Introduzione
5
dei tempi. Il tutto dotandosi dei mezzi che essi stessi utilizzano per
dialogare.
Questo lavoro intende sviluppare un'analisi sulla situazione e
sulle problematiche relative allo sviluppo della comunicazione della
Chiesa, e al rapporto tra questa secolare istituzione e i mass media.
Si cerca dunque di tracciare un percorso informativo che giunga
presentare un quadro generale sui media utilizzati attualmente dalla
Chiesa italiana.
Lo scopo primario della ricerca è quello di vedere in che modo
la Chiesa comunica oggi, che tipo di strumenti ha a disposizione,
quali sono le loro caratteristiche, che tipo di comunicazione viene
proposta attraverso il loro uso, a chi questa è rivolta.
Per avere una visione più chiara del percorso di sviluppo che ha
portato la Chiesa a servirsi di radio, tv e internet, ci si avvale di un
breve excursus storico sulle tappe fondamentali della comunicazione
della Chiesa e sul suo costante e turbolento rapporto con i media,
tentando di descrivere a grandi linee il percorso di iniziale diffidenza,
e in seguito di riappropriazione , effettuato dalla Chiesa nei confronti
di tali mezzi. Costante in questa sezione è il riferimento ai documenti
ecclesiastici e le iniziative più rilevanti intraprese dalla Chiesa in
materia di comunicazione
3
.
Viene sottolineata l'innovazione apportata dal Concilio Vaticano
II e dal alcune encicliche come l'Inter Mirifica e il Miranda Prorsus in
cui viene riconosciuta l'importanza dell'utilizzo dei mezzi di
comunicazione di massa e l'importanza di un uso corretto di tali
strumenti, pur mantenendo un velo di diffidenza verso le nuove
tecnologie.
3
Non mancano i riferimenti alle iniziative di alcuni Pontefici fra cui Pio XI, il quale
ha utilizzato per la prima volta la radio come strumento per la diffusione del
messaggio cristiano.
Introduzione
6
Dopo aver visto come il giudizio della Chiesa nei confronti dei
mezzi di comunicazione sia mutato nel corso della storia, e
conseguentemente come l'intera comunicazione abbia risentito di
questi mutamenti, guardando al presente sono molte le domande che
potrebbero sorgere in merito.
In una società informatizzata come quella in cui la Chiesa si
trova oggi a svolgere la sua missione, in cui la massa di informazioni
che si riceve ogni giorno è enorme e dove risulta evidente la crisi dei
valori tradizionali, come si comporta la Chiesa? In che modo cerca di
comunicare al mondo e di operare nelle realtà locali dove la tv e
internet costituiscono le fonti privilegiate da cui trarre informazioni?
Nella seconda e terza parte del lavoro si cerca di rispondere a
questi quesiti offrendo una analisi dei tentativi messi in atto dalla
Chiesa per cercare di "competere" nel grande mercato della
comunicazione
4
, e sui mezzi utilizzati per il raggiungimento di tale
scopo. Viene dunque riportato il giudizio di alcuni studiosi in merito
all'ipotesi dell'esistenza di un vero e proprio marketing religioso con i
propri "prodotti" e le proprie "strategie".
Da sempre la comunicazione della Chiesa ha portato con se la
caratteristica di essere globale, cioè rivolta a tutto il mondo. La radio,
la tv, la stampa e soprattutto internet vengono utilizzati dalla Chiesa
come corrieri di trasporto del messaggio evangelico.
D'obbligo il riferimento a Radio Vaticana, attraverso le cui
antenne la voce e il messaggio del Papa è diffuso in tutto il mondo;
non meno importanti l'Osservatore Romano da sempre considerato il
giornale della Santa Sede e infine il Centro Televisivo Vaticano che
con i suoi reportage informa costantemente i fedeli sugli spostamenti
del Pontefice e sulle iniziative liturgiche più importanti.
Un'attenzione particolare viene riservata ai media della Chiesa
italiana con il riferimento agli organi, primo fra tutti la Conferenza
4
Ci si riferisce al tema del Marketing religioso e alle leve che lo caratterizzano.
Introduzione
7
Episcopale Italiana (CEI), che contribuiscono a rendere la
comunicazione di questa istituzione più efficace.
Protagonista nell'ambito dei media locali della Chiesa è la
stampa cattolica che nelle sue diverse tipologie vanta una vasta
diffusione seppure ancora limitata rispetto alla stampa nazionale non
settoriale.
