6gestione del sapere. Capacità di organizzazione e trasformazione delle conoscenze
sono tappe fondamentali nel percorso educativo di ogni studente.
Non ci si deve però soffermare all’idea che il computer sia uno strumento talmente
strutturato da non permettere di andare oltre agli usi “standard”, alle modalità d’uso
determinate. Quando si familiarizza con le tecnologie, ci si rende conto della
flessibilità d’uso di questi strumenti e viene “quasi” spontaneo uscire dagli schemi e
pensare a nuovi usi degli strumenti stessi, che diventano nuove modalità di
apprendimento.
Si avvia perciò un cambiamento a vari livelli: il primo sicuramente a livello
curricolare, tale da rendere possibile una metodologia di lavoro che non rimane
strettamente legata alle discipline, ma fa sì che determinate impostazioni
rigorosamente legate ad una disciplina diventino patrimonio comune, trasferibili ad
esempio, ad un’altra area. Ecco allora che l’organizzazione degli spazi e dei tempi,
non così essenziale, ad esempio per una attività di educazione linguistica tradizionale,
diventa fattore indispensabile se l’ora di italiano si svolge nel laboratorio informatico.
Gli spazi e i tempi sono correlati alla possibilità di offrire attività e modalità
organizzative diverse (vedi lavori di gruppo ecc…).
Nasce poi l’esigenza di modificare il rapporto di interazione tra insegnante e allievo,
che diventa un rapporto di cooperazione, co-costruzione, ossia costruzione comune del
sapere. Pur mantenendo la funzione di sostegno e di problematizzazione, l’adulto si
affianca allo studente nel processo di apprendimento: le tecnologie sono strumenti “in
divenire”, in continua evoluzione ed è impossibile rimanere al passo; spesso è lo
stesso docente che apprende nuove modalità di approccio alla macchina, osservando i
suoi studenti, abituati a interagire quotidianamente con il pc.
Anche l’atteggiamento dell’alunno nei confronti dell’apprendimento cambia con
l’introduzione dei “media” nell’attività didattica.
I nostri alunni in genere non temono l’approccio alle strumentazioni tecnologiche,
poiché molti di loro sono abituati ad utilizzarle a casa, come “gioco” o passatempo:
crescono “in compagnia” di televisione e computer, che non sono più considerate
semplici macchine, ma apparati di conoscenza, metafore di un nuovo regime mentale
caratterizzato da fluidità, contaminazione, interattività.
2
2
Maragliano R., Nuovo manuale di didattica multimediale,Editori Laterza,2002
7Ogni insegnante sa quanto sia importante la motivazione nel processo di
apprendimento e che si apprende solo se si è motivati: in questo caso, la motivazione
non è solo una condizione, ma anche uno scopo, quello di dare agli studenti la
possibilità di fare con gusto determinate attività usando gli strumenti tecnologici.
Avere a disposizione un computer (hardware e software connessi), o meglio quella
macchina così affascinante che a casa viene usata per giocare, trasforma il modo di
studiare, di ricercare, di capire, mette lo studente nelle condizioni di apprendere con
gusto.
La scuola perciò non poteva non riconoscere il valore delle tecnologie, e ignorare i
nuovi “gusti”, le nuove abitudini dei giovani, rimanendo indifferente alla rivoluzione
“tecnologica” che si sta attuando ormai da tempo.
Con la Legge 28 marzo 2003, n.53 è stato ufficializzato l’ingresso delle tecnologie
nella scuola italiana (già iniziato per altro, nel triennio 1997-2000, con il Piano di
Sviluppo delle Tecnologie Multimediali, messo in atto dal Ministero della Pubblica
Istruzione, per dotare le scuole di attrezzature multimediali in “quantità accettabili”);
l’art.1 al comma 3, lettera C, sottolinea l’impegno da parte del Ministro nel favorire un
piano programmatico di interventi “a sostegno dello sviluppo delle tecnologie
multimediali e della alfabetizzazione nelle tecnologie informatiche, nel pieno rispetto
del principio di pluralismo delle soluzioni informatiche offerte dall’informazione
tecnologica, al fine di incoraggiare e sviluppare le doti creative e collaborative degli
studenti”.
