo scopo della tesi è di comprendere l’atteggiamento dei consumatori
nei confronti degli alimenti geneticamente modificati misurandolo in
termini di disponibilità a pagare (DAP) per evitarli.
Tale informazione non è altro che il prezzo che in media i cittadini di
Bari sarebbero disposti ed a spendere in più per acquistare prodotti non
transgenici (tradizionali e GM-free).
A questo punto è lecito porsi delle domande: la repulsione nei confronti
degli OGM è indipendente dal livello di sconto che si potrebbe avere
sui prodotti alimentari grazie all’utilizzo di questa innovazione? Ovvero:
le problematiche ambientali ed etiche, che muovono i cittadini ad essere
contro le biotecnologie, sono negoziabili?
La stima della DAP permette di rispondere a tali quesiti.
3
Considerando l’ulteriore differenziazione di mercato con l’introduzione
dei prodotti GM-free, certificati su base volontaria, la disponibilità a
pagare sarà utile agli imprenditori a capire se la spesa aggiuntiva per
garantire l’assenza di OGM in questi prodotti è giustificata o meno.
La metodologia di ricerca in adozione è il Choice Modelling. La
caratteristica principale di tale metodologia è la possibilità di inserire
l’argomento di primario interesse (in questo caso gli OGM) in un
contesto che include altre peculiarità del sistema agro-alimentare, a loro
volta legate a tale tecnologia di produzione.
Tale metodologia, pertanto, permette di venire a conoscenza delle scelte
del consumatore simulando una situazione di scelta reale. In maniera
più specifica, il metodo di analisi permette ad un argomento di interesse
di essere frammentato in una serie di elementi che lo contengono,
consentendo l’analisi dei singoli trade-off. (Burton et al., 2001)
L’idea centrale del choice modelling è che gli individui possono
scegliere tra diverse alternative contenenti un certo numero di attributi,
ciascuno con livelli differenti. Ogni singolo individuo, logicamente,
sceglie l’alternativa che gli rende la maggiore utilità.
È stato, pertanto, messo a punto un questionario che ha permesso di
rispettare tali assunzioni, quindi somministrato a un campione di
responsabili d’acquisto di famiglie baresi.
I dati raccolti sono stati inseriti in un database ed elaborati da una
software che ha permesso di effettuare l’analisi del multinomial logit.
La disponibilità a pagare è stata successivamente stimata in una
valutazione di “prezzo implicito” o “part-worth”.
Nel presente lavoro di tesi, al fine di comprendere al meglio la
problematica sono stati definiti gli alimenti geneticamente modificati,
sono stati elencati i loro aspetti positivi ed i loto aspetti negativi. I cibi
4
transgenici sono stati, inoltre, identificati come innovazioni
tecnologiche per l’agricoltura grazie alle quali sia i produttori che i
consumatori possono trarre vantaggi in termini di surplus. (Capitolo 1).
Le prime coltivazioni risalgono al 1996 negli USA. Negli anni seguenti
c’è stata una forte espansione di queste coltivazioni (Capitolo 2). La
sorprendente evoluzione delle coltivazioni GM ha creato accesi dibattiti
e movimenti d’opinione (Capitolo 5) che hanno delineato atteggiamenti
negativi nei confronti di questi “nuovi prodotti” soprattutto in Europa.
La posizione generalmente negativa ha spinto l’UE ad elaborare un
quadro normativo che rispettasse i pareri dei propri cittadini, che quindi
mantenesse un certo grado di cautela e nel contempo consentisse alla
ricerca comunitaria di procedere in pari passo con quella statunitense
(Capitolo 3). I sistemi di etichettatura, di segregazione dei mercati e di
conservazione dell’identità ha permesso di differenziare le produzioni
europee in tre categorie: alimenti tradizionali, alimenti GM ed alimenti
GM-free (Capitolo 6).
A questo punto è lecito chiedersi quale possa essere l’atteggiamento dei
consumatori (Capitolo 7 ed 8) e quindi la loro disponibilità a pagare
verso queste tre diverse produzioni.
