legate all’agricoltura, che è il settore che subisce più direttamente l’influenza
dei mutamenti ambientali (l’ambiente influenza il sistema sociale).
Per alcuni tale continua spinta alla sfruttamento dell’ambiente porterà
inevitabilmente ad un momento in cui la “capacità di carico” della natura,
ossia la sua capacità di sostenere tale dinamica di depauperamento, verrà
superata, cioè l’ambiente non riuscirà più a sopportare tale carico, si
genererà il definitivo squilibrio che si tradurrà in una crisi planetaria. Per
altri, tali tesi sono solo catastrofismi ingiustificati, dettati da motivazioni
irrazionali, inventati da “profeti di sventura”. Questi, che potremmo definire
gli “apologeti dell’esistente”, sono convinti che il mercato, la tecnica, la
scienza, lo sviluppo economico, le capacità umane riusciranno a riformare
gli eventuali problemi esistenti. Qualunque sia l’opinione che si abbia in
merito è indubbio che si possa costatare una situazione di forte
inquinamento, che investe non solo l’ambito locale, come ad esempio la
propria città manifestandosi con il fenomeno dello smog, ma anche l’ambito
globale, l’ecosistema globale, assumendo le forme dell’effetto serra, del buco
dell’ozono… Per cercare di contrastare tale situazione di crisi, si è formato
un movimento a livello mondiale, che cerca di rigenerare un situazione di
equilibrio tra ambiente e sistema sociale: il movimento ambientalista.
Nel presente lavoro si tenterà di analizzare il movimento ambientalista
in Italia, ossia quell’insieme eterogeneo di associazioni, gruppi, comitati con
diverse caratteristiche organizzative, diversi metodi di azione, diverse
problematiche trattate, che hanno in comune l’interesse della tutela
dell’ambiente. La scelta di questo campo di indagine è dettata da un
personale interesse e impegno in questo campo di attività, interesse che se da
una parte mi ha permesso una maggiore conoscenza del settore, avendo
partecipato a varie iniziative, incontri, dibattiti, dall’altra non ha
pregiudicato, o almeno o cercato che non pregiudicasse, un’analisi obiettiva,
non di parte e scientificamente corretta.
Nella prima parte se ne analizzerà la storia, partendo dai primordi,
ossia dalla nascita delle prime associazioni protezionistiche, se ne presenterà
l’evolversi storico sino ai nostri giorni, cercando di evidenziarne le tappe più
significative. Vedremo come nel tempo si sia evoluta e trasformata l’attività
di tutela dell’ambiente, come all’introduzione di nuovi campi di interesse sia
corrisposta una modifica delle organizzazioni, delle attività, degli obiettivi.
Cercheremo altresì di inserire queste tappe di evoluzione nel più ampio
sistema storico-sociale, le contestualizzeremo, al fine di meglio comprendere
sia le caratteristiche del contesto che pregiudicavano o sollecitavano uno
sviluppo del movimento ambientalista, che gli aspetti di innovazione che il
movimento stesso ha introdotto. Accompagnerà questa analisi di tipo storico,
un’analisi di tipo più propriamente sociologico volta, attraverso l’esame
della letteratura in merito, ad illustrare le caratteristiche salienti del
movimento ambientalista; si presenteranno delle costruzioni tipologiche di
esso, si esamineranno le sue relazioni con gli altri sotto-sistemi sociali, si
proporranno ipotesi sul loro ruolo futuro, si studierà l’aspetto partitico del
movimento (ossia le “Liste Verdi”), si presenteranno le principali
organizzazioni ecologiste, si rileveranno le innovazioni da esso introdotte, si
analizzerà la posizione e il ruolo del movimento ambientalista verso la più
generale società civile. Tutto ciò sarà affrontato nel primo capitolo.
