8
per una regolazione del sistema economico in termini etici (capitolo
secondo).
Ho così potuto anticipare il tema sviluppato nella sezione successiva
relativo alla genesi e allo sviluppo del Commercio Equo e Solidale.
Intenzionalmente, non ho voluto limitarmi ad un inquadramento storico del
fenomeno, ma ho preferito presentare alcuni aspetti concreti di prassi
solidale: le modalità di contatto delle Centrali con i produttori dei Paesi
importatori, l’analisi e la certificazione della qualità dei vari prodotti, la
presentazione di esperienze significative di due operatori della Centrale
ferrarese “Commercio Alternativo” (capitolo terzo).
Nel quarto capitolo, che conclude la prima parte del mio lavoro, dopo aver
esaminato alcuni fondamenti e coordinate del Commercio Equo e Solidale,
mi sono soffermata sull’importanza del ruolo della “ cultura del consumo”
nell’ambito del nostro contesto sociale.
Queste riflessioni di carattere introduttivo mi hanno consentito di
presentare la relazione tra Commercio Equo e “pedagogia del consumo
critico”.
A tale proposito, ho ritenuto importante sottolineare il valore della scuola
come veicolo di formazione e diffusione dei principi equo-solidali,
auspicando un suo futuro ruolo di “palestra” di consumatori responsabili.
La seconda parte della tesi è costituita da un mio lavoro di approfondimento
sulla genesi e diffusione del Commercio Equo e Solidale nel territorio di
Rovigo.
Nel quinto capitolo, che apre questa sezione, ho presentato la “Fionda di
Davide”, associazione che si è fatta interprete dei principi equo-solidali
nella mia città, che ne ha contribuito alla
conoscenza e diffusione realizzando una buona sinergia con il territorio.
Alla storia del movimento ho fatto seguire l’illustrazione di alcuni progetti
di formazione proposti e realizzati inizialmente per studenti e docenti delle
scuole superiori e successivamente estesi a varie tipologie di utenti del
territorio come “Scuola di Quartiere”.
9
La sezione si conclude con alcune proposte didattiche rivolte a scuole di
ogni ordine e grado, costituite da una serie di esperienze formative
denominate “Laboratori sul Mondo”.
Avvalendomi del metodo della “ricerca qualitativa”, ho presentato una
raccolta di interviste e testimonianze di professionisti ed operatori del
settore (vedi: “Voglia di raccontarsi”).
Segue un breve sondaggio realizzato su strade, piazze e ambiente di lavoro
su un campione di popolazione compreso tra i 30 e i 50 anni relativo alla
percezione del Commercio Equo e Solidale nell’immaginario collettivo.
A completamento del mio lavoro ho presentato un breve progetto sul tema
in questione “Una cultura giovane per un mondo solidale”, rivolto ad
Istituti e Centri Comunitari con l’intento di affidare ai giovani il compito di
promuovere e diffondere i principi della cultura equo-solidale, dopo averli
interiorizzati e rielaborati in chiave personale.
10
Prima Parte
Analisi dei fondamenti
del Commercio Equo e Solidale
11
Capitolo primo_______________________________
Il Commercio Equo nella Pedagogia Sociale
Sommario
È impossibile iniziare ogni tipo di discorso sul Commercio Equo
prescindendo dal panorama della Pedagogia Sociale a cui questa tipologia
commerciale appartiene a tutti gli effetti.
Dalla definizione del Commercio Equo e Solidale, tratta dalla Carta Italiana,
si possono rilevare alcune linee guida: giustizia sociale ed economica,
sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, crescita della
consapevolezza dei consumatori, educazione ed informazione politica. Temi
di riflessione e di dibattito della Pedagogia Sociale.
L’attenzione e l’interesse con cui, da sempre, la Pedagogia Sociale si
confronta con le emergenze del territorio, si riscontrano nel Commercio
Equo e Solidale che si fa interprete dei principi pedagogici-sociali,
rendendoli prassi.