La metodologia adottata è risultata la più interessante ed innovativa, tra
le tante (Capitolo 8). Il Choice Modelling Method (Capitolo 9) ha permesso
di analizzare l’argomento OGM come uno dei diversi aspetti del sistema
agro-alimentare nel determinare le preferenze d’acquisto dei
consumatori (Capitolo 10).
Nel Capitolo 11 infine sono state descritte le conclusioni del lavoro,
aspetti positivi e negativi della metodologia e dell’indagine, e le ipotesi
future di sviluppo della presente ricerca.
5
Capitolo 1
A PROPOSITO DI OGM
1.1 COSA SONO GLI OGM.
OGM è acronimo di organismo geneticamente modificato, anche
conosciuto come organismo transgenico. Tali organismi sono ottenuti
grazie a moderne tecniche di ingegneria genetica differenti dal normale
breeding o selezione. Il loro ottenimento avviene in vitro ed ha come
obiettivo quello di ricombinare il materiale genetico di due cellule
appartenenti a diverse famiglie tassonomiche con la possibilità di
oltrepassare le normali barriere riproduttive fisiologiche. (Biosafety
protocol, 2001)
Le moderne tecniche di ingegneria genetica permettono, quindi, il
trasferimento di un gene funzionale da un organismo ad un altro.
Batteri, funghi, virus, piante, insetti, pesci e mammiferi sono alcuni
esempi di organismi il cui materiale genetico può essere modificato in
maniera da cambiare alcune attitudini o alcune loro proprietà fisiche.
Tali tecniche, che fanno parte delle cosiddette biotecnologie moderne,
sono applicate nel settore della sanità ( per la produzione di antibiotici,
insulina, ecc.), nei processi industriali di riciclaggio delle acque reflue ed
anche nel sistema agro-alimentare per l’ottenimento di microrganismi,
piante ed animali transgenici (biotecnologie agro-alimentari). (Biosafety
protocol, 2001)
Nel settore agro-alimentare tali tecnologie hanno permesso di innovare
le coltivazioni tradizionali introducendo nuove varietà tassonomiche di
piante con caratteristiche agronomiche migliori (produzione areica,
6
resistenza ad alcune patologie, resistenza ad alcuni insetti ecc.) con
altrettanti riscontri positivi per la gestione della coltivazione, ed altre
varietà in cui l’innovazione riguarda caratteristiche nutrizionali o
attitudinali per la trasformazione.
In tutti quei casi in cui l’innovazione riguarda l’esaltazione di
caratteristiche agronomiche si parla di varietà GM input orientated poiché
rivolte ad i mezzi di produzione. Nel secondo caso, di varietà output
orientated ossia rivolte verso l’esaltazione di caratteristiche utili al
consumatore.
1.2 CARATTERISTICHE INNOVATIVE DELLE VARIETA’
GM.
Per quel che riguarda le varietà input orientated, l’obiettivo primario è
quello di migliorare la resistenza ad alcune fito-patologie che
dovrebbero ridurre o cambiare l’uso dei prodotti chimici e/o aumentare
le rese delle coltivazioni.
Distinguiamo le:
9 Varietà tolleranti ad erbicidi (HT: herbicide tolerant):
l’inserzione di un gene che dona alla pianta la tolleranza ad un erbicida
dà la possibilità agli agricoltori di applicare sul loro campo dei diserbanti
a largo spettro che quindi uccidono tutte le piante presenti ma non
quella GM. Per questa ragione, le nuove sementi GM hanno aperto un
nuovo mercato per entrambi i prodotti. Queste piante infatti
contengono un gene che modifica leggermente la regolazione della
crescita di queste e che risulta essere immune agli effetti del principio
attivo dell’erbicida, permette quindi di applicare erbicidi a largo spettro
7
che uccidono tutte le piante ma non quelle che possiedono questo gene.