In particolare, le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella
Scuola Primaria (all.B) intendono promuovere negli alunni, l’acquisizione di tutti i
tipi di linguaggio e propone già a partire dalla prima classe elementare “obiettivi
specifici di apprendimento” relativi a Tecnologia e Informatica.
Ancora, il D.L. 19 febbraio 2004, n.59 (definizione delle norme generali relative alla
scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione a norma dell’art.1 della legge
28/3/’03, n.53), al Capo III, art.5, comma 1, dichiara che la scuola primaria “…ha il
fine di far acquisire e sviluppare le conoscenze e le abilità di base, ivi comprese quelle
relative all’alfabetizzazione informatica…”.
Se può sembrare piuttosto semplice alfabetizzare gli alunni, non è così semplice
preparare i docenti all’uso delle strumentazioni tecnologiche: a tal fine sono stati
attivati corsi di alfabetizzazione informatica per insegnanti che avevano l’obiettivo,
non solo di fornire le principali nozioni per un corretto uso del pc e delle principali
8periferiche, ma soprattutto la diffusione delle pratiche di apprendimento per progetti e
l’efficacia nell’integrazione della tecnologia in classe.
Per i docenti è fondamentale capire che non è necessario essere esperti informatici per
introdurre l’uso del computer nelle proprie attività e soprattutto che il pc non è una
macchina “mangia uomini”, anzi, è una macchina creata dall’uomo, nelle mani
dell’uomo e fa esattamente ciò che noi le ordiniamo di fare.
Utilizzare le tecnologie in campo educativo non significa “fare informatica” (tra l’altro
questa espressione non è neppure corretta: facciamo informatica anche quando
schiacciamo l’interruttore per accendere la luce!) poiché si rischia di ridurre la
potenzialità educativa del medium ad un mero uso strumentale, indirizzato soltanto
all’utilizzo di programmi standard (vedi pacchetto Office di Microsoft), ma
completamente staccato dall’attività didattica finalizzata all’apprendimento.
Programmi come Intel® Teach to the Future
3
( nella Provincia Autonoma di Bolzano
ha preso il nome di “Piano Provinciale di Formazione sulle competenze informatiche e
Tecnologiche del personale della scuola” sulla linea del Piano Nazionale di
Formazione degli insegnanti sulle Tecnologie dell’Informazione e della
Comunicazione indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca)
hanno permesso di avvicinare i docenti alla tecnologia, riconoscendola come pratica
didattica a tutti gli effetti, ma soprattutto come strumento atto ad aumentare le
opportunità di apprendimento e l’efficacia della didattica tradizionale. I corsi,
suddivisi in percorsi di vario livello (A, B, C, a seconda delle competenze dei docenti),
avevano lo scopo di formare docenti all’uso delle TIC (tecnologie dell’informazione e
della comunicazione) a loro volta disponibili ad alfabetizzare i colleghi.
L’esperienza vissuta in prima persona come formatrice per il Percorso A mi ha dato
modo di verificare che la maggior parte degli insegnanti (soprattutto quelli di scuola
media) hanno un enorme timore della macchina: non sentirsi completamente sicuri
nell’uso, ad esempio, del mouse (il tasto destro per molti è ancora un tabù) o del
programma di videoscrittura o il timore di eventuali blocchi del computer, crea nei
3
Il programma Intel® Teach to the Future (with support from Microsoft) è stato inizialmente
sviluppato dall’Institute of Computer Tecnology (ICT, California, USA), un’agenzia pubblica
senza fini di lucro che fornisce sistemi formativi e d’aggiornamento alle scuole e al mondo
dell’industria. La localizzazione dei contenuti è stata curata dal gruppo di ricerca della Cattedra
di Tecnologie dell’istruzione della Facoltà di Scienze della Formazione, dell’Università di
Bologna, coordinato dal Professor Luigi Guerra.