Spaziando su un ampio spettro di problematiche: lo sfruttamento minorile,
il rispetto per l’ambiente, il divario economico tra Nord e Sud del mondo,la
responsabilità etica dei consumatori, il Commercio Equo e Solidale opta
per una lettura della realtà sociale attraverso la complessità, rifiutando
semplici induzioni riduzionistiche. In questo modo il dibattito sui temi del
Commercio Equo e Solidale è sempre aperto a nuovi apporti e contributi di
economisti, intellettuali e studiosi di Pedagogia Sociale. Oltre a
rappresentare un momento di confronto dialettico e pedagogico, il
Commercio Equo e Solidale è concretizzazione operativa dei principi teorici
della Pedagogia Sociale che diventano prassi pedagogico-sociale. È
importante una riflessione sul Commercio Equo e Solidale alla luce del
dibattito pedagogico-sociale odierno, in quanto ci permette di interrogarci
sulla Pedagogia Sociale, sulle sue tematiche e sulla sua metodologia di
ricerca.
12
Prima di discutere su principi e metodi della Pedagogia Sociale è necessario
interrogarsi sul Principio Solidale come legittimo fondamento di questa
“scienza di frontiera”, caratterizzata dall’impegno a favore dei più deboli.
1.1 L’IMPORTANZA DEL COMMERCIO EQUO NEL
DIBATTITO PEDAGOGICO-SOCIALE
“Non ha mai studiato queste cose perché le fanno paura. Come le fa paura
andare al fondo della geografia. Nel nostro libro c’era tutto fuorché la fame,
i monopoli, i sistemi politici, il razzismo.”
1
Queste parole tratte dall’opera “Lettera a una professoressa” rappresentano
un’accusa manifesta al sistema scolastico degli anni 60’. Attraverso questo e
numerosi altri messaggi del libro, Don Milani denuncia i limiti di una
pedagogia elitaria, troppo tradizionale, interprete di una cultura superata,
assolutamente priva di contatto con la realtà sociale.
Il ruolo di Don Milani nel panorama storico-pedagogico è significativo.
Egli, infatti, non si limita esclusivamente ad una critica distruttiva del
sistema scolastico del dopoguerra, ma “coglie con straordinaria sensibilità
alcuni temi sociali dell’educazione: il tema delle differenze tra i gruppi
sociali, l’emarginazione, lo svantaggio culturale,la difficoltà di
apprendimento, la devianza.”
2
La riflessione, dunque, si sposta sulla
Pedagogia Sociale, sull’attenzione che essa dedica a queste e moltissime
altre problematiche sociali, ma, soprattutto, sul suo ruolo di interlocutrice
con scuola ed altre agenzie formative del territorio.
Infatti la Pedagogia Sociale, secondo il punto di vista di V. Sarracino,
“mentre, si preoccupa di fornire (…) indicazioni etiche, sociali,
politiche,economiche e culturali che valgano a delineare il profilo (…) di un
cittadino che partecipi attivamente alla realizzazione del bene comune, non
si astiene dall’indicare di volta in volta, alle istituzioni scolastiche e
formative deputate
allo scopo e agli operatori che in esse operano da un lato, e alle comunità
locali nel loro complesso, dall’altro, quali debbano essere i temi prioritari da
1
Scuola di Barbiana “Lettera a una professoressa”, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, pg. 124
2
A. Gramigna “Manuale di Pedagogia Sociale”, Roma, Armando Editore, 2003, pg.58
13
affrontare e quali le ricerche da condurre per garantire una migliore qualità
della vita.”
3
Gli scenari epistemologici
4
della Pedagogia Sociale oggi sono variegati e
complessi e il dibattito sulle problematiche citate nella frase di Don Milani:
la fame, i monopoli, i sistemi politici, il razzismo, coinvolge ogni tipo di
agenzia ed istituzione formativa, dalla famiglia alla scuola, non trascurando
gruppi e varie forme di associazionismo giovanile.
Tuttavia, la realtà odierna presenta continuamente nuove emergenze sociali
nei confronti delle quali non è possibile assumere posizioni neutrali, in
quanto esse richiedono una precisa scelta di campo, un confronto dialogico
sempre vivo ma, soprattutto, un impegno pratico nel quotidiano.
Mi riferisco alla situazione di squilibrio economico tra Paesi del Nord e del
Sud del mondo, alle inique condizioni di sfruttamento lavorativo a cui sono
soggetti la maggior parte dei piccoli produttori dei Paesi in Via di Sviluppo,
al consumismo dilagante dei Paesi del Nord che,pur rappresentando
appena il 20% della popolazione mondiale, sprecano l’80% delle risorse
della Terra.