Nel secondo capitolo si focalizzerà l’attenzione su una specifica
associazione, una tra le più significative operanti nel contesto nazionale, sia
per numero degli iscritti che per le attività svolte, la Legambiente, sorta
all’inizio degli anni Ottanta. Inizieremo tracciandone la storia, poi ne
analizzeremo le iniziative svolte, gli ideali, la cultura di riferimento, gli
obiettivi, le risorse finanziarie, la struttura organizzativa, gli organismi, le
pubblicazioni, i risultati raggiunti e le prospettive future, i rapporti che
intrattiene con il sistema politico, con le istituzioni pubbliche e private, con il
sistema dei media. Cercheremo, ogni qual volta che sarà possibile, di inserire
in questa dissertazione dei rapidi accenni, note, informazioni sullo stato di
salute del nostro ecosistema. Si presenteranno dati sull’abusivismo edilizio,
sull’inquinamento delle acque, sulle attività criminali collegate all’ambiente,
si presenteranno informazioni sulle conseguenze dell’inquinamento
atmosferico sulla salute umana. Tali dati si ricaveranno da alcune
pubblicazioni scientifiche, tra le quali citiamo “Ambiente Italia 2000”,
“Ecosistema Urbano”, e la “Relazione sullo stato dell’Ambiente” elaborato
dal Ministero dell’Ambiente. Concluderà il capitolo un’intervista realizzata
con Francesco Ferrante, Direttore generale di Legambiente, con il quale si
approfondiranno i temi trattati, si cercherà di tracciare un bilancio
dell’attività dell’associazione a circa 20 anni dalla sua istituzione, si
enunceranno le prospettive future. Per realizzare tale capitolo oltre alla
consultazione della letteratura già presente in merito, si sono utilizzate altre
fonti: l’analisi dello statuto dell’associazione (che è presente in appendice),
interviste informali ad iscritti e a responsabili, intervista in profondità al
Direttore generale, analisi dei documenti e delle pubblicazioni prodotte,
partecipazione ai lavori del VI Congresso Nazionale dell’associazione con
relativo studio degli atti prodotti, osservazione partecipante a varie
iniziative, lettura della rivista ufficiale “La Nuova Ecologia”.
La seconda parte della tesi è volta a presentare una ricerca svolta sugli
iscritti a Legambiente. Obiettivo della ricerca era di rilevare attraverso un
questionario (che è presente in appendice) gli atteggiamenti, comportamenti,
motivazioni che spingono ad interessarsi della tutela dell’ambiente, oltre che
la visione della natura manifestata dagli ambientalisti italiani. Si voleva
altresì rilevare se ad una dichiarata e manifestata sensibilità alle tematiche
ecologiste corrispondesse, o meno, una congruenza nei comportamenti
praticati e negli atteggiamenti dichiarati; rilevare quali variabili
influenzassero una maggiore o minore congruenza. Quindi da una parte
c’era l’interesse di capire in profondità chi sono gli ambientalisti italiani,
quali sono le loro caratteristiche non solo di carattere socio-demografico, ma
anche di carattere valoriale, culturale, quali sono le motivazioni che li
spingono ad occuparsi di tutela dell’ambiente, quali visioni hanno della
natura e della società, che tipo di considerazione, quale ruolo danno
all’ambientalismo. Dall’altra parte c’era l’interesse ad analizzare la
congruenza o meno tra tale sensibilità e interesse dichiarato e gli
atteggiamenti, i comportamenti messi in pratica. Si vuole qui rilevare non
solo quali variabili influenzano una maggiore o minore congruenza, ma
anche quali tra i vari atteggiamenti e comportamenti siano più o meno
congruenti, ossia quali siano gli aspetti più impermeabili alle tematiche
ecologiste, più rigidi, più chiusi, meno propensi ad un cambiamento.
Un ringraziamento per l’aiuto prestatomi va al Professore Antonio
Mussino ed a Legambiente, non solo per la grande collaborazione, ma anche
per l’impegno con il quale porta avanti le sue battaglie.
Questo lavoro è dedicato ai 128 operai del Petrolchimico Montedison
del Porto di Marghera, morti per avvelenamento per il lavoro che
svolgevano, e a tutti quelli che sono morti o si sono ammalati per l’interesse
criminale di pochi; interesse doppiamente criminale perché oltre a
depauperare l’ambiente hanno anche direttamente causato la morte di altri
uomini.