9docenti ansie e paure che limitano o addirittura pregiudicano l’uso delle tecnologie in
classe.
Durante i miei interventi, mi sono resa conto che il bisogno di comunicare e
collaborare che caratterizza i nostri alunni durante le attività in classe, si ritrova ancor
più negli adulti, se messi in condizione di non sentirsi inferiori, ma alla pari con il
“collega che ne sa di più”, e la cooperazione si avvia in modo quasi del tutto
spontaneo. Al termine del corso, oltre ad aver preso dimestichezza con la macchina, si
era creato un gruppo, suddiviso per centri di interesse, pronti a lavorare insieme per
sviluppare, per mezzo delle tecnologie, progetti interdisciplinari facilmente realizzabili
in classe.
Il segreto forse è stato quello di mettermi sullo stesso piano, proprio come faccio con i
miei alunni, dimostrando che non ero più brava di loro, ma semplicemente che quello
che io avevo imparato, spesso per interesse personale, poteva essere appreso
facilmente anche da loro, se riuscivamo tutti insieme a trovare la giusta motivazione
ad imparare: dovevo stimolarli ad un percorso metacognitivo, che li portasse a
scoprire le potenzialità di una macchina in funzione dell’apprendimento, ad utilizzare
un programma uscendo dagli schemi tradizionali, ad “inventare” situazioni di
apprendimento insieme ai propri allievi…
Ecco allora che programmi come quelli di videoscrittura acquistano un nuovo
significato e in questa ottica è facile che nascano interrogativi sull’utilizzo, ad
esempio, del word processing.
Ma cos’è effettivamente un word processor? E il word processing? E’ possibile
utilizzarlo in modo da favorire una riflessione metalinguistica nei nostri alunni?
Queste sono solo alcune domande che mi sono posta, da quando il computer è entrato
nella mia vita quotidiana, nella mia classe, da quando ho deciso di far comprendere ai
miei alunni che questa macchina oltre ad aiutarci a scrivere, a stampare, a disegnare, a
giocare, ci avrebbe aiutato ad imparare divertendoci.
10
CAPITOLO I
LA VIDEOSCRITTURA
Da una prima alfabetizzazione informatica, all’elaborazione di
un testo
11
1.1 Dalla scrittura alla videoscrittura. L’utilizzo, finalizzato
all’apprendimento, del word processing: fasi e operazioni
Scrittura e computer. Computer per scrivere. In genere tutti coloro che si avvicinano al
computer lo fanno per scrivere: per la maggior parte dei neo-utenti, il primo contatto
con il pc avviene proprio grazie al word processing.
Ma cos’hanno in comune scrittura e computer? E il computer può essere utilizzato per
l’apprendimento della scrittura nella scuola elementare?
Una delle più grandi invenzioni tecnologiche nella storia dell’umanità fu sicuramente
la scrittura che, come afferma Ong
4
, “non è una semplice appendice del discorso
orale, poiché trasportando il discorso dal mondo orale-aurale a una nuova
dimensione del sensorio, quella della vista, la scrittura trasforma al tempo stesso,
discorso e pensiero”.
Su di essa, come su tutte le nuove invenzioni, è stata mossa una serie di obiezioni: lo
stesso Platone fa dire a Socrate nel Fedro, che la scrittura è disumana poiché finge di
ricreare al di fuori della mente ciò che in realtà può esistere solo al suo interno.
Ancora, afferma che la scrittura distrugge la memoria e chi ne farà uso non ricorderà
nulla: la scrittura perciò distrugge la mente.
Per Platone la scrittura era una tecnologia aliena, così come viene ancora considerato
da molte persone il computer, ai nostri giorni.
Quindi scrittura intesa come tecnologia, al pari della stampa e del computer. Se
riflettiamo attentamente su questa affermazione ci rendiamo conto che la scrittura è
tecnologia perché richiede l’utilizzo di una serie di strumenti (penne, carta, inchiostro,
ecc…) e che “ha dato inizio a quanto stampa e computer hanno poi portato avanti: la
riduzione del suono a spazio, la separazione della parola dal presente immediato e
vivo, nel quale possono esistere solo parole parlate”.