Nella sezione in cui vengono presentati i mass media utilizzati
dalla Chiesa in Italia, un occhio di riguardo viene dato a due specifici
della stampa cattolica nazionale: Avvenire e Famiglia Cristiana, che
rappresentano due modi diversi di raccontare la realtà da una
prospettiva cristiana, l'una prestando più attenzione alle vicende
internazionali, l'altro a quelle locali.
Cosa dire poi delle tv e delle radio cattoliche nazionali? Vasto il
panorama delle radio e delle tv locali che trattano di comunicazione
religiosa, di esse si sottolinea l'eccessiva propensione per una
informazione di tipo territoriale e la grande attenzione data alle
notizie trasmesse dagli organi della Santa Sede.
Due eccezioni devono essere fatte per l'emittente televisiva Sat
2000 e Radio Maria, delle quali si cerca di sottolineare la portata
innovativa e il carattere distintivo. Sat 2000 infatti rappresenta il
tentativo più evidente da parte della Chiesa di creare una tv che, pur
trattando argomenti di carattere religioso, lo fa accostandosi nella
forma a quella che il pubblico è solito vedere. Per cercare di capire
come ciò accade viene dato un esempio di programmazione
evidenziando maggiore curiosità verso la forma spettacolare, seppur
contenuta, del talk show religioso e sulla figura dell'uomo religioso
che traspare dalle fiction televisive che lo vedono protagonista.
Importante nel quadro dei media ecclesiali è il "fenomeno Radio
Maria" caratterizzata da elementi distintivi che differenziandola dalle
altre emittenti cattoliche, ne hanno fatto una radio di preghiera e di
dialogo, di conforto e di conversione.
Introduzione
8
Tv, radio, giornali, il quadro non sarebbe completo senza
menzionare la rete delle reti: Internet. Le grandi potenzialità che
caratterizzano questo strumento non sono sfuggite alla Chiesa.
Numerosi appaiono i siti religiosi presenti in internet, accomunati per
lo più da una sorta di omogeneità e talvolta di appiattimento sul
livello informativo. Più dinamiche e interattive le pagine web dei siti di
Radio Maria, del Vaticano e di due diocesi: Milano e Savona.
L'elaborato si conclude con un breve viaggio fra le stranezze e le
curiosità presenti su alcuni siti religiosi: la scelta del prete per
confessarsi, il catalogo dei requisiti per essere un ottimo chierichetto
e gli oggetti religiosi più strani.
Capitolo 1
9
CAPITOLO 1
CHIESA E MEDIA:UN PO’ DI STORIA
1.1 Il primo annunciatore della Buona novella e
l'evolversi della “parola viva”
Il non facile rapporto tra Chiesa e modernità si riflette in modo
significativo nell’atteggiamento che la gerarchia ecclesiastica ha via via
assunto di fronte all’emergere dei mezzi della comunicazione di massa
nell’epoca moderna: dalla stampa al cinema, alla radio e televisione, fino
all’uso di internet.
Tra l’immoralità insolente rimproverata ai media del tempo di
Clemente XIII nell’enciclica Christianae reipubblicae salus del 26
novembre 1763 e la comunicazione considerata da Giovanni Paolo II
come "nuova frontiera della missione della Chiesa"
1
un buon cammino è
stato fatto.
Al contrario di quella di altre istituzioni la comunicazione della
Chiesa non ha subito mutamenti radicali e traumatici, ma piuttosto
una evoluzione lenta e continua che l’ha portata a non trovarsi
completamente indifesa e impreparata di fronte alle innovazioni
progressivamente introdotte.
Robert White, studioso cattolico della comunicazione, ha distinto
due periodi in questa evoluzione: il primo che va dal 1830 al 1960 e il
secondo, successivo a questa data, che ha preso le mosse dalle
innovazioni apportate dal Concilio Ecumenico Vaticano II
2
.
______________________
1
Espressione usata nel documento Cristifideles laici, 1989, n.44.
2
Il Concilio è l’assemblea dei vescovi e dignitari della Chiesa che si riuniscono per
trattare questioni pertinenti alla fede o alla disciplina ecclesiastica. Si definiscono
Ecumenici quelli in cui è rappresentato l’episcopato di ogni paese. Il Concilio Vaticano
II fu proclamato da Papa Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 e fu concluso il 13 dicembre
1965 da Paolo VI.