Di queste ed altre problematiche si fa interprete il Commercio Equo e
Solidale, “un approccio alternativo al commercio convenzionale che
promuove: giustizia sociale ed economica,sviluppo sostenibile, rispetto per
le persone e per l’ambiente (…)
crescita della consapevolezza dei consumatori, educazione, informazione e
azione politica”.
5
Numerosi gli obiettivi che questo tipo di commercio si propone:
promuovere opportunità di sviluppo per i produttori svantaggiati, proteggere
i minori dall’abuso lavorativo, far conoscere ai consumatori i meccanismi
di sfruttamento nei processi di produzione, tutelare i diritti umani e
promuovere un uso equo e sostenibile delle risorse ambientali.
3
V. Sarracino, M.Striano, “Questioni di pedagogia sociale”,Milano, Franco Angeli, 2001, Pg.17
4
Per un approfondimento ed analisi dell’argomento “scenari epistemologici della Pedagogia Sociale” in relazione allo
sviluppo delle culture nella scuola cfr. “Pedagogia sociale e cultura della scuola. Una prospettiva ermeneutica” di A.
Escolano Benito, tratto da “Formazione e interpretazione. Itinerari ermeneutici nelle Pedagogia Sociale” di A.
Escolano Benito e Anita Gramigna, Milano, Franco Angeli, pg. 51
5
Definizione di Commercio Equo e Solidale “Carta Italiana dei criteri del Commercio Equo e Solidale”
14
Proprio per l’ampio spettro di tematiche sopra citate, il Commercio Equo e
Solidale acquista uno spessore rilevante nel dibattito della Pedagogia
Sociale apportando un contributo innovativo.
Oltre a trasferire i principi di equità e solidarietà nel settore commerciale,
operando una vera “rivoluzione copernicana” in campo economico, questo
tipo di commercio affronta la delicata
questione del consumismo e della nostra responsabilità etica come
consumatori, introducendo una “pedagogia del consumo critico”.
Nella nostra società del consumo ci distinguiamo in base al nostro stile di
vita e al modo di consumare, spesso eccessivo. Ma, così facendo, oltre ad
accentuare il dislivello ricchezza/povertà tra Nord e Sud del mondo,
produciamo montagne di rifiuti da smaltire, in gran parte tossici che
inquinano l’ambiente.
Ancora, attirati dalle mode del momento, acquistiamo prodotti dietro ai
quali si nasconde lo sfruttamento lavorativo minorile o l’impiego di animali
usati come cavie per test antiallergici.
Per queste ed altre ragioni, è oggi necessario un cambiamento di mentalità e
una presa di coscienza che ci induca a consumare in modo più sobrio,
consapevole e critico.
Già da vari anni , sempre più docenti di scuole di ogni ordine e grado si
fanno interpreti e sostenitori degli obiettivi e dei valori del Commercio
Equo e Solidale invitando operatori ed esperti
al confronto dialogico con gli studenti ed organizzando visite guidate
presso botteghe e Centrali.
Questo è senz’altro un segnale positivo, sia per la scuola, che, secondo A
Gramigna “sarà luogo efficace di apprendimento quanto più saprà
intercettare e interpretare la domanda che proviene dalla società”
6
, sia per il
Commercio Equo e Solidale che, attraverso questo “destinatario formativo
privilegiato”, divulga i suoi principi-guida ed educa al consumo
responsabile.
Il Commercio Equo e Solidale, dunque, si inserisce a pieno titolo nel
dibattito pedagogico-sociale odierno in quanto si fa portavoce di varie
problematiche di cui si occupa la Pedagogia Sociale e, servendosi di
6
A. Gramigna “Manuale di Pedagogia Sociale”, Roma, Armando Editore, pg.44
15
iniziative (convegni, mostre, mercatini, incontri con le scuole) organizzate
dai suoi operatori, sensibilizza l’interesse del pubblico incoraggiandone
l’impegno pratico.
Inoltre la collaborazione di molti dei Paesi del Sud del mondo con il
Commercio Equo e Solidale permette a docenti di scuole di vario ordine e
grado di aprire spunti di riflessione e di ricerca su queste diverse realtà
etnico/geografiche che verrebbero poi arricchiti da contributi di alunni
provenienti da quei luoghi.