Anche la stampa non restò immune alle critiche: Ong ricorda ancora come nel 1477
Geronimo Squarciafico, promotore della stampa dei classici latini, sosteneva che
l’abbondanza di libri rende gli uomini meno studiosi, distrugge la memoria e debilita
la mente.
4
Ong W.J., Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola.Il Mulino,Bologna,1986
12
Platone criticava la scrittura per iscritto e le obiezioni nei confronti della stampa
furono espresse in forma stampata, lo stesso vale per le critiche ai computer, che
vengono pubblicate su testi stampati grazie a nastri composti sui terminali dei
computer; quindi le nuove tecnologie non sono altro che un veicolo per la critica e non
solo: esse stesse hanno fatto nascere la critica, hanno influito tutte, “in primis” la
scrittura, sui processi mentali.
La scrittura, o meglio quella tecnologia che ha modellato e potenziato l’attività
intellettuale dell’uomo moderno, fu un’invenzione molto tarda nella storia dell’uomo:
il primo esempio di scrittura si sviluppò tra i Sumeri intorno al 3500 a.C., prima di
allora gli uomini si erano espressi con disegni e vari strumenti di memorizzazione
(bastoncini intagliati, file di sassolini ecc…). Il documento scritto però è qualcosa di
più di uno strumento per la memoria: la scrittura utilizza un codice che deve essere
spiegato con un altro codice, e lo scritto è un’espressione verbale, parole che qualcuno
dice o immagina di dire.
La scrittura, come dichiara Calvani
5
, “ consente alla gente di analizzare, scomporre,
sezionare e costruire il discorso in parti e insiemi, in tipi e categorie, che già
esistevano ma che, portati alla sfera della consapevolezza, hanno un effetto di
retroazione sul discorso stesso”, inoltre la permanenza della parola scritta permette
allo scrittore di riesaminare il linguaggio per un periodo esteso, favorendo l’analisi
retrospettiva e il pensiero analitico.
La stampa, poi ha permesso la diffusione della parola scritta, moltiplicando il testo
scritto e favorendo la trasmissione di idee, pensieri, conoscenze; ha influenzato la
nascita della scienza moderna e della letteratura.
Dal punto di vista cognitivo l’atto della scrittura è un processo dinamico-ricorsivo con
continui scambi ed inversioni “top-down” e “bottom-up”: quando si scrive, si
pianifica, si rivedono le idee possedute, se ne generano delle nuove, ed è scorretto
ridurre la scrittura ad un momento puramente esecutivo dove “prima si pensa e poi si
scrive”. La scrittura è vista come problem solving e come un modo per apprendere:
“piuttosto che essere solo un veicolo per descrivere ciò che uno sa già, la scrittura è
5
Calvani A.,”Didattica della scrittura con il word processor: aspetti teorici ed applicativi”, in
AA.VV.,Scuola, computer, linguaggio,Loescher, Torino, 1989
13
adesso considerata come un modo per apprendere, attraverso l’atto di mettere sulla
carta ciò che uno desidera sapere”.
6
Essendo un processo dinamico-ricorsivo, gli elementi che caratterizzano la scrittura
sono dunque la “riesaminabilità” e la “manipolabilità”: il primo aspetto ha avuto
conseguenze cognitive immediate, mentre il secondo è stato condizionato da limiti che
possiamo definire oggettivi, come il materiale su cui si scrive (papiro, pergamena,
carta…).
L’avvento della scrittura con il word processor ha reso possibile la manipolabilità
della lingua, trasformando la parola in oggetto immateriale modificabile che va oltre i
limiti della spazialità.
Di fronte al testo scritto al computer non è si è più in grado di distinguere l’autore dal
lettore. La separazione
7
concettuale ma anche sociale tra chi scrive e semplicemente
tra chi legge, perde senso. Un testo per il solo fatto di essere “caricato” nella memoria
di un computer, attraverso un word processor, viene modificato, convertito in un
formato adeguato, rimpaginato.