Parte prima
IL MOVIMENTO AMBIENTALISTA IN ITALIA
Capitolo primo
LA STORIA DEL MOVIMENTO AMBIENTALISTA IN
ITALIA
INTRODUZIONE
Per movimento ambientalista intendiamo l’insieme di associazioni,
gruppi, comitati, più o meno organizzati, a carattere nazionale o locale che,
attraverso varie modalità di azione e varie culture di riferimento, sono
interessati alla tutela dell’ambiente naturale. Il movimento ecologista è stato
definito in vari modi: nebulosa, arcipelago, contenitore verde, mosaico
culturale, al fine di evidenziarne le diverse, a volte antitetiche, caratteristiche.
Differenze che riguardano le modalità di azione, le strategie, le opzioni
culturali, le scelte politiche, le strutture organizzative, il tipo di rapporto con
la politica, gli atteggiamenti verso la scienza, le opinioni verso
l’industrializzazione, le tematiche affrontate. Di questa differenziazione
interna si possono dare due opposte letture: un arcipelago di entità separate e
difficilmente raccoglibili in un disegno unitario, oppure un arcipelago ricco di
diversità e potenzialità ma sostanzialmente interconnesso. M. Diani
1
sostiene
che questa frammentazione stia man mano venendo meno, che si amplino le
forme di collaborazione e che si stiano ponendo le basi verso un soggetto
ecologista unitario. L’autore vede nel declino delle ideologie totalizzanti degli
anni Sessanta-Settanta un fattore che ha reso possibile tale avvicinamento.
1
M.Diani, Isole nell’arcipelago.Il movimento ecologista in Italia, Il Mulino, Bologna, 1988.
Infatti da una parte l’”ecologia politica”, ossia quella parte del movimento
che poneva l’intervento politico come prioritario per affermare le tematiche
ecologiste, si è progressivamente allontanata dall’idee marxiste e ha fatto
proprie modalità di intervento prima trascurate, quelle più propriamente
protezionistiche. Dall’altra parte l’area “conservazionista” del movimento
sotto l’influenza della contestazione degli anni Settanta si è spostata in campi
per lei nuovi, come la contestazione antinucleare.
Molti autori hanno tentano di costruire una tipologia delle associazioni
ambientaliste:
I. R.E. Dunlap
2
: incrociando due variabili ossia la finalità dell’azione
(mutamento dei valori Vs mutamento normativo) e il tipo di strategia per
perseguire tale finalità (manipolazione sociale Vs trasformazione personale)
ottiene quattro tipi: riformisti, miglioristi, alternativisti, trasformazionisti;
II. M. Diani
3
: incrociando due dimensioni la prima riferita ai fini (protezione
ambientale Vs trasformazione sociale), la seconda riferita al tipo di azione
(azione diretta Vs intervento politico) distingue tra:
a) conservazionismo: questo tipo di approccio è moderato, la relazione
uomo-ambiente viene concettualizzata in termini estetici, il suo
obbiettivo è quello di razionalizzare il sistema ma non trasformarlo
radicalmente. Le attività prevalentemente compiute sono le campagne
di educazione e di informazione, le consulenze. Per quanto riguarda il
rapporto con la politica la strategia principale di azione è la lobby
democratica, si privilegia l’azione diretta, pratica di tutela; quindi si
caratterizza per un approccio pragmatico alle questioni ambientali.
Questa è stata la visione fatta propria dalle prime associazioni di tutela
ambientale sorte in Italia. Rientrano in tale categoria Italia Nostra, le
associazioni zoofile, i comitati civici locali moderati.
2
R.E.Dunlap, Understanding opposition to the environmental movement, New York, 1976.