Il carattere di trasversalità del Commercio Equo e Solidale permetterebbe
così di passare da un’analisi di temi di attualità sociale ad un lavoro di
approfondimento di Pedagogia Interculturale.
Prima di passare alla Pedagogia Interculturale, però, ci si dovrebbe
interrogare sullo statuto teorico di quest’ultima in rapporto alla Pedagogia
Sociale.
Infatti, come giustamente sostiene A. Gramigna “Nel momento in cui la
Pedagogia Interculturale si pone come un modello di pensiero rivolto a tutti
gli alunni, è inevitabile interrogarsi circa il suo statuto teorico soprattutto in
rapporto alla Pedagogia Sociale, a cui, secondo noi, per ambito, metodo e
tensione, appartiene.
Risulta ineludibile infatti una prospettiva interdisciplinare in grado, da un
lato, di consentire un’integrazione delle diverse discipline e, dall’altro, di
ridurre i rischi di una settorialità che impedirebbe di interpretare il processo
formativo da un punto di vista sistemico”
7
.
7
Ivi, pg.45
16
1.2. PEDAGOGIA SOCIALE E SCENARI
EPISTEMOLOGICI IERI E OGGI
Prima di affrontare il tema degli scenari epistemologici della società
odierna, è necessario fare una premessa sulla Pedagogia Sociale e sui suoi
ambiti di ricerca.
Secondo A. Gramigna: “La peculiarità della Pedagogia Sociale consiste
nell’attenzione privilegiata che essa dedica al fenomeno educativo nei suoi
rapporti con la socialità, con i comportamenti collettivi, le ideologie di ogni
tipo, comprese quelle inconsapevoli, sotterranee, implicite, le scelte
economiche, le visioni del mondo.”
8
Occupandosi, dunque, del fenomeno educativo nei suoi rapporti con la
socialità si deduce che si tratta di un continuo rinnovamento epistemologico
in quanto, secondo il punto di vista di Viccaro, ricordato da V. Sarracino
“…è costretta dalle circostanze storiche del mutamento sociale (e dai
cambiamenti
di civiltà) a continuamente riconsiderarsi, riprecisando al tempo stesso le
sue aree di ricerca e gli ambiti del suo intervento operativo di riferimento.”
9
Nella sua storia,infatti, la Pedagogia Sociale ha mutato spesso indirizzo.
Nata alla fine dell’Ottocento con l’opera di P.Natorp, nel quadro del
Neocriticismo della Scuola di Marburgo, la Pedagogia Sociale è, in questa
fase d’esordio, in stretto rapporto con la filosofia.
Pur essendo evidente in essa una tensione trasversale a vari campi e saperi,
tuttavia non è ancora possibile identificarla epistemologicamente
emancipandola dalla filosofia nei confronti della quale si trova ancora in
posizione di subalternità.
In seguito, il termine “Pedagogia Sociale” comprenderà ogni tipo di
riflessione su problematiche educative e su progetti strutturati per
fronteggiare tali emergenze operando trasformazioni nel settore sociale.
8
A. Gramigna “Manuale della pedagogia sociale”, Roma, Armando Editore, pag. 30
9
V.Sarracino “La Pedagogia Sociale, prospettive d’indagine” pg.20
17
In Italia, la questione dell’identità epistemologica della Pedagogia Sociale
viene affrontata a partire dagli anni ‘70, in seguito alla traduzione dell’opera
di Natorp.
Già dagli anni ‘50, però, alcuni studiosi tra cui G.Bosco, E.Codignola, Don
Milani, D.Dolci, M.Lodi, B.Ciari si impegnano attivamente nel dibattito sul
nesso educazione-società realizzando iniziative dirette alla valorizzazione
delle potenzialità di ogni soggetto, nei vari momenti dell’età evolutiva,
attraverso l’istruzione, al fine di promuovere una società più equa e
democratica.
Era necessario,infatti, rivedere criticamente il rapporto educazione-società
in quanto, fino ad allora, l’educazione era stata funzionale al mantenimento
dell’ordine sociale.