Perciò il computer diventa il luogo dove la scrittura si trasforma, perdendo alcune
delle sue caratteristiche più evidenti (vedi concetto di originale, di copia, di brutta e
bella copia) ma acquistandone di nuove e questa particolarità può apparire la più
interessante per un uso del wp finalizzato all’apprendimento della scrittura.
Anzitutto è necessario fare chiarezza sui termini word processor, videoscrittura e
word processing.
I word processor sono strumenti per la produttività personale, software da ufficio che,
se usati a scuola, permettono di creare, modificare, impaginare, stampare testi di una
certa dimensione (giornalini di classe, monografie…). Il wp può essere utilizzato per
avviare il bambino alla produzione scritta finalizzata alla comunicazione: si scrive in
una certa forma, per comunicare nel miglior modo possibile. Il testo può essere
modificato, manipolato, revisionato; su di esso l’alunno può riflettere, ad esempio, a
livello stilistico. Il problema maggiore rimane la difficoltà d’uso: in genere sui
computer in dotazione alle scuole, sono installati word processor per adulti (da ufficio,
appunto), difficili da usare, con un’interfaccia legata ancora troppo all’interazione
6
Calvani, op.cit. pag. 56
7
Penge S., Io bambino, tu computer, come utilizzare il computer per l’apprendimento della
scrittura, Anicia, Roma, 1993
14
verbale (menù a tendina, sottomenù…) e con una serie di funzioni che vanno
sicuramente oltre le esigenze di un bambino delle elementari.
Per quanto riguarda la scrittura, cresce la necessità di installare nei vari laboratori
informatici, programmi più semplici, “a misura di bambino” (esistono già) che
permettano l’utilizzo delle funzioni per mezzo di semplici icone, usando una
simbologia facilmente interpretabile per l’alunno.
Il termine videoscrittura si riferisce soprattutto al “luogo” della scrittura: a differenza
della macchina da scrivere, non si scrive più su di un foglio bianco, bensì su uno
schermo, per mezzo di una tastiera che permette una scrittura rapida, leggera,
infallibile, precisa, pulita, uniforme e soprattutto silenziosa. Effettivamente il testo
reale viene scritto su un supporto, la memoria del computer (RAM) in modo indiretto,
e attraverso una metafora visiva che è il “foglio ”, viene trasferito poi sullo schermo,
dove appare una rappresentazione del testo reale. La pressione dei tasti non ha perciò
un collegamento diretto, ma triangolare con ciò che si visualizza sullo schermo.
La videoscrittura ha un carattere tridimensionale, perché sfrutta l’effetto della
profondità. La memoria del computer è il luogo dove si colloca la scrittura che poi
viene virtualmente visualizzata sullo spazio bidimensionale dello schermo
8
.
Per questo si dovrebbe parlare di scrittura virtuale, anziché di videoscrittura, e solo al
termine delle operazioni di elaborazione si può arrivare a far coincidere testo reale e
testo virtuale su un supporto quale, ad esempio, la carta: una volta stampato, il testo
perde la sua “tridimensionalità”, si appiattisce.
All’interno dello schermo del computer sussistono altre metafore, quali la gomma per
cancellare, la forbice per ritagliare frasi o parole, la colla per spostarle…
8
Maragliano R., Nuovo manuale di didattica multimediale,Editori Laterza,2002
TESTO REALE
(IN RAM)
TESTO VIRTUALE
(sullo schermo)
SCRITTORE
LETTORE
15
La scrittura al computer dunque, non è soltanto una sequenza meccanica di pressione
di tasti, ma presenta aspetti cognitivi importanti: se il termine videoscrittura ci riporta
principalmente all’idea del prodotto, il termine in inglese word processing, facendo
riferimento alla grande quantità di operazioni di livello diverso, ci riporta al processo
che consente di elaborare il testo a livello di lettere, parole, periodi, pagine, testo
intero, una entità complessa che può essere scomposta e ricostruita su piani diversi.
Non un unico processo quindi, ma più processi:
Letter processing: scelta del carattere (font), delle dimensioni, del colore…
Word processing in senso stretto: controllo ortografico, thesaurus..