(Commissione Europea, 2000)
9 Varietà tolleranti ad insetti dannosi (IR: insect resistant).
Inserendo materiale genetico dal Bacillus Turingensis
1
(Bt) nelle
sementi, gli scienziati hanno modificato le piante in modo che
producano endogenamente l’insetticida. Il gene Bt è responsabile della
produzione di una tossina ed è direttamente inserito nelle piante per
produrre varietà resistenti agli insetti dannosi. Per esempio il Cotone Bt
combatte le larve che attaccano le gemme ed i germogli, mentre il Mais
Bt combatte la larva della Minatrice del Mais. (Commissione Europea,
2000)
9 Varietà resistenti ai virus (VR: virus resistant).
Attualmente i geni di resistenza ai virus sono stati introdotti nel
Tabacco e nella Patata e Pomodoro. L’inserzione di geni resistenti al
virus dell’accartocciamento fogliare della patata proteggono le piante dal
suddetto virus che si trasmette usualmente attraverso afidi. Per questa
ragione ci si aspetta un imponente riduzione dell’uso di insetticidi.
L’introduzione di altri geni di resistenza a virus nel Tabacco danno
benefici simili. (Commissione Europea, 2000)
Mentre le varietà input orientated sono già coltivate e commerciate, nel
futuro delle produzioni transgeniche ci sono quelle varietà le cui
modifiche genetiche apportano innovazioni di prodotto, le così definite
varietà output orientated. Queste dovrebbero venire incontro a specifiche
richieste del mercato, come il golden rice, una varietà di riso ad alto
1
Microrganismo utilizzato per combattere i lepidotteri dannosi alle colture agrarie poiché produce una
endo-tossina che li uccide.
8
contenuto vitaminico indirizzato alle popolazioni dei Paesi in Via di
Sviluppo.
1.3 ASPETTI POSITIVI DELLE VARIETÀ TRANSGENICHE
Le innovazioni incorporate nelle varietà GM input orientated permettono
che gli alimenti siano prodotti in maniera più economica e nel caso delle
varietà IR, queste consentono di coltivare con un minor utilizzo di
prodotti chimici di sintesi normalmente adottati per combattere gli
insetti dannosi. (Burrel, 2004)
Produrre in maniera più economica significa ridurre i costi di
produzione. Il cost saving è dovuto a quei mezzi di produzione che non
sono stati utilizzati (es. insetticidi, nel caso in cui la varietà coltivata è
IR) o a quei mezzi di produzione che vengono sostituiti con prodotti
simili ma meno costosi (es. erbicidi a largo spettro che sono meno
costosi, al posto di erbicidi selettivi i quali sono venduti a prezzi elevati,
nel caso in cui la varietà coltivata sia HT).
Nei casi in cui la tecnologia adottata permette un certo risparmio in
costi di produzione si osservano delle variazioni nel mercato, così come
riportato in fig. 1.
9
Figura 1. il mercato del bene X, prima e dopo l’introduzione
dell’innovazione cost saving (risparmiatrice di capitale).
D S1 S2
P1
A B C
P2
D E
Q1 Q2
Come è possibile osservare dalla figura, nel momento in cui viene
introdotta una tecnologia che riduce i costi di produzione si ha uno
spostamento della curva dell’offerta verso destra (la curva si muove
dalla posizione S1 alla posizione S2). Questa variazione nel mercato
provoca una riduzione dei prezzi al consumo (da P1 a P2) ed un
aumento delle quantità prodotte (da Q1 a Q2) poiché con tale
innovazione è possibile aumentare la produzione a parità di costi.
Questo nuovo assetto del mercato produce un aumento del surplus del
consumatore (pari all’area A+B+C), che qui per brevità definiamo
come: la variazione del prezzo d’acquisto per la variazione della quantità
acquistata (si rimanda ad i capitoli successivi per maggiori dettagli sulla
teoria del consumatore). Il consumatore quindi riesce ad acquistare
quantità maggiori a prezzi inferiori traendo da questo nuovo trade off un
indubbio vantaggio.
10
Differente è invece la situazione del produttore. Se per il consumatore
vi è un sicuro aumento del surplus, per il produttore questo è probabile.