Capitolo 1
10
Il primo periodo è caratterizzato da un grande processo di
rivitalizzazione della Chiesa basato sull’organizzazione di missioni
popolari e sulla diffusione di una cultura cattolica parallela a quella
secolare. In questo periodo alla struttura gerarchica ed organizzativa
dell’apparato si sono affiancate iniziative maggiormente radicate nel
tessuto laico che hanno contribuito a diffondere il messaggio cattolico.
Nel secondo periodo, con il velocizzarsi del processo di
secolarizzazione, le innovazioni nella comunicazione della Chiesa sono
derivate dalle scelte operate dal Concilio indetto da Giovanni XXIII
3
.
Per comprendere meglio l'evolversi della comunicazione della
Chiesa e il progressivo avvicinamento ai nuovi media, sembra utile
partire dalle origini, quando il capostipite e modello della comunicazione
della Chiesa, Gesù di Nazareth predicava il suo messaggio avvalendosi
esclusivamente della parola, comunicando in colloqui privati, in discorsi
ai dodici e alle folle.
La sua parola, non meno che i suoi miracoli, bastavano a lasciare
stupiti i suoi ascoltatori, facendo dire a coloro che non credevano a ciò
che egli predicava:<<Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo>>
(Matteo 13,54), e portando i suoi frutti: <<Alla sua parola, molti
credettero>> (Giovanni 8,30).
Gli apostoli e i seguaci erano i suoi megafoni e le folle che
assistevano ai suoi discorsi fungevano da casse di risonanza.
Gesù non ha lasciato nessuno scritto e affidando ai discepoli la
missione di predicare la buona novella in tutto il mondo, l’ha fatto
esclusivamente in termini di comunicazione itinerante orale-uditiva.
A quella che viene definita "parola viva" si è sempre attenuta la
Chiesa e ancora oggi continua a farlo con i discorsi alle folle pronunciati
dal Papa durante i propri viaggi; con le messe trasmesse in radio e in
TV; con la partecipazione e il rilascio delle interviste degli uomini di
Chiesa a giornalisti e conduttori televisivi.
______________________
3
Paolo Mancini, Manuale di comunicazione pubblica, Laterza, Bari 1996, p.254.
Capitolo 1
11
Tornando alla storia, coevo e parallelo all’oralità è stato il ricorso
alla scrittura. Anche se questa, col passare dei secoli e con l’aumentare
in quantità e volume delle pergamene e dei codici, è passata da sussidio
corrente di comunicazione parlata a duratura testimonianza e fonte di
storia e di sapere ecclesiale e di umana civilizzazione.
Così già al tempo di Gesù gli apostoli, testimoni fin dal principio,
scrissero in resoconti ordinati ciò che il loro maestro fece e insegnò.
Ai primi secoli risalgono gli scritti dei Padri apostolici poi in tutto
il medioevo si moltiplicarono le lettere dei Papi e gli atti dei vari Concili,
strumenti privilegiati di comunicazione della Chiesa verso l'esterno.
La presenza incessante della Chiesa si è manifestata anche e
soprattutto negli innumerevoli interventi limitativi riguardo alla
diffusione e alla lettura di testi di dubbia ortodossia e della stessa Sacra
Scrittura. Diverse le opere di autori come Porfirio, Fozio, Nestoro,
Abelardo dottrinalmente giudicate aberranti quindi oggetto di "Canoni" e
di "Indici", come pure di bruciamento, anche solenne, degli stessi scritti
o libri incriminati.
Proseguendo questa "passeggiata" nella storia e facendo un
consistente salto in avanti si giunge all’invenzione della stampa e all’uso
che ne viene fatto come strumento di supporto utilizzato dalla Chiesa
per compiere la propria missione.
I primi tentativi tipografici risalgono al 1452 anno in cui Johann
Gensfleish Gutenberg si conquistò la notorietà con l'invenzione della
stampa a caratteri mobili
4
. Tale scoperta non poteva ricevere dalla
Chiesa un’accoglienza migliore, stante l’opera costosa e lenta degli
amanuensi, impari a soddisfare la crescente urgenza di testi per
l’insegnamento universitario, nella vita conventuale e nel servizio
liturgico.
______________________
4
G.Gozzini, Storia del giornalismo, Bruno Mondadori, Milano, 2000.