3
M.Diani, Op. cit., 1988.
b) Ecologia politica: emersa dalle lotte degli anni Sessanta-Settanta,
attraverso una rielaborazione del marxismo in chiave antiautoritaria e
autogestionaria. L’aspetto politico diviene prevalente rispetto a quello
culturale soprattutto per quanto riguarda la critica al sistema
capitalistico. Si privilegia una nozione di ambiente in senso sociale,
ossia l’attenzione è rivolta prevalentemente alle aree antropizzate, più
che alla natura incontaminata. La finalità non è come quella del
conservazionismo di difendere l’ambiente, quanto quello di
trasformare sia il sistema sociale che i comportamenti individuali. Si
valorizza l’intervento pianificatore, regolatore dello stato di fronte alle
carenze e ai rischi del mercato. Come stile di azione è presente sia
l’azione diretta di tutela che l’azione politica. Fanno parte di questa
categoria la Legambiente, le Liste Verdi, gruppi tecnico-scientifici
come “A.A.M. Terra Nuova” e “Medicina Democratica”, oltre che
alcuni gruppi di base.
c) Ambientalismo: ispirato dal radicalismo libertario presenta al suo
interno una pluralità di orientamenti. Come per l’ecologismo politico
dà molta importanza alla politica come strumento per risolvere i
problemi ambientali, ma se ne differenzia in quanto non condivide la
critica anticapitalistica, e non punta sul ruolo pianificatore dello Stato
ma sui meccanismi autoregolativi di stampo libertario. Fanno parte di
questo gruppo il WWF, la LIPU, Kronos 1991 e tutte le associazione
che sono nate nell’area del Partito Radicale, come la L.A.C., L.A.V.,
Amici della Terra;
III. Antimo Farro
4
: propone una classificazione in base a tre caratteristiche
discriminanti. Esse sono: le opzioni culturali fatte proprie dall’associazione,
intese come valori, visioni della società, “sono codici di rappresentazioni
critiche e propositive del rapporto fra la vita sociale e la natura, promossi in
4
Antimo Farro, La lente verde. Cultura, politica e azione collettiva ambientalista, Angeli,
Milano, 1991.
prevalenza dalle singole associazioni”
5
; le tematiche affrontate; il tipo di
attività con il quale l’associazione persegue i suoi obbiettivi.
Per quanto riguarda il primo asse discriminatorio, l’autore distingue tre
opzioni culturali:
a) Conciliazione: quelle volte alla conciliazione tra sviluppo economico
ed equilibrio, che tentano di razionalizzare lo sviluppo, al fine di
evitarne gli aspetti negativi sull’ambiente. Lo sviluppo economico
vieni quindi accettato, sostenuto ma si cerca di limitarne le
degenerazioni, gli eccessi, gli impatti ambientali negativi che può
generare. La conciliazione tra lo sviluppo e la salvaguardia è intesa
nel contesto del perseguimento dell’equilibrio. Italia Nostra, LIPU,
Federnatura e, in modo non esclusivo, Legambiente e il WWF fanno
propria tale visione;
b) Rottura culturale: quelle opzioni culturali che puntano alla
costruzione e al controllo di un nuovo tipo di equilibrio tra la vita
sociale e gli altri enti naturali. Si cerca un nuovo modello di sviluppo,
che privilegi la qualità in confronto alla quantità. La costruzione e il
controllo del nuovo equilibrio si può raggiungere, secondo tale
visione, mobilitando le risorse scientifiche, tecnologiche, economiche
ed umane. La proposta è definibile come rottura culturale in quanto
manifesta una rottura, una distanza, una critica alle concezioni dello
sviluppo affermatesi con l’industrializzazione; la rottura è verso
l’industrialesimo e non verso la modernità. Greenpeace, AAM Terra
Nuova, Lega Naturista, LAC, LAV, Kronos 1991, in parte, il WWF e
Legambiente si situano in tale opzione culturale;
c) sostanzialità: caratteristiche di questo orientamento sono il rifiuto
della ragione, l’antilluminismo, la valorizzazione della sostanzialità in
contrapposizione alle idee di progresso e di sviluppo. Si punta sulla
riscoperta della tradizione da porre in contrapposizione alla
5
Antimo Farro, Organizzazioni e interventi sull’ambiente, in Sociologia, XXVII, n. 1-3, pag.