(Moschini, 2001) Affinché anche il produttore riceva un aumento in
termini del surplus (variazione del prezzo alla vendita per la variazione
della quantità venduta), l’area D+E deve essere maggiore dell’area
A+B+D. Questo dipenderà dall’inclinazione delle curve di domanda ed
offerta e quindi dalla loro elasticità. Nel caso in cui la domanda fosse
perfettamente anelastica (quindi i consumatori sono disposti ad
acquistare una determinata quantità a qualsiasi prezzo), il vantaggio
dell’innovazione andrebbe tutto a carico dei consumatori.
Poiché la curva di domanda dei prodotti alimentari di largo consumo è
tendenzialmente anelastica, le varietà GM del tipo input orientated, cioè
quelle che riducono i costi di produzione, hanno gli stessi effetti della
situazione di mercato appena illustrata, in sintesi, ci sono indubbi
vantaggi per i consumatori.
1.4 RISCHI DELL’INGEGNERIA GENETICA E
PROBLEMATICHE MORALI, ETICHE ED
ECONOMICHE.
Intorno all’ingegneria genetica si è sviluppato un animato dibattito
centrato sui rischi che possono derivare dal rilascio di organismi
geneticamente modificati e sulla liceità, per l’uomo, di intervenire
direttamente sulle molecole che sono alla base della vita.
Gli argomenti morali usati contro l’ingegneria genetica derivano da
affermazioni come: chi lavora con l’ingegneria genetica “gioca a fare il
Dio”, che l’ingegneria genetica è “innaturale”, che l’ingegneria genetica,
11
riducendo la vita a un insieme di eventi meccanicistici, non ne rispetta il
senso più profondo. Pertanto il rilascio di organismi geneticamente
modificati, anche sotto il controllo rigoroso e doveroso delle istituzioni,
è ancora avversato in via di principio e considerato una sorta di
“roulette ecologica”; le conseguenze del rilascio di questi organismi
sugli equilibri biologici potrebbero, secondo questo “sentire”, risultare
catastrofici. (Lorenzetti et alt., 1996)
Gli argomenti etici usati contro l’ingegneria genetica derivano dalle
preoccupazioni relative alle conseguenze che questa può avere sulla
società umana, investendo i rapporti sociali ed economici tra aree
sviluppate ed aree in via di sviluppo, della brevettabilità dei geni e delle
nuove forme viventi che si ottengono. (Lorenzetti et alt., 1996)
Altre argomentazioni a carattere etico riguardano la perdita di bio-
diversità a causa dell’immissione di varietà la cui speciazione non è
avvenuta naturalmente, che quindi non rispettano il patrimonio
genetico naturale di un determinato territorio.
L’introduzione di varietà di piante coltivate che risultano essere
omogenee in tutto il globo terrestre portano ad una standardizzazione
delle coltivazioni e delle produzioni. La sostituzione delle attuali varietà
coltivate, che sono lo specchio delle specificità ambientali e culturali di
un territorio, con altre eguali in tutto il pianeta riduce il valore del
patrimonio ecologico di una determinata area in termini di
differenziazione biologica. Inoltre, l’abbandono dei sistemi produttivi
eco-compatibili adottati dagli antichi agricoltori riduce le potenzialità
produttive di una determinata area ed impoverisce il pool genetico della
specie in questione. (Russo, 2001)
È anche vero che non ci sono ancora abbastanza informazioni
riguardanti gli effetti di lungo periodo per l’ambiente e la salute umana
12
che permettono di affermare che le varietà transgeniche sono
definitivamente innocue. (Burrel, 2004)
Dal punto di vista economico, le produzioni di aziende di piccole-medie
dimensioni non risultano essere competitive nei confronti di quelle
aziende produttrici dello stesso bene ma dimensionalmente più grandi.
Quest’ultime infatti grazie ad economie di scala possono ridurre i costi
di produzione e vendere a prezzi minori senza ridurre i loro profitti.
(Iacoponi et Romiti, 1994)
Dal punto di vista del produttore, come è stato detto nel paragrafo
precedente, è probabile un guadagno in termini di surplus. (Moschini,
2001) Prendendo in considerazione il caso di un prodotto agricolo di
prima necessità (es. cereali), che ha una domanda anelastica rispetto al
prezzo, si nota una perdita del surplus del produttore, così come
mostrato nella figura 2.