Capitolo 1
12
In tutta Europa, e poi altrove, le prime stamperie s’impiantarono
nelle abbazie, nelle residenze episcopali e nelle università ecclesiastiche,
che pubblicarono Bibbie, testi liturgici, classici latini e testi scolastici.
La Chiesa tuttavia non mancò di manifestare la sua ininterrotta
apprensione per i contenuti degli stampati in circolazione tentando di
difendere con tutti i mezzi a sua disposizione, la fede dai germi di eresia.
I primi interventi del Magistero romano sulla stampa iniziarono
col breve Accepimus litteras col quale il Papa Sisto IV, il 17 marzo 1479,
approvò e sostenne la prima misura censoria praticata dall’Università di
Colonia contro i libri "infetti di eresia".
Il 17 novembre 1497, il Papa Innocenzo VIII indirizzò a tutta la
Chiesa la costituzione Inter multiplices col compito di fissare dottrina e
prassi della Chiesa sulla stampa nei tre momenti di produzione, di
circolazione e di lettura:1) rendendo obbligatorio l’esame previo
ecclesiastico di tutti gli scritti destinati alla stampa; 2) non concedendo
il necessario permesso di stampa
5
agli scritti contrari alla religione alla
morale cattolica; 3) comminando pene spirituali e pecuniarie a quanti
stampassero, leggessero o detenessero presso di sé libri contravvenenti
a dette disposizioni; 4) disponendo la distruzione, normalmente col
fuoco, degli stessi
6
.
Per quanto riguarda la stampa-giornale specie durante i due
pontificati di Gregorio XVI (1831-1846) e Pio IX (1846-1878), la Chiesa
segnò due ritardi. Si può dire che per un secolo gli interventi romani
non avvertirono la novità socioculturale rappresentata dalla stampa-
giornale, ormai divenuta quarto potere in quanto necessario veicolo
d’informazione-attualità
7
, espressione delle pubbliche opinioni
8
. Le
accuse mosse alla stampa derivarono da una visione pessimistica del
______________________
5
Il riferimento è al celebre Imprimatur o sigillo ecclesiastico.
6
E.Baragli, Chiesa e comunicazione, in Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella, Adriano
Zanacchi, La Comunicazione. Il Dizionario di scienze e tecniche, Elledici, Roma, 2002.
7
Tale concetto è stato espresso dal Pontefice Leone XIII nel documento Recentiorum
Factotum Narratio.
Capitolo 1
13
Magistero ecclesiale nei confronti di un giornalismo visto soltanto quale
fonte unica di tutti i guasti pubblici, religiosi e morali del secolo. Fu
Gregorio XVI nell’enciclica Mirari Vos a lanciare una durissima
condanna alla libertà di stampa.
Solo nel 1850, con la fondazione della Civiltà Cattolica
9
, la Chiesa
accettò di servirsi della stampa, avendo ritenuto conveniente l’idea di
combattere il nemico con le stesse armi, opponendo giornale a giornale,
al fine di "neutralizzare il veleno ideologico, da quelli sparso a intossicare
le menti, e propagare le sane dottrine"
10
.
Un'evoluzione positiva della situazione si registrò con il pontificato
di Leone XIII
11
che nonostante non mancò di denunciare la libertà di
stampa; incoraggiò il reclutamento e l’opera di giornalisti cattolici
sostenendo la necessità di opporre stampa a stampa, in aperto duello
fra ben e male. Sostanzialmente egli si limitò ad identificare la buona
stampa con la stampa religioso-cattolica, predicatoria-elogiativa.
Anche nella restaurazione antimodernistica, la stampa fu
considerata un mezzo di primo piano per la strategia romana di
controllo della libertà di pensiero e di opinione nella Chiesa. Lo
testimoniarono gli interventi di Pio X volti a denunciare la stampa
antireligiosa, anticlericale e soprattutto quella "infetta di modernismo";
per opporre a essa la "buona stampa" intesa come cattolica.
Forse per merito di La Croix
12
a Parigi si fece strada una visione
più appropriata del giornalismo cattolico cioè quello di presentare ai
lettori, alla luce della dottrina della Chiesa, i fatti della vita pubblica
13
.
________________________
8
Il concetto di pubblica opinione è da sempre stato controverso e soggetto a diverse
interpretazioni. In questo contesto tale termine è da intendersi come opinioni
riguardanti l'interesse generale, della comunità.