278.
modernità, alla restaurazione comunitaria, in cui siano le qualità
naturali delle persone a selezionare i dirigenti. La comunità quindi in
antitesi alla modernità, vista come apportatrice di gravi guasti
ambientali. L’”ecofascismo”, ossia le associazioni ambientaliste che si
collocano politicamente a destra, come i GRE, Fare Verde e Azione
Ecologica, fa propria tale visione.
Lo stesso autore propone una distinzione anche in base al genere di
tematiche affrontate, distinguendo tra associazioni:
1)multitematiche: impegnate su varie problematiche come gli Amici della
Terra, Legambiente, Federnatura, Kronos 1991, Gruppi di ricerca ecologica.
2)monotematiche: alcune associazioni individuano alcuni argomenti come
quasi esclusivi, concentrandosi prevalentemente su di essi, anche se poi
vengono ricollegati ai temi ambientali generali: Lipu, Lav, Lac, Lida.
3)intermedie: altre associazioni si impegnano prevalentemente su una
problematica, senza però trascurare argomenti diversi da quello prescelto:
WWF, Greenpeace, Lega Naturista.
Tutte le associazioni riconducono i loro interventi ai temi generali di critica
dell’inquinamento, della minaccia dell’esaurimento delle risorse, della ricerca
di un nuovo equilibrio tra società e natura.
Un’ultima distinzione proposta riguarda il tipo di attività esercitata, essa può
essere:
a)prevalentemente culturale: fatta propria da quelle associazioni che
intervengono prevalentemente sui valori, come il WWF che si occupa della
salvaguardia delle risorse naturali, di campagne educative, di gestione delle
aree protette; Italia Nostra, le cui attività riguardano la salvaguardia dei beni
artistici e culturali; la Federnatura, impegnata nella promozione di campagne
per la difesa naturale e per la diffusione di una coscienza ecologica; la Lipu,
impegnata nella difesa degli uccelli. Queste associazioni operano in un
contesto più generale di ricerca della conciliazione tra sviluppo ed equilibrio.
Ci sono anche altre associazioni che esercitano prevalentemente attività
culturali, ma si differenziano da quelle viste sino ad ora in quanto optano per
la “rottura culturale”. Come la Lega Naturista che si occupa di alimentazione
naturale e pratica del nudismo; l’ A.A.M. Terra Nuova, i cui temi principali
sono l’agricoltura biologica e la medicina alternativa. Lav, Lac,Lida: che
cercano di instaurare un diverso rapporto con gli animali; Greenpeace;
Kronos 1991, che si occupa di campi antincendio e di riciclaggio. La
preminenza della attività culturali non esclude comunque un impegno
politico;
b)prevalentemente politico: ossia associazioni che privilegiano gli interventi
sul sistema istituzionale. Tra di esse gli Amici della Terra, nata come
componente federata del PR, che ne diviene autonoma nella seconda metà
degli anni Ottanta. Il loro campo di intervento principale è stato il nucleare,
sono stati i promotori di vari referendum e delle liste Verdi, anche se
continuando a privilegiare il lavoro associativo. Legambiente invece ricerca
un nuovo modo di fare politica che parti e che privilegi l’associazionismo,
quindi non punta alla formazione di un partito politico verde, che abbia le
tradizionali caratteristiche dei partiti classici, che rappresenti l’intero
movimento ambientalista. In queste associazioni è compresente sia l’opzione
di rottura che quella di equilibrio. Altre associazioni che esercitano attività
prevalentemente politiche sono Fare Verde, Azione Ecologica, Gruppi di
ricerca ecologica; quest’ultime sono associazione di destra.
IV. Cinzia Barone
6
: attraverso l’intersezione tra due assi fattoriali, il primo
trasformazione Vs conservazione, il secondo Azione diretta Vs
Rappresentanza istituzionale, distingue tre tipi associativi:
a)associazionismo protezionistico, conservazionistico: con struttura
organizzativa verticale, come WWF, Italia Nostra;
b)militantismo politico-ecologista: Legambiente, Amici della Terra, LAC;
c)aggregazioni di base autogestite, informali. (Si veda la figura n°1).
6
Cinzia Barone, Ecologia:quali conflitti per quali attori, in Altri codici. Aree di movimento
nella metropoli, di Alberto Melucci, Il Mulino, Bologna, 1984.