Le problematiche con cui si confrontava la Pedagogia Sociale degli anni ’50
riguardavano la rigidità delle strutture educative a livello familiare e
scolastico, la concezione selettiva/elitaria della scuola, la centralità di
manuali e programmi ministeriali spesso chiusi alle emergenze sociali.
Negli anni ’50 e ’60 la società italiana subisce trasformazioni economiche,
politiche, sociali e culturali nei confronti
delle quali la Pedagogia Sociale è chiamata ad interrogarsi per ridefinire
nuovamente i suoi percorsi.
Il varo della legge sulla scuola media unica con il prolungamento
dell’obbligo scolastico fino al quattordicesimo anno d’età (L. 1859, 31-12
1962) e l’istituzione della scuola materna statale (L.444, 18-03 1968)
rappresentano due importantissimi momenti di svolta pedagogica e
culturale.
Le innovazioni economico-sociali dei primi anni ‘60 legate
all’industrializzazione e alla nascente democrazia mettono in discussione il
sistema scolastico italiano fondato sulla selezione già a partire dalla scuola
di base; nel frattempo si fa strada un sistema formativo di massa più in linea
alle mutate esigenze sociali.
Tra gli anni ’70 e ’80, poi, sempre in seguito ai nuovi cambiamenti, viene
messo in crisi il paradigma dell’istruzione come prerogativa di un
determinato momento evolutivo, mentre si sviluppa l’educazione degli
adulti all’interno del concetto più vasto dell’educazione permanente.
18
La formazione si trasforma e si rinnova, accompagna il divenire sociale e i
suoi cambiamenti, è ormai solo un ricordo la cesura ottocentesca tra
istruzione ed educazione messa in risalto dalle parole del Ministro Baccelli:
“Educare più che si può, istruire quanto basta” ; ora si parla di “lifelong
education”, ossia di formazione che accompagna l’intero arco della vita di
ogni soggetto.
Il percorso di sviluppo della scuola continua negli anni; l’intenzione che
emerge da circolari e leggi è quella di avvicinare la scuola alla realtà dei
ragazzi cercando di eliminare gli ostacoli che favoriscono fenomeni sociali
quali abbandono e dispersione.
Interprete di questa volontà è il Ministro Berlinguer con la Legge quadro in
materia di riordino dei cicli di istruzione.
10
Attraverso questo
provvedimento legislativo la scuola cresce in senso democratico;infatti, oltre
a presentare un’offerta formativa più articolata con maggiore possibilità di
scelta rispetto al passato,riconosce agli alunni la possibilità di
modificare,entro i primi due anni, percorsi formativi che si rivelano
sbagliati, facilitando loro ogni tipo di accesso al mondo scolastico.
Nuove emergenze e nuovi scenari epistemologici oggi si profilano
all’orizzonte della Pedagogia Sociale. Attualmente tale disciplina si
interroga sui multiformi e cangianti codici di accesso al mondo giovanile
per leggerne ed interpretarne il disagio, espresso talvolta apertamente con
atti di bullismo o colorati graffiti, talvolta in modo meno manifesto
attraverso silenzi o comportamenti di introversione sociale, meno eclatanti
ma non per questo meno preoccupanti.
Dall’attenzione alla costruzione di legami interpersonali, la Pedagogia
Sociale passa in seguito allo scenario del nostro quotidiano, ossia
l’ambiente.
Quest’ultimo rappresenta un importante dimensione del soggetto e della sua
comunità e deve, pertanto, essere tutelato e rispettato.
Per questa ragione oggi è più che mai necessaria un’educazione alla
salvaguardia e alla conservazione dell’ambiente, basata anche sulla
consapevolezza che noi ne costituiamo una sua parte.
10
L.30, 10-02-2000
19
L’interesse che la Pedagogia Sociale sta assumendo in maniera crescente
relativamente alla questione ambientale, però,
riguarda la cosiddetta “ecologia profonda” e si distingue nettamente dall’
“ambientalismo superficiale”.
Secondo F.Capra, infatti, “Mentre l’ambientalismo superficiale è interessato
ad un controllo e ad una gestione più efficiente dell’ambiente naturale a
beneficio dell’uomo, il movimento
dell’ecologia profonda riconosce che l’equilibrio ecologico esige dei
mutamenti profondi nella nostra percezione del ruolo degli esseri umani
nell’ecosistema planetario. In breve esso richiede una nuova base filosofica
e religiosa.”