9
Primo quotidiano di ispirazione cristiano-cattolica.
10
Nel corsivo sono riportate le parole di padre Carlo Maria Curci, fondatore e primo
direttore della rivista gesuitica voluta da Pio IX.
11
Pio X qualificò Leone XIII “primo Papa della stampa”.
12
Giornale cattolico francese.
13
Parte delle notizie, anche di quelle che seguono, sulla storia della comunicazione
della Chiesa sono riprese dalla voce, Chiesa e comunicazione, in Franco Lever, Pier
Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, La Comunicazione. Il Dizionario di scienze e
tecniche, Elledici, Roma, 2002.
Capitolo 1
14
Tuttavia occorse aspettare il 1954 per avere il primo riconoscimento
dell'importanza dell’opinione pubblica quale dimensione organica della
Chiesa. Fu infatti Pio XII che in quell’anno, con l’avvento della
televisione in Italia, ammise che "mancherebbe qualcosa nella vita della
Chiesa se l’opinione pubblica le facesse difetto". Il processo raggiunse
piena maturità con i Papi del Concilio e con il Concilio stesso: all'interno
di un più generale riconoscimento dei valori umani emersi nella
modernità, l’elaborazione teorica all’interno del magistero della Chiesa
cattolica arrivò alla piena accettazione dello statuto secolare
dell’opinione pubblica e delle sue leggi
14
.
Toccò al Vaticano II, col decreto Inter Mirifica, precisare che
l’informazione prima che riguardare il diritto di espressione del
giornalista, fa parte del diritto personale-civile del lettore.
______________________
14
Giancarlo Zizola, La restaurazione di papa Wojtyla, Laterza, Bari, 1985.
Capitolo 1
15
1.2 Pio XI: il Papa va in radio
Prima di arrivare al 1963, anno di promulgazione dell’Inter
Mirifica, occorre ricordare importanti documenti che testimoniano la
partecipazione e l’attenzione della Chiesa nei confronti dei mezzi di
comunicazione che caratterizzavano la modernità. È il caso dell'enciclica
Divini Illius Magistri (1929) in cui Pio XI aveva denunciato i pericoli
derivanti da un uso distorto di stampa, radio e tv. Il Papa era ritornato
sull’argomento della comunicazione di massa nella Casti Connubii
(1930) e nell’enciclica Vigilanti cura (1936) interamente dedicata al
cinema
15
.
Sempre Pio XI citò la radiofonia per la prima volta nel 1928, e
nella Divini illius Magistri trattò delle "radiofonicae auditiones" quali
“mezzi di divulgazione, occasioni dell’educazione”. In argomento, due
eventi caratterizzano il suo pontificato: la prima riguarda la
trasmissione via radio delle funzioni liturgiche, vietata nel 1927-28 dal
Sant’Uffizio e nel 1936 dalla Sacra Congregazione dei Riti. L’altra
riguarda la Radio Vaticana, inaugurata il 12 febbraio 1931 e dalla quale
Pio XI poté trasmettere il messaggio Audite Coeli.
Da notare che egli da un lato vide nel medium-radio un sussidio
di predicazione e campo d’Azione Cattolica, e non un vero e proprio
strumento di comunicazione umana, e dall'altro utilizzò Radio Vaticana
più che altro quale microfono e sua cattedra personale. In omnem
terram exivit sonus corum fu il primo annuncio vero e proprio che fece
riferimento all’apostolato da diffondersi e spargersi in tutto il mondo, e
perciò all’apostolato della radio.
Nei primi decenni del secondo dopoguerra in Italia l'atteggiamento
verso i media subì l'influsso di una cultura dell’intransigenza
Capitolo 1
16
caratterizzata da una visibile separazione tra la Chiesa e la cultura
moderna. Dopo il ventennio fascista i nuovi processi economici, la
libertà di stampa e l’esperienza democratica, incisero sulla cultura
familiare, sulla suddivisione dei ruoli, ma anche sulle tradizionali
funzioni pastorali della Chiesa.