Figura 1 Tipologia delle associazioni ambientaliste
Dopo questa breve introduzione sulle caratteristiche peculiari del
movimento ambientalista italiano, nel presente capitolo, ne analizzeremo la
storia, ripercorrendo le tappe e gli eventi più significativi. La storia
dell’ambientalismo in Italia si può suddividere in sei periodi:
a)Dalla fine dell’Ottocento sino all’avvento del fascismo: in questo periodo
storico, che potremmo definire del “conservazionismo elitario”, nascono in
Italia le prime associazioni di tutela dell’ambiente di stampo protezionistico;
b)Il periodo fascista: fase di declino del movimento;
c)La ricostruzione post-bellica (1950-1968): anche se il contesto
socioculturale rimane poco favorevole ad uno sviluppo delle tematiche
ambientaliste, in questo periodo nascono importanti associazioni
conservazioniste a livello nazionale;
d) L’ambientalismo oltre il pure conservazionismo (1968-1975): in un
contesto di aspri conflitti politici e sociali anche l’ambientalismo, legato in
questo periodo alla concettualizzazione marxista, si politicizza e comincia ad
uscire dall’esclusiva attenzione di un’èlite;
e) L’ambientalismo diviene fenomeno di massa (1976-1980): l’ecologismo
si lega al nuovo movimento studentesco; elemento centrale di questo periodo
sono le manifestazioni antinucleari.
f)Anni Ottanta: completo radicamento ed affermazione del movimento
ambientalista. Referendum antinucleari e successivamente sulla caccia e sui
pesticidi. Si tenta, con la presentazione delle prime Liste Verdi, di accedere al
potere politico.
g)Anni Novanta: l’ambientalismo cresce sia in termini quantitativi di
iscrizioni, sia per l’attenzione e la centralità che le tematiche ecologiste
assumono nell’opinione pubblica italiana.
Come abbiamo dunque accennato inizieremo la nostra disamina a partire
dalla fine dell’Ottocento, ma questo non vuol dire che prima di questa data
l’interesse per la tutela dell’ambiente non sia stata presente. Al contrario già
in epoche remote tale attenzione è esistita, ma come sostiene Edgar H.
Meyer
7
essa non possedeva le caratteristiche di ideologia di difesa della natura. Già
Tarquinio Prisco (616-578 a.C.) fece costruire la cloaca massima, e
Platone(428-348 a.C.) formulò alcuni principi di difesa della natura. Questi
primi interventi non si possono certo definire come ecologisti, ma comunque
testimoniano un interesse verso l’ambiente naturale, ponendolo come oggetto
di intervento (nel primo caso) o di analisi filosofica (nel secondo caso).
Non è stata la cultura ambientalista a porre in discussione l’ideologia
evoluzionistica del progresso legata alla logica industrialistica. Ciò è
precedente agli ecologisti; infatti molti studiosi da tempo hanno dibattuto sul
fenomeno di crisi della società industriale e hanno criticato il concetto stesso
di progresso. Il fatto nuovo è che tale dibattito non è più di dominio esclusivo
di una èlite ma è divenuta materia di discussione per l’opinione pubblica.
L’uomo si è sempre interessato alla natura, ma tale interessamento, la
visione di essa, la sua percezione si è sempre modificata con il tempo
8
.
L’immagine della natura è conforme all’immagine della società in cui si vive.
7
Edgar H. Meyer, I pionieri dell’ambiente: l’avventura del movimento ecologista
italiano:cento anni di storia, Carabà, Milano, 1995
8
Per una ricerca psicografica e per una ricca bibliografia sulla visione della natura e sugli
atteggiamenti riguardo le questioni ecologista si veda: Felice Perussia, Immagini di natura,
Guerini, Milano, 1990.