11
Anche sul versante “scuola” la Pedagogia Sociale si
confronta con interesse.
La presenza sempre più massiccia di computer, supporti audiovisivi e
telefonia cellulare nella società odierna richiede una scuola continuamente
aggiornata ai nuovi alfabeti delle tecnologie multimediali. L’utilizzo di tali
tecnologie da parte del bambino, specialmente di alcuni videogiochi
informatici, può incoraggiare l’emulazione di comportamenti sociali
aggressivi nel periodo del primo ciclo della scuola primaria in cui non è
ancora ben definito il confine tra fantasia e realtà.
Non per questo, però, la scuola deve ignorare tali tecnologie e alfabeti.
Gli stessi videogiochi, infatti, consentono ai bambini di organizzare
strategie, gestire informazioni, correggere e modificare i loro percorsi
apprenditivi.
Inoltre anche la stessa televisione attraverso gli spot può essere importante
come laboratorio educativo se viene analizzato il messaggio pubblicitario
scomponendolo nelle sue parti e prestando attenzione a personaggi,
contesto, colori e musiche.
La scuola odierna, inoltre, si trova a confrontarsi con il fenomeno
dell’immigrazione che, in questi ultimi anni, ha registrato aumenti sempre
più considerevoli.
11
F. Capra “Il punto di svolta” pg.340
20
Il panorama di un “Italia multietnica” presuppone una scuola fondata
sull’ascolto, sul confronto costruttivo di saperi ed esperienze e sulla tutela
del diritto alla conoscenza di ogni singolo essere umano.
Secondo M.Righetti, infatti “La Pedagogia Sociale ha nell’immediato il
compito etico, politico e scientifico di denunciare tutti i tentativi di
esclusione dal diritto alla conoscenza di ogni singolo essere umano”
12
12
M. Righetti, “Complessità,soggettività, diversità.Radici filosofiche in Pedagogia Sociale” tratto da “Formazione ed
interpretazione. Itinerari ermeneutici nella Pedagogia Sociale”di A. Escolano Benito e Anita Gramigna,Milano,Franco
Angeli
21
1.3. PEDAGOGIA SOCIALE E RICERCA
QUALITATIVA
Dopo aver definito la Pedagogia Sociale e la molteplicità delle tematiche di
cui si occupa, ritengo indispensabile soffermarmi sulla peculiarità del suo
metodo in rapporto ad altre scienze.
Identificandosi dal punto di vista storico ed epistemologico come una
disciplina caratterizzata dall’impegno nei confronti di problematiche sociali
di natura complessa e variegata,
la Pedagogia Sociale compie una scelta precisa dal punto di vista
metodologico adottando l’approccio qualitativo relativamente alle modalità
di ricerca sul campo.
In molte situazioni limite con cui spesso la Pedagogia Sociale si è trovata a
confrontarsi non è stato possibile avvalersi di pratiche di laboratorio e
standard programmati della ricerca quantitativa.
Se però quest’ultima contribuisce allo sviluppo del sapere scientifico
operando in quadri di riferimento già consolidati, la
ricerca qualitativa si allontana da qualsiasi forma di inquadramento o
standardizzazione in schemi predeterminati.
Tale tipo di approccio metodologico, dunque, risponde perfettamente alle
esigenze di una disciplina, come appunto la Pedagogia Sociale, che
occupandosi di emergenze quali marginalità e devianza, non può adottare
la rigidità dell’approccio scientifico, ma deve assumere paradigmi
metodologici aperti all’eticità, alla solidarietà e alla giustizia sociale.
La ricerca qualitativa, infatti, utilizza come fonte di documentazione e
confronto: racconti di vite, narrazioni individuali, interviste aperte, diari
ecc; in altre parole custodisce testimonianze, impronte di umanità nella
storia. Tutto questo materiale è prezioso proprio per la sua unicità, varietà e
specificità, per questo sarebbe impossibile inglobarlo nei principi generali e
universali della ricerca scientifica, secondo l’approccio nomotetico.
Tale tipo di procedimento, inoltre, risulterebbe limitativo, in quanto lo
ridurrebbe significativamente svuotandolo del suo significato, consistente
nel sapersi confrontare con il diverso, il molteplice, il cangiante e