Alla pratica politica e sociale del sistema democratico si oppose
una visione illuministica della società cristiana, munita di propri
strumenti anche mediali per contrastare la marea montante del secolo,
e in particolare il comunismo. In questo quadro generale, il
cattolicesimo non venne meno alla propria capacità di adattamento: per
insidiare la fortezza avversaria e utilizzarne gli strumenti ai propri fini,
Pio XII approvò nel 1947 il programma del gesuita padre Riccardo
Lombardi che intendeva utilizzare sistematicamente la radio per le sue
catechesi popolari
16
. Il Papa lo autorizzò anche a collaborare con i
giornali, superando il divieto stabilito da Pio X
17
.
Rispetto ai media l’impianto prevalente nella gerarchia cattolica
italiana rimase per un po’ di tempo ancorato al modello collaudato sotto
il fascismo dal Centro cattolico cinematografico, il quale aveva la
funzione di controllo della produzione cinematografica, e stilava degli
elenchi dei giudizi morali sui film. Dinanzi a una società che si temeva
corrotta dal liberismo, la Chiesa si propose come agenzia esclusiva di
moralità.
________________________
15
La Vigilanti cura ha una struttura caratterizzata da una parte dottrinaria che inizia
descrivendo ed encomiando la bella impresa dei cattolici americani, passava a rilevare
il grande potere, individuale e sociale, del cinema e chiudeva sollecitando vescovi e
fedeli alla necessaria vigilanza. La seconda parte era invece dispositiva, e in essa
venivano esortati i vescovi a farsi emulatori della Legion of decency fornendo
tempestive “classifiche morali” redatte da appositi uffici di revisione;” promuovere la
produzione di film onesti anche allestendo sale cinematografiche cattoliche.
16
Per il carattere popolare di queste catechesi venne affibbiato al predicatore il nome
di ‘microfono di Dio’.
17
Le notizie riportate sono contenute alla voce Cattolici e mass media in Franco Lever,
Pier Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, La Comunicazione. Il Dizionario di scienze e
tecniche, Elledici, Roma, 2002.
Capitolo 1
17
Nell’ambito del mutamento sociale, di cui i media diventarono un
veicolo potente, le autorità ecclesiastiche non sembrarono cogliere
immediatamente la portata dirompente della mutazione derivante dal
modello di vita consumistica. Fu dunque naturale nel mondo cattolico
che l'acquisizione di una consapevolezza critica della natura dei nuovi
media avvenne gradualmente e che solo lentamente si arrivò a
comprendere che era proprio sulla politica dei media che si misurava la
capacità del cattolicesimo di passare dallo schema autoritario ed
eterodiretto a quello dell'autonomia, dall’obbedienza passiva alla
partecipazione
18
.
______________________
18
Ibidem pag.152.
Capitolo 1
18
1.3 Il lento cammino verso una comunicazione più
mediale
Nel dopoguerra la sottomissione ossequiante alle autorità
ecclesiastiche, finì per anteporre gli interessi istituzionali a quelli
dell’informazione, limitando di conseguenza la potenzialità di incidenza
e di espansione e la competitività dei media cattolici nel mercato. In
quel periodo in Italia la stampa cattolica si identificò con gli interessi
politici e il quadrante culturale del blocco moderato guidato dal partito
cattolico.
Secondo la testimonianza di Bernabei
19
, la relativa ininfluenza dei
cattolici sui grandi media in Italia sarebbe stata principalmente la
conseguenza di un accordo stipulato subito dopo la guerra tra la
Democrazia Cristiana e le forze laiche liberali. In base a tale accordo “ai
cattolici sarebbe andata la guida della politica, ai laici il controllo della
finanza, dell’industria, dell’ informazione, dell’ editoria giornalistica”.
Il patto moderato tra i cattolici e i laici suscitò un gioco delle parti
tale da influire anche sulla gestione ideologica dell’informazione
religiosa e vaticana nei maggiori giornali
20
.
Contrario a questa situazione e desideroso di un radicale
cambiamento di atteggiamento da parte della Chiesa si dimostrò il
gesuita padre Riccardo Lombardi che durante le proprie radiocrociate
dei primi anni del dopoguerra esortava gli italiani a un “grandioso
esperimento sociale cristiano” da compiersi con la conquista cattolica
del potere non solo nell’ordine politico, ma anche nelle università e nei
mezzi della comunicazione sociale.
Alla fine degli anni '50 che si determinò una svolta, nel periodo di
pontificato di Giovanni XXIII.
______________________
19
Il riferimento è a Ettore Bernabei ex direttore generale della RAI.
20
Cfr Franco Lever, pag 154.