Oggi la riscoperta della sua centralità ha assunto carattere emergenziale che
non ritroviamo nella storia passata. Nella nostra epoca è caduta la fede nel
progresso, la certezza della illimitatezza delle risorse; sono crollati i grandi
miti ideologici dell’Occidente. Tutto ciò ha messo in discussione la visione
antropocentrica dell’uomo, e ha spinto alla richiesta di interventi legislativi,
che ponessero al centro del loro interesse la tutela e la valorizzazione
dell’ecosistema. Ciò può portare al superamento culturale del dualismo
uomo-natura (si pensi ad esempio a Rousseau)
9
.
Una netta differenza si può riscontrare tra la visione della natura nel
pensiero primitivo, arcaico, pagano animista in confronto alla visione
occidentale, monoteistica, ebraica. Infatti nel primo tipo di pensiero ecologico
l’uomo era un tutto unico con la natura; non era presente, quindi, una visione
antropocentrica, anzi la natura era rispettata, adorata e pregata. Nella seconda
visione, quella occidentale, il pensiero religioso monoteista crea una frattura
tra Dio e uomo creato a “sua immagine e somiglianza” da una parte, e natura
“bruta” dall’altra. Il pensiero razionalista dei Greci rientra in quest’ultima
corrente in quanto, ponendo la mente umana al di sopra di ogni cosa, genera
una separazione tra mondo naturale e mondo degli uomini. Da tutto ciò deriva
sia la nozione di sacralità della natura, sia la nascita di un atteggiamento
utilitaristico verso di essa. Del periodo medievale si può supporre che
l’assoluta egemonia del monoteismo cristiano lasciasse poco spazio a valori
naturalistici. Nel XIV secolo con il Rinascimento si ha un ritorno della
centralità della natura testimoniata dall’attenzione e dalla cura verso i
giardini. Due in questo periodo furono le concezioni della natura: una per cui
tramite la sua contemplazione si poteva elevare lo spirito, quindi
sostanzialmente un piacere sensuale verso la natura; e un’altra che vedeva la
natura come insieme di sapienze nascoste, in cui si può ritrovare il senso
dell’unità con il tutto.
9
Antonietta Mazzette,Per una definizione tipologica delle ideologie sulla natura, in
Sociologia urbana e rurale, n°30, 1989.
Con il Romanticismo (XVIII sec.) la natura diviene centrale, viene riscoperta
in quanto permette una fuga, un’alternativa all’artificialità del mondo.
Tramite la natura si ricerca l’elevazione morale, il piacere estetico, si tenta di
trovare il proprio posto nel mondo.
E’ con la rivoluzione industriale che l’esigenza di una tutela
dell’ambiente si fa sempre più visibile. Le condizioni di vita degli operai
nelle città, i nuovi processi produttivi, l’urbanizzazione, la fuga dalle
campagne sono tutti elementi che rendono visibile la necessità di interventi di
tutela.
Nel corso dell’Ottocento la natura, i paesaggi e i parchi divengono
oggetto di interesse per la politica, con le prime leggi di tutela e di istituzione
di riserve, e per la scienza: nel 1866 Ernest Hackel conia il termine
“ecologia” a designare la scienza che studia i rapporti tra l’organismo vivente
e il suo ambiente (scienza che poi si sarebbe trasformata in movimento socio-
politico, che ora tenteremo di analizzare).
1. I PRIMORDI: IL CONSERVAZIONISMO ELITARIO
Le origini del movimento ambientalista vengono solitamente fatte
risalire alla seconda metà del 1800. E’ infatti in questo periodo che, per opera
di una ristretta élite di intellettuali, nascono le prime associazioni
protezionistiche. Non siamo ancora di fronte ad un vero e proprio movimento
di massa, bisognerà infatti aspettare la fine degli anni Sessanta per avere un
interesse diffuso verso le questioni ambientaliste, soprattutto per effetto della
crisi petrolifera del 1973. Anche se alcuni autori, tra cui Paolo R. Donati
10
,
sostengono che il movimento ambientalista non è mai stato, ad esclusione
delle mobilitazioni antinucleari del 1977, un fenomeno di massa, come ad
esempio il movimento studentesco o quello operaio.
10
Paolo R. Donati, Dalla politica al consumo. La questione ecologica e i movimenti degli
anni Settanta, in Rassegna italiana di sociologia, XXX, n°3,1989