Sentence processing: scelta delle modalità di allineamento di un paragrafo,
spostamento di intere sezioni, rientro di una riga, numerazione automatica…
Page processing: impostazione della pagina…
Text processing: registrazione e stampa, creazione di indici, collegamento fra
testi…
Se la scrittura tradizionale è un processo continuo che coinvolge le diverse parti che
compongono il testo, o meglio gli oggetti testuali
9
(caratteri, parole, frasi, paragrafi e
documento intero), la videoscrittura offre una gamma più ampia di oggetti su cui
operare: singoli caratteri, segmenti di parole, parole, blocchi di testo informali (insiemi
di parole), blocchi di testo finalizzati (pagine, paragrafi, capoversi, periodo, frasi),
documenti, insiemi di documenti. Il testo assume perciò una particolare manipolabilità
e plasticità che divengono operazioni importantissime dal punto di vista cognitivo,
perché facilitano la verifica e la correzione del testo.
Pensiamo ad esempio alla funzione di “multiple level undo” di molti word processor,
ossia la funzione di “annulla digitazione”. Questa funzione permette di annullare
l’ultima operazione eseguita, facendo scorrere il testo all’indietro e dando la
possibilità di fermarsi su una certa parola, ricostruire una certa frase: “l’aspetto
interessante è…la possibilità di rivedere come in una moviola, le operazioni con le
quali si è costruita la configurazione del testo attuale”
10
.
Colui che scrive, grazie al word processing, ha la possibilità di agire consapevolmente
sul testo apportando correzioni e miglioramenti.
9
Zanetti F., La videoscrittura: dall’alfabetizzazione all’elaborazione elettronica di un testo, in
Guerra L.(a cura di). Educazione e tecnologie.I nuovi strumenti della mediazione didattica,
Edizioni Junior, Bergamo,2002
10
Penge S., op. cit.,1993
16
La videoscrittura modifica anche il rapporto studente/insegnante nei confronti di quel
momento, ritenuto fondamentale, della revisione/correzione: l’intervento del docente
non si riduce alla sola valutazione del testo prodotto dall’alunno, bensì, diventa
stimolo all’interno di un processo
11
mediante ricorrenti indicazioni, suggerimenti,
consigli, giudizi sull’adeguatezza e pertinenza rispetto agli obiettivi, alla luce dei quali
lo studente potrà operare le modifiche necessarie. Come afferma Guastavigna:
“possiamo definire la videoscrittura in una prospettiva generale come ambiente per
l’identificazione e l’esplorazione euristica del processo di scrittura e delle sue fasi e
dal punto di vista dell’insegnante come strumento di mediazione per l’acquisizione
dinamica e progressiva da parte dell’allievo di una competenza di scrittura il più
possibile matura”.
Nelle tabelle che seguono, elaborate da Marco Guastavigna, vengono presentate le
singole operazioni che realizzano l’atto del videoscrivere e le relative funzioni.
Tab.1 Operazioni orientate al processo
Scrivere (editing)
Muoversi sul testo per leggere
Muoversi nel testo per agire
Cancellare
Dividere testo
Riunire testo
Selezionare testo
Spostare testo
Copiare testo
Inserire testo
Ricercare e sostituire testo
Ai fini didattici queste sono le funzioni più
importanti, poiché rendono dinamico il
rapporto scrittore/testo.
Il processo di scrittura viene ridotto ad una
serie di semplici azioni che possono essere
apprese facilmente, con possibilità di
verificare immediatamente gli effetti sul testo.
Tab.2 Operazioni orientate al processo e al prodotto
Memorizzare
Comandare la stampante
Richiamare nell’area di lavoro
Durante il processo stampo un testo per
rivederlo e modificarlo, nel prodotto stampo la
versione definitiva.
11
Guastavigna M., Uso della videoscrittura e recupero delle capacità di scrittura,Atti del III
convegno nazionale dell’informatica, didattica e disabilità, Torino, novembre 1993
(http://www.noiosito.it/usowp.htm)