Figura 2 il mercato del prodotto agricolo di prima necessità Y, prima
e dopo l’introduzione dell’innovazione cost saving.
D S1 S2
P1
P2 A
B
Q
13
Come si nota dalla figura, l’introduzione dell’innovazione risparmiatrice
di capitale comporta uno spostamento della curva dell’offerta verso (da
S1 a S2) destra con un conseguente abbassamento del prezzo (da P1 a
P2). Ragionando in termini di surplus del produttore si passa da un’area
ampia A+B ad un’area pari a B, ottenendo quindi una perdita. (Burrel,
2004)
Inoltre, nell’analisi tradizionale dei cambiamenti tecnologici si assume
che l’attività di ricerca sia realizzata da enti pubblici (Università,
Governo, Istituti di ricerca) che la rendono disponibile a tutti coloro
che ne vogliano venire a conoscenza, o la vogliano utilizzare, a costo
nullo. (Burrel, 2004)
Persino quando le imprese private usano la ricerca scientifica pubblica
al fine di introdurre nuovi input o attrezzature per l’agricoltura, si
assume che questi elementi innovativi siano venduti in una condizione
di mercato dove produttori e consumatori guadagnano in termini di
surplus e non è pagato nessun diritto al fornitore dell’innovazione.
(Moschini, 2001)
Nel caso in cui l’attività di ricerca sia condotta da imprese private, che
possono proteggere le nuove invenzioni con dei brevetti
2
, esse hanno il
controllo monopolistico sulla nuova tecnologia. Questo non comporta
più un costo nullo per l’utilizzo dell’innovazione. Se le imprese private
sfruttano la loro posizione monopolistica, imponendo un prezzo alto, si
ottiene conseguentemente una minore vendita della tecnologia e inoltre
diminuiscono i vantaggi per consumatori e produttori. (Burrel, 2004) Per
esempio, basandosi sulle percentuali di adozione nel 1999 della più
popolare soia GM negli USA, si è stimato che i benefici sono divisi
nelle seguenti proporzioni: consumatori 40%, produttori 16% e
2
Un brevetto è una licenza legalmente applicabile che permette alle compagnie private di proteggere “il
diritto di proprietà intellettuale” in modo da prevenire che altri soggetti abbiano dei profitti da questo.
14
“innovatori” (come le compagnie che sviluppano le varietà GM) 44%.
(Moschini, 2001)
1.5 STATI UNITI ED EUROPA: DUE APPROCCI
DIFFERENTI PER L’APPROVAZIONE DEGLI OGM.
Affinché un nuovo prodotto entri nel mercato di una nazione devono
essere rispettati dei principi di base stabiliti dalle istituzioni. Nel
contesto degli OGM gli Stati Uniti e l’Europa hanno elaborato principi
differenti per l’approvazione di questi nuovi prodotti sul loro mercato.
L’approccio deciso dagli USA è quello che segue il: Principio Della
Sostanziale Equivalenza.
Secondo tale principio: un nuovo prodotto alimentare è approvato per
la commercializzazione nel caso in cui sia possibile dimostrare che non
è sostanzialmente differente da uno convenzionale che è “generalmente
considerato innocuo”(GRAS
3
). La più grande istituzione statunitense
(FDA, food and drug administration) considera che gli alimenti GM non
sono differenti dalle varietà ottenute con incroci tradizionali..
Per quel che riguarda l‘etichettatura dei prodotti GM, è richiesta solo
quando risultano avere differenze sostanziali rispetto agli omonimi
convenzionali, se questi hanno proprietà nutrizionali differenti o se
contengono un allergene che non è normalmente presente in quelli non
transgenici. Escludendo questa circostanza, i produttori non sono tenuti
a scrivere sull’etichetta che il prodotto è GM.
L’approccio dell’Unione Europea per l’approvazione degli OGM è
quello che segue il: Principio Di Precauzione.
3
Dall’acronimo anglosassone Generally Recognized As Safe.